Riola Sardo con il suo centro e i dintorni che arrivano fino alla sua costiera in un piccolo tratto della pensola del Sinis
In questa tappa del nostro viaggio, da Baratili San Pietro ci recheremo a Riola Sardo che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni che arrivano fino sulla costa della pensola del Sinis. La regione storica del Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare. In viaggio verso Riola SardoDal centro di Baratili San Pietro prendiamo verso ovest la via Roma lungo la quale, passato lo stabilimento originario della Silvio Carta, si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato di Riola Sardo. Dal Municipio di Baratili San Pietro a quello di Riola Sardo si percorrono 1.6 chilometri. Ci saremmo arrivati più comodamente, anche se con un percorso molto più lungo, percorrendo la SS292 Nord Occidentale Sarda provenendo da Santa Caterina di Pittinuri, S’Archittu, la spiaggia di Is Arenas. Il comune chiamato Riola SardoIl comune di Riola Sardo (nome in lingua sarda Arriora, altezza metri 9 sul livello del mare, abitanti 2.015 al 31 dicembre 2021) è un centro agricolo posto all’estremità nord-orientale del grande stagno di Cabras. L’abitato è sorto in un’area bonificata nel periodo medioevale dai monaci Camaldolesi, il cui territorio è reso fertile dalle acque dello stagno di Mare ’e Foghe, sorgesu una modestissima elevazione a sud delle rive del rio di Mare ’e Foghe, importante tributario dello stagno di Cabras, che si sviluppa nella pianura a oriente dell’abitato e che vedremo in una prossima tappa del nostro viaggio, quando visiteremo lo stagno di Cabras. Si tratta di un comune rivierasco di origine nuragica, con un’economia basata soprattutto sulle attività agropastorali e industriali. Il territorio Comunale, che comprende parte dell’area speciale stagno di Cabras il quale è il più grande stagno sardo di acqua dolce, comunicante col mare attraverso una serie di canali, sfruttato soprattutto per la pesca e l’allevamento di muggini, è classificato di pianura, e presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche lievi. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeSecondo alcuni la prima parte del suo nome sarebbe un riflesso del latino Areola, col significato di Aia. Invece il linguista Massimo Pittau osserva che il paese viene citato nel Condaghe di Sanra Maria di Bonarcado nelle forme di Rivora, Rivole e Riora, ed in base a queste forme e a quella odierna locale Arriora sembra molto probabile che il suo nome derivi dal latino Rivora, che è il plurale irregolare di Rivus, con riferimento ai diversi piccoli corsi d’acqua che si versano nello stagno di Cabras. La seconda parte del nome, inoltre, è stata agginta per distinguere questo paese da un altro Riola che si trova in Provincia di Bologna. La sua economiaUn tempo era importante la pesca nel vicino stagno di Mare ’e Foghe, poi bonificato e trasformato attualmente in una sorta di ampio fiume dalle acque quasi immobili, come si nota dal ponte subito a nord dell’abitato. La tradizione della pesca continua però sia qui che nel non lontano stagno di Cabras e di Riola Sardo, visto che il comune ne possiede come specchio acqueo quasi la metà, oltre ad alcuni chilometri del fiume rio di Mare ’e Foghe che apporta le acque dolci dello stagno permettendo ai muggini di crescere in acque meno salmastre. Accanto alle attività legate alle pesca, alla piscicoltura e servizi connessi, il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite soprattutto vitigni monospecifici di Vernaccia dai quali si produce l’omonimo vino Vernaccia, la Nieddera, il Cannonau, e il Vermentino, agrumi e frutteti, in particolare angurie e meloni famosi per crescere nel Sinis quasi senza l’apporto d’acqua frutta e in particolare e coltivato l’ulivo della qualità semidana, ottima per il particolare tipo di raccolta che si effettua con l’abbacchiatura con le canne. È importante anche la produzione del pane casereccio fatto con grano duro prodotto in loco, e cotto negli antichi forni a legna. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale risulta in crescita; si registrano aziende che operano nei comparti dell’edilizia, della metallurgia, dei laterizi, della produzione alimentare e dell’energia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. La vicinanza all’Oasi di Seu, la costa bagnata dal limpidissimo mare di Sardegna, la presenza di corsi d’acqua ricchi di fauna ittica e perciò adatti alla pesca sportiva, oltre che un interessante patrimonio archeologico, costituiscono una ragione sufficiente per attirare sul posto un discreto flusso turistico. L’apparato ricettivo, comprendente vari agriturismi, offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Una voce economica molto importante, che dà lavoro nell’arco dell’anno a diverse famiglie, è l’attività agrituristica. La coltivazione della lavandaTra paesaggi naturali e testimonianze culturali, in un fazzoletto di terra lungo la SP66 in direzione di su Cuccuru Mannu, a pochi chilometri da Riola Sardo, si presenta davanti agli occhi dei passanti un tipico affresco provenzale, ossia una distesa di lavanda dai profumi intensi e inebrianti. Il proprietario del terreno è il riolese Elvio Sulas, e dietro la coltivazione di quel campo ci sonola passione per le piante officinali, la curiosità, la voglia di sperimentare, la dedizione verso la memoria e il passato, ma anche un viaggio in Provenza negli anni novanta del novecento. L’educazione contadina di Elvio l’ha indotto inizialmente a regalare il suo prodotto, ma dal secondo anno ha capito che la lavanda poteva essere una fonte di guadagno. Il suo olio, ormai noto, veniva ricercato in quanto prodotto di qualità, la quale, sottolinea Elvio, è determinata dal terreno fertile del Sinis e dalla presenza del mare a tre chilometri di distanza dal campo di lavanda. Brevi cenni storiciL’area è abitata già in epoca prenuragica e nuragica, come testimoniato dalla presenza nel territorio di costruzioni e sepolture, e di numerosi Nuraghi. Nel medioevo appartiene al Giudicato di Arborea facendo parte della curatoria del Campidano di Oristano. Nel territorio di Riola Sardo esisteva un altro paese, Villamaiore, che andò distrutto ma che aveva una certa importanza in epoca medievale. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra a far parte del Marchesato di Oristano, e nel 1478, alla definitiva sconfitta degli Arborensi, passa sotto il dominio aragonese, ove diviene un feudo regio. Nel 1767 viene incorporato nel Marchesato d’Arcais, feudo dei Flores Nurra, ai quali venne riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Nel 1933 dello storico comune di Riola viene cambiata la denominazione in Riola Sardo. Il comune di Riola Sardo nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a Riola SardoA Riola Sardo non sono presenti gruppi folk in grado esibirsi nelle manifestazioni che si svolgono nel paese e in altre località.Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Riola Sardo vanno citati, a fine gennaio la Festa dell’Olio e delle Olive; nel mese di febbraio si svolgono presso il crossodromo Comunale gli Internazionali di motocross con la partecipazione di piloti e team di fama internazionale; le cerimonie della Settimana Santa; il 26 luglio di ogni anno, la Festa di Sant’Anna con la famosa ruota di fuochi d’artificio detta S'Arroda ’e Sant’Anna; nei mesi estivi nel Parco dei Suoni vicino alla costiera di Riola Sardo si svolgono diverse manifestazioni culturali e musicali; la seconda settimana di settembre si tiene il Motoraduno Internazionale della Vernaccia, che attrae molti motociclisti dall’Italia e dall’Europa; a inizio novembre si svolge nelle vie del centro storico del paese la manifestazione Sapori Antichi dove si tende a far assaggiare ai visitatori i vecchi sapori della cucina tradizionale locale; l’11 novembre si celebra la Festa patronale di San Martino, usualmente celebrato principalmente con riti religiosi, ma anche con la degustazione delle castagne arrosto che si tiene nella piazza del mercato la sera della festa, e la notte di San Martino, come da tradizione, gruppi di giovani passano per il paese a mettere fasci di canne di fronte ai portoni delle case dei grandi bevitori; inoltre altri festeggiamenti in onore del Santo si hanno a luglio. I riti della Settimana SantaTra le particolarità di Riola Sardo vanno citati i suggestivi riti che scandiscono la Settimana Santa, i quali hanno inizio il giovedì Santo con il rito del lavaggio dei piedi e la consegna ai fedeli dei mazzetti di fiori benedetti Is arramaletus, formati da erbe profumate e da fiori, mentre quello che usa il prete per il lavaggio dei piedi è formato da un mazzetto di un ramo d’isoppo. Segue la veglia notturna con la recita del Rosario. Le campane, dal venerdi Santo, tacciono in segno di lutto e i ritocchi annunzianti le funzioni, sono affidati ad un vasto stuolo di ragazzi, che, con l’accompagnamento di strumenti caratteristici di musica popolare, quali le Matraccas, Is tabeddas e Is arraingheddas annunciano per le vie del paese le funzioni. Molto suggestivi i riti del venerdi Santo, che iniziano la mattina con la Via Crucis lungo le quattordici stazioni, situate ciascuna in un’abitazione privata, la cui ubicazione è tramandata di generazione in generazione. Di sera si assiste alla funzione de S’Iscravamentu, ossia la deposizione di Cristo dalla Croce. Gesù viene tolto dalla croce da due figuranti che rappresentano Nicodemo e Giuseppe D’Arimatea. Segue poi il rito de S’Interru nel quale Gesù viene adagiato sul letto funebre per essere portato in processione per le vie del paese. Concluso il rito, ha inizio la processione guidata dai giovani chiamati con l’appellativo di Is Baballottis, che incappucciati e vestiti con una tunica bianca, lunga fino ai piedi e scalzi, percorrono di corsa tutte le vie del paese, ed a turno trasportano la pesante Croce di legno, seguiti dal simulacro del Cristo e dell’Addolorata. Dietro di loro i membri delle Confraternite trasportano sopra Sa lettiga il Cristo deposto e si avviano a loro volta in processione, seguiti dal parroco e dalla popolazione, accompagnati dai tradizionali canti religiosi denominati Goccius, carichi d’intensa spiritualità. Il sabato Santo, sempre con le campane mute, si assiste alla messa notturna, con la benedizione del cero pasquale e dell’olio Santo e la cerimonia della resurrezione di Cristo. La domenica di Pasqua si assiste alla cerimonia de S’Incontru, che conclude i riti della Settimana Santa, quando sono portati in processione da due distinti cortei, uno con il Cristo risorto accompagnato dalla confraternita delle Spirito Santo, e l’altro con Maria vestita a festa, accompagnata dalla confraternita del Santissimo Rosario. L’incontro, preceduto dalle tre genuflessioni dei simulacri portati l’uno al cospetto dell’altro, avviene in una piazza al centro del paese. Il velo della Madonna, nero per il lutto, viene tolto dal capo ad opera della Prioressa del Santissimo Rosario, tra fuochi d’artificio e campane a festa. Dopo l’incontro si rientra in parrocchia e si prosegue con la celebrazione della Santa messa. La manifestazione Sapori AntichiOgni anno, a inizio novembre, nelle vie del centro storico del paese si svolge la manifestazione Sapori Antichi, che ritorna con il suo carico di degustazioni e pietanze tipiche da assaggiare nei cinque portoni in giro per il centro storico del paese. Il menù di Sapori Antichi propone soltamente zuppa di lenticchie o zuppa di fave, ravioli al sugo, malloreddus alla campidanese, uova fritte con pane fritto, pecora a ghisau, salsiccia arrosto, polpette in umido, una serie di docli come zippole, piricchittus, timballa de latti, gattò, ravioli di crema, il tutto accompagnato da vino e vernaccia e per concludere degustazione di liquore di finocchietto. La manifestazione propone inoltre l’esibizione di gruppi folk, mostre di artigianato e fotografiche, e proiezioni. Visita del centro di Riola SardoL’abitato, interessato da crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Arriviamo a Riola Sardo provenendo da Baratili San Pietro con la via Roma, e passato lo stabilimento originario della Silvio Carta, una delle principali aziende sarde che producono vini, liquori e distillati, si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Riola Sardo, passato il quale la strada provinciale conserva il nome di via Roma anche all’interno dell’abitato di Riola Sardo. La Palestra ComunaleDal cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato di Riola sardo, prendiamo la via Roma e la seguiamo per quattrocenticinquanta metri, fino a vadare alla sinistra della strada, al civico numero 68, l’edificio che ospita le scuole intitolate a Salvatore Satta. Una cinquantina di metri prima, si vede sempre alla sinistra della strada l’ingresso dell’area nella quale si affacciano gli edifici scolastici, e nel quale si trova la Palestra Comunale delle Scuole Medie, che non è dotata di tribune, dove è possibile praticare come discipline la pallacanestro, la pallavolo, e la ginnastica. La casa CartaDall’edificio della Scuola Salvatore Satta, proseguiamo lungo la via Roma e, dopo trecentocinquanta metri, svoltiamo a sinistra nella via Sant’Anna lungo la quale, dopo una quindicina di metri, alla sinistra al civico numero 39, si trova l’ingresso della settecentesca Casa Carta. Si tratta di un antico edificio che ha conservato nei secoli inalterato il suo fascino di residenza aristocratica, ed oggi è sede dell’Hotel lucrezia di proprietà della famiglia Carta, il cui ingresso si trova al civico numero 14 della via Roma. La casa è una tipica residenza campidanese espressione di uno tra i ceti sociali di rango elevato. La struttura presenta all’interno un vasto loggiato, ossia Sa lolla, con il pozzo per l’approvvigionamento idrico e gli ambienti circostanti per la conservazione delle derrate agricole, del vino e degli strumenti di lavoro. Gli ambienti residenziali, illuminati da finestre rettangolari aperte sulle vie pubbliche, si dispongono su due piani, segno evidente della particolarità e nobiltà della casa in un panorama urbano di abitazioni con il solo piano terra. La chiesa parrocchiale di San Martino VescovoDa dove abbiamo imboccato la via Sant’Anna, la seguiamo verso sud per una settantina di metri, poi svoltiamo a destra nella via Umberto I e, dopo una cinquantina di metri, arriviamo a vedere uno slargo alla destra della strada, sul quale si affaccia la chiesa di San Martino Vescovo, che è la parrochiale di Riola Sardo. La chiesa è posta al culmine di una modesta scalinata che comunque le conferisce effetto indubbiamente scenografico, risale al sedicesimo secolo edificata su un precedente impianto romanico, ed ha una bella facciata barocca, in pietra arenaria, con coronamento ad arco ribassato e un oculo centrale reniforme a due oculi ottagonali ai lati. Il primitivo edificio chiesastico era a un’unica navata, a copertura displuviata con campaniletto a vela ancor oggi evidente sul prospetto in corrispondenza del portone centrale. Ad imitazione del campanile della cattedrale di Oristano, è stata aggiunta nel diciassettesimo secolo la torre campanaria ottagonale coronata da una cupola a cipolla ossia a corona imperiale, rivestita da piastrelle smaltate multicolori. Di particolare rilevanza all’interno della chiesa di San Martino sono il crocifisso ligneo cinquecentesco a grandezza naturale, e le due acquasantiere seicentesche di artigiani lapidici locali scolpite in pietra. Da notare anche una piccola acquasantiera nella sacrestia, sulla quale si legge chiaramente la data 1777. È presente, inoltre, un bel coro ligneo con decorazioni dipinte, con otto stalli e stallo baldacchinato. A Riola Sardo presso questa chiesa, il 26 luglio di ogni anno si svolge la Festa di Sant’Anna che è la Festa più importante in onore di Sant’Anna e San Gioacchino. In questa occasione anche il simulacro di San Martino unitamente a quello degli altri due Santi, viene accompagnato in processione per le vie del paese, al suono delle caratteristiche musiche sarde della fisarmonica e delle launeddas suonate da musicisti locali. Il corteo di fedeli giunge nella parrocchia di San Martino dove si celebra la Santa messa. Oltre alle cerimonie religiose, nel palcoscenico naturale del fiume Mare Foghe, la notte del 26, attrae numerose persone nel paese ed illumina il parco circostante la famosa ruota di fuochi d’artificio, S'Arroda ’e Sant’Anna, che prende il nome dall’antico spettacolo pirotecnico, che si teneva decenni fa, e che consisteva in una grande ruota piena di petardi e fuochi d’artificio. Ed inoltre presso questa chiesa l’11 novembre si celebra la Festa patronale di San Martino, per la quale il giorno della Festa i fedeli accompagnano in processione, per le vie del paese, il simulacro del Santo per poi far rientro nell’omonima parrocchia dove si celebra la Santa messa. La sera è animata da numerose manifestazioni, organizzate dai gruppi spontanei costituiti per l’occasione, tra cui canti e balli folkloristici e degustazione delle castagne arrosto che si tiene nella piazza del mercato la sera della festa. Per confermare il detto che A san Martino ogni mosto è vino, gli assaggi del vino novello si susseguono nelle varie cantine del paese, con il detto Santu Mattiu stuppa biu Che vuol dire San Martino stappa il vino. Infatti la ricorrenza cade circa due mesi dopo la chiusura delle botti e viene quindi festeggiato nel periodo in cui di assaggia il vino novello. Inoltre, come da tradizione, la notte tra il 10 e 11 novembre un gruppo di giovani si reca nelle campagne circostanti e procurano le canne fresche da sistemare, a tarda notte, sugli usci delle case di chi ha fama d’essere un ottimo bevitore, oppure del mosto d’uva sulle loro automobili. Con questa tradizione si segnalano le persone che troppo spesso alzano il gomito. Quello che diverte è che l’indomani mattina, giorno di San Martino, alcune porte d’ingresso non si aprono a causa dell’enorme quantità di canne e i proprietari sono costretti a fare mille peripezie per poter uscire di casa, e a volte sono costretti addirittura a saltare la finestra. Il Municipio di Riola SardoPassato lo slargo sul quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo, proseguiamo verso nord ovest lungo la via Umberto I, dopo centoventi metri, si vede alla sinistra della strada uno slargo nel quale, al civico numero 16 della via Umberto I, si affaccia l’edificio che ospita il Municipio di Riola Sardo, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta dell’Ufficio Protocollo; dell’ufficio del Segretario Comunale; dei Servizi Demografici, di Anagrafe, di Stato Civile, Elettorale, e leva; del Servizio Amministrativo, Affari Generali, e Personale; del Servzio Finanziario; del Servizio lavori Pubblici e Manutenzioni; del Servizio Socio Assistenziale e Culturale; ed infine del Servizio Urbanistica Edilizia Privata e Polizia locale. Il Monumento ai Caduti di Riola SardoPassato il Municipio, proseguiamo verso nord ovest con la via Umberto I e, dopo circa centosessanta metri, poco prima che la strada esca dall’abitato con il nome di SS292 Nord Occidentale Sarda in direzione di Torre del Pozzo eS’Archittu, arriviamo a un’ampio incrocio, dove arriva anche la via Giuseppe Garibaldi anch’essa proveniente da nord ovest ma laggermente più a nord rispetto alla via Umberto I. Al centro dell’incrocio tra la via Giuseppe Garibaldi e la via Umberto I, si trova un’ampio spiazzo aperto, al centro del quale si trova il Monumento ai Caduti di Riola Sardo, che è stato edificato esattamente sopra un fortino di guerra molto grande, del quale rimangono marcati i bordi dalla forma tondeggiante. Si tratta di un monumento a stele con soggetto assente, edificato tra il 2000 ed il 2009 in granito e piambo, con una iscrizione in caratteri applicati il piombo. I campi sportivi comunaliDall’incrocio, prendiamo la prosecuzione della via Giuseppe Garibaldi, che diventa la via Maria montessori, la quale compie un’ampia svolta a destra dopo la quale inizia a dirigersi verso sud est. Percorso appena un centinaio di metri, si vede alla sinistra della strada un’ampio slargo sul quale si affacciano i Campi sportivi comunali. All’interno di questo complesso sportivo si trova un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 350 spettatori. Accanto al Campo da Calcio, si trova un Campo da Tennis, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, che non è dotato di tribune. Sul tretro del Campo da Calcio e del Campo da Tennis scorre il rio di Mare ’e Foghe, che in questo punto passa a nord subito accanto all’abitato, per poi curvare a sinistra e costeggiare la sua periferia occidentale. I resti dell’antica chiesa di Santa CoronaPercorsi altri Duecentosettanta metri lungo la via Maria montessori, nel ponto dove arriva da sinistra la via Sant’Anna, alla destra della strada si vede un cancello, passato il quale si raggiungono i resti dell’antica chiesa di Santa Corona. Il nome originale di questa chiesa è Sancta Corona de Rivora o D’Errivora, della quale non si conosce con certezza la data di costruzione. Un documento ecclesiastico medievale di recente ritrovamento dimostra che questa chiesa esisteva esisteva già nel dodicesimo secolo, ed era anche molto importante. Secondo recenti studi, si ritiene che la chiesa dipendesse da Santa Maria di Bonarcado e fosse, secondo una recente rilettura dei documenti dell’epoca, proprietà dei Templari. A sostegno di questa tesi, che fra l’altro implica che la stessa chiesa di Santa Maria fosse in mano ai Templari e non ai Camaldolesi come comunemente si ritiene, ci sono diversi elementi, per primo Il nome stesso della chiesa, Sancta Corona, che si lega ad un culto che è particolarmente connesso con la Terra Santa. Inoltre un antico documento medievale per una donazione, si cita il presbitero della Sancta Corona de Rivora, che nello stesso documento è definito col grado di Capitano, e l’attribuzione dei gradi militari anche ai religiosi, è una peculiarità dei Templari. Inoltre nel documento medievale, la chiesa di Santa Corona viene definita Tempio, ed anche questo è un aspetto tipico dei Templari. L’attribuzione ai Templari è comprovata anche dai numerosi simboli presenti nelle decorazioni della chiesa, molti dei qualii sono oggi visibili fra le vie del paese, in quanto parti della chiesa sono state riutilizzate per decorare le facciate delle case, dopo che la chiesa viene abbandonata e inizia a crollare, e li si trovano anche all’ingresso della Casa Carta. Dai pochi documenti risaliti fino a noi risulta che la chiesa necessitava di importanti opere di restauro già nel quindicesimo secolo, e che è stata poi completamente ristrutturata nel diciassettesimo secolo. Infine nel ventesimo secolo la chiesa di Santa Corona è stata misteriosamente abbandonata, e lasciata crollare a partire dagli anni trenta. Di essa si conservano solo alcune parti, ben conservato è rimasto solo un annesso alla navata centrale, che è stato aggiunto in data molto posteriore alla costruzione della chiesa. della navata centrale rimangono solo la parte di fondo e la parete destra, con ancora visibili alcune nicchie in arenaria, di cui un arco con delle colonne decorate ai lati. Dal 2009 i ruderi della chiesa si trovano in fase di restauro, per il quale il comune ha iniziato un’opera di rivalorizzazione dell’area e Santa Corona è stata inserita in un piano di restauro finanziato con fondi regionali ed europei. Il Cimitero ComunaleLungo la via Maria montessori, passato il punto dove arriva da sinistra la via Sant’Anna ed a destra si trova l’accesso all’antica chiesa di Santa Corona, proseguiamo verso sud est per poco più di duecento metri, e vediamo alla sinistra della strada il muro frontale con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Riola Sardo. La struttura del complesso cimiteriale ha una conformazione rettangolare, con il lato frontale affacciato sulla strada di circa una sessantina di metri, ed il lato lungo sia a destra che a sinistra del lato frontale lunghi circa un centinaio di metri. Visita dei dintorni di Riola SardoPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Riola Sardo sono stati portati alla luce pochi resti dei Nuraghi, che un tempo erano numerosi, ma sono stati distrutti per riutilizzare le pietre per nuove costruzioni. Sono sopravvissuti i resti di alcuni Nuraghi semplici come il Francisca Perra, Istani, Porcu Silva, Priogu, S’Imbucada; dei Nuraghi complessi Civas, Oru Simbula, S’Uracheddu Piudu; del Nuraghe Arcibiscu di tipologia indefinita. Nella località di donnicala sono visibili le rovine di un borgo distrutto e oltre ai resti di mura, vi sono numerosi frammenti di utensili in terracotta. A Sa Conca de S’Omini è stata rinvenuta una necropoli, mentre a Villa Maiore è stata trovata un’iscrizione e oggetti in ceramica. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il crossodromo ComunaleDal centro di Riola Sardo arrriviamo al Monumento ai Caduti, dal quale usciamo dall’abitato con la SS292 Nord Occidentale Sarda in direzione di Torre del Pozzo eS’Archittu. Percorsi seicento metri raggiungiamo una rotonda alla quale prendiamo la seconda uscita per rimanere sulla SS292 Nord Occidentale Sarda, percorso un chilometro e duecento metri arrviamo a uno svincolo, dove prendiamo a sinistra la SP10, la seguiamo per un chilometro e quattrocento metri, poi prendiamo una deviazione a destra, dopo un chilometri svoltiamo a sinistra, la seguiamo per cinquecento metri e raggiungiamo, in località Is Ariscas Burdas, il Crossodromo Comunale le Dune. Si tratta di uno dei pochi impianti su sabbia d’Europa, un impianto omologato unico nel suo genere, molto tecnico, con un tracciato di 1650 metri che, grazie al fondo sabbioso permette il drenaggio in caso di pioggia. É meta di molti team sia nazionali che internazionali che lo scelgono per i loro allenamenti invernali. In questo crossodromo ogni anno, a metà del mese di febbraio, si svolgono gli Internazionali d’Italia di motocross, ai quali partecipano nmerosi piloti e team di fama internazionale. Inoltre nel settembre 2021 presso questo crossodromo si è tenuta la tappa italiana del MXGP mondiale di motocross, che mai prima d’allora si era corsa in Sardegna, una tappa mondiale per questo tracciato molto conosciuto per essere ritrovo di allenamento e di gara pre stagione. La tappa di Riola sardo è stata confermata anche per l’anno successivo, anticipata rispetto al 2021 quando si corse nel mese di settembre, il Sardinia MXGP sarà infatti a calendario per il weekend del 15 maggio 2022. Lo sbocco del rio di Mare ’e Foghe nello stagno di CabrasDal centro di Riola Sardo, prendiamo verso sud ovest la via Sant’Anna, che esce dall’abitato con il nome di SP58 e si dirige verso Cabras. Dall’uscita dell’abitato, proseguiamo per due chilometri e duecento metri, poi svoltiano a destra dopo aver superato un ponte sopra il rio Ambiddas, e dopo aver percorso settecento metri raggiungiamo la Torre di Pischeredda, che si trova in territorio di Nurachi. Da qui, guardando verso nord, si vede le Sbocco nello stagno di Cabras del rio di Mare ’e Foghe, al limite meridionale del territorio di Riola Sardo. Il monte Trigu, il monte Pala e la leggenda della MarchesaDal centro di Riola Sardo arrriviamo al Monumento ai Caduti, dal quale usciamo dall’abitato con la SS292 Nord Occidentale Sarda in direzione di Torre del Pozzo eS’Archittu. Percorsi seicento metri raggiungiamo una rotonda alla quale prendiamo la terza uscita che ci porta sulla SP66, che si dirige verso la costiera di Riola Sardo. Percorsi sette chilometri e mezzo, arriviamo a uno svincolo dove svoltiamo a sinistra sulla SP7 che si dirige verso sud, dopo quasi tre chilometri svoltiamo a destra e prendiamo la strada che porta a Mari Ermi. Percorso un chilometro e trecento metri svoltiamo a destra, dopo poco più di un chilometro a destra e dopo duecento metri a sinistra, percorsi circa trecento metri si vede alla destra della strada il Monte Trigu, una piccola collina a forma conica sotto la quale è sepolta un’antica struttura di forma circolare, forse un Nuraghe. Comunque è stato già effettuato un sondaggio negli anni settanta del secolo scorso, e parrebbe non ci fosse niente sotto, solo roccia calcarea. Non molto distante dal monte Trigu si trova il Monte Palla, e nel sito del comune di Riola Sardo si racconta la leggenda de Su monti de palla e su monti de trigu ossia la leggenda de Is pèdrasa de Sa Marchesa. Esistono diverse varianti di questa leggenda, la più conosciuta narra che nel periodo in cui esisteva la città di Tharros c'era una ricca Marchesa che possedeva un vastissimo territorio nei dintorni della città stessa. Questa Marchesa seminava tanto grano, però non era mai contenta di quello che produceva. Un giorno, nel periodo in cui gli operai separavano il grano dalla paglia, vi fu una brutta giornata nella quale tirava poco vento e la Marchesa era inquieta. Ella era molto egoista ed avara, tanto che non dava mai un soldo ai poveri. Quel giorno, ordinò agli operai di lavorare lo stesso, anche se il vento non era propizio per quel lavoro. In quel momento si presentò un poverello per chiedere l’elemosina, ma la Marchesa lo cacciò via con brutte maniere. Quel poveretto, che era Gesù, la volle punire e con un miracolo trasformò in colline, il mucchio del grano nel Monti de trigu, e quello della paglia nel Monti de palla. La Marchesa disperata prese la sua carrozza con i cavalli e scappò via verso Tharros, ma a metà strada fu trasformata in pietra. Le pietre in cui fu trasformata la Marchesa vengono chiamate Is perdas de Sa Marchesa. Ed i cavalli corsero a lungo, ma Gesù li fermò vicino a Santa Caterina e trasformò anch’essi in pietra. La ricerca delle statue dei Giganti di Mont'e Prama all’area tra monte Trigu e monte PallaLe statue dei Giganti sono state finora rinvenute a Mont'e Prama, in territorio di Cabras, ma la ripresa degli scavi alla ricerca di quanto la terra dei Giganti ancora custodisce, potrebbe spostarsi, anche se di poco. Appunto, a monte Trigu e monte Palla, nell’area Comunale di Riola Sardo. è lì che si ritiene possano trovarsi altri giganti: almeno una ventina. E, stando ai risultati delle indagini elaborate attraverso il georadar, anche un edificio, che potrebbe essere un tempio. Le nuove statue, aggiunte a quelle già riportate alla luce, farebbero lievitare a circa cinquanta il numero dei Giganti riemersi. Una quantità imponente, che, se possibile, rende ancora più impressionante la portata della scoperta. Destinata a riscrivere l’identità della Sardegna alla fine dell’epoca dei Nuraghi. Questi rinvenimenti e le indagini che li riguardano, ora, si allungano sull’asse che porta da Cabras a Riola Sardo. La tomba di Giganti di su Cuccuru MannuDal centro di Riola Sardo arrriviamo al Monumento ai Caduti, dal quale usciamo dall’abitato con la SS292 Nord Occidentale Sarda in direzione di Torre del Pozzo eS’Archittu. Percorsi seicento metri raggiungiamo una rotonda alla quale prendiamo la terza uscita che ci porta sulla SP66, che si dirige verso la costiera di Riola Sardo. Percorsi undici chilometri e mezzo, prendiamo una deviazione in una strada bianca sulla sinistra, dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra, dopo centottanta metri leggermente a destra in strada locale e dopo centotrenta metri si trova sulla sinistra la Tomba di giganti di su Cuccuru Mannu. E' una delle poche tombe dei giganti presenti nel Sinis, la sua particolarità risiede nel fatto che è un singolare monumento funerario, un sepolcro preistorico interamemte scavato nella roccia. Scoperto non molti anni fa, gli archeologi lo considerano un sepolcro collettivo ascrivibile alla fine del bronzo medio e viene pertanto ricompreso fra le Tombe di giganti di età nuragica. La sua struttura è però completamente differente rispetto alla tipologia solita delle Tombe di giganti, sia di quelle a filari che di quelle con stele. La penisola del SinisVisitiamo, ora, l’area Marina Protetta dell’affascinante penisola del Sinis, con le sue coste e le sue spiagge. Nel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio del Golfo di Oristano e dell’area Marina Protetta della penisola del Sinis. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali. |
Visita della costiera di Riola SardoLa costiera di Riola Sardo è un breve tratto di costa di un paio di chilometri al centro della penisola del Sinis, che si sviluppa lasciando a nord la costiera dell’isola amministrativa di San Vero Milis con le spiagge di Putzu Idu, Mandriola e su Pallosu, ed a sud la costiera di Cabras con le spiagge di Funtana Meiga, di Is Arutas e di Mari Ermi. É un tratto di costa lungo il quale non solo presenti spiagge o insediamenti turistici, mentre all’interno, prima di raggiungere l’abitato di Riola Sardo, si trova tutta la parte settentrionale dello stagno di Cabras. Sulla costiera di Riola Sardo si trova il Parco dei Suoni, un’opera voluta dal comune di Riola Sardo costruita recuperando alla perfezione un’area di cave dismesse in località Cuccuru Mannu. Il Parco dei Suoni e delle Arti del MediterraneoDal centro di Riola Sardo arrriviamo al Monumento ai Caduti, dal quale usciamo dall’abitato con la SS292 Nord Occidentale Sarda in direzione di Torre del Pozzo eS’Archittu. Percorsi seicento metri raggiungiamo una rotonda alla quale prendiamo la terza uscita che ci porta sulla SP66, che si dirige verso la costiera di Riola Sardo. Percorsi quasi dodici chilometri svoltiamo a sinistra nella strada che conduce al Parco dei Suoni e delle Arti del Mediterraneo, una struttura polivalente di straordinario fascino, realizzata nelle cave dismesse di arenaria in località su Cuccuru Mannu. Ci si svolgono grandi concerti, festival e molto di più, con i suoi percorsi sonori, le mostre e le esposizioni, il villaggio del gusto, il Parco dei Suoni è una delle strutture culturali più importanti in Sardegna. La ragguardevole capienza, che consente di ospitare fino a ottomila persone, il pregio architettonico e paesaggistico, la grande qualità delle dotazioni tecniche e logistiche, ne fanno attualmente la più importante e struttura di spettacolo dell’intera Sardegna. Ogni anno, nei mesi estivi, nel Parco dei Suoni vicino alla costiera di Riola Sardo si svolgono diverse manifestazioni culturali e musicali. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Riola Sardo ci recheremo a Nurachi dove visiteremo l’abitato ed il suo territorio Comunale che si spinge fino allo stagno di Cabras. |