società tradizionali. La semplificazione biologica dei territori colonizzati è un fenomeno tipico, così come il disboscamento. Il mercato aveva assegnato un ruolo “monoculturale” alla Sardegna, la produzione lattiero – casearia di derivazione ovina: agli inizi del Novecento, mentre tonnellate di carbone vegetale continuavano ad ammassarsi nei punti di imbarco per l’esportazione, il pecorino romano trovava sbocchi di mercato nell’America del Nord e del Sud, ma non aveva materia prima sufficiente per rispondere ad un aumento dell’offerta, dovuta anche ai molti emigrati italiani. Il mercato mondiale trovò nella Sardegna disboscata il terreno pascolativo per rispondere alle proprie esigenze, per cui con il marchio del pecorino romano fu esportato il formaggio sardo. Il patrimonio ovino crebbe a dismisura, non trovando più né competizione ecologica né concorrenza economica. La percezione stessa del paesaggio sardo cambiò: il gregge biancheggiante nell’erba verde, all’ombra del nuraghe, divenne la cartolina caratterizzante il modello del paesaggio sardo, in luogo delle foreste vergini descritte dai viaggiatori dell’800. 2.16 L’equivoco di Le Lannou Il giudizio sulla mediocrità della foresta sarda, contenuto nel famoso studio giovanile di Le Lannou, “Pastori e contadini di Sardegna”, peserà notevolmente sulla considerazione che gli osservatori ebbero della consistenza boschiva originaria dell’isola. Negli anni ’30 il geografo francese descrisse così il paesaggio vegetale dell’isola: Due fatti, in Sardegna, colpiscono immediatamente: la mediocrità della foresta e l’esuberanza della macchia. Ci si chiede se la macchia è il risultato di una degradazione della foresta o se è una forma primaria della vegetazione sarda. Così il problema dell’origine della macchia rimanda ancora una volta al problema generale del ruolo giocato dall’uomo nella formazione dei paesaggi vegetali attuali (Le Lannou, 1979, p. 61). Il geografo colse un motivo di fondo della formazione del paesaggio sardo, ossia il rapporto tra l’attività dell’uomo, pastore e contadino, e la vegetazione, che con il tempo, nella storia, finisce per essere modificata in nuove forme. Nello stesso modo, nel cercare di andare all’origine del rapporto di causa ed effetto, si arenò sul dilemma: “Viene prima l’uomo o la macchia?”. Le Lannou parla di macchia foresta che arriva sino a sette metri d’altezza, con piante di corbezzolo, erica, alaterno e lentisco gigantesche: Questa formazione complessa e, in certe condizioni, lussureggiante, è una formazione primaria o deve essere considerata come una forma di degradazione della foresta? Il problema non è, evidentemente, inessenziale per uno studio di geografia umana. Vi ritroviamo, in forma diversa, il dibattuto problema delle vocazioni forestali dell’isola. È certo che vaste estensioni di macchia alta rappresentano i resti d’una macchia “secondaria” dovuta a una regressione recente della foresta (Le Lannou, 1979, p. 67). Le Lannou riconosce dunque che la macchia-foresta è una regressione recente della foresta, cioè improvvisa, dovuta ad un evento traumatico, come può essere il trattamento a taglio raso di tutte le piante di leccio e la crescita improvvisa delle specie, corbezzolo, erica, fillirea, lentisco, che costituivano il piano sottomesso del precedente bosco: mancano le specie eliofile, come il cisto, il mirto, la lavanda, il ginepro. Ma: Vi è anche una macchia “primaria”, che non deve nulla alla foresta. Il botanico nota che essa ospita le specie basse eliofile che la macchia secondaria, per la sua stessa origine, non può possedere. Il passante è colpito dallo sviluppo rigoglioso dei suoi arbusti, che contrasta con la magrezza delle specie arborescenti che racchiude. (...) Bisogna ammettere dunque che questo tappeto spesso e duro è una formazione originaria, priva d’alberi per legge naturale, geneticamente indipendente dalla foresta (Le Lannou, 1979, p. 68). La macchia bassa e arbustiva era talmente diffusa nel periodo post-disboscamento, che Le Lannou si convinse che essa era la naturale e originaria formazione vegetale dell’isola. Il tipo di macchia descritta dal geografo francese, invece, era