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Una deviazione nel Mandrolisai a Samugheo con il Museo dell’Arte Tessile e nei dintroni il Castello di Medusa


In questa tappa del nostro viaggio, da Asuni ci recheremo nel Mandrolisai a Samugheo che visiteremo con il suo centro dove si trova il Museo Unico regionale dell’Arte Tessile con i suoi dintorni dove si trova il Castello di Medusa.

La regione storica del Mandrolisai

Il MandrolisaiA sud ovest della Barbagia di Ollolai si sviluppa la regione del Mandrolisai o della Barbagia del Mandrolisai, una regione storica dalla Sardegna centrale che costituisce il cuore pulsante della Sardegna. In periodo giudicale era una Curatoria del Giudicato d’Arborea. Ne fanno parte il comune di Samugheo nella Provincia di Oristano, ed i comunii di Atzara, Desulo, Sorgono ed Ortueri nella Provincia di Nuoro. Il territorio del Mandrolisai è caratterizzato dall’alternanza di altopiani con profonde vallate adatte al pascolo, con boschi di sughere e castagno. In questa regione si trovano le più alte cime montuose delle Barbagie e al confine con l’Ogliastra, precisamente tra Desulo e Arzana, si trova Punta la Marmora, la vetta più elevata del Gennargentu e dell’Isola. L’agricoltura gravita soprattutto intorno ai vitigni, in particolare il Bovale sardo, ma non mancano il Cannonau e il Monica. Del Mandrolisai abbiamo già visto nella tappa precedente Desulo, in questa tappa vedremo tutte le altre principali cittadine.

In viaggio verso Samugheo

Dal centro di Asuni prendiamo la via Samugheo che esce dall’abitato verso nord con il nome di SP38, la seguiamo per quattrodici chilometri, e raggiungiamo l’abitato di Samugheo. Dal Municipio di Asuni a quello di Samugheo si percorrono 15.8 chilometri. Ci saremmo arrivati più comodamente partendo da Fordongianus e prendendo la SP33, che ci avrebbe portati a Samugheo procedendo verso est, e dal Municipio di Fordongianus a quello di Samugheo si percorrono 20.4 chilometri..

Samugheo-La strada verso Samugheo Samugheo-La strada verso Samugheo Samugheo: ingresso a Samugheo

Da Asuni proseguiamo in un bellissimo paesaggio, che ci porta all’interno della regione del Mandrolisai, chiamata anche Barbagia del Mandrolisai, la quale si sviluppa quasi interamente nel Nuorese e che quindi vedremo meglio nell’ultima parte del nostro viaggio, quando parleremo della Provincia di Nuoro.

Il comune chiamato Samugheo

Samugheo-Veduta dell’abitatoSamugheo-Stemma del comuneIl comune di Samugheo (nome in lingua sarda Samugheu, altezza metri 370 sul livello del mare, abitanti 2.760 al 31 dicembre 2021), metri 370 sul livello del mare, abitanti 3.556) è un centro di collina, di origine nuragica, che basa la sua economia soprattutto sulle attività agro pastorali e industriali. Samugheo si caratterizza sia per le tradizioni che ancora la sua gente conserva come il carnevale, la lavorazione del pane, o la produzione vitivinicola, che per gli importanti reperti archeologici. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 44 a un massimo di 548 metri sul livello del mare, e offre un panorama di indiscutibile fascino. Il territorio si presenta ricco di fresche sorgenti che lo rendono estremamente fertile e rigoglioso. Boschi di querce, uliveti, vigneti e ampie distese lasciate a pascolo caratterizzano le colline circostanti, dove si muove una ricca fauna costituita da cinghiali, volpi, lepri e conigli.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania.

Uno dei due paesi nuoresi presenti nella Provincia di Oristano

Il paese, con le sue tipiche case di trachite, era situato in passato, con il vicino paese di Ruinas dal quale è separato dal confine naturale del fiume Araxisi, il maggior affluente del fiume Tirso, nella zona storica di Barbaxiana, la porta della Barbagia, caratterizzata da monti solitari e selvaggi e da una successione di gole, dirupi e imponenti pareti rocciose. Per questo motivo, Samugheo, insieme a Ruinas, vengono definiti i soli Paesi nuoresi presenti nella Provincia di Oristano. La sua cultura è quella della Barbagia Mandrolisai, a testimoniare l’inizio della regione barbaricina proprio nel territorio di Samugheo, per poi terminare, delineando i confini di quest'ultima a nord, nei territori dell’antica Barbagia di Bitti.

Origine del nome

Il nome è di origine incerta, e secondo la teoria più accreditata deriverebbe dall’antica chiesa di San Michele, in catalano chiamata Sant Miquel e in castigliano San Miguel, nome che poi corrotto sarebbe diventato quello attuale. Invece secondo il linguista Massimo Pittau il nome sarebbe probabilmente sardiano o protosardo, e si dovrebbe connettere col fitonimo SamuccuSammuccu, samuqu, che indica il sambuco ed è da confrontare col latino Sambucus, sabucus, che è di origine ignota.

La sua economia

Samugheo-Artigianato: produzione di tappetiIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, frutteti e agrumi. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Interessante è l’artigianato che attualmente ha assunto un ruolo preponderante e numerose sono le aziende, soprattutto a carattere familiare, che producono tappeti, tendaggi, tovaglie, arazzi e altri manufatti tipici, sempre interpretati con vivacità di colori, lavorati con telai orizzontali. La produzione artigianale ha sempre visto le donne impiegate nella produzione di tessuti di lino, di lana e di cotone, basta considerare che nel 1865 vi erano oltre cento telai che lavoravano 10mila chili di materie prime. A conferma della particolarità e del pregio dei tessuti di Samugheo, il paese ha ottenuto il marchio Doc per i suoi prodotti. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione, della produzione alimentare, della produzione lattiero caseario, del tessile, della metalmeccanica, del vetro, dell’energia, del legno e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti: la rete distributiva, di cui si compone, assicura il soddisfacimento delle esigenze primarie della comunità. L’apparato ricettivo, comprendente vari agriturismi, offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio viene certamente popolato fin dal Neolitico, come testimoniano le notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute nel suo territorio e che hanno dato luogo a una straordinaria sintesi culturale, dato che ci si trovano una necropoli eneolitica, composta da numerose domus de janas di varia tipologia, siti nuragici e megaliti. L’area viene in seguito occupata prima dai Punici dei quali sulla sommità del monte Santa Vittoria è stata rinvenuta una fortezza tardo punica, e poi dai Romani. All’epoca bizantina risale il Castello di Medusa, a circa otto chilometri dal paese, utilizzato fino al quattordicesimo secolo. Durante il Medioevo Samugheo appartiene al Giudicato d’Arborea facendo parte della curatoria del Mandrolisai. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra a far parte del Marchesato di Oristano, e nel 1478, alla definitiva sconfitta degli Arborensi, passa sotto il dominio aragonese. La villa, incorporata nell’Incontrada del Mandrolisai, ottiene nel 1507 di essere governata, insieme a tutto il territorio al quale apparteneva, da un signore scelto tra i nativi dell’Incontrada mediante elezione, dato che il re di Aragona doveva scegliere il funzionario da una terna presentata annualmente dagli abitanti locali. Nel 1711 viene annessa alla conte di San Martino, feudo dei Valentino, ai quali viene riscattata nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Samugheo nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano.

Principali feste e sagre che si svolgono a Samugheo

Samugheo-Sfilata del 'Gruppo Folk Proloco' di SamugheoSamugheo: il 'Gruppo Folk San sebastiano' di SamugheoA Samugheo sono attivi il Gruppo Folk Proloco di Samugheo ed il Gruppo Folk San Sebastiano di Samugheo, nelle cui esibizioni sia nel paese che in altre località dell’isola è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Samugheo vanno segnalate il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate con il falò di Sant’Antonio e uscita delle maschere dei Mamutzones; il 20 gennaio, la Festa patronale di San Sebastiano con il falò di San Sebastiano e uscita delle maschere dei Mamutzones; a febbraio, la festività più celebre è sicuramente A Maimone, il carnevale antico di Samugheo nella strada principale del paese, una rassegna delle maschere di tutta la Barbagia e non, che ogni anno intrattiene migliaia di persone da tutta la Sardegna, con esposizioni riguardanti l’artigianato paesano, il tutto accompagnato dal ottimo vino proveniente dai vigneti del paese del Mandrolisai; in occasione della Pasqua, i riti della Settimana Santa; la seconda domenica di maggio, la Festa campestre di Sant’Isidoro, con processione e cavalieri in costume, e con la sfilata dei trattori; il 7 luglio la Festa religiosa di San Costantino con l’Ardia e con concerti in piazza; tra luglio e agosto, la manifestazione folkloristica S’Attobiu con l’sibizione dei gruppi di ballo sardo; sempre tra luglio e agosto, la manifesazione Tessingiu che è la Mostra dell’Artigianato; a metà agosto la Rassegna estiva delle maschere tradizionali; l’1 settembre, la Festa di San Basilio nella località dove si trova la sua chiesa campestre; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria con il Palio di Santa Maria; tra settembre ed ottobre, la Sagra del pane, che si tiene negli edifici d’epoca al centro del paese. La Sagra offre la possibilità di ripercorrere le diverse fasi della panificazione, dalla preparazione del lievito madre, Su framentu, all’impasto della farina con acqua e sale, la formatura del pane, la lievitazione e la cottura. Durante la sagra, inoltre si possono assaggiare tanti tipi di pane, accompagnati a vari piatti della cucina locale.

Samugheo: i falò di Sant’Antonio Abate e di San Sebastiano Samugheo-A Maimone, il carnevale antico di Samugheo Samugheo-S’Attobiu con l’sibizione dei gruppi di ballo sardo Samugheo-Tessingiu, la Mostra dell’Artigianato Samugheo-Rassegna estiva delle maschere tradizionali Samugheo-La Sagra del pane

Il Carnevale antico di Samugheo

Samugheo, come tutti i paesi della Barbagia con cui confina, è caratterizzata dal suo Carnevale, caratterizzato dalle maschere tipiche dei Mamutzones. I Mamutzones sono delle maschere molto antiche risalenti al diciottesimo secolo, la funzione della maschera era quella di far venire la pioggia perché si dice che quando le capre si incornano il tempo sta cambiando. I Mamutzones sono costituiti da tre maschere: l’Urtzu, l’Ommadore e il Mamutzone. Le maschere di Samugheo sono quelle che conservano maggiormente le caratteristiche da cui traggono origine, Dioniso, il dio che ogni anno moriva e rinasceva come la vegetazione, è rappresentato dalla maschera de S’Urtzu che indossa una intera pelle di capro nero, con la testa attaccata. Il capro era infatti la forma più frequente nella quale il dio si manifestava. F’Urtzu, tenuto per la vita da Su Omadore il suo Guardiano, ogni tanto cade a terra fingendo la passione che precede la sua morte. Le maschere dei Mamutzones rappresentano invece i seguaci di Dioniso, si vestono di pelli e nascondono il volto con un copricapo di sughero munito di autentiche corna caprine o bovine.

Samugheo-A Maimone, il carnevale antico di Samugheo Samugheo-A Maimone, il carnevale antico di Samugheo Samugheo-A Maimone, il carnevale antico di Samugheo

Il costume de S’Urtzu è costituito da scarpe di campagna, pantaloni di velluto e gambaliere, un indumento nero rivestito di pelli di capra, il Cariddu ossia un recipiente in sughero ricoperto di pelli di capra alla quale estremità è attaccata una testa di capra, un grosso campanaccio penzolante dal collo. Il volto dell’uomo è ricoperto di sughero bruciato mentre un tempo veniva usato il sangue delle capre. Il costume de Su Ommadore è costituito da scarpe di campagna, una veste nera con il cappuccio, in una mano un bastone e nell’altra una fune che porta legato S’Urtzu. Il costume de Su Mamutzone è costituito da scarpe di campagna, pantaloni di velluto e gambaliere, un indumento nero rivestito di pelli di capra, campanacci su tutto il petto e sulla schiena.

Visita del centro di Samugheo

L’abitato, ubicato sul gradino basaltico strapiombante ad ovest sulla valle del rio Mannu, ha conservato la sua impronta rurale, senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia. Il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località collinari. Estremamente significativo il caratteristico abitato con case in pietra faccia a vista, con piccole porte e finestre dai colori vivaci o bianche.

Il Cimitero Comunale

Samugheo: il Cimitero Comunale di SamugheoEntriamo nell’abitato di Samugheo da sud est provenendo da Asuni con la SP38 che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso verso il centro del paese, assume il nome di via Santa Maria. Prendiamo la via Santa Maria, la seguiamo per quattrocento metri ed arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la quarta uscita che ci porta sulla via John Fitzgerald Kennedy che si dirige verso ovest. Percorsi novecento metri, vediamo alla sinistra della strada il muro di cinta al centro del quale si trova il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Samugheo.

Il Palazzo Municipale di Samugheo

Samugheo: il palazzo MunicipalePercorsi trecentocinquanta metri, la via John Fitzgerald Kennedy sbocca sulla via Vittorio Emanuele, che arriva da sud ovest ed è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP33 proveniente da Fordongianus. Arrivando con la SP33 e passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, dopo meno di duecento metri arriviamo al punto dove arriva da sinistra la via John Fitzgerald Kennedy. Qui procediamo leggermete a sinistra con la via Vittorio Emanuele verso il centro e, dopo settecento metri, arriviamo in piazza Stefano Sedda, dove vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 5 della piazza, il Palazzo Municipale di Samugheo, che ospita la sede del Municipio con gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese.

La chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire

Samugheo-La chiesa parrocchiale di San Sebastiano MartireDi fronte al palazzo Municipale, nella piazza Stefano Sedda al civico numero 2, si affaccia la chiesa di San Sebastiano Martire, che è la parrocchiale di Samugheo. La sua edificazione ha avuto inizio nel 1577, ed i lavori sono stati ultimati nel 1580 con la consacrazione della chiesa. Secondo la tradizione popolare, la costruzione era stata progettata trecento metri più a ovest, e in quel punto si scaricava il materiale, ma ogni mattina questo veniva immancabilmente trovato nel sito in cui attualmente sorge la chiesa. Pensando che a rimuovere il materiale fosse lo stesso Santo e ritenendo che quella fosse la sua volontà, in quel punto fu cominciata la costruzione. La facciata, tripartita, presenta un paramento murario in trachite rosa locale, faccia a vista ed un portale rinascimentale a timpano spezzato sormontato da rosone gotico poligonale, oltre ad un coronamento con merli. Il campanile fine diciottesimo secolo ha pianta quadrata e nella parte superiore ha forma piramidale.

Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: veduta d’insieme Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: facciata Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: il campanile

L’interno ha pianta a croce latina con una navata unica, e con tre cappelle laterali. L’ampio presbiterio sopraelevato presenta anch’esso due grandi cappelle laterali. La struttura portante è in pietra locale e la copertura è sorretta da pilastri e archi ogivali come quelli che caratterizzano anche l’ingresso alle cappelle laterali. Ad oggi gli archi hanno la pietra a vista, mentre le campiture murarie sono intonacate e pitturate senza elementi decorativi. Il presbiterio, sopraelevato, è voltato a crociera con costoloni lapidei.

Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: interno verso il presbiterio Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: altare maggiore Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: la statua del Santo Samugheo: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: interno verso il portale di ingresso

A Samugheo, presso questa chiesa parrocchiale, il 20 gennaio si svolge la Festa patronale di San Sebastiano, che rinnova la sera della vigilia, Su Esperu, ci sarà, secondo tradizione, l’accenzione del falò e, a seguire, la sfilata dei Mamutzones, la maschera locale. Il patrono viene celebrato con il grande fuoco acceso in piazza Stefano Sedda, che viene preparato dai fedeli che portano il nome Sebastiano, ed anche dalla leva dei trentacinquenni del paese. Anche in altri rioni vengono accesi falò in onore del Santo patrono. La tradizione vuole che la legna venga raccolta passando di casa in casa. Durante la Festa sfilano per la via Vittorio Emanuele e nella piazza Stefano Sedda i Mamutzones, le maschere tradizionali, che fanno la loro prima apparizione in attesa del Carnevale, dopo una precedente uscita già la vigilia della Festa di Sant’Antonio Abate.

Samugheo-Festa di San Sebastiano Martire: locandina Samugheo-Festa di San Sebastiano Martire: il falò e l’uscita dei Mamutzones

Il Monumento ai Caduti

Samugheo: il Dolmen in piazza della RepubblicaGuardando la facciata della chiesa parrocchiale di San Sebastiano, alla sua sinistra si apre la piazza della Repubblica, situata ad un costato della chiesa, nel cuore del centro storico di Samugheo e principale punto di incontro della comunità. All’inizio della piazza, tra gli alberi negli spazi che la delimitan, è ospitato un antico Dolmen preistorico.

Nella piazza della Repubblica è presente il nuovo Monumento ai Caduti, realizzato nell’anno 2020 in base al progetto vincitore del concorso bandito dal Comune. La scultura è composta da un basamento in cemento lasciato a vista e una serie di fusti metallici che si innalzano dal basamento per un’altezza di quattro metri. Nella parte alta dei fusti ci sono degli elementi illuminanti con luci a led, che appaiono lineari come scie luminose. La scultura affronta il tema del ricordo e della memoria associandolo alla luce delle stelle, ed allo stesso tempo interagisce con il contesto proponendosi come un elemento di arredo urbano, come una seduta sulla quale ci si può sedere in due o tre persone per volta ma anche sdraiare per osservare il cielo e le luci.

Samugheo: il Monumento ai Caduti in piazza della Repubblica Samugheo: il Monumento ai Caduti Samugheo: il Monumento ai Caduti Samugheo: il Monumento ai Caduti

La Casa Serra che ospiterà la Biblioteca Comunale

Samugheo-La Casa Serra acquisita dal comune per ospitare la Biblioteca ComunalePassata la piazza Stefano Sedda, la prosecuzione della via Vittorio Emanuele è la via Antonio Gramsci, lungo la quale, dopo poche decine di metri sulla sinistra, al civico numero 5, si trova la Casa Serra, acquisita dall’amministrazione Comunale per ospitare la Biblioteca Comunale. Il complesso era una casa di tipo signorile, costituita da un corpo di fabbrica principale, che coincide con l’abitazione, e da locali di servizio che in origine avevano la funzione di magazzini e di servizio, come la cosidetta casa del forno. Le strutture murarie sono realizzate in blocchi di pietra trachitica, materiale utilizzato anche per gli architravi di porte e finestre, mentre i solai sono in legno. L’edificio, posto a filo strada con cortile retrostante, si eleva per due piani più mansarda. Nell’area del cortile si trovano i vecchi depositi, oggi destinati a servizi igienici, la ricostruzione del forno e parte del deposito per il grano ora riconvertito in parcheggi.

La Palestra Comunale di Samugheo

Da dove avevamo preso la via Antonio Gramsci, procediamo in direzione nord per centoquaranta metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Emilia e dopo una sessantina di metri prendiamo a destra la via Piero Calamandrei. La seguiamo per circa centocinquanta metri, poi svoltiamo a destra nella via del redentore, dopo appena una ventina di metri prendiamo a destra la via Galileo Ferraris, lungo la quale dopo un’ottatina di metri si vede alla destra della strada l’ingresso della Palestra Comunale di Samugheo. La Palestra è dotata di tribune in grado di ospitare 150 spettatori, ed in essa si possono praticare come discipline Attività ginnico motorie, e Pallacanestro.

Samugheo-La Palestra Comunale: esterno Samugheo-La Palestra Comunale: interno

Gli impianti sportivi in località Paules

Da dove avevamo preso la via Antonio Gramsci, procediamo in direzione nord per quattrocentocinquanta metri ed arriviamo a un bivio, dove svoltiamo leggermente a sinistra nella via Brigata Sassari, la seguiamo per circa cinquecento metri ed arriviamo a vedere sulla destra la piazza Paules, un’ampia piazza alberata. Qui prendiamo a sinistra la via Oristano che all’inizio costeggia a destra le Scuole Medie di Samugheo, e dopo centocinqianta metri si vede, sempre alla detrsa della strada, l’accesso al complesso degli impianti sportivi in località Paules.

Samugheo: impianti sportivi in località Paules: ingresso Samugheo: impianti sportivi in località Paules: il Campo da Calcio Samugheo: impianti sportivi in località Paules: il Campo da Calcio per allenamento Samugheo: impianti sportivi in località Paules: il campo polivalente Samugheo: impianti sportivi in località Paules: il Campo da Tennis

All’interno di questo complesso sportivo si trovano il Campo da Calcio, con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori; un Campo da Calcio per allenamento, anch’esso con fondo in erba naturale, ma senza tribune per gli spettatori; un Campo polivalente, senza tribune, nel quale praticare comedicipline la Pallacanestro e la Pallavolo; ed un Campo da Tennis, anch’esso senza tribune per gli spettatori.

La Palestra delle Scuole Medie

Arrivati con la via Brigata Sassari dove parte a sinistra la via Oristano, passata la piazza Paulis, la prosecuzione della via Brigata Sassari è la via Venezia, All’inizio della quale, sulla sinistra, si trova l’ingresso delle Scuole Medie di Samugheo. All’interno di questo complesso scolastico, è presente la Palestra delle Scuole Medie, nella quale è possibile praticare come discipline le Attività ginnico motorie.

Samugheo-Scuole Medie: ingresso Samugheo-Palestra delle Scuole Medie: esterno Samugheo-Palestra delle Scuole Medie: interno

La Piscina Comunale

Proseguiamo in direzione nord lungo la via Venezia e, dopo circa duecento metri, svoltiamo a sinistra e raggiungiamo l’ingresso della Piscina Comunale di Samugheo, non dotata di tribune per gli spettatori, con diverse vasche nelle quali praticare come discipline il Nuoto in tutti gli stili e la Pallanuoto.

Samugheo-Scuole Medie: ingresso Samugheo-Scuole Medie: esterno Samugheo-Scuole Medie: interno

Il Museo Unico regionale dell’Arte Tessile

Samugheo-Murale che descrive l’arte tessile di Samugheo in piazza Stefano SeddaSamugheo-Museo dell’Arte Tessile: insegnaDove con la via Brigara Sassari siamo arrivati a vedere sulla destra la piazza Paules, prendiamo verso destra la via Bologna, che si dirige verso nord ovest e raggiunge la periferia settentrionale del paese. Dopo duecento metri lungo la via Bologna, si vede alla sinistra della strada l’edificio che ospita il Museo Unico regionale dell’Arte Tessile, denominato MURATS, progettato alla fine degli anni Novanta del novecento, ma la cui costruzione è stata terminata nel 2001 per volontà del Comune di Samugheo. Intorno al Museo sono stati posizionati diversi Dolmen. La sua struttura si sviluppa su due piani, al piano terra, insieme al front office, si trovano due sale, mentre al primo piano si trova una terza grande sala. La collezione in esso presente è formata da una serie di manufatti provenienti da tutte le zone dell’Isola, si tratta di coperte, copricassapanche, tovagliati, bisacce, sacchi da pastore, teli per il pane, abiti femminili e maschili sia giornalieri che festivi, ed altri preziosi manufatti realizzati artigianalmente in lana, cotone e lino.

Samugheo-Museo dell’Arte Tessile: veduta da lontano con il Dolmen all’ingresso Samugheo-Museo dell’Arte Tessile: facciata del Museo

Samugheo-Museo dell’Arte Tessile: internoSono presenti anche alcuni attrezzi che venivano utilizzati nel processo di realizzazione della materia prima, e anche alcuni esempi di antichi telai in legno con cui venivano realizzati i manufatti. Tra i pezzi più pregiati spiccano le Affaciadas, piccolissime strisce di tessuto finemente lavorato che si esponevano nei balconi durante la processione del Corpus Domini, e i Tappinu e mortu. Oltre all’esposizione permanente della collezione tessile, il Museo segue un programma di mostre temporanee attinenti alla sua natura, ma anche di arte contemporanea, in occasione di eventi di rilievo della comunità di Samugheo o dell’Isola in generale. Mostre che vengono completate da eventi paralleli quali workshop, laboratori e giornate di studio a cui partecipano gli artisti chiamati per esporre.

Visita dei dintorni di Samugheo

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Samugheo, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti tra le quali quella di Paule luturru; del menhir di Cuccu’e lai; dei Nuraghi semplici Aspu, Perda Arrubia, Taccu, Ureu; dei Nuraghi Istui, Longu, MaLucca, Mura Maere, Nugreo, Paule lutturu, Perdaddossu, Pirarba di tipologia indefinita. In territorio di Samugheo sono presenti anche i ruderi del Castello di Medusa. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

I resti della Tomba di giganti di Paule luturru

Samugheo-resti della Tomba di giganti di Paule luturruDalla piazza Stefano Sedda, prendiamo verso sud ovest la via Vittorio Emanuele, dopo cinquecento metri svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via della pace, proseguiamo per quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra in una strada che seguiamo per un chilometro e duecento metri, poi svoltiamo di nuovo a sinsitra nella strada che, in settecento metri, ci porta a vedere tra i cespugli sulla sinistra la Tomba di giganti di Paule luturru, che è stata scavata nel 1996-97. Si tratta di un sito di notevole interesse archeologico, dove la Tomba di giganti nel tempo si è trasformaa da un precedente Allèe couvert, ossia da un Dolmen allungato dove la camera sepolcrale ha più o meno la stessa larghezza del corridoio, alla successiva Tomba di giganti.

I resti del menhir di Cuccu’e lai

Samugheo-resti del menhir di Cuccu’e laiNell’esedra della Tomba di giganti di Paule luturru e nelle immediate adiacenze sono state rinvenute una cinquantina di statue menhir, delle quali molte sono conservate presso il Museo regionale dell’Arte Tessile. Queste statue menhir ripropongono la problematica sul rapporto culturale tra le strutture megalitiche e le aree funerarie. Tra le statue menhir rinvenute, il più significativo è il Menhir di Cuccu’e lai. Si tratta di un esemplare che manca della parte media e superiore, ma conserva in quella mediale un disco in rilievo che propone una decorazione graffita piuttosto leggera e in alcuni punti abrasa. Nella superficie è comunque leggibile una linea verticale che divide in due parti uguali il cerchio, ed anche una teoria di linee disposte a raggiera.

La chiesa campestre di San Basilio Magno

Samugheo-La chiesa campestre di San Basilio MagnoDalla piazza Stefano Sedda, guardando la facciata della chiesa parrocchiale prendiamo verso destra la via Cagliari, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a sinistra nella via San Basilio, lungo la quale, dopo circa cinquecento metri, arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la terza uscita che ci porta sulla via Nonnu Macis. La seguiamo per un chilometro, finché questa strada si immettesu una traversa che prendiamo verso destra, e dopo una cinquantina di metri se vede alla destra la chiesa campestre di San Basilio Magno. alla fine del cinquecento, durante un periodo di carestia, scoppia a Samugheo una grave pestilenza che falcia un buon numero di abitanti, ed allora che gli abitanti, presi dalla disperazione, invocano San Basilio, promettendogli di edificare una chiesa in suo onore, se il male avesse abbandonato il paese. L’edificio viene edificato dopo la scomparsa della peste, ed è ultimato nel 1597 dalla popolazione locale quale scioglimento del voto. La chiesa, come la maggior parte delle Chiese campestri, è improntata alla massima semplicità, è a navata unica, scandita da archi a tutto sesto in arenaria supportati da contrafforti visibili lungo il perimetro esterno. Le murature sono di pietra locale. Il presbiterio è un semplice spazio rettangolare soprelevato di un gradino rispetto all’aula. Sono presenti due nicchie laterali con altari di muratura rivestiti di marmo. Sul retro si trova una sacrestia costruita in tempi recenti. Attualmente la costruzione presenta scarso interesse artistico, ma ha un grande valore spirituale per la popolazione che ha conservato una grandissima venerazione per questo Santo protettore e guaritore, che gli antichi chiamano Basile Mannu Dottore e che ancora gode di grande prestigio.

Samugheo: chiesa campestre di San Basilio Magno: interno verso il presbiterio Samugheo: chiesa campestre di San Basilio Magno: interno verso il portale di ingresso

Samugheo-Festa campestre di San Basilio Magno: locandinaLa devozione al Santo, molto sentita dagli abitanti di Samugheo, è attestata da un manoscritto del 13 agosto 1583, in cui si parla di una processione fuori paese che il rettore Baldassarre Deligia fece con la statua di San Basilio, seguito da tutto il popolo. è da presumere comunque che il culto fosse assai più antico della data di ultimazione della chiesa, anche se la Festa vera e propria appare ben strutturata, con il suo Obriere maggiore, solo a datare dal 1603. Ed ancora oggi, l’1 settembre si celebra la Festa di San Basilio Magno, chiamata anche Festa di Santu 'Asileddu dal nome che viene dato alla piccola statua del Santo che la vigilia viene portata in processione dalla chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire fino nella località dove si trova la sua chiesa campestre, ed il giorno della festa, dopo le cerimonie religiose, farà rientro nella chiesa parrocchiale. A Samugheo, oltre alle cerimonie religiose, in occasione di questa Festa si tengono anche numerose manifestazioni civili.

La chiesa di Santa Maria

Samugheo-La chiesa campestre di Santa MariaDalla piazza Stefano Sedda, guardando la facciata della chiesa parrocchiale prendiamo verso destra la via Cagliari, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a sinistra nella via San Basilio, lungo la quale, dopo circa cinquecento metri, arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita che è la via Santa Maria, e che uscirà dall’abitato come SP38. Percorsi quattro chilometri e settecento metri dalla rotonda, svoltiamo a destra e dopo duecentocinquanta metri arriviamo di fronte alla piccola chiesa di Santa Maria di Abbasassa, riedificata nel 1931 in seguito al voto fatto da un giovane di Samugheo, Giovanni Deidda, il quale, un anno prima che scoppiasse la Prima Guerra Mondiale, sogna la Madonna circondata da una luce abbagliante che gli preannuncia la guerra imminente, alla quale egli avrebbe partecipato con altri sei giovani del paese che avrebbe incontrato durante il viaggio. Il giovane doveva comunicare la sua visione e convincerli a far voto assieme a lui di riedificare, al ritorno, la chiesa di Santa Maria di Abbasassa da tanto tempo abbandonata, ormai ridotta a un cumulo di rovine, ed in compenso tutti sarebbero rientrati in paese sani e salvi. Così nel 1931 viene riedificatala la chiesa di Santa Maria di Abbasassa, che era stata edificata nel 1480 col nome di Santa Maria de Mesu Mundu, ma ben presto abbandonata a causa di un crollo avvenuto pochi anni dopo a seguito di violenti eventi naturali. La chiesa attuale è improntata alla massima semplicità, ha un’aula rettangolare culminante in un’abside semicircolare che ospita il presbiterio. Il solaio di copertura cementizio è piano, le pareti sono intonacate e pitturate di bianco, l’unico elemento decorativo è costituito da una cornice in stucco che corre a circa metà altezza della parete e raccorda i capitelli delle paraste.

Samugheo: chiesa campestre di Santa Maria: interno verso il presbiterio Samugheo: chiesa campestre di Santa Maria: interno verso il portale di ingresso

Durante la ricostruzione del 1931 si è scoperto che la chiesa era stata edificata sui ruderi di un tempio pagano, del quale si vedevano chiaramente due larghe porte ad oriente, due uguali ad occidente. Murate sulla base della facciata si sono trovate parecchie lapidi sepolcrali, alcune scavate, indicanti nomi romani, con iscrizioni latine. Attorno alla distrutta chiesa si notano gli indizi evidenti di abitazioni primitive, che rivelano l’importanza che aveva il tempio antico, protetto da un Nuraghe vicino. La chiesa era un tempio dedicato a Cibele, alla grande Dea Madre frigia, il cui culto era stato importato in occidente dai soldati romani. Trovare un tempio dedicato a Cibele presso Samugheo non meraviglia più di tanto, poichché in quel territorio vi erano delle postazioni romane che avevano il compito di bloccare le eventuali incursioni dei Barbaricini.

Samugheo-Palio di Santa Maria: locandinaA Samugheo ogni anno l’8 settembre si svolge la Festa di Santa Maria, in occasione dalla quale nel Galoppatoio Comunale si svolge il Palio di Santa Maria. Le persone anziane ricordano le prime feste con molta nostalgia; quando venivano tante persone di fuori paese e si raccoglievano attorno alla chiesa. Nei Muristenes La gente preparava il pranzo e l’aria era densa di odori, si facevano arrosti di carne e di pesce, i bambini giocavano e correvano, i grandi a gruppi dialogavano, le donne erano impegnate nei preparativi. Un anno ci fu un parroco che notò con un certo disappunto che questi festeggiamenti erano esagerati e che allontanavano le menti dalla preghiera e li invitò a contenere questi comportamenti, ma i fedeli non accettarono quelle parole di rimprovero e lo colpirono con pomodori. Ed ancora oggi si svolgono i festeggiamenti di Santa Maria nella chiesetta campestre, con riti religiosi e feste civili.

Le rovine del Castello di Medusa

Samugheo-resti del Castello di MedusaDalla piazza Stefano Sedda, guardando la facciata della chiesa parrocchiale prendiamo verso destra la via Cagliari, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a sinistra nella via San Basilio, lungo la quale, dopo circa cinquecento metri, arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita che è la via Santa Maria, e che uscirà dall’abitato come SP38. Percorsi quattro chilometri e duecento metri dalla rotonda, svoltiamo a sinistra, dopo duecento metri a destra, e seguiamo questa strada asfaltata e stretta per cinque chilometri e quattrocento metri che permette di arrivare sino a cinquecento metri, e raggiungiamo il Rifugio Castello di Medusa. Poi proseguiamo a piedi o in fuoristrada su sentieri che si inoltrano nel bosco fin davanti alle rovine del Castello di Medusa o Castello di Ogliastra. Per arrivare sull’altura dove si trovano le rovine e tornare indietro, sono necessarie almeno tre ore di cammino.

Lontano e quasi inaccessibile, il Castello di Medusa è una misteriosa rocca circondata da colli solitari, gole e dirupi, in uno scenario impervio dove nidificano i falchi, un paesaggio intervallato da torrenti e boschi secolari, domus de janas e Nuraghi. Si arrampica sul colle di Sa Conca ’e su Casteddu, a picco sulla gola scoscesa del rio Araxisi, chiusa da pareti calcaree coperte di verde e forate da grotte. Si tratta di un Castello anomalo, costruito a fondo valle, quasi a volersi nascondere, posto a controllo dei flussi dalle aree pianeggianti romanizzate, vicine a Forum Traiani, ed ai rilievi della Barbaria, abitati da popoli ribelli. Un tempo l’unica via di transito per le Barbagie passava ai piedi della fortezza, nata nel basso impero nel quarto o quinto secolo come Castrum bizantino, che poi ha subito altri due interventi costruttivi, nel sesto e tra il settimo e l’ottavo secolo. Il complesso rettangolare, le cortine occidentali e due torri, una dotata di cisterna, sono riconducibili alle prime fasi realizzative. Le cortine a est sono state realizzate, invece, tra il decimo ed il dodicesimo secolo, quando diventa un Castello di frontiera con quello che era il Giudicato di Gallura. La prima menzione è in un documento del 1189 nel quale si parla di un Castrum Asonis, ceduto dal giudice d’Arborea a Genova. Poi nel 1389 viene restaurato dalla giudicessa Eleonora d’Arborea.

Samugheo-resti del Castello di Medusa Samugheo-resti del Castello di Medusa Samugheo-resti del Castello di Medusa

Sulla rupe sulla quale si trova il Castello, si apre il Buco della chiave, un’apertura che passa attraverso la parte terminale della rupe del Castello, caratteristica per la sua forma a clessidra. Discendendo verso il fiume troviamo una grotta chiamata la Finestra del Castello.

Samugheo-resti del Castello di Medusa: il buco della chiave visto da fuori Samugheo-resti del Castello di Medusa: il buco della chiave visto da dentro Samugheo-resti del Castello di Medusa: la finestra del Castello

Chiamato inizialmente Castello di Giorgia, viene chiamato solo dopo il 1480 Castello di Medusa. Nella leggenda si tratta di un luogo incantato e pieno di tesori, fatto costruire da Phorco, venuto dall’Africa e proclamatosi re di Sardegna, della cui casa parL’archeologo Giovanni Spano nel Bullettino archeologico del 1860, descrivendola come dimora di spettri e demoni, con muri spessi due metri, antri e stanze scavate nella roccia. Nel 253 dopo Crsto, alla morte di Phorco, la sua figlia che è la principessa Medusa ne prende il posto, e regna per ventotto anni. Donna intelligente e guerriera, la più bella dell’Isola, nonché jana, capace di magie, morirà combattendo per mano di Perseo, e lascerà in eredità al diavolo il Castello con tutti i suoi tesori, protetti dalle anime di chi li aveva custoditi, i quali avrebbero mutato in massi chiunque vi fosse arrivato.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Samugheo torneremo nella Marmilla e passando per Asuni ci recheremo a Senis che visiteremo con il suo centro dove si trovano il Palazzo Baronale e la Fontana Spagnola ed i suoi dintorni con il Nuraghe Senis Mannu.


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