Arzana patria di Stanis Dessy nel cui territorio si trova la Punta la Marmora che è la vetta più alta della Sardegna
In questa tappa del nostro viaggio, da Elini ci recheremo a visitare Arzana patria del pittore, incisore e scultore Stanis Dessy, nel cui territorio si trova la vetta più alta della Sardegna ossia la Punta la Marmora. La regione storica dell’OgliastraL’Ogliastra è una regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina ancora oggi per la sua natura selvaggia e per le sue spiagge. I comuni che ne fanno parte appartengono tutti alla Provincia di Nuoro, e sono: Arzana, Barì Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le sue spiagge sono alternate a piccole cale dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della regione, diventano di porfido rosso. Si tratta di una regione dal paesaggio aspro e selvaggio, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde. In viaggio verso ArzanaDal centro di Elini, passato il Municipio, proseguiamo lungo la via Pompei per centocinquanta metri, poi questa strada esce dall’abitato verso nord ovest come SP23 in direzione di Arzana, e, percorsi meno di tre chilometri, arriviamo ad Arzana, che si trova lungo la strada provinciale che collega Ilbono appunto ad Arzana. Dal Municipio di Elini a quello di Arzana si precorrono 3.4 chilometri. Il comune chiamato ArzanaIl caratteristico paese di Arzana (pronuncia Àrzana, nome in lingua sarda Àrtzana, altezza metri 672 sul livello del mare, abitanti 2.255 al 31 dicembre 2021), abitato da pastori, è situato nella parte sud orientale della Provincia di Nuoro, nell’entroterra costiero, posto sul costone del bel Monte Idolo, contrafforte dei monti del Gennargentu, che è anch’esso affacciato sul mare dell’Ogliastra. L’abitato è raggiungibile mediante la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, il cui tracciato si snoda a cinque chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale, classificato montano, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. La parte più montuosa del territorio è occupata in buona parte da boschi di leccio e quercia da sughero, e nel comune di Arzana si trova la vetta più alta della Sardegna, ossia la Punta la Marmora, che raggiunge i 1.834 metri di quota. Il comune di Arzana comprende anche un’isola amministrativa distante circa quarantacinque chilometri, a sud est, presso il Salto di Quirra, che costituiscono un’importante fonte di sostentamento in quanto consentono di poter esercitare attività connesse all’agricoltura, alla pastorizia e al turismo. Arzana è conosciuta a livello nazionale che per la longevità dei suoi abitanti, che secondo alcuni recenti studi dipenderebbe dalla favorevoli condizioni climatiche tra cui l’aria salubre e i ritmi tranquilli che regolano la vita del paese. Si tratta di uno dei paesi dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondialeIl comune appartiene ad una delle zone blu dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Il termine Zone blu, in inglese Blue Zones, viene usato per identificare le aree demografiche o geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Il concetto è nato quando gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain hanno pubblicato su Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, che identifica la Provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo. Gli studiosi, per procedere nel lavoro, tracciavano sulla mappa delle serie di cerchi concentrici blu che indicavano le zone con la più alta longevità, da qui il termine Zona blu. I paesi appartenenti alle zone blu in Sardegna sono Arzana, Baunei, Fonni, Gavoi, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Orgosolo, Ovodda, Perdasdefogu, Seulo, Talana, Tiana, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili. Origine del nomeLa struttura fonetica del suo nome, formata da sette lettere, quattro vocali e tre consonanti, con l’accento sulla prima, spinge a ritenere che si tratti di un toponimo sardiano o protosardo. Per Arzana conosciamo il corrispondente appellativo ártzana o árthana, che indica la brezza fredda o la nebbia, dato che árzu indica il gelo, ed Arthanare vuol dire intirizzire, ghiacciare. Dunque è quasi certo che l’abitato di Arzana tragga la propria denominazione dalla sua posizione geografica, caratterizzata dalla brezza fredda e dal gelo, dato che è posto a quasi settecento metri di altezza. Secondo altri studiosi, il suo nome potrebbe derivare dal fenicio Ar che indica un monte altissimo, o dall’etrusco Arzana che indica l’elevatezza, o dalla voce greco bizantina equivalente ad Orsa Maggiore. Secondo un’ultima interpretazione, il nome Arzana verrebbe dal latino Aer Sana, a significare aria sana. La sua economiaSi tratta di un comune caratterizato da un’economia basata sulle tradizionali attività agricole e sulla produzione industriale. L’agricoltura conserva un ruolo importante nell’economia locale, dato che si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumeti, vite e altri alberi da frutta, e si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria fa registrare una buona produttività nei comparti alimentare, della lavorazione del legno, del vetro, dei materiali da costruzione, edile e manifatturiero. Arzana è conosciuta anche per l’artigianato, soprattutto per la produzione della gioielleria e dell’oreficeria. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale, in grado di soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Arzana è meta di numerosi visitatori, attratti dal selvaggio ambiente montano che la circonda. Molto interessanti sono, infatti, le cime del vicino Gennargentu, in particolare quella di Punta la Marmora, dalla quale si gode di uno splendido panorama sulle Barbagie fino al mare di Ogliastra, di Oristano e di Cagliari. Affascinante è anche il secolare bosco di tassi di Tedderieddu, visibile lungo il tragitto escursionistico. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è stato abitato già nell’età nuragica, quando l’area era popolata da tribù degli Iliensi. Di notevole interesse archeologico sono e domus de janas di Perdixi e le numerose testimonianze nuragiche di Unturgiadore, Sa' e Corrocce, Sa Tanca, Ruinas, a cui si associano i meno evidenti resti di villaggi e di Tombe di giganti in rovina. A Tedderieddu e nel villaggio scomparso di Silisé permangono tracce di insediamenti di età romana, come l’impianto termale venuto alla luce dentro il paese nella zona di su Bangiu. Nell’undicesimo secolo viene compresa nel Giudicato di Càralis, nella curatoria dell’Ogliastra. Dopo la fine di questo Giudicato, avvenuta nel 1258 ad opera dei Pisani e dei loro alleati sardi, l’Ogliastra, e quindi anche Arzana, diviene un possedimento di Giovanni Visconti, giudice di Gallura. Sul finire del tredicesimo secolo, i loro possedimenti passano sotto l’amministrazione diretta dalla repubblica di Pisa, mentre nel 1297 il papa concede ai re d’Aragona la corona del Regno di Sardegna e Corsica. alla caduta del Giudicato, nel 1258, passa sotto il dominio dei Visconti, giudici di Gallura. Successivamente, nel 1324, passa sotto il dominio degli Aragonesi, che lo incorporano nella conte di Quirra, formatasi nel 1363 e data in feudo dal re d’Aragona Pietro IV il cerimonioso a Berengario Carroz. Nel 1603 la conte viene trasformata in Marchesato e data in feudo ai Centelles e successivamente agli Osorio de la Cueva. Il periodo a cavallo tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo è segnato dalla lotta per il possesso del territorio di due villaggi abbandonati, Silisè e Orruinas. Secondo la tradizione, la popolazione di questi paesini del Gennargentu più interno aveva abbandonato i propri monti per sfuggire ad una pestilenza, e solo gli arzanesi danno loro asilo, ottenendo in cambio il diritto di unire i loro pascoli ai propri. La comunità di Desulo, che sorgeva lì vicino, ha contestato questo diritto e cercato di opporsi sia per vie legali, intentando una serie di cause contro la villa di Arzana, sia per vie di fatto, e, secondo lo storico locale Flavio Cocco, solo nel 1691 i confini tra Arzana e Desulo vengono fissati in modo definitivo lasciando queste località nell’area Comunale di Arzana. Il territorio viene riscattato agli Osorio de la Cueva nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, ed essi rinunciano ai loro diritti in cambio di una indennità, per cui il paese diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Arzana nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro a quella nuova dell’Ogliastra, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, ritorna ad appartenere alla Provincia di Nuoro. Arzana patria di Stanis Dessy e di alcuni dei pricipali banditi sardiAd Arzana nascono, nel 1900, il pittore, incisore e scultore Stanislao Dessy chiamato comunemente Stanis Dessy, e lo stesso anno nasce anche il politico Anselmo Contu, che diventa il primo presidente del Consiglio regionale sardo. Il pittore, incisore e scultore Stanislao Dessy chiamato comunemente Stanis Dessy nasce ad Arzana nel 1900, completati gli studi classici a Cagliari, dal 1917 al 1920 è a Roma con una borsa di studio ed incontra i futuristi Filippo Tommaso Marinetti e Giacomo Balla. Tornato a Cagliari nel 1921, conosce lo scultore Francesco Ciusa ed i pittori Filippo Figari e Felice Melis Marini. Nel 1923 espone una scultura alla Quadriennale di Torino, l’anno successivo realizza scenografie per la Compagnia Stabile Sarda di Teatro, nel 1925 espone alla Biennale di Roma, ed inizia a dedicarsi all’acquaforte, sotto la guida di Felice Melis Marini. Nel 1926 si trasferisce a Sassari, dove frequenta Eugenio Tavolara, Mario Paglietti e Mario Delitala. Sono semplici e funzionali le panche che Dessy realizza nel 1926 per le stazioni delle Ferrovie del Sulcis. Nel 1928 partecipa alI Biennale d’Arte Sarda, nel 1930 alla II mostra Internazionale d’Incisione di Chicago e alla Biennale di Venezia, nel 1934 lavora nella cattedrale di Alghero e per la chiesa di Orani. L’anno successivo, ex aequo con Delitala, vince il premio per la xilografia, nei Concorsi della regina, e inizia ad insegnare nell’Istituto d’Arte di Sassari. Nel 1949 lavora alla decorazione della chiesa del Cimitero di Sassari, nel 1951 partecipa come incisore alla Biennale di Venezia, nel 1964 espone a Torino nell’ambito della Rassegna di decimoilografia Sarda e Piemontese. muore a Sassari nel 1986, e nella via largo Cavallotti, nell’abitazione dove è spirato, è appesa una targa in suo onore. |
Ad Arzana nascono, inoltre, numerosi dei principali banditi sardi, a partire dal bandito ottocentesco Samuele Stochino, che viene chiamato La Tigre d’Ogliastra, ed, in anni più recenti, quando iniziano i sequestri di persona, vi nascono anche i banditi Pasquale Stochino ed Attilio Cubeddu. Ad Arzana, nella seconda metà dell’ottocento, nasce Samuele Stochino che verrà chiamato anche La Tigre d’Ogliastra. Bandito sardo tra i più celebri e spietati del suo tempo, secondo Eletrio Corda Uccideva e faceva scempio dei cadaveri senza rinunciare a lasciare sui corpi straziati messaggi per le autorità. Ricercato per una lunga serie di omicidi e di altri gravi reati, rimane ucciso il 20 febbraio 1828, secondo la versione ufficiale al termine di uno scontro a fuoco con i Carabinieri, ma c'è chi sostiene che sarebbe stato ucciso da una spia e poi consegnato ai Carabinieri, che simularono un conflitto a fuoco per ottenere le solite medaglie. La storia di questo famigerato bandito ogliastrino è stata ricoscruita con scrupolo ed eccezionale rigore scientifico da Lina Aresu, nel volume Samuele sgomento e fiele, pubblicato da l’Impronta di Genova nel 1997, e redito nel 2004 dalle Edizioni della Torre di Cagliari. Quella pubblicata è l’unica foto che abbiamo, dato che tutti gli altri documenti sono andati perduti nell’incendio della casa del bandito. |
Nel 1934 nasce ad Arzana Pasquale Stochino chiamato il Clark Gable d’Ogliastra per i suoi baffetti nerissimi e sottili, ma che, contrariamente ad altri banditi sardi, non ha mai fatto nulla per alimentare il mito di uomo d’avventura. Viene condannato nel 1972 per la strage di Lanusei, dove il fallito rapimento del medico Vincenzo loddo, provoca cinque morti, ossia lo stesso loddo, la moglie Alda, il fratello Attilio, un nipote e uno dei banditi, ferito ed eliminato dagli altri del commando perché non parli. A seguito della condanna, si da latitante, e sparisce nelle montagne fra il suo paese, Arzana, ed il Gennargentu, cercando soltanto di farsi dimenticare. Una sola volta, durante la latitanza, il suo nome viene accostato a un sequestro di persona, dato che nel 1974 è accusato di aver rapito un tal Serra, ma senza prove, e le indagini sono archiviate. Viene arrestato nel 2003, dopo 31 anni di latitanza, mentre fà il pastore, nascosto nell’ovile di due nipoti. Le pattuglie dei Carabinieri, che gli davano la caccia da più di un mese, hanno seguito i familiari che gli portavano cibo. Già so’ deo, sono proprio io, ha risposto in sardo al colonnello Salvatore Favarolo, comandante provinciale di Nuoro, che lo ha fatto uscire da un grande cespuglio di cisto. Ed ai Carabinieri che lo hanno catturato, ha detto: Congratulazioni, forse è meglio così: il per me è finito un incubo, è stata una liberazione. |
Attilio Cubeddu nasce ad Arzana il 2 marzo 1947, noto fin da giovane alle forze dell’ordine per i suoi precedenti penali, diviene latitante nel 1997 ed è inserito fra i 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Trasferitorsi nel continente, prende parte in Toscana, nel 1981, al sequestro di Cesare Peruzzi, e successivamente, nel 1983 al sequestro di ludovica Rangoni Machiavelli ed a quello di Patrizia Bauer, entrambi avvenuti in Emilia. Arrestato nell’aprile del 1984 a Riccione, viene condannato a 30 anni di carcere. In carcere si comporta da detenuto modello, ottiene numerosi permessi premio, e nel 1997, durante uno di questi permessi, non torna al carcere di Badu ’e Carros di Nuoro e si da alla latitanza. Rimarrà, quindi, coinvolto nel sequestro di Giuseppe Soffiantini, come custode dell’ostaggio, e nell’omicidio, il 17 ottobre 1997, a Riofreddo, del poliziotto dei NOCS Samuele donatoni, reati per i quali viene condannato. Ma nel 2005 la Corte d’Assise ha riconosciuto che l’ispettore donatoni, nel corso dello scontro a fuoco, sarebbe stato stato colpito da fuoco amico, ed ha parlato di un successivo depistaggio compiuto dai NOCS per coprire le proprie responsabilità. Attilio Cubeddu viene fortemente sospettato anche per il sequestro di Silvia Melis, rapita a Tortolì nel 1997. Dal 1998 è ricercato in campo internazionale, anche se si è fatta strada l’ipotesi che sia morto, forse ucciso da Giovanni Farina, un suo complice, per non dividere il denaro del riscatto per il sequestro Soffiantini. Nel 2012 il procuratore Domenico Fiordalisi ha, però, riaperto le indagini sul latitante Cubeddu, convinto che in realtà non sia morto e si nasconda nel suo territorio, l’Ogliastra, protetto da molti fiancheggiatori. |
Le principali feste e sagre che si svolgono ad ArzanaTra le principali principali feste e sagre che si svolgono ad Arzana si segnalano, a maggio, la Sagra delle Erbe medicinali del Gennargentu; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista, che è la Festa patronale del paese; a luglio, la Sagra del Formaggio e della Tundimenta, ossia della tosatura delle pecore; l’ultima domenica di agosto, la Festa di San Vincenzo Ferrer, con una processione religiosa alla quale partecipano i fedeli in costume sia a piedi che a cavallo, a cui segue uno spettacolo folk con musica e balli tradizionali; a inizio novembre, la Sagra del Porcino d’oro di Arzana. La Sagra del Porcino d’oroOgni anno, a inizio noveembre, ad Arzana si svolge la Sagra del Porcino d’oro, una manifestazione che si sviluppa lungo tre giorni di festa, che sono dedicati al fungo porcino, che qui viene chiamato La patata del Gennargentu. La manifestazione, che richiama ogni anno migliaia di visitatori provenienti non solo dalla Sardegna, prevede una escursione micologica nei boschi con la guida del Gruppo Micologico Arzanese, mostre micologiche, esibizioni di gruppi folkloristici e ovviamente degustazioni. Ad ogni edizione della manifestazione vengono invitati tre cuochi di altrettanti ristoranti sardi che si sfidano in una gara culinaria per aggiudicarsi il premio del Porcino d’Oro. Visita del centro di ArzanaL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, ha conservato, nel nucleo originario, la caratteristica architettura medievale, con edifici a forma di Torre. È situati in una posizione panoramica, circondato da ricchi boschi. Il CimiteroArriviamo ad Arzana da sud con la SP23, che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno del paese, assume il nome di via Sardegna. Prendiamo la via Sardegna che entra tra le case dell’abitato, la seguiamo per circa ottocentocinquanta metri, poi, in corrispondenza di una curva verso destra, prendiamo la deviazione a sinistra nel viale Cimitero, seguendo le indicazioni. Percorsi circa centocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada, il muro di cinta e l’ingresso del Cimitero di Arzana. La casa natale di Stanis DessyPassata la curva con la deviazione per il Cimitero, proseguiamo lungo la via Sardegna per trecentocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, subito prima del civico numero 17 della via Sardegna, l’edificio nel quale è nato, nel 1900, il pittore, incisore e scultore Stanislao Dessy, chiamato comunemente Stanis Dessy del quale abbiamo già narrato la storia. La chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaProseguiamo per un’altra cinquanta metri, poi prendiamo a sinistra la via Sebastiano Satta, la seguiamo per una quarantina di metri e vediamo, alla destra della strada, la piccola piazza della chiesa, sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista che è la parrocchiale di Arzana. L’aspetto attuale della chiesa risale al 1865, quando, sulle fondamenta di una preesistente chiesa dedicata anch’essa a San Giovanni Battista, viene edificato il presente luogo di culto, in sostituzione di quello demolito perché pericolante. Dall’esterno la chiesa si presenta come un edificio dalla facciata neoclassica, ornata da lesene laterali e sormontata da un timpano triangolare. Il portone di accesso, quindi, risulta incorniciato da elementi geometri semplici e puliti, mentre lateralmente, a fianco del transetto destro, fa capolino il campanile a pianta quadrata alto 24 metri e mezzo, con cuspide piramidale. All’interno, la struttura a croce latina con braccio sinistro più lungo, presenta una sola navata centrale con pavimento in travertino, coperta da una volta a botte, sulla quale si affacciano le cappellette laterali, e che conduce al catino absidale semicircolare. Nella navata centrale vi sono due altari laterali. Nlla chiesa sono conservati, oltre alla medioevale croce astile di bronzo che si vuole sia stata trovata a Silisé, ed all’ostensorio del seicento attribuito al maestro Antioco Canavera, di particolare valore artistico, anche le statue di San Michele, San Rocco e della Madonna con Bambino portata da Medjugorje, a cui si attribuiscono due guarigioni importanti in paese, e per questo la chiesa è stata meta di pellegrinaggi. Ad Arzana, presso questa chiesa, ogni anno il 24 giugno si celebra la Festa di San Giovanni Battista, che è la Festa patronale del paese, con la processone nella quale il simulacro del Santo viene portata su un carro trscinato da un bue per le vie dell’abitato, cerimonie religiose, e manifestazioni civili. Nel parco di San Vincenzo la chiesa dedicata a San Vincenzo FerrerPassata la piazza della chiesa, proseguiamo con la via Sebastiano Satta che si dirige prima verso ovest, poi a sud e di nuovo verso ovest. Percorsi trecento metri, vediamo alla destra la breve deviazione che porta alla scalinata di accesso al parco di San Vincenzo, posto nella parte alta dell’abitato, all’estremità superiore di un sistema di orti terrazzati, lungo il rio che storicamente divideva l’abitato in due nuclei distinti. Appena un ettaro di superficie prevalentemente boscata, ormai quasi interamente riassorbita all’interno del tessuto urbano. Questa terrazza panoramica, ricoperta da un fitto manto di pini e segnata da affioramenti di granito e porfido rosso, versava fino a pochi anni fa in stato di abbandono e degrado, ma è stato completamente recuperato di quest'area. All’interno del parco si trova la chiesa dedicata a San Vincenzo Ferrer situata sulla collina dala quale si ammira un meraviglioso scorcio panoramico. è una graziosa piccola chiesa con una pianta semplice rettangolare ad una sola navata, con copertura a capanna, con il tetto e le tegole tipiche sarde, con il cannetto come copertura e con le travi in legno. La facciata accoglie un semplice portale in legno, sormontato da un piccolo oculo quadrato. Originariamente la facciata si presentava in pietra, poi con il restauro sono state ricoperte con malta e intonachi che l’hanno trasformata in una facciata completamente bianca. Il resto della chiesa si presenta con delle coperture murarie di pietra locale e un bel piccolo campanile a vela con luce ogivale, con la presenza di una campana e una croce latina sulla sommità. All’interno della chiesa è presente la statua del Santo, che viene onorata durante i festeggiamenti che si svolgono per tre giorni nel paese. Davanti alla chiesa si trova la piazza, dove i fedeli si riuniscono l’ultima domenica di agosto per la Festa di San Vincenzo Ferrer, una delle feste più sentite dalla comunità, con le processioni che portano il primo giorno la statua del Santo dalla chiesa parrocchiale alla piccola chiesa a lui dedicata e l’ultimo giorno il ritorno. Processioni sia a piedi che su cavalli bardati con fiori e campanelle, con uomini e donne nei loro vestiti tradizionali, i fucilieri, gli Obrieri armati di razzi e petardi, le launeddas, i gruppi folk ogliastrini, e con molta fede. A seguire, dopo le cerimonie religiose, si svolgono manifestazioni civili, ed anche i balli sardi in piazza fino a notte inoltrata. Il complesso sportivo SturrusèPassata la breve deviazione per la chiesa dedicata a San Vincenzo Ferrer, proseguiamo lungo la via Sebastiano Satta verso ovest, finché questa strada sbocca sul viale Europa. Lo prendiamo verso destra, poi, dopo una settantina di metri, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via don Orione che, dopo seicentocinquanta metri, ci porta in località Sturrusè, ai limiti sud occidentali dell’abitato, all’ingresso del Complesso Sportivo Sturrusè di proprietà del comune di Arzana e gestito dalla Polisportiva Idolo Dilettantistica. All’interno di questo complesso sportivo si trova il Campo da Calcio Comunale la Pineta Sturrusè, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare 400 spettatori. Nel campo gioca le sue partite casalinghe la squadra della Idolo calcio Arzana, che milita in Promozione, nel girone A della Sardegna. Intorno al campo, è presente una Pista d’atletica leggera, nella quale praticare le diverse discipline dell’atletica leggera, ossia corse su pista, salto in alto, salti in estensione, salto con l’asta, lancio del peso, lancio del giavellotto. Il complesso sportivo Mannoi e la Palestra polivalente delle Scuole MedieQuello di Sturrusè è il principale complesso sportivo di Arzana, ma non è l’unico. Entrati nell’abitato di Arzana, eravamo arrivati con la via Sardegna a prendere a sinistra la via Sebastiano Satta, che ci aveva portati a visitare la chiesa parrocchiale. Evitando la deviazione in via Sebastiano Satta e proseguendo verso nord con la via Sardegna, dopo un centinaio di metri, arrivati nella piazza Roma, prendiamo a sinistra la via Suya che ci porta il località Mannoi, e, in meno di cento metri, arriviamo all’ingresso del Complesso Sportivo Mannoi di proprietà del comune di Arzana. All’interno di questo complesso sportivo si trovano un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori; ed un Campo polifunzionale per bambini, ossia un Campo da Mini Pitch, nel quale praticare come discipline la pallacanestro ed il Mini basket. Accanto a questi campi sportivi, è presente anche la Palestra delle Scuole Medie una Palestra polivalente nella quale è possibile praticare la pallacanestro ed il Mini basket, ed anche la pallavolo ed il Mini volley. La piazza San Rocco con il monumento al Pastore di Pinuccio SciolaDalla piazza Roma, presa a sinistra la via Suya, la seguiamo per un centinaio di metri costeggiando il complesso sportivo Mannoi, fino a dove questa strada sbocca sulla via Giosuè Carducci, la prendiamo verso sinistra e, dopo un centinaio di metri, svoltiamo a destra sulla via Brigata Sassari. Dopo poco più di un centinaio di metri, alla destra della strada si apre la Piazza San Rocco una bella piazza alberata, situtata nella parte alta del paese. Nella piazza, nel 1995, è stata posta la scultura Monumento al Pastore sottotitolata Genti de bidda mia, Monumento del massimo scultore sardo contemporaneo, Pinuccio Sciola, nato a San Sperate nel 1942, famoso per le sue sculture sonore. Il monumento è stato dedicato da Arzana ai pastori, i quali non solo sono, e comunque sono stati, i maggiori produttori, ma sono anche ispiratori, con la loro attività economica, della cultura egemone nelle Terre interne della Sardegna. La piazza dei caduti con il Monumento ai Caduti di Pinuccio SciolaDalla piazza Roma, proseguiamo verso nord lungo la continuazione della via Sardegna, che è la via Giuseppe Garibaldi. Dopo centoventi metri arriviamo in uno slargo nel quale parte a destra la via don Bosco, e qui, tra la via don Bosco e la prosecuzione della via Giuseppe Garibaldi,su un rialzo del terreno si trova la Piazza dei caduti così chiamata dopo che in questo spazio, nel 1996, è stato posto il Monumento ai Caduti in guerra di Arzana realizzato anch’esso dallo scultore Pinuccio Sciola. Il Municipio di ArzanaArrivati ad Arzana da sud e presa la via Sardegna, passata la curva con la deviazione per il Cimitero, proseguiamo lungo la via Sardegna per quasi duecento metri, e deviamo verso destra sulla via Monsignor Virgilio, la seguiamo per quattrocento metri ed arriviamo a vedere uno slargo alla destra, dove, al civico numero 30/bis, si trova l’edificio nel quale è ospitato il Municipio di Arzana, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Di fronte al palazzo del Municipio, all’altro lato della via Monsignor Virgilio, alla sinistra, si trovano i giardinetti pubblici, al cui interno è possibile osservare una statua dedicata al famoso evento gastronomico del Porcino d’Oro e la statua di Monsignor Virgilio. L’ex Preventorio di ArzanaPassato il Municipio, proseguiamo lungo la via Monsignor Virgilio che, in poco più di un centinaio di metri, sbocca su una traversa, con la via Solferino a destra, ed il viale Firenze a sinistra, e di fronte a noi si vede l’ex Preventorio di Arzana, struttura molto importante degli anni passati, un complesso che si estende per 2.500 metri quadri. L’edificio, il più importante nel suo genere in Sardegna, viene costruito nel 1911 e diviene un centro di ricovero per i malati di tubercolosi provenienti da ogni parte della regione. Nel 1954 viene rinominato Preventorio Antitubercolare regionale ed erano circa 200 i posti letto all’interno della struttura, ma dal 1974 inizia il fallimento di questa struttura per la scomparsa quasi totale della malattia, e ciò comporta il trasferimento del personale, finché nel 1986 viene definitivamente chiuso e abbandonato. Dell’edificio a ferro di cavallo, oggi pericolante, non rimane granché. All’interno si possono osservare diverse stanze da letto, un giardino interno e diverse decorazioni raffiguranti personaggi dei cartoni animati presenti all’epoca, i quali ci fanno capire che nella struttura venivano ospitati numerosi bambini. La Palestra di viale Firenze che ospita la ludoteca Comunale di ArzanaArrivando con la via Monsignor Virgilio all’ex Preventairio, prendiamo verso sinistra il viale Firenze e, dopo poco più di un centinaio di metri, vediamo, alla destra della strada, al civico numero 2 del viale Firenze, l’edificio che ospita la Palestra di viale Firenze. Si tratta di una Palestra polivalente nella quale è possibile praticare attività Ginnico Motorie, ed al suo interno è ospitata la Ludoteca Comunale di Arzana, nella quale anche i bambini possono praticare attività Ginnico Motorie. La chiesa di San MartinoArrivando con la via Monsignor Virgilio all’ex Preventairio, prendiamo verso destra la via Solferino che, dopo centotrenta metri, sbocca sul viale San Martino, lo prendiamo verso sinistra e, dopo duecentocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di San Martino. Nata come chiesa campestre nella periferia dell’abitato, è stata poi raggiunta e circondata dal tessuto urbano in seguito all’espansione del paese. È costituita da un’unica aula a pianta rettangolare, caratteristica tipica delle Chiese campestri. Possiede il tetto in tegole sarde, una semplice facciata di colore bianco ed un piccolo campanile a vela. Visita dei dintorni di ArzanaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Arzana, sono stati portati alla luce i resti del villaggio nuragico Ruinas; della Tomba di giganti Orruinas; del Protonuraghe Pranedda; dei Nuraghi semplici Sa ’e Corroce, e de Sa Tanca chiamato nel testo di Giovanni Lilliu con il nome di Orrubiu; del Nuraghe complesso Ruinas o Orruinas; ed anche dei Nuraghi Arredabba, Biddadeni, de lua, Esconi, Gilorzi, Meurra, Onnes, Perdu Loi, Piscina Niedda, Prethos, Sa Mela, Sa Pentuma, Unturgiadore, tutti di tipologia indefinita. Nel territorio Comunale di Arzana si trovano, inoltre, tre stazioni ferroviarie utilizzate principalmente per il traffico turistico legato al Trenino Verde, e sono quella di Sella Elecci, nelle campagne a nord est dell’abitato; quella di Arzana, ubicata a sud ovest del centro abitato, rappresenta lo scalo di riferimento per il paese; quella di Villagrande, al servizio principalmente della limitrofa Villagrande Strisaili. La Fermata ferroviaria di Sella ElecciPer raggiungere Sella Elecci, dal centro dell’abitato prendiamo verso nord la via Giuseppe Garibaldi, ed al suo termine prendiamo a destra la via Tempio, poi subito a destra la via Marco Polo, e subito a sinistra la via Umberto Nobile, che sbocca sulla Strada Comunale Orgella Oniga, ed esce dall’abitato verso nord. Percorso poco più di quattro chilometri, arriviamo a un bivio, dove prendiamo la deviazione a destra, proseguiamo per due chilometri e settecento metri, passiamo la linea ferroviaria e prendiamo ancora a destra, proseguiamo per un centinaio di metri e prendiamo una strada bianca sulla destra che ci porta alla Fermata ferroviaria di Sella Elecci. Le sue origini risalgono al tardo ottocento, quando la Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna realizza la linea tra Mandas ed Arbatax, e con essa lo scalo di Sella Elecci, posto in corrispondenza della casa cantoniera 138 della ferrovia, ed attivato nel 1893 insieme al tronco tra Arbatax e Gairo, uno dei primi della linea per Mandas che verrà terminata l’anno seguente. alla gestione SFSS nel 1921 subentra quella della Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui segue nel 1989 la Ferrovie della Sardegna. Sotto la sua amministrazione la linea tra Mandas ed Arbatax viene destinata, a partire dal 1997, all’esclusivo impiego per il traffico turistico legato al progetto Trenino Verde, il che comporta la cessazione di ogni servizio di trasporto pubblico nella stazione. Da allora l’impianto, dal 2010 gestito dall’ARST, viene utilizzato quasi esclusivamente nel periodo estivo, restando per il resto dell’anno pressoché privo di traffico. Il parco Comunale di ArzanaDal centro dell’abitato prendiamo verso nord la via Giuseppe Garibaldi, che al termine compie una curva a sinistra e si dirige verso sud come via Brigata Sassari, ed esce dall’abitato di nuovo come SP23. Percorsi due chilometri e mezzo, questa strada provinciale sbocca sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, che prendiamo verso destra ossia in direzione di Nuoro, ed ad angolo tra le due strade si trova il Parco Comunale di Arzana, un bel parco boscato, attrezzato con tavoli e sedili, parcheggio, nel quale è presente anche una fonte d’acqua sorgiva. La Stazione ferroviaria di ArzanaArrivati con la SP23 sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, la prendiamo verso destra e, percorsi appena trecento metri, vediamo alla destra della strada l’edificio che ospitava la Stazione ferroviaria di Arzana. L’impianto viene realizzato nell’ultimo decennio dell’ottocento dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, a circa cinque chilometri a sud ovest dal paese, e viene inaugurata nel 1893, in coincidenza con l’attivazione del tronco ferroviario tra Arbatax e Gairo, uno dei primi della linea per Mandas, che verrà terminata l’anno seguente. alla gestione SFSS, nel 1921 subentra quella della Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui segue, nel 1989, quella delle Ferrovie della Sardegna. Sotto la sua amministrazione, a partire dal 1997 la linea viene destinata all’esclusivo impiego per il traffico turistico legato al progetto Trenino Verde, e cessa ogni servizio di trasporto pubblico nella stazione arzanese. Da allora l’impianto, dal 2010 gestito dall’ARST, viene utilizzato quasi esclusivamente nel periodo estivo, restando per il resto dell’anno pressoché privo di traffico. La Stazione ferroviaria di Villagrande StrisailiProseguendo per poco più di quattro chilometri verso nord ovest lungo la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, circa duecentocinquanta metri prima del cartello indicatore del chilometro 174, seguendo le indicazioni per il Lago Alto del Flumendosa ed il Gennargentu, prendiamo la deviazione a sinistra sulla strada di congiunzione tra la SS389 di Buddusò e del Correboi e la SS198, e, dopo centocinquanta metri, una strada bianca sulla sinistra ci porta alla Stazione ferroviaria di Villagrande Strisaili che, pur essendo al servizio principalmente del vicino comune di Villagrande Strisaili, si trova in territorio di Arzana. La stazione viene costruita negli anni novanta dell’ottocento a circa otto chilometri a sud ovest dell’abitato di Villagrande Strisaili per conto della Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, e viene inaugurata nel 1893, data di apertura all’esercizio del tronco tra Arbatax e Gairo, uno dei primi della linea per Mandas a venire completati. Nel 1921 alla gestione subentra quella della Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui segue nel 1989 quella delle Ferrovie della Sardegna. Sotto la loro amministrazione, nel 1997 l’intera tratta tra Mandas ed Arbatax viene destinata all’impiego per il solo traffico turistico legato al progetto Trenino Verde, fatto che comporta la cessazione di ogni servizio di trasporto pubblico nella stazione. Da allora l’impianto, dal 2010 gestito dall’ARST, viene utilizzato quasi esclusivamente nel periodo estivo, restando per il resto dell’anno pressoché privo di traffico. I resti del Nuraghe semplice de Sa Tanca o Nuraghe OrrubiuLungo la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, prendiamo la deviazione a sinistra sulla strada di congiunzione tra la SS389 di Buddusò e del Correboi e la SS198, che parte dal paesino di Gairo Taquisara fino ad innestarsi nella SS389 di Buddusò e del Correboi all’altezza della stazione di Villagrande Strisaili. Passata la strada bianca che porta alla stazione, proseguiamo per poco più di un chilometro e prendiamo verso destra la strada per il Lago Alto del Flumendosa, Gennargentu, Perda liana e Tonneri. Questa strada costeggia a sud il Lago Alto del Flumendosa, che descriveremo bene nella prossima tappa del nostro viaggio. Proseguiamo verso il lago del Flumendosa, incorciando sulla sinistra il bellissimo canale di Pirincanes, poi più avanti, dopo quasi tredici chilometri, al bivio Pirincanes, la strada si biforca e si dirige a destra per le cascate Pirincanes ed a sinistra per il villaggio nuragico Ruinas e per la Punta la Marmora. Al bivio Pirincanes prendiamo a sinistra la strada della Foresta Girgini, dopo poco più di sei chilometri, la strada svolta a sinistra, la seguiamo per quasi altri due chilometri, fino a vedere una strada bianca in discesa sulla sinistra che, dopo circa un chilometro e settecento metri, ci porta a vedere i resti del Nuraghe de Sa Tanca, chiamato nel testo di Giovanni Lilliu con il nome di Nuraghe Orrubiu. Si tratta di un Nuraghe semplice costruito a 978 metri di altezza con blocchi di granito rossicce, ossia un Nuraghe monotorre senza scala interna e senza nicchie nel vano. I resti del Nuraghe complesso e del villaggio nuragico RuinasAl bivio Pirincanes prendiamo a sinistra la strada della Foresta Girgini, dopo poco più di sei chilometri, la strada svolta a sinistra, la seguiamo per quasi altri due chilometri, fino a vedere la strada bianca in discesa sulla sinistra che porta al Nuraghe de Sa Tanca, evitiamo la deviazione e proseguiamo dritti per un altro paio dii chilometri, fino a raggiungere l’imponente Complesso nuragico di Ruinas o Orruinas. Costituiva un’ampia area archeologica dove erano presenti un Nuraghe, un antico villaggio nuragico, probabilmente un pozzo sacro ed una Tomba di giganti. L’area archeologica è situata sotto il monte Tuvera, a 1205 metri di altitudine, ed è la più alta di tutta la Sardegna. Al suo interno si trova il Nuraghe Ruinas o Orruinas, noto ad Arzana come Presone de Molathò, che è stato definito da Giovanni Lilliu come il più alto di tutta la Sardegna. Si tratta di una struttura complessa, costituita da un alto mastio che si completa poi con uno stretto cortile, e con tre torri secondarie raccordate da una cortina muraria di grossa pezzatura, caratteristica che lo fa appartenere alla categoria dei Nuraghi trilobati. La tholos centrale è ancora integra e presenta un ingresso stretto e molto alto, con la consueta scala a sinistra dell’entrata dalla quale è possibile raggiungere la sommità della struttura, che offre una vista panoramica meravigliosa sul territorio circostante e sulle rovine del Villaggio nuragico, costituito dalle numerose capanne circolari che lo circondano, almeno 200, ed accanto alle capanne del villaggio ci sono i resti di un edificio rettangolare di 20 per 30 metri, forse una capanna per le riunioni. A qualche centinaio di metri dal Nuraghe ci sono i resti di una struttura che fa pensare ad una Tomba di giganti, chiamata la Tomba di giganti di Ruinas o Orruinas. L’antico villaggio nuragico è stato abitato anche in seguito, ed è stato abbandonato nel 1400 dopo Cristo, in concomitanza della grande peste che percorse l’Isola, e le sue genti si sono trasferite ad Arzana, nel rione oggi chiamato Preda ’e Maore. Il villaggio come oggi lo si osserva è quindi risultante dall’impianto medioevale ed è assai esteso, di grande interesse per capire le dinamiche dello spopolamento che seguì la catastrofe insediativa nel cuore della Sardegna all’indomani delle pestilenze, ed oggi rappresenta un luogo di grosso interesse storico e naturalistico. Il complesso di Ruinas costituisce un raro esempio, forse unico, di persistenza della civiltà nuragica oltre l’anno 1000 dopo Cristo. I resti del Nuraghe UnturgiadoreProseguiamo verso il lago del Flumendosa, incorciamo sulla sinistra il canale di Pirincanes, poi più avanti, dopo quasi tredici chilometri, al bivio Pirincanes, la strada si biforca. Al bivio di Pirincanes, prendiamo questa volta a destra la strada bianca verso il Gennargentu, passiamo accanto ai resti dell’antico borgo di Bidda Silisè, abbandonato con li altri borghi di Cortes de Maceddu e Adana, intorno al 1400 a causa di una pestilenza. Passati questi resti, proseguiamo e, a circa cinque chilometri dal bivio, svoltiamo a sinistra in una sterrata che, dopo un chilometro e mezzo, ci fa raggiungere il Nuraghe Unturgiadore il cui nome deriva da Unturgiu, nome dell’avvoltoio in lingua sarda. Il Nuraghe, di tipologia indefinita, è situato a 1082 metri di altezza, e vicino ad esso si trovano i pochi resti delle capanne dell’omonimo villaggio nuragico. Il Gennargentu con la Punta la MarmoraEvitando la svolta a sinistra che ci ha portati al Nuraghe, proseguiamo dritti lungo la strada, ci avviamo verso la valle di Gidinis, il bosco di tassi di Tadderi o Taddei ed infine l’altopiano di Cixini Crobeni, dove dopo un paio di chilometri la strada termina. Proseguendo a piedi si può arrivare sul Massiccio del Gennargentu l’area montuosa di grande estensione situata nella zona centro orientale della Sardegna, comprendente le cime più elevate dell’isola, che geologicamente è un’antica formazione rocciosa, caratterizzata da montagne relativamente basse e con vette a profilo rotondeggiante. Tra le tipologie di roccia maggiormente rappresentate nell’area vi sono gli scisti, i graniti e le rocce calcaree. Da Arzana possaimo arrivare alle pendici della Punta la Marmora in lingua sarda chiamata Perdas Carpìas, che significa pietre spaccate per via della natura scistosa delle sue rocce che tendono a frantumarsi. La Punta la Marmora, che, con i suoi 1.834 metri, è la cima più alta della Sardegna. Si trova a cavallo tra Ogliastra e Barbagia, nel territorio amministrativo dei comuni di Arzana e Desulo, che per secoli se ne sono contesi la proprietà, e che è stata poi definitivamente assegnata ad Arzana. La vetta porta il nome del generale e scienziato Alberto Ferrero della Marmora, che descrisse l’isola in due opere scientifico letterarie, ossia Voyage en Sardaigne, del 1826, e Itinéraire de l’île de Sardaigne, del 1860. La cima, sulla quale si trova la croce che segna il punto più alto della Sardegna, sebbene su questo ultimo aspetto permangano alcuni dubbi, si presenta arrotondata e spoglia, ma le pendici sono parzialmente ricoperte da una vegetazione erbacea ed arbustiva particolare e condizionata, in maniera molto marcata, dalle caratteristiche climatiche sfavorevoli. Sul versante occidentale, nella località di Su Sùssiu chiamata anche di S’Issùssiu, che in lingua sarda significa il burrone, vegeta un piccolo bosco di tassi millenari. Nelle giornate terse dalla cima si può ammirare un panorama che spazia su una gran parte della Sardegna, dato che si possono individuare sia le montagne della Corsica meridionale, sia le colline di Cagliari, ed anche i mari che circondano l’isola. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Barì Sardo passando per Tortolì effettueremo una deviazione all’interno e ci recheremo a visitare l’abitato di Villagrande Striasaili che visiteremo con i siti archeologici nei suoi dintroni, e dal quale ci recheremo sul Lago Alto del Flumendosa con i suoi siti archeologici. |