Austis che visiteremo con i suoi dintorni, i diversi siti archeologici e la bella roccia detta Sa Crabarissa
In questa tappa, riprenderemo da Sorgono il nostro viaggio verso nord, per tornare nella Barbagia di Ollolai, dove ci recheremo a visitare il paese chiamato Austis ed i suoi dintorni, con i siti archeologici e la bella roccia detta Sa Crabarissa. La regione storica della Barbagia di OllolaiLa Barbagia di Ollolai (nome in lingua sarda Barbàgia ’e Ollolai), chiamata anche Barbagia Superiore, è una regione storica della Sardegna centrale. Durante il periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea, nellla Curatoria della Barbagia di Ollolai, è stata poi degli Aragonesi, quindi del Ducato di Mandas. Ne fanno parte i comuni: Austis, Fonni, Dorgali, Gavoi, lodine, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Olzai, Orgosolo, Ovodda, Teti e Tiana. Secondo molti, ed anche secondo noi, alla Barbagia di Ollolai apparterrebbe anche il comune di Dorgali, che durante il periodo nel quale la Sardegna era sotto il controllo dell’impero Bizantino e nel primo periodo del Giudicato di Arborea ne costituiva uno sbocco al mare, che è andato perduto a seguito dell’espansione, promossa dai Pisani, verso sud del Giudicato di Gallura. Secondo alcuni, alla Barbagia di Ollolai apparterebbero anche i comuni di Orani e Sarule, che noi attribuiamo, invece, al Nuorese, noto anche come Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti. In viaggio verso AustisDa Meana Sardo, dove eravamo arrivati nella precedente tappa del nostro viaggio, riprendiamo indietro la SS128, ripassiamo per Atzara fino a tornare a Sorgono. Passato l’abitato di Sorgono, dopo un paio di chilometri deviamo a sinistra, verso nord ovest, sulla SP31. La percorriamo e la strada ci fa tornare nella Barbagia di Ollolai. Seguendo la SP31, dopo circa sei chilometri questa strada ci porta fino ad entrare nell’abitato di Austis. Dal Municipio di Sorgono a quello di Austis abbiamo percorso 8,9 chilometri. Il comune chiamato Austis che costituisce il cuore della Sardegna nella Barbagia di OllolaiIl comune chiamato Austis il cui nome si pronuncia Aùstis, è piccolo centro agricolo collinare (altezza metri 881 sul livello del mare, abitanti 767 al 31 dicembre 2021) che sorge nella parte centro occidentale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Oristano, a nord dell’altopiano Mandrolisai, e che si autodefinisce il cuore della Sardegna. L’abitato si estendesu un leggero pianoro circondato quasi completamente da elevazioni collinari e dai boschi tipici della vegetazione mediterranea, ed il territorio che lo circonda è ricco di boschi di lecci, sughere e roverelle e di corsi d’acqua, e comprende anche l’area del lago di Benzone, che è in parte condiviso con il comune di Olzai. Origine del nomeL’origine del nome è attestata dal 1341, in diverse forme, ossia Austis, Augustis, Daustis, Agustis ed anche Agostis. Il nome deriva dal latino Augustis, forma di ablativo con funzione locativa, derivante da Augustae, ed è probabilmente legato al suo passato, quando era la stazione militare chiamata Colonia Augusta dell’antica Roma. Intorno all’abitato si trovano, infatti, numerosi segni della sua frequentazione in Età Imperiale, e tra essi anfore, monete, e diverse iscrizioni. La sua economiaNonostante durante la dominazione romana fosse situata lungo l’importante via di comunicazione che collegava Cagliari con Olbia, Austis è rimasto un centro agropastorale da sempre, legato alla sua cultura ed alle sue secolari tradizioni, con un’economia basata sulle attività agro pastorali. L’agricoltura riveste ancora oggi un ruolo preminente nell’economia locale, dato che si coltivano cereali, ortaggi, foraggi e frumento. Accanto all’agricoltura si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale non è molto sviluppato, con poche realtà produttive che operano nei comparti edile e tessile. Non particolarmente sviluppato è il terziario. A livello artigianale si producono diversi oggetti in pelle, come le scarpe, chiamate in lingua sarda Is cosinzos, e gli zainetti, il cui nome in lingua sarda è Sa tasca. Sebbene non figuri tra le principali mete turistiche della zona, offre la possibilità di trascorrervi un piacevole soggiorno tra le incontaminate bellezze naturali, quali i numerosi boschi, ricchi di cisto, lentisco, corbezzolo e mirto, e le particolari rocce che sembrano delle vere e proprie sculture naturali, tra le quali la più famosa è la roccia chiamata Sa Crabarissa, che ricorda le sembianze di una figura di donna con il tradizionale costume di Cabras. Altro motivo di richiamo per i turisti è costituito dalla gastronomia, che vanta piatti tipici a base di gustosi insaccati. Brevi cenni storiciIl territorio nel quale sorge Austis è stato abitato sino dall’età preistorica, come testimoniano i diversi resti in esso rinvenuti che è ricco di testimonianze antropomorfiche risalenti all’età nuragica. Abitato probabilmente dalla tribù dei Nurensi o da quella dei Celsitani del Gennargentu, che nel secondo secolo dopo Cristo erano al comando dell’esercito imperiale romano. Infatti, Austis successivamente viene colonizzata dai Romani, che vi fondano una stazione militare o un semplice Stazzo, ossia un luogo di stazionamento, una Colonia Augusta, lungo la strada che collega Càralis, ossia l’attuali Cagliari, ad Olbia, passando per Forum Traiani, oggi Fordongianus. Nel periodo medioevale il paese cresce, appartenendo al Giudicato di Arborea, nella curatoria del Barigadu, e nel 1407 la curatoria di Austis fa capo ai comuni di Teti e Tiana. Passata sotto gli Aragonesi e, successivamente durante la dominazione spagnola, nel 1607 viene ceduta in feudo alla signoria degli Amat, i quali la governano fino all’abolizione del sistema feudale nel 1839. Nel 1807 entra a far parte della prefettura di Sorgono, poi in quella di Busachi nel 1845. In periodo repubblicano, viene a far parte della dodicesimo comunità montana, fondata nel 1960. La sua storia successiva non evidenzia avvenimenti di particolare interesse e segue quella dei territori circostanti. Del comune di Austis nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. L’emigrazione degli anni sessanta, verso il Belgio, la Germania e la Francia, ma soprattutto quella degli anni successivi verso la Toscana, è causa di un forte spopolamento, che porta a contare, dai 1482 abitanti del 1961, i 967 abitanti nel 2011. Le principali principali feste e sagre che si svolgono ad AustisAd Austis sono attivi l’Associazione Culturale Gruppo Folk Sant’Antonio ed il Gruppo Folk Traditziones Populares. Nelle loro esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Austis. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Austis meritano di essere citate le sfilate del Carnevale con le maschere tradizionali de Sos Colonganos e S’Urtzu; i riti della Settimana Santa; il 15 agosto la Festa della Santa patrona, che è Santa Maria Assunta; la terza domenica di settembre la Festa di Sant’Antonio da Padova, nella omonima chiesa campestre. Il Carnevale di Austis con Sos Colonganos e S’UrtzuIl Carnevale di Austis è costituito dalla sfilata di maschere riscoperte di recente in seguito a ricerche sull’antica cultura sarda: Sos Colonganos e S’Urtzu. Le maschere tradizionali di Austis sono costituite da Sos Colonganos il cui nome deriva dal grego Kolos, ossia pecora, e che sono Coloro che si vestivano da pecore, molto simili alle altre maschere barbaricine, ma portano sulle spalle non i tradizionali campanacci ma delle ossa di animali, che nel ritmo cadenzato della danza vengono scosse per produrre un suono cupo, meno forte di quello dei campanacci. Portano sul viso una maschera di sughero ricoperta di rami di corbezzolo, e pelli di volpe o di martora sul capo. Queste maschere rappresentano il ciclo di morte e rinascita tipico dei riti arcaici del Carnevale barbaricino, e si pensa che, in passato, anche le altre maschere sarde portassero sulle spalle le ossa degli animali al posto dei moderni campanacci. Ad accompagnare il gruppo c’è la figura de S’Urtzu vestito da cinghiale, che costituisce la vittima, e che viene percosso da due Guardiani incappucciati, vestiti completamente di nero. I riti della Settimana SantaTante le manifestazioni che si organizzano ad Austis collegate alle ricorrenze religiose, vanno citate quelle della Settimana Santa, che sono simili a quelli di altri paesi della Barbagia, ma sono caratterizzati da un rito tipico. All’inizio della quaresina, nelle famiglie viene seminato Su Nennere, ossia un praticello di avena, grano ed orzo, che cresce durante tutta la quaresima, e viene fatto benedire in chiesa il giorno di Pasqua per propiziare una buona annata. Visita del centro di AustisL’abitato, che si estende in un pianoro circondato quasi completamente da elevazioni collinari e dai boschi tipici della vegetazione mediterranea, ha un andamento collinare, ed ha conservato la sua impronta rurale senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra la mancanza di segni di espansione edilizia. Entriamo in Austis da sud, con la SP31 che, dopo circa duecento metri, all’interno dell’abitato assume il nome di via Giuseppe Mazzini. La strada procede verso nord fino ad incrociare, dopo circa duecentocinquanta metri, la via Vittorio Emanuele, che è la strada principale di Austis e che lo attraversa da ovest ad est. La chiesa parrocchiale di Santa Maria AssuntaArrivati in Austis con la via Giuseppe Mazzini, incrociamo la via Vittorio Emanuele e la prendiamo verso destra, ossia verso est. Dopo circa duecento metri, troviamo alla destra della strada la piazza Italia, sulla quale si affaccia la chiesa di Santa Maria Assunta dedicata alla Madonna dell’Assunta, che è la chiesa parrocchiale di Austis. La chiesa, che è sopraelevata rispetto al livello della strada che ci ha portato nella piazza, è stata costruita nel 1567su un edificio precedente, forse una basilica duecentesca, e, nel corso dei secoli, ha subito diversi rifacimenti. Al suo interno è collocato un Cristo crocifisso scolpito da un giovane di Austis, Elio Sanna, che nel 1987, da un albero di pero selvatico rinsecchito, in due anni di lavoro, ha ricavato l’immagine del Cristo in un unico pezzo monumentale, di oltre due metri di altezza. Nel 2001 la scultura è stata danneggiata in un incendio, ma è stata immediatamente restaurata dallo stesso autore, che poi è morto all’età di 43 anni nel 2007. La drammatica espressione di Dio sofferente commuove profondamente ogni visitatore, tanto da essere divenuto un oggetto di venerazione per tutti i fedeli di Austis. Lo stesso artista ha realizzato la fonte battesimale e un bel bambino Gesù venerato nella stessa chiesa dell’Assunta. La Festa della Vergine Assunta in cielo, che è la Santa patrona del centro abitato di Austis, si celebra il 15 agosto di ogni anno, preceduta da due giorni di festeggiamenti con l’esibizione delle maschere, oltre a rappresentazioni sacre e folkloristiche. Il Municipio di AustisProseguendo lungo la via Vittorio Emanuele, circa cento metri più avanti arriviamo al civico numero 20, dove, alla sinistra della strada, si trova l’edificio nel quale sono ospitati la sede e gli uffici del Municipio di Austis. Il Campo Sportivo ed il Campo da Tennis di AustisQuasi di fronte al Municipio, parte alla destra della via Vittorio Emanuele la via Roma. La prendiamo e la seguiamo per circa centrocinquanta metri, poi prendiamo a sinistra la via Barcalai e raggiungiamo, dopo poche decine di metri, il Campo Sportivo ed il Campo da Tennis di Austis. Il Cimitero di AustisRitornati sulla via Vittorio Emanuele, la seguiamo per altri circa duecento metri sempre verso est, e raggiungiamo, alla destra della strada, l’ingresso del Cimitero di Austis. Visita dei dintorni di AustisVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Austia, sono stati portati alla luce i resti del sito di Sa Perdalonga con Dolmen a galleria con transetto e le testimonianze di età romana situate nella sua zona settentrionale, tra cui interessanti lapidi in granito con iscrizioni in latino; del Nuraghe semplice Turria; ed anche dei Nuraghi Istecori, lughia, Turria II, tutti di tipologia indefinita. Di grande impatto paesaggistico sono le due rocce di Sa Crabarissa, con sembianze femminili e quella a forma di aquila, nella località Sa Conca de su Cannizzu. La chiesa campestre di Sant’Antonio da PadovaDal Municipio di Austis, prendiamo verso ovest la via Vittorio Emanuele e, dopo meno di cento metri, prendiamo verso destra, ossia verso nord, la via lazio, che seguiamo per trecento metri. Arriviamo a un bivio dove, seguendo le indicazioni, prendiamo la strada verso destra che seguiamo per poco più di due chilometri. Sempre seguendo le indicazioni, prendiamo una deviazione sulla sinistra che, in circa cinquecento metri, ci porta alla chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova che è stata edificata sull’altopiano di Sa Sedda de Basiloccu nel 1664. La chiesa conserva all’interno un prezioso altare barocco, ed alla sua destra si trova un portico sotto il quale sono affacciati diversi Muristenes disposti tutto intorno, a formare una corte. La terza domenica di settembre i pastori di Austis organizzano presso questa chiesa campestre la Festa di Sant’Antonio da Padova, chiamata anche di Sant’Antonio de Basiloccu che è la Festa più importante per gli abitanti di Austis. Questa Festa prevede, oltre ai riti religiosi, anche i festeggiamenti civili, con un banchetto festivo collettivo, a base di carne arrostita profumata con erbe aromatiche. La bella roccia detta Sa CrabarissaIl paesaggio intorno ad Austis è caratterizzato da fenomeni erosivi che hanno plasmato le rocce creando vere e proprie sculture. La più nota ed ammirata è la roccia detta Sa Crabarissa che sembra avere le sembianze di una donna vestita in abito tradizionale, il cui nome starebbe ad indicare la donna di Cabras, il paese dei pescatori in Provincia di Oristano. Dal Municipio di Austis, prendiamo verso ovest la via Vittorio Emanuele e, dopo meno di cento metri, prendiamo verso destra, ossia verso nord, la via lazio, che seguiamo per trecento metri. Arriviamo a un bivio dove, seguendo le indicazioni, proseguiamo lungo la strada principale che porta in direzione della vallata di Ghea, la seguiamo per circa quattro chilometri e mezzo, poi svoltiamo a sinistra nella strada catastale Cabitze e Margiani, che seguiamo per tre chilometri e mezzo, svoltiamo nuovamente a sinistra e, dopo settecento metri, raggiungiamo la punta Borta Melone, un suggestivo belvedere che dai suoi quasi novecento metri d’altezza permette di ammirare l’intera valle del Tirso. Qui, in località Sa Senoredda, troviamo il parcheggio e prendiamo un sentiero che seguiamo a piedi e checi porta fino alla bellissima roccia, alla quale il vento e la pioggia hanno dato le sembianze di una donna. La forma di questo masso ha fatto nascere una leggenda popolare, secondo la quale la roccia sarebbe stata, un tempo, una donna di Cabras, tramutata in pietra per aver rifiutato ad un pastore un poco di cibo. Al pastore che le chiedeva cibo avrebbe risposto: Per te ho solo pietre. E lui la avrebbe maledetta per la sua avarizia con le parole: Ed io in pietra ti trasformerò. Una maledizione che la avrebbe trasformata nella pietra che oggi possiamo ammirare, e che starebbe a rappresentare una donna con il tradizionale costume di Cabras. un’altra leggenda narra che una fanciulla di Cabras si era innamorata di un pastore di Austis, conosciuto durante la transumanza invernale che dalle montagne portava le greggi alla ricerca di pascoli dove il clima era più mite, verso il Campidano di Oristano. Dopo essersi conosciuti, i due innamorati decidono di scambiarsi doni e promesse di matrimonio ma, finita la transumanza, il pastore riparte per la montagna e la ragazza attende invano il suo ritorno. La giovane promessa sposa decide allora di incamminarsi verso Austis per capire cosa sia successo, ma al suo arrivo trova il pastore sposato con un’altra donna, ed affranta dal dispiacere, durante il viaggio di ritorno verso la pianura, la ragazza rimane pietrificata dal dolore, tramutandosi così nella celebre roccia. Secondo una terza leggenda, però meno diffusa, il nome starebbe ad indicare non la donna di Cabras, ma la Guardiana delle capre, visto che se ne sta solitaria su un rilievo roccioso e sembra controllare tutto intorno il suo gregge di capre. I resti del Nuraghe IstecorìDal centro di Austis prendiamo verso ovest la via Vittorio Emanuele, che esce dall’abitato come SP4 e si muove poi verso nord est. La seguiamo per circa due chilometri dopo aver passato il Cimitero di Austis, poi,su un’altura alla sinistra della strada, si trova il Nuraghe Istecorì ancora discretamente conservato. Viene considerato, dagli archeologi, parte integrante del villaggio di S’Urbale, che si trova più a nord est, però in territorio di Teti. È un Nuraghe di tipologia indefinita, caratterizzato dalla presenza di tre ingressi. Lungo le pareti del Nuraghe sono presenti delle fessure lunghe e strette, che venivano utilizzate per controllare, dall’interno, tutta la zona sottostante. Sulla cima del Nuraghe è cresciuto un albero. Il Dolmen a galleria di Perda longaProseguendo per circa un chilometro sulla SP4, arriviamo in località Perda longa, dove arriva da sinistra la strada Teti su Mullone, e si trova uno slargo dove è possibile parcheggiare, vicino alla zona nella quale è in atto il restauro conservativo del villaggio di S’Urbale, in territorio di Teti. alla sinistra parte verso ovest il sentiero non tracciato che porta al significativo monumento funerario che viene chiamato Dolmen a galleria di Perda longa ma che da parte di alcuni viene indicato come Tomba di giganti di Perda longa. Si tratta di un Dolmen a galleria, ma è probabilmente un momento di passaggio dalla sepoltura nei domen a quella nella Tombe di giganti. Così la descrive Enzo Bernardini nel suo libro Sardegna antica: Degno di nota il Dolmen a galleria, con transetto, di Perdalonga (Austis), lungo m. 8,30 e largo m 1,40; formato da una quindicina di lastre verticali e da quattro o cinque tavole di copertura. La camera sepolcrale è divisa all’interno in due parti da una lastra trasversale che fuoriesce per circa mezzo metro dalla parte ortostatica. Giovanni Lilliu, nel suo libro La Civiltà dei Sardi, fa rientrare questa struttura funeraria nel vasto quadro del Megalitismo perimediterraneo ed europeo, la cui massima diffusione coincide col passaggio dal Neolitico alla cultura della metallurgia. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, riprenderemo da Austis il nostro viaggio proseguendo verso nord est nella Barbagia di Ollolai, per recerci a visitare Teti paese reso famoso soprattutto dagli importanti bronzetti rinvenuti nel villaggio di Abini, che si trova nei suoi dintorni. |