Nel Barigadu a Bidonì con i resti del Nuraghe Bento su e del tempio romano con l’altare dedicato a Giove
In questa tappa del nostro viaggio, da Tadasuni ci recheremo a Bidonì che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano i resti del tempio romano con l’altare dedicato a Giove.. La regione storica del BarigaduSulla sponda meridionale del lago Omodeo, il più grande lago artificiale dell’Isola, si affaccia il territorio del Barigadu uno dei distretti amministrativi dell’antico Giudicato d’Arborea. Il Barigadu è una regione storica della Sardegna centrale che si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano. I comuni che ne fanno parte sono allai, Ardauli, Bidonì, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu. Ne facevano parte anche i comuni che oggi sono considerati appartenenti alla regione storica del Guilcer. Grazie al clima soleggiato, ma non arido, vi si trovano molte foreste di sughero e di quercia e ovviamente macchia mediterranea, come anche alcune specie di animali rari, come cervi sardi, cinghiali, volpi, lepri sarde e molti tipi di uccelli tra i quali anche l’aquila. Il paesaggio della regione storica del Barigadu è composto da una vasta distesa pianeggiante arricchita da una serie di colline. In viaggio verso BidonìNell’ultima tappa, visitando il lago Omodeo eravamo arrivati verso sud fino a Tadasuni. Dal centro di Tadasuni, proseguendo verso est con la SP15 dopo sei chilometri, dopo aver superato il ponte nuovo sul lago Omodeo, Arriviamo a raggiungere l’abitato di Bidonì. Dal Municipio di Tadasuni a quello di Bidonì si percorrono 6.8 chilometri. Il piccolo comune chiamato BidonìIl comune Bidonì (altezza metri 260 sul livello del mare, abitanti 127 al 31 dicembre 2021) è un centro agropastorale del Barigadu che sorge nel cuore della Sardegna. Circondato dai monti del Marghine, è situato presso il lago Omodeo, uno dei più grandi bacini artificiali del continente europeo. Si tratta di una piccola comunità di collina, di origine incerta, la cui economia si basa sulle tradizionali attività agro-pastorali. Il territorio Comunale, che comprende parte del lago Omodeo la cui area speciale è divisa tra più comuni, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che partono da un minimo di 102 e arrivano a un massimo di 340 metri sul livello del mare. Insieme a Setzu, las Plassas e Nureci, è uno dei comuni più piccoli della Sardegna per la superficie Comunale. Origine del nomeAnticamente si scriveva con l’y finale, poi con due ii finali, attualmente si scrive con l’ì finale accentata. Il nome non ha un etimo chiaro, ma siccome la lingua latina non sopportava l’accento sull’ultima vocale, il solo fatto che si pronunzi Bidoní dimostra che il nome non è neolatino o neosardo, bensì sardiano o protosardo, oppure secondo un’altra interpretazione, il nome potrebbe derivare da due parole fenicie, Beth ossia abitato, e Onì ossia fontana, ed indicherebbe quindi un paese ricco di acque. La sua economiaViste le piccole dimensioni della comunità, il quadro economico non è dei più floridi, che risente dell’impronta rurale della zona, con un’agricoltura basata in prevalenza sulla coltivazione di foraggio, vite, olivo, agrumi e frutteti. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, suini, ovini, equini e caprini. Non vi è stato praticamente alcuno sviluppo industriale, fatta eccezione per una piccola impresa edile, data l’esiguità numerica della popolazione, costituita per lo più da anziani. Modesta è anche la presenza del terziario. L’aria salubre, la genuinità dei prodotti del luogo, le bellezze dell’ambiente naturale, la vicinanza al lago Omodeo, nonchché i monumenti sparsi sul territorio costituiscono valide risorse, il cui sfruttamento potrebbe portare a un incremento della presenza turistica nella zona. Prodotti della terra e pietanze semplici ma finemente aromatizzate caratterizzano la cucina di Bidonì, il cui piatto più rappresentativo sono Sos culurzones de patata che sono ravioli di patata. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio Comunale è ricco di storia, che testimonia la presenza umana dai tempi più remoti. L’area viene già abitata in epoca nuragica e romana, di notevole interesse è il tempio di Giove, unico nel suo genere in tutta l’Isola, eretto intorno al 50 avanti Cristo e situato sul colle diS’Onnarìu subito a nord del centro abitato. In epoca medievale nel territorio sorge un monastero benedettino, dove ora sorge la chiesa di San Pietro, ed intorno al quale sorge il primitivo insediamento. I primi documenti che attestano l’esistenza del villaggio risalgono al 1157 quando il paese viene dato in dono dal giudice di Arborea Barisone come pegno d’amore alla sua sposa Agalbursa. Durante il Medioevo passa sotto la giurisdizione della curatoria di Parte Guilcer, sino alla conquista aragonese. Nel quindicesimo secolo è possesso dei Marchesi di Oristano e nel 1481 entra a far parte del feudo di Neoneli. Dal sedicesimo al diciassettesimo secolo, a causa di numerose carestie e pestilenze, l’area si spopola notevolmente. Nel diciottesimo secolo diviene prima Marchesato della famiglia Todde e poi passa alla famiglia Pes, fino all’abolizione del feudalesimo nel 1839 quando il paese viene riscattato agli ultimi feudatari. Il comune di Bidonì nel 1927 viene aggregato al comune di Sorradile, dal quale nel 1960 viene nuovamente separato. Del comune di Bidonì nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a BidonìDate le piccole dimensioni dell’abitato, a Bidonì non sono presenti gruppi folk particolarmente significativi. Per quanto riguarda le principali feste e sagre che si svolgono a Bidonì, nel paese non si svolgono particolari manifestazioni folcloristiche o religiose che potrebbero allietare il borgo e richiamare visitatori dai dintorni, fatta eccezione per il 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, con la sera della vigilia l’accensione del falò di Sant’Antonio; il giorno di Pasquetta, quando la Pro Loco organizza la Sagra deS’Anzone; il 24 giugno quando si festeggia il patrono nella Festa di San Giovanni Battista; ed a settembre la Festa di Santa Maria, che si svolge presso il suo novenario. La Sagra de S’AnzoneOgni anno il giorno del lunedì dell’Angelo si svolge a Bidonì la Sagra de s’Anzone, manifestazione organizzata dalla Pro Loco di Bidonì con la collaborazione, tra gli altri, del consorzio di tutela dell’Agnello di Sardegna marchiato IGP. La manifestazione si svolge nella pineta Istei, a pochi metri del lago Omodeo, un luogo ideale nel quale mangiare i cibi tipici della terra con anche protagonista assoluto l’agnello sardo arrosto, ma anche per una piacevole passeggiata nella natura circostante, nella quale i più fortunati potranno osservare anche daini e cinghiali. Oltre alle degustazioni ed al pranzo a base di agnello di Sardegna, nel corso della giornata vengono organizzate altre attività, con garantito un servizio di ristoro ed il divertimento, e giochi oltre a varie attività per i bambini. Visita del centro di BidonìL’abitato, interessato da un fenomeno di forte espansione edilizia, segue i canoni classici di impianto rurale, con l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Il paese è composto da strade acciottolate, antiche case in trachite, la pietra rossa locale, e monumenti che raccontano una storia antica. Arrivando da Tadasuni a Bidonì con la SP15, si raggiunge una rotonda, alla quale la prima uscita è il corso Umberto ossia la prosecuzione della SP15 che si dirige verso sud e porta a Sorradile, la seconda uscita è la via Sa Costa che porta nel centro dell’abitato di Bidonì, mentre la terza uscita è la via Taloro che percorre a settentrione tutto l’abitato e poi esce verso nord est diventando la SP84. La chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaDalla rotonda sulla SP15 prendiamo la seconda uscita, e procediamo in direzione nord est lungo la va Sa Costa, dopo circa duecentocinquanta metri arriviamo a un bivio al quale svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Piave, la seguiamo per appena una sessantina di metri e sulla destra vediamo la nuova chiesa di San Giovanni Battista, che è la parrocchiale di Bidonì. Nel centro del paese si trovava l’antica chiesa di San Giovanni Battista, che era stata edificata verso la metà del diciassettesimo secolo, in forme tardo gotico aragonesi, in una posizione scenografica, accentuata da una grande scalinata. È stata poi demolita nel 1966, e nello stesso luogo nel 1970 è stata edificata la nuova chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, la quale non conserva però nulla del fascino della chiesa antica. La nuova chiesa è comunque elegante nella sua semplicità. A Bidonì, presso questa chiesa ogni anno il 24 giugno si festeggia il patrono nella Festa di San Giovanni Battista, con cerimonie reliose a manifestazioni civili. Il Museo S’omo ’e Sa MajarzaPassata la chiesa parrocchiale, proseguiamo in direzione nord est lungo la via Piave per poco più di un centinaio di metri ed arriviamo a uno slargo, passato il quale la via Piave prosegue immettendosi nella via Impero. La seguiamo per una ventina di metri, poi svoltiamo a destra nella via Agalbursa, dopo una ventina di metri a sinistra nella via Goffredo Mameli e dopo un’altra ventina di metri di nuovo a destra prendiamo la via Monte. Lungo questa strada, percorsa una ventina di metri, sulla sinistra al civico numero 11, si trova l’ingresso dell’edificio che era la sede del vecchio Municipio, poi ristrutturato, nel quale è ospitato il Museo della stregoneria e sulla magia in Sardegna chiamato S'Omo ’e Sa Majarza, ossia La casa della strega. Questo Museo è dedicato alla stregoneria, al diavolo e agli esseri fantastici delle leggende della Sardegna. Un tema affascinante, trattato con serietà e accuratezza. L’approfondita ricerca storica ha consentito di incentrare la scelta grafica su xilografie di streghe e diavoli, datate tra il quattordicesimo ed il sedicesimo secolo, che coinvolgono emotivamente il visitatore e lo introducono nel mondo delle credenze popolari e delle più terribili maledizioni. Il percorso museale, unico nel suo genere in Sardegna e uno dei pochi in Italia, parte dalle divinità dei morti dei Romani, arriva all’Inquisizione e al Malleus Maleficarum, il libro pubblicato nel 1486 che diventerà la guida in tutti gli interrogatori per stregoneria, e che ha fornito le basi teologiche per le torture più crudeli che portarono alla morte di migliaia di innocenti, soprattutto donne, accusate di stregoneria e di malefici. All’interno del Museo il visitatore ha la possibilità di compiere una sorta di viaggio che lo conduce in una dimensione suggestiva di antiche storie, racconti di Janas, gli esseri mitici della tradizione sarda, e di folletti, diavoli e streghe, in un crescendo di magia, fascino e mistero. Il Museo conserva amuleti e portafortuna contro il malocchio, pozioni e sortilegi contro varie malattie e malefici. In un angolo si scopre, poi, l’inquietante figura de Sa filonzana, la donna vestita di nero che tiene tra le mani un fuso e che simboleggia il sottile filo della vita che può spezzarsi in qualsiasi momento. Il MunicipioLa prosecuzione della via Piave, che è la via Impero, percorso un centinaio di metri, va ad immetersi in discesa sulla via Taloro la quale, dopo aver percorso a settentrione tutto l’abitato, uscirà verso est con il nome di SP84. Prendiamo la via Taloro verso sinistra, ossia dirigendoci verso dove essa è partita dalla rotonda al termine della SP15. Seguita la via Taloro in direzione ovest per duecentocinquanta metri, si vede alla destra della strada, al civico numero 3, l’edificio che ospita il Municipio di Bidonì, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. La sua struttura organizzativa comprende il Sindaco, dal quale dipende il Segretario Generale ossia la Segreteria Generale e Contratti, e l’Area Tecnica; e dipende anche l’Area Affari Generali ossia i Servizi Demografici, l’Ufficio Protocollo, l’Ufficio relazioni con il Pubblico, il Servizio Vigilanza, il Commercio, l’Area Socio Culturale, il Personale. La struttura organizzativa comprende, inoltre, la Ragioneria e Tributi, dalla quale dipendono i Servizi Finanziari, le Entrate Tributarie, e l’Economato. Il Campo Sportivo polivalenteSul retro del Municipio, si trova il Campo Sportivo polivalente di Bidonì, al quale si accede costeggiando sulla destra l’edificio che ospita il Municipio. Questo compless sportivo ospita un Campo polivalente, non dotato di tribune, nel quale praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, la pallacanestro, la pallavolo, ed il tennis. Accanto ad esso, alla sinistra, si trova anche un Campo da bocce. Il Cimitero ComunalePassato il Municipio, seguiamo la via Taloro in direzione sud ovest ossia verso la rotonda sulla SP15 e, dopo centoventi metri, prendiamo verso destra la via Santa Maria di Ossolo che si dirige verso nord. La seguiamo e, dopo circa centocinquanta metri, vediamo alla destra della strada il muro di cinta con i diversi cancelli di ingresso del piccolo Cimitero Comunale di Bidonì edificato intorno al 1800. All’interno del Cimitero Comunale si trova la chiesa di San Pietro ApostoloAll’interno del Cimitero, si trova la chiesa di San Pietro. La più antica menzione documentaria su questa chiesa risale agli inizi del dodicesimo secolo, e la si rintraccia nell’atto con cui il giudice arborese Costantino I de Lacon Serra fonda il monastero camaldolese di Santa Maria di Bonarcado, al quale affida, tra le altre Chiese, anche la Domo de Sanctu Petru de Vidoni. La sua successiva ricostruzione risale alla seconda metà del dodicesimo secolo, e viene effettuata in stile romanico Minore, stile che non per questo è meno significativo in quanto caratterizzato da un’apprezzabile, estrema semplicità costruttiva. La chiesa si è conservata fino ad oggi in ottime condizioni, non avendo subito nel tempo rimaneggiamenti significativi. Il materiale edilizio è vulcanite di diverse tonalità, dal rosso al giallo pallido, ma sempre molto curato risulta il taglio dei cantoni di media pezzatura, così come il loro assemblaggio. Nella facciata, alta quasi sei metri, si apre il portale del tipo architravato e lunettato con l’architrave gravante sulle murature perimetrali. La diversa pezzatura dei conci della parte alta della facciata lascia supporre che questa abbia subito modifiche. La chiesa ha pianta longitudinale, sviluppata lungo circa otto metri. Lungo il fianco meridionale si aprivano un portale oggi murato e due monofore, mentre nel fianco settentrionale si apre un terzo portale. L’abside si trova perfettamente orientata ad oriente, verso il sole che sorge, Sal salutis, luogo benedetto donde verrà alla fine dei tempi, il sole della giustizia, Sol justitiae, per giudicare gli uomini. Nell’abside si apre una monofora con strombatura realizzata con la medesima cura dimostrata nelle altre parti dell’edificio. LAnche all’interno la chiesa di San Pietro Apostolo si presenta molto semplice, spoglia di ogni ornamento. La navata è coperta da un tetto ligneo sorretto da robuste capriate. L’altare è composto da un lastrone rettangolare sostenuto da un muretto di recente costruzione. L’area in cui sorge la chiesa di San Pietro conserva i resti del monastero benedettino cui era annesso l’edificio di culto, in cui si conserva un’importante epigrafe latina in un cippo a capanna in trachite del secondo secolo dopo Cristo. La scritta in esso presente è: D(is) M(anibus) Colonei. Vixitàann(is) II, la quale si può tradurre in: (consacrato) agli dèi Mani di Colono. Visse per due anni. Visita dei dintorni di BidonìPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Bidonì, sono stati portati alla luce i resti della Domus de jana in località Pera Pintore, e di quella in località S’Ardianu; dei Nuraghi semplici Bentosu, Croccores, Perdu Mannu, Piscamu, S’Aspru. Vi si trovano, inoltre, la piccola chiesa di Santa Maria di Ossolo ed i resti del tempio romano dedicato a Giove. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il novenario e la piccola chiesa campestre di Santa Maria delle Grazie detto di OssoloDal Municipio di Bidonì seguiamo la via Taloro in direzione sud ovest ossia verso la rotonda sulla SP15 e, dopo centoventi metri, prendiamo verso destra la via Santa Maria di Ossolo che si dirige verso nord e porta al Cimitero Comunale. Seguita la via Santa Maria di Ossolo per circa un chilometro, vediamo alla sinistra della strada il cancello di ingresso del parco all’interno del quale si trova il piccolo villaggo chiamato novenario di Santa Maria di Ossolo, nome che gli deriva dal fatto che viene occupato dai fedeli per nove giorni ogni anno in occasione della Festa di Santa Maria di Ossolo. All’interno del novenario è presente la piccola chiesa campestre di Santa Maria delle Grazie, detto Di Ossolo, immersa nel verde e cinta da una recinzione. Edificata in periodo medioevale, che secondo la tradizione orale tramandata da diversi secoli sarebbe sorta per atto di devozione alla Vergine da parte di un soldato di Bidonì che avrebbe combattuto contro i Mori. È stata poi ristrutturata e ampliata nel seicento, come testimoniano due iscrizioni all’interno e il porticato sul prospetto e sul lato sinistro, con le colonne e i capitelli catalano aragonesi. In quella occasione sono stati aggiunti il porticato davanti alll’ingresso e quello al lato destro. Nell’ottocento l’abate Vittorio Angius registra la chiesa Dedicata alla nostra donna nella commemorazione della sua natività, specificando che la denominazione di Ossòlo era relativa al nome della località nella quale era stata edificata. La chiesa è costruito in conci di vulcanite rosa sommariamente sbozzati, ed all’esterno è preceduta da un portico, al quale si accede dal sagrato, realizzato in pietra vulcanica rosa, scendendo tre gradini. Nel prospetto del portico si aprono tre ampie arcate a tutto sesto, quella mediana è più alta e ampia delle laterali. All’estrema destra, attiguo allo spiovente del tetto, è collocato un piccolo campanile a vela con una sola luce ogivale. La facciata, intonacata e dipinta di rosa, ospita un portale centinato con cornice modanata, intorno alla quale sono disposti a ventaglio dei conci in pietra grigia. Affiancano il portale due semicolonne, costituite da rocchi di pietra grigia, sormontate da un timpano triangolare. A destra si trova un secondo portale, di minori dimensioni, anch’esso circondato da conci disposti a raggiera. Il fianco sinistro della chiesa, preceduto dall’arcata laterale a tutto sesto del portico, presenta un portale e una piccola finestra. L’abside, di piccole dimensioni e coperta da tegole, ospita una finestra rettangolare sormontata da un architrave scolpito sorretto da tre colonne, poggianti su alte basi coronate da capitelli. Nel fianco settentrionale, in cui si apre una porta, è un’ala porticata sostenuta da quattro colonne con fusti modanati coronati da capitelli. All’interno, la chiesa presenta una pianta longitudinale a tre navate divise da due ampie arcate, ed il presbiterio ha una pianta rettangolare. Davanti alla chiesa è presente un cippo troncopiramidale in trachite, dotato di ascia a rilievo sulla faccia laterale destra, con una iscrizione in latino del terzo secolo dopo Cristo impaginata su una tabella ansata a rilievo. La scritta in essa presente è: D(is) M(anibus). M. Aur(elio) Val(...) vicxitàann(is) lXVII, la quale si può tradurre in: (consacrato) agli Dèi Mani. A Marco Aurelio Val(...) che visse per 67 anni. Il novenario campestre di Santa Maria di Ossolo, costruito nel 1632, così come oggi lo vediamo è frutto di interventi di restauro relativamente recenti, ed in esso si trovano le Cumbessias che accolgono i fedeli durante la novena. Ogni anno la statua di Santa Maria viene trasferita dalla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista nella sua chiesa campestre il 29 agosto per la celebrazione della novena, che si svolge dal 30 agosto all’8 settembre, e si tratta di nove giornidurante i quali si svolgono le funzioni religiose e quelle civili caratterizzate da balli e canti tradizionali, oltre a spettacoli di varietà. In seguito l’8 settembre si celebra la Festa di Santa Mariaa di Ossolo, durante la quale si svolgono le cerimonie religiose ed altre manifestazioni civili. I resti del Nuraghe semplice BentosuDal Municipio di Bidonì seguiamo la via Taloro in direzione nord est che uscirà dall’abitato con il nome di SP84. A circa cinquecento metri dal Municipio, lungo la SP84 si vede il cartello segnaletico che indica l’uscita dal paese, e dopo una settantina di metri, si trova una deviazione sulla destra il una strada in salita che si può seguire per circa duecentocinquanta metri, poi termina. Qui si può seguire un sentiero in salita che, dopo circa centocinquanta metri, porta alla base del Nuraghe semplice Bentosu che si può considerare l’avanposto di un giacimento archeologico tutto da scoprire. Si tratta di un Nuraghe monotorre edificato a 314 metri di altezza, realizzato in materiale indeterminato. Nel dizionario di Vittorio Angius e Goffredo Casalis, parlando di Bidonì, si menziona un Nuraghe il quale probabilmente si riferisce al Nuraghe Bentosu. I resti del tempio romano con l’altare dedicato a GioveDopo la deviazione per il Nuraghe Bentosu, proseguiamo lungo la SP84 e, a circa trecento metri, svoltiamo in una deviazione sulla sinistra, la seguiamo per trecentocinquanta metri, poi la strada si immette in una traversale che prendiamo verso destra, dopo una quarantina di metri arriviamo a un bivio dove prendiamo a destra e, dopo un’ottantina di metri, si vede alla destra un cancello che immettesu un sentiero, il quale porta sulla sommità del colle di Onnariu non lontano dalla riva sinistra del fiume Tirso. Si tratta di una collina della quale occupano il versante meridionale e la sommità i resti del Tempio romano con l’Altare dedicato a Giove, scoperto di recente e di notevole interesse, che testimonia la presenza umana dai tempi più remoti. Unico nel suo genere in Sardegna, sia per le caratteristiche costruttive che per l’ambientazione e, ancora, per le dimensioni ragguardevoli dell’edificio monumentale, il tempio era dedicato a Giove, come si ricava dall’epigrafe, scoperta da Armando Saba qualche decina di anni fà, sull’altare dedicato a IOVIS che si trova a pochi metri dal tempio. L’importanza delle grandiose rovine del tempio è dovuta al fatto che è l’unico edificio sacro, risalente al 50 aventi Cristo, dedicato alla massima divinità pagana costruito in ambiente campestre. Il culto di Giove non è comunemente attestato in Sardegna, dove ne abbiamo solo due dediche, rispettivamente a Giove Ottimo Massimo a Martis, ed a Giove Dolicheno ad Ossi, oltre a un timbro in bronzo che si imprimeva su oggetti consacrati al padre degli dèi rinvenuto a San Vero Milis. Considerata l’importanza fondamentale di Giove nel culto romano, si ritiene che questo tempio costituisca l’inserimento del massimo dio dei Romani in un luogo vergine di culti della Barbaria. Il monte Onnarìu, infatti, dominava la riva sinistra del Thyrsus fluvius, che costutuiva il limite tra la Romania e la Barbaria. Poteva quindi accogliere, eventualmente, come ex voto per una vittoria dei Romani sui Sardi, un Templum Iovis, il dio del quale rivestivano le insegne i generali vittoriosi nel Triumphus. Nella zona è stata rinvenuta anche una statuina nera raffigurante il dio egizio Anubi. Le domus de janas in località Pera Pintore e S’ArdianuIn territorio di Bidonì, sono state rivenute due domos de Janas, situate rispettivamente in località Pera Pintore e S’Ardianu. La domus de janas in località Pera Pintore, scavata in un bancone di roccia rachitica, è del tipo a forno con un’unica cella a proiezione longitudinale, aperta in linea orizzontale, e preceduta da un piccolo atrio diviso in due settori a pianta semicircolare con i setti divisori leggermente rialzati. La sepoltura ipogeica mostra un particolare interessante, dato che su di essa è stato recentemente scavato un probabile spremitoio utilizato in operazioni profane, quale la pigiatura dell’uva. La domus de janas in località S’Ardianu, che segue anch’essa l’affioramento naturale di un bancone rachitico isolato, è invece, di tipo pluricellulare. La parte antistante, non di facile lettura a causa dell’erosione, ci porta a probabilmente due ambienti a pianta semicircolare. In ottimo stato di conservazione sono, inveve, l’ampia anticella e le tre celle cui essa immette. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Bidonì ci recheremo a Sorradile che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano la necropoli di Prunittu ed il Santuario tardo nuragico di su Monte. |