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Carbonia capoluogo della Provincia del Sud Sardegna ed i dintorni con l’area archeologica di Monte Sirai


In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare la città di Carbonia che è il capoluogo provvisorio della Provincia del Sud Sardegna, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova l’area archeologica di Monte Sirai.

Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-Iglesiente

Il Sulcis IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero.

In viaggio verso Carbonia

Lungo la costa, eravamo arrivati a visitare Portoscuso, da dove abbiamo iniziato a percorrere la costa sud dell’Isola. Dal centro di Portoscuso prendiamo la via Dante Alighieri che si dirige verso nord est e che, in un chilometro e quattrocento metri, ci porta a prendere verso destra la SP2. Continuiamo sulla SP2 per circa dodici chilometri, poi prendiamo la corsia di destra verso Carbonia, che ci fa entrare nella SS126 Sud Occidentale Sarda, la seguiamo per due chilometri e mezzo, e troviamo l’uscita per Carbonia, che ci porta nel centro dell’abitato. Dal Municipio di Portoscuso a quello di Carbonia si percorrono 18.9 chilometri.

Vediamo, ora, la strada che da Gonnesa, evitando la deviazione per Portoscuso, porta fino a Carbonia. Usciamo da Gonnesa con la via Iglesias che ci porta sulla SS126 Sud Occidentale Sarda che prendiamo verso sud e che ci porta verso Carbonia, la seguiamo per tredici chilometri e mezzo, e troviamo l’uscita per Carbonia, che ci porta nel centro dell’abitato. Dal Municipio di Portoscuso a quello di Carbonia si percorrono 16.1 chilometri.

La città di Carbonia

Carbonia: veduta dell’abitatoCarbonia-Stemma del comuneRaggiungiamo la città di Carbonia (nome in lingua sarda Carbònia, altezza metri 111 sul livello del mare, abitanti 26.390 al 31 dicembre 2021), che si estende nella parte sud occidentale della Provincia del Sud Sardegna, della quale costituisce il capoluogo provvisorio, e si sviluppa nell’entroterra della costa, a nord dei Monti Sulcis. È attraversata dalla SS126 Sud Occidentale Sarda. Agevole si presenta anche il collegamento con la rete ferroviaria, dato che la linea che collega Decimomannu con Iglesias e quella che collega Villamassargia con Carbonia hanno uno scalo sul posto. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate.

Origine del nome

Il toponimo è chiaramente connesso all’industria carbonifera della zona dato che la città è stata costruita per ospitare il personale della grande miniera carbonifera di Serbariu.

La sua economia

La città, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato il tessuto industriale ed il terziario, soprattutto il turismo. Come settore economico primario, l’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Come settore secondario, l’industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, del legno, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metalmeccanico, elettronico, dei mobili, della fabbricazione di strumenti ottici, manifatturiero soprattutto gioielleria ed oreficeria, della produzione e distribuzione di energia elettrica, dell’estrazione soprattutto di carbone e barite, della raccolta dei depositi e distribuzione di acqua, edile e della consulenza informatica. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. Punto centrale da cui partono tutte le linee di collegamento sia interne che verso la costa, costituisce una meta di notevole richiamo turistico grazie alle sue favorevoli caratteristiche climatiche, paesaggistiche e geologiche. Rappresenta, infatti, un luogo del tutto particolare, caratterizzato da un misto di ambienti che dall’alto dei suoi rilievi permette la vista di ampi paesaggi collinari e pianeggianti, e in lontananza, del mare e delle zone costiere limitrofe. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

L’abitato di Carbonia non esisteva ancora, ma altri piccoli centri presenti nella zona nascono in epoca romana. Dall’undicesimo secolo appartengono all’Abbazia di montecassino, in seguito, insieme a Barbusi, fanno parte della curatoria di Sigerro. Infine, nel tredicesimo secolo, fanno parte delle proprietà dei conti della Gherardesca. Carbonia: benito Mussolini inaugura Carbonia il 18 dicembre 1938Nel 1935 Mussolini si reca in visita ufficiale a Bacu Abis, nella regione meridionale sarda del Sulcis, e afferma la necessità di razionalizzare lo sfruttamento dei giacimenti sardi. contestualmente allo sviluppo dell’industria mineraria, si rende necessario approntare le strutture di supporto, prime tra tutte un nuovo centro abitato, e nasce l’idea di edificare Carbonia, la settima delle città fondate dal regime. La città viene costruita in soli due anni, nel periodo fascista, dal 1936 al 1938, durante l’embargo contro l’Italia per la occupazione dell’Abissinia, quando, per volere di Mussolini, si vuole intensificare l’attività estrattiva. E viene realizzata al centro della regione carbonifera del Sulcis, per accogliere la crescente popolazione impegnata nelle attività minerarie allora in grande sviluppo. Il comune di Carbonia viene costituito nel 1937, quando viene separato in parte dal comune di Gonnesa, ed, in parte, da quello di Iglesias. Nello stesso anno 1937, al comune di Carbonia viene aggregato il comune di Serbariu. Presto si capisce che per incrementare la produzione occorre aumentare la dimensione della città, così nel 1940 si progetta l’espansione del centro urbano, realizzando nella sua area mineraria le frazioni di Cortoghiana e Bacu Abis A un iniziale periodo di prosperità, segue, con l’avvento della seconda guerra mondiale, la diminuzione della produzione carbonifera. alla fine della guerra, comunque, i giacimenti carboniferi acquistano una certa importanza a livello nazionale, perché rappresentano l’unica fonte di combustibile disponibile in Italia. Ma la riapertura dei mercati internazionali e la concorrenza dei Paesi stranieri, hanno, poco alla volta, segnato il declino dell’industria mineraria del Sulcis. Del comune di Carbonia nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova di Carbonia e Iglesias, della quale costituiva uno dei capoluoghi, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Carbonia durante il regno sabaudo viene elevata al rango di città

Durante il Regno di Sardegna sabaudo, Carbonia nel 1939 viene elevata dal re Carlo Alberto al rango di città con regio Decreto legge del 30 marzo 1939, rango che verrà confermato dalla successiva repubblica Italiana.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Carbonia

A Carbonia sono attive l’Associazione Folkloristica Santa Maria di Flumentepido, l’Associazione Culturale Sant’Isidoro di Barbusi, l’Associazione Tradizioni e Folk Santa Giuliana di Serbariu. I loro componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località.

Carbonia-Sfilata della 'Associazione Folkloristica Santa Maria di Flumentepido' Carbonia: la 'Associazione Culturale Sant’Isidoro di Barbusi' Carbonia: la 'Associazione Tradizioni e Folk Santa Giuliana di Serbariu'

Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Carbonia si segnalano, a febbraio il Carnevale; il giovedì seguente la seconda domenica di maggio, si festeggia il Patrono nella Festa di San Ponziano; dal primo al 10 agosto, la manifestazione Artigianando; dal 13 al 15 agosto, si celebra la Festa liturgica estiva in onore di San Ponziano e della Vegine Assunta; la seconda domenica di settembre, si celebra la Festa dell’Addolorata.

Visita del centro della città di Carbonia

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, si caratterizza per l’impianto urbanistico distintivo del periodo fascista, ed ha l’andamento altimetrico tipico di collina. Arriviamo a Carbonia da nord ovest con la SS126 Sud Occidentale Sarda, troviamo lo svincolo di uscita che ci porta alla rotonda di Is Gallus, alla quale la ptima uscita porta all’area PIP di Carbonia, la seconda uscita è la prosecuzione della SS126 Sud Occidentale Sarda, e noi prendiamo la terza uscita, che costituisce il raccordo tra la SS126 Sud Occidentale Sarda e Serbariu, assume il nome di via Roma e si dirige verso sud est.

I resti della Stazione ferroviaria dismessa delle Ferrovie Meridionali Sarde

Carbonia: resti della Stazione ferroviaria dismessa delle Ferrovie Meridionali SardePrendiamo questa strada di raccordo, la via Roma, e dopo duecentocinquanta metri arriviamo alla rotatoria di Serbariu, alla quale prendiamo la seconda uscita che ci fa proseguire sulla via Roma. Seguita la via Roma in direzione sud est, dopo circa duecento metri, si vedono, alla destra della strada, i resti della Ex Stazione ferroviaria delle Ferrovie Meridionali Sarde di Carbonia, sulla linea ferrovia che collegava San Giovanni Suergiu con Iglesias, attivata ad inizio 1938 per il trasporto del carbone e delle maestranze dirette alla miniera di Serbariu, e divenuta subito una delle più importanti per la quantità di traffico soprattutto merci generato. Ma il fabbricato viaggiatori nasce come edificio provvisorio in attesa della realizzazione di quello definitivo, che non viene mai realizzato. In seguito, negli anni sessanta, terminata l’attività estrattiva nella miniera di Serbariu, la stazione riduce il traffico merci, e viene chiusa nel 1974.

Il centro intermodale e la Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu

Percorsi cinquecento metri sulla via Roma, lasciando alla destra resti della Stazione ferroviaria dismessa della Ferrovie Meridionali Sarde ed alla sinistra il parcheggio del centro intermodale di Carbonia, arriviamo alla rotatoria della stazione di Serbariu. Qui prendiamo la terza uscita, che ci fa prendere la via della Costituente, che si dirige verso nord. Seguita verso nord per centocinquanta metri, arriviamo alla rotonda tra la via della Costituente e la via Roma che conduce verso il centro, dove prendiamo la terza uscita, che ci porta di fronte all’edificio che ospita la Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu nota anche come Centro intermodale di Carbonia, costituita da un edificio principale, biglietteria, pensiline d’aspetto, e scale per raggiungere il sottostante livello dei binari che collegano Carbonia con Villamassargia e con Cagliari. Si tratta di una nuova struttura di tipo intermodale, dove attestare i treni e creare il capolinea delle autolinee urbane ed extraurbane, favorendo l’interscambio tra i due vettori. Progettata e realizzata tra la seconda metà degli anni 2000 per avvicinare il terminal ferroviario al centro della città, la stazione viene inaugurata nel 2011 ed è gestita da RFI.

Carbonia-Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu: veduta anteriore dall’esterno Carbonia-Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu: veduta posteriore con gli stalli di sosta per gli autobus Carbonia-Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu: il piano inferiore con i binari

Si presenta come una costruzione su due quote, di cui una posta a livello stradale, che comprende principalmente il terminal delle autolinee con dieci stalli di sosta per gli autobus, sala d’attesa dedicata, servizi igienici oltre a due locali commerciali, ed alla stessa quota si trova il parcheggio della stazione, della capienza di circa Duecento posti auto. A una quota più bassa si trova invece il terminal ferroviario vero e proprio, accessibile tramite scale e rampe d’accesso per disabili, strutturato come scalo di testa.

Lo stadio Comunale Carlo Zoboli

Carbonia-Stadio Comunale Carlo ZoboliPassata le rotonda tra la via della Costituente e la via Roma, proseguiamo verso nord con la via della Costituente, che, dopo centoventi metri, arriva a un’altra rotonda, dove la seconda uscita ci porta nella via della Stazione. Percorsi duecento metri, alla destra, al civico numero 19 del viale della Stazione, si trova lo Stadio Comunale Carlo Zoboli che è il principale impianto sportivo di Carbonia, dotato di tribune in grado di ospitare 1500 spettatori, ed ospita le partite casalinghe del Carbonia calcio. Viene inaugurato nel 1940 col nome di Campo Sportivo della GIL, ossia della Gioventù Italiana del littorio, ed intitolato al consuocero di Benito Mussolini, il conte Costanzo Ciano. Nel 1947 viene costruito, attorno al terreno di gioco, un velodromo sul quale corrono anche Fausto Coppi e Gino Bartali, ma che cade in disuso, e che viene demolito intorno agli anni sessanta per far spazio ad una pista d’atletica. Nel 2011 lo stadio viene intitolato allo storico calciatore della Carbosarda Carlo Zoboli.

I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Carbonia Stato

Proseguiamo lungo la via della Stazione, e, a cinquecento metri da dove la abbiamo presa, arriviamo a un’altra rotonda, dove prendiamo la seconda uscita, e, in un centinaio di metri verso est, arriviamo in piazza della Stazione, di fronte ai resti della Ex Stazione ferroviaria di Carbonia Stato. Costruita lungo la linea regionale che collegava Carbonia con Villamassargia e Cagliari, la stazione viene inaugurata insieme alla ferrovia nel 1956, ed assume il nome di Carbonia Stato nel 1957, per differenziarla dalla stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde, realizzata lungo la ferrovia che collegava San Giovanni Suergiu con Iglesias. Per permettere il collegamento con la miniera di Serbariu, la stazione non viene costruita con caratteristiche di stazione di testa, in quanto la ferrovia prosegue, e parte dei binari raggiunge la stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde, per l’interscambio merci tra le due amministrazioni ferroviarie.

Carbonia-Stazione ferroviaria di Carbonia Stato: veduta dall’esterno Carbonia-Stazione ferroviaria di Carbonia Stato: veduta interna

Con la chiusura della miniera negli anni sessanta, e la riduzione del traffico merci, la stazione viene utilizzata prevalentemente per il solo traffico passeggeri. Nel 2011 l’apertura della stazione di Carbonia Serbariu porta alla chiusura al traffico passeggeri dell’impianto di Carbonia Stato, e da allora lo scalo è attivo esclusivamente per il ricovero dei rotabili.

Il complesso sportivo di via Balilla e di via delle Cernitrici

Ccomplesso sportivo di via Balilla e di via delle CernitriciDove eravamo arrivati alla rotonda tra la via della Costituente e la via Roma, prendiamo la via Roma che conduce verso il centro. Dopo cinquecento metri, troviamo sulla sinistra la via dello Sport, e, dopo altri cento metri, sempre sulla sinistra, la parallela via Balilla. Tra queste due strade si trova il Complesso Sportivo di via Balilla. Del complesso fa parte il Campo Sportivo Comunale Giuseppe Dettori, che comprende un Campo da Calcio e Rugby, dotato di tribune in grado di ospitare 350 spettatori, ed intorno al campo è presente una Pista d’atletica leggera, nella quale effettuare discipline di corse su pista, salto in alto, salti in estensione, salto con l’asta, lancio del disco, lancio del peso, lancio del martello, e lancio del giavellotto.

Complesso Sportivo di via Balilla: ingresso Complesso Sportivo di via Balilla: Campo da Calcio e Rugby Complesso Sportivo di via Balilla: il pista d’atletica leggera

Più avanti, oltre il Campo Sportivo, sono presenti il Pistino di Pattinaggio a rotelle di via dello Sport, dove praticare Hockey e pattinaggio a rotelle, Pattinaggio, Hockey e pattinaggio a rotelle, Velocità; più avanti il Campo da Calcetto, dove praticare calcio a sette, calcio a cinque; ed ancora più avanti il Campo di Hockey su pista, dove praticare Hockey e pattinaggio a rotelle, ed Hockey a rotelle; e due Campi da Tennis. alla sinistra del pistino da Pattinaggio a rotelle, si trova un percorso per Pattini a rotelle.

Complesso Sportivo di via Balilla: il pistino di Pattinaggio a rotelle Complesso Sportivo di via Balilla: Campo da Calcetto Complesso Sportivo di via Balilla: campo di Hockey su pista Complesso Sportivo di via Balilla: campi da Tennis

Al termine della via Balilla si può prendere a sinistra la via delle Cernitrici. Lungo questa strada è presente l’ingresso della Piscina Comunale di Carbonia, che si trova sul retro del Percorso per pattini a rotelle, dotata di tribune per 145 spettattori. Ed, a sinistra, l’ingresso del Palazzetto dello Sport di Carbonia, dotato di tribuna in grado di ospitare 1560 spettatori, dove praticare calcio, calcetto ossia calcio a cinque, pallacanestro, pallavolo, Ginnastica, Danza sportiva, Pugilato e kickboxing. All’interno del Palazzetto dello Sport è presente anche una Palestra di pugilato.

Complesso Sportivo di via delle Cernitrici: esterno della piscina Comunale Complesso Sportivo di via delle Cernitrici: interno della piscina Comunale Complesso Sportivo di via delle Cernitrici: esterno del Palazzetto dello Sport Complesso Sportivo di via delle Cernitrici: interno del Palazzetto dello Sport Complesso Sportivo di via delle Cernitrici: il Palestra di Pugilato nel Palazzetto dello Sport

In piazza Roma si trovano la chiesa parrocchiale, il Teatro, la torre Civica ed il Municipio

Carbonia: la piazza RomaLa via Roma, dopo poco più di un chilometro da dove la avevamo presa, percorso il centro dell’abitato da ovest a nord est, sbocca nella piazza Roma, che è la piazza centrale di Carbonia. La città si caratterizza, infatti, per l’impianto urbanistico che segue l’architettura tipica del ventennio fascista, e si sviluppa con un marcato impianto razionalista intorno alla monumentale Piazza Roma. La centralità di questa ampia piazza è sottolineata dalla presenza, in essa, dei più importanti edifici pubblici, che si caratterizzano per l’uniforme paramento in conci di trachite a bugnato rustico.

Sul lato nord est della piazza si trova la chiesa di San Ponziano Pontefice Martire. Sul lato sud est, alla destra della chiesa, si trovano il Teatro centrale poi l’ex Dopolavoro centrale realizzato nel 1938 dall’architetto Gustavo Pulitzer Finali, ed infine la Torre Civica ex torre littoria sede del Partito nazionale Fascista, che si estende su cinque piani ed è alta ventisette metri e mezzo.

Carbonia: veduta della piazza Roma con la chiesa parrocchiale di San Ponziano Carbonia: il Teatro Civico Carbonia: l’ex Dopolavoro centrale verso la torre Civica Carbonia: la torre Civica Carbonia: base della torre Civica

Sul lato nord ovest della piazza, alla sinistra della chiesa, al civico numero 1 della piazza Roma, è situato l’edificio che ospita il Municipio di Carbonia. Davanti al Municipio, è stata posizionata l’ultima opera di Giò Pomodoro, realizzata nel 2005 prima della sua morte, il Frammento di vuoto I formata da un grande blocco di marmo bianco di Carrara, con dinanzi una vasca d’acqua a pianta rettangolare, un tentativo di far coincidere la forma piena con il suo spazio vuoto.

Carbonia-Nella piazza si trova l’edificio che ospita il Municipio Carbonia: l’edificio che ospita il Municipio Carbonia: davanti al Municipio si trova la scultura Frammento di vuoto I

Carbonia-monumento ai morti nelle miniereIl quarto lato della piazza, quello orientale, si apre, a sud della via Roma, sui Giardini Pubblici all’interno dei quali nel 1988, per il cinquantesimo anniversario della fondazione della città di Carbonia, è stato collocato il Monumento al Minatore una statua in bronzo di Giuseppe Vasari dedicata ai morti nelle miniere. I Giardini Pubblici sono delimitati dai viali lungo i quali erano stati edificati i complessi residenziali più rappresentativi e le sedi delle società carbonifere. Le strade attorno mostrano la successione simmetrica delle costruzioni, oggi variamente trasformate, destinate a ospitare i minatori.

Su questo lato della piazza, a nord della via Roma, si sviluppa la Piazza Marmilla nella quale si trova l’Anfiteatro di piazza Marmilla che ospita manifestazioni pubbliche, concerti etc.

Carbonia: la piazza Marmilla Carbonia: l’Anfiteatro in piazza Marmilla

La chiesa parrocchiale di San Ponziano Pontefice Martire

Nella piazza, al civico numero 8 della piazza Roma, è presente anche la chiesa di San Ponziano Pontefice Martire che è la principale parrocchiale di Carbonia, progettata dagli architetti romani Ignazio Guidi e Cesare Valle e costruita interamente in pietra vulcanica a vista in stile neo romanico. È dedicata al Santo divenuto compatrono della città insieme a Santa Barbara, perché nel duro lavoro delle miniere aveva professato la sua fede fino a morirvi. La chiesa è costruita, nella parte inferiore, con granito di Teulada, e nel resto in trachite. La facciata quadrata presenta al centro un grande rosone circolare, chiuso da una vetrata con una ieratica figura di San Ponziano ed una serena immagine di Santa Barbara, contornate da allegorie del lavoro e della Famiglia. La vetrata è stata realizzata da Filippo Figari, che nel 1939 ne espone nella decimo Mostra regionale di Cagliari il bozzetto ed il cartone. L’interno ha pianta a croce, suddivisa in tre navate, con pavimenti marmorei e archi a ripartire le tre navate, pareti intonacate e copertura a padiglione. L’abside semicircolare è sovrastata da un tiburio, che si eleva di un metro e mezzo al di sopra della copertura. Completano la sobrietà dell’edificio l’altare e gli arredi sacri, le statue lignee di Santa Barbara e di San Ponziano, e le tavole in legno di noce sarda realizzate da Eugenio Tavolara che rappresentano le vicende della Passione. Nel cortile della canonica, in cui si ripete il gioco di arcate a segnare un piccolo chiostro, è ospitata la statua di Santa Barbara, protettrice dei minatori, in marmo bianco di Carrara, opera di Gavino Tilocca. Sulla destra dell’edificio si erge la torre campanaria, a pianta quadrata, rivestita in trachite rossa, replica del campanile della basilica di Santa Maria Assunta di Aquileia, sia pure in scala ridotta essendo di quarantasei metri contro gli oltre settanta dell’originale.

Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: facciata Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: campanile Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: interno Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: la vetrata nel rosone centrale Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: interno addobbato con fiori per la festa Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: statua di Santa Barbara Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Ponziano: statua di San Ponziano

Carbonia: locandina per la Festa di San PonzianoCostruita in soli cento giorni, questa chiesa viene inaugurata a fine 1938 con una notevole manifestazione di piazza, che richiama una grande partecipazione di popolazione proveniente da tutta la Sardegna ed anche da diverse altre regioni d’Italia. Presso questa chiesa e all’interno dell’abitato, ogni anno, il giovedì seguente la seconda domenica di maggio si celebra la Festa di San Ponziano, che è la Festa patronale del paese, caratterizzata da una processione per le strade dell’abitato, alla quale seguono celebrazioni religiose, ed alle quale si affiancano diverse manifestazioni civili. Le celebrazioni si ripetono dal 13 al 15 agosto, con la Festa liturgica estiva in onore di San Ponziano e della Vegine Assunta.

Il papa PonzianoDopo anni di tranquillità per la comunità cristiana, nel 235, durante l’impero di Massimino Trace, inizia una nuova persecuzione contro i Cristiani. Una delle sue prime vittime è il papa Ponziano eletto papa il 21 luglio 230 che regna fino al 235, venerato come Santo dalla chiesa cattolica. Durante il suo episcopato, si verifica lo scisma del prete Ippolito, il primo antipapa della chiesa cattolica, venerato successivamente anch’esso come Santo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa. Ma, verso la fine, c’è una riconciliazione tra la parte scismatica di Ippolito ed il papa Ponziano; e la persecuzione di Massimino Trace si dirige principalmente contro i capi della chiesa. Nel 235 papa Ponziano viene infatti deportato, insieme ad Ippolito, in Sardegna, e condannato Ad metalla. Secondo un vecchio documento ormai perduto, usato dall’autore del Liber Pontificalis, il papa sarebbe morto a causa delle privazioni e del trattamento disumano che dovette subire, circa un mese dopo la sua abdicazione per consentire l’elezione di un nuovo papa.

Il parco del colle di Rosmarino

Carbonia: il Colle di RosmarinoDalla piazza Roma prendiamo a sinistra la via Manno, dopo un centianio di metri svoltiamo a destra in via Fosse Ardeatine, dopo un’ottantina di metri a sinistra in viale Antonio Gramsci, dopo quattrocento metri a destra in via Oristano, dopo quasi centocinquanta metri a destra in via Toscana, dopo una trentina di metri a sinistra in via Gerrei, che dopo centotrenta metri continua sulla via Tirso, la seguiamo per duecentotrenta metri, e si trova sulla sinistra l’accesso al parcheggio, dove fermarci per visitare il colle di Rosmarino. La felice intuizione dei progettisti di Carbonia, di realizzare le abitazioni attorno alcolle di Rosmarino, è diventata dal 2005 una realtà, da quando i dodici ettari di verde, di pini e macchia mediterranea che sovrastano da nord il centro abitato, sono entrati a far parte integrante della città.

Carbonia: il parco del Colle di Rosmarino: il parco giochi per bambini Carbonia: il parco del Colle di Rosmarino-Laghetto Carbonia: il parco del Colle di Rosmarino: la statua della Madonna

È un vero parco urbano, uno spazio destinato alle famiglie ed ai bambini, agli atleti e agli amanti della natura, o semplicemente a chi vuole trascorrere qualche ora in piena tranquillità. Sono chilometri di sentieri tra gli alberi, panchine e fontanelle, luci per illuminare i percorsi notturni, un laghetto e un parco giochi per bambini, un ristorante. Nella sommità si trova la statua della Madonna del parco di Rosmarino, e nella parte settentrionale, si trova un bunker della seconda guerra mondiale, oltre a un fossato di circa sessanta metri causato dall’esplosione di un ordigno durante quella guerra.

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco

Dall’ingresso al parcheggio per visitare il colle di Rosmarino, proseguiamo lungo la via Tirso per altri centoventi metri, poi prendiamo a destra la via Coghinas, la seguiamo per duecentocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, la facciata della recente chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco La cui sede è al civico numero 3 della parallela via Piolanas. L’edificio era in origine uno dei centri ricreativi dopolavoristici rionali per i lavoratori della miniera. È l’unica chiesa di Carbonia a disporre di un organo a canne.

Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco: facciata Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco: retro affacciato sulla via Piolonas Carbonia: la chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco: interno

La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Addolorata

Lungo la via liguria, che costeggia alla sinistra il colle di Rosmarino, si trova un’altra recente chiesa parrocchiale di Carbonia. Da dove avevamo preso la via Cagliari, seguita per solo duecentocinquanta metri prendiamo a sinistra la via liguria, la seguiamo per quattrocento metri, e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 73 della via liguria, la facciata della chiesa parrocchiale della Beata Vergine Addolorata. Nel 1946 la statua dell’Addolorata, che formava con quella di San Giovanni il gruppo della pietà che si trovava nell’altare laterale della chiesa parrocchiale di San Ponziano, viene portata in forma privata fino a una piccola Cappella situata vicino al colle di Rosmarino, successivamente, nel 1953, la piccola Cappella viene eletta canonicamente a parrocchia con il titolo di Beata Vergine Addolorata per soddisfare le edigenze della popolazione del quartiere, e continua ad essere utilizzata fino al 1958, anno in cui viene ultimata la nuova chiesa dedicata alla Vergine Addolorata.

Carbonia: la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Addolorata: facciata Carbonia: la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Addolorata: interno

Il quartiere lotto B con la chiesa operaia ormai sconsacrata

Proseguiamo lungo la via liguria che, dopo centottanta metri, continua sulla via Logudoro, la quale, dopo un’ottantina di matri, incrocia la via Sebastiano Satta. Prendiamo la via Sebastiano Satta verso destra, la seguiamo per cinquecento metri, finché questa strada sbocca sulla via Sicilia, che prendiamo verso destra. Tra la via Sebastiano Satta e la via Sicilia, nella zona settentrionale della città, a nord est del colle Rosmarino, è situato il quartiere denominato Lotto B nel quale vennero montati i primi edifici, inizialmente in legno ed in seguito in muratura, utilizzati per riporre gli attrezzi e per dare alloggio alle centinaia di operai per la costruzione della nuova città di Carbonia. Le abitazioni rappresentavano la tipologia edilizia più semplice ed economica. Il quartiere rimane densamente popolato almeno sino al 1943, quando, ultimata la costruzione dei primi alberghi operai, i lavoratori vengono trasferiti nei nuovi alloggi, ed i caseggiati vengono destinati al presidio militare.

Carbonia: la chiesa operaia di Rosmarino ormai sconsacrataI sacerdoti di San Ponziano, nei primi anni quaranta, ottengono il permesso di celebrare la messa domenicale nel camerone che serviva come ritrovo delle guardie addette alla vigilanza di quella zona. Verso la fine del 1947, si inizia a celebrare la messa in un camerone ubicato in via Sicilia, centosessanta metri dall’incrocio con la via Sebastiano Satta, ad angolo con la via Spalato. La sua facciata viene caratterizzata da un campaniletto a vela, all’interno viene collocata della statua della Beata Vergine Addolorata, donata dalla chiesa di San Ponziano, in seguito la statua di San Giovanni e il bellissimo Crocifisso ligneo. Nel 1953 la piccola cappella, considerata la chiesa operaia di Rosmarino, viene eletta a parrocchia con il titolo di Beata Vergine Addolorata, e continua ad essere utilizzata fino al 1958, anno in cui viene ultimata la nuova chiesa di Rosmarino dedicata sempre alla Vergine Addolorata. Il comune di Carbonia ha deciso la ristrutturazione dell’ex piccola chiesa operaia ormai sconsacrata, includendola nel progetto di riqualificazione di tutto il quartiere.

Il Museo Archeologico Villa Sulcis

Carbonia-Museo Archeologico Villa SulcisIl volume Il Museo Archeologico di CarboniaDalla piazza Roma prendiamo a destra la via Catania, le seguiamo per meno di cento metri e prendiamo a destra, verso est, la via Napoli, dove possiamo visitare, alla sinistra della strada, al civico numero 4, il Museo Archeologico Villa Sulcis di Carbonia. Di istituzione abbastanza recente, è collocato in posizione centrale, presso il Municipio e quindi nel cuore della città. Il Museo ha sede nella ristrutturata Villa Sulcis, quella che era stata fino agli anni ’50 la residenza del Direttore della Miniere Carbonifere, unica nella sua tipologia tra le strutture residenziali della città, progettata dall’architetto pesarese Eugenio Montuori. All’interno del Muso sono raccolti molti reperti del Sulcis, dalla preistoria, come i reperti rinvenuti nella necropoli di Monte Crobu, all’età paleocristiana, fino all’età altomedioevale.

Carbonia-Museo Archeologico Villa Sulcis: esterno Carbonia-Museo Archeologico Villa Sulcis: interno Carbonia-Museo Archeologico Villa Sulcis: interno

La chiesa parrocchiale di Cristo re

Proseguiamo lungo la via Napoli verso est, e, dopo un centinaio di metri, prendiamo a sinistra il viale Trento, lo seguiamo per settecentocinquanta metri, fino a che termina in una rotonda sulla piazza Iglesias, sulla quale si affaccia la chiesa di Cristo re. Si tratta di un’altra delle nuove Chiese parrocchiali di Carbonia, realizzata per servire le esigenze degli abitanti che vivono nelle zone a sud est dell’abitato.

Carbonia: la chiesa parrocchiale di Cristo re: facciata Carbonia: la chiesa parrocchiale di Cristo re: interno

Il parco Urbano di Sa Grutta

Arrivando dal viale Trento, usciamo dalla rotonda in piazza Iglesias e proseguiamo verso est sulla continuazione del viale Trento, che è la via Santa Caterina e ci porta nell’area residenziale di Santa Caterina. Seguita per centocinquanta metri lungo la via Santa Caterina, prendiamo a sinistra, ossia verso nord, la via Galileo Galilei, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, il cancello di accesso al Parco Urbano di Sa Grutta un parco urbano al tessuto cittadino collegato al Museo Archeologico Villa Sulcis attraverso un passaggio coperto, con ingresso da Corso Iglesias. Sulla sommità della collina si trova uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, grazie al restauro dell’antico Medau Sa Grutta, ossia il Casale della grotta, al cui interno i temi dell’archeologia si integrano con quelli delle tradizioni e della storia recente della comunità.

I resti della necropoli ipogeica di Cannas di Sotto

Carbonia-Necropoli ipogeica di Cannas di Sotto: una domus de janas resa fruibile ai visitatoriAll’interno del Parco Urbano di Ga Grutta, si trova la Necropoli ipogeica di Cannas di Sotto realizzata su una collina di travertino a partire almeno dal Neolitico Finale. La necropoli risulta particolarmente interessante per la sua estensione, per la sua ubicazione e per la varietà tipologica delle sue tombe. fra i ventisei ipogei finora individuati, infatti, è frequente trovare architetture interessanti, frutto di ampliamenti e rimaneggiamenti di varie epoche. È possibile distinguere infatti due grandi gruppi, uno generalmente più antico, caratterizzato da un ingresso a pozzetto verticale, l’altro più recente, caratterizzato da ingresso orizzontale, con la porta aperta sulla parete rocciosa. Tuttavia in molti ipogei si possono osservare entrambi gli accessi, dato che nel periodo Eneolitico molte tombe sono state ampliate e dotate di un ingresso a porta. Dal 2006 sono stati svolti lavori per la sua valorizzazione. Alcune delle domus de janas che formano la necropoli sono già state scavate e rese fruibili, soprattutto in occasione di manifestazioni culturali organizzate dal comune di Carbonia.

La sede della Provincia del Sud Sardegna

Carbonia: l’edificio che ospita la sede della Provincia del Sud SardegnaDalla rotonda di piazza Iglesias, riprendiamo indietro, ossia verso ovest, il viale Trento, lo seguiamo per circa duecentocinquanta metri e prendiamo a sinistra, ossia verso sud, la via Risorgimento. Percorsa la via Risorgimento per trecento metri, incrociamo la via Giuseppe Mazzini, lungo la quale proprio all’incrocio tra le due strade, al civico numero 39 della via Giuseppe Mazzini, si trova l’edificio che ospita la Sede della Provincia del Sud Sardegna nella quale sono presenti la Presidenza della provincia, la direzione Generale, i principali Assessorati ed i loro uffici. Altri Assessorati sono presenti nella sede situata al civico numero 40 della via Fertilia, ed anche nella sede staccata di Iglesias, situata in via Argentaria.

La chiesa parrocchiale di Gesù Divino Operaio

Carbonia: la chiesa parrocchiale di Gesù Divino OperaioArrivando con la via Risorgimento, proseguiamo verso ovest con la via Giuseppe Mazzini, la seguiamo per duecentocinquanta metri e vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa di Gesù Divino Operaio un’altra nuova parrocchiale di Carbonia, la cui sede si trova alla fine della via Giuseppe Mazzini, prendendo a destra la via Quintino Sella, al civico numero 56 di questa strada. Si tratta di una chiesa molto moderna, edificata nel 1953, realizzata per servire le esigenze degli abitanti della parte meridionale dell’abitato di Carbonia, ed è quindi una chiesa di recente costruzione come del resto tutta Carbonia, che come città è molto giovane.

Visita dei dintorni della città di Carbonia

All’interno dell’abitato di Carbonia si trovano i resti della necropoli ipogeica di Cannas di Sotto. Nei dintorni di Carbonia, sono stati portati alla luce i resti del riparo sotto la roccia di su Carroppu; della necropoli di Monte Crobu; dei Nuraghi semplici Baccu Arru, Barbusi, lallai, Mianu, monte Perda, monte Sirai attorno al quale è stata realizzata la necropoli fenicio punica di Monte Sirai, Nuraxieddu, Pirosu, Sa Craba, Sa Gruxitta, su Conti, Terra Niedda; dei Nuraghi complessi Paristeris, Piliu, Serbariu di Sopra, Sirai; dei Nuraghi Cava Barbusi I, Cava Barbusi II, Corona Maria, Ferreris, loddi, Medau Garia, Mitzotus, monte Mesu, NW il cui nome indica la posizione a nord ovest dal monte Sirai, punta torretta, S’Irrixeddu, Sa Turri di tipologia indefinita.

La città di Carbonia comprende, all’interno del suo territorio Comunale, diversi siti archeologici, siti minerari, e numerose frazioni, complessivamente valutate in circa cinquanta, che sono costituite da diversi casali, ciascuno chiamato Medau, da casolari, ciascuno chiamato Furriadroxiu, ed anche da case sparse, ciascuna chiamatea Domu. Queste frazioni si sono sviluppate in periodi precedenti la costruzione del nucleo urbano cittadino, nella seconda metà degli anni trenta del novecento.

Le frazioni a nord ovest di Carbonia

Ci rechiamo, ora, a visitare i dintorni a nord ovest di Carbonia, con le diverse frazioni che si trovano lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda che collega Carbonia con Gonnesa. Vedremo lungo questa strada anche l’area archeologica fenicio punica di Monte Sirai.

La frazione Medau Rubiu

Dal centro di Carbonia, dalla piazza Roma dove si trova il Municipio, prendiamo la via Roma e seguiamo la strada che ci riconduce sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, che, presa verso nord, collega Carbonia con Gonnesa. Seguita per un chilometro e cento metri, all’altezza del cartello segnaletico che indica il chilometro 16, prendiamo a sinistra la deviazione che conduce all’area PIP, ossia del Piano degli Insediamenti Produttivi, di Carbonia. Seguiamo questa deviazione per seicentocinquanta metri ed arriviamo all’interno della frazione Medau Rubiu (altezza metri 97, distanza in linea d’aria circa 3.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 31), ossia il Casale Rosso.

La frazione Sirai

Da dove abbiamo preso la SS126 Sud Occidentale Sarda, le seguiamo verso nord per due chilometri e duecento metri, e, seguendo le indicazioni per la Max Meyer, prendiamo la deviazione verso destra che, in circa duecentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione Sirai (altezza metri 94, distanza in linea d’aria circa 4.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 289). Si tratta di un’antica borgata agro pastorale, che oggi è diventata una zona residenziale, con a fianco una zona di vari insediamenti produttivi artigianali, ai piedi del parco archeologico di Monte Sirai e dal vicino Nuraghe omonimo, costituito da una fortezza e da un villaggio, abitato in pacifica convivenza da popolazioni nuragiche e fenicie. Per questo motivo, l’area nella quale si trova la frazione è stata, in epoca antica, un importante crocevia di diverse strade che si dirigono dalle zone minerarie metallifere ai porti delle coste sulcitane, oppure dalle zone cerealicole del Campidano verso i porti del Sulcis. Il grande numero di abitanti e limportanza di questa frazione deriva soprattutto dal fatto che nel suo territorio, più ad est rispetto all’abitato, si trova l’Ospedale Sirai.

L’Ospedale Sirai con la chiesa parrocchiale di San Camillo

Carbonia-Sirai: Presidio ospedaliero SiraiSulla SS126 Sud Occidentale Sarda, passata la deviazione per l’abitato della frazione Sirai, proseguiamo per duecentocinquanta metri ed arriviamo a un raccordo, dove prendiamo la deviazione a destra seguendo le indicazioni per tornare a Carbonia. Proseguiamo e dopo altri trecento metri arriviamo una rotonda dove prendiamo verso destra, seguendo le indicazioni per Carbonia, la via Dalmazia, dopo Duecentoventi metri in direzione sudest, a un bivio, deviamo a sinistra per rimanere sulla via Dalmazia, e, percorsi cinquecento metri, arriviamo a una rotonda. Qui prendiamo la terza uscita che ci porta sulla via dell’Ospedale, la seguiamo per cinquecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso dell’Ospedale Sirai che è il presidio ospedaliero di Carbonia, che garantisce prestazioni sanitarie di tipo diagnostico e ricoveri per la diagnosi, cura e riabilitazione di pazienti affetti da patologie mediche e chirurgiche che necessitano di ricovero o di prestazioni ambulatoriali specialistiche. All’interno dell’Ospedale si trova la Cappella di San Camillo che è stata elevata al ruolo di parrocchia, costituendo una delle nuove Chiese parrocchiali di Carbonia.

L’area residenziale in località campo Frassolis ed i resti della miniera di Sirai

Arrivando con la via dell’Ospedale, alla sinistra della strada si trova l’ingresso del Presidio ospedaliero, mentre alla destra della strada si trovano le abitazioni presenti in località Campo Frassolis (altezza metri 110, distanza in linea d’aria circa 5.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 88), che è un’area residenziale nella periferia settentrionale della città di Carbonia.

A sud dell’insediamento di campo Frassolis si trovano i resti della Miniera di Sirai una delle prime miniere realizzate nel bacino carbonifero del Sulcis, che è stata attiva dal 1918, realizzata per lo sfruttamento del giacimento carbonifero di Schisorgiu caratterizzata dagli impianti estrattivi di pozzo Sirai, pozzo Tanas, pozzo Schisorgiu, pozzo Vigna, pozzo Barbusi, pozzo Nuraxeddu Nuovo, e dagli impianti di pozzo 8, pozzo 9, pozzo 10, pozzo 11, pozzo 12, numerazione che si agginge a quella dei pozzi della successiva miniera di Serbariu, per accogliere il cui personale è stata realizzata la città di Carbonia.

Ad est rispetto all’insediamento di campo Frassolis, si trova il Monte Leone una ripida collina ricoperta da fitta pineta accessibile con facilità sino alla cima sopra la quale c'è una croce alta alcuni metri, e che offre una visuale molto dettagliata dell’abitato di Carbonia. ’e molto frequentato sia sportivi che vogliono allenarsi in corsa, mountain bike ed altro, sia da persone di tutte le età che vogliono fare una bella passeggiata godendo di un bel panorama. Sul monte Leone, si trovano i resti della Miniera di Serra lurdagu o Miniera di Santa Barbara dove l’attività mineraria estrattiva prevalente è stata la barite, ma altri minerali estratti sono stati argilla, blenda, calamine, calcite, cerussite, galena, limonite, marcasite e altro.

Visita dell’area archeologica fenicio punica di Monte Sirai

Carbonia-Insediamento fenicio punico di Monte Sirai: dalla fortezza si domina tutta la pianura e la costa sottostanteLettura di <em>Monte Sirai</em> Sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, passata la deviazione per l’abitato della frazione Sirai, prima di arrivare al raccordo che conduce al Presidio ospedaliero, all’altezza del cartello segnaletico che indica il chilometro 17, seguendo le indicazioni sulla sinistra per monte Sirai, raggiungiamo in circa due chilometri l’Area archeologica fenicio punica di Monte Sirai. È possibile salire in macchina fino alla sommità del colle sul quale era stata edificata. Si trattava di una città fortificata, edificata su un altopiano vulcanico all’altezza di circa 190 metri, in una posizione dominante tutta la pianura e la costa, nell’ottavo secolo avanti Cristo dai Fenici, probabilmente dagli abitanti della vicina città di Sulci, l’attuale Sant’Antioco. Durante la spedizione dei Cartaginesi guidati da Malco per invadere la Sardegna, la resistenza della popolazione locale distrugge la fortezza perché non cada nelle loro mani. Successivamente, quando i Cartaginesi arrivano ad occupare l’isola, tra il sesto ed il quinto secolo avanti Cristo, la ricostruiscono, e quello che è arrivato fino a noi è in gran parte di questo secondo periodo. L’insediamento di Monte Sirai conosce una nuova fase di sviluppo. Nel quarto secolo la città viene munita di una cinta muraria, con uno spessore massimo di quattro metri, e aumenta per dimensioni ed importanza.

Carbonia-Monte Sirai: la necropoli fenicia con una settantina di fosse di incinerazioneIniziando la visita dell’area archeologica dalla valle delle necropoli, incontriamo prima i resti dell’ampia Necropoli fenicia tutta composta da tombe singole, della quale rimangono ad oggi circa una settantina di fosse di incinerazione. Come in tutte le città fenicie della Sardegna, anche qui si praticava soprattutto il rito dell’incinerazione dei defunti. È stato anche possibile riconoscere una variante del rito funebre, che consisteva nella combustione del corpo in un luogo che non coincideva con la fossa, nella quale poi venivano deposti i resti ossei. Sebbene il rito dell’incinerazione fosse prevalente, anche se in misura minore era in uso anche quello dell’inumazione, che consisteva nella deposizione del corpo all’interno di una fossa.

Vicino ad essa è stata edificata la Necropoli punica costituita da tredici tombe sotterranee a camera, due delle quali ricavate con l’ampliamento delle due precedenti domus de janas situate sotto la scarpata del Tophet. A queste tredici, è da aggiungere un corridoio di accesso privo della camera ipogea, probabilmente il tentativo di esecuzione di una tomba non portato a completamento. Mentre tutte le tombe fenicie a incinerazione contenevano un solo corpo, quelle puniche accoglievano numerosi defunti e, viste le loro dimensioni, sono probabilmente da considerare tombe di famiglia. All’interno delle tombe a camera sono presenti i sarcofaghi scavati nella pietra, e sulle pareti mascheroni e simboli sacri.su una colonna è scolpito il cosiddetto Segno di Tanitàrovesciato. La dea Tanit era la divinità femminile punica di carattere lunare, corrispettivo femminile del dio solare Baal; era la dea della fecondità, dell’amore e della morte, alla quale si ritiene venissero offerti sacrifici di fanciulli. Il Segno di Tanit è rappresentato da un triangolo sormontato da una barra orizzontale a sua volta sovrastata da un disco, e qui viene scolpito rovesciato ad indicare che siamo nel regno dei morti.

Carbonia-Monte Sirai: la necropoli punica costituita da 14 tombe a camera Carbonia-Monte Sirai: ingresso di una tomba a camera della necropoli punica Carbonia-Monte Sirai: interno di una tomba a camera della necropoli punica Carbonia-Monte Sirai: sarcofaghi scavati nella pietra nella necropoli punica Carbonia-Monte Sirai:su una colonna nella necropoli punica è scolpito il cosiddetto 'segno di Tanit' rovesciato

Più avanti, sotto la scarpata della collina sulla quale sorge il Tophet, si trovano i resti delle due domus de janas La IV e la V, che sono state successivamente riutilizzate in ambito punico. Il villaggio prenuragico al quale appartenevano le domus de janas non doveva essere situato in un luogo molto distante, dato che la valle delle necropoli ha costituito l’unico luogo coltivabile di tutto il monte e, per di più, nella sua parte occidentale era ubicata l’unica sorgente perenne di tutto il circondario.

Carbonia-Monte Sirai: la collina sotto la quale sono stati trovati i resti del Tophet fenicioSi passa, quindi, a visitare la collina, una terrazza di trachite affacciata a nord della valle delle necropoli, sotto la quale sono stati trovati i resti del Tophet fenicio dove venivano cremati i bambini morti prematuramente, che non vediamo in quanto è stato successivamente reinterrato. La parola Tophet è un termine di origine biblica che indica una località nei pressi di Gerusalemme, nella quale venivano bruciati e sepolti i bambini, ed oggi, convenzionalmente, indica le aree sacre di età fenicia e punica rinvenute in Sardegna, Sicilia e Tunisia, nella quale sono state recuperate urne contenenti ossa bruciate di bambini e animali. Nel periodo fenicio, e successivamente in quello punico, i bambini non potevano essere sepolti nella necropoli dato che non avevano ancora superato le cerimonie di iniziazione. Venivano quindi sepolti in una località separata, nella nuda terra, nel Tophet, dopo essere stati cremati. Per visitare un Tophet fenicio ci recheremo, in una delle prossime tappe, a Sant’Antioco dove troveremo quello che è arrivato a noi meglio conservato, il più importante di tutta la Sardegna ed uno dei principali al mondo, dato che solo quello di Cartagine è ad esso superiore come numero di urne e steli funerarie. Raggiungiamo, quindi, il Tempietto fenicio ed il cosiddetto Campo delle Urne dove venivano deposte le urne cinerarie dei bambini cremati, e le steli commemorative.

Carbonia-Monte Sirai: tempietto del Tophet fenicio Carbonia-Monte Sirai: campo delle Urne nel Tophet fenicio

Più a sud rispetto alla valle della necropoli, si trovano i resti della città, che era costituita da un’Acropoli della larghezza di sessanta metri e della lunghezza di Trecento. realizzata dapprima dai Fenici, i Cartaginesi successivamente hanno trasformato l’abitato fenicio in una fortezza. Nella nostra visita, percorriamo i resti dell’abitato, che è costituito da quattro quartieri con case a schiera, tra le quali si trovano le vie disposte a scacchiera. Se si prescinde da due agglomerati di case addossati alla fronte dell’abitato, ognuno dei quattro quartieri di cui era composta l’Acropoli era formato da una doppia fila di case, che si affacciavano ciascuna su una strada diversa. Le case di abitazione avevano un unico ingresso sulla strada e il retro era in comune con l’abitazione opposta, che si affacciava sull’altra strada.

Carbonia-Monte Sirai: una via interna tra le abitazioni del paese Carbonia-Monte Sirai: resti dell’abitato Carbonia-Monte Sirai: un albero piegato dal vento di maestrale che soffia sulla sommità del monte Sirai

Carbonia-Monte Sirai-tempio di AshtartArriviamo, quindi, alla piazza principale, dove si trovano i resti del Tempio di Ashtart edificato dai Fenici sui resti del Nuraghe di Monte Sirai un Nuraghe monotorre che era stato edificato a 176 metri di altezza, del quale rimangono ancora visibili poche tracce, e che era in contatto visivo sia con Nuraghe Sirai che con il Nuraghe Seruci di Gonnesa. Probabilmente le pietre che lo costituivano sono state reimpiegate nella costruzione dell’Acropoli di Monte Sirai. Il tempio era dedicato ad Ashtart o Asthoreth o Astarte, che era la fenicia dea madre, progenitrice degli esseri viventi, il cui culto comprendeva la prostituzione sacra. Viene spesso raffigurata nuda mentre si stringe i seni, o mentre sorregge fiori di loto o un disco o dei serpenti, o mentre allatta un bambino. Nel tempio è stata rinvenutia la famosa statua della dea risalente al settimo secolo, ed un betilo a rappresentare la divinità maschile.

Con la successiva conquista romana, la città non subisce alcuna distruzione, ma tutte le fortificazioni che circondano l’Acropoli vengono rase al suolo. Segue l’improvviso abbandono nel 110 avanti Cristo per cause ancora sconosciute.

Altri siti nei pressi dell’area di Monte Sirai

All’esterno rispetto all’area archeologica fenicio punica di Monte Sirai, si trovano un sito di archeologia industriale, e diversi altri siti archeologici edificati in periodo prenuragico e nuragico. A nord dell’area archeologica sono presenti i resti del Nuraghe lallai un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 124 metri di altezza, che è però scarsamente visibile e riconoscibile, essendo completamente inglobato da lentisco e cisto, ma del quale resta la presenza di numerosi grossi massi di trachite.

cinquecento metri ad ovest rispetto al Nuraghe lallai, si trovano pochi resti del Nuraghe NW così chiamato dato che si trova a nord ovest rispetto al monte Sirai, che era un Nuraghe di tipologia indefinita, edificato a 107 metri di altezza.

Ad ovest rispetto al Tophet fenicio che si trova all’interno dell’area archeologica, a seicento metri di distanza rispetto al Nuraghe NW, sono presenti i resti del Nuraghe Terra Niedda un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 109 metri di altezza. Più ad ovest rispetto a questo Nuraghe si trova l’area di rimboschimento di Terra Niedda, nella quale è stato effettuato un rimboschimento con alberi di pino, e con linee frangivento ai bordi delle strade sterrate. All’interno di quest'area di rimboschimento, si trovano i resti della Miniera di Terra Niedda una miniera carbonifera già conosciuta alla fine degli anni trenta del novecento come Littòria V o Littoria Quinta. La zona è tuttora segnalata con questo nome da un vecchio cartello stradale. L’area mineraria utilizzava il pozzo 1 ed il pozzo 2.

Ad ovest rispetto all’Acropoli presente nell’area archeologica, si trova la domus de janas III di Monte Sirai, mentre a sud si trovano le domus de janas I e II. La IV e la V sono state già descritte, dato che si trovano all’interno dell’area archeologica.

Più a sud rispetto a queste domus de janas, si trova il Nuraghe Nuraxieddu edificato a 109 metri di altezza, il quale, secondo l’archeologo Piero Bartoloni che ha diretto gli scavi archeologici a Sant’Antioco e a monte Sirai, sarebbe un altro Nuraghe semplice, monotorre.

Carbonia-Medau Rubiu: Nuraghe SiraiPiù ad est rispetto a questo Nuraghe, dal quale dista cinquecento metri, si trovano i resti del Nuraghe Sirai. Si tratta di un Nuraghe complesso, quadrilobato, edificato a 79 metri di altezza. È costituito da un mastio centrale, con bastioni e con quattro torri aggiunte, intorno ai quali si trovava un ampio antemurale. Il Nuraghe era circondato da un insediamento nuragico, e ci si trovano anche le tracce di fortificazioni risalenti al settimo secolo avanti Cristo, nel periodo di forti contatti con il mondo fenicio, ma questo sito, nel 2014, era ancora in fase di scavo archeologico, e non era visitabile senza autorizzazione.

Le ultime domus de janas che abbiamo descritto, il Nuraghe Nuraxieddu ed il nurage Sirai, si trovano nel territorio a nord ovest della frazione Medau Rubiu, tra questa frazione ed il PIP di Carbonia, e vanno considerati, quindi, appartenenti a quest'ultima frazione.

La frazione Flumentepido con la chiesa di Sant’Antonio

Passata sulla SS126 Sud Occidentale Sarda l’uscita per la frazione Sirai, proseguiamo lungo questa strada, che da nord si porta a nord ovest. A tre chilometri e cento metri da dove la avevamo imboccata provenendo da Carbonia, arriviamo a una rotonda, alla quale, seguendo le indicazioni, prendiamo la seconda uscita, in direzione di Flumentepido. Prendiamo questa uscita, che ci fa imboccare la via delle Querce, la quale in cinquecento metri ci porta all’interno della frazione Flumentepido (altezza metri 66, distanza in linea d’aria circa 5.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 192). Si tratta di un’antica borgata agro pastorale, divenuta oggi una zona residenziale, situata ai piedi del colle di Monte Sirai, verso nord. In passato la SS126 Sud Occidentale Sarda passava all’interno della frazione, successivamente il tracciato è stato spostato all’esterno.

Carbonia-Flumentepido: chiesa di Sant’AntonioIl nome della frazione, Flumentepido, conservato sino ad oggi, testimonia la presenza di un antico villaggio giudicale, ben documentato nel Trecento, periodo in cui, verso la fine del secolo o agli inizi di quello successivo, il villaggio è costretto a spopolarsi a causa delle interminabili lotte per il possesso della Sardegna, che sono anche la causa di carestie e pestilenze. Prima di uscire dall’abitato, prendiamo a sinistra la via degli Abeti, che porta sulla SP2 in direzione di Portoscuso. Ad angolo tra la prosecuzione della via delle Querce e la via degli Abeti, si trova la piccola chiesa di Sant’Antonio una piccola chiesa moderna, la quale custodisce al suo interno un’antica statua della Madonna ed un’acquasantiera, che originariamente erano conservate nella chiesa di Santa Maria di Flumentepido, situata sulla vicina collina.

Dalla frazione Flumentepido, procediamo sulla via degli Abeti in direzione Portoscuso, percorsi poco più di trecento metri, imbocchiamo una stradina sterrata sulla destra, proseguiamo parallelamente alla strada asfaltata per circa cento metri, poi svoltamo a destra all’interno di un boschetto di eucalipti, e da qui, per ulteriori cinquecento metri, sino alla cima della collinetta, dove raggiungiamo la restaurata piccola chiesa di Santa Maria di Flumentepido. Situata sopra una piccola altura, è stata edificata nell’undicesimo secolo in stile romanico, ed ha una unica navata senza abside. La chiesa di S. Marie de flumine Tepidus viene menzionata fino dal 1066, in quanto oggetto di una donazione da parte di Torchitorio, giudice di Cagliari, in favore dell’Ordine monastico Cassinese, che avrebbe dovuto impiantarvi un proprio centro spirituale, mai portato a compimento, perché ostacolato da più parti. Ancora documentata nel 1159, come appartenente al medesimo Ordine, risulta nel 1218, inclusa tra i beni donati da papa Onorio III alla diocesi sulcitana, mentre nel 1236 viene citata come di pertinenza dei Cistercensi, che vi costruiscono un monastero, i cui resti rimangono visibili almeno sino all’ottocento, dato che sono stati segnalati anche da Vittorio Angius, e del quale restano oggi solo poche tracce ricoperte dalla vegetazione.

Carbonia-Flumentepido: chiesa di Santa Maria Carbonia-Flumentepido: chiesa di Santa Maria Carbonia-Flumentepido: chiesa di Santa Maria Carbonia-Flumentepido: chiesa di Santa Maria

La piccola chiesa, composta da blocchi di pietra locale, provenienti almeno in parte da strutture preesistenti, dopo l’ultimo recente restauro, è stata dichiarata bene di interesse culturale, considerata la sua lunga storia. Si tratta di un piccolo edificio privo di decorazioni, con copertura a capanna, e con soffitto ligneo sostenuto da capriate. Sul frontale si ergeva un campaniletto a vela, ed un tempo intorno alla chiesa era presente un loggiato, le cui possenti colonne si trovano ancora sul posto. L’interno è illuminato solamente da due strette monofore speculari, e nella parete di fondo si apre la nicchia che ospitava il simulacro, ora custodito nella vicina chiesa di Sant’Antonio, insieme all’acquasantiera.

Vicino a Flumentepido si trova la frazione Medau Is Fenus

Dall’interno della frazione Flumentepido, evitiamo la deviazione su via degli Abeti, e proseguiamo, invece, lungo la via delle Querce che esce dall’abitato in direzione nord ovest. A circa un chilometro da dove, dalla rotonda sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, avevamo imboccato la via delle Querce, troviamo alla destra una deviazione che, in poche decine di metri, ci porta all’interno della piccola frazione in località Medau Is Fenus (altezza metri 88, distanza in linea d’aria circa 6.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), ossia il Casale della famiglia Fenus, che era un casale agropastorale ed è situato a brevissima distanza da Flumentepido.

La frazione Medau Is Serafinis

Dalla rotonda dove avevamo preso la deviazione per Flumentepido, proseguiamo per un chilometro e mezzo sulla SS126 Sud Occidentale Sarda e, seguendo le indicazioni, prendiamo la deviazione a sinistra che, in duecentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione Medau Is Serafinis (altezza metri 61, distanza in linea d’aria circa 6.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 18), ossia il Casale della famiglia Serafinis, già antico casale agropastorale situato vicino alla SS126 Sud Occidentale Sarda. Ad ovest della frazione, si sviluppa la zona del Rimboschimento di Is Serafinis, un’ampia zona di rimboschimento effettuato tramite alberi di pino.

La frazione Medau Desogus con la chiesa di San Pio da Pietralcina

Carbonia-Medau Desogus: chiesa di San Pio da PietralcinaProseguiamo lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, e, passata la deviazione per la frazione Medau Is Serafinis, percorriamo appena centocinquanta metri, dopo di che prendiamo la deviazione a destra che, in cinquecento metri, ci porta all’interno della frazione Medau Desogus (altezza metri 72, distanza in linea d’aria circa 7.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 136), ossia il Casale della famiglia Desogus, in passato casale agro pastorale ed oggi una borgata, che si posiziona al lato destro della strada provinciale, quasi di fronte alla frazione Medau Is Serafinis. All’interno dell’abitato di questa frazione si trova la moderna piccola chiesa di San Pio da Petralcina.

La frazione Cortoghiana con la chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù

Carbonia: cortoghiana: il piazza VeneziaPercorriamo lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda ancora un chilometro e seicento metri, e, a sei chilometri e seicento metri da dove la avevamo imboccata provenendo da Carbonia, troviamo un semaforo dove prendiamo la deviazione a sinistra in viale Amedeo di Savoia, che ci porta in ottocento metri all’interno della importante frazione Cortoghiana (altezza metri 93, distanza in linea d’aria circa 9.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 2.468), la più popolosa frazione del comune, realizzata nelle vicinanze dell’omonima miniera, nella zona nota come Corti Ogianu, italianizzato in Corti Ogiana o Corti Oghiana, alla quale si fa risalire il suo nome. Tale nome gli fu dato dopo la guerra, in quanto durante il Ventennio l’abitato era detto Villaggio Umberto, in onore del figlio del re d’Italia. L’inaugurazione della frazione avviene il 15 maggio 1942, alla presenza del capo del regime fascista Benito Mussolini, che visita il nuovo centro abitato e la locale miniera. Anche questa frazione è legata storicamente, infatti, all’attività mineraria dei vicini pozzi carboniferi.

Carbonia: cortoghiana: chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di GesùIl progetto urbanistico complessivo dell’abitato di Cortoghiana, e l’architettura della piazza principale, che è la piazza Venezia, sono opera dell’architetto Saverio Muratori, cui era stata affidato nel 1940, e che aveva curato anche la progettazione del vicino villaggio minerario. È di particolare rilevanza l’organizzazione urbanistica dell’abitato, di stampo razionalista, e la vasta piazza Venezia, tipico esempio di architettura del Ventennio. E proprio in piazza Venezia, si trova la chiesa del Sacro Cuore di Gesù che è la parrocchiale della frazione Cortoghiana. Si tratta di una chiesa inaugurata nel 1957, che però nella sua struttura non risponde affatto a quella, con torre campanaria, che era stata prevista nei progetti originari dell’architetto Saverio Muratori.

A nord dell’abitato, si sviluppa l’ampia pineta di Cortoghiana. Proseguendo, la strada che ci ha portati alla frazione Cortoghiana ci conduce, in altri tre chilometri e mezzo, a Nuraxi Figus, che è la frazione più meridionale del comune di Gonnesa.

La frazione miniera Cortoghiana con la miniera carbonifera dismessa

Carbonia-Miniera Cortoghiana: veduta della miniera nel 1952Carbonia-Miniera Cortoghiana: il palazzo della direzione oggiAl semaforo dove avevamo preso a sinistra la deviazione per Cortoghiana, prendiamo, invece, la deviazione a destra. Appena imboccata, deviamo subito a sinistra nella strada che seguiamo per circa ottocento metri, poi prendiamo a destra la strada verso Cuccuru Suergiu, e vediamo, alla destra della strada, gli edifici della frazione Miniera Cortoghiana (altezza metri 127, distanza in linea d’aria circa 9.0 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 23). Il complesso della miniera di Cortoghiana che operava nel giacimento carbonifero di Cortoghiana Nuova, comprende diversi edifici ed impianti estrattivi vicino all’omonima frazione. A Cortoghiana Vecchia si trova il pozzo est, mentre a Cortoghiana Nuova si trovano il pozzo 1, il pozzo 2. All’interno si possono vedere un cippo commemorativo in pietra, la vecchia direzione mineraria, uffici amministrativi, depositi ed officine meccaniche, magazzini, centrale elettrica e laveria della vicina miniera carbonifera dismessa, che era stata attiva fino agli anni cinquanta del secolo scorso, ed è ormai abbandonata. Alcuni degli edifici presenti nella frazione vengono ora utilizzati per attività artigianali e commerciali.

La frazione Cuccurru Suergiu

Passata la frazione miniera Cortoghiana, proseguiamo lungo la strada e, seguendo le indicazioni, dopo settecento metri arriviamo alla frazione Cuccurru Suergiu (altezza metri 150, distanza in linea d’aria circa 9.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 15), il cui nome significa Cima della Sughereta per la presenza di alcune querce da sughero, delle quali in antichità vi era proprio un vasto bosco, sulla sommità della vicina collina.

La frazione Genna Gonnesa ed il Cimitero di Cortoghiana

Dal semaforo dove avevamo preso le deviazioni per Cortoghiana e per Cuccurru Suergiu, proseguiamo lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda ancora per un chilometro, e, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra la deviazione che, in circa trecentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione o località Genna Gonnesa (altezza metri 123, distanza in linea d’aria circa 9.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 25), ossia la Porta di Gonnesa, che è un antico casale agropastorale.

Appena duecentocinquanta metri più avanti lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, prendiamo la deviazione sulla sinistra, che, in altri duecentocinquanta metri, ci porta di fronte all’ingresso del Cimitero di Cortoghiana che pur appartenendo a questa frazione Carbonia dalla quale dista oltre due chilometri, si trova all’interno del territorio Comunale di Gonnesa.

La frazione Bacu Abis con la chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire

Percorsi ancora novecento metri lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, a circa otto chilometri e mezzo da dove la avevamo imboccata provenendo da Carbonia, troviamo la deviazione verso destra che, in un chilometro e trecento metri, ci porta all’interno della importante frazione Bacu Abis (altezza metri 85, distanza in linea d’aria circa 11.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 1.673), che costituisce l’estremità nord occidentale dell’area Comunale di Carbonia. Il suo nome potrebbe indicare Forra o gola delle api, come narrato da Primo levi nel racconto Piombo del suo libro Il sistema periodico. Un altro significato potrebbe però ricondurre il nome a Forra o gola degli Abis, una famiglia antica proprietaria delle terre dove oggi sorge il paese. Comunque, la zona nel settecento era nota col nome S’Ortu de Is Abis, che in sardo può voler dire sia Orto delle api che Orto degli Abis. Anche Bacu Abis, come Cortoghiana, ha legato la sua storia alle miniere di lignite scoperte nel suo circondario tra il 1851 ed il 1853, quando Bacu Abis era frazione del comune di Gonnesa, e lo fu fino al 5 novembre 1937, quando venne poi inglobato nel nuovo comune di Carbonia. Tra il 1936 ed il 1938 si decide di costruire un Razionale villaggio operaio su progetto di Gustavo Pulitzer-Finali, che comprende venti isolati, con alloggi per ottanta famiglie di minatori, e tre isolati per sette famiglie di impiegati. A questo primo nucleo edilizio, costruito nell’asse viario di viale della Libertà, si aggiunge in piazza Santa Barbara l’ex casa del Fascio, con una piccola torre, il dopolavoro con cine-Teatro, lo spaccio aziendale e l’ambulatorio.

Carbonia: bacu Abis: la piazza Santa Barbara con sul fondo il Cine Teatro Carbonia: bacu Abis: cine Teatro Carbonia: bacu Abis- ’ex casa del Fascio

A nord dell’abitato, nella piazza Pietro Micca, sono presenti i tre monumenti più importanti di Bacu Abis, che sono la chiesa, la grotta di lourdes, ed il Monumento ai Caduti . La chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire che è la parrocchiale della frazione Bacu Abis, costruita nei primi anni Trenta. In passato intitolata a San Vittorio, viene intitolata dal 1938 alla Santa protettrice dei minatori. realizzata secondo un’architettura di stampo razionalista, si presenta con un porticato sorretto da pilastri squadrati ed archi a tutto tondo. La facciata è impreziosita da un rosone con vetro bicolore, che permette ai raggi del sole di illuminare l’altare al suo sorgere. Ogni anno, a inizio agosto, presso questa chiesa ed all’interno dell’abitato si svolge la Sagra di Santa Barbara, la patrona dei minatori, con serimonie religiose e manifestazioni civili.

Carbonia: bacu Abis: chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire Carbonia: bacu Abis: la grotta di lourdes Carbonia: bacu Abis-Monumento ai Caduti chiamato Il Cannone

La riproduzione della Grotta di lourdes viene inaugurata nel 1953 e si trova a destra della chiesa. L’opera rappresenta un arco roccioso con all’interno un altare, una nicchia con la statua della Madonna. Dirimpetto, si trova il monumento dedicato alla memoria dei caduti delle due Guerre Mondiali, ribattezzato Il Cannone inaugurato nel 1950, intorno al quale ogni 4 novembre gli abitanti del paese ed i rappresentanti dei corpi militari ed istituzionali si radunano per la commemorazione.

Il giacimento carbonifero di Bacu Abis viene scoperto nel 1851 da Ubaldo Millo, che ottiene nel 1853 tre concessioni carbonifere, quella di Bacu Abis, e quelle di Terras Collu e di Funtanamare che si trovano ad ovest rispetto all’abitato di Bacu Abis, in territorio di Gonnesa. La Miniera di Bacu Abis sfruttava l’omonimo giacimento carbonifero, con gli impianti estrattivi di pozzo Roth, pozzo Emilio, pozzo Castoldi, pozzo Nuovo, e con il vecchio edificio minerario dell’impianto di vagliatura.

La frazione domu Beccia

Da dove avevamo preso la deviazione per Cortoghana, proseguiamo lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda evitando le deviazioni per Genna Gonnesa e per il Cimitero di Cortoghiana. Dopo un chilometro e mezzo, prendiamo la deviazione sulla destra seguendo le indicazioni, e, in poco più di un altro chilometro e mezzo, raggiungiamo la frazione o località Domu Beccia (altezza metri 129, distanza in linea d’aria circa 11.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 44), ossia la Casa Vecchia, costruita intorno ad un casale agropastorale di antiche origini medievali.

La frazione Medau Peddis

Entrati nell’abitato di domu Beccia, seguiamo la strada che ci ha portati in esso, le seguiamo fino a dove svolta a destra, e prendiamo la prima deviazione a sinistra che è la strada che conduce verso est. La seguiamo per poco più di cinquecento metri, finché si immettesu una trasversale, che prendiamo verso sinistra. Dopo seicento metri svoltiamo a destra e prendiamo la strada che, in cinquecento metri, ci porta all’interno della frazione Medau Peddis (altezza metri 90, distanza in linea d’aria circa 8.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 36), ossia il Casale della famiglia Peddis, situato in località Terra Segada, ossia Terra Spaccata. Si tratta di un casale agropastorale anch’esso di origini antiche.

La frazione Medau Brau dove sono stati rinvenuti diversi reperti di archeologia romana

Proseguendo lungo la strada che ci ha portati a Medau Peddis, in settecento metri arriviamo all’interno della frazione Medau Brau (altezza metri 108, distanza in linea d’aria circa 8.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 27), ossia il Casale della famiglia Brau, situato anch’esso in località Terra Segada, ossia Terra Spaccata. Si tratta di un casale agropastorale di origini antiche, forse romane, dato che nei suoi dintorni sono stati effettuati diversi ritrovamenti archeologici riferiti al periodo della presenza romana in Sardegna.

Poco prima del 1878, l’architetto Filippo Vivanet invia l’archeologo Filippo Nissardi nel territorio di Bacu Abis, e dalla sua relazione inviata alla regia Accademia dei lincei, si apprende che gli scavi archeologici effettuati dall’ingegner Bianchi, direttore della miniera carbonifera omonima, hanno portato al rinvenimento dei resti di due Ville romane che ricordano ambienti della casa rustica e rurale della Sardegna meridionale, poste nella vallata di Flumentepido, presso l’antica strada romana che da Carales portava a Sulci; e di diverse Tombe romane nelle quali sono state rinvenute monete consolari, dei primi Cesari e dei Costantini, lucerne del primo secolo dell’impero romano, altre del quarto e del quinto secolo dopo Cristo con i simboli della croce e del monogramma di Cristo, ed anche oggetti in terracotta, tra i quali un piatto dove si raffigurano nel fondo tre anime che si beano in Cristo, rappresentate allegoricamente da tre colombe attorno al monogramma di Cristo.

La frazione Medau Brau è nota, inoltre, anche perché nella vicina località Cannamenda, vicino all’omonimo rio, nel 1838 Alberto Ferrero della Marmora, che era stato nominato commissario starordinario per la Sardegna, scopre il primo giacimento di carbone presente nella Sardegna, che è diventato poi la Concessione mineraria di Terra Segada oggetto di ricerche ed esplorazioni.

Le frazioni a nord est di Carbonia

Ci rechiamo, ora, a visitare i dintorni a nord est di Carbonia, con le diverse frazioni che si trovano lungo la SP2 che si dirige verso Villamassargia.

La frazione Medau Tanas

Dal centro di Carbonia ci recheremo alla Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu, dalla quale la via della Stazione ci porta alresti della Stazione ferroviaria dismessa di Carbonia Stato, e poi, passata una rotonda, esce dall’abitato dirigendosi verso nord ovest con il nome di via del Minatore. La via del Minatore, in un paio di chilomtri, ci porta all’interno dell’abitato di Sirai, dal quale usciamo verso nord est con la Strada Statale Sirai, che, in un chilometro, ci porta all’interno della frazione Medau Tanas (altezza metri 105, distanza in linea d’aria circa 3.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 19), ossia il Casale della famiglia Tanas, che era un casale agropastorale.

Ad est dell’abitato di Tanas si trova la Miniera di Corona Sa Craba una ex miniera di barite, ormai abbandonata, con il pozzo carbonifero d’estrazione e diversi impianti minerari per la produzione del carbone.

La frazione Barbusi con la chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie

Dall’abitato di Medau Tanas, la Strada Statale Sirai prosegue con il nome di via Santa Maria delle Grazie, e, in quattrocento metri, ci porta ad entrare nella frazione Barbusi (altezza metri 119, distanza in linea d’aria circa 4.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 546). Il suo nome si fa risalire al fenicio punico Bar: bus, che significherebbe Pozzo fetido o Acquitrino. Il suo territorio è stato fino dalla preistoria, e poi in epoca fenicio punica e successivamente in epoca romana. Diviene, poi, una Villa del Giudicato di Càralis, nella Curatoria del Sulcis. Prima della fondazione della città di Carbonia, dal 1853 fino al 1937, Barbusi è una frazione del comune di Serbariu, che viene poi soppresso ed inglobato nel nuovo comune di Carbonia.

Carbonia: barbusi: chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle GrazieDa dove siamo arrivati all’interno dell’abitato di Barbusi, percorsi circa cinquecento metri, al civico numero 112 della via Santa Maria delle Grazie, alla destra della strada, si trova l’edificio che ospita la chiesa di Nostra Signora delle Grazie che è la parrocchiale della frazione Barbusi. Era una delle tappe della strada denominata De Sa reliquia, che era il percorso della processione di Sant’Antioco che da Iglesias arrivava all’antica Sulci, raggiungendo le Chiese di Santa Maria di Barega, Santa Barbara di Piolanas e Santa Maria delle Grazie di Barbusi. Nel maggio 1986 il borgo e la chiesa parrocchiale di Barbusi sono stati visitati, nel corso del suo viaggio in Sardegna, da Madre Teresa di Calcutta, pochi giorni prima della sua Santificazione. Nella frazione Barbusi si svolgono diverse manifestazioni, ossia la prima settimana di luglio la Festa di nostra Signora delle Grazie, ed a fine luglio o inizio settembre la Festa di Sant’Isidoro, in occasione della quale numerosi risvolti folkloristici, con la partecipazione alle processioni di vari gruppi provenienti dal resto dell’isola. Da segnalare inoltre la Festa de su Curruscioni, pasta tipica sarda che viene preparata dalle donne del borgo secondo la tradizione per poi essere degustata.

su una piccola montagna vicino all’abitato, denominata S’Arriu de Suttu, ossia il Rivo di Sotto, minacciata da una cava per l’estrazione della ghiaia, si trova una pianta rara, il Bosso delle Baleari, ossia Buxus Balearica, che è una vegetazione arbustiva con foglie grandi e lunghe fino a quattro centimetri, bislunghe, di colore verde chiaro, e con fiori profumati. Si tratta di una specie spontanea, nativa delle Isole Baleari, della Spagna sudorientale e dell’Africa nordoccidentale, che in Italia si trova solo in Sardegna, in due località delle quali una è su questa montagna.

Carbonia: barbusi: bosso delle Baleari Carbonia: barbusi: bosso delle Baleari

Nel territorio della frazione Barbusi si trovava la Concessione mineraria di Barbusi, per la quale sono state effettuate vecchie esplorazioni di ricerca. La Miniera di Barbusi è stata caratterizzata dall’estrazione mineraria prevalente di barite, ed anche di altri minerali come calcite e galena. Nel monte sopra Barbusi si trova la Miniera di Corona Sa Craba con attività estrattiva prevalente della barite.

La frazione Caput Acquas

Dalla chiesa parrocchiale di Barbusi proseguiamo lungo la via Santa Maria delle Grazie, dopo ottocentocinquanta metri questa strada si immettesu una trasversale, che, presa verso sinistra, passa sotto la via Pedemontata, che è la SP2. Dopo un centinaio di metri svoltiamo a destra, proseguiamo e, dopo circa un chilometro, raggiungiamo la frazione o località Caput Acquas (altezza metri 76, distanza in linea d’aria circa 6.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 31), un casale ad economia agropastorale situato lungo le rive del rio Flumentepido che attraversa l’abitato. Il nome di Caput Aquas, ossia Sorgente delle acque, deriva da una vicina sorgente e fonte di acque potabili molto rinomate, conosciute fino dall’antichità, che si trova ad est dell’abitato, a un paio di chilometri di distanza, in territorio della frazione Genna Corriga che troveremo più avanti.

Nel territorio di Caput Aquas si trovavano la Miniera di Caput Acquas e la Miniera di Piolanas nord che sfruttavano il giacimento carbonifero di Caput Acquas o Piolanas sud. La miniera di Caput Acquas utilizzava gli impianti estrattivi di pozzo Caput Acquas, pozzo Tolmetta, pozzo Zara, pozzo Is Piras, pozzo D. La miniera di Piolanas nord utilizzava gli impianti estrattivi del pozzo Piolanas.

Passata la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice raggiungiamo la frazione Acqua Callentis

Carbonia: acqua Callentis: chiesa di Santa Maria AusiliatricePassata la frazione Caput Acquas, proseguiamo lungo la strada che ci ha portati ad essa, e, percorsi circa seicento metri, alla destra della strada si trova la moderna chiesa di Santa Maria Ausiliatrice chiamata anche Nostra Signora dell’Ausilio. Da secoli era presente una piccola chiesa campestre, che è stata completamente ricostruita in tempi recenti.

Percorsi ancora quattrocento metri, arriviamo nella frazione Acqua Callentis (altezza metri 76, distanza in linea d’aria circa 7.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 140), nome che significa Acque Calde, e che deriva da una vicina sorgente di acque ipotermali che si trova nella riva destra del rio Flumentepido. Questa borgata viene denominata spesso anche con il nome Medau de Is Perdas ossia il Casale della famiglia Perdas, perché probabilmente in passato era abitato prevalentemente da una numerosa famiglia Perdas. Già antico casale situato lungo la riva destra del rio Flumentepido, è divenuta ora una borgata agro pastorale.

La frazione Seddargia

Dalla chiesa parrocchiale di Barbusi proseguiamo lungo la via Santa Maria delle Grazie, dopo ottocentocinquanta metri questa strada si immettesu una trasversale, che, presa verso destra, ci porta al raccordo che ci fa imboccare la via Pedemontata, che è la SP2. Percorsi due chilometri e quattrocento metri oltre la chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si vede, sulla sinistra della strada provinciale, la frazione o località Seddargia (altezza metri 119, distanza in linea d’aria circa 9.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 3), che era un tempo un casale agropastorale. Per entrare in auto all’interno dell’abitato, non si può curvare a sinistra dato che lungo la strada c'è la linea contina, occorre, quindi, proseguire lungo la SP2 fino al raccordo, dove effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro e svoltare in una delle strette vie sulla destra.

La frazione Genna Corriga

Percorsi due chilometri e settecento metri oltre la chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si vede, sulla sinistra della strada provinciale, la frazione Genna Corriga (altezza metri 119, distanza in linea d’aria circa 9.5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 82), ossia la Porta di Corriga, che era un antico casale agropastorale divenuto oggi una borgata. Per entrare in auto anche all’interno di questo abitato, non si può curvare a sinistra dato che lungo la strada c'è la linea contina, occorre, quindi, proseguire lungo la SP2 fino al raccordo, dove effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro e svoltare a destra in via monte Mesu che ci porta all’interno. Si tratta di una frazione probabili origini antiche, il cui nome deriva dall’antica denominazione di Genna de Cotricla, ossia la Porta del Pergolato, e si trova in corrispondenza del passo conosciuto come Su Strintu ’e S’Axina, ossia lo Stretto o il Passo dell’Uva.

Nel territorio di Genna Corriga è presente la sorgente di Caput d’Acquas, con l’acquedotto Comunale ed il lavatoio costruiti nel 1940. A nord ovest dell’abitato si trovano i resti della Miniera di Pertunto una miniera di barite ormai abbandonata. Il territorio, particolarmente boschivo, è sormontato ad est dalla catena montuosa che culmina con la punta più alta del monte Tasua, di 453 metri. Su questa catena montuosa, a nord est, si trovano i resti della Miniera di Tasua abbandonata, parte della quale si trova in territorio di Iglesias.

La frazione Medau Piredda

Proseguendo si arriva alla svincolo dove si può effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro a visitare Genna Corriga a Seddargia. Percorsi tre chilometri e novecento metri oltre la chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si trova una stretta deviazione in discesa sulla destra che, in un centinaio di metri, ci porta all’interno della frazione Medau Piredda (altezza metri 144, distanza in linea d’aria circa 8.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 68), ossia il Casale della famiglia Piredda, che era anch’esso un casale agropastorale.

Il Monte Tasua che sovrasta la frazione Is Pireddas, ospita nella sua falda nord la Miniera di Monte Tasua nella quale l’estrazione mineraria prevalente fu la barite e la galena. restano sia le gallerie che la laveria, e quest'ultima presenta, eccezionalmente conservato, l’impianto di trattamento costruito dalla Bariosarda Spa. Nell’area che si estende in direzione est, partendo dalla miniera di Monte Tasua, verso Terraseo che è una frazione Narcao, caratterizzata da magnifiche valli e monti solitari, si trovano i resti della Miniera di Medau Is Friagius della Miniera di Santu Miali e della Miniera di Case Garanzeis delle quali l’estrazione mineraria principale è stata quella della blenda, galena argentifera, e malachite.

La frazione Piolanas con la chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire

Percorsi quattro chilometri e settecento metri oltre la chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si vede, sulla sinistra della strada provinciale, la deviazione per la frazione Piolanas (altezza indefinita, distanza in linea d’aria circa 14.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che era un casale agropastorale. Per raggiungere in auto questa frazione, occorre, però, proseguire lungo la SP2 fino al successivo raccordo, dove effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro e svoltare seguendo le indicazioni nella deviazione sulla destra. Presa questa deviazione, la seguiamo per un chilometro e novecento metri, e troviamo una strada sterrata sulla destra che ci fa raggiungere, in circa duecento metri, le poche case dell’abitato.

Carbonia: il piolanas: chiesa di Santa Barbara Vergine e MartireNella parte di Piolanas denominata Medau Manca, ossia Casale della famiglia Manca, si trova la piccola chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire che risale probabilmente al periodo giudicale, è stata però fortemente modificata dai continui restauri ai quali è stata sottoposta. Era una delle tappe della strada denominata De Sa reliquia, che era il percorso della processione di Sant’Antioco che da Iglesias arrivava all’antica Sulci, raggiungendo le Chiese di Santa Maria di Barega, Santa Barbara di Piolanas e Santa Maria delle Grazie di Barbusi. A sud ovest di questa frazione si trovano i resti della Miniera di Piolanas nella quale avveniva l’estrazione a cielo aperto di carbone e lignite, ormai abbandonata.

La frazione Corongiu con la chiesa parrocchiale di Sant’Anna

Carbonia: corongiu: chiesa parrocchiale di Sant’AnnaProseguendo si arriva alla svincolo dove si può effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro a visitare Piolonas, Genna Corriga a Seddargia. Percorsi sei chilometri e seicento metri oltre la chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si trova la deviazione sulla destra che, in circa seicento metri, ci porta all’interno della frazione Corongiu (altezza metri 180, distanza in linea d’aria circa 12.0 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 17), già casale di origini antiche, ora borgata, il cui nome significa Circolo o Corona di pietre o Nuraghe, che fu forse una Mansio, ossia una stazione di posta romana. Come Barega che visiteremo più avanti, si trova in parte all’interno del territorio Comunale di Carbonia, ed in parte in quello del comune di Iglesias. All’interno dell’abitato, nel piazzale della chiesa, si trova la chiesa di Sant’Anna che è la parrocchiale della frazione Corongiu. Presso questa chiesa ed in tutto l’abitato, ogni anno, il 26 luglio, in occasione della sua ricorrenza, si celebra la Festa di Sant’Anna, con cerimonie religiose e manifestazioni civili.

La frazione Barega con la chiesa della Natività di Maria

Carbonia: barega: chiesa della Natività di Maria di BaregaPercorsi sette chilometri e cento metri oltre la chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si trova la deviazione sulla destra che passa sotto la Pedemontana e prosegue portandoci, in tre chilometri e duecento metri, ci porta all’interno della frazione Barega (altezza metri 159, distanza in linea d’aria circa 15.0 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 113), già antico casale ed oggi una piccola borgata che si trova all’interno di un vasto territorio agricolo bonificato e valorizzato dal vecchio ente regionale fondiario Etfas. Come Corongiu si trova in parte all’interno del territorio Comunale di Carbonia, ed in parte in quello del comune di Iglesias. All’interno dell’abitato si trova la piccola chiesa della Natività di Maria di Barega. Carbonia: barega: ruderi della chiesa giudicale di Santa Maria de BaregaLa frazione è nota soprattutto per la vecchia Miniera di Barega, una miniera di barite, che si trova, però, nel territorio Comunale di Iglesias.

Proseguendo lungo la strada che ci ha condotti a Barega, poco più di cinquecento metri più avanti si trovano, alla sinistra della strada, i pochi Ruderi della chiesa di Santa Maria de Barega. Si trattava di una chiesa giudicale e medievale, che era una delle tappe della strada denominata De Sa reliquia, che era il percorso della processione di Sant’Antioco che da Iglesias arrivava all’antica Sulci, raggiungendo le Chiese di Santa Maria di Barega, Santa Barbara di Piolanas e Santa Maria delle Grazie di Barbusi.

Le frazioni ad est e a sud di Carbonia

Ci rechiamo, ora, a visitare i dintorni a est ed a sud di Carbonia, con le diverse frazioni che in essi si trovano. Vedremo anche i diversi resti archeologici, la miniera di Serbariu ed i diversi Musei minerari.

La frazione Sirri con la chiesa di Santa Lucia

Carbonia-Sirri: veduta dell’abitato al tramontoA nord est dell’abitato di Carbonia si trova la sua frazione Sirri. Dalla piazza Roma prendiamo, alla sinistra della chiesa parrocchiale, la via San Ponziano, dopo un centinaio di metri svoltiamo a destra in via Lucania, e dopo un altro centinaio di metri arriviamo a una rotonda. Prendiamo la seconda uscita in via 18 Dicembre, dopo quattrocento metri svoltiamo a destra in via Marche, dopo trecento metri a destra in via Sarrabus, e dopo una settantina di metri a destra prendiamo la via Sirri la seguiamo per circa cinque chilometri ed arriviamo all’interno della frazione Sirri (altezza metri 346, distanza in linea d’aria circa 6.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 42), già antico casale, situata sull’omonimo colle. Sirri nasce ufficialmente nel 1772, quando il Nicolas Balisay ottiene dal marchese di Palmas la concessione del Tenimento di Sirri, venticinque ettari di terreno da coltivare, più la Cussorgia destinata al pascolo del bestiame, vi costruisce il Furriadroxiu ossia il suo insediamento agropastorale monofamiliare, nel quale trasferisce la sua famiglia. Oggi, Sirri è costituita da una borgatacostituita da interessanti edifici rurali e da tipiche costruzioni rustiche, abitata da decine di famiglie, che si trova in una cornice ambientale suggestiva, circondata da piccole zone verdi con lecci. Vicino a Sirri si trova la Miniera di Monte Spina il cui giacimento minerario è stao scoperto nel 1900 e dato in concessione alla Società Vieille Montagne, e la cui attività estrattiva mineraria prevalente è stata di piombo, galena argentifera, zinco e ferro.

Carbonia-Sirri: chiesa di Santa LuciaLa strada che ci ha portati a Sirri entra nell’abitato da ovest, e qui, seguendo le indicazioni, prendiamo la strada verso nord, che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta al parco di Santa Lucia, all’interno del quale si trova la chiesa di Santa Lucia una piccola chiesa medievale che si trova vicino alla borgata, immersa in un magnifico contesto ambientale, ricco di macchia mediterranea con boschi di leccio e sughero, dove numerose specie di piante, arbusti e fiori che crescono spontanei. Forse risalente al periodo giudicale, la chiesa oggi ha perso molte delle caratteristiche originarie in seguito alle imponenti ristrutturazioni delle quali è stata oggetto. Sirri è notevole anche dal punto di vista archeologico, infatti, più avanti, dopo la chiesa di Santa Lucia, si trova l’interessante località preistorica di Su Carroppu o Su Corropu.

Il riparo sotto la roccia nel quale sono stati rinvenuti i resti della facies culturale di su Carroppu

Sirri: ingresso del riparo sotto le rocce di su CarroppuL’insediamento più antico rinvenuto nel territorio di Carbonia è il Riparo sotto la roccia di su Carroppu situato sulle colline calcaree, dove, percorso circa un chilometro dalla chiesa di Santa Lucia, di trova un sentiero sulla destra che, in qualche centinaio di metri, porta al riparo. Si tratta di una piccola e poco profonda cavità aperta per una decina di metri, che domina dall’alto di una parete rocciosa una chiusa valle, ed è uno dei primi insediamenti umani in Sardegna, frequentato dall’uomo all’inizio del Neolitico Antico, che inizia nel 6000 avanti Cristo che si sviluppa fino al 4700 avanti Cristo. La cavità serve, probabilmente, come riparo ad un gruppo umano che pratica la caccia e la raccolta.

I rinvenimenti in questo riparo hanno dato il nome alla cosiddetta facies culturale di su Carroppu. A partire dal 1968, nelle campagne di scavi portate avanti dagli archeologi Enrico Atzeni e Gèrard Bailloud nel riparo sotto roccia di su Carroppu, vengono rinvenute, in strati archeologici inviolati, ceramiche ad impasto grossolano di colore nerogrigio, riferite a ciotole a calotta, olle globoidi e pentole con anse, a maniglia orizzontale oppure con bugne forate, decorate con singolari motivi geometrici di tipo cArdiale, insieme a strumenti litici di forma geometrica come bulini e raschiatoi fabbricati con ossidiana proveniente dal Monte Arci. Viene rinvenuta anche la presenza di resti di antichi pasti, con il rinvenimento di ossa di animali come il cervo, il prolagus sardus, il cinghiale, documentando così una economia basata sull’allevamento, la caccia, la pesca. La presenza di due scheletri umani, insieme ad oggetti di ornamento costituiti da conchiglie, secondo i ricercatori testimoniano l’usanza della sepoltura in grotta.

La frazione Medadeddu ed il Cimitero di Carbonia

Vediamo, ora, le diverse frazioni che si trovano ad est dell’abitato di Carbonia. Arrivando dal viale Trento, usciamo dalla rotonda in piazza Iglesias e prendiamo la prima uscita, verso sud, in via Giovanni Maria Angioi. Dopo aver percorso trecento metri svoltiamo a sinistra in via lubiana, dopo una settantina di metri a destra in via Medadeddu che, percorsa per seicento metri, ci porta nella frazione Medadeddu (altezza metri 62, distanza in linea d’aria circa 2.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 394), già nota come Medau Is Cabiddus. Carbonia: ingresso del Cimitero di CarboniaEra un Medau ossia un casale agropastorale, che apparteneva alla circoscrizione municipale di Serbariu, quando questo era un comune autonomo.

Da dove la avevamo presa, percorsa la via Medadeddu per centotrenta metri svoltimo a sinistra e prendiamo la via del Cimitero. Lungo la via del Cimitero, dopo quattrocento metri, si vede alla destra l’ingresso del nuovo Cimitero Comunale di Carbonia, che si trova nella località Medadeddu e che ha sostituito il vecchio Cimitero Monumentale di Serbariu.

L’importante frazione Serbariu con la chiesa parrocchiale di San Narciso

Carbonia-Serbariu: veduta dell’abitato al tramontoDa dove abbiamo preso la via lubiana, la seguiamo per poco più di un chilometro, ed arriviamo all’interno della frazione Serbariu (altezza indefinita, distanza in linea d’aria circa 2.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Questa frazione, ormai completamente inglobata nella città di cui costituisce la periferia sud orientale, si può considerare il nucleo originario del comune di Carbonia. Secondo alcuni il suo nome potrebbe derivare dal sardo S’Erba de S’Arrìu, ossia L’erba del rio; mentre secondo altri potrebbe derivare dal sardo Serba Arrìu o Serba Rìu, ossia Preservata o salvata dal rio, ed indicherebbe un luogo riparato dalle esondazioni del vicino rio Santu Milanu, ossia San Gemiliano, che era denominato nelle carte catastali ottocentesche con il nome di rio Bau Baccas, ossia Guado delle Vacche.

In periodo preistorico la zona viene frequentata come attestato dal ritrovamento di reperti in numerose grotte come la grotta di Serbariu, nella necropoli di Cannas di Sotto, negli insediamenti nella valle del rio Cannas, e diversi Nuraghi. Altri ritovamenti si fanno risalire alla successiva civiltà fenicia e punica ed alla dominazione di Roma. Il periodo giudicale è documentato da fonti storiche che citano questa località come Bidda de Serbariu. Durante il periodo del dominio pisano, e in quello successivo aragonese e spagnolo, il territorio di Serbariu venne abbandonato a causa delle frequenti incursioni barbaresche provenienti dalle vicine coste del Sulcis. Nel periodo di dominazione sabauda, si registra un lento ripopolamento con l’insediamento di famiglie iglesienti e di pastori barbaricini. Serbariu rinasce, quindi, tra il diciottessimo ed il diciannovesimo secolo, soprattutto grazie alle estrazioni minerarie, e viene proclamata Comune di Serbariu nel 1853, staccandosi da Villamassargia, di cui era stata frazione. Lo status di comune autonomo per Serbariu si mantiene sino alla fondazione di Carbonia, che ne acquisisce tutto il territorio Comunale. Dell’antica borgata di Serbariu non è rimasto quasi più nulla, le vecchie case, tipiche della tradizione rurale, sono state sostituite da abitazioni in stile moderno, benché in questi ultimi anni vi sia un tentativo di recupero delle vecchie tradizioni popolari e agropastorali dell’antico borgo. Situati in alcune piazze e vie dell’abitato di Serbariu, i murali realizzati dall’artista Debora Diana illustrano vari aspetti della Sardegna, in particolare la vita popolare, le usanze, l’antico folklore. Di particolare interesse è, inoltre, l’antico Cimitero Monumentale, che si trova a nord dell’abitato.

Carbonia-Serbariu: chiesa parrocchiale di San NarcisoCarbonia-Serbariu: chiesa parrocchiale di San NarcisoAll’interno dell’abitato, al civico numero 6 della via della chiesa, si trova l’attuale chiesa di San Narciso dedicata al Vescovo di Gerusalemme, che è la parrocchiale della frazione Serbariu ed è stata eretta in luogo di una chiesa ottocentesca che la aveva preceduta. Carbonia-Serbariu: il processione per la Festa di San NarcisoOgni anno, verso il 29 ottobre che è la sua ricorrenza, presso questa chiesa e nei dintorni si svolge la Festa di San Narciso e Santa Giuliana, dedicata al Santo Patrono ed a Santa Giuliana, da secoli venerata nella frazione Carbonia, Martire alla quale era dedicata una chiesa campestre, tra Sirri e Terraseo, frazione del comune di Narcao. La Festa prevede la processione solenne, nella quale i simulacri dei due Santi sono portati a spalla per le vie dell’abitato, in una manifestazione di fede tra le più sentite nel Sulcis, per due Santi assai venerati nella Sardegna sudoccidentale. alla processione seguono cerimonie religiose e manifestazioni civili, tra le quali balli in piazza, la sera si svolge la Sagra de Pani cun Tamatiga e Sartizzu arrustu, seguono spettacoli pirotecnici ed altro.

Le frazioni Medau Is Arrius, Medau Is Toccus, Medau Is Peis, Medau Is Fonnenus e Medau su Conti

Vediamo ora le frazioni di Carbonia che si trovano ed est rispetto a Serbariu. A sud dell’abitato di Serbariu scorre la SP78, che seguiamo verso est e, a seicento metri da dove la abbiamo imboccata, prendiamo a sinistra la strada che porta nella frazione Medau Is Arrius (altezza indeterminata, distanza in linea d’aria circa 2.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), ossia il Casale della famiglia Arrius, in passato casale agropastorale, ed oggi zona residenziale, già inglobato nel vicino abitato di Serbariu.

Proseguendo per trecento metri lungo la SP78, troviamo verso destra la deviazione che, in circa duecento metri ci porta alla frazione Medau Is Toccus (altezza metri 113, distanza in linea d’aria circa 3.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 73), ossia il Casale della famiglia Toccus, già casale agropastorale situato vicino a Serbariu.

Percorsi ancora quattrocentocinquanta metri lungo la SP78, la strada provinciale passa all’interno della frazione Medau Is Peis (altezza metri 113, distanza in linea d’aria circa 3.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 44), ossia il Casale della famiglia Peis, già casale agropastorale situato oltre Serbariu, lungo la strada provinciale per Perdaxius.

Percorso un altro chilometro lungo la SP78, si trova la deviazione a sinistra che, in circa un chilometro, ci porta su una collina alla frazione Medau Is Fonnenus (altezza metri 206, distanza in linea d’aria circa 4.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), ossia il Casale della famiglia Fonnenus, già antico casale agropastorale situato oltre Serbariu,su una collina alla sinistra della strada provinciale per Perdaxius.

Carbonia-Medau su Conti: Nuraghe su ContiProseguiamo lungo la SP78 per trecento metri, ed arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita per rimanere sulla SP78, proseguiamo per ancora un chilometro e cento metri, e troviamo a sinistra la deviazione che, in circa cento metri, ci porta nella piccola frazione Medau su conti (altezza indefinita, distanza in linea d’aria circa 4.9 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), ossia il Casale della famiglia su Conti, già casale agropastorale situato oltre Serbariu lungo la strada provinciale per Perdaxius. All’interno dell’abitato di questa frazione, dentro un terreno privato a ridosso delle case, si trova il Nuraghe su Conti edificato a 165 metri di altezza, molto ben conservato.

La miniera di Serbariu

Dal 1936 la Società Mineraria Carbonifera Sarda effettua un’intensa campagna di ricerca mineraria nel bacino carbonifero del Sulcis, scoprendo un ampio giacimento di carbone ad ovest della zona nella quale sarebbe stata costruita dal 1936 al 1938, proprio per accogliere il suo personale, la città di Carbonia. Nel 1937 viene riChiesta la concessione con la denominazione di Miniera di Serbariu subito iniziano i lavori di allestimento, vengono scavati i primi pozzi. Successivamente l’originaria estensione viene ampliata, vengono realizzati gli impianti estrattivi di pozzo 1, pozzo 2, pozzo 3, pozzo 4, pozzo 5, pozzo 6, pozzo 7, pozzo Nuraxeddu Vecchio, pozzo del Fico. Si raggiunge la profondità di 179 metri dalla superficie, ossia 103 metri al di sotto del livello del mare. Negli anni cinquanta del novecento, in seguito all’ingresso dell’Italia nella CECA, inizia la chiusura di molti cantieri e lo spostamento dell’attività verso il centro del bacino. Con la costruzione della nuova miniera di Seruci, si assiste allo smantellamento del bacino carbonifero, e, nel 1948, ha luogo uno fra i più lunghi scioperi, della durata di ben 72 giorni. Nel 1965 la concessione mineraria viene abbandonata, e la miniera di Serbariu viene chiusa definitivamente nel 1971.

Carbonia-Miniera di Serbariu: ingresso personale ai pozzi della miniera Carbonia-Miniera di Serbariu: galleria di servizio della miniera nel 1938

L’amministrazione Comunale interviene, successivamente, per acquisirne il patrimonio immobiliare, fino al suo acquisto nel 1991. Da quella data sono stati elaborati diversi progetti di recupero, il sito minerario, attivo dal 1937 al 1964, è stato recuperato e ristrutturato e, dal 2006, è divenuto la sede del Museo del Carbone.

Il Museo del Carbone ed il Museo di Paleontologia e Speleologia Edouard Alfred Martel

La miniera di Serbariu è stata la principale miniera del bacino carbonifero del Sulcis, le cui due torri costituiscono di fatto uno dei simboli della città, ed ospita oggi il Centro Italiano della cultura del Carbone, con il Museo del Carbone, che illustra la storia del carbone, delle miniere e dei minatori. Valerio Tonini, che con la sua impresa contribuì alla costruzione della nuova città industriale del fascismo, descrive così la terra del carbone nel settembre del 1936: Una piana desolata, di fronte alla miniera di Serbariu.

Carbonia-Museo del Carbone: cartina della miniera di SebariuDal centro di Carbonia, prendiamo verso ovest la via Roma che ci conduce fino alla stazione di Carbonia Sebariu, qui alla rotonda prendiamo l’uscita verso sud in via della Costituente, la seguiamo per centocinquanta metri ed arriviamo a un’altra rotonda, dove prendiamo la terza uscita che ci fa proseguire verso sud. Seguiamo questa strada per trecentocinquanta metri, lasciando alla destra le vecchie strutture minerarie, alla succesiva rotonda prendiamo la prima uscita, che ci porta sulla VIa Giovanni Maria lai, che, in cinquecento metri, ci porta di fronte all’edificio che ospita il Museo del Carbone. La vecchia grande miniera La prima miniera di carbone della Sardegna, completamente restaurata, ha riaperto i cancelli nel novembre 2006 con l’inaugurazione del Centro Italiano della cultura del Carbone nato con lo scopo di gestire e valorizzare il sito della ex miniera di Serbariu e dare vita ad un Museo fruibile da parte dei visitatori. Oggi, infatti, il Centro ospita il Museo del Carbone che ripercorre la storia della miniera di Serbariu attraverso il materiale raccolto, nella mostra permanente all’interno della lampisteria, della biglietteria, della sala argani, degli ambienti esterni e permette anche una visita della galleria sotterranea.

Carbonia-Museo del Carbone: il piazzale delle miniera di Sebariu Carbonia-Museo del Carbone: ingresso Carbonia-Museo del Carbone: ruote della sala organi Carbonia-Museo del Carbone: officine Carbonia-Museo del Carbone: Veduta panoramica delle due torri Carbonia-Museo del Carbone: un locomotore Carbonia-Museo del Carbone: la lampisteria

Carbonia-Museo di Paleontologia e Speleologia Edouard Alfred MartelUn poco più a sud, nel padiglione delle ex officine ossia nei locali forge e torneria, un edificio di circa 1700 metri quadrati, è stata localizzata la nuova sede del Museo di Paleontologia e Speleologia Edouard Alfred Martel dedicato allo speleologo, geografo e cartografo francese, considerato il padre della speleologia moderna e dell’idrologia sotterranea. Il Museo, fondato nel 1972, è divenuto Civico nel 1996 grazie alla donazione in comodato d’uso delle collezioni all’Amministrazione cittadina. La collezione storica è stata implementata con importanti reperti, in originale ed in calco, di grande interesse scientifico, che hanno consentito di rinnovare completamente i criteri dell’allestimento per il pubblico. Il tema centrale dell’esposizione si snoda attraverso quattro ampie sale espositive e riguarda i bioeventi ed i geoeventi registrati nelle rocce del sud ovest della Sardegna, con particolare attenzione verso i fossili in esse conservati.

La frazione Is Gannaus con la chiesa parrocchiale di San Marco Apostolo

alla rotonda che ci ha portati sulla VIa Giovanni Maria lai, prendiamo l’uscita successiva, che ci porta su una strada che continua verso sud lasciando alla destra le vecchie strutture minerarie, dopo novecento metri arriviamo a una rotonda dove prendiamo la seconda uscita, che ci fa imboccare verso sud la SS126 Sud Occidentale Sarda. Dopo ottocento metri, alla successiva rotonda, prendiamo la prima uscita che ci porta sulla via Michelangelo all’intero della frazione Is Gannaus (altezza metri 25, distanza in linea d’aria circa 4.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 18). Il vecchio casale di proprietà della famiglia Gannau, importanti proprietari terrieri cui in parte si deve il ripopolamento della frazione, si trova vicino al rio Santu Milanu, in una località denominata in passato Coderra, che in lingua sarda significa Spazio di terra in una zona acquitrinosa.

Carbonia-Is Gannaus: chiesa parrocchiale di San Marco ApostoloOra costituisce una zona residenziale in espansione urbanistica, posta nel lembo sudoccidentale del territorio Comunale di Carbonia, sorge infatti al confine con la frazione Is Urigus, appartenente al comune di San Giovanni Suergiu, e da alcuni viene considerato appartenente anch’essa a quest'ultimo. Prendendo, dalla SS126 Sud Occidentale Sarda, la prima uscita, arriviamo sulla via Michelangelo, la seguiamo per novecento metri la via Michelangelo, e troviamo, sulla destra della strada, la piazza San Marco, nella quale, al civico numero 1, si trova la piccola chiesa di San Marco Apostolo che è la parrocchiale della frazione Is Gannaus.

I resti della necropoli di Monte Crobu

Dalla rotonda dove avevamo imboccato verso sud la SS126 Sud Occidentale Sarda, proseguiamo per un chilometro ed ottocento metri saltando la deviazione che ci aveva condotti nella frazione Is Gannaus, ed arriviamo a uno svincolo, nel quale prendiamo l’uscita verso Perdaxius e Serbariu. Percorso lo svincolo per quattrocentocinquanta metri, continuiamo verso est sulla SP78bis, la seguiamo per un chilometro, e troviamo la deviazione in una strada bianca sulla destra, che conduce sul versante sud occidentale dell’altura di Monte Crobu, che lo congiunge al monte San Giovanni. Presa questa strada bianca, proseguiamo all’interno della vegetazione, saliamo sul monte Crobu e, dopo un lungo percorso, raggiungiamo la Necropoli di Monte Crobu costituita da diverse domus de janas scavate in un bancone di tufo trachitico, delle quali negli anni ottanta del novecento sono stati effettuati gli scavi che ne hanno portate alla luce le principali caratteristiche. La necropoli risale all’ultima fase del Neolitico, alla Cultura di San Michele di Ozieri, che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo.

Carbonia-Necropoli di Monte Crobu: ingresso della tomba ILa tomba I è la più interessante, dato che si tratta forse di una tomba Santuario. Nell’area antistante si trovano venti coppelle circolari, che dovevano servire per raccogliere le offerte rituali. Da un lungo corridoio si accede al primo ambiente, a pianta semicircolare con il soffitto inclinato verso l’esterno. Ai lati sono presenti due banconi, ed al centro è scavato un focolare rotondo. Da una porta incassata nella roccia, si accede al secondo vano, rettangolare, con il soffitto a doppio spiovente. Su ciascuno dei lati si aprono due cavità, tre sono cieche mentre dalla quarta si accede ad una piccola cella. Nella parete di fondo è scolpita una falsa porta. Nel corridoio d’ingresso sono stati trovati elementi di corredo, recipienti ceramici come il tripode, il vaso a cestello e la pisside, oltre a strumenti litici come lame, grattatoi, punte di freccia. I materiali rinvenuti sono esposti al Museo Archeologico di Carbonia, a Villa Sulcis. Purtroppo la tomba mostra i segni dell’incuria, diverse pareti sono state danneggiate con scritte fatte utilizzando bombolette spray, ed anche nella finta porta si può notare un foro, segno dei tentativi di picconare la parete, compiuto  sicuramente da tombaroli.

La frazione Funtanona

Dalla rotonda dove avevamo imboccato verso sud la SS126 Sud Occidentale Sarda, proseguiamo per due chilometri e mezzo e, all’altezza del cartello indicatore del chilometro 11, prendiamo la deviazione leggermente a destra, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a destra, nella strada che, in duevento metri, ci porta alle abitazioni della frazione Funtanona (altezza metri 40, distanza in linea d’aria circa 5.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 30), il cui nome significa Grande fontana, che si trova accanto alla SS126 Sud Occidentale Sarda lungo la riva sinistra del rio Santu Milanu. Era un casale ad economia agropastorale a sud del territorio del comune di Carbonia, ai confini con le frazioni del vicino territorio Comunale di San Giovanni Suergiu.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Carbonia effettueremo una deviazione verso est per visitare Perdaxius Narcao Nuxis e proseguiremo il nostro viaggio verso sud, passando per San Giovanni Suergiu.


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