Giba con la Baia di Porto Botte dove nel 1323 sono sbarcati gli Aragonesi
In questa tappa del nostro viaggio, da Piscinas ci recheremo a Giba che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con la sua costiera dove si trova la Baia di Porto Botte. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero. In viaggio verso GibaProseguendo da Piscinas sulla SS293 di Giba verso sud ovest, dopo circa un chilometro vediamo alla destra della strada il Cimitero di Giba. Il Cimitero Comunale di Giba vicino al Cimitero di PiscinasDal Municipio di Piscinas prendiamo la via Regina Giovanna verso nord e, dopo trecento metri, arriviamo ad incrociare la SS293 di Giba. La prendiamo verso sinistra, ossia verso ovest, e, in circa un chilometro, arriviamo a vedere, sulla destra della strada, il muro di cinta del complesso cimiteriale, che contiene nella parte destra il Cimitero di Piscinas, con il suo ingresso, mentre nella parte sinistra, ossia con ingresso un poco più avanti lungo la strada statale, contiene il Cimitero Comunale di Giba che occupa parte del complesso cimiteriale. Arriviamo nell’abitato di GibaPercorsi appena cinquecento metri, arriviamo alle prime case dell’abitato di Giba. Dal Municipio di Piscinas a quello di Giba si percorrono esattamente 3.0 chilometri. Il comune chiamato GibaIl comune chiamato Giba (altezza metri 59 sul livello del mare, abitanti 1.889 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte sud occidentale della Provincia del Sud Sardegna, sulla costa, nel Sulcis, vicino al lago di Monte Pranu, affacciata sul golfo di Palmas al centro di un sistema di stagni. A nord dell’abitato si trova il lago artificiale di montepranu, costruito negli anni cinquanta per scopi di irrigazione. L’abitato è facilmente raggiungibile tramite la SS293 di Giba, che inizia dal bivio Villasanta sulla SS131 di Carlo Felice e si conclude al centro del paese, e la SS195 Sulcitana, ossia l’antica via di congiunzione tra Karalis e Sulki, che ne attraversano il territorio. Il territorio Comunale, classificato di collina, comprende l’area speciale degli Stagni, e presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, dato che si raggiungono i 443 metri di quota. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeIl suo nome corrisponde all’appellativo sardo campidanese, Gibba, frequente nella toponomastica, derivante dal latino Gibba, ancora usato nel senso di Gobba, Punta o Collina. In Sardegna esistevano ed esistono parecchie località che avevano ed hanno questo nome, ed in origine tale designazione doveva alludere a un dosso, un’altura presente nel luogo. La sua economiaL’economia di Giba si basa soprattutto sulla pastorizia, sull’agricoltura e sulla viticoltura, ed è importante la produzione di vini Doc ottenuti dall’uva Carignano del Sulcis. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e agrumi, soprattutto nelle fertili campagne vengono coltivati eccellenti carciofi e grazie alla diffusione delle serre vengono prodotti vari ortaggi tra cui i deliziosi pomodori. Presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini e avicoli, con la produzione di ottimi formaggi e carni di pecora e agnello. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, dei materiali da costruzione ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Moltissime persone possiedono un telaio artigianale e vengono confezionati tappeti, arazzi, cuscini, coperte e asciugamani, e molti artigiani producono coltelli, cestini e ricami. Si producono anche oggetti particolari e interessanti come Is Pippias de Canna, bamboline con il corpo di canna vestite con il costume tradizionale, oppure le Zucchine decorate a fuoco, utilizzate dagli uomini come borraccia con il costume. Costellata di Nuraghi, rappresenta una meta interessante per gli appassionati di archeologia e speleologia. Degno di una visita è il Nuraghe Meurra, un complesso molto interessante con vasto villaggio e varie Tombe di giganti. Agli amanti delle passeggiate all’aria aperta offre la possibilità di visitare il vicino lago di Monte Pranu e la spiaggia di Porto Botte, ed inoltre il suo complesso palustre è il terzo in Sardegna per vastità, con un buon habitat per fenicotteri rosa, avocette, aironi, cavalieri d’Italia, garzette, rari falchi di palude, polli sultani e altri interessanti volatili delle zone umide. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. La cucina di GibaLa cucina locale si caratterizza per i dolci, il pane, i formaggi, gli ortaggi, soprattutto pomodori e carciofi, ed il vino. Il pane è ancora preparato con i forni tradizionali, dato che molte famiglie possiedono un forno a legna tradizionale e preparano il pane in casa. Esistono vari tipi di pane, diversi in base alla stagione e all’occasione in cui erano preparati. Su Civraxiu era il pane giornaliero, preparato con la semola o con la farina integrale; Su Coccoi è il pane di semola lavorato con delle punte che veniva preparato in occasioni di festività come Natale, Pasqua, battesimi e matrimoni; per Pasqua si preparava Su Coccoi cun S’Ou, pane coccoi con un uovo al centro, e Sa Pippia cun S’Ou, bambolina di pane con un uovo in corrispondenza della pancia, che era un simbolo di maternità di buon auspicio per le donne; per la giornata dei morti, veniva preparato Su Pani Se Saba, pane farcito con noci e mandorle, e guarnito con Saba ossia marmellata di fico d’India e palline di zucchero colorate. Per quanto riguarda i primi piatti, si trovano vari tipi di pasta, ossia Mallareddus, Curroxionis che sono ravioli di ricotta e bietola, Sappueddus che è una pasta di farina integrale, Pillus ottenuta dagli avanzi della pasta dei ravioli, Macciamurru che è una zuppa di pane Civraxiu tagliato a fette ammorbidito con brodo di carne e pecorino grattugiato e cotto al forno. ) ed i legumi, soprattutto fave. Per i secondi piatti, si trovano arrosti di vari tipi di carne, ossia agnello, pecora, maiale o cinghiale, arrosti di pesce, agnello in umido con i carciofi e pollo ripieno. I dolci tipici sono gli amaretti, i Pistoncus che sono dolci ricoperti di glassa, gatteaux, Pabassinas che sono dolci con marmellata d’uva, Gueffus ossia dolci di mandorla e zucchero, Piricchittus ossia dolci ricoperti di glassa al limone, Pardulas, ossia dolci con ripieno di formaggio e dalla particolare forma che ricorda vagamente una rosa. Brevi cenni storiciIl suo territorio viene frequentato fino dall’epoca prenuragica e nuragica. I Fenici durante i loro spostamenti da Karalis, oggi Cagliari, verso Sulki, oggi Sant’Antioco, percorrono una strada che corrisponde circa all’attuale SS195 Sulcitana, ed i Cartaginesi attraversano il paese provenienti da monte Sirai e diretti verso Pani loriga, dove avevano costruito delle cittadelle fortificate. I Romani sfruttano i fertili terreni per produrre grano e cereali. In seguito alla caduta dell’impero romano d’Occidente, la Sardegna passa sotto il controllo dei Vandali e poi dei Bizantini. Verso l’anno Mille l’arrivo dei Monaci Benedettini dà nuovi impulsi, insegnando tecniche per lo sfruttamento terriero e proponendosi come guide spirituali. Costellano il territorio di monasteri e costruiscono varie Chiese, tra le quali la chiesa di Santa Marta, a Villarios, la chiesa di San Giorgio di Tului. La villa di Giba, presumibilmente fondata da un gruppo di berberi ribelli, confinati nel quinto secolo dal re Genserico, fa parte del Giudicato di Càralis, nella curatoria di Sulcis. Nella seconda metà del tredicesimo secolo, appartiene ai conti della Gherardesca. A causa delle incursioni piratesche, rimasto interdetto il porto di Sant’Antioco, viene frequentato un porto nella località di Porto Botte, il Porto Sulcitanum, dove nel 1323 approdano gli Aragonesi per prendere possesso dell’Isola. Essi sconfiggono i Pisani e iniziano il loro dominio sulla Sardegna. Nel 1355 Giba invia i suoi rappresentanti all’assemblea parlamentare tenuta dagli Aragonesi a Cagliari. Gli scritti Pisani attestano, oltre alla presenza di una chiesa dedicata a San Giorgio dell’undicesimo secolo come la chiesa di Santa Marta, anche l’esistenza di un Castello, che è andato distrutto. In seguito al trasferimento della sede vescovile ad Iglesias, nel 1503, la zona entra in un periodo di decadenza e spopolamento. Nel sedicesimo secolo, a Villarios viene costruita una Torre d’avvistamento, per controllare eventuali scorrerie nel Golfo di Palmas. Giba e Villarios, in seguito, vengono più volte infeudati ai vari Baroni e Marchesi dell’epoca. Nel 1647, con Masainas, Giba, Sant’Anna Arresi e Villarios, già ville della Curatoria di Sulci, viene costituito il Marchesato di Villarios e concesso in feudo a Francesco Amat di San Filippo, che viene riscattato agli Amat nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Ed è proprio in quell’anno che Masainas può ritenersi il più grosso centro abitato della zona, seguendo le sorti del Marchesato di Palmas affidato a Gioacchino Bon Crespi di Valdura, ultimo a fregiarsi di titolo nobiliare su queste terre. Verso la fine dell’ottocento alcune famiglie cominciano a trasferirsi nel paese attuale, in zona San Pietro, ma qualche famiglia continua a vivere a Tului sino alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1891 il territorio di Giba viene attraversato da una ferrovia, utilizzata per il trasporto del carbone e dei distillati del legno prodotti nella foresta Pantaleo a Santadi dalla società francese Forges. Dal molo di Porto Botte vengono caricati i velieri che fanno la spola con i porti di Marsiglia e Tolone. Nel 1853 Masainas con Giba, Sant’Anna Arresi e Piscinas diviene frazione del nuovo comune di Villarios. Ma nel 1866 la sede Comunale viene trasferita a Masainas, e il nuovo comune prende il nome di Villarios Masainas. Giba entra a far parte del comune di Villarios nel 1853, nel 1866 viene cambiata la denominazione del comune di Villarios che diventa il comune di Villarios Masainas, poi nel 1875 Masainas diventa sede municipale e Giba diviene frazione del nuovo comune. Del comune di Villarios Masainas nel 1929 viene cambiata la denominazione in Giba, che accorpa Villarios, Masainas, Sant’Anna Arresi e Piscinas. Masainas diventa comune autonomo nel 1975, Sant’Anna Arresi nel 1965 e Piscinas nel 1988. Una parte dell’antica Giba si trova più a nord rispetto alla posizione attuale, in una zona denominata Tului che ora appartiene al comune di Tratalias, e che in precedenza era parte della Baronia di Villaperuccio. Del comune di Giba nel 2005, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova di Carbonia e Iglesias, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a GibaA Giba è attiva l’Associazione Culturale Folkloristica Sulcitana Luciano Loi, I cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Giba vanno citate, il 19 marzo, la Festa di San Giuseppe sposo della Beata Vergine, nella frazione Villarios; il 29 giugno, la Festa di San Pietro Martire, che è il Santo Patrono di Giba; il 20 luglio, la Sagra della Capra; il 29 luglio, la Festa di Santa Marta, nella frazione Villarios; la prima decade di agosto, la Sagra del Pane; il 10 settembre, la Festa della Madonna del Rimedio, con processione religiosa, sfilata di costumi e di cavalieri, ballo pubblico in piazza, spettacoli folcloristici, musica tradizionale sarda e fuochi d’artificio. Visita del centro di GibaIl centro abitato di Giba si trova adagiato in pianura a 59 metri sul livello del mare, circondato da basse colline in un territorio vocato all’agricoltura ed all’allevamento, attività fondamentali per l’economia locale. L’abitato ha la parte più antica situata in direzione del bacino artificiale di Monte Pranu, mentre le costruzioni moderne si proiettano verso sud-est, sulle colline ammantate di macchia mediterranea e ulivi secolari. Il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località collinari. Arriviamo a Giba da Piscinas con la SS293 di Giba che, entrando da est nell’abitato, assume il nome di via Principe di Piemonte. La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloEntrando nell’abitato con la via Principe di Piemonte, a un chilometro e trecento metri dall’ingresso del Cimitero, prendiamo verso destra la via Umberto I, la seguiamo per circa duecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, al civico numero 30, l’ingresso della chiesa di San Pietro Apostolo che è la chiesa parrocchiale di Giba, intorno alla quale si sviluppa la parte più antica del paese, che conserva ancora alcune vecchie case caratteristiche. Presso questa chiesa ogni anno, il 29 giugno, si svolge la Festa di San Pietro Martire. Un tempo la Festa si svolgeva con la processione dalla chiesa nuova alla vecchia chiesa campestre sulle rive del lago di Monte Pranu, ma, da molti anni, i festeggiamenti religiosi si svolgono interamente nella chiesa nuova, ed il simulacro del Santo viene portato in processione passando, per un breve tratto, dopo aver attraversato la piazza a lui dedicata, lungo la strada che porta al lago, per ricordare proprio il vecchio tragitto. Si celebra una messa di mattina e una di pomeriggio, seguita da una solenne processione che accompagna il Santo Patrono per le vie del paese, seguita da un corteo di persone in costume tradizionale, gruppi folcloristici, cavalieri e banda musicale. Il Santo viene portato in spalla da quattro uomini vestiti in costume. I festeggiamenti civili possono durare da uno a tre giorni e consistono in spettacoli serali di tipo folcloristico e musicale, e si svolgono in piazza San Pietro, in prossimità della chiesa. Presso questa chiesa ogni anno, la seconda domenica di settembre, si svolge la Festa della Madonna del Rimedio. Le celebrazioni si articolano in tre giornate, il sabato sera la messa in onore della Santa, la domenica sera la messa preceduta da una processione per una parte del paese, ed il lunedì sera la messa e una seconda processione per le vie del centro. Le processioni religiose sono seguite dalla sfilata di costumi e di cavalieri, e poi festeggiamenti civili con ballo pubblico in piazza, spettacoli folcloristici, musica tradizionale sarda e fuochi d’artificio, che nei tre giorni hanno luogo nella piazza del paese. Il Municipio di GibaRiprendiamo la via Principe di Piemonte da dove la avevamo abbandonata per deviare lungo la via Umberto I che ci aveva portati alla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. Seguiamo la via Principe di Piemonte ancora verso ovest per quasi duecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio nel quale si trova il Municipio di Giba, che ospita la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. L’ingresso principale dell’edificio si trova nella via Eleonora d’Arborea, che è una traversale alla sinistra della via Principe di Piemonte. Il Campo Sportivo Comunale di GibaProseguendo lungo la via Principe di Piemonte per una settantina di metri, prendiamo a sinistra la via Roma, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, e vediamo, alla sinistra della strada, il Campo Sportivo Comunale di Giba. Nel Campo Sportivo Comunale è presente un Campo da Calcio, con accanto una Pista da atletica nella quale praticare come disciplina l’atletica leggera, dotati di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Vicino al Campo da Calcio, di trova un Campo da Calcetto, nel quale praticare come discipline il calcio ed il calcio a cinque. È presente anche una Palestra non molto grande, nella quale praticare come disciplina le attività Ginnico-Motorie. La Cantina di GibaProseguendo ancora lungo la via Principe di Piemonte, dopo settecento metri, all’uscita dal paese, si trovano alla destra della strada gli edifici che ospitano la sede e gli stabilimenti della Cantina Giba. La Cantina di Giba è un’azienda vinicola sarda impegnata dal 2002 nella produzione di pregiati vini rossi e bianchi. L’idea di base è stata quella di costituire una Cantina di nicchia, capace di vinificare un vino rosso Carignano ed un vino bianco Vermentino in purezza, focalizzando l’attenzione sulla raccolta di uve da vigne con un’età non inferiore a 25 anni, situate fra Calasetta, Sant’Antioco, Masainas, Nuxis e Giba e Porto Pino, zona considerevolmente vocata per tale coltivazione. Il suo vino principe, il 6Mura, nasce dalle terre del Carignano, ed il suo nome è l’assioma di Su de Is Muras, area protetta dell’iglesiente che si raccoglie attorno a Giba. La forte aderenza alle caratteristiche del territorio, vuole che 6Mura sia il più possibile espressione dell’interazione tra terreno e vitigno, e da essa nasce un vino con una forte connotazione, lontano dal gusto internazionale, piuttosto, visionaria espressione del Sulcis. |
Visita dei dintorni di GibaNei dintorni di Giba, sono stati portati alla luce i resti di necropoli e domus de janas, di cui una non visitabile perché ricoperta, in attesa di ulteriori scavi; di Tombe di giganti, di cui una vicina al Nuraghe Meurra ed altre due, probabilmente tre, nel territorio di Villarios; del Nuraghe complesso Meurras da alcuni attribuito al territorio di Tratalias; dei Nuraghi Brugnitta, de Villarios, Panicasu, Rubiu, Sa Guardia nuragoga, Terra domu Nova, tutti di tipologia indefinita. Numerose anche le tracce dei Fenici e dei Cartaginesi, con parecchie le tombe ritrovate nelle campagne, ormai non più visitabili, i cui reperti sono stati catalogati e conservati nei Musei oppure saccheggiati da privati; del periodo romano restano il basamento di un ponte, i resti di una strada e due ville con terme, di cui una in località Bettiani, denominata Sa Cresiedda, e l’altra in località Is Concias. Un elenco di tutti i siti archeologici del territorio si trova nel testo allegato. Il parco degli AngeliDal Municipio di Giba, prendiamo la via Principe di Piemonte verso est in direzione di Piscinas, dopo trecento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo la prima traversa verso destra, la seguiamo per seicento metri, poi svoltiamo a destra nella strada che ci porta in località su Solu, e, in altri trecento metri, vediamo alla sinistra della strada il cancello di ingresso al Parco degli Angeli. L’idea di realizzare una struttura di questo tipo è frutto di un sogno d’infanzia del suo proprietario, Efisio Murgia, che qualche anno fa ha una felice intuizione. Dapprima l’acquisto di quei tredici ettari di terreno, poi i lavori per la riqualificazione ambientale con il recupero di centinaia di specie arboree ormai degradate ed il reimpianto di nuove. Di lì a poco l’acquisto dei primi animali. Alcuni provengono dagli zoo, altri da qualche circo, molti sono ceduti da qualche privato. I lavori son stati da lui effettuati in prima persona nel rispetto del patrimonio naturale e cercando il più possibile, nel realizzare le diverse strutture, di mantenere una certa armonia con il contesto naturale. Si tratta di un parco zoologico privato dotato di punto ristoro e area picnic, inaugurato nell’aprile 2006, che è stato concepito non come uno zoo di vecchia concezione dove gli animali venivano messi in vetrina in spazi ristretti, ma qui essi vivono in ampi spazi il più simile possibile a quelli d’origine. Nè è un esempio l’area che ospita daini e cervi che comprende circa sei ettari di macchia mediterranea dove essi possono muoversi liberamente, ed il benessere delle diverse specie è testimoniato dal fatto che essi ogni anno si riproducono. Il bacino artificiale di Monte PranuA nord dell’abitato si trova il Bacino artificiale di Monte Pranu il cui ampio invaso è formato da un insieme di cinque dighe delle quali quella di Monte Pranu in territorio di Tratalias è la principale. alla quota di massimo invaso, prevista a 45,50 metri, il bacino generato dalla diga ha una superficie dello specchio liquido di circa 6,980 chilometri quadrati, mentre il suo volume totale è calcolato in 63 milioni di metri cubi. La superficie del bacino imbrifero direttamente sotteso risulta pari a 436 chilometri quadrati. Nel suo fondo sono presenti alcuni Nuraghi. Nei periodo di secca affiorano lungo le rive dei ruderi di interesse archeologico. Il bacino artificiale ha causato problemi all’abitato di Tratalias che è stato abbandonato e ricostruito a breve distanza. Nel 1989 è stato dichiarato riserva naturale. Di grande bellezza è il paesaggio che lo circonda, ricco di flora e fauna variegata, di rilievo sono anche le specie animali che popolano il lago quali carpe, persici, lucci e pesci gatto che danno la possibilità a tutti gli appassionati di praticare la pesca. Una pineta situata ai piedi del monte Pranu, invece, attende tutti gli amanti delle scampagnate all’aria aperta, con percorsi ciclabili e da trekking, ottimi per svolgere numerose attività sportive all’aria aperta. L’insediamento medievale di Tului dove si trovava la Giba anticaL’antico centro abitato si trovava più a nord rispetto alla posizione attuale del paese, in località Tului, e costituiva l’Insediamento medievale di Tului. In questa località, che ora appartiene al territorio di Tratalias, in prossimità del bacino artificiale di Monte Pranu, si trovava gran parte dell’Antica Giba dove sorgevano la chiesa di San Giorgio di Tului ed un Castello, entrambi completamente distrutti, dei quali rimangono solo le testimonianze scritte. Sulla storia di questa chiesa riportiamo, da uno studio di Carlo Portas, che nel 1066 Torchitorio I, giudice del regno di Karalis, dona all’Abbazia di montecassino sei Chiese, ossia Santa Maria di Flumentepido, Santa Marta, Santa Maria di Palmas, San Vincenzo de Taberna, San Pantaleo de Olivano e San Giorgio di Tului, tutte site nel Sulcis, con relativi servi e pertinenze, affinché i Monaci Benedettini vi realizzino dei monasteri ed avviano un programma di miglioramento agrario ed economico, oltre che ovviamente occuparsi della cura spirituale dei vari territori. Questa Chiese vengono ricordate nel portale bronzeo dell’Abbazia Cassinese, che sono incise su quattro delle sedici targhette di bronzo datate all’epoca dell’abate Oderisio II. Ritroviamo la chiesa di San Giorgio in un documento del 1144, ma è probabile che l’intento monastico non sia andato a buon fine. Altra chiesa pertinente a Tului era quella votata a San Pietro che descriveremo più avanti. Il villaggio medioevale di Tului, ha condiviso il destino di numerosi centri sono stati abbandonati. Risulta disabitato nel 1483, tuttavia alcuni nuclei abitativi vengono ripristinati a partire dal diciottesimo secolo, e restano in uso ancora fino agli anni cinquanta del ventesimo secolo. Non si conosce l’esatto periodo di smantellamento della chiesa di San Giorgio, comunque numerosi blocchi in trachite ed arenaria della sua struttura sono stati reimpiegati nel ripristino di edifici del borgo di Tului, ed allo stesso modo non vengono risparmiate le decorazioni scultoree, in parte trafugate, in parte custodite presso il Museo di Carbonia. Tra le sculture risparmiate si conserva una mensola in trachite caratterizzata da una particolare deformazione ironica e grottesca, con una testa molto grandesu un corpo gracile, stretto dalle braccia sottili con le mani piccole ed esili che accarezzano la barba appuntita. Oggi di Tului, compreso nel territorio Comunale della vicina Tratalias, non restano che isolati ruderi sepolti dalla vegetazione, e non vi è purtroppo traccia nè della chiesa dedicata a San Giorgio nè del Castello, entrambi ricordati nelle fonti. La costruzione della vicinissima diga di Monte Pranu ha determinato anche la sommersione di parte delle costruzioni del villaggio. La chiesa campestre di San Pietro con il suo antico CimiteroDalla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, proseguiamo per poche decine di metri lungo la via Umberto I, poi svoltiamo a destra in via San Pietro, dopo centocinquanta metri arriviamo a un bivio, dove verso sinistra si prende la via Tuili, mentre a sinistra prosegue la via San Pietro. La prendiamo e la seguiamo per duecento metri, poi a un incrocio proseguiamo dritti, dopo centotrenta metri svoltiamo a destra in una sterrata che, dopo altri quasi centocinquanta metri, ci porta a vedere alla destra i ruderi dell’antica chiesa campestre di San Pietro che era una chiesa dell’insediamento medievale di Tului dove si trovava la Giba antica, ed accanto ad essa era presenta il suo antico Cimitero. La chiesa era stata eretta nei pressi di una villa di età romana, e poi è stata ricostruita nel 1932 secondo un gusto alquanto discutibile, all’estremità nord dell’abitato odierno. Oggi questa chiesa risulta abbandonata e in rovina, così come l’annesso Cimitero. I resti del Nuraghe complesso MeurrasUsciamo dall’abitato di Giba verso ovest con la via Principe di Piemonte, che diventa la SS195 Sulcitana verso San Giovanni Suergiu. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, proseguiamo per tre chilometri e duecento metri, poi Svoltiamo a Destra e prendiamo la SP74 Seguendo le indicazioni per Tratalias, dopo quattro chilometri e mezzo arriviamo a uno svincolo dove la SP74 prosegue verso sinistra, mentre noi continuiamo dritti leggermente verso destra. Dopo quattrocentocinquanta metri arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la prima uscita, verso destra, La seguiamo per seicentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra. Proseguendo verso sud, dopo seicento metri, prendiamo una deviazione asfaltata verso destra che, in settecento metri, ci porta al ponte dopo il quale, proseguendo a piedi, vediamo su una piccola altura il Nuraghe Meurras. Il Nuraghe è posto ai confini tra Tratalias, Giba e San Giovanni Suergiu, ed anche se molto spesso viene descritto come proprietà solo di Tratalias, in realtà appartiene a tutti e tre i comuni. Il Nuraghe, che sorge nei pressi del lago artificiale di Monte Pranu su dei rilievi collinari a circa 62 metri sul livello del mare, è di tipo complesso, formato da un mastio centrale a forma ellittica e quattro torri di cui una sola quasi intera su due piani, unite da un camminamento. Intorno si sviluppava il villaggio nuragico, del quale restano alcune capanne di pietra circolari e rettangolari. Nelle vicinanze si trovano anche Tombe di giganti e ruderi di epoca romana. La frazione Villarios con la chiesa parrocchiale di San Giuseppe Sposo della Beata VergineUsciamo dall’abitato di Giba verso ovest con la via Principe di Piemonte, che diventa la SS195 Sulcitana verso San Giovanni Suergiu. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, proseguiamo per due chilometri e settecento metri, poi Svoltiamo a Sinistra e prendiamo la strada che, in circa un chilometro, ci porta nella frazione Villarios (altezza metri 56, distanza in linea d’aria circa 5.04 chilometri sul livello del mare, abitanti 457). è uno dei villaggi pianificati, costruiti nel Basso Sulcis alla fine degli anni cinquanta per riparare ai danni provocati dalla messa in esercizio del bacino artificiale creato con la diga di Monte Pranu, le cui infiltrazioni d’acqua avevano definitivamente compromesso gli edifici e le abitazioni del paese antico di Villarios, come pure di quelli di Palmas e di Tratalias, situati a valle dell’invaso. Villarios si trova su un’altura dalla quale si può ammirare l’intero arcipelago del Sulcis e il golfo di Palmas. L’economia di questa frazione è basata soprattutto sulla pastorizia e l’agricoltura, attività che producono ottimi formaggi e carni di pecora e agnello, mentre nelle campagne vengono coltivati i carciofi e gli ortaggi. Nel 1647, con Masainas, Giba, Sant’Anna Arresi e Villarios, già ville della Curatoria di Sulci, viene costituito il Marchesato di Villarios e concesso in feudo a Francesco Amat, i cui discendenti lo tengono fino al 1839 quando viene riscattato. Nel 1853 Masainas con Giba, Sant’Anna Arresi e Piscinas diviene frazione del nuovo comune di Villarios. Ma nel 1866 la sede Comunale viene trasferita a Masainas, e il nuovo comune prende il nome di Villarios Masainas. Nel 1929 il comune prende la denominazione di Giba, ed incorpora tutte le frazioni che avevano costituito l’originario comune di Villarios. Nella frazione Villarios è presente, al civico numero 5 della piazza San Giuseppe, sull’estremo nord est della piazza, la chiesa di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine che è la chiesa parrocchiale della frazione. Presso questa chiesa ogni anno, il 19 marzo si svolge la Festa di San Giuseppe sposo della Beata Vergine, con celebrazioni religiose nella chiesa parrocchiale, e con diverse manifestazioni civili. Ed il 29 luglio si svolge la Festa di Santa Marta, con processione in costume lungo le vie della frazione fino alla piccola chiesa campestre ad essa dedicata, con celebrazioni religiose nella piccola chiesa campestre e nella chiesa parrocchiale, e con diverse manifestazioni civili. All’altro estremo della piazza San Giuseppe, verso sud, è presente il Campo da Calcetto nel quale effettuare incontri di calcio e di calcetto, ossia calcio a cinque, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Villarios vecchio con la Torre di Villarios chiamata anche Torre di PalmasUscendo dalla frazione Villarios verso sud ovest, la via Porto Pino si immette sulla SP73, la prendiamo verso destra, ossia verso nord ovest, e dopo un chilometro e seicento metri, poco prima che questa sbocchi sulla SS195 Sulcitana, arriviamo a ciò che resta di Villarios vecchio. Del paese antico è rimasto ben poco dopo che, per motivi di sicurezza, eseguito il trasloco degli abitanti nel nuovo borgo a poco più di un paio di chilometri di distanza, si dovette procedere alla demolizione dell’abitato oramai gravemente compromesso dalle infiltrazioni d’acqua. della vecchia Villarios rimangono ben poche costruzioni, tra le quali spiccano la Torre di avvistamento antibarbaresca e la chiesa campestre di Santa Marta. Tra i pochi ruderi di quello che era il paese, troviamo sulla destra della strada la Torre di Villarios chiamata anche Torre di Palmas che si trova a qualche centinaio di metri dal mare ed a 25 metri di altitudine. Costruita in epoca spagnola, probabilmente nel 1577, è realizzata con rocce laviche e blocchi di granito, ma oggi si trova allo stato di rudere. La torre, inizialmente alta poco più di otto metri ed attualmente circa la metà, venne innalzata insolitamente distante dalla costa, per sorvegliare i facili approdi del Golfo di Palmas nell’ambito del più ampio sistema difensivo costiero della Sardegna spagnola, che periodicamente era soggetta agli assalti ed alle razzie della corsareria magrebina. Sino agli anni ’60/70 del secolo scorso, si trovava nel centro del vecchio paese. La chiesa campestre di Santa MartaDa dove ci siamo arrivati con la SP73, prendiamo la SS195 Sulcitana verso destra, ossia verso est, dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra e poi, seguendo le indicazioni, ancora a sinistra, lungo la strada che seguiamo per ottocento metri, poi prendiamo una strada bianca sulla sinistra che, in trecento metri, ci porta alla piccola chiesa di Santa Marta. Secondo una leggenda, la chiesa di Santa Marta viene fatta erigere dal capitano di una nave scampato ad un naufragio. Egli avrebbe avuto, assieme al suo carico, un’immagine della Santa, e ad essa si sarebbe rivolto nel momento del pericolo, facendo voto di costruire una chiesa a lei dedicata nel posto in cui sarebbe riuscito a salpare in seguito al fortunale. In realtà la costruzione, in chiaro stile romanico, sarebbe avvenuta ad opera dei Monaci Benedditini prima del 1066, perché è menzionata in un documento recante quella data, quando con altre Chiese sulcitane è oggetto di donazione all’Abbazia di montecassino da parte del giudice Torchitorio I di Cagliari, intenzionato ad introdurre anche nel Giudicato di Càralis le nuove tecniche agricole già in uso nella penisola italiana. Successivamente è stata ampiamente restaurata intorno al 1600 in stile tardo gotico, e dell’impianto originario medievale resta un piccolo arco che forse faceva parte della facciata della chiesa. Oggi è semplice edificio, costituito dalla sola aula di preghiera costruita con rozzi conci di pietra, priva di abside e con tetto a doppio spiovente. Sulla facciata pressoché quadrata, sormontata da un grazioso campanile a vela, spiccano un monogramma grafito che si ritiene indichi la proprietà benedettina della chiesa, e due coppie di protomi umane scolpite nei capitelli che sostengono l’architrave del portone d’ingresso. In seguito all’abbadono della vecchia Villarios, anche la chiesa viene lasciata al suo destino solitario, finché, tra il 2002 e il 2004, il comune di Giba ottiene l’approvazione del progetto di ristrutturazione, che ne ha prodotto la rinascita strutturale e contribuito a rivalutarne l’importanza storica, riportando l’edificio alla sua antica bellezza, ridonandolo, così, alla città di Giba e a tutti i suoi affezionati fedeli. Ogni anno, il 29 luglio alll’interno del nuovo borgo viene celebrata la Festa di Santa Marta, con processione in costume lungo le vie della frazione fino a questa piccola chiesa campestre, con celebrazioni religiose nella chiesa campestre e nella chiesa parrocchiale, e con diverse manifestazioni civili. La Baia di Porto Botte con la sua spiaggiaUsciamo dall’abitato di Giba verso ovest con la via Principe di Piemonte, che diventa la SS195 Sulcitana verso San Giovanni Suergiu. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, dopo circa due chilometri e settecento metri troviamo sulla sinistra la strada cha ci porta a Villarios, percorsi ancora due chilometri arriva da sinistra la SP73 proveniente da Villarios, e dopo ancora un chilometro e seicento metri, raggiungiamo, poco prima del chilometro 91, la pericolosa curva di Villarios. Proprio in questo punto, si trova a sinistra la strada secondaria che porta in circa un chilometro nel golfo di Palmas, all’ampia Baia di Porto Botte al centro della quale si trova, dopo altri ottocento metri, la spiaggia di Porto Botte, posta di fronte all’omonimo sistema di stagni, una zona palustre costiera che rappresenta l’habitat naturale di animali come il fenicottero rosa, gli aironi, il cavaliere d’Italia, la garzetta, l’avocetta, il pollo sultano ed il falco di palude. La spiaggia di Porto Botte è costituita da un’ampio arenile non larghissimo, ma in compenso piuttosto lunga, con circa tre chilometri e mezzo di sabbia chiara, soffice e fine mista in alcuni tratti a ciottoli e qualche piccola conchiglietta. Si tratta di un arenile bagnato da un mare cristallino con colori che vanno dall’azzurro al verde, con fondali che digradano dolcemente verso il largo. Non è quasi mai affollata, neppure in alta stagione, la spiaggia di Porto Botte è ottima per il kite surf, e la frequente presenza di forti venti pomeridiani di maestrale. Nelle vicinanze è possibile trovare punti ristoro, un campeggio e parcheggio. La natura circostante è interessante soprattutto per la presenza degli ampi stagni retrostanti. |
Il vecchio Porto Sulcitanum si trovava nell’attrezzata spiaggia di Porto Botte famosa per essere stata involontaria protagonista di un importante momento storico per la Sardegna, in quanto sede scelta dagli Aragonesi per il loro sbarco nel 1323 per prendere possesso dell’Isola, che era stata assegnata loro 25 anni prima da papa Bonifacio VIII, con una poderosa flotta formata da 53 galere e undicimila uomini, guidata dall’infante Alfonso d’Aragona, primogenito del re Giacomo II, con lo scopo dichiarato di liberare l’isola dalla opprimente presenza pisana. La zona umida di Mulargia, Porto Botte e BaioccaDal punto di vista ambientalistico il territorio di Giba è piuttosto interessante, adagiato su dolci colline si affaccia sul Golfo di Palmas dove, oltre ad una spiaggia, esistono degli stagni nei quali si possono osservare con relativa facilità i fenicotteri rosa, gli aironi, le garzette, le avocette, i cavalieri d’Italia, il timidissimo e riservato pollo sultano ed il raro falco di palude. Vi è, infatti, nei dintorni una zona palustre, la Zona umida di Mulargia, Porto Botte e Baiocca, che costituisce la terza in Sardegna per vastità, e che costituisce l’habitat naturale per molti animali, come il fenicottero rosa, gli aironi, il cavaliere d’Italia e il falco di palude. Si tratta di un sistema stagnale legato all’emersione di barre sabbiose e alla dinamica della foce del rio Palmas, i cui bacini sono utilizzati come vasche evaporanti dalla Salina di Sant’Antioco, dalla quale sono separati dal delta del rio Palmas. Il bacino del rio Palmas nasce dal monte Orri, nel Sulcis, drena una vasta superficie, e, dopo un percorso di quaranta chilometri, sfocia a Porto Botte. La zona umida va dallo stagno di Mulargia che si trova a ovest della spiaggia e si spinge fino alle Foci del rio Palmas, ed è divenuto ormai tappa obbligatoria dei fenicotteri durante la migrazione. Arriva allo stagno di Porto Botte che si trova nel territorio Comunale di Giba, tranne l’estrema propaggine meridionale appartenente al territorio Comunale di Sant’Anna Arresi, si estende verso est e si trova proprio dietro la spiaggia, comunica col mare ed è stato utilizzato per impiantarvi una peschiera che era molto produttiva. La zona umida si prolunga, inoltre, verso est con lo stagno di Baiocca che si trova nel territorio Comunale di Masainas, con una superficie poco estesa non comunica col mare, è stanziale per alcune specie di uccelli, e viene alimentato dall’acqua proveniente dagli Stagni di Porto Pino tramite canali, condotte interrate e pompe. Il continuo accumulo si sabbie nel basso fondale ha determinate la formazione di un cordone sabbioso che ha chiuso alle spalle lo stagno di Porto Botte e lo stagno di Baiocca, facendo arretrare la linea di riva nella posizione attuale, e separando anch’essi con lo sviluppo di un cordone sabbioso. Il cordone litorale che separa gli stagni dal mare non è continuo ma risulta diviso in due parti, dall’apertura a mare dello stagno di Porto Botte, che viene mantenuta aperta artificialmente per le necessità idriche della peschiera. La zona umida di Mulargia, Porto Botte e Baiocca costituisce una zona per la sosta e per la riproduzione di avifauna acquatica di interesse comunitario. Per quanto riguarda la pesca, la produzione degli stagni di Mulargia e Baiocco non ha interesse commerciale, un poco maggiore quella di Porto Botte, ed è costituita essenzialmente da anguille e muggini. L’elevata salinità costituisce, infatti, un fattore che limita fortemente il popolamento ittico. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Masainas ci recheremo a Sant’Anna Arresi che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con la sua costiera e con la bellissima spiaggia di Porto Pino. |