Berchidda visita del paese del Jazz e dei suoi dintorni con i Dolmen di Abialzos
Da Olbia ci dirigeremo verso ovest per visitare le località presenti nella regione storica del Monteacuto. In questa tappa del nostro viaggio, entrati nel Monteacuto orientale, ci recheremo a visitare Berchidda conosciuta in tutto il mondo come la città del Jazz, ed i suoi dintorni con i Dolmen di Abialzos. La regione storica del Monteacuto, chiamata anche Logudoro MonteacutoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Monteacuto comprende la piana di Chilivani e le propaggini dei monti del Goceano, di Alà dei Sardi e del limbara. Il nome deriva da quello del Castello giudicale edificato a Berchidda nel tredicesimo secolo. Il paesaggio del Monteacuto è caratterizzato dall’alternarsi di alture e zone pianeggianti. Oggi il Monteacuto si trova economicamente diviso in due zone, il cui confine è segnato dal fiume Coghinas. I comuni che fanno parte del Monteacuto orientale sono: Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri e Padru. Quelli che fanno parte, invece, del Monteacuto occidentale sono Nughedu San Nicolò, Ozieri, Pattada e Tula. Nel Monteacuto si parla il logudorese, a ovest nell’arcaica variante settentrionale nuorese, mentre a est in quella comune. L’altopiano di Buddusò, a sud est, è la zona di convergenza tra queste due varianti linguistiche. In viaggio verso BerchiddaA Berchidda arriviamo partendo da Olbia. Prendiamo corso Vittorio Veneto ad Olbia, poi svoltiamo a sinistra su via Tre Venezie, da qui in via Bazzoni Sircana che ci porta sulla Tangenziale ovest, da dove proseguiamo prendendo a destra, dopo circa due chilometri e mezzo, la SS597 del Logudoro, che è nota anche con il nome europeo di 2040, e ci porta nella regione storica del Monteacuto, che faceva parte del Logudoro. Dopo aver percorso circa 35 chilometri sulla SS199, svoltiamo a destra sulla SP62 che, in un paio di chilometri, ci porterà a Berchidda. Il comune chiamato Berchidda considerato anche la città del JazzIl comune chiamato Berchidda (nome in lingua sarda Belchidda in gallurese Bilchidda, altezza metri 324 sul livello del mare, abitanti 2.630 al 31 dicembre 2021) è un centro collinare ad economia prevalentemente agricola, famoso per la produzione di sughero e del vino Vermentino. I suoi abitanti vivono principalmente nel capoluogo Comunale, e solo pochi si distribuiscono in case sparse. La zona collinosa nella quale sorge il paese è piuttosto accidentata, e la vallata è sovrastata a nord dalla catena montuosa del massiccio del Monte limbara, che si trova proprio a nord di Berchidda, e nel suo territorio raggiunge 1.362 metri con Punta Balestrieri, detta anche Punta Sa Berritta, prendendo il nome dal tipico copricapo sardo. Ad est e a sud è circondata dalle colline che da Monti arrivano all’altopiano di Alà dei Sardi e Buddusò. A ovest del paese, un poco più a sud, si trova il massiccio del Monte Acuto, l’aguzzo massiccio granitico appartenente al sistema montuoso del limbara meridionale, che ha dato il nome all’intera regione. L’abitato è facilmente raggiungile mediante la SS597 del Logudoro, che dista soli tre chilometri dall’abitato, e la linea ferroviaria che collega Ozieri con Chilivani e da qui prosegue per Golfo Aranci e Porto Torres, ha uno scalo sul posto. Attenzione a non confondere Berchidda con Berchida, località che prende il nome dalla omonima casa Cantoniera situata lungo la SS125 Orientale Sarda a sud del Siniscola, nei pressi della quale si trova la famosa spiaggia di Berchida, considerata come una tra le più belle spiagge d’Italia. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio e delle città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeIl nome del paese Berchidda, attestato nelle fonti medievali dal 1346 come Berquilla, secondo alcuni deriverebbe dal personale femminile latino Vercilla, dal gentilizio Vercius, oppure Dal latino Pergula ad indicare il pergolato, o dal latino Quercus ad indicare la quercia. Oppure potrebbe derivare dal termine tedesco Berg, ossia montagna, con riferimento al Monte limbara. Per altri, infine, deriverebbe da un termine preromano, forse nuragico, della quale si è perso il significato. La sua economiaLa sua economia è basata, oltre che sull’agricoltura e sull’allevamento, anchesu una modesta attività industriale. La sua economia è basata prevalentemente sulla coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi, uva utilizzata per la produzione del vino Doc Vermentino, ulivi, agrumi, frutteti, e sull’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. É basata, inoltre, sull’artigianato, presente oltre che nei settori tradizionali della lavorazione del ferro e del legno, anche nel settore del sughero, che negli ultimi anni sta assumendo un ruolo sempre più significativo. Importante anche la produzione vitivinicola, soprattutto del vino Vermentino, ed olivicola. L’industria, modestamente sviluppata, è costituita da aziende che operano nei comparti estrattivo, alimentare, lattiero caseario, della lavorazione del legno, della fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati, dei materiali da costruzione, metallurgico, dei mobili edile ed elettrico. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Per quanto riguarda la sua gastronomia, citiamo la Suppa cuatta, piatto gallurese a base di pane, formaggio fresco, brodo di carne e pecorino stagionato; le specialità del miele amaro, fortemente profumato dai pollini della macchia mediterranea di cui le api si cibano; le squisite confetture e il dessert agrodolce della Seada; i Sospiri, tradizionali dolci, ossia praline a base di pasta di mandorle, che un’azienda locale, la Rau Arte Dolciaria, produce in una versione aromatizzata al mirto, all’arancia e al cioccolato. Brevi cenni storiciIl territorio è stato abitato fino alla preistoria, come dimostrano i numerosi tafoni, ossia i ripari sotto la roccia, diffusi in tutta la zona e particolarmente sul Monte Acuto, oltre ad alcune domus de janas, Dolmen e Nuraghi. Il ritrovamento di alcune monete puniche fa pensare all’esistenza di contatti commerciali tra le popolazioni locali e i mercanti punici stanziati lungo le coste, dato che non esistono prove di una presenza punica nel territorio. Con la sconfitta dei Cartaginesi ad opera dei Romani, anche Berchidda viene interessata dalla nuova dominazione. Parte della popolazione viene romanizzata, mentre molti preferiscono rifugiarsi sulla montagna, dedicandosi soprattutto alla pastorizia. Nei pressi del paese, in località Sa Contrizzola, nel 1918 è stato trovate il cosiddetto Tesoro, formato da 1.398 monete romane di vario tipo di età repubblicana, datate tra il 268 e l’82 a. C., che sono ora conservate nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Dell’età romana rimangono i resti di una strada e di un ponte in località Silvani, che permetteva il guado del rio Mannu. In età medievale, Berchidda fa parte del Giudicato di Torres, nella curatoria di Monte Acuto. Divenuta successivamente una roccaforte, appartiene ad Adelasia di Torres e a suo marito Ubaldo Visconti, giudice di Gallura. Nel 1237 viene ceduta a papa Gregorio IX e, in seguito con la fine dell’epoca giudicale, alla signoria dei Doria, dei Malaspina e dei giudici d’Arborea. Questi ultimi la rendono un’importante roccaforte e ne sfruttano tutte le potenzialità nella guerra contro gli Aragonesi. Nel 1409 gli Aragonesi, sconfitto il Giudicato d’Arborea, raggiungono il completo controllo del territorio, che danno in feudo a Bernardo De Centelles. Nei secoli quindicesimo-diciottesimo la dominazione aragonese e successivamente quella spagnola determinano una forte crisi sociale ed economica. Il dominio piemontese la sottopone ad esazioni tra le più alte di tutta la contea. In questo periodo si verifica, a causa di una pestilenza che decima la popolazione, lo spostamento del centro abitato, ed, in questa circostanza, viene abbandonato il culto di San Sisto, cui era intitolata la chiesa parrocchiale, e viene introdotto quello di San Sebastiano. Gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, con la costituzione della repubblica Italiana, vedono, a Berchidda, svilupparsi diverse attività di tipo cooperativo. Il comune di Berchidda nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, nella Provincia di Sassari. Le principali personaggi nati a BerchiddaA Berchidda è nato il famoso trombettista Paolo Fresu, tra i principali protagonisti del jazz italiano. A Berchidda nasce nel 1961 Paolo Fresu trombettista tra i principali protagonisti del jazz italiano. Inizia lo studio della tromba a undici anni, scopre il jazz nel 1980 ed inizia l’attività professionale nel 1982. Nel 1984 si diploma al Conservatorio di Cagliari e poi frequenta la sezione Musica al DAMS di Bologna. Vive tra Bologna, Parigi e la Sardegna. Ha collaborato con la cantante Alice, con Ornella Vanoni e con Claudio Baglioni. Jazzista di fama internazionale, dalla metà degli anni ottanta è sempre presente ai vertici delle classifiche del Top Jazz della rivista Musica Jazz, sia come miglior musicista che come leader di gruppi musicali. Il musicista di Berchidda fino al 31 luglio 2011 è stato protagonista di una tournee speciale: sono state cinquanta tappe, una per ogni giorno, in tutta la Sardegna, con cinquanta musicisti diversi, il modo migliore per celebrare il suo cinquantesimo compleanno. |
Le principali principali feste e sagre che si svolgono a BerchiddaA Berchidda svolgono la loro attività il Gruppo Folk Santa lughia, nelle cui esibizioni si possono ammirare i costumi tradizionali del paese, il Tenore Santu Malcu, il Coro San Sebastiano, ed altri. Diverse sono le feste e sagre che si tengono a Berchidda, tra le quali vanno citate il 20 gennaio la Festa di San Sebastiano; il 25 aprile la Festa di San Marco Evangelista; nella seconda quindicina di maggio la Festa di San Michele; il primo venerdì di giugno la Festa dedicata a Santa Caterina; nel mese di luglio ogni anno a Berchidda si svolge la Sagra detta Triucas ossia la Sagra della Trebbiatura, una Sagra enogastronomica con cene all’aperto a base di zuppa berchiddese e pecora in cappotto, ossia pecora bollita, allietata dall’esibizione di cori e della banda musicale di Berchidda; ad agosto la Rassegna musicale Time in Jazz; la prima domenica di settembre si celebra la Festa patronale in onore dei Santi Sebastiano e lucia. Il festival internazionale Time in JazzDal 1988 Berchidda ospita ogni anno, in agosto, il festival internazionale Time in Jazz un importante appuntamento per gli addetti ai lavori e gli appassionati di musica e di arte in genere. La manifestazione è stata ideata e viene organizzata dal trombettista Paolo Fresu che, nonostante la dimensione internazionale, rimane sempre legato al suo paese natale. Oggi si dice preoccupato dal successo, dato che Berchidda è diventata ormai famosa ed arriva ad accogliere, in occasione del festival, più di 35 mila ospiti, tra pubblico ed artisti provenienti da tutto il mondo. Il festival dura dieci giorni, dall’8 al 18 agosto, e si svolge in un vasto contesto naturale, tra Berchidda e le località più suggestive della zona, che va da Monti a Oschiri, Chilivani, nella foresta demaniale del Monte limbara, fino a Tempio Pausania, coinvolgendo non solo gli artisti ed i numerosi ospiti della manifestazione ma anche tutte le popolazioni locali. Visita del centro di BerchiddaL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si affaccia su un’ampia distesa ondulata, che è attraversata dal rio Mannu e dai suoi affluenti. Arrivando a Berchidda da Olbia con la SS199, questa strada statale incrocia la SP62, che, presa verso destra, porta all’interno dell’abitato con il nome di via della Stazione. Nel centro storico di Berchidda si trovano, nelle ripide vie del paese, diverse case disposte fittamente, affiancate a palazzine in stile neoclassico e liberty, alle quali si alternano grandi ville con giardino. Il vecchio Campo SportivoPercorriamo via della Stazione, fino a che incrocia via Milano. La prendiamo verso destra, dove prende il nome di via dei Campi. Seguita per un centinaio di metri, alla destra di via dei Campi si trova l’ingresso del Vecchio Campo Sportivo di Berchidda. Il Cimitero di BerchiddaPassato il vecchio Campo Sportivo, percorriamo altri duecentocinquanta metri, ed arriviamo all’estremo orientale dell’abitato, al termine della via dei Campi, dove da sinistra arriva la via XX Settembre, la via dei Campi esce dal centro urbano con il nome di SP138, per portare in direzione di Calangianus. Qui, si trova, alla sinistra della strada, l’ingresso del piccolo Cimitero di Berchidda. La Cantina Sociale del GiogantinuTornati indietro da via dei Campi, proseguiamo lungo la via Milano, la seguiamo per una settantina di metri, e, alla sinistra della strada, al civico numero 30, troviamo l’edificio che ospita la Cantina Sociale del Giogantinu. Come in tutta la Gallura, anche qui viene coltivato soprattutto il vitigno Vermentino. La Cantina Sociale del Giogantinu è costituita da 350 soci che coltivano 350 ettari nella zona di Berchidda ed Oschiri. Il rinnovamento della Cantina è partito dalla valorizzazione del patrimonio vinicolo esistente, molti ancora allevati ad alberello, a quote diverse e con terreni di origine prevalentemente granitica, nei quali dominano i vitigni tradizionali, anche se nei nuovi vigneti sono ormai presenti anche i vitigni internazionali. La Cantina produce vini Docg di Gallura (Vermentino Giogantinu, Vermentino Vigne Storiche del Giogantinu, Vermentino Superiore Giogantinu) e vini Doc di Sardegna (Vermentino S’Aldia). Da citare anche il Vermentino di Gallura lughente, il Vermentino di Gallura Superiore Karenzia, il lughente Vendemmia Tardiva, il Vementino di Gallura Superiore, e per finire il rosso Nastarrè, da uve pascale e miristellu. |
Il Campo Sportivo Sebastiano Manchinu di BerchiddaProseguiamo verso nord ovest lungo la via Milano, dopo poco più di duecento metri deviamo sulla sinistra nella via Carbonia. Seguiamo la via Carbonia fino in fondo, per altri circa duecento metri, dove questa strada prosegue sulla via del Vermentino, che è la strada che porta nella regione Sa Segada, ed arriviamo al nuovo Campo Sportivo Sebastiano Manchinu di Berchidda, dotato di tribune con la capienza di 450 posti. Tornati indietro per via Carbonia, deviamo sulla sinistra e riprendiamo la via Milano che ci riporta nel centro del paese. La Cantina Atlantis Berchidda con quattro vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyRiprendiamo la via Milano e proseguiamo verso nord ovest e, dopo una settantina di metri, prendiamo a sinistra la via Torino e subito, alla sinistra della strada, al civico numero 3, vediamo gli edifici che ospitano la sede della Cantina Atlantis Berchidda. La Cantina Atlantis Berchidda della Società agricola Sannitu ha un’anima giovane, come l’età dei suoi titolari Andrea e Francesco, rispettivamente classe 1985 e 1988. Le radici, però, affondano in oltre mezzo secolo di attività familiare. Già il loro nonno Sisto Sannitu coltivava le sue vigne proprio a Berchidda. Produceva un vino verace, semplice, destinato al consumo della sua famiglia. La passione per la viticoltura è passata al figlio Bastianino, che nel 2005 ha deciso di impiantare dei nuovi vigneti, ampliando gli appezzamenti di proprietà e ponendo le basi a quella che è la Cantina oggi. Ed i due fratelli Sannitu, non avendo una grande storia alle spalle, hanno deciso di intitolare la Cantina alla leggenda secondo la quale Atlantide corrisponderebbe alla Sardegna, la cui forma richiama non a caso l’impronta di un piede, ed il toponimo Berchidda fa riferimento al paese dove ha sede l’azienda e dove crescono le vigne. Il vino Vermentino di Gallura Docg Superiore Clos 2020, il vino Colli Del limbara Igt Rosso Maju 2019, il vino Vermentino di Gallura Docg Superiore Clos 2019, ed il vino Vermentino di Gallura Docg Superiore Crizia 2020 sono stati inseriti nella 5StarWines di Vinitaly. |
La piazza del PopoloIl Santo patrono del paese è stato, fino alle metà del seicento, San Sisto, la cui chiesa si trovava alle pendici del Monte Ruinas, ma, dopo l’epidemia di peste del 1652 che, oltre ad aver decimato la popolazione, ha provocato lo spostamento del paese, dalla zona intorno a questo monte, in quella attuale, il culto di San Sisto è stato sostituito con quello di San Sebastiano, protettore delle popolazioni contro le epidemie della peste. La chiesa di San Sisto è stata smantellata, e le pietre che la costituivano sono state recuperate per realizzare la chiesa di San Sebastiano, la piccola chiesa del Rosario e la piccola chiesa della Santa Croce, nella piazza del Popolo. Da dove abbiamo preso la via Milano, la via della Stazione prosegue sul corso Umberto I, che è il nome che assume nell’abitato la SP62, e che, in circa novecento metri, ci porta nel centro del paese, in Piazza del Popolo La principale piazza di Berchidda. Si tratta di una bella piazza, sulla quale un tempo si affacciavano, caso unico nell’isola, tre Chiese. alla destra della piazza si trovava la chiesa parrocchiale, al lato sinistro della chiesa parrocchiale, si trovava la piccola chiesa di Nostra Signora del Rosario, ed ancora più a sinistra, sul lato della piazza, la chiesa della Santa Croce. Oggi la chiesa parrocchiale è stata ricostruita, quella del Rosario è diventata un oratorio, e quella della Santa Croce, ormai sconsacrata, è stata trasformata nel cinema Teatro Santa Croce. La chiesa parrocchiale di San SebastianoIn piazza del Popolo, sul lato destro della piazza, si trova la chiesa di San Sebastiano che è la chiesa parrocchiale del paese. La vecchia chiesa di San Sebastiano era leggermente più lunga, più larga e più alta dell’adiacente piccola chiesa del Rosario, e vi si accedeva tramite due ingressi, mntre all’interno erano presenti alcune cappelle. La vecchia chiesa è stata demolita nel 1976 e ricostruita in stile moderno, ed oggi è un edificio ampio, con grandi vetrate istoriate, che conserva all’interno numerose opere di artisti locali, e un importante altare ligneo policromo settecentesco, solo recentemente restituito alla parrocchia. La chiesa, nel corso degli anni, ha subito diverse fasi di restauro, sia di consolidamento strutturale che di carattere estetico, nel quale, sopra l’altare, in tre nicchie, sono collocate, a sinistra la statua di San Sebastiano, a destra la statua di Santa Lucia, e al centro il Cristo Risorto. Il quadro che sormonta l’altare raffigura il Padreterno, e, nel paramento centrale, è collocata la Croce dell’Ordine di Malta. Il venti gennaio, in occasione della sua ricorrenza, presso la chiesa parrocchiale di San Sebastiano si svolge la Festa di San Sebastiano. E la prima domenica di settembre si celebra la Festa patronale in onore dei Santi Sebastiano e lucia, ossia la Festa patronale di Berchidda. L’oratorio della Madonna del RosarioProprio a fianco della parrocchiale, alla sua sinistra, si trova la chiesa ed oratorio della Madonna del Rosario un edificio dalle belle linee seicentesche, che è stata sottoposta qualche anno fa a un completo restauro, e che è stato la chiesa ed oratorio della Confraternita del Rosario. Al suo interno, sono custodite alcune delle statue ben conservate, vi sono, inoltre, conservate le campane della vecchia chiesa, e il Crocifisso snodabile, che viene portato in processione durante i riti della Settimana Santa, e riportato, al termine, nella piccola chiesa. Il Municipio di BerchiddaNella piazza del Popolo, sul lato sinistro della piazza, di fronte alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano ed alla chiesa ed oratorio della Madonna del Rosario, al civico numero 5 della piazza, si trova il Palazzo Municipale. É ospitato in un palazzo con una stretta facciata moderna, mentre le pereti sono ricoperte di pietre di calcare a vista, che riprendono lo stile degli altri edifici presenti sulla piazza. La Cantina Unmaredivino con un vino inserito nella guida 5StarWines di VinitalySiamo arrivati nella piazza del Popolo da sud con la via Umberto I, e se dalla piazza proseguiamo verso nord troviamo la piazza Fonte Nuova, dalla quale parte la via Funtana Inzas. Appena imboccata, svoltiamo a sinistra nella via Monte Acuto, la seguiamo per un centinaio di metri, poi svoltiamo a destra nella via Carlo Alberto della chiesa e, dopo circa centosessanta metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 9, la sede della Cantina Unmaredivino, di Giacchino Sini.
La storia della Cantina Unmaredivino comincia nel 1949 con Gioacchino Sini che, insieme ai due figli Pietrino e Pasqualino, decide di piantare il primo vigneto di famiglia a Berchidda, paesino a forte vocazione vitivinicola sito a metà tra il Monte Acuto e il mare di Gallura. Negli anni successivi fa il suo ingresso in azienda Gioacchino Sini Junior che, dopo il conseguimento del diploma di perito agrario e studi al corso di laurea in Viticoltura ed Enologia a Oristano, contribuisce all’innovazione tecnologica e all’aumento della qualità dei vini prodotti dalla famiglia. Parallelamente allo storico vigneto di famiglia in località su Cabrileddu viene reimpiantato il nuovo vigneto in località Muros, dopo un accurato studio sulla composizione dei terreni, arricchendo la base ampelografica aziendale piantando anche viti di uve Carignano, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Sangiovese, oltre alle già presenti autoctone Vermentino e Cannonau. L’approccio alla viticoltura è rispettoso della natura e dell’ambiente, gli interventi enologici sono ridotti al minimo e solo se necessari e anche in Cantina si adotta un approccio sensibile. Il suo vino Isola Dei Nuraghi Igt Passito Smeraldo 2020 è stato inserito nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Il Museo del VinoBerchidda è rinomata per le sue tradizioni vinicole e per la produzione del pregiato Vermentino di Gallura Docg. Dalla piazza del Popolo ci recheremo nella parte settentrionale del paese, dove prendiamo la via Funtana Inzas, dopo una trentina di metri svoltiamo a destra nella via Cagliari, la seguiamo per circa trecento metri, poi svoltiamo a sinistra in via Camillo Benso di Cavour, dopo centocinquanta metri prendiamo a sinistra la via Giangiorgio Casu, che, in trecentocinquanta metri, ci porta al civico numero 5, dove ha sede il Museo del Vino, che è l’Enoteca regionale della Sardegna, ospitato in un moderno edificio con una terrazza panoramica dalla quale si possono ammirare i vigneti della zona, nel quale è possibile rivivere la storia della viticoltura. Sono esposti oggetti relativi alla lavorazione delle uve e del vino, tini, torchi con base di granito, ed anche alcune vasche in granito, molto simili a quelle rinvenute nei Nuraghi ed ancora oggi usate in Gallura. Si tratta del primo Museo enoico multimediale italiano, il percorso comprende infatti sussidi interattivi che permettono di scoprire e approfondire la cultura e le tradizioni del vino nell’area mediterranea dalle origini ai nostri giorni e di essere guidati dai sommelier. Sono annessi una Cantina per l’esposizione e la degustazione dei vini delle aziende vinicole sarde. La visita guidata propone un breve percorso di degustazione nel quale vengono descritte alcune tipologie di vini. Visita dei dintorni di BerchiddaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Berchidda, sono stati portati alla luce i resti deli Dolmen del Monte Acuto, di Santa Caterina, Sant’Andrea I, Sant’Andrea II; dei Nuraghi Casteddu, Columeddu, de Mandras, Fioridas, Mannu, Peddiu, Pitti Nalvoi, San Giovanni Crabiles, San Michele, su Mandrione, su Nuragheddu, Terramala, tutti di tipologia indefinita. Vi si trovano anche i resti dell’antico Castello giudicale del Monte Acuto. La foresta demaniale del Monte limbaraLa bellissima Foresta demaniale del Monte limbara si sviluppa sul versante sud del massiccio del Monte limbara, il cui nome potrebbe derivare dalla denominazione Limes Balari, ossia Confine dei Balari, data alla zona dai Romani, in quanto costituiva la linea di confine tra la regione abitata a nord dai Corsi, ossia la Gallura, e quella abitata dai Balari, il Monteacuto e la parte orientale del Logudoro. Per raggiungere la foresta, a Berchidda, dalla centrale piazza del Popolo dove si trova il comune, seguiamo le indicazioni per l’Ufficio Forestale. Imbocchiamo la via Monte Acuto, dopo quasi duecentocinquanta metri Svoltiamo leggermente a Destra e imbocchiamo la vIa Baddemanna, la seguiamo per un chilometro e trecento metri, poi, seguendo le indicazioni, manteniamo la destra e seguiamo questa strada per poco più di un chilometro e mezzo, e troviamo sulla destra la deviazione per La Caserma della Forestale, dove troviamo una bacheca che ci indica l’ingresso sud della foresta demaniale, ed è presente anche un punto informazioni. Abbiamo percorso circa tre chilometri e duecento metri. La foresta è stata realizzata a partire dal 1972 e si distende fra quota 450 e 1.300 metri, ampia 3.200 ettari è tuttora in corso di ampliamento. Costituita soprattutto da macchia mediterranea, con erica e corbezzoli, comprende anche boschi di leccio e boschi da rimboschimento, tesi a ripristinare la flora originaria. Nei versanti soleggiati i boschi di sughera hanno sostituito l’originaria lecceta, tanto che ormai la sughera si sta affermando come specie dominante. All’interno sono presenti sorgenti naturali e vivono liberi animali come il gatto selvatico sardo, cinghiali, lepri, conigli. Nella foresta demaniale è stata realizzata anche una zona di Ripopolamento e per la riproduzione dei mufloni, portati qui da zone dove rischiavano l’estinzione. Un altro progetto realizzato è l’Arboreto Mediterraneo del limbara, un giardino botanico di alberi ed arbusti, con le sue rappresentazioni evolutive. L’edificio nel quale è contenuto è una interessante struttura articolata in tre volumi, realizzata con pareti in cemento armato rivestite in granito e collegate da una struttura metallica in acciaio inox. Nella primavera all’interno della foresta demaniale è possibile ammirare le numerose specie colorate che popolano il Giardino delle Farfalle. Nella frazione Stazione di Berchidda si trova Stazione ferroviariaUscendo da Berchidda verso sud lungo la via Stazione, che diventa la SP62, passato l’incrocio con la SS199, arriviamo nelle campagne a sud dell’abitato, dove troviamo la frazione Stazione di Berchidda (altezza metri 191, distanza 2.5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Nella frazione si trova la Stazione ferroviaria di Berchidda, una stazione di categoria Silver posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Olbia e Golfo Aranci, dopo la stazione di Oschiri, e prima della fermata ferroviaria dismessa di Mandras e della stazione successiva di Monti Telti. realizzata dalla Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, è stata aperta al traffico nel 1880, contemporaneamente al tronco ferroviario compreso tra la stazioni di Fraigas e di Monti, linea che sarebbe stata completata tre anni dopo. Lo scalo passa alla gestione delle Ferrovie dello Stato nel 1920, gestione che dal 2001 prosegue tramite la controllata RFI. È dotata di due binari passanti utilizzati per il servizio passeggeri, più un terzo che è l’unico ancora in posa del vecchio fascio dello scalo merci dell’impianto. Per quanto riguarda la gestione del traffico, la stazione non è presidiata e le operazioni relative al movimento sono eseguite in remoto. Verso occidente troviamo la chiesa campestre di San Marco EvangelistaPartendo dal centro di Berchidda, lungo la SP62, prima di arrivare all’incrocio con la SS199, prendiamo sulla destra la SS597 del Logudoro, che conduce verso ovest, passando tra il lago del Coghinas ed Oschiri, e proseguendo in direzione di Codrongianos. Percorsi tre chilometri e mezzo lungo questa strada statale, troviamo, alla sinistra della strada, la chiesa campestre di San Marco Evangelista che è stato edificato presumibilmente nel tredicesimo secolo. Presso questo Santuatio, il 25 aprile, data della sua ricorrenza, si svolge la Festa di San Marco Evangelista, una Festa campestre con pranzo all’aperto allietato da varie manifestazioni folkloristiche e gastronomiche. Il Monte Acuto con il suo Dolmen e con i resti del Castello giudicalePercorse poche centinaia di metri, svoltiamo a destra seguendo le indicazioni che ci portano, dopo quasi un paio di chilometri, in direzione dell’aguzzo massiccio del Monte Acuto che è un massiccio blocco di granito, isolato dalle altre montagne della zona. Giunti sulla cima del Monte Acuto, alta appena 493 metri, da essa si può ammirarare un bellissimo panorama. Al termine della strada lasciamo l’auto e saliamo a piedi fino a duecento metri dalla vetta, dove troviamo il Dolmen del Monte Acuto ed il Castello giudicale omonimo. Il Dolmen del Monte Acuto è il più grande di tutta questa zona. La struttura a pianta rettangolare è realizzata con due lastroni che si appoggiano alla roccia naturale sfruttandola per fini statici, ed ha una larghezza di 1,30-1,50 metri, una profondità di 3,50-4 ed un’altezza di 1-1,50. È coperta da un lastrone poligonale spezzato in due parti, ed ha sulla lastra destra una coppella, ed altre otto coppelle si trovano su uno dei frammenti della copertura. Il monumento, datato verso il 2800 avanti Cristo, è inserito in una vasta area archeologica che occupa le pendici del monte, delimitata da affioramenti rocciosi, nella quale si trova anche un menhir rovesciato, una serie di abitazioni, due cinte murarie delle quali una a quattrocento metri sul mare e l’altra a 460, ed altre strutture in corso d’indagine. All’interno dell’area archeologica, sulla collina, in una strada sterrata, si trovano pochi resti dell’antico Castello giudicale del Monte Acuto eretto in posizione dominante, che accogliererà la giudicessa Adelasia di Torres e il suo sposo Ubaldo Visconti, ed al cui interno Adelasia ha firmato l’atto con cui donava il Giudicato al pontefice qualora lei fosse morta senza eredi. A seguito della conquista catalano aragonese della Sardegna, il Castello perde di importanza ed inizia il suo lento declino, che oggi ce lo consegna sotto forma di rudere. Rimangono solo tratti di mura, resti di una torre quadrata e di una cisterna parzialmente interrata. Dal Castello si gode una vista magnifica, a nord in direzione del massiccio del limbara, ed a sud verso il lago del Coghinas e la piana di Ozieri. Nella frazione Cantoniera Tucconi si trova il Nuraghe de MandrasPresa dal centro di Berchidda la deviazione verso sud che, in un paio di chilometri, ci porta sulla SS199 di Monti. Imbocchiamo questa strada verso sinistra, ossia in direzione di Monti, e la seguiamo per poco più di cinque chilometri, e troviamo alla destra della strada la frazione Cantoniera Tucconi (altezza metri 265, distanza 7.3 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale si trova l’omonima casa cantoniera. Passata la casa cantoniera, dopo circa centosettanta metri prendiamo una deviazione verso destra, che porta in direzione della Stazione ferroviaria di Mandas. Percorsi circa trecento metri, prendiamo a destra la strada sterrata che passa sotto la SS397 del Logudoro, la seguiamo fino a che,su un’altura nella campagna, circa un paio di chilometri più a sud rispetto alla SS199, troviamo, alla destra della strada, il Nuraghe de Mandras di tipologia indefinita, con l’area archeologica presente nei dintorni. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di MandrasPassata la casa cantoniera Tucconi, percorsi ancora circa centosettanta metri sulla SS199 di Monti prendiamo la deviazione verso destra, che porta in direzione della Stazione ferroviaria di Mandas. Seguita questa strada per un chilometro, troviamo sulla sinistra il cancello che porta all’azienda agricola Sanna. Dopo altri cento metri, prendiamo la deviazione sulla sinistra, la seguiamo per centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la strada sterrata che, in circa trecento metri, ci porta alla Ex Stazione ferroviaria di Mandras una fermata ormai dismessa posta sulla Dorsale Sarda in direzione di Olbia e Golfo Aranci, dopo la stazione di Berchidda e prima di quella di Monti Telti. Verso oriente in località Abialzos troviamo la chiesa campestre di Santa Caterina con il Dolmen omonimoDal centro di Berchidda prendiamo la via Umberto I, continuiamo a destra su via dei Campi che, passato il Cimitero Comunale che abbiamo già visto, diventa la SP138 per Calangianus, la quale si dirige verso est. Dopo circa tre chilometri e seicento metri, prendiamo la deviazione sulla sinistra, che ci porta alle falde del Monte limbara, nella località Denominata Abialzos. Percorso quasi un chilometro e mezzo, ai piedi del rilievo granitico denominato Monte Abialzos, troviamo una indicazione che ci fa prendere una stradicciola che va verso sinistra, ossia verso il monte, e che ci porta alla chiesa campestre di Santa Caterina d’Alessandria che si trova all’interno del Parco di Santa Caterina. La chiesa è stata costruita tra il 1502 ed il 1504, ed è stata recentemente ristrutturata. Presso questa chiesa, il primo venerdì di giugno, si svolge la Festa di Santa Caterina d’Alessandria, che è una classica Sagra campestre. Il Dolmen di Santa CaterinaNei pressi della chiesa campestre, in località Abialzos, si trova il Dolmen di Santa Caterina che è situato circa duecento metri a sud ovest rispetto alla chiesa cmapestre omonima. Si tratta di un Dolmen di tipo semplice, con copertura a lastra unica pentagonale, ed è molto arcaico. Il monumento ha infatti una struttura semplice, secondo lo schema dei primi sepolcri megalitici di questo tipo, costituiti da due pietre laterali disposte di taglio nel terreno e da un’unica lastra di copertura. Come si nota dalla foto, il Dolmen ha subìto un cedimento e appare, anche per la mancanza di scavi adeguati, quasi schiacciato a livello del suolo. In tutto il territorio circostante vi è un’ampia area archeologica con numerosi tafoni di granito, chiusi da muretti a secco e perfettamente conservati. Più avanti troviamo la chiesa campestre di Sant’Andrea, ed i due Dolmen omonimiPassata l’indicazione per la chiesa di Santa Caterina, prendendo invece a destra, troviamo dopo trecentocinquanta metri l’indicazione per la chiesa campestre di Sant’Andrea che si trova all’interno del Parco di Sant’Andrea, alla destra della strada. Un’epigrafe sulla facciata ci dice che è stata edificata nella prima metà del seicento, nel periodo della dominazione spagnola dato che tra le iscrizioni incise sull’architrave, la più antica reca la data del 1611. La chiesa è molto semplice e simile alle altre Chiese della zona, è più allungata, la facciata non presenta nessuna croce e nessun campanile, ed è stata restaurata completamente negli anni ottanta del novecento. La Festa di Sant’Andrea non si svolge più, ma in passato era celebrata il 15 maggio. I due Dolmen di Sant’AndreaA sud ovest della chiesa, in una località denominata Su Adu ’e su Juru, nascosti tra lecci e querce secolari, si trovano i due Dolmen di Sant’Andrea. Il primo Dolmen mostra il vano funerario delimitato, come di consueto in questa tipologia monumentale, da lastre infisse a coltello nel terreno. Tre ortostati con superficie interna lavorata accuratamente costituiscono le due pareti laterali la parete di fondo. Su questi poggia il lastrone di copertura subcircolare, appiattito e ben lisciato nella superficie inferiore per assicurare un miglior appoggio sulle strutture sottostanti, e lasciato al naturale in quella superiore. La sepoltura era racchiusa da un peristalite, di cui residuano alcune lastre. La struttura era funzionale a sorreggere il tumulo di terra e pietrame minuto che ricopriva la tomba. Il secondo Dolmen, a pianta rettangolare, è delimitato da tre ortostati. Le superfici interne delle lastre sono appiattite e ben lisciate. Manca la lastra di copertura, i cui frammenti sono individuabili all’interno di un vicino muro a secco. La chiesa campestre di San Michele ArcangeloSeguiamo la SP138, evitando la deviazione a sinistra che ci ha portato alle falde del Monte limbara ed alle due Chiese di Santa Caterina e Sant’Andrea. Percorsi quasi tre chilometri e mezzo, seguendo le indicazioni prendiamo la deviazione sulla destra, dopo trecento metri un’altra deviazione a destra ci porta nel Parco di San Michele. Siamo a nord della località Cantoniera Tucconi. Nel parco è stata edificata la chiesa campestre di San Michele Arcangelo che risale forse all’epoca bizantina, ed è posta lungo un’importante asse viario. Nella seconda quindicina di maggio, il secondo o il terzo lunedì di maggio, presso questa chiesa campestre si svolge la Festa di San Michele Arcangelo, che è una tipica Festa campestre. Verso sud troviamo i ruderi della chiesa di San Salvatore di NulvaraEvitando la deviazione per la chiesa campestre di San Michele Arcangelo, proseguiamo lungo la SP138 per circa un chilometro, e troviamo le indicazioni che ci fanno prendere sulla destra una stradicciola che ci porta, dopo quasi sette chilometri abbastanza disagevoli, nella regione di San Salvatore di Nulvara. Siamo molto più a est ed a nord rispetto al parco di San Michele, ai limiti orientali del territorio di Berchidda, tra quello di Calangianus a nord, quello di Telti a nord est, e quello di Monti ad est. Qui si trova la piccola chiesa di San Salvatore di Nulvara una delle poche estimonianze di età bizantina, oggi ridotta allo stato di un rudere. Vicino alla chiesa vi è una serie di domus de janas, una delle quali ha un corridoio a struttura Dolmenica. Si trovano, però, in un terreno privato e il proprietario le utilizza come deposito, sono comunque visitabili. Il cippo dei BalariPresso questa chiesa, nel 1965 lo studioso locale Silvio Mattioli ha scoperto un macigno di granito nel letto del rio Scarraboe, che viene chiamato il Cippo dei Balari.su un lato è incisa la parola Balares, su quello opposto gli storici hanno decifrato che Il prefetto della Provincia della Sardegna pose i confini fra i Balari e i Corsi a cinque54 passi. Questo per evitare i continui sconfinamenti dei primi nel territorio dei secondi, che causavano instabilità e rappresaglie. I Balari, che sono ricordati tra i celebri popoli della Sardegna da Plinio il Vecchio nel primo secolo dopo Cristo, oltreche da Sallustio e da livio, vivevano nelle spelonche montane da dove scendevano per saccheggiare le pianure e il litorale, e sono ricordati per le ribellioni, congiuntamente agli Iliensi, nei confronti dei Cartaginesi e dei Romani, sino alla loro sconfitta. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, continueremo la visita del Monteacuto e arriveremo a Oschiri per vedere la chiesa della Madonna di Castro. Le altre Chiese presenti lungo questa strada le incontreremo in Provincia di Sassari. Vedremo anche il lago sul fiume Coghinas. |