Norbello con la chiesa di Santa Maria della Mercede che apparteneva all’Ordine dei Templari
In questa tappa del nostro viaggo, da Abbasanta ci recheremo a Norbello che visiteremo con il suo centro nel quale si trova tra l’altro la chiesa di Santa Maria della Mercede che apparteneva all’Ordine dei Templari, e con i suoi dintorni. La regione storica del GuilcerIl Guilcer è un’area geografica situata al centro dell’isola ed è, da secoli, crocevia di attività e commerci, comprende un altopiano basaltico e la sottostante pianura dove scorre il fiume Tirso e si trova l’invaso artificiale del lago Omodeo. L’Unione dei comuni del Guilcier è stata istituita nel 2008 quando i Sindaci di Abbasanta, Aidomaggiore, Boroneddu, Ghilarza, Norbello, Paulilatino, Sedilo, Soddì, e Tadasuni, hanno sottoscritto l’Atto Costitutivo, convalidando la costituzione del nuovo ente. Prima di allora i comuni venivano considerati appartenenti alla regione storica del Barigadu. Il Guilcier raccoglie numerosi tesori archeologici, tra i quali ricordiamo per importanza il Nuraghe Losa di Abbasanta, la chiesa di San Pietro di Zuri, la torre Aragonese a Ghilarza, il complesso archeologico di Santa Cristina a Paulilatino, la foresta pietrificata a Soddì e la chiesa dei templari a Norbello. In viaggio verso NorbelloDal centro di Abbasanta prendiamo, verso nord est, la via Norbello, che seguiamo fuori dall’abitato per poche centinaia di metri, e ci porta all’interno dell’abitato del comune di Norbello. Dal Municipio di Abbasanta a quello di Norbello si percorrono 1.6 chilometri. Il comune chiamato NorbelloIl comune di Norbello (nome in lingua sarda Norghiddu, altezza metri 315 sul livello del mare, abitanti 1.115 al 31 dicembre 2021) è circondato da boschi, ed è situato tra la valle del rio Siddo ed il vasto tavolato basaltico del Guilcier, del quale è posizionato in prossimità del margine orientale, con il panorama che spazia dal lago Omodeo fino alle lontane alture della Barbagia. Gli abitanti vivono prevalentemente nel capoluogo Comunale, ed il resto della popolazione vive nel nucleo urbano minore di Domusnovas Canales, situato a nord nella vallata di Chenale. Il territorio Comunale, di origine vulcanica, presenta un profilo geometrico irregolare, con una morfologia generalmente piatta, ma con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 147 al massimo di alcune colline che raggiungono i 431 metri sul livello del mare. Il territorio è ricco di sorgenti anche se alcune non hanno più acqua a causa del dissesto idrogeologico, ed è percorso dal rio Siddo. Origine del nomeIl nome ha probabilmente una origine prelatina, e da questo deriva la sua forma locale Norghiddo, la cui denominazione fino all’ottocento era Norghiddo, della quale Norbello è una parziale italianizzazione. La sua economiaSi tratta di un comune di collina che basa la sua economia soprattutto sull’agricoltura e sulla zootecnia. Per quanto riguarda il settore economico primario, il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione locale. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, frutteti, agrumi e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini, caprini, equini e avicoli. Per il settore secondario, è del tutto inesistente l’industria. Per il settore terziario Norbello vanta un fiorente artigianato tessile, ed è un paese di artigiani, lavoratori della pietra, del legno e del ferro e di tanti altri materiali. Il basalto, essendo la pietra locale, viene utilizzato in innumerevoli situazioni: nell’esterno e nell’interno di abitazioni private, pubbliche ed edifici religiosi, nella piccola e grande oggettistica, nella decorazione di spazi pubblici come piazze e monumenti, un retaggio che viene dal lontano passato. Sono anche ricche le sue tradizioni nel campo enogastronomico, e significativa è la produzione del pane locale caratteristico, ognuno con un impasto diverso, tra il quale quelli chiamati Su Bufulitu, Su Crivarzu, Su Zicchi, Sa Simbula, ed altri. Tra i suoi principali prodotti gastronomici spiccano i formaggi, Su Basizolu, Sa Trizza e Sa Fresa Atonzu, ottenuti dal latte di vacca, mentre da quello di pecora si ricava la fresca ricotta, da sposare perfettamente con l’eccellente miele di asfodelo, prodotto anche in altre varianti con il cardo, il corbezzolo e l’eucalipto. Norbello non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge Norbello viene abitata fin dall’epoca prenuragica e nuragica, come testimoniato dalla presenza nel territorio di diverse tombe dei giganti, domus de janas e Nuraghi. In periodo medioevale, nell’undicesimo secolo, con i nomi di Norgillo o Norghiddo La villa fa parte della curatoria del Guilcier del Giudicato di Arborea. Si trovano tracce della sua storia nelle schede del Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, passa sotto il dominio aragonese, nel 1477 viene aggregato al feudo di Canales, nel 1566 passa alla conte di Sedilo e poi al Marchesato di Sedilo, appartiene ai Salinas e quindi ai Delitala, ai quali il paese viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Con Decreto regio del 21 dicembre 1862, pubblicato in data 8 febbraio 1863, la denominazione dello storico comune di Norghiddo viene cambiata in quella attuale di Norbello. Nel 1927 i due comuni di Norbello e di Domusnovas Canales, vengono aggregati al nuovo comune di Ghilarza Abbasanta, del quale diventano frazioni. Nel 1934 viene cambiata la denominazione del comune di Ghilarza Abbasanta nuovamente a quella di Abbasanta. Successivamente nel 1946 il comune di Norbello viene staccato dal comune di Abbasanta e diviene un comune autonomo. Nel 1950 anche il comune di Domusnovas Canales viene spostato dal comune di Abbasanta a quello di Norbello del quale diventa una frazione. Del comune di Norbello nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a NorbelloA Norbello sono attivi il gruppo folk dell’Associazione Pro Loco di Norbello, ed il Gruppo Folk Santa Maria della Mercede di Norbello, i cui componenti si esibiscono indossando il costume tradizionale nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Norbello che potrebbero allietare il borgo e richiamare visitatori dai dintorni, vanno citati a gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, noto nel territorio come Sant’Antoni ’e su Fogu, durante la quale tutta la comunit si riunisce intorno all’antichissimo rito del grande tronco d’albero chiamato Sa Tuva, che era stato trasportato dalla campagna al paese il giorno dell’Epifania dai giovani diciottenni, in attesa di essere bruciata dieci giorni dopo, e che brucerà dal primo pomeriggio del 16 gennaio sino all’alba del 17; i festeggiamenti del Carnevale con le sfilate in costume, con il Carnevale del fumetto e del cartone animato, e con la Zippolata in piazza e la spericolata Pentolaccia a cavallo che richiama tanti cavalieri da più paesi della Sardegna; i riti della Settimana Santa Pasqua con il venerdì Santo S’Iscravamentu, e la domenica s’Incontru; a fine aprile o inzio maggio la Sagra de S’Antunna, sapori di primavera, con degustazione di piatti a base di funghi e tanto divertimento; a metà maggio i massai, a trebbiatura conclusa, partecipano alla Festa di Sant’Isidoro, con un’ampia partecipazione di folla e con l’intervento variopinto dei gioghi, addobbati a festa con serti floreali e prodotti dei campi; il 17 maggio la Festa patronale di San Giorgio Martire, nella frazione Domusnovas Canales; a metà giugno, la manifestazione Su Tuzorzu a S’Antiga che ripropone la tosatura come avveniva in antichit con Sos Serros de Tundere, e che attualmente avviene invece con le tosatrici elettriche, seguita dal pranzo comunitario; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista; il 15 luglio la Festa patronale in onore dei Santi Quirico e Giulitta. Nel periodo delle ferie d’agosto si svolge la Festa dell’Emigrato nella frazione Domusnovas Canales; il 25 agosto, la manifestazione Bint’annos a Cuntzertu, che è una Rassegna di Canti a Tenore; alla fine dell’estate ci si trasferisce nella borgata campestre di Sant’Ignazio, dove per nove giorni si celebra la novena, seguita dalla Festa campestre di Sant’Ignazio da Laconi; a settembre un’altra novena seguita, la prima domenica di settembre, dalla Festa di San Giuliano, nella sua chiesa campestre nella frazione Domusnovas Canales; a metà settembre l’autunnale Sagra de S’Antunna, con degustazioni e tanto divertimento; a fine settembre la Festa di Santa Maria della Mercede, accompagnata anche da una particolare manifestazione chiamata Medievalia di Sardegna, durante la quale si rievocano avvenimenti storici del periodo medievale sardo; a inizio ottobre, la manifestazione S'Innenna a S’Antiga che ripropone il rito della vendemmia e della pigiatura dell’uva, seguita dalla Sagra de Sa Saba, evento che gira intorno alla preparazione del mosto cotto, che prevede un laboratorio all’aperto per le dimostrazioni pratiche dei procedimenti seguiti per ricavare lo sciroppo o per realizzare i dolci farciti con il composto ottenuto dalla macerazione di uve bianche o rosse, ed al termine la preparazione di Tziriccas e Panischeddas è seguita da degustazioni e da balli in piazza. La Sagra de S’AntunnaPer chi non lo sapesse, S'Antunna è un fungo tipico della regione del Marghine e del Barigadu, regione storica nella quale si trova il grazioso paese di Norbello, sede di questa sagra. Il fungo S'Antunna appartiene alla famiglia dei Pleurotus e viene chiamato Cardoncello in italiano, mentre in Sardegna oltre ad essere chiamato Antunna, assume anche la denominazione di Cardolinu ’e Petza. La Sagra deS’Antunna, intitolata anche sapori di primavera, si svolge in piazza Monumento, e prevede una mostra fotografica sui funghi presso la Biblioteca Comunale, l’esibizione di pariglie presso il Campo Sportivo, e poi i tour guidati alla scoperta di Norbello con partenza da piazza Monumento, il pranzo presso la piazza Monumento, e nel pomeriggio la sfilata delle maschere tradizionali della Sardegna. Seguono anche esibizioni canore e degustazione dei piatti a base di funghi. Visita del centro di NorbelloL’abitato, caratterizzato da abitazioni con evidenti segni dello stile architettonico e del movimento culturale che si sviluppò nel Medioevo, segue i canoni classici di impianto rurale anche se interessato da crescita edilizia, ed ha l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Tra le opere architettoniche più importanti vanni citati il caratteristico abitato con le bellissime piazze in basalto, ed i giardini realizzati in pietra e abbelliti con sculture e i murali dipinti da artisti sudamericani. Entriamo in Norbello da sud ovest arrivando da Abbasanta con la via Norbello che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, assume il nome di via Vittorio Emanuele. Il Municipio di NorbelloPercorsi cinquecento metri verso nord est lungo la via Vittorio Emanuele, nel punto dove arriva da sinistra il viale delle Libertà, svoltiamo a destra nella strada che, in una cinquantina di metri, ci porta nella piazza del Municipio. Da questa piazza parte verso destra la via Giacomino Spanu, dalla quale prendiamo la prima strada sulla destra che svolta subito a sinistra, e sul lato sinistro della quale si affaccia l’edificio che ospita il Municipio di Norbello, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. L’attuale casa Comunale è stata inaugurata nel 1976, ed a questa data risale il trasferimento dal precedente edificio, che era situato nella piazza del Popolo, a questa nuova sede di tutti gli uffici necessari per l’amministrazione del paese. Il Monumento ai Caduti di NorbelloPassata la deviazione che ci ha portati in piazza del Municipio, proseguiamo verso nord est lungo la via Vittorio Emanuele e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a un incrocio dove arriva da sinistra la via Einaudi e parte a destra la via Sardegna. Superiamo questo incrocio e proseguiamo lungo la via Vittorio Emanuele per un altro centinaio di metri ed arriviamo dove si vede alla sinistra della strada uno slargo chiamato piazza del Monumento, con un’aiuola al centro della quale si trova il Monumento ai Caduti di Norbello in tutte le guerre. Con questo monumento realizzato dall’artista locale Pasqualino Mele ed inaugurato il 23 maggio 1954, la comunità ha commemorato a futura memoria i caduti che hanno sacrificato la propria vita per la patria. Nel monumento sono ricordati i novantacinque soldati di Norbello che hanno partecipato alla Grande Guerra, dei quali ben venti non hanno fatto ritorno nel paese, una percentuale superiore rispetto alla media nazionale e regionale. Si ricordano inoltre cinque soldati partiti per la campagna in Africa settentrionale, e un numero imprecisato incarcerato nei campi di concentramento in Germania o in altri paesi. La piazza del PopoloPercorsi altri circa centocinquanta metri, la via Vittorio Emanuele termina nella piazza del Popolo, meglio conosciuta come piazza della chiesa, una piazza di recente costruzione risultato di una serie di rifacimenti che hanno portato alla conformazione attuale del centro urbano. Sino agli anni ottanta del novecento in questa piazza si individuavano gli edifici di rappresentanza del potere civile e religioso, ossia la casa Comunale, la casa del marchese nota come Sa domo de Su Marchesu, la casa della famiglia Sotgiu, e la chiesa parrocchiale dei Santi Giulitta e Quirico. La casa Comunale per lungo tempo è stata sede del Municipio, della Biblioteca, dell’ufficio postale, delle scuole e luogo di stazionamento dei reali Carabinbieri. In seguito a causa delle sue precarie condizioni gli uffici contenuti al suo interno sono stati trasferiti. Scarse sono le notizie sulla casa del marchese, Vittorio Angius nei suoi trattati parla di una casa Baronale sita nel paese, che un tempo è stata una sede provvisoria delle scuole. A pochi metri si trovava anche il Monte Granatico, andato anch’esso perduto in quanto pericolante. La Biblioteca ComunaleArrivando con la via Vittorio Emanuele nella piazza del Popolo, alla sinistra si vede l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale. Sorge dove un tempo si trovava la casa della famiglia Sotgiu, che ha dato i natali, fra gli altri, al canonico francescano padre Sotgiu, martirizzato in Cina negli anni trenta del novecento. Nel periodo fascista l’edificio è stato la sede del Fascio, e nella piazza antistante si organizzavano raduni e manifestazioni del regime. La costruzione, in condizioni fatiscenti, come si legge dalle delibere comunali, è stata acquistata dall’amministrazione Comunale e, negli anni ottanta del novecento, demolita e sostituita dall’attuale edificio della Biblioteca Comunale, entrata in funzione nel 1983, intestata a Piero Sotgiu, fratello minore del canonico. Al fianco della Biblioteca si trovano bellissimi murali. Nel 1992, in occasione delle contro celebrazioni della scoperta dell’America, nel muro che si affaccia nel piazzale della Biblioteca Comunale, il muralista nicaraguense Leonel Cerrato con la collaborazione del muralista cagliaritano Giorgio Polo ha realizzato il murale Nicaragua 1492-1992, una rappresentazione della storia delle popolazioni latino americane dall’arrivo dei primi missionari, alle sottomissioni degli indios, ai lavori forzati, alle lotte dell’America latina contro il giogo nordamericano. L’importante opera d’arte è stata oggetto di restauro nel 1996 e successivamente nel 2012. Il Museo dell’Arma dei CarabinieriArrivando in piazza del Popolo, nella piazza alla destra si trova l’edificio che ospita la Mostra Permanente Uniformi Storiche dell’Arma dei Carabinieri, che è anche un centro di documentazione e ricerca. L’idea di allestire una Mostra dedicata all’Arma nasce nel 2002, ma dal 2014 viene allestita nella sua sede permanente. Si tratta di un piccolo e suggestivo Museo sulla Storia dell’Arma dei Carabinieri, che permette al visitatore di percorrere un itinerario costituito da uniformi, equipaggiamenti e documenti, attraverso i quali si ha uno spaccato degli avvenimenti storici che hanno visto protagonista l’Italia e l’Arma dei Carabinieri nel periodo che va dalla sia isitutzione 1814 sino ai giorni nostri. Il Campo da Tennis di NorbelloGuardando l’edificio che ospita il Museo dell’Arma dei Carabinieri, alla sinistra della sua facciata si vede il cancello passato il quale si raggiunge il Campo da Tennis di Norbello, una struttura posizionata a livello sopraelevato, con fondo in materiali cementizi, che non è dotato di tribune in grado di ospitare il pubblico o gli spettatori. La chiesa parrocchiale di Santa Giulitta Vergine Martire e di San QuiricoNella piazza del Popolo, di fronte al Museo dell’Arma dei Carabinieri si vede la facciata della chiesa di Santa Giulitta Vergine Martire e di San Quirico, martiri al tempo di Diocleziano a Tarso. È la chiesa parrocchiale di Norbello, realizzata interamente in pietra basaltica su un precedente edificio romanico dello stesso tempo, probabilmente, della vicina chiesa di Santa Maria. La chiesa si affaccia su una meravigliosa piazza di recente costruzione che abbellisce e impreziosisce la facciata in pietra basaltica, sulla quale evidenti sono i segni del tempo e delle modifiche arrecate dalla mano dell’uomo. Non è possibile stabilire la cronologia dei rifacimenti e delle modifiche intervenute fino ai primi del settecento, anno in cui è documentata la costruzione di una Cappella dedicata alla Vergine del Rosario. Tra il 1781 ed il 1782 si è verificato un famoso incendio che ha distrutto quasi completamente il precedente edificio a navata unica di epoca medioevale, costringendo i norghiddesi, il clero locale e la gerarchia ecclesiastica all’opera di ricostruzione. Quello che vediamo oggi è un edificio completamente ricostruito, ed una lapide posta all’interno a destra dell’ingresso, in latino, ricorda la distruzione e la ricostruzione dell’opera stessa. Ancora oggi è possibile ammirare una parte dell’originario muro perimetrale, sulla destra della porta di ingresso, dove è situata una monofora del dodicesimo secolo tipica delle costruzioni romaniche. Successivamente, nel 1796, viene parzialmente ricostruita la facciata dal rettore Antonio Luigi Gallus, col concorso di tutta la popolazione. Sempre a cura dello stesso sacerdote, attorno al 1798, viene fatto costruire il campanile fino all’altezza di sette metri che verrà completato nel 1830. La chiesa ora si presenta con un impianto a mononavata con quattro cappelle laterali, due per lato, dedicate al Sacro Cuore, il Santissimo Crocifisso, la Madonna del Rosario e San Francesco. Il presbiterio quadrangolare sopraelevato di tre gradini rispetto alla navata, e da questo si accede alla sacrestia. Nell’antico sagrato interno è possibile visitare un’interessante area cimiteriale. Durante la persecuzione di Diocleziano ad Iconio, città della licaonia in quella che oggi è la Turchia, si trovava Giulitta, donna ricca e nobile, la quale era rimasta vedova con un figlio in tenera età, Quirico. Lasciata la sua città e i suoi averi, per sfuggire alla persecuzione, scende con le sue ancelle verso la Seleucia e prosegue per Tarso, in Cilicia, dove è raggiunta e arrestata col suo bambino dal governatore romano Alessandro, con l’accusa di essere cristiana. Sottoposta a lunghi interrogatori per farla abiurare, rifiutandosi di sacrificare agli dei, confessa la sua fede. Una leggenda narra che Alessandro tiene il fanciullo sulle sue ginocchia. Quirico, vista la madre sofferente e sentite le sue parole, si dichiara anch’egli cristiano e muore scaraventato a terra dal governatore. La madre, pur impietrita dal dolore, resta ferma nella fede e, dopo strazianti torture, viene consegnata al boia per essere decapitata. |
Presso questa chiesa, ogni anno il 15 luglio si tiene la Festa patronale in onore dei Santi Quirico e Giulitta, con la processione che percorre le vie dell’abitato, seguita da cerimonie religiose e manifestazioni civili. La chiesa di Santa Maria di Norbello chiamata poi Santa Maria della MercedeNella piazza del Popolo, alla sinistra, si trova l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale, davanti alla quale parte la via Santa Maria. Subito all’imbocco di questa strada, si muove verso destra la stretta via Padre Sotgiu che scende verso il basso, lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, di vede alla destra la facciata della chiesa di Santa Maria di Norgillo, detta ora chiesa di Santa Maria della Mercede. Per visitare questa chiesa proseguiamo per un’altra cinquantina di metri fino al termine della via Padre Sotgiu, poi svoltiamo a destra e dopo una quarantina di metri vediamo alla destra della strada l’accesso al punto dove si affaccia il retro della chiesa. Questa chiesa è stata edificata anch’essa in pietra vulcanica fra il 1164 e il 1174 in puro stile romanico toscano sopra una necropoli altomediovale bizantina risalente al sesto o settimo secolo dell’era cristiana come dimostrato dagli scavi effettuati. La chiesa è caratterizzata da pianta a navata unica, con copertura in legno. L’edificio si distingue per la grande sobrietà delle scelte architettoniche, con muri lisci, privi di decorazioni e persino di rinforzi angolari, cosa che nel tempo ha provocato qualche problema strutturale. Nell’ottocento questa chiesa è stata utilizzata come chiesa vicaria, nel periodo di realizzazione di vari lavori di restauro nella chuesa parrocchiale. I documenti storici la segnalano, ai primi del settecento, nell’apparente disponibilità della agiata famiglia Puddu, un esponente della quale, Francisco Puddu, divenuto padre mercedario a Bonaria e rientrato a Norghiddo, ha avviato nella chiesa, attorno al 1770, il culto della Madonna della Mercede, integrandone in tal modo anche il nome. la chiesa, sottoposta ad un intervento di scavo archeologico, è stata successivamente restaurata fra l’ottanta e il novanta del novecento, e da allora viene riaperta annualmente al culto nella ricorrenza della Festa della Madonna della Mercede, che si celebra il 24 settembre. Nei documenti del Condaghe di Santa Maria di Bonarcado è riportato che la chiesa di Norbello apparteneva all’Ordine dei Templari, i monaci guerrieri nati a Gerusalemme nel 1118 per proteggere i pellegrini e difendere la religione cristiana. All’interno sui muri della navata, lungo i fianchi su filari di blocchi alla stessa altezza, è dipinta un’iscrizione di difficile interpretazione intervallata da dieci croci clipeate in minio rosso, cinque per lato, coeve alla costruzione, venute alla luce nel secondo dopoguerra durante lavori di restauro e consolidamento dell’edificio, che ne certificano l’età. Le dieci croci si ritiene potessero essere in origine dodici, come gli apostoli. L’iscrizione riporta i nomi di alcuni personaggi locali, il che starebbe a rivelare un rito penitenziale di consacrazione da parte di due cavalieri templari, identificati, secondo gli studiosi, in Barisone Pinna e forse Dorgotorio Pinna, che hanno costruito o consacrato la chiesa con una simbologia tipica templare. All’interno dell’edificio di culto si legge bene, fra le iscrizioni, il nome di uno dei due cavalieri, mentre sul secondo restano ancora dei dubbi. «Ego Barisone Pinna qui fazzo custa clesia pro Sa anima mia», si legge in una scritta trafitta fra due delle dieci croci che rimandano all’Ordine Templare. |
La Palestra delle Scuole MedieNella piazza del Popolo, alla sinistra, si trova l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale, davanti alla quale parte la via Santa Maria. Prendiamo la via Santa Maria e la seguiamo in direzione nord est per poco più di un centinaio di metri e svoltiamo a sinistra nella via Grazia Deledda, lungo la quale, dopo una sessantina di metri, si vede il cancello che immette nell’Area sportiva delle Scuole Medie, all’interno della quale sono presenti sia la Palestra delle Scuole Medie, che il Campo da mini pitch con fondo in materiale sintetico, entrambi non dotati di tribune per il pubblico, nel quali esercitare come discipline la ginnastica. La piazza della Donna chiamata anche piazza Otto MarzoNella piazza del Popolo, alla sinistra, si trova l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale, davanti alla quale parte la via Santa Maria. Prendiamo la via Santa Maria e la seguiamo in direzione nord est per poco più di duecento metri, e vediamo alla destra della strada l’ampia Piazza della Donna chiamata anche Piazza Otto Marzo, realizzata in un’area del paese ampiamente panoramica dalla quale la vista spazia verso il Barigadu e le Barbagie sino al Nuorese. L’opera di maggior pregio che sovrasta il belvedere è la statua realizzata nel 1990 dallo scultore Luigi Taras nato a Carbonia, denominata dallo stesso scultore Emancipazione 90, il cui scopo è mettere in evidenza come la donne e nel contempo tutta la cultura sarda, vogliano liberarsi dai retaggi per rinascere e orientarsi verso una nuova situazione. I materiali lapidei utilizzati, ossia il basalto di Norbello e la trachite di Bidonì, vogliono rispettivamente rappresentare la fase arcaica con la figura femminile superata, e la donna moderna. La scultura è stata oggetto di numerosi atti di vandalismo, a seguito dei quali è stata poi restaurata. La donna realizzata in trachite è più realistica, il collo lungo rappresenta lo slancio, la volontà di andare oltre la situazione attuale. E si può notare che la donna ha ancora un braccio e una gamba inserite all’interno del basalto, a simboleggiare che non è ancora riuscita a liberarsi del tutto delle stratificazioni culturali che la opprimono. La piazza San GiovanniProseguendo lungo la via Santa Maria, dopo poche decine di metri svoltiamo leggermente a sinistra nella via Dante Alighieri, percorsi centoventi metri prendiamo a destra la via San Giovanni la quale, dopo un centinaio di metri, termina nella Piazza San Giovanni. Si tratta di un’ampia piazza terminata nel 1985, ed è la prima di una serie di progetti atti a sistemare l’assetto urbano del paese attraverso l’utilizzo e la valorizzazione del basalto locale. La piazza è il luogo dove si svolgono numerosi festeggiamenti, ossia a gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, a giugno la Festa di San Giovanni; la domenica delle Palme, a maggio la Festa di Sant’Isidoro, per le quali dalla piazza partono le processioni che giungono sino alla chiesa parrocchiale. Al centro della piazza è stata realizzata una rotonda con conca centrale dove il 16 gennaio, in occasione della Festa di Sant’Antonio Abate che è la festività di Sant’Antoni ’e su Fogu, seguendo la tradizione dei paesi della zona, viene collocata e bruciata Sa Tuva, che è un tronco cavo e secco portato dai ragazzi de Sa leva noa, ossia dei ragazzi che hanno compiuto i diciotto anni, richiamando una sorta di rito di iniziazione, e si festeggia davanti al fuoco fino a notte tarda. La chiesa di San Giovanni BattistaArrivando alla periferia del paese nella piazza San Giovanni, proprio di fronte all’altro lato della piazza si vede un portale con un cancello rosso, oltre il quale, nascosta dalle fronde degli alberi di un caratteristico giardino, si trova la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, con la pianta a croce romana ad un’unica navata. È oggi impossibile stabilire quale fosse la sua pianta originaria, sconvolta da numerosi rimaneggiamenti. Si può documentare la sua edificazione nel periodo medioevale, grazie ad una iscrizione su pergamena, rinvenuta nel corso di alcuni lavori che interessarono anche, nel 1927, la demolizione del vecchio altare. Questa datazione è avvalorata dalla constatazione della diffusione del culto di San Giovanni nella chiesa bizantina. L’esterno è caratterizzato da una facciata in trachite a capanna con un imponente campanile a vela, la porta di ingresso è sovrastata dalla lunetta, ed una particolare caratteristica di questa chiesa era data dalla presenza di una tettoia esterna utilizzata come ricovero e riparo. Sull’altare, costruito in pietra trachitica rossa, con aggiunta di una sovrastruttura muraria, sistemato il simulacro di San Giovanni Battista, mentre nelle due cappelle laterali si trovano le statue di Sant’Antonio Abate e di Sant’Isidoro. All’interno dell’edificio religioso, durante gli ultimi lavori di restauro eseguiti negli anni ottanta del novecento, sono stati rinvenuti il probabile pavimento mediovale, in cotto, e alcune monete del seicento. Una particolare caratteristica di questa chiesa era data dalla presenza di una tettoia esterna utilizzata come ricovero e riparo. I festeggiamenti, preceduti dalla novena del Santo, si svolgono annualmente il 24 di giugno con la Festa di San Giovanni Battista, per la quale la statua del Santo viene portata in processione accompagnata dalle confraternite e dai cavlieri alla chiesa parrocchiale dei Santi Giulitta e Quirico, nella quale si svolgono le ulteriori cerimonie religiose, alle quali fanno seguito numerose manifestazioni civili. I ruderi della chiesa dell’AngeloSempre sulla piazza, ma alla sinistra ossia sul lato ovest, si trova il frontone d’ingresso del rudere della chiesa dell’Angelo, con la cui intitolazione nell’Isola sono presenti solo altre cinque Chiese. Non si conosce l’esistenza di documenti che ne attestino la data di fondazione, dato che ne viene fatta menzione per la prima volta nel 1669 nei documenti della parrocchia. Non ha, comunque, caratteri di antichità paragonabili a quelli evidenti nelle altre Chiese. Nella forma a noi pervenuta appare una tipica chiesa a carattere cimiteriale, che si utilizzava in occasione della ricorrenza dei defunti e per accompagnamenti funebri, ed era dotata di sepolture collettive. A suo tempo, le statue dell’Angelo Custode e dell’Arcangelo Raffaele furono ritirate dalla vecchia chiesa a loro dedicata, ossia dalla chiesa dell’Angelo, e da allora sono state custodite in quella parrocchiale, dove ancora si trovano in bella evidenza. Il Cimitero di NorbelloLa chiesa dell’Angelo, per tutto il secolo diciannovesimo, è servita da Cimitero e da camera mortuaria, venendo officiata solo nelle ricorrenze dei defunti e per gli accompagnamenti funebri. Per recarci a visitare il nuovo Cimitero, realizzato nel novecento in località Chirigheddu, seguiamo la via Vittorio Emanuele dopo la deviazione che ci aveva portati verso destra in piazza del Municipio, proseguiamo verso nord est e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a un incrocio, dove arriva da sinistra la via Einaudi e parte a destra la via Sardegna. Imbocchiamo a destra la via Sardegna e deviamo subito sulla destra nella via del Cimitero, la seguiamo per trecentocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, il muro di cinta con il portale di ingresso del Cimitero di Norbello. Il parco sportivo ComunaleSeguiamo la via Vittorio Emanuele fino alla deviazione che ci aveva portati verso destra in piazza del Municipio, a quel punto svoltiamo a sinistra nel viale della Libertà, lo seguiamo per quasi duecento metri ed arriviamo all’incrocio con il viale delle Autonomie, che prendiamo verso sinistra, e, dopo altri quasi duecento metri, vediamo alla destra della strada i cancelli di ingresso del Parco sportivo Comunale di Norbello. All’interno di questo parco sono presenti un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribine in grado di ospitare 200 spettatori; ed un Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, con tribune per una quarantina di spettatori. È presente anche la Palestra del parco sportivo, con fondo in materiali sintetici vari, senza tribune per gli spettatori, nel quale praticare come disciplina il tennis da tavolo. Vi è, inoltre, una Piscina all’aperto, nella quale praticare come discipline il nuoto ed altre attività sportive. Intorno a questi impianti sportivi, è presente il Galoppatoio, con una pista in terra, nel quale praticare competisioni di ippica, senza tribune per gli spettatori. Visita della frazione Domusnovas Canales e dei suoi dintorniDal centro dell’abitato di Norbello prendiamo la via Santa Maria che ci porta fino alla piazza della donna chiamata anche piazza Otto Marzo, passata la quale la via Santa Maria svolta leggermente a sinistra e diventa la via Dante Alighieri che dopo duecentocinquanta metri esce dall’abitato e continua sulla SP23. Seguiamo la SP23 per un chilometro e seicento metri, ed arriviamo alla deviazione sulla sinistra nella via Monsignor Corrias, che ci porta nella frazione Domusnovas Canales (altezza metri 239, distanza in linea d’aria circa 1.80 chilometri dal Municipio di Norbello sul livello del mare, abitanti circa 53), l’abitato di Domusnovas Canales è situato nell’omonima valle attraversata dal rio Siddo, uno dei maggiori affluenti del fiume Tirso. Brevi cenni storiciLe prime notizie sull’insediamento di Domusnovas Canales si possono leggere nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, e con tutta probabilità l’attuale abitato si è costituito proprio in epoca medievale. Il villaggio infatti nasce in un periodo di espansione economica e demografica del Giudicato di Arborea, per sfruttare al meglio la fertilissima vallata. Oltre ad esso si trova la citazione di altri insediamenti come Orogogo e Turre. Sino al 1927 Domusnovas Canales è un comune autonomo, dopo questa data viene accorpato al comune di Ghilarza, successivamente a quello di Abbasanta. Infine nel 1946, quando Norbello diviene un comune autonomo, l’abitato di Domusnovas Canales, con una petizione popolare dell’1 luglio 1950, decide di diventare frazione quest'ultimo. La chiesa parrocchiale di San Giorgio MartireAll’interno dell’abitato di Domusnovas Canales si vede la chiesa di San Giorgio Martire, che è la chiesa parrocchiale della frazione. Poiché il Condaghe cita questo edificio religioso, si può affermare che il primo impianto potrebbe risalire all’epoca medievale e dunque rispecchiare i canoni tipici dello stile romanico. L’attuale costruzione non rispecchia l’assetto originario in quanto negli anni sessanta del novecento è stata ricostruita a causa di gravi lesioni strutturali che interessavano la muratura perimetrale, il campanile, le volte e gli archi. San Giorgio è il patrono della frazione, e la chiesa è stata costruita in pietra locale e rifinita a raso pietra, semplice nell’aspetto è molto frequentata dai pochi fedeli residenti. Ogni anno il 17 maggio, presso la chiesa di San Giorgio Martire nella frazione Domusnovas Canales, si svolge la Festa patronale di San Giorgio Martire, con la processione per le strade della frazione, seguita da cerimonie religiose e da diverse manifestazioni civili. Sul retro della chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, si trova l’area che ospita il Cimitero di Domusnovas Canales, al quale si accede da un cancello che si trova, appunto, accanto allla chiesa, alla sua destra. La chiesa campestre di San GiulianoArrivati con la SP23 alla deviazione sulla sinistra nella via Monsignor Corrias, prendiamo invece subito dopo la deviazione a destra, la seguiamo verso sud per trecento metri, poi arriviamo a un bivio dove svoltiamo leggermente a sinistra e, dopo centottanta metri, troviamo a destra un sentiero che ci porta sulla sommità di un’altura sopra la quale si trova la chiesa campestre di San Giuliano. La chiesa è situata in prossimità della cima di un piccolo promontorio, al centro esatto della vallata, ed è quindi visibile sia dalla strada che collega Norbello a Domusnovas sia dalle strade che portano ad Aidomaggiore e a Ghilarza. La costruzione è stata oggetto di numerose ristrutturazioni e restauri conservativi dovuti alla situazione fatiscente in cui versava. In precedenza l’intonaco interno era costituito da malta di fango e paglia e successivamente è stato sostituito da malta di calce. Il pavimento era in argilla battuta, disposta su due livelli. Negli anni ottanta del novecento, la chiesa è stata distrutta da un incendio, dal quale si sono si salvati solamente i muri perimetrali, ed è stato necessario il suo rifacimento, sino al restauro avvenuto nel 1986. Oggi su uno dei lati minori, quello rivolto ad est, si affaccia la porta principale, su cui insiste un archivolto con i conci di trachite in vista. È questo un motivo che si ripete in tutte le tre finestrelle che si aprono sugli altri lati. Sotto i gradini dell’altare è presente la botola che chiude il pozzo sacro legato a una leggenda del Santo. Un giorno Giuliano, ancora giovanetto, sta cacciando un cervo, e questo prima di essere ucciso gli predice che la sua furia omicida si rivolgerà verso i genitori. Atterrito, egli lascia la casa e vaga a lungo, finché, ormai adulto e ricco di fama e onori, vive sereno con la sua giovane moglie. Ma un giorno viene rintracciato dai genitori che giungono alla sua casa quando lui è assente. La sposa li accoglie con gioia o offre loro la propria camera matrimoniale. Rientrato di notte, al buio, Giuliano trova nel suo letto due persone e, accecato dalla gelosia di un palese tradimento, alza la spada e uccide i due vecchi genitori. La terribile tragedia lo porta ad abbandonare la sua casa e, seguito dalla moglie, a dedicarsi ad una vita di espiazione. Dopo molte peregrinazioni, si ferma alla riva del fiume Potenza dove offre aiuto ai viandanti nel passare da una riva all’altra. Finché un giorno un malato di lebbra sta cadendo dalla sua barca, e prontamente Giuliano, senza curarsi della malattia, gli dà la mano salvandolo dalle acque. Quel lebbroso è il Signore che, con quel gesto, vuole constatare se Giuliano sia veramente cambiato. Il pentimento, la voglia di espiazione e la vita dedicata alla preghiera e ai poveri bisognosi e malati, lo fanno santificare. |
San Giuliano, detto l’Ospitaliere, è il Santo titolare della chiesa, probabilmente è vissuto nel quarto secolo, il che può far pensare che la chiesa, sita nella vallata di Chenale, risalga al periodo vandalico. Nel caso in cui questa ipotesi sia convalidata, l’edificio sarebbe il primo luogo di culto cristiano presente nel territorio di Norbello, in quanto gli altri edifici religiosi sono intitolati a Santi appartenenti al calendario liturgico orientale. Ogni anno la prima domenica di settembre, presso questa chiesa nei dintorni della frazione Domusnovas Canales della quale San Giuliano è copatrono, si svolge la Festa patronale di San Giuliano, con cerimonie religiose e manifestazioni civili. I ruderi della chiesa romanica di Santa Vittoria di SellaDel territorio di Domusnovas Canales faceva parte anche l’abitato medioevale di Sella, e nel 1388 il villaggio di Sella ha condiviso il trattato di pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona, confermandolo con la presenza del suo Maiore de Villa e di cinque Giurati. L’antico borgo era posto sul promontorio dove svettano i ruderi della chiesa romanica di Santa Vittoria e del Castello di Sella. La leggenda narra che l’abitato di Domusnovas Canales sia sorto in seguito all’abbandono di parte degli abitanti del villaggio di Sella, ed entrambi i centri compaiono nei documenti medioevali. Fino al quattrocento i due paesi coesistono, come risulta da documenti inconfutabili. Il paese di Sella verrà, quindi, abbandonato in seguito ad una pestilenza. Nell’area dove era situato il villaggio sono ancora oggi presenti resti dell’insediamento, che si trovano a nord ovest rispetto a Domusnovas Canales, raggiungibili con un aspro sentiero a quasi un chilometro di distanza. Si tratta in particolare delle fondamenta di una chiesa dedicata a Santa Vittoria, che era una chiesa di origine medievale citata anche da Vittorio Angius. La chiesa, dopo la scomparsa dell’insediamento di Sella, ha continuato ad essere frequentata dai domusnovesi e il culto di Santa Vittoria ad essere officiato sino al diciannovesimo secolo. I ruderi del torrione di avvistamento indicato come Castello di Sella Il nome Sella indica, probabilmente, la posizione dell’insediamento, collocato col suo Castello limitaneo a ridosso del confine che separava il Giudicato di Arborea da quello del Logudoro, sulla sommità di un piccolo colle con brevi costole vallive su due lati: una sella, appunto. Oltre ai resti della chiesa romanica, sono presenti a leggera distanza anche le possibili fondamenta, il muro perimetrale e i ruderi di ambienti di un torrione d’avvistamento del Giudicato d’Arborea del decimo secolo, forse nato sopra una struttura megalitica, i quali vengono erroneamente indicati come Castello di Sella. Era una strttura difensiva che stava a guardia del Giudicato ed ha avuto una notevole importanza nel territorio e nella storia dell’Arborea, la costruzione si trovava, infatti, in prossimità del confine con il Giudicato del Logudoro, a guardia della parte settentrionale del Giudicato di Arborea e del crocevia verso la città di Oristano, che era l’antica capitale giudicale, attraverso il fiume Tirso, le Barbagie e il Goceano. Visita dei dintorni di NorbelloPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Norbello, sono stati portati alla luce i resti di sei fonti sacre fra le quali sono di particolare interesse quella di Marghinistara e quella di Sos Ampridorzos; sette piccoli Dolmen; di quattro piccole necropoli a domos de Janas tra le quali eccelle quella di Sunu Marras o livrandinu; delle Tombe di giganti di Montigu, Orconale, Perdu Cossu, Perdu Cossu II, Perdu Cossu III, Sa Perda Piccada, Suei, e Zuanne Orene; tracce dei villaggi neolitici di Montigu, Sa Codina Morta, Sos Bidiles; dei Protonuraghi Mura Pilosu, Pardu Iscra, Sirbonica che esprime una singolare monumentalità megalitica, e Suei; dei Nuraghi complessi Nurarchei, e Orconale; dei Nuraghi semplici Funtana Alinos, Mura Perdosa, Perdu Cossu, Piriferta, Putzu Manca, Ruju ancora ben conservato, S’Ispreddosu, Sa Covocada, Scocco, Taerra, Truischea, Turre, Ziu Nicola, e Zuanne Orane. Sono i ben diciassette i siti che restituiscono urne cinerarie, sepolture praticate tra il periodo punico e quello romano. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo precedentemente descritto. I fontanili in località SueiDal centro di Norbello prendiamo verso nord ovest la via Giovanni XXIII che esce dall’abitato come SP64. Percorso un centinaio di metri dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, troviamo una deviazione sulla destra e la seguiamo per quattrocentocinquanta metri fino a vedere, alla destra della strada, un tratto piastrellato che conduce ad un bel fontanile chiamato la Funtana de Suei. Proseguendo oltre il tratto piastellato, un sentiero ci porta ad un’altro fontanile chiamata la Funtana de S’Onu Marras. Un intervento recentemente pianificato da parte della giunta Comunale di Norbello prevede un futuro ripristino dei collegamenti pedonali tra il fontanile di Suei ed il fontanile di S’Onu Marras. I resti del Protonuraghe SueiPercorso un centinaio di metri sulla SP64, prendiamo la deviazione sulla destra e la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, fino a vedere, questa volta alla sinistra della strada, un sentiero che porta sopra l’altura e, dopo un centinaio di metri, permette di raggiungere i resti del Protonuraghe Suei, un Nuraghe a corridoio particolarmente diroccato, edificato in basalto a 317 metri di altezza. Si tratta di un Nuraghe segnalato nella letteratura fin dalla fine dell’ottocento e ancora ben visitabile. In esso il corridoio interno leggermente curvilineo, con due ingressi di cui uno ostruito da un muretto a secco, è piattabandato con lastre lapidee. Trasversalmente, al suo interno, sono realizzate delle nicchie, ed il corridoio interno è dotato di un vano scala. Nei dintorni del Protonuraghe sono presenti tracce di un insediamento abitativo. Assieme al Nuraghe Sumboe di Ghilarza, il Nuraghe Suei è annoverato tra i Nuraghi senza camera interna, che hanno entrambi, invece di camere, semplici androni coperti parimente da lastre. Le Tombe di giganti a nord del Protonuraghe SeuiPassato dove siamo andati a visitare i fontanili ed il Protonuraghe Seui, proseguiamo lungo la deviazione della SP64 per duecentosessanta metri e vediamo, alla sinistra della strada, il sentiero che in un centinaio di metri permette di raggiungere i resti della Tomba di giganti di Tanca ’e Suei, una tomba Dolmenica completamente diroccata della quale restano soprattutto gli elementi verticali e i basamenti di contorno. Percorsi altri duecentotrenta metri, si trova un altro sentiero sulla sinistra che porta nella campagna, nella quale, alla distanza di circa tre o quattrocento metri, si raggiunge la Tomba di giganti di Perdu Cossu II, della quale non abbiamo trovato fotografie. E dopo altri duecentottanta metri, un altro sentiero sulla sinistra porta a breve distanza alla Tomba di giganti di Perdu Cossu I, chiamata anche Tomba di livrandinu dal nome della localtà nella quale si trova, della quale residua il corridoio tombale costituito da lastroni di basalto ben rifiniti, ma che si conserva senza la stele. Questa Tomba di giganti è quella che l’archeologo Antonio Taramelli dopo averla scavata nel 1915 chiamò Tomba di giganti Suei, con i suoi stipiti d’ingresso realizzati con conci isodomi e le belle lastre ritte dell’interno della camera tombale. Un intervento degli anni ’90 ha messo meglio in luce la struttura, consentendo il recupero di diversi conci e la ricomposizione di quattro lastre esterne appartenenti al placcaggio dell’abside. Un rilievo mammillare è scolpito in questa tomba, associato alla figura del fallo, e costituisce una chiara simbologia dell’accoppiamento di dea madre e padre toro, in funzione di recupero della morte, concezione appropriata alla forma di sepolcro che, nella Tomba di giganti, ricalca in pianta il motivo della protome taurina. Tutte queste Tombe di giganti rappresentano una meta degli appassionati cultori della radioestesia, che ritengono di trarre vantaggi salutari nell’esporsi al magnetismo benefico sprigionato proprio nel loro ingresso. I resti del Nuraghe semplice Perdu CossuDal centro di Norbello prendiamo verso nord ovest la via Giovanni XXIII che esce dall’abitato come SP64. Percorso un chilometri e quattrocento metri dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, si vedono alla destra della strada i resti del Nuraghe semplice Perdu Cossu, un Nuraghe monotorre edificato in basalto a 320 metri di altezza sul livello del mare. Si tratta di uno dei Nuraghi nel territorio di Norbello meglio conservati, e mostra diverse caratteristiche al suo interno che lo rendono unico per le sue specificità architettoniche, in base alle quali viene da molti ritenuto che si trattasse di uno pseudoNuraghe. Il Nuraghe Perdu Cossu è ancora oggi visitabile, ed ha al suo interno la camera marginata da due nicchie. Il Nuraghe semplice di Perdu Cossu si trova più ad ovest, a circa un chilometro di distanza, dalla Tomba di giganti di Perdu Cossu I. La chiesa campestre di Sant’Ignazio da LaconiPassato il punto dove avevamo visto il Nuraghe Perdu Cossu, percorso poco più di un chilometro la SP64 passa con un viadotto sopra la SS131 di Carlo Felice, e proseguendo per altri quattro chilometri, al termine di una strada tortuosa nascosta fra le fronde degli alberi, si arriva all’estremo confine Comunale, alla Borgata campestre Sant’Ignazio da Laconi, nella quale si trova il novenario inaugurato nel 1952 e dedicato a questo Santo. Il novenario ha forma quadrata, tutto attorno si trovano le casette, ossia i Muristenes, che in occasione dei festeggiamenti accolgono i novenanti. Al centro, racchiusa in un piccolo parco, si trova la chiesa campestre di Sant’Ignazio da Laconi, che presenta con pianta a croce latina, ed ha una navata unica con il transetto absidale. L’attuale abside è di epoca successiva, e oggi è adibito anche a sagrestia. Eretta nel 1950, fra l’altro è il primo edificio di culto dedicato al Santo cappuccino, ed anche il primo edificio di culto dedicato a un Santo sardo in Sardegna. La Festa di Sant’Ignazio da Laconi si celebra ogni anno la seconda domenica di settembre, nel novenario campestre di Sant’Ignazio, a pochi chilometri dal paese. Qui nei nove giorni precedenti la celebrazione gli abitanti di Norbello si trasferiscono per onorare il Santo. Nella seconda domenica di settembre che è il giorno conclusivo, dopo la processione con il simulacro del Santo e le cerimonie religiose, grande partecipazione di folla richiama la Festa campestre di Sant’Ignazio nel novenario, fra canti, balli e inni religiosi, le famiglie soggiornano per tutto il tempo delle celebrazioni religiose e accolgono, con grande senso di ospitalità, amici e conoscenti. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Abbasanta ci recheremo a Ghilarza che visiteremo con il suo centro dove si trova la chiesa di San Palmerio ed anche la Casa Museo Antonio Gramsci e con i suoi dintorni nei quali si trova tra l’altro il Nuraghe Orgono. |