allai con il suo Museo ed i numerosi importanti siti archeologici che si trovano nei dintorni
In questa tappa del nostro viaggio, da Busachi faremo una deviazione verso sud e ci recheremo ad allai che visiteremo con il suo centro nel quale si trova il Museo MIDA ed i suoi dintorni nei quali si trovano numerosi importanti siti archeologici. La regione storica del BarigaduSulla sponda meridionale del lago Omodeo, il più grande lago artificiale dell’Isola, si affaccia il territorio del Barigadu uno dei distretti amministrativi dell’antico Giudicato d’Arborea. Il Barigadu è una regione storica della Sardegna centrale che si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano. I comuni che ne fanno parte sono allai, Ardauli, Bidonì, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu. Ne facevano parte anche i comuni che oggi sono considerati appartenenti alla regione storica del Guilcer. Grazie al clima soleggiato, ma non arido, vi si trovano molte foreste di sughero e di quercia e ovviamente macchia mediterranea, come anche alcune specie di animali rari, come cervi sardi, cinghiali, volpi, lepri sarde e molti tipi di uccelli tra i quali anche l’aquila. Il paesaggio della regione storica del Barigadu è composto da una vasta distesa pianeggiante arricchita da una serie di colline. In viaggio verso allaiDal centro di Busachi prendiamo verso ovest la via Brigata Sarrari e la seguiamo finché esce dall’abitato come SS388 del Tirso e del Mandrolisai dirigendosi verso Fordongianus, la seguiamo per circa sei chilometri, poi svoltiamo a sinistra sulla SP96 che in circa altri sei chilometri ci porta all’interno dell’abitato di allai. Dal Municipio di Busachi a quello di allai si percorrono 13 chilometri. Il piccolo comune chiamato allaiIl comune di allai (altezza metri 52 sul livello del mare, abitanti 355 al 31 dicembre 2021) è una piccola comunità di collina che basa la sua economia soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento, immersa nello spettacolare panorama del monte Grighine e del rio Massari da cui dista un centinaio di metri, alcuni chilometri prima che lo stesso si congiunga col fiume Tirso. Il territorio Comunale, circondato da una natura ricca e spettacolare, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono dai cinquanta metri sul livello del mare dell’abitato a qualche centinaio delle colline e piccoli altipiani che lo circondano, fino ai 672 metri di quota del monte Grighine . Origine del nomeNelle Rationes Decimarum del 1341 l’abitato viene citato come allay per poi essere modificato diverse volte, in Alay sotto la dominazione catalano aragonese, Alai durante quella spagnola, ed infine allai nella denominazione odierna. Il nome è di origine oscura, molto probabilmente presardiano e prelatino. Una prima interpretazione lo farebbe derivare dal semitico El-alah, ossia luogo divino, casa di Dio, mentre stando ad alcuni ritrovamenti archeologici, il nome del paese potrebbe essere derivato dalla parola fenicia allal che significa valle, sito circondato, luogo umido. Il glottologo Massimo Pittau nota, invece, che la sua originaria pronunzia sarebbe stata Allái al pari di Gorofái, Olzái, Onifái, come lascia intendere la più antica citazione allay, ed In virtù di questa sua pronunzia, il nome Allái probabilmente sarebbe da confrontare col fitonimo latino Alium, aleum, alleum, allius che indica l’aglio, e che risulta di origine ignota. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite e olivo. Parte della popolazione si dedica alla zootecnia, e si allevano bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore industriale risulta di dimensioni molto modeste; si registrano imprese che operano nel solo comparto dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. L’artigianato occupa un posto di primo piano, oltre che per l’economia locale, anche dal punto di vista turistico, particolarmente interesante è infatti la lavorazione della Iscannos, le tipiche sedie di legno ottenute intrecciando il giunco. Il paese, immersa in una suggestiva cornice paesaggistica da cui si gode lo spettacolare panorama del monte Grighine, con la sua lunga cresta detta Perda Muraggi di roccia dura quarzosa, e del rio Massari, attira un discreto flusso turistico sul posto. Il Grighine, ricoperto dalla tipica vegetazione mediterranea e con diverse specie faunistiche che vi dimorano, è stato definito un angolo di Svizzera nel cuore della Sardegna. La strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è abitato fin dalla preistoria, rimangono del periodo varie tombe dei giganti e statue menhir scolpite con varie forme geometriche, alcune delle quali sono presenti nel Museo della statuaria preistorica di Laconi, oltre a numerose torri nuragiche, Tombe di giganti, domus de janas. In età romana l’area diviene un importante crocevia per l’accesso alle zone più interne della Sardegna lungo la strada che collega Caralis ossia Cagliari a Turris Libisonis ossia Porto Torres, toccando Uselis ossia Usellus e Forum Traiani oggi Fordongianus, come testimoniato dal ponte romano Su ponti ecciu a poche centinaia di metri dall’abitato. Durante il periodo medioevale allai fa parte della curatoria del Barigadu nel Giudicato di Arborea. I rappresentanti del borgo partecipano ai preliminari della pace del 24 gennaio 1388 fra Eleonora d’Arborea e gli Aragonesi. Nel 1410 appartenne ai Marchesi di Oristano fino al 1481, quando viene concesso in feudo al catalano Gaspare Fabra, per poi passare in mano, nei secoli successivi, ad altre casate come i Torresani, i Cervellon, i Guiso, fino al 1790 circa, anno in cui diviene patrimonio demaniale. L’anno successivo il feudo viene acquistato dalla sassarese Teresa Delipari e diventa il Marchesato di Busachi, nel 1790 passa alla famiglia Manca, a cui rimane fino al 1839. Dal 1821, con l’istituzione dei mandamenti che limitano i poteri dei feudatari, entra a fare parte di quello di Busachi, ricadente nella Provincia di Oristano. Abolita quest’ultima nel 1848, a seguito della fusione della Sardegna al regno d’Italia, allai entra a far parte della divisione amministrativa di Cagliari, che viene ricostituita come Provincia dal 1859. Del comune di allai nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a allaiAd allai è attivo il Coro PolifonicoS’Armonia di allai, in grado di allietare con le sue esibizioni gli abitanti ed i visitatori del paese. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a allai, il 16 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, ed il 19 gennaio la Festa di San Sebastiano, che si concludono con il falò in Sa pratza ’e su fogalone, che è appunto la piazza del falò; a febbraio, i festeggiamenti del Carnevale allaese con sfilata dei carri allegorici e maschere, seguita dalla zeppolata; il 15 maggio, la Festa di Sant’Isidoro protettore degli agricoltori e dei pastori; il 16 maggio, la Festa patronale dello Spirito Santo; dal 15 luglio al 15 agosto, l’Estate allaese con un programma ricco di lezioni di ballo, commedie, spettacoli di burattini, serate folk e tanto altro ancora; a inizio agosto, S'Arreppiccu, un evento musicale e conviviale per conoscere e ascoltare la magia del suono delle campane; l’8 settembre, la Festa della Madonna del Rimedio nella chiesetta che le è stata intitolata nell’immediata periferia del paese; a dicembre, ormai da diversi anni si ripropone la Macellazione del maiale secondo l’antica tradizione in Sa pratza ’e su fogalone ossia in piazza del falò, e tutte le parti del maiale vengono preparate e cotte per essere poi distribuite tra i presenti, che fanno Festa fino a notte inoltrata. La Festa di Sant’IsidoroAd allai, tra le manifestazioni più sentite, vanno citati i Riti solenni in onore di Sant’Isidoro, che si tengono il 15 maggio. è questa una Festa di chiara matrice pagana, con relativamente recenti sovrapposizioni religiose, che sopravvive ancora nonostante le mutate condizioni socio economiche. Si tratta infatti di un rito di ringraziamento che coloro che si dedicavano al lavoro nei campi, agricoltori, pastori, massaios, rivolgevano al loro Santo protettore. I riti, analoghi a quelli di altre comunità, comprendono solenni processioni cui partecipavano un tempo gioghi di buoi e carri addobbati a festa, sostituiti negli ultimi tempi dai trattori. La sera i festeggiamenti proseguono con canti, balli e bevute. Congiuntamente a Sant’Isidoro si festeggia lo Spirito Santo, poichché tradizione vuole che proprio in tale giorno si sia dato avvio ai lavori per la costruzione della chiesa parrocchiale ad esso dedicata. Visita del centro di allaiL’abitato di allai, che mostra segni di espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di pianura. Il centro storico presenta un’atmosfera fiabesca. Ubicato tra verdi colline, da sempre paese di passaggio, è considerata la porta verso le Barbagie fino dai tempi delle incursioni romane, che avevano tentato invano di assoggettare queste comunità alla loro cultura. Qui si trova una parte della Sardegna che, pur nell’evolversi degli usi e delle tradizioni, ha conservato un ambiente intatto e incontaminato. All’interno del centro storico sono presenti pittoreschi esempi di architettura domestica, e anche i murali che rappresentando scene di vita paesana e che mirano tra l’altro anche al recupero degli antichi mestieri artigiani. Il MunicipioArrivando ad allai da nord con la SP96, subito dopo il segnale che indica il chilometro 1 della SP96, questa strada provinciale entra nell’abitato, mentre parte a destra la via Is Argiolas all’inizio della quale si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese. Prendiamo la via Is Argiolas che si dirige verso sud ovest, la seguiamo per poco più di duecento metri ed arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la terza uscita che è la via Ponte Nuovo la quale si dirige verso est e porta nel centro dell’abitato. Dopo appena una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 3 della via Ponte Nuovo, l’edificio che ospita la sede del Municipio di allai, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che fornscono i loro servizi agli abitanti del paese. Il Campo da Tennis ComunaleSul retro dell’edificio che ospita il Municipio di allai, è presente il suo Campo da Tennis Comunale, al quale si accede costeggiando la sua fiancata destra, dotato di tribune in grado si ospitare una cinquantina di spettatori, nel quale praticare come disciplina appunto il gioco del tennis. Il Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque ComunaleProprio di fronte al Municipio di allai, all’altro lato della via Ponte Nuovo, ossia alla sua destra, si trova il suo Campo da Calcetto Comunale, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado si ospitare una cinquantina di spettatori, nel quale praticare come disciplina il gioco del calcio e del calcetto ossia di calcio a cinque. Il Civico Museo di allaiPassato l’edificio che ospita il Municipio, proseguiamo verso est lungo la via Ponte Nuovo e, dopo poco meno di duecento metri, la strada va ad immettersisu una traversa, dove prendiamo a destra la via Vittorio Emanuele. Dopo un’ottantina di metri arriviamo a un bivio, nel quale prendiamo verso destra la via della parrocchia, la seguiamo per centocinquanta metri, ed alla sinistra della strada, al civico numero 17, si affaccia la Casa Saba, un’abitazione tipica di Ollai, che è stata interessata da un prezioso intervento di recupero strutturale sia all’interno che nei suoi spazi esterni. La casa ospita il Ci.M.A., che è il Civico Museo di allai, un piccolo Museo raccolto e dinamico inaugurato nel 2015, nel quale i reperti esposti vengono cambiati periodicamente, con le pareti rivestite di foto a grandezza naturale che fanno dimenticare di essere al chiuso. Il Museo si compone di due sezioni. La prima è dedicata ai reperti archeologici di età prenuragica, nuragica, romana e medievale. La seconda sezione, situata all’esterno della Casa Saba, è una mostra etnografica di oggetti ed arredi dello scorso secolo che rievocano le attività quotidiane dell’agricoltura, dell’allevamento, della vendemmia e della tessitura, tra cui, ad esempio, alcune installazioni sulla lavorazione della farina e sulla produzione dell’olio d’oliva. Il Museo, oltre ad esporre dei reperti unici del territorio tra i quali i menhir, è arricchito da schermi che proiettano video molto interessanti, e da grandi pannelli con descrizioni dettagliate e bellissime foto dei siti. Interessante la proposta di visita guidata ad alcuni dei più significativi siti del territorio. Nella piazza Sant’Isidoro si affaccia il Civico Museo di allaiDalla porta del retro della Casa Saba che ospita il Civico Museo di allai si accede alla suggestiva Piazza Sant’Isidoro. Sulla piazza si affacciano delle logge del Museo che contengono ognuna una tipologia di oggetti e attrezzi degli antichi mestieri, ossia la macina e la pressa per l’olio, il forno e gli oggetti per la panificazione, il telaio, l’impagiatrice, un vecchio carro. Le case che si affacciano sulla piazza sono tutte ben restaurate, principalmente di trachite rossa, messa in evidenza nei bordi di porte e finestre. Il Museo è il perno del progetto attorno al quale ha ruotato un processo di riqualificazione del centro storico, un percorso che ha restituito l’originario fascino atavico alla piazza Sant’Isidoro, cornice del Museo Etnografico a cielo aperto, e al reticolato di viuzze che la circondano. La piazza del falòPassato il Civico Museo di allai, proseguiamo verso est lungo la via Ponte Nuovo e, dopo poco più di una cinquantina di metri, vediamo alla destra della strada affacciarsi la Piazza del falò, chiamata Sa pratza ’e su fogalone. Si tratta di una bella piazza con al centro il ripiano sul quale si accendono i falò, quello del 16 gennaio a conclusione della Festa di Sant’Antonio Abate, e quello del 19 gennaio a conclusione della Festa di San Sebastiano. Qui si svolge, inoltre, a dicembre un altro evento, uno dei più importanti tra le manifestazioni di allai, che è la Macellazione del maiale secondo l’antica tradizione, quando tutte le parti del maiale vengono preparate e cotte per essere poi distribuite tra i presenti, che fanno Festa fino a notte inoltrata. La chiesa parrocchiale dello Spirito SantoNel centro storico dell’abitato caratterizzato da antiche case in pietra, proseguiamo lungo la via della parrocchia e, percorsa una cinquantina di metri dalla piazza del Falò, nel punto dove parte a destra la via Bau Accas, vediamo aprirsi alla destra della via della parrocchia uno spazio piastrellato chiamato piazza della chiesa, all’interno del quale si affaccia la chiesa dello Spirito Santo e della Madonna del Rosario, che è la parrocchiale di allai. Questa chiesa è stata edificata nel cinquecento in stile tardo gotico con l’impiego della caratteristica trachite rosa del posto, ed ha subito negli anni diversi rifacimenti. Rimane della fabbrica iniziale nella facciata il sontuoso portale riccamente decorato con eleganti colonnine laterali sormontate da capitelli lavorati con motivi floreali e una doppia spirale, sovrastato dal grande rosone e dal campanile a vela, e rimane anche la parte alta dell’interno. L’aula è a una sola navata, luminosa, ampia e semplice, ed è scandita da archi a sesto acuto, terminante con un presbiterio coperto da volte a crociera. L’interno a una sola navata è molto luminoso, ampio e semplice: sui due lati si aprono sette cappelle, le prime quattro a partire dal presbiterio risalgono al periodo di costruzione della chiesa mentre le altre sono state aggiunte successivamente. La chiesa dello Spirito Santo conserva al suo interno notevoli arredi sacri, tra i quali un turibolo d’argento e una navicella, entrambi cinquecenteschi. Molto interessanti sono anche due piatti dorati, utilizzati sia per la questua sia come strumenti musicali durante i riti della Settimana Santa. Tra gli arredi sacri spiccano inoltre un importante Cristo alla deposizione dalla croce seicentesco, una croce in argento rossiccio cinquecentesca, una statuina delle anime del purgatorio e un’acquasantiera risalente al periodo giudicale. Ogni anno ad allai, presso la parrocchiale dello Spirito Santo, il 16 maggio si celebra la Festa patronale dello Spirito Santo, che segue la Festa di Sant’Isidoro protettore degli agricoltori e dei pastori, che si tiene il gorno precedente, ossia 15 maggio. Entrambe queste celebrazioni si svolgono con cerimonie religiose che hanno inizio con la processione religiosa che porta il simulacro di Sant’Isidoro accompagnato dai cavalieri e con i trattori addobbati a festa, seguita dalla messa solenne. Queste cerimonie sono affiancata da numerose manifestazioni civili, che prevedono tra l’altro esibizioni di cori polifonici e gruppi folcloristici, e che sono solitamente seguite anche da balli in piazza. In genere il giorno successivo si tiene una cena conviviale paesana nella piazza del Falò. Il Monumento ai CadutiDa dove dalla via della parrocchia parte a destra la via Bau Accas, proseguendo lungo la via della parrocchia vediamo aprirsi alla sua destra la piazza della chiesa, la seguiamo costeggiando la fiancata sinistra della chiesa parrocchiale dello Spirito Santo. Dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada una rotonda, la quale separa la via della parrocchia dalla via Vittorio Emanuele, ed al centro della rotonda è presente il Monumento ai Caduti di allai in tutte le guerre. Si tratta di un monumento costituito da una statua in trachite rosa, che rappresenta un soldato che sostiene un compagno colpito dal fuoco nemico. La chiesa di Nostra Signora del RimedioDalla via della parrocchia che procede verso est, arrivati a vedere alla sinistra la rotonda con al centro il Monumento ai Caduti, svoltiamo a sinistra e poi subito a destra e prendiamo la via Vittorio Emanuele che si dirige anch’essa verso est. Dopo una novantina di metri arriviamo a un bivio, dove prendiamo leggermente a sinistra la via Santa Maria lungo la quale, dopo pochi metri, vediamo sulla destra il cancello passato il quale inizia il vialetto di accesso alla chiesa di Nostra Signora del Rimedio. Si tratta di una piccola chiesa eretta alla periferia del paese, realizzata presumibilmente nel trecento in pietrame locale dove risalta la trachite rosa. Si presenta con un’aula rettangolare scandita in tre campate da pilastri in calcestruzzo, che sorreggono le capriate e la copertura lignea. Le pareti della chiesa sono intonacate, pitturate e prive di qualsiasi elemento decorativo. La pavimentazione è in cotto con inserti di travertino. La devozione alla Madonna del Rimedio è molto antica dato che con ogni probabilità si deve far risalire a San Giovanni de Matha, provenzale, che, mentre stava dicendo la sua prima messa, ebbe la visione di un angelo con una croce rossa e blu sul petto e le sue mani sulle teste di due prigionieri. Giovanni de Matha ha fondato nel 1198 l’Ordine dell’Ospedaliere della Santissima Trinità e dei prigionieri, comunemente chiamati Trinitari, con lo scopo di liberare i prigionieri di guerra, specialmente i Cristiani che si trovavano in catene presso i Musulmani. Sul loro abiti ha messo la croce che aveva visto sull’angelo e, ha scelto come patrona la Madonna del Buon Rimedio, una devozione popolare nella sua patria provenzale, tanto che si rivolgeva sempre a Maria del Buon Rimedio per ottenere aiuto nella sua attività di liberazione degli schiavi cristiani. |
Nella chiesa intitolata a Nostra Signora del Rimedio è conservata una statua lignea della Madonna che si ritiene provenga dalla chiesa che era presente nel villaggio di loddu, orami scomparso da molto tempo. Ogni anno, nella chiesa che è stata intitolata a Nostra Signora del Rimedio situata nell’immediata periferia del paese, l’8 settembre si svolge la Festa della Madonna del Rimedio, al termine di una novena che inizia il 30 agosto, durante la quale si tiene ogni sera la Santa messa. Il giorno della Festa si svolge la solenne processione con il simulacro della Madonna, seguita dalla messa solenne. Oltre a queste celebrazioni religiose, si tengono anche manifestazioni civili e balli in piazza sia nel giorno della Festa che in quello successivo. Il Cimitero ComunaleDalla via Vittorio Emanuele avevamo preso leggermente a sinistra la via Santa Maria e, passata la chiesa di Nostra Signora del Rimedio, proseguiamo lungo questa strada che poco dopo inizia ad affiancare la SP96, la quale scorre alla sua sinistra muovendosi costeggiando a nord tutto l’abitato. Percorsi lungo la via Santa Maria circa duecentocinquanta metri, alla destra di inizia a vedere il muro di cinta del Cimitero Comunale di allai, e qualche decina di metri più avanti, sempre alla destra della strada, di trova il suo cancello di ingresso. Il Campo da Calcio ComunaleDalla via della parrocchia, subito prima della piazza della chiesa, prendiamo a destra la via Bau Accas. La seguiamo per circa duecento metri, poi la strada svolta a sinistra, proseguiamo a sinistra per una settantina di metri e vediamo, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso del Campo da Calcio Comunale di allai, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare una novantina di spettatori. In questo campo gioca le sue pertite casalinghe la squadra di calcio della città, che è la Società Polisportiva allai 1980, nata nel 1980, la quale milita nel girone e sardo del campionato di Seconda Categoria. La casa sull’albero di allaiPassato l’ingresso del Campo da Calcio, la strada svolta leggermente a destra e poi subito dopo a sinistra per costeggiare la sponda del rio Massari, il piccolo fiume che scorre a sud del paese. Percorsa appena una settantina di metri, alla destra della strada si vede la casa che è stata edificata su un grosso albero di eucalipto. Si tratta di una struttura in legno creata da Daniele del Grande, dell’associazione Abitalbero che progetta architetture sostenibili, è di proprietà Comunale ed è sempre aperta gratuitamente al pubblico. La sua altezza si innalza per tre piani sulle rive del rio Massari. La casa sull’albero di allai è facilmente scalabile attraverso ripide scale molto robuste che attraversano i tre piani panoramici dell’albero, dal quale si può godere di una panoramica vista sul fiume e sul paese. L’area risulta molto tranquilla, attrezzata con alcuni tavoli per il pic nic e con un’altalena. Visita dei dintorni di allaiPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di allai, sono stati portati alla luce i resti di numerose domus de janas; dei Nuraghi semplici di Sa Pala de Sa Cresia, ’e Prunas; dei Nuraghi complessi Ghenna Illighi, e Pranu Ollisa; ed inoltre dei Nuraghi Arasseda, Arasseda II, Arrazzargius, Codinedda, Foroju, Leonedu, Mariana, Narbonis, Pranu Margiani, Pranu Ollisa II, S’Isca ’e Nurachi, S’Utturu de Sa Idi, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. I resti archeologici rinvenuti nei dintorni di allaiLe caratteristiche geomorfologiche del territorio nei dintorni di allai sono state particolarmente apprezzate dall’uomo durante i secoli della civiltà nuragica, che nella salubrità degli altipiani e nella ricchezza dei corsi d’acqua ha individuato l’habitat ideale. Così i Nuraghi costituiscono, anche qui ad àllai, la peculiarità del paesaggio archeologico, tanto che li ritroviamo lungo il ciglio degli altipiani a dominio di ampie porzioni di territorio come a Arasseda, a Sa Pala de Sa Cresia, a Pranu Margiani e Codinedda a seguire discreti le vie d’accesso naturali che dalle valli si inerpicano verso i rilievi, oppure a presidiare i passi collinari e le incisioni dei corsi d’acqua come a Narbonis, a Ghenna Illighi, al Nuraghe ’e Prunas e a s’Isca ’e Nurachi. I Nuraghi presenti spesso si associano a Tombe di giganti, come a Pranu Ollisa e ai confini tra allai e Fordongianus a lodduo, oppure a veri e propri villaggi di capanne come al Nuraghe ’e Prunas e nell’intorno del Nuraghe lodduo, per citare quelli nei quali è ancora possibile rilevare i volumi degli ambienti e l’estensione. L’antico ponte romano chiamato su ponti ecciuDal Municipio di allai prendiamo verso ovest la via Ponte Nuovo che ci porta alla rotonda, dove prendiamo la quinta uscita che ci fa tornare sulla via Is Argiolas e, dopo poco più di duecento metri, svoltiamo a sinistra sulla SP96 con la quale eravamo arrivati all’interno dell’abitato. La seguiamo per trecentocinquanta metri e vediamo, in basso alla sinistra della strada l’antico ponte di epoca romana chiamato Su ponti ecciu, edificato verso il 440 dopo Cristo, che sorge sul tratto del rio Massari attraversato dall’antica strada di collegamento tra Forum Traiani, oggi Fordongianus, e l’interno della Sardegna. La struttura del paramento murario esterno è realizzata in conci di trachite rossa locale, il resto con piccole pietre irregolari immerse in un impasto di malta e calce. Inizialmente composto da quattro arcate, il ponte ha subito diversi restauri in seguito ad alcune piene distruttive del torrente. Il primo, eseguito per volere del giudice Barisone I di Arborea nel 1157, ha comportato l’aggiunta di due arcate, come documenta un’epigrafe ritrovata sul greto del Rio. In seguito il secondo, realizzato tra il cinquecento ed il seicento, ha reso necessaria la costruzione della settima arcata. I resti del Nuraghe Pranu ’e Sa Cresia e vicino ad esso il graffito dell’omino oranteDal Municipio di allai prendiamo verso ovest la via Ponte Nuovo che ci porta alla rotonda, dove prendiamo la quinta uscita che ci fa tornare sulla via Is Argiolas e, dopo poco più di duecento metri, svoltiamo a destra sulla prosecuzione verso est della SP96. La seguiamo per cinquecentocinquanta metri prendiamo una deviazione sulla sinistra in salita, dopo un chilometro e novecento metri svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per i Nuraghi, seguiamo questa strada per settecentocinquanta metri e raggiungiamo delle piccole strutture abitative verso destra. Qui prendiamo un sentiero verso sinistra e in quattrocento metri vediamo, alla destra della strada, i resti del Nuraghe Pranu ’e Sa Cresia. Il Nuraghe, situato nella zona nord del Pranu Orisa chiamato anche Pranu lisa, pianoro ellissoidale che si trova a nord est dell’abitato, è di tipo monotorre e realizzato a 276 metri di altezza, in materiale indeterminato, probabilmente blocchi di trachite poligonali. Il crollo di una porzione dell’edificio ne ha occluso l’interno, impedendo la visione, se non parziale, del corridoio d’ingresso e della scala, mentre risulta ancora integra una delle tre nicchie ricavate nello spessore murario. Sull’altopiano, a poche centinaia di metri dal Nuraghe Pranu ’e Sa Cresia, è stata rinvenuta anche un’incisione rupestresu un roccione di trachite, raffigurante un uomo stilizzato ed essenziale. Si tratta di un graffito che rappresenta una figura umana maschile, nuda, forse un sacerdote, la cui figura è graffita su una roccia, con le braccia alzate verso il cielo in atto di preghiera, e da questo si è guadagnato l’appellativo di Omino orante. Presenta la testa molto piccola e l’organo sessuale molto pronunciato, come usavano rappresentare le genti del quarto e terzo millennio avanti Cristo. Si tratta di figure molto diffuse nei ripari sotto roccia utilizzati come sepolture e in alcune grotticelle funebri artificiali ossia domus de janas, ma in questi sono molto più numerosi i cosiddetti Capovolti, cioè con la testa in giù e piedi, braccia e organo sessuale verso l’alto, rispetto a quelli più rari di Oranti come quello inciso sulla roccia di allai. I resti del Nuraghe Arassedda e le statue menhir rinvenute intorno ad essoDa dove eravamo arrivati a raggiungere delle piccole strutture abitative verso destra, prendiamo un sentiero che si dirige a sinistra, e in quattrocento metri vediamo, alla destra della strada, i resti del Nuraghe Pranu ’e Sa Cresia, lo superiamo e proseguiamo per altri circa quattrocento metri fino a vedere, alla destra della strada, i resti del Nuraghe Arassedda, edificato in materiale indeterminato a 269 metri di altezza. Del Nuraghe si vede una piccola torre, la lettura del monumento è ostacolata dalla fitta vegetazione, si tratta di un Nuraghe di tipologia indefinita, e probabilmente si tratta di un Nuraghe complesso, ormai del tutto in rovina. Nel sito di Pranu Orisa, pianoro ellissoidale che si trova a nord est dell’abitato, è stato individuato in giacitura sparsa, presso il Nuraghe Arasseda, un gruppo di ben sedici statue Menhir tra le più significative dell’isola. Si tratta di monoliti, chiamati anche Perdas fittas, realizzati prevalentemente in trachite, solo alcuni in arenaria bianca, altri in porfirite scura. Queste statue sono state rinvenute intorno al monumento, o inserite nelle murature ciclopiche con la tecnica del riutilizzo, ed appartenengono a una tipologia del tutto inedita e originale, che pare introdurre al magico mondo dei Nuraghi. Si distinguono in tre diverse tipologie diverse di forma, la prima a sagoma ogivale e sezione piano convessa, la seconda a pilastrino stretto assottigliato verso l’alto di sezione semicilindrica, ed infine la terza di dimensioni miniaturistiche. I menhir chiamati Arassidda II, Arassidda III ed Arassidda VII, che sono alcuni di quelli rinvenuti nel sito di Pranu Orisa, sono oggi in esposti nel Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna di Laconi. La domus de janas denominata Sa CisterraA circa duecento metri a sud rispetto al nuarghe Arassedda, su una roccia posta a strapiombo sul ciglio del pianoro di Pranu Olisa, si trova una domus de janas a pozzetto denominata domus de janas Sa Cisterra, della quale si vede l’imboccatura di un ingresso a pozzetto della domus, contenuto all’interno di un motivo pseudo triangolare determinato da una marcata incisione sul significato della quale sono state avanzate due diverse interpretazioni. Una prima intepretazione delle incisioni intorno alla domus de janas ritiene che si tratti di un serpente inciso profondamente. Il serpente ha la bocca spalancata ed è in atteggiamento di aggredire, muovendosi sinuosamente, da sinistra verso destra. I numerosi studiosi e archeologi che l’hanno visitato, concordano nel ritenere che si tratti di un altare dedicato ad Eshmun, divinità fenicio punica e dio della medicina, poi indentificato e chiamato Esculapio dai Romani, divinità con le stesse prerogative. Una seconda intepretazione ritiene che durante la costruzione della domus, sia stata trovata una vena d’acqua al di sotto, che le permetteva di essere sempre piena d’acqua, anche in periodi di siccità. Per questo motivo, la domus de janas sarebbe divenuto un tempio dedicato alla fertilità, tanto che sarebbe stato scolpito nella roccia, attorno all’apertura della domus, l’organo riproduttivo femminile e, al di sopra di questo, l’organo riproduttivo maschile. Questi due organi sono collegati da una canaletta incisa nella roccia funzionale allo scolo del troppo pieno, posta a significare la fecondazione. La necropoli a domus de janas di MarajanaDal Municipio di allai avevamo preso la prosecuzione verso est della SP96, seguita per cinquecentocinquanta metri prendiamo la deviazione sulla sinistra in salita, dopo un chilometro e novecento metri troviamo a sinistra le indicazioni per i Nuraghi, la evitiamo e proseguiamo dritti per altri trecentocinquanta metri. Qui, alla sinistra della strada, alla distanza di un paio di centinaio di metri, si trova la prima tomba della nEcropoli a domus de janas di Marajana, che è la domus de janas di Marajana I, un sito un po’ difficile da raggiungere, in quanto immerso in una vegetazione fittissima. Una volta arrivati, l’apertura della tomba si trova al di sopra di una montagnetta di trachite. Si tratta di una domus de janas monocellulare edificata a 269 metri di altezza, con la stele scolpita sopra il portello. A breve distanza, una cinquantina di metri più a nord, si trova la domus de janas di Marajana III, meno significativa ed anch’essa monocellulare, e ancora più a nord a breve distanza la domus de janas di Marajana II, a sua volta monocellulare edificata a 283 metri di altezza. Inoltre, nelle vicinanze della necropoli a domus de janas, da alcuni viene segnalata anche la presenza di un Nuraghe, chiamato Nuraghe di Marajana, di cui è però non esiste documentazione ed è quindi da verificare l’esistenza. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Busachi ci recheremo a Fordongianus che visiteremo con il suo centro dove si trovano i resti delle Terme romane e con i suoi dintorni nel quali si trova la chiesa romanica di San Lussorio. |