Sant’Imbenia 129 entrano nella sfera del rosso, 5YR 4/3 reddish brown e 10YR 5/8 yellowish brown, ma l’intensità non è mai molto alta, con valori di L* che non superano il 40, di a* compresi tra 13 e 17 e di b* tra 11 e 15, le matrici hanno il cuore nero, segno di cottura e ossidazione incomplete, ed è possibile osservare macchie di colore più intenso sulle superfci, da imputare al contatto tra manufatti o tra manufatti e combustibile all’interno della struttura in cui sono stati cotti. I dati emersi dallo studio delle ceramiche da mensa mostrano una maggiore variabilità nell’u- so degli impasti: le brocche sono state realizzate sia con il materiale argilloso con frammenti di rocce vulcaniche, sia con materiale che si caratterizza per la presenza di flladi e litareniti, così come è avvenuto per la realizzazione di scodelle, boccali, vasi a collo, lucerne, ollette e piatti. In linea generale, questi manufatti sono caratterizzati da matrici in cui predominano la frazione argillosa semifne e quella grossolana, mediamente anisotropa; la porosità oscilla da media, nei campioni con frammenti di flladi e litarenti, a medio bassa, nei campioni con frammenti di rocce vulcaniche. Nei campioni che mostrano un livello di porosità più alto, tra il 10 ed il 15%, i pori hanno forme da subarrotondate a subangolose e dimensioni da grandi a piccole, mentre negli altri, dove la porosità registrata si attesta attorno al 10%, prevalgono nettamente pori di forma arrotondata e piccole dimensioni. I pori sono isoorientati, con una maggiore concentrazione di quelli piccoli e arrotondati nel cuore e di quelli più grandi e allungati lungo le superfci. Gli inclusi hanno addensamento medio, mai superiore al 15%, distribuzione sia bimodale sia unimodale, forme spigolose. Troviamo infne un grande gruppo costituito esclusivamente da ciotole che sono caratterizzate da matrici vulcaniche in cui predominano la frazione argillosa semifne e fne e una bassa aniso- tropia. La porosità è bassa, mai superiore al 10%, con pori di forma principalmente arrotondata e piccole dimensioni, isoorientati e maggiormente presenti nel cuore; i pori di forma allungata, numericamente più scarsi, hanno dimensioni comprese tra 1 e 2 mm, sono anche essi isoo- rientati e distribuiti lungo le superfci. Gli inclusi hanno addensamento medio basso, intorno al 10%, distribuzione sia unimodale che bimodale, forme sia arrotondate che spigolose. Le differenti peculiarità mineropetrografche dei materiali di origine hanno determinato alcu- ne diversità nelle caratteristiche tecnologiche dei manufatti: le ciotole sono le meno porose, con un livello di porosità intorno al 10%, le brocche con i frammenti di rocce vulcaniche occupano una posizione intermedia, con un livello compreso tra il 10 ed il 15%, le scodelle, i vasi a collo, il boccale, la lucerna, il piatto e l’olletta sono i più porosi, con un livello uguale o di poco superiore al 15%. A prescindere da questo aspetto, si osserva una certa omogeneità nelle scelte tecnologiche che ha portato alla realizzazione di manufatti poco permeabili, con matrici compatte, depu- rate e resistenti, pareti abbastanza sottili e regolari. Tutti i campioni sono stati realizzati con la tecnica del colombino e dalle osservazioni al microscopio ottico a luce trasmessa e dall’analisi di immagine i pori e gli inclusi più esterni appaiono allungati e orientati parallelamente alle superfci, con forme tondeggianti e basso addensamento, conseguenza della rifnitura fnale del manufatto; nella matrice i pori e gli inclusi hanno orientamento e direzione casuali, con andamenti discordanti in prossimità delle giunture dei cercini, dove i pori sono più piccoli e hanno forme allungate. Le brocche, le ciotole e le scodelle si distinguono per avere un mag- gior grado di raffnatezza e regolarità, elementi che permettono di ipotizzare l’uso del tornio lento almeno per le ultime rifniture. Solo due brocche hanno le superfci esterne levigate, mentre i restanti campioni sono stati lucidati. Le tracce del trattamento sono quasi assenti e poco profonde, hanno copertura totale, andamento parallelo e direzione obliqua. L’effetto fnale è lucido, anche se non molto brillante. Nei vasi di forma aperta la rifnitura è analoga nelle due superfci, mentre in quelli di forma chiusa è migliore sulla superfcie esterna. La stessa uniformità che si osserva nel modellamento e nel trattamento superfciale è stata riscontrata nella cottura. Dalle analisi mineralogiche XRD è emersa la presenza di minerali di neoformazione in quasi tutti i campioni, a prescindere dall’impasto di partenza: ghelenite e diopside; la presenza di ematite è costante e va da bassa a media, i fllosilicati sono presenti in tracce e la calcite è assente. Questi dati permettono di ipotizzare temperature di cottura superiori agli 850° C. Le osservazioni sul colore hanno messo in luce una situazione abbastanza omogenea: come nel caso delle ceramiche da fuoco, le superfci rientrano nella sfera del rosso, comprese tra 5YR 4/3 reddish brown e 10YR 5/8 yellowish brown, sono lucide e con poche macchie di colore più o meno intenso o di nero fumo. Il valore di L* è al di sotto di 50, compreso tra 42 e 49,