68 carla del vais – nicolas garnier – gabriel m. ingo – salvatore sebis – laura soro viene sostenuta da alcuni studiosi un’origine “sardo-campidanese” 144 , sulla base dell’elevato quantitativo di rinvenimenti nel settore meridionale dell’isola 145 . Tuttavia, anche nell’Oristanese si registrano testimonianze sempre più cospicue 146 , così come non mancano attestazioni da diversi siti archeologici dell’entroterra, che documentano una circolazione di tali beni piuttosto capillare e diffusa, anche su aree geografiche isolate 147 . Circa i materiali oggetto del presente studio, si tratta di forme chiuse, non tutte dotate della caratteristica decorazione polita. I frammenti nn. 99-100 sono riferibili alla porzione superiore di una brocca, residua di orlo estroflesso con profilo arrotondato, collo troncoconico e ansa a nastro sopraelevata, impostata direttamente sull’orlo e dotata di lievi costolature sul lato esterno. L’impasto, mal cotto, bruno-grigio al nucleo, arancio in superficie per il n. 100 148 , si presenta duro, compatto e dalla tessitura piuttosto fine, con numerosi inclusi di piccole dimensioni di colore biancastro, grigio e nero. Sebbene entrambi privi di decorazione, i due manufatti possono essere associabili, per morfologia e per caratteristiche macroscopiche dell’impasto, alle ceramiche comuni solitamente identificate come “ceramica con decorazione polita a stecca/campidanese”: due confronti piuttosto puntuali, infatti, consentono di accostare i frammenti in esame a due esemplari rinvenuti a Cagliari, a Sant’Eulalia 149 e in Vico III Lanusei 150 . Presenta, invece, la tipica decorazione polita a stecca, costituita da brevi linee parallele disposte a raggiera lungo la spalla, il reperto n. 101, un frammento di collo e spalla pertinente ad una brocca. Infine, si segnala un frammento di brocca monoansata, residua anch’essa di orlo estroflesso, collo e attacco di ansa, tendente ad una sopraelevazione (n. 102), di attribuzione incerta. Per il profilo morfologico esso richiama i manufatti sopra descritti, sebbene non solo sia privo di steccature, ma sia dotato di un impasto più grossolano rispetto ai precedenti. Va segnalato, tuttavia, che da un punto di vista della composizione (per lo più 144 Tronchetti 1996: 106-107. 145 Oltre alla necropoli di Pill’e Matta di Quartucciu (cf. supra, nota 141), cospicui recuperi provengono dal territorio di Sinnai-CA (Ibba 2001). Negli anni successivi il numero delle attestazioni nel Cagliaritano è stato ulteriormente incrementato dai rari rinvenimenti effettuati presso le aree archeologiche cagliaritane di Sant’Eulalia (Pinna 2002: 301-307) e Vico III Lanusei (S. Dore in Martorelli – Mureddu 2006: 163-72). 146 Si vedano, ad esempio, i rinvenimenti presso l’area archeologica di Cornus, per i quali è stata proposta una datazione compresa tra V e VI secolo (Bosio – Maestri – Sereni 2000: 301). 147 Per i materiali editi si rimanda ai riferimenti bibliografici in S. Dore in Martorelli – Mureddu 2006: 165. In relazione all’entroterra oristanese, si segnalano i recenti rinvenimenti di alcuni esemplari molto frammen- tari individuati alle pendici del Monte Arci, presso il sito Su Forru de is Sinzurreddus di Pau (OR), oggetto di indagini archeologiche condotte da C. Lugliè nell’ambito della ricerca sull’ossidiana del Monte Arci, dove, oltre alle fasi di frequentazione preistorica e protostorica, sono emerse testimonianze di una frequentazione di carattere domestico anche in età tardoantica (Soro 2012-2013). 148 Presente su quasi l’intera superficie una patina grigio scura e beige diffusa. 149 S. Dore in Martorelli – Mureddu 2006: 165-66, tav. C48.44. 150 Pinna 2002: 300, tav. 5, 2.