a Bellicapelli, – per tutti i diavoli, sergente, fate cori-
care i soldati con pidocchi da una parte e i soldati
senza pidocchi dall’altra. Capito, sergente?
– Signorsì, signor capitano.
Allora il soldato Sciarlò fece tre passi avanti:
– Va bene, – disse. – Vuol dire che da una parte co-
richerà il signor capitano e dall’altra, il caposaldo
tre, – e, così dicendo, si mise la mano dentro, tra pel-
le e camicia, e ne trasse fuori il pugno chiuso, l’aprì e
lasciò cadere ai piedi del capitano una manciata di
pidocchi.
– Brutta carogna, – urlò il capitano facendo un sal-
to indietro.
Sciarlò lo guardava con quel suo volto ingenuo e
distratto. Noi ridevamo sotto i baffi ispidi di freddo.
Subito il capitano medico abbandonò il ricovero e
s’avviò nel camminamento per fare ritorno al suo
ospedaletto da campo, in mezzo al boschetto di be-
tulle.
Durante la notte, il capitano medico pensò a lungo
ai pidocchi del caposaldo tre. Si sognò, addirittura,
di essere diventato un pidocchio e che quel maledet-
to cuciniere del caposaldo tre lo gettasse a bollire
dentro la marmitta.
La mattina dopo, un ordine col telefono da campo
arrivò al caposaldo tre da parte del capitano medico.
Diceva:
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