Montresta con i suoi dintorni dove si trova l’unica testimonianza di insediamenti punici in Planargia
In questa tappa del nostro viaggio, da Alghero passata Villanova Monteleone raggiungeremo da nord l’abitato di Montresta che è raggiungibile anche da sud provenendo da Bosa, e lo visiteremo con il suo centro nel quale si trovano i suoi murali e con i suoi dintorni dove si trova l’unica testimonianza di insediamenti punici in Planargia. La regione storica della PlanargiaLa Planargia è una piccola regione sulla costa occidentale della Sardegna. Si tratta di un vasto e fertile altopiano vulcanico che si estende dal Marghine fino al mare, fra i territori di Villanova a nord ed il Montiferru a sud, attraversato dalla valle del fiume Temo. Il nome deriva dall’andamento pianeggiante della sua conformazione geografica. La Planargia si trova interamente in Provincia di Oristano ed i comuni che ne fanno parte sono Bosa, Flussio, Magomadas, Modolo, Montresta, Sagama, Sindia, Suni, Tinnura e TresNuraghes. regione fortunata per la sua posizione geografica e per il clima mite tutto l’anno, la Planargia occupa un posto rilevante nella produzione vitivinicola della Sardegna, grazie soprattutto alla malvasia di Bosa. La Planargia si sviluppava interamente nella Provincia di Nuoro, ma, dopo la nascita della nuove province della Sardegna, tutta la sua zona costiera è stata portata all’interno della Provincia di Oristano. In viaggio verso MontrestaDa Alghero abbiamo raggiunto Bosa seguendo la costa. Avremmo potuto arrivarci passando all’interno, da Alghero sulla SS292 Nord Occidentale Sarda per ventidue chilometri fino a Villanova Monteleone, poi girando a destra sulla SP12 per circa sedici chilometri, che entrando in Provincia di Oristano diventa la SP19 e dopo poco più di sette chilometri ci porta a Montresta. Proseguendo la SP19, in quattordici chilometri, ci porta a Bosa, che si trova più a sud. Il comune chiamato MontrestaIl comune chiamato Montresta (altezza metri 2 sul livello del mare, abitanti 438 al 31 dicembre 2021) è un comune situato a sud ovest del monte Navrino, alto 532 metri, al confine con il Logudoro di Porto Torres, in uno spettacolare paesaggio caratterizzato da cime trachitiche e un tappeto di macchia mediterranea e secolari sughereti, come quello di Silva Manna. Si tratta di un comune collinare che affonda le sue origini nella preistoria; la cui economia si basa esclusivamente sull’agricoltura e sulla zootecnia, e che si caratterizza in particolare per la produzione dei cestini in giunco e asfodelo, lavorati a mano. Il territorio Comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 195 a un massimo di 542 metri sul livello del mare. Origine del nomeSecondo gli studiosi il suo nome era in origine Montexa con riferimento alla regione in cui si trovava il suo primo insediamento e che forse significava Monte di grano. Comunque l’origine del nome nella forma attuale è da rintracciare nella lingua fenicia, e in particolare nelle voci Est che indica il fuoco, e Astaroth ossia la dea Astarte. La sua economiaIl settore primario è basato su un’agricoltura con la coltivazione di ortaggi, foraggi, ulivi, viti e altri alberi da frutta; si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, equini. Non vi è stato praticamente alcuno sviluppo industriale, data l’esiguità numerica della popolazione, costituita per lo più da anziani. Modesta è anche la presenza del terziario, ma Montresta è nota soprattutto per la sua tessitura, dato che i suoi artigiani producono bellissimi Cestini di giunco e asfodelo lavorati a mano. Montresta è anche famoso per il tipico pane locale chiamato Su bistoccu. Non è meta di significativo afflusso turistico, offre tuttavia a quanti vi si rechino la possibilità di effettuare delle piacevoli escursioni nei dintorni e di raggiungere le cime dei vicini monti Narvino, Pittada e Mannu e le sponde del rio Piccarolu. Particolarmente affascinanti e rilassanti sono i percorsi che permettono di attraversare il magnifico bosco Silva Manna. Le sue strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è abitato già in epoca prenuragica e nuragica come dimostrato dai resti rinvenuti nel paese e nei dintorni. Il sito archeologico più importante della zona è una Torre detta Sa Turre che costituisce l’unica testimonianza di insediamenti punici in Planargia. In epoca medievale si chiamava Suttamonte, ma Montresta deve la sua origine a una migrazione in Corsica nel 1676 di greci manioti, ossia abitanti della penisola di Mani situata nella Laconia occidentale e nella Messenia orientale nel Peloponneso meridionale, che venivano ritenuti i discendenti dell’antica popolazione dorica del Peloponneso e come tali imparentati con gli antichi spartani. Sconfitti dai turchi nel 1669 dopo una resistenza diventata leggendaria, i manioti di Oitylo in Laconia si rivolgono alla repubblica di Genova per chiedere asilo. A circa ottocento greci manioti, capeggiati dalle famiglie nobili dei Comneno-Stefanopoli e Medici-Jatriano, viene accordato il diritto di insediamento in Toscana, a Genova e nella piccola regione di Paomia, in Corsica, a circa cinquanta chilometri da Ajaccio. Nel 1731, quando la Corsica insorge contro la repubblica di Genova, i greci si rifiutano di aderire e il loro paese viene incendiato per vendetta dai rivoltosi corsi, ma le famiglie vengono evacuate e trovano riparo ad Ajaccio, dove rimangono per circa cinquanta anni. Alcune famiglie pensano poi di trasferirsi in Spagna e nelle Baleari, mentre altri cominciano le trattative per emigrare in Sardegna. Nel 1746 una cinquantina di famiglie da Cargese in Corsica emigrano in Sardegna, e, dopo una complessa trattativa con Giorgio Cassara e Antonio Barozzi, rappresentanti dei coloni, Carlo Emanuele III re di Sardegna concede loro una zona in Planargia, alle spalle della città regia di Bosa, dove i coloni danno vita a partire dal 1751 al villaggio chiamato Villa San Cristoforo, dal nome della chiesa di San Cristoforo Martire. Così nasce Montresta la greca, che ha però una storia travagliata per l’ostilità degli abitanti di Bosa e dei pastori della zona, abituati a spadroneggiare con il loro bestiame su tutto il territorio, nei confronti degli stranieri che occupavano la loro terra. Ci sono vere e proprie battaglie con morti e devastazioni, finché la maggior parte dei coloni se ne allontana e vi lascia solo l’insediamento che vi avevano eretto. Tuttavia, oggi, vari elementi dell’architettura e dell’artigianato, tra cui l’intreccio di cesti, ricordano l’arte greca. Successivamente il nome del paese viene cambiato in Montrexa, nome che si riferisce anche al territorio circostante, e che diventa poi Montresta. Nel 1927 il comune di Montresta viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito da questa nella Provincia di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a MontrestaTra le principali feste e sagre che si svolgono a Montresta vanno citate, il 16 gennaio, la Sagra di Sant’Antonio Abate con l’accensione del falò in suo onore, alla quale è legata la Sagra del Maiale Montresino; il 28 aprile viene celebrato il patrono nella Festa di San Cristoforo; il 27 luglio, la Sagra de Sos Pipiriolos dedicata alla pasta tradizionale di Montresta, quella delle feste e delle occasioni importanti, ossia una pasta tipica trafilata al bronzo con una macchina rudimentale, molto porosa, che è perfetta per il sugo di agnello o cinghiale; la seconda domenica di agosto, la Festa del Sacro Cuore con celebrazione della messa e pranzo nella località su Casteddu; la prima domenica di settembre, la Festa di Sant’Antonio con la messa, canti e balli tradizionali. Visita del centro di MontrestaL’abitato di Montresta è interessato da espansione edilizia e presenta l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Montresta da nord provenendo da Villanova Monteleone con la SP12 che, entrando nella Provincia di Oristano, diventa la SP19. Percorsi cinque chilometri e mezzo, la SP19 prosegue sulla SP20 in direzione di Padria, mentre curviamo tutto a destra e continuiamo con la SP19 in direzione di Bosa. Percorsi in settecento metri, vediamo alla destra della strada il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel comune di Montresta. Proseguendo la SP19 diventa la via Alghero la quale ci porta nell’abitato. Al suo interno sono presenti diversi murali, che ornano le abitazioni all’interno del suo centro storico. L’antica chiesa di San Cristoforo Martire oggi intitolata a Sant’Antonio AbatePassato il cartello segnaletico, la via Alghero ci porta nell’abitato. Percorsi cinquecento metri, prendiamo tutto a sinistra la via Asilo e, dopo una trentina di metri, troviamo alla sinistra una piazzola sulla quale si affaccia l’Antica chiesa di San Cristoforo Martire, che oggi è stata Intitolata a Sant’Antonio Abate, la quale è stata la vecchia parrocchiale di Montresta che da essa prese in origine il nome di Villa San Cristoforo. È una chiesa rurale di piccole dimensioni, edificata nel 1606, che ha subito varie modifiche, come la costruzione di cappelle laterali che la rendono unica rispetto alle Chiese rurali dell’epoca. Presenta aula coperta a botte rinforzata da archi trasversali che poggiano su pilastri addossati; si articola in quattro cappelle laterali con arco a tutto sesto, voltate a botte. Il presbiterio, quadrato, ha cupola ottagonale. Ogni anno il 16 gennaio si tiene la Festa di Sant’Antonio Abate, chiamata anche la Festa del fuoco di Sant’Antonio ossia di Sant’Antoni ’e su fogu dato che prevede anche l’accensione, nella piazzola antistante la chiesa chiamata la piazza De Sa Cheggia Etza, ossia della vecchia chiesa, di Su Fogulone, un grande falò delle dimensioni dell’intera piazza, preparato con la legna tagliata da giovani volontari del paese. SeguonoSu Pespuru ossia il vespro in onore di Sant’Antonio Abate, e Sa Benediscione ossia la benedizione del fuoco. alla Festa di Sant’Antonio Abate è legata anche la Sagra del Maiale Montresino, la quale propone Sa chena in Carrela, ossia una cena completa a base di maiale cotto con le fave, la verza, le bietole selvatiche e il pane di semola fatto in casa nei forni a legna e lasciato indurire per qualche giorno. Dulcis in fundo, salsicce montrestine arrosto e vino locale offerto dai produttori locali. Il Municipio di MontrestaEntrati nell’abitato con la via Alghero, passata dopo cinquecento metri la deviazione lungo la via Asilo che ci aveva portati all’antica chiesa di San Cristoforo Martire, proseguiamo per un altro centinaio di metri, poi svoltiamo destra nella via Nazionale che, dopo appena una cinquantina di metri, passato l’incrocio con la via Roma, prende il nome di via Santa Maria della Neve. Lungo la via Santa Maria della Neve, si vede alla destra della strada l’edificio che, dopo una quindicina di metri, al civico numero 2, ospita i'ingresso del Municipio di Montresta, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. La nuova chiesa parrocchiale di San Cristoforo MartirePercorsa una cinquantina di metri lungo la via Santa Maria della Neve, al civico numero 4 si trova alla destra della strada la scalinata che porta su un’altura all’ingresso della Nuova chiesa parrocchiale di San Cristoforo Martire che è stata edificata negli anni sessanta del novecento sulle rovine di un edificio medievale ed ha preso il nome dall’antica chiesa di San Cristoforo. Presso questa chiesa, ogni anno nei giorni intorno al 28 aprile viene celebrata la Festa di San Cristoforo, con tre giorni di festeggiamenti in onore del patrono, durante i quali si svolge una serie di manifestazioni religiose e civili. La novena inizia due giorni prima; il giorno che precede la Festa è prevista la benedizione di auto e moto, dato che San Cristoforo è il protettore degli automobilisti, e la sera si tiene la celebrazione del vespro e la messa; il giorno della festa, oltre alle celebrazioni religiose, si svolge la processione con il simulacro e la reliquia del Santo, accompagnati dal coro e da un gruppo folk; ed il giorno successivo è prevista ancora la celebrazione della messa e la consegna della fascia, della bandiera e del simulacro al nuovo presidente del comitato. Oltre a queste cerimonie religiose, si svolgono anche le manifestazioni civili legate ai festeggiamenti, con in serata cori e fuochi d’artificio. Il Campetto sportivo polivalenteEravamo entrati nell’abitato con la via Alghero, dopo seicento metri avevamo svoltato a destra nella via Nazionale e, percorsa questa strada una cinquantina di metri, avevamo incrociato la via Roma. Prendiamo verso sinistra, ossia in direzione est, la via Roma, la quale dopo una trentina di metri continua prendendo il nome di viale Cavalier Antonio Paolo Cadeddu. Seguiamo questo viale per poco più di duecentocinquanta metri e vediamo, alla destra della strada, l’ingresso del Campetto sportivo situato in località Turre a Montresta. All’interno di questo complesso sportivo è presente un Campo polivalente non dotato di tribune, con fondo in erba sintetica, nel quale praticare come discipline il calcetto ossia calcio a cinque, la pallacanestro, il Mini basket, la pallatamburello, la pallavolo e diversi Sport per disabili. Il Cimitero di MontrestaEravamo entrati nell’abitato con la via Alghero, dopo seicento metri avevamo svoltato a destra nella via Nazionale e, percorsa questa strada una cinquantina di metri, avevamo incrociato la via Roma. Prendiamo verso sinistra, ossia in direzione est, la via Roma, la quale dopo una trentina di metri continua prendendo il nome di viale Cavalier Antonio Paolo Cadeddu. Seguiamo questo viale per poco più di cinquecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, il muro di cinta con i cancelli di ingresso del Cimitero di Montresta. Visita dei dintorni di MontrestaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Montresta, sono stati portati alla luce i resti dei diversi menhir in località Tamburi; delle domus de janas di Funtana Manna, di Ozastru, di Pedra Modde, di Palatolta, di Sas Serras; delle Tombe di giganti di Nuratolu I e di Nuratolu II; dei Protonuraghi Bena Ghiu I, Bena Ghiu II, Nuratolu, ’e Sa Rughe; dei Nuraghi Bena ’e Piras, Crabis; della fortezza punica che consiste in una Torre di tipologia indefinita chiamata Sa Turre che per molto tempo era stato considerato un Nuraghe, e del complesso insediativo di Punta su Siddadu ritenuto anch’esso di età punica. Il Campo Sportivo ComunaleUscendo dall’abitato verso nord con la via Alghero che dicenta la SP19 e, a settecento metri dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, curviamo tutto a sinistra per rimanere sulla SP19 in direzione di Villanova Monteleone. Proseguiamo per seicento metri, e vediamo subito dopo l’indicazione del chilometro 16 alla sinistra della strada il vialetto di accesso al Campo Sportivo Comunale in località su Segadu. All’interno di questo complesso sportivo è presente un Campo da Calcio dotato di tribune in grado di ospitare una novantina di spettatori, con fondo in terra battuta, nel quale praticare come disciplina il calcio. I resti della fortezza cartaginese detta Sa TurrePer visitare la fortezza cartaginese detta Sa Turre prendiamo il viale Cavalier Antonio Paolo Cadeddu che ci ha portato al Cimitero, passiamo il suo ingresso e proseguiamo verso sud per circa quattrocento metri, e vediamo alla sinistra della strada una deviasione che porta subito a un cancello chiuso. Dobbiamo superare questo cancello e prendere un sentiero, lungo il quale, percorsi duecentocinquanta metri, si vede alla setra del sentiero i resti di una Vecchia casa signorile di campagna. Proseguendo lungo questo sentiero per poco più di centocinquanta metri, si vedono su un affioramento roccioso, al centro di unl’area delimitata, i resti di una Torre detta Sa Turre che per lungo tempo è stata considerata una costruzione nuragica e chiamata per questo Nuraghe Turre, ma che oggi si ritiene sia l’unica testimonianza di insediamenti punici in Planargia. Con ogni probabilità si tratta dei resti di una fortezza cartaginese di forma quadrangolare, della quale sono presenti testimonianze di murature un tempo parte della struttura difensiva, ancora visibili alla sua base. Il bosco di Silva MannaOltre un terzo della superficie del territorio di Montresta è occupato da boschi, tra i quali ha un valore ambientale il Bosco di Silva Manna, che sorge ad est rispetto all’abitato e, pur appartenendo al territorio Comunale di Bosa, è più facilmente raggiungibile dall’abitato di Montresta. È costituito da mille ettari di natura selvaggia dove non di rado capita di vedere volpi, cinghiali, donnole e uccelli rapaci diurni e notturni. Dalla periferia del paese, il bosco è incorniciato dalle alte pareti della immensa gola di Costa Barasumene, dove nidifica l’avvoltoio grifone e una copia di aquile reali, accogliendo nel suo fondo valle il corso dell’alto fiume Temo. Questo bosco è costituito da splendide sugherete secolari, e da qui, dal sughero, nascono le tante tradizioni artigianali che caratterizzano il paese e che, insieme alla produzione di cestini di asfodelo e di pane Bistoccu, lo rendono un luogo di materia e creatività, di arte manuale e gesti senza tempo. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Bosa arriveremo a Modolo, il più piccolo di tutta la Sardegna come estensione, che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni. |