Siris con la Chiesa di San Vincenzo nei cui dintorni si trova il Nuraghe de Inus noto anche come Pranu NuracciIn questa tappa del nostro viaggio, ritorneremo a Masullas e da qui ci recheremo a Siris che visiteremo con la Chiesa di San Vincenzo nei cui dintorni si trova il Nuraghe de Inus noto anche come Pranu Nuracci. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso SirisPassata la deviazione verso nord est fino al comune di Pompu, torniamo a Masullas. Dal centro di Masullas prendiamo verso nord est la via Vittorio Emanuele II, subito prima dell’uscita dall’abitato svoltiamo a Siristra nella via Sebastiano Satta e, dopo duecentocinquanta metri, prendiamo a destra la SP51, che esce dall’abitato in direzione nord ovest e, percorsi circa ottocento metri, arriviamo all’interno dell’abitato di Siris. Dal Municipio di Masullas a quello si Siris si percorrono 1.7 chilometri. Il comune chiamato SirisIl comune di Siris (altezza metri 161 sul livello del mare, abitanti 222 al 31 dicembre 2021) è un piccolo borgo situato nell’Alta Marmilla, ai piedi del Monte Arci. L’abitato di Siris è circondato da un fitto bosco di lecci, roverelle e querce da sughero. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, e offre un panorama di indiscutibile fascino. Anche qui è presente una giara su cui si erge un affascinante Nuraghe chiamata Tanca Manna, che è più piccola rispetto a quella di Gesturi e di Siddi, ma inconfondibile nella sua struttura che sovrasta l’abitato e la vallata circostante. La porzione del Monte Arci ricadente nei suoi perimetri si estende sino alle rupi di su Columbariu, ed è costituita prevalentemente da rocce trachitiche dalla inconfondibile morfologia, fatta di pareti a picco con numerose grotte. La grotta più grande è quella di rio Bingias, presso la sorgente omonima, che si trova in una stretta vallata, tra fitti boschi di leccio, ed è rinomata per la leggerezza delle sue acque oligominerali, utilizzate da sempre per combattere le malattie renali. Origine del nomeIl nome ha origini incerte, e potrebbe derivare dal gentilizio latino Sirius, di un proprietario romano che vi aveva una villa o una tenuta, e la consonante finale sarebbe da intendersi come la desinenza di un plurale di famiglia. un’altra interpretazione lo fa derivare dal greco Xiris che indica L’iride germanica, un fiore che è molto diffuso nel suo territorio. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, foraggi, vite, frutteti e olivo. Significativa nell’agricoltura di Siris è la raccolta delle mele cotogne, tipiche del territorio, un frutto dalle mille proprietà che si raccoglie ogni anno in autunno, e che viene utilizzato principalmente cotto, ed è indicato per la preparazione di confetture e gelatine da tenere in dispensa fino al raccolto successivo. A Siris si pratica anche l’allevamento, in particolare di ovini e suini. È quasi del tutto inesistente l’industria, ed anche il terziario non assume dimensioni rilevanti. Lo splendido ambiente naturale fatto di grotte, boschi di lecci, misti a roverella, sughere, lentischi, mirti, fillirea, cisti, corbezzoli, insieme alla particolare morfologia ambientale, attirano un discreto flusso turistico sul posto. La strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge è abitata già in epoca nuragica, come attestato dalla presenza nel territorio dei resti di alcuni Nuraghi. Nel Medioevo appartiene al Giudicato di Arborea, facendo parte della curatoria di Marmilla. Villa di una certa importanza in epoca medievale, Siris compare tra i villaggi che sottoscrivono l’atto di pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona del 1388, ma è andata via via decadendo. Per la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma richiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, e la gran parte del territorio della Marmilla entra a far parte del grande feudo di Quirra. Violante II, nel frattempo rimasta vedova, raggiunge la maggiore età ed avanza le sue pretese per tornare in possesso dei suoi feudi. Nel 1504, con successiva conferma nel 1506, la conte di Quirra viene elevata al rango di stato, con la concessione dell’Allòdio, che permette il trasferimento dei diritti sui feudi ai discendenti, anche per via femminile, senza la preventiva autorizzazione regia. Nel 1604 i feudi di Quirra sono elevati da contea a Marchesato, che sarà successivamente aggregato al Nules, un piccolo Marchesato nel regno di Valenza. Nel 1511, alla morte di Violante II, il feudo passa a suo nipote Guglielmo Raimondo Centelles. I primi riferimenti storici di Pompu risalgono all’anno 1576. Nel lungo periodo in cui il paese viene amministrato dai Centelles le condizioni di vita non sono delle migliori. I nuovi feudatari fanno amministrare la Marmilla da un regidor e, pur non esasperando il carico fiscale, limitano notevolmente l’autonomia della comunità, modificando il sistema di individuazione del Majore che cessa di essere elettivo. L’ultimo dei Centelles muore nel 1676, quando il Marchesato viene concesso a Francesco Pasquale Borgia, ed i Borgia lo conservano per circa cinquant’anni, poi perdono il controllo del feudo in seguito ad a lunga lite con i Català, i quali, dopo numerose vicissitudini, entrano in possesso del feudo nel 1726, quando ormai il Regno di Sardegna è sotto la dinastia sabauda. Subito dopo i Català nel 1798 il territorio passa agli Osorio de la Cueva, famiglia di origine castigliana, ai quali il Marchesato viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Nel 1927 il comune di Siris viene accorpato per regio decreto con il comune di Pompu a quello di Masullas. Nel 1961, con delibera regionale, viene ricostituito il comune di Siris. Del comune di Siris nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a SirisDate le dimensioni del borgo, a Siris non sono presenti gruppi folk particolarmente significativi. Durante l’anno nella comunità di Siris si svolgono diverse feste che rappresentano i momenti più importanti di aggregazione civile e religiosa. Di seguito elenchiamo le principali feste e sagre che si tengono a Siris, tra le quali meritano di essere citate il 20 gennaio, la Festa patronale in onore di San Sebastiano Martire con l’accensione del tradizionale falò in onore del Santo, ed il 22 gennaio, la Festa di San Vincenzo Diacono Martire; il 2 febbraio, la Festa di Santa Maria delle candele che ricorda la presentazione di Gesù bambino al Tempio di Gerusalemme e la purificazione di Maria Vergine, come prescritto dalla legge giudaica per i primogeniti maschi, Festa che un tempo prevedeva una processione con le candele precedentemente benedette dal prete; in primavera, la Sagra dei prodotti caseari che è una Sagra di origine recente, che intende promuovere un prodotto locale, il formaggio, prodotto dal latte delle greggi al pascolo in un territorio incontaminato, e durante la quale si svolge la caratteristica gara di Lancio della forma di formaggio; il 2 giugno, il Motoraduno Inus con il raduno d’auto e di moto d’epoca che prende il nome del bellissimo Nuraghe che si trova in questa località; dal 31 agosto ai primi di settembre, l’importante Festa di San Vincenzo che si svolge nella Chiesa di San Vincenzo e nell’omonima piazza; la parte conclusiva della Festa di San Vincenzo si svolge la celebrazione dell’Inserru de Santu Bissenti, quando a inizio novembre la statua, che in precedenza era rimasta nella Chiesa a lui intitolata, viene riportata con una processione alla Chiesa parrocchiale dove rimane sino al successivo mese di gennaio, per la Festa che si svolge il 22 di questo mese; a metà novembre, la Sagra delle mese cotogne e frutti di bosco che è una Festa abbastanza recente, durante la quale vengono esposti i prodotti locali con uno stand dedicato alla degustazione di mele cotogne, mele sciroppate, marmellate, dolci vari, Sagra che richiama nel paese persone dal circondario e non, attirate dai sapori proposti e soprattutto dai piatti a base di mela cotogna, che è una pianta tipica del territorio dove cresce spontanea. Visita del centro di SirisL’abitato di Siris è interessato da una forte crescita edilizia, e conserva nel nucleo più antico le sue caratteristiche case in pietra con bei portali. Il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località di collina. Arriviamo a Siris da Masullas con la SP51, che si dirige verso nord ovest e, percorsi circa cinquecento metri, raggiungiamo un bivio dove la strada provinciale prosegue verso destra. Proseguiamo altri trecento metri e vediamo, alla destra della strada, il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, passato il quale la strada provinciale entra nell’abitato con il nome di via Nazionale e lo percorre tutto da sud a nord. Il Campo Sportivo di SirisDall’ingresso nell’abitato, prendiamo la via Nazionale, percorriamo circa duecento metri e prendiamo a Siristra la stretta via Alghero, la seguiamo per un’ottantina di metri, poi svoltiamo a destra nella via Oristano e, in una trentina di metri, vediamo alla Siristra della strada il cancello di ingresso del Campo Sportivo di Siris. All’interno di questo complesso sportivo è presente il Campo da Calcio, con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare una novantina di spettatori. E, sul retro del Campo da Calcio, è presente anche un Campo da Tennis, il quale non è dotato però di tribune. La Casa Comunale ossia il Municipio di SirisLungo la via Nazionale, appena una diecina di metri più avanti rispetto a dove è partita a Sirista la via Oristano, si vede alla destra della strada il vialetto che in una trentina di metri conduce all’edificio nel quale è ospitata la Casa Comunale, ossia il Municipio di Siris, la cui sede è al civico numero 21 della via Nazionale, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta dell’Ufficio Demografico, Elettorale, leva, Statistica, Economato, Commercio, Segreteria, Protocollo, Servizi Socio assistenziali; dell’Ufficio lavori pubblici, edilizia privata ed urbanistica; dell’Ufficio Finanziario e Tributi; dell’Ufficio Politiche sociali; e dell’Ufficio della lingua Sarda. La Chiesa parrocchiale di San Sebastiano MartirePassata la casa Comunale, proseguiamo verso nord lungo la via Nazionale per centosettanta metri, evediamo alla destra della strada la Chiesa di San Sebastiano, meglio nota come Cresia de Santu Srabastianu, che è la parrocchiale di Siris, edificata molto recentemente, nel 1958, quando l’ingegnere oristanese Carlo Cherchi la ha ridisegnata secondo un progetto vagamente ispirato alla Chiesa domenicana di Cagliari, concepita, quattro anni prima, dall’architetto Raffaello Fagnoni. Le similitudini riguardano il terminale superiore inflesso e la porzione sommitale della facciata, caratterizzata da una pseudo loggia con esili setti murari trasversi, tra i quali si aprono le finestre. La matericità della pietra arenaria qualifica l’immagine del prospetto, sul quale si apre un unico ampio portale. Sul lato Siristro, in aderenza, sorge il campanile a canna quadrata, sormontato da un padiglione piramidale. I tagli e le aperture della torre richiamano, idealmente, la sagoma dei campanili romanici, di cui la Sardegna conserva interessanti esempi. È costituita da un’unica navata centrale, e la presenza di due cappelle laterali conferisce all’aula la forma di una croce latina poco accentuata. All’interno conserva, oltre alla statua di San Sebastiano Martire, anche diverse altre statue dei vari Santi, tra i quali tre belle sculture antiche, che sono la seicentesca immagine lignea di Sant’Antonio da Padova, quella seicentesca di San Vincenzo Martire con la sua veste damascata, la settecentesca statuetta di San Vincenzo Martire, oltre ad alcuni argenti preziosi, tra i quali è da segnalare un turibolo cinquecentesco a forma di tempio, forgiato a Cagliari. Adiacente alla Chiesa si trovano la sacrestia e la casa parrocchiale. San Sebastiano è il patrono del paese ed il 20 gennaio, in occasione della Festa patronale di San Sebastiano Martire, a Siris si fa una processione che parte da questa Chiesa parrocchiale e percorre le vie del centro con il simulacro del Santo. In occasione della festa, la sera della vigilia si accende un grande falò che, in passato, rimaneva acceso anche per diversi giorni. La piazza dei CadutiDi fronte alla facciata della Chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire, alla sinistra della via Nazionale, parte la via Sassari, alla destra della quale si sviluppa la Piazza dei Caduti. Si tratta di una bella piazza caratterizzata dai suoi murali e da strutture rialzate, compresa una specie di palco, e ad sua parete viene affissa la corona commemorativa dei Caduti in guerra di Siris. C'è pure una fontana che oggi non è più attiva ma un tempo era in funzione. La grande piazza San VincenzoLungo la via Nazionale, passata la Chiesa parrocchiale di San Sebastiano, proseguiamo verso nord e, dopo duecentotrenta metri, prima dell’uscita dall’abitato, incrociamo la SP51 di Gonnoscodina, che collega Masullas con Pompu. All’incrocio, svoltiamo a destra evediamo l’ingresso ad arco sormontato da una croce, che fa immettere nella Piazza San Vincenzo. Si tratta di una grande piazza lastricata con la pietra locale, circondata da aiuole con ulivi, la cui peculiarità è rappresentata dal grande olivo secolare che si trova proprio al centro della piazza. È presente anche una struttura in muratura con funzione di chiosco temporaneo durante la celebrazione della festa. La Chiesa di San Vincenzo Diacono MartireAll’interno della piazza si trova anche la Chiesa di San Vincenzo, meglio nota come Cresia de Santu Bissenti, dedicata a San Vincenzo Diacono Martire. La Chiesa è stata edificata con opere miste di arenaria gialla, in aperta campagna in data imprecisata. La tessitura muraria della facciata, a doppio spiovente, tradisce la memoria di un porticato rimosso in epoca imprecisata; ipotesi confermata dal pancale addossato alla parete d’ingresso. L’edificio ha assunto la fisionomia caratteristica dei santuari campestri, assai diffusi nell’entroterra sardo. Anche il campanile a vela, soprastante l’ingresso, rientra nel medesimo piano di adattamento del nucleo preesistente, attuato, verosimilmente, nel seicento. Una successione di contrafforti, lungo la parete nord, contrasta la spinta della copertura lignea. Si osservano alcuni accorgimenti costruttivi di buona perizia, come i rinforzi angolari, composti da blocchi squadrati, e la cornice attorno al portale, impreziosita da dentelli. Il campanile a vela, soprastante l’ingresso, non è coevo alle murature antiche della Chiesa. La Chiesa ha la struttura con pianta centrale, con un’unica navata, il tetto completamente in legno, e l’altare sopraelevato. Presenta un’antica acquasantiera collocata all’ingresso, e ospita ancora al suo interno alcune tombe. Non è presente una sacrestia. In occasione della sua inaugurazione nel 2000 vi è stata portata una preziosa reliquia di San Vincenzo, che ancora oggi è custodita all’interno dell’edificio. Dopo essere rimasta per anni ridotta a rudere dato che il tempo aveva sacrificato la sua struttura portante, grazie ad un accurato intervento di restauro, nel 2000 è stata riconsacrata. Oggi si può ammirare e visitare l’intera area sacra, dove si rinvengono anche i reperti storici di elementi architettonici originali di epoca romana, quali capitelli, frammenti di colonne ed altro ancora. Dal 31 agosto ai primi di settembre, l’importante Festa di San Vincenzo si svolge nella Chiesa di San Vincenzo e nell’omonima piazza. La parte conclusiva della Festa di San Vincenzo si svolge la celebrazione dell’Inserru de Santu Bissenti, quando a inizio novembre la statua, che in precedenza era rimasta nella Chiesa a lui intitolata, viene riportata con una processione alla Chiesa parrocchiale dove rimane sino al successivo mese di gennaio, per la Festa che si svolge il 22 di questo mese. L’antico Cimitero di SirisVicino alla Chiesa di San Vincenzo, a fianco del corpo della Chiesa, si trovano i resti dell’Antico Cimitero del paese, che è rimasto in uso sino a quando non è stato costruito il nuovo isutato fuori dall’abitato, a nord lungo la SP51. Nell’antico Cimitero sono presenti ancora oggi le lapidi di numerose tombe. Visita dei dintorni di SirisPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Siris, sono stati portati alla luce i resti del Nuraghe semplice Bruncu Mois; quelli dei Nuraghi complessi de Inus con attorno tracce di capanne e un antemurale, Pala Serra, Pranu Forru, Procilis presso il quale oltre all’ossidiana sono ben evidenti resti del periodo romano con tombe ceramiche e monete, e su Sensu. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Cimitero Comunale di SirisDal centro dell’abitato di Siris, prendiamo verso nord la via Nazionale che, percorsi quattrocentocinquanta metri, arriva ai suoi margini settentrionali dove si vede alla destra la Chiesa di San Vincenzo. Qui la strada esce dall’abitato con il nome di SP51 in direzione di Morgongiori e, percorsi centottanta metri, si vede alla destra della strada il muro di cinta con al centro il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Siris. Questo Cimitero è stato costruito al di fuori dell’abitato, in base alle norme che lo disponevano per motivi di igiene pubblica, ed ha sostituito l’antico Cimitero di Siris che era presente costruito a fianco del corpo della Chiesa di San Vincenzo. I resti del Nuraghe complesso su SensuDa dove siamo usciti dall’abitato a nord con la SP51 in direzione di Morgongiori e, percorsi ottocento metri, arriviamo al primo incrocio con una strada locale. La prendiamo verso destra e la seguiamo per altri ottocento metri fino a vedere, alla sinistra, un’altura sulla quale, a circa cinquecento metri di distanza, si trovano i resti del Nuraghe su Sensu, che domina la sommità di una collina al confine con il territorio Comunale di Pompu. Si tratta di un Nuraghe complesso purtroppo parzialmente crollato, costruito in marna di calcare a 241 metri di altezza, che consiste in tre torri allineate da nord a sud, delle quali la torre in mezzo è quella più antica. Attorno ad esso si trovano i resti di un villaggio di capanne e ad un centinaio di metri di distanza dal corpo centrale è presente un antemurale. L’abitato doveva quindi essere abbastanza importante, come è possibile dedurre anche dalla grande quantità di oggetti in ossidiana ritrovati nei dintorni. Il Nuraghe si trova al confine tra il territorio Comunale di di Pompu e quello di Siris, e quindi è difficile da attribuire a un comune o l’altro, anche se di solito viene attribuito a Siris. Il centro di accoglienza turistico archeologica di InusIl principale Nuraghe presente nel territorio di Siris è il Nuraghe de Inus, al quale si arriva con la SS442 di Laconi e di Uras, che raggiungiamo dalla SP51. Da dove siamo usciti dall’abitato a nord con la SP51 in direzione di Morgongiori, percorsi due chilometri ed ottocento metri questa strada provinciale si immette sulla SS442 di Laconi e di Uras, che prendiamo verso sinistra. Percorsi due chilometri e novecento metri lungo la SS442 di Laconi e di Uras, all’altezza del cartello che indica il chilometro 40.2, prendiamo a destra la strada che porta in direzione della località Tanca Manna. Seguiamo questa strada che si dirige verso nord per un chilometro e quattrocento metri, ed arriviamo a una deviazione sulla destra che porta al Centro di accoglienza turistico archeologica di Inus. I resti del Nuraghe complesso de Inus noto anche come Nuraghe Pranu NuracciDal Centro di accoglienza, in circa cinquecento metri un sentiero porta al Nuraghe de Inus, noto anche con il nome di Nuraghe Pranu Nuracci, che sorge sulla Giara di Siris, a una quota di 412 metri di altezza, in posizione dominante rispetto alla vallata circostante sul versante sud occidentale del Monte Arci. Si tratta di un Nuraghe complesso, trilobato, col mastio a pianta ellissoidale, costruito in blocchi di basalto. È costituito da una torre centrale contenuta da un bastione triangolare con tre torri aggiunte disposte agli estremi nord ovest, est, e sud ovest, del quale si conservano due torri laterali, i muri perimetrali ed il mastio centrale. L’ingresso è nella cortina frontale a sud orientale, e probabilmente a metà del corridoio retrostante si trovavano, uno per parte, dei corridoi trasversali che immettevano nelle torri. La torre laterale sud occidentale e quella settentrionale si conservano per circa quattro o cinque filari realizzati con blocchi rozzamente squadrati di grandi dimensioni in pietra vulcanica. La torre nord aveva probabilmente un ingresso a parte. Il muro perimetrale, anch’esso costituito in opera poligonale come le torri laterali, si conserva per un massimo di dodici filari con blocchi di medie e grandi dimensioni. Il mastio centrale, del diametro di quasi dieci metri, in buono stato di conservazione, a cui si accede attraverso un piccolo cortile, presenta dodici filari in opera poligonale con blocchi di grandi dimensioni appena sbozzati, ingresso a sud est, con architrave monolitico. L’ingresso è in parte ostruito, e dall’andito retrostante si entra nella camera ellittica a volta ogivale, nella quale si aprono tre nicchioni trapezoidali disposti a croce, una ad ovest e ad est. La struttura ha subito nel tempo diversi crolli, specialmente delle torri laterali, e il materiale di crollo oggi ingombra anche il cortile interno. Poco distanti dal Nuraghe si trovano i resti di diverse capanne appartenenti all’ampio villaggio che sorgeva attorno ad esso, e ad un centinaio di metri quelli dell’antemurale. I primi scavi archeologici sono stati effettuati dagli archeologhi Usai e Carta nel 2003 e 2005. Di recente sono iniziati e tutt'ora sono in corso, nuovi lavori di scavo archeologico e valorlzzazlone del sito. L’area è stata ripulita dalla vegetazione e sono stati già compiuti i primi rilievi ed i primi scavi attorno alla struttura. Le indagini hanno evidenziato che l’area era frequentata certamente anche in epoca prenuragica, come mostra il rinvenimento di tracce di lavorazione dell’ossidiana. Il sito è inserito in uno splendido scenario ambientale, costituito da un bosco di lecci misti a roverelle, sughere e macchia mediterranea. I pinnetti di InusRiprendiamo la strada che, all’altezza del cartello che indica il chilometro 40.2 della SS442 di Laconi e di Uras, ci ha portati al Centro di accoglienza, lo superiamo e proseguiamo verso nord per circa quattrovento metri, e la strada si immette in una traversale che prendiamo verso sinistra, ed in meno di duecento metri ci porta in località Pranu Sibiriu a visitare i Pinnetti di Inus. Bellissimi e molto accoglienti, si tratta di una riproduzione rivisitata e riprodotta in chiave moderna dei pinnetti tipici sardi. I pinnetti erano dimore temporanee dalle origini antichissime, diffuse in tutta la Sardegna ed utilizzate dal pastore per badare al gregge durante la transumanza estiva o invernale. Costruiti con una base in pietra e un tetto in legno o in pietra, essi riproducevano la struttura dell’antica capanna nuragica. I pinnetti erano costruiti con le rocce e le essenze vegetali del posto e rappresentavano, perciò, costruzioni perfettamente integrate nell’ambiente, manifestando inoltre il profondo legame dell’uomo col territorio. Ad essi si poteva arrivare direttamente con un’altra strada. Da dove eravamo usciti dall’abitato di Siris verso nord con la SP51, percorsi due chilometri ed ottocento metri la strada provinciale si era immessa sulla SS442 di Laconi e di Uras, che avevamo preso verso sinistra. Percorsi seicentocinquanta metri lungo la SS442 di Laconi e di Uras, all’altezza del cartello che indica il chilometro 38, prendiamo leggermente a destra la strada che in poco più di un chilometro porta dove arriva da sinistra la strada proveniente dal Centro di accoglieze, ed in meno di duecento metri arriviamo in località Pranu Sibiriu a visitare i pinnetti. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Siris ci recheremo a Morgongiori noto per la Sagra delle lorighittas che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni da cui si accede al Monte Arci con i suoi numerosi siti archeologici. |