Nell’Eneolitico recente si afferma in tutta la -Sardegna la Cultura di Monte Claro
In questa pagina proseguiremo la descrizione della preistoria in Sardegna. Parleremo dell’Eneolitico recente, durante il quale si ha una forte ripresa delle popolazioni sarde, che porta all’affermarsi della Cultura di Monte Claro che viene in breve tempo a diffondersi nei territori a più chiara vocazione agricola di tutta l’isola. Nell’Eneolitico recente, tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, si sviluppa in Sardegna la Cultura di Monte ClaroL’Eneolitico recente è la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo. Dall’inizio dell’Eneolitico recente, si sviluppa in Sardegna la Cultura di Monte Claro che prende il nome da una collinetta alla periferia settentrionale di Cagliari. In essa sono state scoperte, per la prima volta, alcune tombe contenenti le sue tipiche produzioni ceramiche, caratterizzate da vasi con decorazione prevalente a solcature più o meno larghe e profonde. I reperti di questa cultura sono stati rinvenuti soprattutto in villaggi all’aperto, anche a carattere sacro ed a carattere difensivo, oltre che in grotte funerarie ed in necropoli di domus de janas. La cultura si diffonde in tutta l’isola, soprattutto nei territori a chiara vocazione agricola, mentre nelle località dell’interno continuano a sopravvivere gli eredi della fase culturale chiamata Sub-Ozieri. La struttura socialeDopo quella di Ozieri, che si era sviluppata nel Neolitico Finale, anche quella di Monte Claro è una cultura a cui si può associare l’aggettivo di Cultura basica: è cioè una cultura le cui espressioni, della vita sociale, materiale e spirituale, si trovano uniformi in tutta la Sardegna. La Cultura di Monte Claro costituisce, comunque, una fase culturale a sé stante, del tutto innovativa, caratterizzata da forti caratteristiche proprie e da legami assai deboli con il passato. E neppure lo studio delle successioni stratigrafiche finora rinvenute, sono in grado di chiarire del tutto i suoi rapporti con le culture Eneolitiche che si erano precedentemente diffuse in alcune zone della Sardegna, ossia con le Culture di Filigosa e Abealzu. L’economiaSi tratta nuovamente di una cultura significativa, che si diffonde in tutta l’isola, concentrandosi però soprattutto nei territori a chiara vocazione agricola. Si assiste, infatti, a un deciso intensificarsi dello sfruttamento agricolo del territorio, dato che la popolazione di questa cultura si dedica soprattutto all’agricoltura ed alla pastorizia, oltre che all’estrazione mineraria. Gli insediamenti abitativiLe ricerche archeologiche sono state in grado di testimoniare, in questo periodo, l’affermarsi dello spazio abitativo organizzato costituito dal villaggio. Inizia, quindi, la realizzazione di villaggi agricoli, situati per lo più in pianura o su piccole alture difese naturalmente. I villaggi sono costituiti come un aggregato di rozze capanne di forma rotonda o ellitica, oppure quadrangolari con zoccolo in muratura, in ogni caso hanno un’estensione assai limitata. Soprattutto nell’area del Campidano, continua, comunque, la tradizione più antica, di realizzare le capanne con materiale deperibile, infossandole all’interno del banco roccioso naturale. Tra i villaggi più significativi c’è quello di Corti Beccia, non lontano da Sanluri, nella Marmilla, nel quale si contano ben 40 capanne, alcuni silos ed una stalla, ed il vicino insediamento abitativo di Corti de Crà. resti di capanne della Cultura di Monte Claro si trovano anche in un villaggio in località San Gemiliano, presso Sestu, costituito da un insieme di circa 60 capanne disposte in file irregolari, delle quali è stata ritrovata la base in pietra. Significativo rappresentante della Cultura di Monte Claro è anche il villaggio di Monte Olladiri, vicino a Monastir, nel quale è stata rinvenuta una statuetta della Dea Madre in marmo, alta dieci centimetri, simile a quella rinvenuta nel villaggio nuragico di Turriga, presso Selegas. In territorio di Oliena, in Provincia di Nuoro, in località Biriai, si trova un villaggio di grandi dimensioni, costruito in un modo che porta a presumere precise scelte urbanistiche, e che è, inoltre, collegato a un’area megalitica. Qui si trovano i 12 menhirs di Biriai, inseriti in un’area interessata anche dalla presenza di un Santuario, ossia un luogo di culto con struttura a terrazzi, tutti ascrivibili alla Cultura di Monte Claro. La realizzazione di fortificazioni di tipo difensivoCaratteristica della Cultura di Monte Claro è anche la realizzazione di poderose strutture, ossia di fortificazioni, costituite da muraglioni di tipo megalitico, posti a difesa di alcuni dei loro villaggi. Il che, associato alla scelta, per la loro edificazione, di luoghi situati in alto, già di per se naturalmente protetti, sta ad indicare un’esigenza di sicurezza. Tali recinzioni murarie testimoniano un clima di insicurezza, interpretabile come segno del sorgere di nuove e più significative esigenze difensive rispetto al passato. Gli uomini della Cultura di Monte Claro sentono, evidentemente, l’esigenza di difendersi, forse da un nemico esterno, o forse da altre tribù sarde entrate per qualche motivo in conflitto con loro. Tra le più significative strutture difensive, citiamo quella che circonda il villaggio edificato sul Monte Baranta, a Olmedo, larga in alcuni punti oltre sei metri, alta mediamente 3,5 metri e lunga 97 metri. La muraglia racchiude i resti di almeno sette capanne rettangolari di grandi dimensioni, ed all’interno delle due che sono state studiate si è trovata solo ceramica della Cultura di Monte Claro. Importante è anche la grange muraglia megalitica di Monte Ossoni, nei dintorni di Castelsardo. È un bastione in difesa di un villaggio nuragico di cui resta qualche traccia, edificata con grossi massi, alta mediamente 2,4 metri e lunga 58 metri, orientata a nord est. All’interno dei resti del villaggio sono state trovate ceramiche attribuibili alla Cultura di Monte Claro. Un altro sito importante si trova a ridosso del rio S’Adde, nei dintorni di Macomer. Qui è presente la imponente muraglia megalitica di Pedra Oddetta, situata in una località che coincide con la localizzazione di Maqomisa, fatta dal geografo alessandrino Tolomeo. Anche presso questa muraglia sono state trovate ceramiche attribuibili alla Cultura di Monte Claro. È attribuita a questo periodo anche la capanna megalitica circolare Sa Corona, che si trova nella frazione Villagreca, nei dintorni di Nuraminis. È una grande capanna costruita con grossi massi di pietra, ha la pianta di forma ellittica con diametro nel punto più largo di 11,7 metri all’esterno e di 6,3 metri all’interno. La muratura raggiunge, nel punto meglio conservato, un’altezza di circa 1,5 metri ed ha uno spessore di circa due metri. Il mancato ritrovamento di blocchi di pietra più piccoli o di lastre di copertura portano ad ipotizzare la presenza di una copertura di frasche. I resti ceramici ritrovati all’interno permettono di attribuire la costruzione dell’edificio alla Cultura di Monte Claro. Le ceramiche di Monte ClaroParticolarmente riconoscibili appaiono le produzioni ceramiche. I vasi prodotti dagli uomini di Monte Claro hanno forma cilindrica, grandi dimensioni e sono decorati seppur semplicemente. Vengono prodotti vasi cilindrici o biconici, di grandi dimensioni, con la forma di secchio e perciò indicati con il nome di situle, comunque di alta qualità, decorati seppure in modo semplice. Si trovano, poi, grandi orci, tripodi, scodelle, piatti, boccali, ciotole, caratterizzati da orli più o meno sviluppati a rigida tesa obliqua, sporgente in fuori, oltre che da anse a nastro talora in duplice coppia. Il colore delle superfici varia dal rosso-nocciola al nocciola chiaro e al bruno-nerastro. Sui vasi sono presenti decorazione a solcature o a scanalature parallele verticali e orizzontali, disposte prevalentemente in spartiti ortogonali, oltre a motivi impressi a file di punti o a piccoli triangoli intagliati. Su alcuni vasi è presente la decorazione a stralucido, che consiste nella levigatura, già in fase di modellazione e prima della cottura, di limitate aree della superficie del vaso, in modo che, dopo la cottura, le zone levigate riflettano maggiormente la luce ed abbiano una maggiore lucentezza. Queste decorazioni disegnano motivi solari, a chevron, a rametti stilizzati. Questo vasto patrimonio ceramico assume caratteristiche particolari, a seconda della zona della Sardegna nella quale i vasi sono stati rinvenuti, per cui si riconoscono alcuni aspetti locali, i più significativi dei quali sono quelli del Sassarese, del Cagliaritano, e del Nuorese. L’industria liticaSono assai scarsi i reperti dell’industria litica nei contesti monte Claro. Si ritiene, quindi, che l’utilizzo di strumenti in metallo dovesse essere molto più ampio di quanto non dimostrino i pochi reperti rinvenuti, vista la scarsità di reperti dell’industria litica. La metallurgiaLa metallurgia è già particolarmente evoluta, con la produzione d’utensili ed armi in rame; ci sono, comunque, pervenuti scarsi reperti metallici riferibili alla Cultura di Monte Claro. Tra i reperti più significativi, citiamo il pugnale di rame con lama a foglia e lungo e robusto codolo, documentato da diversi esemplari rinvenuti in contesti funerari un crogiolo manicato, punteruoli di rame, ed anche grappette di piombo utilizzate per restaurare i vasi di terracotta. La religiositàLa religiosità probabilmente inizia a basarsi su concezioni astratte, in quanto mancano quasi del tutto le rappresentazioni antropomorfe. Comunque si esprime ancora, forse, con il culto della coppia divina Dio Toro e Dea Madre. Di sicuro della Dea Madre esistono poche rappresentazioni relative alla Cultura di Monte Claro, soprattutto in marmo, che presentano ancora forti analogie con gli idoletti a traforo della Cultura di Abealzu, come quelli rinvenuti nei dintorni di Porto Ferro, da dove provengono le magnifiche statuine in marmo di divinità femminile ricavate da sottili lastrine marmoree. Il culto dei mortiLa tipologia dei sepolcri usati dalla popolazione della Cultura di Monte Claro è molto varia. Vi è il riutilizzo di domus de janas realizzate dalle popolazioni precedenti, soprattutto dall’cultura Ozieri, l’utilizzo di ciste litiche, di tombe a fossa, e sopravvive ancora la sepoltura in grotta. Continuano ad essere utilizzate come sepolture le necropoli di domus de janas. Le tipologie delle sepolture sono costituite principalmente dagli ipogei a pozzetto centrale, dal quale si dipartono uno o più vani, ed anche schemi più elaborati con tre piccole celle a forno disposte a trifoglio intorno ad un pozzetto centrale, come nella necropoli di Monte Claro ed in quella situata in località Sa Duchessa, a Cagliari. La più importante è la necropoli ipogeica Su Crucifissu Mannu, a Porto Torres, in Provincia di Sassari, realizzata inizialmente dalla Cultura di Ozieri, dal 4000 al 3200 avanti Cristo e riutilizzata dalle culture successive, soprattutto da quella di Monte Claro. Comprende 22 domus de janas ipogeiche non ancora portate del tutto alla luce, scavate in un bancone calcareo, tutte formate da più camere comunicanti. In essa veivano deposti i resti di numerosi defunti, raccogliendo in piccoli recinti di pietre le ossa lunghe ed i crani. Importante anche la necropoli ipogeica di Noeddale, ad Ossi, anch’essa in Provincia di Sassari, costituita da almeno sei ipogei scavati nel calcare. Nel Sulcis Iglesiente sono le grotte naturali i luoghi di sepoltura privilegiati dalle comunità monte Claro, ma è documentato anche il riuso di grotticelle artificiali. La fine della Cultura di Monte ClaroLa Cultura di Monte Claro continua il suo sviluppo per tutto l’Eneolicito recente, fino a quando, all’inizio dell’Eneolitico Finale, in Sardegna viene ad insediarsi ed inizia a svilupparsi la Cultura del Vaso Campaniforme, che in breve la sostituisce. La prossima paginaNella prossima pagina descriviamo l’Eneolitico Finale, un periodo caratterizzato da grandi scambi culturali nel quale, in tutta l’Europa centro-occidentale, si sviluppa l’importante Cultura del Vaso Campaniforme il cui nome deriva dai vasi dalla tipica forma a campana rovesciata. Questa cultura, in Sardegna si protrae fino all’Età del Bronzo Antico, durante il quale la cultura delle popolazioni precedenti, che sopravvive nella Cultura di Bonnanaro, la contrasta e la sconfigge. |