Melqart o Melkart o Melekkart (da melek = “padrone” e kart = “città”, quindi “padrone della città” di Tiro) era il dio dei Tiri e può essere considerato quasi come personifi- cazione del genio fenicio. A lui i Fenici attribuivano l’ispi- razione del loro mirabile alfabeto, superiore ai sistemi di scrittura usati dagli Egizi e dai Babilonesi, l’impulso alla navigazione e al commercio. Dio solare, ebbe spesso figu- ra di guerriero splendente terribile invitto e fu assimilato dai Greci al loro eroe Eracle. Fu adorato anche in Cartagi- ne al tempo della monarchia. Le testimonianze del suo culto in Sardegna sono un nome d’incerta lettura in un’im- portante iscrizione tharrense, purtroppo barbaramente martoriata dagli scavatori; alcuni toponimi ellenizzati; l’effi- gie di Ercole nella faccia principale della piccola base voti- va sulcitana (cfr. p. 194). Divinità alessandrine. Il loro culto dovett’essere impor- tato durante il periodo in cui Cartagine fu in stretti rappor- ti commerciali con l’Egitto dei Tolomei, a decorrere dagli ultimi tempi del IV secolo a.C. Gli dei, ovviamente, erano adorati nei templi. Della forma di questi, come pure del culto in essi praticato, trat- terò nella parte archeologica del presente libro, nella qua- le mi occuperò anche dell’iconografia ossia della forma ar- tistica, con la quale eran rappresentati gli dei punici. SARDEGNA PUNICA 88