Sedilo paese famoso per la corsa dell’Ardia intorno al Santuario di San Costantino
In questa tappa del nostro viaggio, da Aidomaggiore ci recheremo a Sedilo che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano la chiesa campestre di San Costantino intorno alla quale si corre la famosa Ardia ed anche l’importante Nuraghe Iloi. La regione storica del GuilcerIl Guilcer è un’area geografica situata al centro dell’isola ed è, da secoli, crocevia di attività e commerci, comprende un altopiano basaltico e la sottostante pianura dove scorre il fiume Tirso e si trova l’invaso artificiale del lago Omodeo. L’Unione dei comuni del Guilcier è stata istituita nel 2008 quando i Sindaci di Abbasanta, Aidomaggiore, Boroneddu, Ghilarza, Norbello, Paulilatino, Sedilo, Soddì, e Tadasuni, hanno sottoscritto l’Atto Costitutivo, convalidando la costituzione del nuovo ente. Prima di allora i comuni venivano considerati appartenenti alla regione storica del Barigadu. Il Guilcier raccoglie numerosi tesori archeologici, tra i quali ricordiamo per importanza il Nuraghe Losa di Abbasanta, la chiesa di San Pietro di Zuri, la torre Aragonese a Ghilarza, il complesso archeologico di Santa Cristina a Paulilatino, la foresta pietrificata a Soddì e la chiesa dei templari a Norbello. In viaggio verso SediloDa Aidomaggiore usciamo verso sud con la via Roma che in tre chilometri diventa la SP25, dopo poco più di un chilometro continua con la SP89, e in quasi quattro chilometri e mezzo si immette sulla SS131dcn, ossia diramazione centrale nuorese, dove prendiamo lo svicolo per Nuoro. Seguiamo la strada statale con la quale eravamo arrivati ad Aidomaggiore provenendo da Ghilarza, dopo quattro chilometri prendiamo l’uscita verso la SP90, la seguiamo per due chilometri e mezzo, poi questa strada ci porta all’interno dell’abitato di Sedilo. Dal Municipio di Aidomaggiore a quello di Sedilo, seguendo questa strada, si sono percorsi 12.6 chilometri. Si poteva raggiungere Sedilo anche uscendo verso nord ovest da Aidomaggiore con la SP25 che, dopo circa tre chilometri, si immette sulla SP26 che si prendi verso destra, e che in circa sei chilometri porta all’interno dell’abitato di Sedilo. Dal Municipio di Aidomaggiore a quello di Sedilo, seguendo questa strada, si percorrono 10.1 chilometri. Il comune chiamato SediloIl comune di Sedilo (nome in lingua sarda S’dilo, altezza metri 283 sul livello del mare, abitanti 1.975 al 31 dicembre 2021) è un importante centro agropastorale che si sviluppa sul limitare dell’altopiano di Campeda e Abbasanta. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare con variazioni altimetriche accentuate, ed è attraversato dal fiume Tirso, il più lungo della Sardegna, il cui sbarramento presso Busachi origina il lago Omodeo il cui invaso occupa parte del territorio di Sedilo. Dal punto di vista geologico il territorio di Sedilo si è originato in seguito al fenomeni erosivi e di ruscellamento che sono seguiti ad un’intensa attività tettonica e vulcanica di tipo effusivo che ha portato alla formazione di estese colate di basalto. La morfologia del versante occidentale del territorio è caratterizzata da un altopiano basaltico sulla cui sommità si trovano numerose sorgenti. Nel settore meridionale, in prossimità del fiume Tirso, si trovano basse colline mentre tutta la zona ad est del fiume presenta una morfologia determinata dalla presenza di strati alternati duri e teneri come ignimbriti e tufi. Origine del nomeIl nome di Sedilo potrebbe derivare dal termine latino Sedulus, che significa laborioso, lavoratore. Secondo un’altra interpretazione potrebbe derivare dal sardo S’edili, ad indicare una mandria di capretti. La sua economiaIl settore primario dell’economia locale è basato principalmente sull’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, foraggi, vite, olivo, frutteti e agrumi. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore secondario, ossia quello industriale, risulta ancora di dimensioni modeste anche se in via di sviluppo, e si registrano aziende che operano nei comparti della produzione alimentare, dell’attività estrattiva, della produzione di macchine per ufficio e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti, dato che la rete distributiva, di cui si compone, assicura il soddisfacimento delle esigenze primarie della comunità ma non sono forniti servizi più qualificati. L’esclusivo patrimonio archeologico, l’inconsueto panorama fatto di desolate distese di lentischio e le pietraie coperte di cisto e di spinose ginestre, nonchché la famosa Ardia, la spettacolare corsa equestre che si tiene nel mese di luglio, rappresentano una ragione sufficiente per attirare un notevole flusso turistico sul posto. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciI primi insediamenti nel territorio di Sedilo si ritiene risalgano al Neolitico come è testimoniato dal ritrovamento di numerose domus de janas, databili a quel periodo. In seguito fanno la loro comparsa numerosi Nuraghi, risalenti ad epoche diverse in una sequenza cronologica determinabile dalla tipologia costruttiva. Si ritrovano così i Nuraghi a corridoio ed i Nuraghi a tholos, oltre alle numerose tombe dei giganti e villaggi nuragici. Con la parziale conquista dell’Isola da parte dei Cartaginesi, le truppe di Asdrubale e Amilcare si spingono fino a Talasai di Sedilo risalendo lungo il fiume Tirso. La conquista romana della Sardegna porta presto alla colonizzazione, e nel territorio di Sedilo sono stati ritrovati numerosi cippi e urne funerarie recanti iscrizioni in latino, oltre ad un tratto di strada lastricata. All’età bizantina si deve l’introduzione dei culti orientali, come quello in onore di San Basilio e dello stesso San Costantino Imperatore. Nel medioevo Sedilo fa parte della curatoria di Guilcier o Gilciber, posta nella porzione centro settentrionale del Giudicato di Arborea. Nel 1416 tutto il Gilciber e i territori della curatoria di Parte Barigadu vengono concessi in feudo a Valore di ligia, un arborense che aveva tradito il giudice di Arborea Ugone III nel corso delle guerre tra Aragona e Arborea. Quando però Valore e suo figlio Bernardo si recano a prendere possesso del feudo, vengono uccisi insieme alla loro scorta a Zuri dagli abitanti delle due contrade. Nel 1435 il paese viene concesso in feudo da Alfonso V il Magnanimo re d’Aragona a Galcerano de requenses. Nel 1537 il feudo, che comprende anche i paesi di Tadasuni, Boroneddu e Zuri, viene venduto da un nipote di Galcerano de requenses alla famiglia dei Torresani, e nel 1566 viene elevato al rango di contea, confermata agli stessi Torreani. Nel 1726, estinta la famiglia Torresani, il feudo passa al demanio del Regno di Sardegna, amministrato quindi direttamente da funzionari reali e non da signori feudali. Nel 1737 la conte viene elevata a Marchesato e concessa al canonico Francesco Solinas, dal quale i feudi passano ai Delitala che fissano la loro residenza a Sedilo. Nel 1839 il sistema feudale viene abolito, il paese è riscattato agli ultimi feudatari e diviene un libero comune. Il comune di Sedilo nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Personaggi nati a SediloA Sedilo è nato Cesare Zonchello, l’igienista caduto per la scienza sulla via per la Mecca. A Sedilo il 13 ottobre 1876 nasce Cesare Zonchello che si laurea in medicina all’Università degli studi Cagliari. Lascia il suo paese natale per recarsi a Camaran, un villaggio nel gruppo delle isole Pharsan, presso le coste dello Yemen nel Mar Rosso, per compiere ricerche sulle malattie infettive. A Camaran, oltre alla scarsa popolazione stabile, v'è ili passaggio dei pellegrini che vanno alla Mecca, sulla tomba di Maometto. Cesare Zonchello diviene il direttore del lazzaretto di Djeddàh sul Mar Rosso. Nel 1907 un ingegnere italiano, che si trova a Camaran per lavoro, viene colto dalle febbri e in breve il malato è prostrato e moribondo. Il dottor Zonchello vuole salvarlo a tutti i costi, e per riportarlo in Italia lo trasporta in un sambuco a vela, per trentasei lunghe ore di viaggio, con un mare agitatissimo. È un viaggio ben triste, giunti a Hodeida, in miglior clima, continua infaticato la cura, finchché può mandarlo a Napoli. Egli torna a Camaran, ed ogni tanto torna in Italia. Nel 1909 viene a Cagliari per due mesi continuando a fare ricerche e studi sul colera, per poi ripartire verso Djeddàh. Sulla fine di quell’anno, la peste lo assale inesorabilmente, e si spegne a trentatrché anni il 10 aprile 1910. Aveva soltanto compiuto il suo dovere di uomo e di scienziato, al quale la città di Nuoro, in segno di riconoscenza, ha intitolato un suo Ospedale. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a SediloA Sedilo svolgono la loro attività il Gruppo Folk Santu Antine di Sedilo nato nel 1982 con lo scopo di valorizzare e mantenere vivi il costume e i balli tradizionali sedilesi, ed il Gruppo Folk Thalasai nato nel 2017 costituito da ballerini giovani e adulti con esperienza e passione per il ballo tradizionale. Nelle loro esibizioni che si svolgono nel paese ed in altre località dell’Isola è possibile ammirare il costume tradizionale di Sedilo, che prevede per le donne il copricapo formato da un fazzoletto bianco chiamato Sa tiazola, e per gli uomini un copricapo lungo di panno nero chiamato Sa berritta longa. Le manifestazioni culturali sono principalmente legate alla vita religiosa della comunità. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Sedilo vanno citate il 16 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, durante la quale viene acceso un grande falò, in sardo Sa tùva, nella piazza antistante la chiesa omonima; a febbraio, i festeggiamenti del Carnevale con la Sa Cursa ’e su Puddu; il 3 maggio, la Festa di San Giacomo Minore nella chiesa a lui dedicata; il 15 maggio, la Festa di Sant’Isidoro Agricoltore, con la processione lungo le vie del paese accompagnata da carri, che vengono ornati da fiori, e attrezzature agricole; il 24 giugno, la Festa patronale in onore di San Giovanni Battista; a luglio, la Festa in onore di San Costantino Imperatore che culmina, la sera del 6 e la mattina del 7 luglio, con l’Ardia, sfrenata corsa a cavallo presso il Santuario a lui dedicato, in ricordo della battaglia di ponte Milvio tra Costantino e Massenzio; mediamente otto giorni dopo l’Ardia a cavallo, in occasione de l’ottava o S'ottada, viene svolta l’Ardia a piedi che segue lo stesso percorso; il primo giorno di settembre, la Festa di San Basilio Magno, con la caratteristica corsa degli asinelli. I festeggiamenti del carnevale con Sa Cursa ’e su PudduI festeggiamenti del Carnevale a Sedilo prevedono prove e gare di abilità equestri che si svolgono lungo le vie del paese. La manifestazione nota come Sa Cursa ’e su Puddu, ossia la corsa del pollo, prevede una corsa di cavalli all’interno di un percorso prestabilito dentro il paese, ed i cavalieri e i cavalli che partecipano alla corsa sono gli stessi che corrono alla spettacolare Ardia di San Costantino. I cavalieri, in pariglie di due, tre e a volte anche di quattro cavalli, lanciati al galoppo devono prendere il maggiore quantitativo di galline Puddasa appese a una fune posta a metà del percorso che i cavalieri devono seguire. Caduta in disuso tra gli anni cinquanta e sessanta del novecento a causa della posa dell’asfalto nel centro abitato e del divieto di appendere alla corda delle galline vive, nell’ultimo decennio è stata fatta rinascere e sta di nuovo solidamente entrando a far parte delle manifestazioni più importanti del territorio. La corsa è seguita da zipolata, favata, balli in piazza e sfilata di carri allegorici. La manifestazione attira ogni anno numerosi visitatori ed è preparata e seguita con grande partecipazione di tutto il paese. Visita del centro di SediloIl paese è costruito con basse casette e palazzetti di pietra basaltica. L’abitato, che ha conservato la sua impronta rurale, senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Provenendo con la SS131dcn, prendiamo la deviazione nella SP80 che proviene da sud e prendiamo l’uscita che ci porta a Sedilo, e che all’interno dell’abitato, passato il cartello segnaletico che indica l’igresso nel paese, assume il nome di via Carlo Alberto. L’area sportiva di SediloArrivati a Sedilo, dopo essere usciti dalla SP90 prendiamo la via Carlo Alberto, la seguiamo e dopo un’ottantina di metri vediamo, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso dell’Area sportiva di Sedilo, all’interno della quale erano presenti un Campo da Tennis ed uno da Calcetto. Ristruttutara l’area sportiva, in Campo da Calcetto è stato convertito in un secondo Campo da Tennis, ed è stato realizzato nella zona compresa tra il Campo Sportivo e l’area retrostante le Scuole Elementari il nuoco Campo da Calcetto. Oggi nell’area sportiva sono presenti due Campi da Tennis, e più lontano il Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica. Le palestre dell’Istituto comprensivo di SediloProseguendo lungo la via Carlo Alberto, a poco più di duecento metri da dove la avevamo imboccata arriviamo a un incrocio dove parte a destra la via Grazia Deledda ed a sinistra la via Antonio Segni. Ad angolo tra la via Carlo Alberto e la via Antonio Segni si trova la piazza Aldo Moro, dove si affaccia l’Istituto comprensivo di Sedilo, nel quale sono presenti le Scuole Elementari e le Scuole Medie. All’interno di questo complesso scolastico è presente la Palestra delle Scuole Elementari, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline lotta, judo, karate, ed anche il gioco delle bocce. Oltre alla Palestra della Scuole Elementari, è presente anche la Palestra delle Scuole Medie, anch’essa senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline la pallavolo, ed anche il gioco delle bocce. Il campo Comunale da CalcioDalla via Carlo Alberto, arrivati all’incrocio, prendiamo a sinistra la via Antonio Segni, la seguiamo per circa Duecentosettanta metri, poi svoltiamo a sinistra nel viale della repubblica e, percorso un centinaio di metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Campo Comunale da Calcio. Allìinterno di questo impianto sportivo è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 400 spettatori. Intorno al Campo da Calcio, è presente una Pista da atletica, nella quale è possibile praticare come discipline le varie attività di atletica leggera. La chiesa campestre di San Giacomo MinoreDa dove arrivati a Sedilo avevamo preso la via Carlo Alberto, se la seguiamo per circa centotrenta metri svoltiamo a destra nel viale San Giacomo che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP24. Percorsi trecentocinquanta metri lungo il viale San Giacomo, alla destra della strada c'è un muro che circoscrive l’area attorno alla chiesa, con un cancello oltre il quale si vede la facciata della chiesa di San Giacomo Minore, che un tempo era una chiesa campestre ed oggi si trova all’interno dell’abitato, ai margini del perimetro urbano. Sulla fiancata sinistra è presente un secondo portale di ingresso. Da uno stemma presente sul capitello di una colonna che demarca il presbiterio, si pensa che questa chiesa potesse essere un tempo una Cappella privata che doveva appartenere ai conti di Sedilo. La piccola chiesa campestre, che è in grado di ospitare appena una trentina di persone, era stata abbandonata eed era diventata una stalla, poi nel 1995 è stata completamente restaurata. A Sedilo ogni anno, il 3 maggio che è la sua ricorrenza, si svolge la Festa di San Giacomo Minore nella piccola chiesa a lui dedicata. Prende il via il 24 aprile la prima Sagra di primavera, che a Sedilo coincide con i festeggiamenti in onore di San Giacomo, i quali iniziano con la novena. Per nove giorni il sagrato della chiesa campestre fa da sfondo alle celebrazioni religiose e agli spettacoli civili curati dal comitato spontaneo, che si autofinanzia per assicurare alla comunità occasioni di svago e di incontro a margine dei momenti di preghiera. Sono festeggiamenti molto belli e si fanno molti giochi, la sera presto per i bambini la notte per i grandi. Il gioco più bello è la Murra, ossia il gioco della morra, un torneo con due giocatori e la squadra che vince prende un premio. Il programma dei festeggiamenti civili prevede inoltre la gara di poesia estemporanea, e l’ultimo sabato di aprile la tradizionale cena sociale a base di carne di pecora bollita. Tutti i pastori ne regala una la sera il comitato cucina la carne. Conclusa la novena, la Festa si svolge il 3 maggio non nella piccola chiesa ma con la messa mattutina nel sagrato campestre, e con la processione prevista nel tardo pomeriggio dalla chiesa di San Giacomo alla chiesa parrocchiale, dove viene officiata la messa solenne. Le donne anziane, finita la festa, vanno per un mese a recitare il rosario nella piccola chiesa di San Giacomo. La chiesa della Santa CroceTorniamo nella via Carlo Alberto, superiamo il punto dove parte a destra la deviazione nel viale San Giacomo che ci aveva portati a visitare la chiesa campestre di San Giacomo e proseguiamo lungo la via Carlo Alberto. Percorsi cinquecento metri lungo la via Carlo Alberto, raggiungiamo la piazza Spano, nella quale prendiamo a destra la via Eleonora d’Arborea, dopo un centinaio di metri svoltiamo alla sinistra nella via Santa Croce e in una trentina di metri vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa della Santa Croce. La chiesa di Santa Croce, nelle sue linee architettoniche, dimostra essere stata costruita secondo i moduli diffusi nell’Isola in epoca spagnola, ed ha avuto la facciata completamente rinnovata nel 1932. Si tratta di una chiesa con il tetto a capanna realizzata in conci di trachite rossa, sulla quale si trova un piccolo rosone, e sul lato sinistro della facciata si affaccia l’alto campanile. Lungo la fiancata destra in trachite bianca e nera sono presenti due contrafforti con funzione di rinforzo e di contro spinta. Il Monumento ai Caduti di Sedilo in tutte le guerreDalla piazza Spano, prendiamo quella che appare come la prosecuzione della via Carlo Alberto, che è la via Gialeto, e che in un centinaio di metri porta nella piazza San Giovanni, che è la piazza principale di Sedilo. In questa piazza, alla destra si affaccia la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, poco discosat da essa la chiesa del Carmine conosciuta anche come chiesa delle Anime, e una cinquantina di metri più a destra l’edificio che ospita il Municipio di Sedilo. Appena arrivati, all’inizio della piazza, alla sinistra in una rientranza dalla quale parte la via Manai, si può ammirare il Monumento ai Caduti in tutte le guerre, costituita da tre massi, su quello centrale una rievocazione della guera in bronzo, mentre su quelli a destra ed a sinistra sono presenti le lapidi con i nomi dei caduti. La chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaEntrati nella piazza San Giovanni, dopo una trentina di metri si vede alla destra, al civico numero 3 della piazza San Giovanni, la facciata della chiesa di San Giovanni Battista, che è la parrocchiale di Sedilo e si trova al centro della parte storica del paese. La chiesa di San Giovanni è la più grande di Sedilo e una delle più belle di questa zona. È stata costruita in tempi diversi, la parte dove è collocata il campanile è la più antica, è stata realizzata nel Duecento; la parte centrale e l’ingresso principale sono stati edificati tra il cinquecento ed il seicento, ed ha una facciata ricostruita nel 1703, realizata in trachite rossa e divisa da lesene, sormontata da un timpano ricurvo. Celata per mesi dietro una voluminosa impalcatura, la facciata della parrocchia di San Giovanni Battista è tornata nel maggio 2021 a mostrare la sua originaria bellezza. La chiesa ospita al suo interno la confraternita del Rosario e quella della Santa Croce. All’interno la chiesa è formata da tre navate, le due di lato sono più strette ed in esse si affacciano otto cappelle, quattro da un un lato e quattro dall’altro. Lo stile nel quale è realizzato è misto, certe pareti sono in stile romanico pisano e altre in stile gotico. All’inizio della navata centrale si trova la cupola in trachite rossa, ricca di disegni e sculture, che è stata costruita nel 1703 in contemporanea con la ricostruzione della facciata. In una delle navate laterali è presente un altare ligneo nel quale sono presenti tre nicchie, e quella al centro contiene il Cristo Crocifisso. Ogni anno a Sedilo, presso questa chiesa parrocchiale, il 24 giugno si svolge la Festa patronale in onore di San Giovanni Battista. Dal 15 al 23 giugno si svolge la novena con le Sante messa, e durante questi giorni si tengono anche numerosi eventi civili, compreso un percorso itinerante per le vie del paese accompagnato dalle launeddas, dal fisarmonicista e dai tenores locali, ed anche una serata di poesia estemporanea. Conclusa la novena, il 24 si svolge la Festa con la messa solenne, la processione con il simulacro aperta dal corteo dei cavalieri di Sedilo, e con la benedizione eucaristica. Solitamente l’appuntamento conclusivo è contrassegnato dalle esibizioni canore dei cori a tenore inframmezzate dalle performance di giovani strumentisti. La chiesa del Carmine conosciuta anche come chiesa delle AnimeNella piazza San Giovanni, guardando la facciata della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, alla sua destra a una ventina di metri di distanza si vede la facciata della chiesa del Carmine, che è conosciuto localmente anche con il nome di chiesa della Anime. Si tratta di una piccola chiesa che sorgeva nell’area cimiteriale, vicino alla chiesa parrocchiale. Essa risulta essere costituita da un ambiente di modeste dimensioni, con la pianta rettangolare, che era dotata di una grossa armatura in travi di legno e incannucciata, ricoperta di coppi su doppio spiovente, ma sostituita nel 1955 con solaio in cemento armato. In tale occasione sono stati anche soppressi i contrafforti con funzione di rinforzo, e la spinta della copertura è stata assorbita con tiranti in ferro. Il Municipio di SediloSempre nella piazza San Giovanni, sul retro dalla chiesa del Carmine conosciuta anche come chiesa delle Anime, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Sedilo, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Gli uffici comprendono il Segretario Comunale; l’Area Affari Generali dalla quale dipendono la Segreteria, l’Ufficio Tributi, la Polizia locale, i Servizi Demografici di Anagrafe, di Stato Civile e l’Ufficio Elettorale, l’Ufficio del Personale, l’Ufficio Protocollo, il Commercio, lo Sportello Unico per le Attività Produttive, e l’Ufficio Provveditorato; l’Area Economico Finanziaria dalla quale dipendono i Servizi Finanziari, e l’Economato; l’Area Servizi alla persona dalla quale dipendono il Servizio di supporto al Servizio Sociale, i Servizi Sociali, l’Ufficio amministrativo dei servizi sociali, e la Cultura, Istruzione e Sport; l’Area Tecnica dalla quale dipendono l’Ufficio Tecnico, la Manutenzioni e lavori Pubblici, l’Ufficio amministrativo dell’Area Tecnica, e l’Edilizia Privata. La chiesa di San Basilio MagnoDalla piazza San Giovanni prendiamo la via Gialeto che, in un centinaio di metri, porta all’incrocio dove arriva da sud ovest la via Carlo Alberto che si immette sul corso Eleonora d’Arborea. Svoltiamo a destra e prendiamo il corso Eleonora d’Arborea verso nord ovest, lungo il quale dopo un centinaio di metri arriva da destra la via Manai, che parte nella piazza dove si trova il Monumento ai Caduti, e che in una sessantina di metri sbocca appunto sul corso Eleonora d’Arborea. Superiamo l’incrocio con la via Manai e proseguiamo lungo il corso Eleonora d’Arborea per circa centocinquanta metri, fino al suo termine, dove questa strada sbocca sulla via Nuoro, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP26. All’altro lato della via Nuoro, proprio di fronte a dove arriva il corso Eleonora d’Arborea, si vede il fiano destro della chiesa di San Basilio Magno, ossia di Santu Asili. La chiesa non risultava molto distante dal nucleo primitivo del villaggio, tanto che ancora nel settecento veniva considerata una chiesa campestre. Sorgeva lungo il bordo dello sperone basaltico su cui era sorto e si era sviluppato il paese, e viene indicata nell’ottocento come di recente costruzione, ma è invece tradizione che la chiesa fosse in precedenza intitolata a Santa Maria Salomè, una delle pie donne particolarmente venerata nella chiesa orientale, e che sarebbe stata in seguito ristrutturata e dedicata a San Basilio. A Sedilo il primo giorno di settembre si svolge la Festa di San Basilio Magno, ossia di Santu Asili, con la caratteristica corsa degli asinelli. I festeggiamenti cominciano il 31 di agosto, quando di pomeriggio si fa la corsa a piedi e con i sacchi. La sera la gente esce per guardare e ascoltare Sos tenores e altri cantanti sardi che il comitato invita per la festa. Il primo di settembre, al mattino, si celebra la messa nella chiesa del Santo, e si cantano Sos gosos in onore del Santo. Al mezzogiorno ci sono le corse con gli asinelli, alla quale assistono molte persone. Dopo le corse con l’asino si fa il tiro con la fune, al quale possono partecipare piccoli e grandi. Un altro gioco molto bello è quello dell’albero della cuccagna. Il giorno successivo non si fa nessun gioco, ma di sera suona qualche gruppo musicale per divertire i partecipanti, e così finisce la festa. La chiesa di Sant’Antonio AbateDalla piazza San Giovanni prendiamo verso sud la via Gialeto che, in un centinaio di metri, ci porta all’incrocio con il corso Eleonora d’Arborea, nel punto dove la via Gialeto prosegue con la via Carlo Alberto. All’incrocio svoltiamo a sinistra e prendiamo il corso Eleonora d’Arborea verso sud est, lo seguiamo per trecentocinquanta metri poi svoltiamo a sinistra nella via Sant’Antonio. Lungo questa strada, in circa duecento metri, passata la traversa che è la via Amsicora, si vede sulla destra la facciata della chiesa di Sant’Antonio Abate. Anche la chiesa di Sant’Antonio Abate, come quella di Santa Croce, nelle sue linee architettoniche, dimostra di essere stata costruita secondo i moduli diffusi nell’Isola in epoca spagnola. A Sedilo in occasione della Festa di Sant’Antonio Abate si preparano i papassini, dolci a forma di rombo che sono impastati con farina, uovo, uva passa, noci e mandorle, con sopra la cappa. E la mattina del 16 gennaio i bambini fanno ancora il giro delle case per questuare questi e altri dolcetti. A mezzogiorno davanti alla chiesa, oltre all’accensione di Su foculone, ossia del falò, sopravvive un’antica usanza. Infatti l’accensione del falò è accompagnata da aste particolari a cui partecipano tantissime persone. Queste aste sono note con il nome di Sos prozetos. Le persone del paese, per ingraziarsi il Santo, donano qualcosa alla chiesa, in genere prodotti della terra come agnellini, maialetti, oppure dolci, pani, formaggi, salumi, vini, ed altri che vengono battuti all’asta e venduti al miglior offerente. I ricavi confluiscono nelle casse della chiesa, ma in questo modo ognuno può portarsi a casa autentici prodotti di qualità contribuendo, al contempo, al perpetuarsi di un’ antica tradizione. Circa l’origine di Sos prozetos, in passato non c’era famiglia che non avesse in casa un maiale d’allevamento, che veniva solitamente macellato nel periodo più freddo, in prossimità della Festa di Sant’Antonio. In quell’occasione era costume regalare un pezzo di carne ai vicini di casa e naturalmente anche alla chiesa, in particolare a Sant’Antonio che, non a caso, nell’iconografia viene sempre rappresentato con un maialetto al suo fianco. Oggi, che non tutti allevano più il maiale, quel pezzo di carne è stato sostituito da altri prodotti che vengono battuti all’asta. Il Cimitero Comunale di SediloDalla piazza San Giovanni prendiamo verso sud la via Gialeto che, in un centinaio di metri, ci porta all’incrocio con il corso Eleonora d’Arborea, nel punto dove la via Gialeto prosegue con la via Carlo Alberto. All’incrocio svoltiamo a sinistra e prendiamo il corso Eleonora d’Arborea verso sud est, dopo trecentocinquanta metri parte a sinistra la via Sant’Antonio, evitiamo questa deviazione e proseguiamo lungo il corso Eleonora d’Arborea fino a dove questa strada termina incrociando a destra il viale San Giacomo ed a sinistra il viale Martiri della Libertà, che sono i nomi che assume nell’abitato la SP24. Passato l’incrocio, prendiamo la prosecuzione del viale Eleonora d’Arborea che è la strada del Cimitero la quale, in poco meno di un centinaio di metri, porta di fronte al muro frontale al centro del quale si trova l’ingresso del Cimitero Comunale di Sedilo. Il galoppatoio ComunaleDove il corso Eleonora d’Arborea sbocca sul viale San Giacomo, invece di proseguire lungo la via del Cimitero, prendiamo appena più a destra lungo il viale San Giacomo, sulla sinistra di questo viale la strada di accesso che porta al Galoppatoio Comunale di Sedilo, nel quale si praticano competizioni di ippica. Il campo Comunale di equitazioneDa dove il corso Eleonora d’Arborea termina sul viale San Giacomo, svoltiamo leggermete a sinistra e prendiamo il viale San Giacomo, lo seguiamo per centosettanta metri e, subito dopo gli alberi che lo separano del Cimitero Comunale, si vede l’accesso al Campo Comunale di equitazione di Sedilo, un campo nel quale si praticano i diversi sport equestri. Pasata la statua di San Costantino si vede l’Anfiteatro ComunaleDa dove il corso Eleonora d’Arborea termina sul viale San Giacomo, svoltiamo leggermete a sinistra e prendiamo il viale della Libertà, lo seguiamo per trecento metri e, subito dopo l’arrivo da sinistra della via Amsicora, svoltiamo a destra nella strada Comunale di San Costantino. All’inizio della strada, alla destra, si vede la Statue equestre di San Costantino. Seguita la strada per un centinaio di metri, vediamo alla sinistra l’Anfiteatro Comunale di Sedilo in localita su Fronte Mannu. Il Museo del territorio di SediloLungo la strada Comunale di San Costantino, appena più avanti rispetto all’Anfiteatro Comunale, troviamo sempre alla sinistra della strada il cancello di ingresso del Museo del territorio di Sedilo, che si trova anch’esso il località su Fronte Mannu. Il Museo è composto da due parti: la parte archeologica e quella naturalistica. Nella prima si possono ammirare i reperti recuperati durante i numerosi scavi archelogici che hanno interessato diversi siti nel territorio di Sedilo. La parte naturalistica illustra la composizione della flora e della fauna ed i prodotti tipici dell’economia agro pastorale di Sedilo. All’interno del Museo è possibile visitare la xiloteca, il plastico del territorio e il tracciato dei percorsi naturalistici, è inoltre possibile acquistare alcune riproduzioni di reperti archeologici realizzati a Sedilo. Visita dei dintorni di SediloPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Sedilo si trova la chiesa campestre di San Costantino, dove si svlge la famosa Ardia di Sedilo. E sempre nei dintorni, sono stati portati alla luce i resti di diversi siti archeologici, ossia delle Tombe di giganti Banzos, Battos I, Battos II, Battos III, Bonaera, Brebeghenieddu, Busoro I, Busoro II, Filighe I, Filighe II, Filighe III, Filigorri I, Filigorri II, Filigorri III, Filigorri IV, Iloi I, Iloi II, lighei, luciferu, lure, Melas I, Melas II, Mura ’e Mei, Mura Ruos, Oligai, Orbezzari, Orzanghene, Sa Maddalena, Salighe Nanu I, Salighe Nanu II, San Costantino, Santu Antine ’e Campu I, Santu Antine ’e Campu II, Santu Antine ’e Campu III, Scudu I, Scudu II, Serra Maiore, Serra Sas Tanas I, Serra Sas Tanas II, su Croe, su Marghinile, Tosinghene; delle fonti sacre Busoro I, Busoro II, lure, Orzanghene, Parza ’e S’Ena, Puntanarcu, Putzu Marianu, Santu Antine ’e Campu; dei Protonuraghi Araiola, Calavrighedu, Culi Pesau, de su conte III, Filigorri, Filigorri II, Iscra Ilozza, Isei, ladu, luciferu, Maria leredda, Melas, Mura Surzaga, Oligai, Oruine, Pizzinnu, Sa Maddalena, Santu Antine ’e Campu, Scudu, Serra Maiore, Serra Sanae, Ulinu; del Nuraghe complesso di tipo misto Iloi; dei Nuraghi complessi de Montemaiore, Irghiddo, Nurake, Ruiu, Sa Craccara; dei Nuraghi semplici Barilo, Boladigas, Busoro, Busoro II, Busurtei, Cabones, Columbos, de su conte, de su conte II, Irghiddo II, lighei, lure, Melas II, Mindalai, Mura ’e Noatza, Orbezzari, Perra, Perras, Perria, Puligone, Putzu de lottas, Serra, Serra, su Nou ’e su Erre, su Portatzo, su Putzu, su Putzu II, Talasai, Tintirios; dei Nuraghi Isei II, litigheddu, San Costantino, su Croe, su Surpiaghe, Ulinu II, tutti di tipologia indefinita; degli insediamenti abitativi Mura Surzaga, Orzanghene, Sa Craccara, Sa Maddalena, Serra, Talasai, Tosinghene. Vi sorgeva anche la Tomba di giganti di Padru Longu che è stata completamente distrutta durante la costruzione della nuova strada a scorrimento veloce che collega Abbasanta con Nuoro, ed il Nuraghe Ispadulas che è stato distrutto da lavori di miglioramento agrario. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Santuario di San CostantinoDal centro di Sedilo, seguiamo il viale della Libertà per trecento metri e, subito dopo l’arrivo da sinistra della via Amsicora, svoltiamo a destra nella strada Comunale di San Costantino. All’inizio della strada, alla destra, si vede la statue equestre di San Costantino che abbiamo già descritta. Percorsi circa novecento metri, a sud est del paese, troviamo il Santuario di San Costantino, uno dei Santuari più venerati e famosi dell’Isola, posto su un suggestivo poggio in vista del lago Omodeo, a breve distanza dal paese. È stato supposto che ai piedi monte Isei, intorno al Sanruario, si sviluppasse la villa di nordai, ma la particolare morfologia del sito, l’assenza di elementi indicativi sembrerebbero escludere la presenza di un insediamento le cui tracce, invece, compaiono a soli centoventi metri a sud ovest del Santuario e a cento metri dall’omonima fontana. Demolito e ricostruito più volte, l’ultima nel 1789 quando è stato ricostruito sopra la chiesa più antica risalente a prima dell’anno mille, il Santuario presenta tracce di diversi stili architettonici, ossia bizantino, romanico e gotico. L’attuale impianto risale al sedicesimo secolo, in stile gotico catalano, e ha subito una ristrutturazione nel diciottesimo secolo. Del primo impianto rimane il presbiterio a pianta quadrangolare con volta a crociera e costoloni con peducci scolpiti alla base. La struttura della chiesa è circondata da un recinto che circoscrive tutta l’area, con un bel portale di ingresso dedicato a San Costantino. La chiesa presenta una semplice facciata in trachite rossa a vista, orientata ad ovest, con coronamento curvilineo. Il portale è sormontato da timpano retto da due semicolonne. Ai lati e all’interno del timpano vedrai tre nicchie, mentre sopra si apre una finestra rettangolare. Anche il portale è ricco di decorazioni. Sul lato sinistro della facciata si innalza un piccolo campanile a vela. Il Santuario è circondato da belle Cumbessias o Muristenes, che esistevano già negli ultimi decenni del diciassettesimo secolo, e che vengono ancora oggi usate dai devoti del Santo per soggiornare nei nove giorni del novenario precedenti la Festa e partecipare alle preghiere della novena. L’aula ha una pianta rettangolare, con tre navate separate da pilastri e archi a tutto sesto, ed è voltata a botte. L’interno è concluso, a ridosso del presbiterio, con un arco ogivale. All’interno del Santuario sono esposti numerosi ex voto offerti dai fedeli. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua in legno donata nel 1886 al Santuario come ex voto, opera che mostra il Santo con corona e veste in porpora seduto su un trono con un globo nella mano sinistra e sulla destra uno scettro a forma di croce, che è conservata al suo interno. Per quanto riguarda l’origine di questo Santuario, la leggenda racconta di un ricco proprietario di Scano Montiferro rapito dai Turchi e portato prigioniero a Costantinopoli, dove gli apparve San Costantino che gli offrì la Libertà in cambio della promessa di costruire una chiesa sul monte Isei a Sedilo. Costantino viene considerato Santo per la sua opera di diffusione del Cristianesimo. Il culto di Costantino il Grande, che non è un Santo ma in Sardegna è stato santificato nella tradizione popolare con il nome di Santu Antine, è stato introdotto in Sardegna dopo la conquista bizantina. La suggestiva Ardia di SediloNon si può che consigliare, a chi si trovi in Sardegna il 6 e 7 luglio, una visita per assistere alla corsa dell’Ardìa, la più suggestiva manifestazione equestre della Sardegna, in grado di attirare a Sedilo ogni anno migliaia di persone. L’Ardia, dal termine Bardiare ossia Fare la Guardia, cioè difendere il Santuario dagli attacchi esterni, è una sfrenata corsa a cavallo su un percorso estremamente accidentato, nata come rievocazione della battaglia condotta dall’Imperatore Costantino contro Massenzio a Ponte Milvio nel 312 dopo Cristo, e simboleggia la vittoria del cristianesimo sulla religione pagana. Ha inizio con la consegna, da parte del parroco del paese, dei tre stendardi benedetti ai tre cavalieri prescelti, coloro che rappresentano le forze del bene e dovranno guidare la corsa. Il rito vuole che il capocorsa, Prima pandela, scelga altri due cavalieri, Segunda pandela e Terza pandela, che insieme alla scorta avranno il compito di impedire che gli altri cavalieri, rappresentanti le forze del male, superino il capocorsa, che nella rievocazione storica simboleggia San Costantino. Iil senso della competizione ha più a che fare con la mentalità orientale che con quella occidentale. Quindi non è una corsa a chi arriva primo, ma a chi Sa meglio rispettare e ricoprire il ruolo che gli spetta nella gerarchia e nella tradizione. I reperti di epoca nuragica presenti nel recinto del Santuario di San CostantinoIl Santuario di San Costantino ospita, all’interno del recinto che circoscrive tutta l’area, numerosi reperti di epoca nuragica che arrivano dalla campagna dietro il Santuario, tra cui il betilo, ossia la cosiddetta Perda fitta,che si ritiene potesse raffigurare, con forme solo abbozzate, la Dea Madre, simbolo e portatrice di fertilità, fecondità ed abbondanza, ossia che rappresenterebbe il simbolo di una divinità femminile. Che il betilo di Sedílo fosse ancora poco tempo fa oggetto di un qualche riguardo durante la corsa dell’Ardia, non lo escluderebbe neppure l’archeologo Giovanni Lilliu, che scrive che è Custodito nel sagrato della chiesa rurale di San Costantino, e un tempo usato forse per farci girare, a cerchi ripetute ritualmente, la sfrenata cavalcata dell’Ardia. L’unico resto della Tomba di giganti di Padru LonguAll’interno del recinto che circoscrive l’area è presente, inoltre, anche l’unico elemento litico residuo della Tomba di giganti di Padru Longu, la quale è stata completamente smantellata durante la costruzione della nuova strada a scorrimento veloce che collega Abbasanta con Nuoro, ed i conci ben squadrati, fra i quali alcuni archi monolitici absidali, sono stati utilizzati come materiale di riempimento nella massicciata della strada. Di questi è rimasto un solo concio, che è stato trasportato e sistemato a Sedilo nel recinto del Santuario di San Costantino, il quale era la grande pietra terminale della facciata della tomba, ed ha la forma di una piramide tronca con facce trapezoidali, angoli arrotondati e spigoli curvo convessi. L’importante area archeologica con il Nuraghe complesso di tipo misto Iloi che è un importante Nuraghe solareIl più famoso sito archeologico presente nel territorio di Sedilo è il complesso nuragico di Iloi, con un Nuraghe di tipo misto trilobato. Dal centro di Sedilo prendiamo la via Carlo Alberto verso sud ovest e, all’uscita dall’abitato, dove si incrocia la SP90, superiamo l’incrocio e proseguiamo dritti lungo la strada di penetrazione di Iloi che, in un chilometro ed ottocento metri, porta ad una piazzola che sta davanti all’Area archeologica di Iloi situata in prossimità dell’orlo di un altopiano basaltico che fronteggia, ad ovest, le valli percorse dal rio Iloi e dal rio Funtanna Niedda e, a sud, la pianura lambita dalle acque del lago Omodeo. Nell’area archeologica è presente un complesso costituito da un Nuraghe complesso, e le campagne di scavo condotte negli anni dall’Università di Sassari, hanno portato progressivamente alla scoperta di un villaggio con i resti di diverse capanne nuragiche, un Dolmen, due Tombe di giganti e, nella vicina valle, una necropoli a domus de janas. Il Nuraghe Iloi dalla cui sommità è possibile ammirare il lago Omodeo, è stato ben descritto nel 1995 da Anna Depalmas dell’Università di Sassari per quanto consentivano le situazioni di crollo e la fitta vegetazione che lo ricopriva. Ha uno sviluppo irregolare essendo stato più volte modificato e ampliato nel corso della storia, e si ritiene sia costituito da un Nuraghe complesso di tipo misto, dove ad un nucleo originario più antico appartenente alla tipologia dei Nuraghi a corridoi, situato ad ovest, si sia in seguito realizzato un Nuraghe complesso, probabilmente un trilobato, con struttura a tholos. SI ritiene fosse fosse molto simile al Nuraghe Losa di Abbasanta, ma il cattivo stato di conservazione impedisce di riconoscerne l’esatta struttura, ed anche di individuare l’ingresso dell’edificio. della torre esposta a sud, di pianta circolare, si conserva soltanto un breve tratto del paramento murario esterno. La torre esposta ad est è, invece, l’unica accessibile attraverso un ingresso architravato, e presenta all’interno un vano di pianta circolare con una nicchia disposta in asse con l’ingresso, copertura a tholos dell’altezza di cinque metri e mezzo. Sulla parete sinistra, a un metro di altezza, si apre l’accesso ad un passaggio oggi ostruito dal crollo, che collegava al corridoio d’ingresso. A nord est si sviluppa un ampio tratto di cortina alta circa sette metri, costruita con blocchi di grandi dimensioni nei filari di base, e con conci squadrati e di dimensioni minori nei filari superiori, che raccorda questa torre orientale con la terza, situata a nord, ingombra di macerie, che mostra sul piano di crollo un breve tratto del paramento murario della camera. Al centro del corpo trilobato si poteva elevare, forse un tempo, una torre centrale. Il Nuraghe è circondato da un esteso Villaggio nuragico, ed in direzione sud ovest si trovano due Tombe di giganti interamente costruite con grossi conci di basalto perfettamente squadrati, che si presentano molto interessanti dal punto di vista architettonico. Il villaggio è stato oggetto di una campagna di scavo negli anni 2000-2003 che ha permesso di portare alla luce 13 capanne nel settore nord occidentale. L’area però è molto più estesa e raggiunge probabilmente circa quattro ettari. Gli edifici messi in luce dagli scavi sono quasi tutti di pianta circolare con diametri che vanno dai quattro ai sette metri, ed hanno gli ingressi prevalentemente orientati a est. Il piano pavimentale è spesso regolarizzato dalla presenza di un pavimento di lastre o un battuto di terra, ed, al centro di alcune capanne, è presente una colonnina di trachite o un basamento circolare di basalto. Sempre all’interno del villaggio, addentrandosi tra gli arbusti verso nord ovest, si trova un Dolmen semplice dell’altezza di circa un metro e trenta. A sud sono presenti le due Tombe di giganti di Iloi, meglio conservata la prima che si incontra, della quale si intuisce facilmente quali dovessero essere la copertura e lo sviluppo complessivo del monumento. La seconda, più massiccia in origine, appare rovinata, ma rimane molto bello il lastricato centrale. Il sole non sorge sempre nello stesso punto dell’orizzonte ma, nel corso dell’anno, il punto si sposta ogni giorno dalla posizione più meridionale, nel solstizio d’inverno oggi intorno al 21 dicembre, a quella più settentrionale, nel solstizio d’estate oggi intorno al 21 giugno, per poi ripercorrere il medesimo tragitto in senso inverso. A metà del percorso, il sole sorge quasi esattamente ad est, nei due equinozi, in primavera intorno al 21 marzo, e in autunno intorno al 23 settembre. recenti studi archeoastronomia hanno messo in luce come i Nuraghi possiedano un chiaro significato astronomico. In particolare, lo studioso Mauro Peppino Zedda ha effettuato delle osservazioni presso numerosi complessi nuragici ed è giunto alla conclusione che la quasi totalità dei Nuraghi complessi hanno delle linee tangenti alle torri periferiche orientate verso uno dei punti dove sorgono o tramontano il sole e la luna nei solstizi e nei lunistizi. Tale significato astronomico emerge sia dalle caratteristiche della loro struttura architettonica, che dalla loro dislocazione sul territorio, ed, a seconda che siano allineati con il sorgere o il tramontare del sole o della luna, si possono distinguere i Nuraghi solari ed i Nuraghi lunari. |
Ai Nuraghi solari appartiene anche il Nuraghe Iloi di Sedilo, presso il quale gli appassionati di archeoastronomia si danno appuntamento per ammirare il sole sorgere quasi perfettamente allineato sull’asse di un lato perimetrale del Nuraghe. L’analisi effettuata dallo studioso Mauro Peppino Zedda ha preso in esame due sole linee tangenti, quella passante per le torri nord ed est e quella passante per le torri sud ed est, dato che non è stato possibile eseguire altre misure perché il Nuraghe è in parte ancora ricoperto da rovine. Dall’analisi si rileva come la linea tangente alle torri nord ed est del Nuraghe Iloi sia perfettamente allineata con il punto in cui sorge il sole al solstizio d’inverno. Cosa che è facile per chiunque verificare empiricamente, basta recarsi all’alba del solstizio d’inverno, posizionarsi dietro la torre nord, in linea con la retta passante per la tangente al bordo esterno delle torri nord ed est, ed osservare, alle otto del mattino il disco solare levarsi in asse con la retta appena citata. Tutto questo porta a pensare che i Nuraghi non fossero fortezze, l’ipotesi più probabile è che fossero una specie di santuari. Come rivela una sorta di tabù o timore reverenziale, che ancora oggi i Sardi nutrono nei loro confronti. Le campagne sarde sono piene di ovili, costruiti anche a ridosso dei Nuraghi stessi, ma mai ricavati all’interno di essi, come sarebbe stato più comodo. Le domus de janas de Iloi chiamate IspiluncasSulle pendici della collina dove sorge il Nuraghe di Iloi, ad est rispetto ad esso, si trovano le domus de janas di Iloi, chiamate Ispiluncas che costituiscono una delle più grandi necropoli ipogeiche presenti in Sardegna. Per raggiungerle, dalla piazzola di accesso all’area archeologica, si nota una stradina sulla destra, con un cartello che rimanda alle domus de janas. Sono state censite trentatre tombe suddivise in due gruppi, quello a nord con ventiquattro tombe e quello a sud con nove tombe, ma se ne possono visitare solo una decina, poiché molte sono interrate o comunque in pessimo stato di conservazione. Il sentiero richiede circa quindici minuti all’andata e venti al ritorno, tutto in salita, per visitare il primo gruppo. Per il secondo gruppo all’incirca è necessario lo stesso tempo, oltre ovviamente a quanto riChiesto per la visita delle domus. In totale necessitano almeno tre ore. Attualmente l’area è in corso di scavo. I resti del Protonuraghe Sa MaddalenaDal centro di Sedilo prendiamo verso nord ovest il corso Eleonora d’Arborea, che all’altezza della chiesa di San Basilio va ad immettersi sulla via Nuoro che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP26. La via Nuoro, dopo circa cinquecento metri, si immette in uno svincolo, dove prendiamo verso destra la SP86, che è la strada Comunale che collega Sedilo con Noragugume. Lungo la SP86, percorso un chilometro e trecento metri, troviamo una deviazione sulla sinistra che, in poco più di un altro chilometro, ci porta a vedere ad un centinaio di metri di distanza verso ovest i resti del Protonuraghe Sa Maddalena. Si tratta di un Nuraghe a corridoio di forma ellittica, costruito in basalto a 299 metri di altezza. L’ingresso si trova a sud est, e all’interno è presente un corridoio nel quale si trovano quattro vani, due a destra e due a sinistra. Nelle vicinanze del Protonuraghe Sa Maddalena sono presenti le tracce di un insediamento abitativo. I ruderi della chiesa di Sa Maddalena e della Tomba di giganti omonimaIl Protonuraghe Sa Maddalena prende il suo nome dalla presenza, non lontano da esso, a meno di centocinquanta metri di distanza in direzione nord est, di quella che era stata la chiesa di Santa Maria Maddalena, ossia la chiesa di Sa Maddalena, che era una campestre della quale non rimangono oggi altro che pochi ruderi. Secondo alcune fonti, la chiesa sarebbe stata in uso fino al quattrocento. La vegerazione che ricopre i ruderi rivela una sagoma a U, e ne individua i ruderi, i pochi resti di base. Si individuano nei pressi anche diversi conci lavorati, che alcuni ritengono fossero pertinenti alle strutture murarie della scomparsa chiesetta, ma più probabilmente si considerano i resti della Tomba di giganti Sa Maddalena, che si ritiene si trovasse costruita in basalto lì vicino. I resti del Nuraghe semplice ColumbosDal centro di Sedilo, presa la SP86, che è la strada Comunale che collega Sedilo con Noragugume, superiamo la deviazione sulla sinistra che porta ai resti del Protonuraghe Sa Maddalena, li superiamo e proseguiamo lungo la SP86. Dopo aver percorso ancora un chilometro e settecento metri, subito dopo il cartello che indica il chilometro 3, troviamo un cancello sulla sinistra che porta, a trecento metri dalla strada, ad un’azienda agricola, prospiciente alla quale è possibile vedere il resti del bel Nuraghe Columbos, un Nuraghe semplice costruito in basalto a 304 metri di altezza. Si tratta di un Nuraghe monotorre avente la tholos crollata, con la camera interna marginata da tre nicchie, e tra due di queste nicchie si trova una quarta nicchia più piccola. Attorno alla Torre del Nuraghe è presente un antemurale. I resti del Protonuraghe Melas e del Nuraghe semplice Melas IIProseguendo lungo la SP46 ancora quattrocento metri, arriviamo ad un bivio, con la deviazione sulla destra in una strada di penetrazione agraria che collega Melas con Punta Serbene. Lungo questa strada, dopo poche decine di metri, si vedono sulla sinistra sopra un’altura i resti del Protonuraghe Melas. Si tratta di un Nuraghe a corridoio di forma ellisoidale, costruito in basalto a 294 metri di altezza. Ha l’ingresso sul lato nord orientale, il quale dà accesso al corridoio, che percorre tutto l’edificio. A una distanza di quasi duecento metri indirezione nord est si trovano i resti di una struttura muraria di epoca nuragica, interpretata dagli archeologi come un possibile Nuraghe monotorre a tholos chiamato Nuraghe Melas II, costruito in basalto a 298 metri di altezza. Intorno a questo Nuraghe sono presenti le tracce di un insediamento abitativo nuragico, con le costruzioni edificate in materiale indeterminato. La fonte sacra chiamata PuntanarcuPercorrere la strada di penetrazione agraria che collega Melas con Punta Serbene per qualche centinaio di metri lasciando un incrocio presso una curva a destra. Seguendo la strada principale si arriva ad una ampia curva a sinistra che conduce ad un tratto costeggiato da un terrapieno in muro di cemento sulla sinistra della strada. Qui, dopo una piccola piazzola a destra, si trova una stradina a destra in terra battuta in lieve discesa, percorsa per qualche decina di metri si arriva alla Fonte sacra Puntanarcu, posta sulla sinistra. Costruita in basalto scuro ed ancora attiva, la fonte è composta da un ambiente a pianta rettangolare architravato nel quale la lastra frontale al quadro luce è dotato di un foro dal quale sgorga l’acqua della vena sorgiva, che scivola via attraverso una tripla canaletta di scolo, che sicuramente era dotata di una lunga canaletta lastricata, come in altri casi. Il vestibolo frontale e la copertura della fonte sono stati asportati quasi totalmente, si conservano solo fino ad un paio di filari nella copertura e nelle pareti perimetrali della fonte. La parte retrostante absidata e anch’essa martellinata e composta da conci di mezza misura coperti in gran parte da arbusti che non ne consentono una facile visibilità. I resti del Protonuraghe laduTorniamo sulla SP46, e proseguiamo per quasi seicento metri da dove avevamo trovato la deviazione sulla destra nella strada di penetrazione agraria che collega Melas con Punta Serbene. Qui, proseguendo lungo la SP46, poco prima del cartello segnaletico che indica il chilometro 4, si trova un cancello sulla sinistra, passato il quale un sentiero conduce, in circa duecento metri, ai resti del Protonuraghe ladu. Si tratta di un Nuraghe a corridoio arcaico, di forma rettangolare, costruito in basalto a 300 metri di altezza. L’ingresso si trova sul lato orientale, e dà accesso a un corridoio crollato probabilmente all’altezza della scala che conduceva al piano superiore, ma integro in quasi tutta l’estensione che comprende due grandi nicchie, la prima a sinistra e la seconda a destra. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, inizieremo la visita della regione della Sardegna chiamata Barigadu. Visiteremo Bidonì e Sorradile con la necropoli di Prunittu. Faremo poi una deviazione a Nughedu Santa Vittoria per recarci infine ad Ardauli e a Neoneli nota per i suoi Tenores. Visiteremo quindi i dintorni di Neoneli con la Oasi Faunistica di Assai. |