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Grazia Deledda la sua vita e la riproduzione completa di tutte le sue principali opereProbabilmente il principale autore della letteratura sarda è Grazia Deledda nata a Nuoro nel 1871, da una famiglia benestante. Ancora oggi viene considerata una delle più grandi scrittrici del novecento, la cui sterminata produzione letteraria è formata da innumerevoli racconti, romanzi, prove teatrali e da oltre quattrocento testi novellistici. Grazia Deledda nata a Nuoro nel 1871Il 27 settembre 1871 Grazia Maria Cosima Damiana Deledda nasce a Nuoro in una famiglia agiata, un pò paesana e un pò borghese. Il padre Giovanni Antonio cura i suoi possedimenti, si occupa di commercio e, per diletto, di poesia estemporanea. La madre Francesca Cambosu, donna di costumi severi, è dedita alla casa e alla cura dei sette figli. Frequenta la scuola fino alla quarta elementare, segnalandosi per le fantasiose composizioni in italiano. In quegli anni l’ambiente sardo non offre a una donna la possibilità di studi regolari, viene quindi seguita privatamente da un professore. Giovanissima viene colpita da lutti e drammi familiari, dato che la sorella Giovanna muore a sei anni, l’altra sorella Enza muore di parto, il padre scompare nel 1892, il fratello Santus abbandona gli studi e finisce alcolizzato mentre l’altro fratello Andrea viene arrestato per furto e spaccio di monete false. Queste esperienze la maturano. Hanno un’influenza determinante nella sua prima formazione la sua esperienza di lettrice autodidatta, che va scoprendo nuovi fantastici mondi attraverso libri e riviste. Durante gli anni nuoresi intreccia relazioni epistolari con larga parte del mondo letterario italiano, forse per compensare il proprio isolamento, dato che, oltre i brevi soggiorni nei paesi limitrofi presso parenti o amici, non si muove mai da Nuoro fino al 1899. Le prime opere di Grazia DeleddaL’esordio come scrittrice avviene piuttosto precocemente, dato che già nel 1887, a soli sedici anni, scrive la sua prima raccolta di versi Sul mare. L’anno successivo invia a Roma, a Edoardo Perino, editore della rivista popolare Ultima Moda, diretta da Epaminonda Provaglio, che opera sotto lo pseudonimo di contessa Elda di Montedoro, il suo primo racconto intitolato Sangue sardo, che viene pubblicato sulla rivista in due puntate e che compare poi in Versi e prose giovanili del 1938 di Fratelli Treves Editori. Quindi, spinta dalla redazione, invia alla rivista la novella, remigia Helder. Può, quindi, tentare una narrazione di largo respiro, e sulla stessa rivista pubblica a puntate, tra il 12 settembre 1888 ed il 2 giugno 1889, il suo primo romanzo intitolato Memorie di Fernanda. A partire dal 1889 collabora con diversi testi a La Sardegna, L’Avvenire di Sardegna, Vita Sarda ed altri periodici sardi. Ma la ragazza non si ferma qui, perché nello stesso periodo riesce a diventare collaboratrice di un altro periodico, Il Paradiso dei bambini, e le sue storie dedicate ai più piccoli verranno raccolte e pubblicate nel 1890 a Roma dalla Casa Editrice Luigi Trevisini in Nell’Azzurro. Pubblica a puntate nelle appendici del quotidiano di Cagliari Avvenire di Sardegna, con lo pseudonimo Ilia di Saint Ismail, il romanzo Stella d’Oriente, che viene ristampato in volume dalla tipografia del giornale nel 1890. Ad esso segue nel 1891, a puntate sulla rivista Vita Sarda, il racconto Vendette d’amore. Nei primi di settembre del 1891, arriva a Nuoro dalla capitale per conoscere Grazia Deledda, un giornalista alto, grasso, biondo, che si chiama Stanislao Manca, Stanis per gli amici, e che appartiene alla più antica aristocrazia sarda, quella dei Duchi dell’Asinara. Egli sta preparando per l’editore Sonzogno, nel popolare supplemento del milanese Il secolo che S’intitola Le cento città d’Italia, il fascicolo dedicato a Sassari, e chiede a quella giovinetta un breve articolo su Nuoro. alla sua lettera del 7 maggio 1891, Grazia risponde con una prosa vivace, che verrà pubblicata il 25 settembre e che qui pubblichiamo traendola dall’originale, ed inizia così un carteggio destinato a protrarsi dal 1891 al 1909. Vengono inoltre pubblicate a Roma dall’editore Edoardo Perino le raccolte di novelle Amore regale del 1891, Amori fatali, la leggenda nera, Il ritratto e Sulle montagne sarde del 1892. Nello stesso 1892 per le edizioni Origlia di Torino esce la raccolta di novelle La regina delle tenebre, che verrà ripubblicata nel 1902 a Milano dalla casa Editrice Ditta Giacomo Agnelli. Sempre nel 1892 escono per l’editore Edoardo Perino di Roma alcune altre novelle, ed anche il suo primo romanzo lungo pubblicato con il suo vero nome, che è Fior di Sardegna, che verrà in seguito ripubblicato nel 1917 a Sesto San Giovanni dalla casa Editrice Madella. Queste prove d’esordio, accolte con favore dal pubblico femminile, ricalcano modelli della narrativa d’appendice. Escono nel 1893 su Vita Sarda, e nel 1894 su Natura ed Arte, i testi che sono stati in seguito intitolati Leggende Sarde, mai pubblicati in volume dalla scrittrice. La giovanissima autrice riscuote la simpatia e l’apprezzamento di Epaminonda Provaglio, di Angelo De Gubernatis e di Ruggero Bonghi. Sempre nel 1892 inizia la collaborazione a Natura ed Arte, rivista diretta da Angelo De Gubernatis, che la coinvolge in un progetto demologico nazionale, ed il materiale folklorico da lei raccolto viene pubblicato in dodici puntate, dalla fine del 1893 al 1895, sulla Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane, per poi essere raccolto nel volume Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna, Pubblicato a Roma da Forzani e C. Tipografi del Senato. Il volume viene Introdotto da una citazione di Leone Tolstoi, che rappresenta la prima espressione documentata dell’interesse della scrittrice per la letteratura russa. L’incontro con la cultura popolare è l’occasione per riflettere sulla realtà barbaricina e comprenderne la portata culturale nella sua specificità e le potenzialità narrative. La nascita di una narrativa propriaI primi risultati della ricerca di una misura narrativa propria si colgono nella raccolta di novelle intitolata Racconti sardi, pubblicata nel 1894 a Sassari da Giuseppe Dessì. Questi risultati della ricerca di una misura narrativa propria si colgono anche nel Romanzo famigliare Anime oneste, pubblicato a Milano nel 1895 dalla Tipografia Editrice l. F. Cogliati, con prefazione di Ruggero Bonghi, e nella raccolta di novelle Le tentazioni, che verrà pubblicata nel 1899 dalla stessa editrice, che comprende sette racconti editi fra il 1894 e il 1895. Nel 1894 il ventunenne Giovanni de Nava, poeta socialista, scrittore e giornalista calabrese, s’imbatte in novelle, versi e saggi della ventitreenne Deledda. Così decide di scriverle per iniziare un rapporto di amicizia, che in breve si trasforma in amore ed ispira una corrispondenza che va dal 1894 al 1898. Le idee di Giovanni spingono Grazia, che si dichiara socialista, ad approfondire l’aspetto sociale nei suoi romanzi. Pubblica infatti nel 1896, in appendice dalla Gazzetta del Popolo di Torino, il romanzo Il servo, che nello stesso anno, con il titolo La via del male, esce in volume presso la Speirani e Figli di Torino. È il primo romanzo impegnato, più profondo e sociale dei precedenti lavori, che viene in seguito rielaborato, e nel 1909 ne esce una nuova versione nella Biblioteca Romantica della Nuova antologia di Roma, e poi nel 1916, presso l’editore Treves di Milano, se ne ha l’ultima versione. Questo romanzo, nella sua prima versione, viene recensito da Luigi Capuana, che le dà notorietà anche fuori dall’Isola. Nella produzione di questi anni si nota un’evoluzione costante sia nelle aperture tematiche, sia nelle tecniche narrative e nel linguaggio, percorso nel quale si colloca anche il romanzo Il tesoro, pubblicato nel 1897 a Torino da Speirani e Figli. Grazia Deledda pubblica quindi, ancora nel 1896, per Speirani e Figli di Torino, la sua prima raccolta di poesie, che ha il titolo di Paesaggi sardi e che compare poi in Versi e prose giovanili del 1938 di Fratelli Treves Editori. Si collocano in questo percorso anche le raccolte di novelle L’ospite, pubblicata nel 1897 da licinio Cappelli Editore di Rocca San Casciano; e Le tentazioni, pubblicata a puntate nel 1899 a Roma sulla rivista Nuova Antologia, e poi nello stesso anno a Milano dalla Tipografia Editrice l. F. Cogliati. Risalgono al 1899 la leggenda Nostra Signora del Buon Consiglio, uscita a Palermo presso remo Sandron Editore, mai pubblicata in volume dalla scrittrice; ed anche altre Leggende sarde. Dell’ultimo decennio dell’ottocento mai pubblicato in volume dalla scrittrice, riscoperte da Mario Ciusa Romagna e pubblicate in Onoranze a Grazia Deledda nel 1959. Nel 1899 a Torino la Speirani e Figli pubblica il romanzo La giustizia, del quale una nuova edizione rivedutaviene pubblicata nel 1919 da Fratelli Treves Editori di Milano. E lo stesso anno a Roma la rivista letteraria Nuova Antologia pubblica a puntate il romanzo Il vecchio della montagna, che verrà ripubblicato nel 1900 a Torino dalla Roux e Viarengo, e nel 1920 a Milano dai Fratelli Treves Editori con in appendice il bozzetto drammatico Odio vince. Nel 1899 escono le raccolte Giaffà, Nostra Signora del Buon Consiglio, Le disgrazie che può cagionare il denaro, che vengono ripubblicate a Palermo da remo Sandron Editore nel 1931 in un unico volume con il titolo Giaffà. Il matrimonio ed il trasferimento a RomaSempre in questo periodo, con la traduzione in francese di Anime oneste, comincia la fortuna di Grazia Deledda all’estero. Nel 1899 si reca a Cagliari, ospite di Maria Manca direttrice della rivista letteraria Donna Sarda, e qui conosce il suo futuro marito Palmiro Madesani, impiegato dell’Intendenza di Finanza, che sposerà l’anno successivo a Nuoro e che diventerà suo marito e, in un certo senso, il suo agente letterario. Qualche mese dopo il marito viene trasferito a Roma, dove Grazia Deledda lo segue trasferendosi nella capitale, il che le offre l’opportunità di uscire dal suo isolamento letterario. A Roma conosce scrittori, artisti, critici, editori, segue i dibattiti letterari, le novità editoriali, gli avvenimenti teatrali, ma non ama i salotti mondani. Conduce una vita riservata tra la cura dei figli, Sardus e Franz, e il lavoro letterario, che prosegue. Le sue opere nei primi decenni a RomaLa vasta produzione narrativa dei primi decenni romani comprende i romanzi Dopo il divorzio del 1902, pubblicato a Torino dalla casa Editrice nazionale Roux e Viarengo, che verrà ripubblicato nel 1920 con il titolo Naufraghi in porto; Elias Portolu del 1903 pubblicato a Torino dalla casa Editrice nazionale Roux e Viarengo, che nel 1890 era uscito a Roma a puntate sulla rivista Nuova Antologia, ed è un romanzo destinato a un successo internazionale grazie alla traduzione in francese di Georges Hèrelle; Cenere del 1903 pubblicato a puntate sulla rivista Nuova Antologia e nel 1904 a Roma in volume unico dall’editrice romana Ripamonti e Colombo, poi ripubblicato nel 1910 a Milano da Fratelli Treves Editori. Da quest'ultimo romanzo è stato tratto nel 1916 il film muto Cenere, diretto da Febo Mari, con la partecipazione di Eleonora Duse, Febo Mari, Nietta Mordeglia, pellicola nella quale si registra l’unica interpretazione cinematografica di Eleonora Duse, che collabora anche all’adattamento, e questo film costituisce la sola testimonianza visiva dell’arte della grande attrice teatrale. Seguono i romanzi Nostalgie del 1905 pubblicato a Roma a puntate sulla rivista Nuova Antologia, poi riproposto in volume nello stesso anno dalla regia Tipografia Ripamonti; e L’Edera del 1906 pubblicato a Roma a puntate sulla rivista Nuova Antologia, poi riproposto in volume nello stesso anno nella Biblioteca Romantica della Tipografia Carlo Colombo. Da quest'ultimo romanzo sono stati tratti nel 1950 il film Delitto per amore, diretto da Augusto Genina, girato in Barbagia con la partecipazione di Columba Dominguez, Roldano lupi, Juan de landa, Franca Marzi, Gualtiero Tumiati, alla cui sceneggiatura ha contribuito Vitaliano Brancati; e nel 1974 lo sceneggiato televisivo L’Edera, diretto da Giuseppe Fina, con la partecipazione di Ugo Pagliai, Nicoletta Rizzi ed Antonio Pierfederici. Poi i romanzi L’ombra del passato del 1907 pubblicato a Roma da Nuova Antologia; Il nostro padrone e Sino al confine del 1910 pubblicati a Milano dai Fratelli Treves editori, che ripubblicheranno gran parte dei precedenti romanzi di Grazia Deledda e pubblicheranno tutti i successivi; Nel deserto del 1911 PUbblicato a Roma a puntate sulla rivista Nuova Antologia nei numeri 235-236, poi a Milano dai Fratelli Treves Editori; Colombi e sparvieri del 1912 pubblicato A Milano dai Fratelli Treves Editori. Nel 1913 esce in L’Illustrazione italiana dal 12 gennaio al 27 aprile 1913, pubblicato poi in volume da Fratelli Treves Editori Canne al vento, il suo capolavoro, in cui pone al centro la fragilità dell’individuo travolto da un destino cieco e crudele. Da quest'ultimo romanzo è stato tratto nel 1958 lo sceneggiato televisivo Canne al vento, diretto da Mario landi, con la partecipazione di Carlo d’Angelo, Marisa Belli, Cesarina Gheraldi, Franco Interlenghi e Roldano lupi. Seguono nel 1914 Le colpe altrui; e nel 1915 Marianna Sirca. Da quest'ultimo romanzo sono stati tratti nel 1952 il film Amore rosso, diretto da Aldo Vergano, con la partecipazione di Marina Berti, Massimo Serato e Guido Celano; e nel 1965 lo sceneggiato televisivo Marianna Sirca, diretto da Guglielmo Morandi, con la partecipazione di lea Massari, Mario Ferrari e Ivano Staccioli. Seguono nel 1918 il romanzo L’incendio nell’oliveto; nel 1920 Naufraghi in porto, revisione del romanzo Dopo il divorzio del 1902; e La madre del 1919, pubblicato in inglese nel 1928 con la prefazione di D.H. Lawrence. Da quest'ultimo romanzo è stato tratto nel 1954 Proibito, il film di esordio di Mario Monicelli, con la partecipazione di Mel Ferrer, Amedeo Nazzari, lea Massari, Henri Vilbert e Paolo Ferrara. Seguono nel 1921 il romanzo Il segreto dell’uomo solitario; nel 1922 Il Dio dei viventi; nel 1924 La danza della collana, seguito in appendice dal bozzetto drammatico A Sinistra; nel 1926 La fuga in Egitto. Tutte queste opere, per stile e argomenti, incontrano l’approvazione di Giovanni Verga. Notevole in questo periodo anche la sua produzione novellistica. Fra le raccolte più note citiamo I giuochi della vita del 1905 pubblicato a Milano da Fratelli Treves Editori, dopo essere uscito a puntate sulla rivista Nuova Antologia; Amori moderni del 1907 pubblicato a Roma da Enrico Voghera Editore; Il nonno del 1908 pubblicato a Roma da Nuova Antologia; Chiaroscuro del 1912 pubblicato a Milano da Fratelli Treves Editori; questa editrice pubblica anche le raccolte successive, ossia Il fanciullo nascosto del 1915. Nel 1946 Giorgio Pàstina ha diretto il film Le vie del peccato, una libera riduzione della novella Dramma tratta dalla raccolta Il fanciullo nascosto di Grazia Deledda, con la partecipazione di Jacqueline laurent, Andrea Checchi, Carlo Ninchi e Leonardo Cortese. Seguono, pubblicate sempre a Milano dai Fratelli Treves Editori, le raccolte di novelle Il ritorno del figlio - la bambina rubata del 1919; Cattive compagnie del 1921; Il flauto nel bosco del 1923. Sono da ricordare anche quattro prove teatrali: Odio vince, bozzetto drammatico in un atto del 1904 pubblicato in appendice all’edizione riveduta de Il vecchio della montagna pubblicata dai Fratelli Treves editori nel 1912, prima rappresentazione 1920; L’Edera, dramma in tre atti in collaborazione con Camillo Antona-Traversi pubblicato dai Fratelli Treves Editori nel 1911, prima rappresentazione 1909; La grazia, dramma pastorale in tre atti, compositore: Vincenzo Michetti, librettisti: Claudio Guastalla con Grazia Deledda, edito dalla Ricordi nel 1921, prima rappresentazione 1923; A sinistra bozzetto drammatico pubblicato in appendice all’edizione dei Fratelli Treves Editori de La danza della collana del 1924, mai rappresentato. L’assegnazione del premio Nobel per il 1926Risale al 1927 il conferimento del Premio Nobel per la letteratura ma, sebbene il premio le sia stato consegnato nel 1927, quello conferitole è relativo al 1926, perché proprio nel 1926 l’Accademia Svedese aveva deciso di non attribuire alcun Nobel per la letteratura. Nel dicembre del 1927 si reca a ritirare a Stoccolma il premio con il marito Palmiro Madesani. La cerimonia di consegna si svolge qualche giorno dopo il loro arrivo in città, il 10 dicembre, ed il premio le viene conferito Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale, e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano. Grazia Deledda è la seconda donna, dall’istituzione del premio nel 1901, a ricevere il Nobel per la letteratura, ed è anche il secondo autore italiano ad essere insignito di questo riconoscimento, vent’anni dopo il poeta Giosuè Carducci, premio Nobel nel 1906. La sua opera è influenzata del verismo di Giovanni Verga e dal decadentismo di Gabriele D’Annunzio, il paesaggio dei suoi romanzi è quello aspro della Sardegna, che non viene rappresentato secondo schemi regionali nè con la coloritura dannunziana, ma rivissuto attraverso il mito. Le sue opere, sospese tra verismo e decadentismo, testimoniano questo passaggio. Dall’interesse per la cultura tradizionale sarda passano all’analisi psicologica, al cospetto della quale l’ambiente isolano diviene un semplice sfondo. Così Grazia Deledda descrive la sua città natale Nuoro è il cuore della Sardegna, è la Sardegna stessa con tutte le sue manifestazioni. È il campo aperto ove la civiltà incipiente combatte una lotta silenziosa con la strana barbarie sarda, così esagerata oltre mare. Le sue opere dopo l’assegnazione del premio NobelSull’onda del successo internazionale, dopo l’assegnazione del premi Nobel Grazia Deledda pubblica a Milano, per i Fratelli Treves Editori, i romanzi Annalena Bilsini nel 1927, a cui seguono Il vecchio e i fanciulli nel 1928, Il comune del vento nel 1931, L’argine nel 1934, La chiesa della solitudine nel 1936. Pubblica a Milano, per Fratelli Treves Editori, le raccolte di novelle Il sigillo d’amore del 1926, e La casa del poeta del 1930. Pubblica inoltre per Treves-Treccani-Tumminelli nelle Edizione Fratelli Treves la raccolta di novelle La vigna sul mare del 1932, e la raccolta Sole d’estate del 1933. E nel 1936 sul Corriere della Sera vengono pubblicati i racconti e novelle intitolati Ferro e fuoco. Nel 1926 esce a Palermo presso remo Sandron Editore la raccolta di favole Cani, gatti, pulcini ed altri animali. Scene rustiche; e nel 1930 a Milano per Fratelli Treves Editori, la raccolta Il dono di Natale. Nei suoi ultimi anni, Grazia Deledda amplia la sua attività divenendo anche traduttrice, è sua infatti Eugenia Grandet, la versione in italiano di Eugènie Grandet, il tredicesimo romanzo del 1833 dello scrittore francese Honorè de Balzac, che viene pubblicata a Milano da Arnoldo Mondadori nel 1930. La morte nel 1936 a RomaSofferente da tempo di un tumore al seno, muore a Roma, il 16 agosto 1936. Le sue spoglie sono custodite in un sarcofago di granito nero nella piccola chiesa della Madonna della Solitudine, ai piedi del Monte Ortobene di Nuoro, edificata nella seconda metà del ventesimo secolo quasi sicuramente sul sito dove era un tempo posta un chiesa preesistente molto cara al premio Nobel Grazia Deledda che nel 1959 si fece tumulare proprio qui. Il Santuario conserva ancora oggi la semplicità delle linee descritte da Grazia Deledda. La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro, è divenuta oggi un Casa Museo. Le sue opere pubblicate postumeEsce postuma a puntate sulla rivista Nuova Antologia, tra il 16 settembre ed il 16 ottobre 1936 la biografia romanzata Cosima, che verrà poi stampata in volume a Milano da Fratelli Treves Editori nel 1937. Gran parte delle poesie e dei testi scritti dal 1887 al 1900, compreso il testo integrale del racconto Sangue sardo, della raccolta di poesie Paesaggi sardi, e con la riproduzione di numerose lettere di Grazia Deledda, sono stati raccolti da Antonio Scano nel volume Versi e prose giovanili, che è stato pubblicato nel 1938 a Milano da Fratelli Treves Editori e che qui riprendiamo dall’originale. In questo volume è compresa anche una rielaborazione della raccolta di favole I tre talismani, che era stata pubblicata nel 1899 a Palermo da remo Sandron Editore nella collana Per il mondo piccino, e che verrà appunto rielaborata e comparirà con il titolo Leggende di Sardegna in Versi e prose giovanili del 1938. Esce postuma anche la raccolta di novelle Il cedro del libano, stampata a Milano da Garzanti Editore nel 1939. Nelle nostre ricerche, abbiamo rinvenuto anche altre poesie ed altri testi, che abbiamo raccolto nell’inedito Altri versi e prose giovanili. Ed infine, nel 1985, a Grazia Deledda viene intitolato un cratere di 32 chilometri di diametro sul pianeta Venere. Qualche informazione sulla corrispondenza di Grazia DeleddaGrazia Deledda ha scambiato una fitta corrispondenza con le principali figure attive nel mondo letterario, ed a Roma è venuta in contatto con gli artisti e gli intellettuali che hanno segnato il suo tempo, dal difficile rapporto con Luigi Pirandello, all’amore di Emilio Cecchi, all’amicizia per Marino Moretti e perfino il giovanile innamoramento per Stanis Manca, da Gabriele D’Annunzio ad Angelo De Gubernatis, da Matilde Serao a Sibilla Aleramo. Il volume Amore lontano. Lettere al gigante biondo (1891-1909) curato da Anna Folli, stampato nel 2010 a Milano dalla Feltrinelli, contiene un epistolario in gran parte inedito che costituisce, nella sua drammatica tensione emotiva, un grande romanzo d’amore, o meglio il martirio di un romanzo d’amore impossibile. Nel volume La quercia e la rosa. Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe di ludovica de Nava, stampato nel 2015 a Nuoro da Il Maestrale, con i suoi documenti ossia lo scambio di lettere inviate al più giovane e prestante poeta calabrese, Giovanni de Nava, nonno dell’autrice, nel quale si snoda l’avvincente storia della passione fra la rosa di Sardegna e la quercia di Calabria, sullo sfondo della storia collettiva di fine secolo con le lotte e le conquiste del Partito Socialista, la repressione dei Fasci Siciliani, il terremoto in Calabria, ed altro. Ed il volume Grazia Deledda. I luoghi gli amori le opere di Rossana Dedola, stampato nel 2016 a Roma da Avagliano Editore, contiene una selezione di 86 lettere e cartoline postali inedite di Grazia Deledda, ritrovate presso alcune biblioteche europee, e mostra l’intenso rapporto intellettuale con interlocutori entusiasti di scoprire la Sardegna attraverso i suoi scritti. | ||||
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