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Carbonia capoluogo della Provincia del Sud Sardegna ed i dintorni con l’area archeologica di Monte SiraiIn questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare la città di Carbonia che è il capoluogo provvisorio della Provincia del Sud Sardegna, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova l’area archeologica di Monte Sirai. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-Iglesiente
In viaggio verso CarboniaLungo la costa, eravamo arrivati a visitare Portoscuso, da dove abbiamo iniziato a percorrere la costa sud dell’Isola. Dal centro di Portoscuso prendiamo la via Dante Alighieri che si dirige verso nord est e che, in un chilometro e Quattrocento metri, ci porta a prendere verso destra la SP2. Continuiamo sulla SP2 per circa dodici chilometri, poi prendiamo la corsia di destra verso Carbonia, che ci fa entrare nella SS126 Sud Occidentale Sarda, la seguiamo per due chilometri e mezzo, e troviamo l’uscita per Carbonia, che ci porta nel centro dell’abitato. Dal Municipio di Portoscuso a quello di Carbonia si percorrono 18.9 chilometri. Vediamo, ora, la strada che da Gonnesa, evitando la deviazione per Portoscuso, porta fino a Carbonia. Usciamo da Gonnesa con la via Iglesias che ci porta sulla SS126 Sud Occidentale Sarda che prendiamo verso sud e che ci porta verso Carbonia, la seguiamo per tredici chilometri e mezzo, e troviamo l’uscita per Carbonia, che ci porta nel centro dell’abitato. Dal Municipio di Portoscuso a quello di Carbonia si percorrono 16.1 chilometri. La città di Carbonia
Origine del nomeIl toponimo è chiaramente connesso all’industria carbonifera della zona dato che la città è stata costruita per ospitare il personale della grande miniera carbonifera di Serbariu. La sua economiaLa città, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato il tessuto industriale ed il terziario, soprattutto il turismo. Come settore economico primario, l’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Come settore secondario, l’industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, del legno, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metalmeccanico, elettronico, dei mobili, della fabbricazione di strumenti ottici, manifatturiero soprattutto gioielleria ed oreficeria, della produzione e distribuzione di energia elettrica, dell’estrazione soprattutto di carbone e barite, della raccolta dei depositi e distribuzione di acqua, edile e della consulenza informatica. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. Punto centrale da cui partono tutte le linee di collegamento sia interne che verso la costa, costituisce una meta di notevole richiamo turistico grazie alle sue favorevoli caratteristiche climatiche, paesaggistiche e geologiche. Rappresenta, infatti, un luogo del tutto particolare, caratterizzato da un misto di ambienti che dall’alto dei suoi rilievi permette la vista di ampi paesaggi collinari e pianeggianti, e in lontananza, del mare e delle zone costiere limitrofe. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciL’abitato di Carbonia non esisteva ancora, ma altri piccoli centri presenti nella zona nascono in epoca romana. Dall’undicesimo secolo appartengono all’Abbazia di montecassino, in seguito, insieme a Barbusi, fanno parte della curatoria di Sigerro. Infine, nel tredicesimo secolo, fanno parte delle proprietà dei conti della Gherardesca. Carbonia durante il regno sabaudo viene elevata al rango di cittàDurante il Regno di Sardegna sabaudo, Carbonia nel 1939 viene elevata dal Re Carlo Alberto al rango di città con regio Decreto legge del 30 marzo 1939, rango che verrà confermato dalla successiva repubblica Italiana. Le principali feste e sagre che si svolgono a CarboniaA Carbonia sono attive l’Associazione Folkloristica Santa Maria di Flumentepido, l’Associazione Culturale Sant’Isidoro di Barbusi, l’Associazione Tradizioni e Folk Santa Giuliana di Serbariu. I loro componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Carbonia si segnalano, a febbraio il Carnevale; il giovedì seguente la seconda domenica di maggio, si festeggia il Patrono nella Festa di San Ponziano; dal primo al 10 agosto, la manifestazione Artigianando; dal 13 al 15 agosto, si celebra la Festa liturgica estiva in onore di San Ponziano e della Vegine Assunta; la seconda domenica di settembre, si celebra la Festa dell’Addolorata. Visita del centro della città di CarboniaL’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, si caratterizza per l’impianto urbanistico distintivo del periodo fascista, ed ha l’andamento altimetrico tipico di collina. Arriviamo a Carbonia da nord ovest con la SS126 Sud Occidentale Sarda, troviamo lo svincolo di uscita che ci porta alla rotonda di Is Gallus, alla quale la ptima uscita porta all’area PIP di Carbonia, la seconda uscita è la prosecuzione della SS126 Sud Occidentale Sarda, e noi prendiamo la terza uscita, che costituisce il raccordo tra la SS126 Sud Occidentale Sarda e Serbariu, assume il nome di via Roma e si dirige verso sud est. I resti della Stazione ferroviaria dismessa delle Ferrovie Meridionali Sarde
Il centro intermodale e la Stazione ferroviaria di Carbonia SerbariuPercorsi Cinquecento metri sulla via Roma, lasciando alla destra resti della Stazione ferroviaria dismessa della Ferrovie Meridionali Sarde ed alla sinistra il parcheggio del centro intermodale di Carbonia, arriviamo alla rotatoria della stazione di Serbariu. Qui prendiamo la terza uscita, che ci fa prendere la via della Costituente, che si dirige verso nord. Seguita verso nord per centocinquanta metri, arriviamo alla rotonda tra la via della Costituente e la via Roma che conduce verso il centro, dove prendiamo la terza uscita, che ci porta di fronte all’edificio che ospita la Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu nota anche come Centro intermodale di Carbonia, costituita da un edificio principale, biglietteria, pensiline d’aspetto, e scale per raggiungere il sottostante livello dei binari che collegano Carbonia con Villamassargia e con Cagliari. Si tratta di una nuova struttura di tipo intermodale, dove attestare i treni e creare il capolinea delle autolinee urbane ed extraurbane, favorendo l’interscambio tra i due vettori. Progettata e realizzata tra la seconda metà degli anni 2000 per avvicinare il terminal ferroviario al centro della città, la stazione viene inaugurata nel 2011 ed è gestita da RFI. Si presenta come una costruzione su due quote, di cui una posta a livello stradale, che comprende principalmente il terminal delle autolinee con dieci stalli di sosta per gli autobus, sala d’attesa dedicata, servizi igienici oltre a due locali commerciali, ed alla stessa quota si trova il parcheggio della stazione, della capienza di circa Duecento posti auto. A una quota più bassa si trova invece il terminal ferroviario vero e proprio, accessibile tramite scale e rampe d’accesso per disabili, strutturato come scalo di testa. Lo stadio Comunale Carlo Zoboli
I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Carbonia StatoProseguiamo lungo la via della Stazione, e, a Cinquecento metri da dove la abbiamo presa, arriviamo a un’altra rotonda, dove prendiamo la seconda uscita, e, in un centinaio di metri verso est, arriviamo in piazza della Stazione, di fronte ai resti della Ex Stazione ferroviaria di Carbonia Stato. Costruita lungo la linea regionale che collegava Carbonia con Villamassargia e Cagliari, la stazione viene inaugurata insieme alla ferrovia nel 1956, ed assume il nome di Carbonia Stato nel 1957, per differenziarla dalla stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde, realizzata lungo la ferrovia che collegava San Giovanni Suergiu con Iglesias. Per permettere il collegamento con la miniera di Serbariu, la stazione non viene costruita con caratteristiche di stazione di testa, in quanto la ferrovia prosegue, e parte dei binari raggiunge la stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde, per l’interscambio merci tra le due amministrazioni ferroviarie. Con la chiusura della miniera negli anni sessanta, e la riduzione del traffico merci, la stazione viene utilizzata prevalentemente per il solo traffico passeggeri. Nel 2011 l’apertura della stazione di Carbonia Serbariu porta alla chiusura al traffico passeggeri dell’impianto di Carbonia Stato, e da allora lo scalo è attivo esclusivamente per il ricovero dei rotabili. Il complesso sportivo di via Balilla e di via delle Cernitrici
Più avanti, oltre il Campo Sportivo, sono presenti il Pistino di Pattinaggio a rotelle di via dello Sport, dove praticare Hockey e pattinaggio a rotelle, Pattinaggio, Hockey e pattinaggio a rotelle, Velocità; più avanti il Campo da Calcetto, dove praticare calcio a sette, calcio a cinque; ed ancora più avanti il Campo di Hockey su pista, dove praticare Hockey e pattinaggio a rotelle, ed Hockey a rotelle; e due Campi da Tennis. alla sinistra del pistino da Pattinaggio a rotelle, si trova un percorso per Pattini a rotelle. Al termine della via Balilla si può prendere a sinistra la via delle Cernitrici. Lungo questa strada è presente l’ingresso della Piscina Comunale di Carbonia, che si trova sul retro del Percorso per pattini a rotelle, dotata di tribune per 145 spettattori. Ed, a sinistra, l’ingresso del Palazzetto dello Sport di Carbonia, dotato di tribuna in grado di ospitare 1560 spettatori, dove praticare calcio, calcetto ossia calcio a cinque, pallacanestro, pallavolo, Ginnastica, Danza sportiva, Pugilato e kickboxing. All’interno del Palazzetto dello Sport è presente anche una Palestra di pugilato. In piazza Roma si trovano la Chiesa parrocchiale, il Teatro, la torre Civica ed il Municipio
Sul lato nord est della piazza si trova la Chiesa di San Ponziano Pontefice Martire. Sul lato sud est, alla destra della Chiesa, si trovano il Teatro centrale poi l’ex Dopolavoro centrale realizzato nel 1938 dall’architetto Gustavo Pulitzer Finali, ed infine la Torre Civica ex torre littoria sede del Partito nazionale Fascista, che si estende su cinque piani ed è alta ventisette metri e mezzo. Sul lato nord ovest della piazza, alla sinistra della Chiesa, al civico numero 1 della piazza Roma, è situato l’edificio che ospita il Municipio di Carbonia. Davanti al Municipio, è stata posizionata l’ultima opera di Giò Pomodoro, realizzata nel 2005 prima della sua morte, il Frammento di vuoto I formata da un grande blocco di marmo bianco di Carrara, con dinanzi una vasca d’acqua a pianta rettangolare, un tentativo di far coincidere la forma piena con il suo spazio vuoto.
Su questo lato della piazza, a nord della via Roma, si sviluppa la Piazza Marmilla nella quale si trova l’Anfiteatro di piazza Marmilla che ospita manifestazioni pubbliche, concerti etc. La Chiesa parrocchiale di San Ponziano Pontefice MartireNella piazza, al civico numero 8 della piazza Roma, è presente anche la Chiesa di San Ponziano Pontefice Martire che è la principale parrocchiale di Carbonia, progettata dagli architetti romani Ignazio Guidi e Cesare Valle e costruita interamente in pietra vulcanica a vista in stile neo romanico. È dedicata al Santo divenuto compatrono della città insieme a Santa Barbara, perché nel duro lavoro delle miniere aveva professato la sua fede fino a morirvi. La Chiesa è costruita, nella parte inferiore, con granito di Teulada, e nel resto in trachite. La facciata quadrata presenta al centro un grande rosone circolare, chiuso da una vetrata con una ieratica figura di San Ponziano ed una serena immagine di Santa Barbara, contornate da allegorie del lavoro e della Famiglia. La vetrata è stata realizzata da Filippo Figari, che nel 1939 ne espone nella decimo Mostra regionale di Cagliari il bozzetto ed il cartone. L’interno ha pianta a croce, suddivisa in tre navate, con pavimenti marmorei e archi a ripartire le tre navate, pareti intonacate e copertura a padiglione. L’abside semicircolare è sovrastata da un tiburio, che si eleva di un metro e mezzo al di sopra della copertura. Completano la sobrietà dell’edificio l’altare e gli arredi sacri, le statue lignee di Santa Barbara e di San Ponziano, e le tavole in legno di noce sarda realizzate da Eugenio Tavolara che rappresentano le vicende della Passione. Nel cortile della canonica, in cui si ripete il gioco di arcate a segnare un piccolo chiostro, è ospitata la statua di Santa Barbara, protettrice dei minatori, in marmo bianco di Carrara, opera di Gavino Tilocca. Sulla destra dell’edificio si erge la torre campanaria, a pianta quadrata, rivestita in trachite rossa, replica del campanile della Basilica di Santa Maria Assunta di Aquileia, sia pure in scala ridotta essendo di quarantasei metri contro gli oltre settanta dell’originale.
Il parco del colle di Rosmarino
È un vero parco urbano, uno spazio destinato alle famiglie ed ai bambini, agli atleti e agli amanti della natura, o semplicemente a chi vuole trascorrere qualche ora in piena tranquillità. Sono chilometri di sentieri tra gli alberi, panchine e fontanelle, luci per illuminare i percorsi notturni, un laghetto e un parco giochi per bambini, un ristorante. Nella sommità si trova la statua della Madonna del parco di Rosmarino, e nella parte settentrionale, si trova un bunker della seconda guerra mondiale, oltre a un fossato di circa sessanta metri causato dall’esplosione di un ordigno durante quella guerra. La Chiesa parrocchiale di San Giovanni BoscoDall’ingresso al parcheggio per visitare il colle di Rosmarino, proseguiamo lungo la via Tirso per altri centoventi metri, poi prendiamo a destra la via Coghinas, la seguiamo per duecentocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, la facciata della recente Chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco La cui sede è al civico numero 3 della parallela via Piolanas. L’edificio era in origine uno dei centri ricreativi dopolavoristici rionali per i lavoratori della miniera. È l’unica Chiesa di Carbonia a disporre di un organo a canne. La Chiesa parrocchiale della Beata Vergine AddolorataLungo la via liguria, che costeggia alla sinistra il colle di Rosmarino, si trova un’altra recente Chiesa parrocchiale di Carbonia. Da dove avevamo preso la via Cagliari, seguita per solo duecentocinquanta metri prendiamo a sinistra la via liguria, la seguiamo per Quattrocento metri, e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 73 della via liguria, la facciata della Chiesa parrocchiale della Beata Vergine Addolorata. Nel 1946 la statua dell’Addolorata, che formava con quella di San Giovanni il gruppo della pietà che si trovava nell’altare laterale della Chiesa parrocchiale di San Ponziano, viene portata in forma privata fino a una piccola Cappella situata vicino al colle di Rosmarino, successivamente, nel 1953, la piccola Cappella viene eletta canonicamente a parrocchia con il titolo di Beata Vergine Addolorata per soddisfare le edigenze della popolazione del quartiere, e continua ad essere utilizzata fino al 1958, anno in cui viene ultimata la nuova Chiesa dedicata alla Vergine Addolorata. Il quartiere lotto B con la Chiesa operaia ormai sconsacrataProseguiamo lungo la via liguria che, dopo centottanta metri, continua sulla via Logudoro, la quale, dopo un’ottantina di matri, incrocia la via Sebastiano Satta. Prendiamo la via Sebastiano Satta verso destra, la seguiamo per Cinquecento metri, finché questa strada sbocca sulla via Sicilia, che prendiamo verso destra. Tra la via Sebastiano Satta e la via Sicilia, nella zona settentrionale della città, a nord est del colle Rosmarino, è situato il quartiere denominato Lotto B nel quale vennero montati i primi edifici, inizialmente in legno ed in seguito in muratura, utilizzati per riporre gli attrezzi e per dare alloggio alle centinaia di operai per la costruzione della nuova città di Carbonia. Le abitazioni rappresentavano la tipologia edilizia più semplice ed economica. Il quartiere rimane densamente popolato almeno sino al 1943, quando, ultimata la costruzione dei primi alberghi operai, i lavoratori vengono trasferiti nei nuovi alloggi, ed i caseggiati vengono destinati al presidio militare.
Il Museo Archeologico Villa Sulcis
La Chiesa parrocchiale di Cristo reProseguiamo lungo la via Napoli verso est, e, dopo un centinaio di metri, prendiamo a sinistra il viale Trento, lo seguiamo per Settecentocinquanta metri, fino a che termina in una rotonda sulla piazza Iglesias, sulla quale si affaccia la Chiesa di Cristo re. Si tratta di un’altra delle nuove Chiese parrocchiali di Carbonia, realizzata per servire le esigenze degli abitanti che vivono nelle zone a sud est dell’abitato. Il parco Urbano di Sa GruttaArrivando dal viale Trento, usciamo dalla rotonda in piazza Iglesias e proseguiamo verso est sulla continuazione del viale Trento, che è la via Santa Caterina e ci porta nell’area residenziale di Santa Caterina. Seguita per centocinquanta metri lungo la via Santa Caterina, prendiamo a sinistra, ossia verso nord, la via Galileo Galilei, la seguiamo per Quattrocentocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, il cancello di accesso al Parco Urbano di Sa Grutta un parco urbano al tessuto cittadino collegato al Museo Archeologico Villa Sulcis attraverso un passaggio coperto, con ingresso da Corso Iglesias. Sulla sommità della collina si trova uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, grazie al restauro dell’antico Medau Sa Grutta, ossia il Casale della grotta, al cui interno i temi dell’archeologia si integrano con quelli delle tradizioni e della storia recente della comunità. I resti della necropoli ipogeica di Cannas di Sotto
La sede della Provincia del Sud Sardegna
La Chiesa parrocchiale di Gesù Divino Operaio
Visita dei dintorni della città di CarboniaAll’interno dell’abitato di Carbonia si trovano i resti della necropoli ipogeica di Cannas di Sotto. Nei dintorni di Carbonia, sono stati portati alla luce i resti del riparo sotto la roccia di su Carroppu; della necropoli di Monte Crobu; dei nuraghi semplici Baccu Arru, Barbusi, lallai, Mianu, monte Perda, monte Sirai attorno al quale è stata realizzata la necropoli fenicio punica di Monte Sirai, Nuraxieddu, Pirosu, Sa Craba, Sa Gruxitta, su Conti, Terra Niedda; dei nuraghi complessi Paristeris, Piliu, Serbariu di Sopra, Sirai; dei nuraghi Cava Barbusi I, Cava Barbusi II, Corona Maria, Ferreris, loddi, Medau Garia, Mitzotus, monte Mesu, NW il cui nome indica la posizione a nord ovest dal monte Sirai, punta torretta, S’Irrixeddu, Sa Turri di tipologia indefinita. La città di Carbonia comprende, all’interno del suo territorio comunale, diversi siti archeologici, siti minerari, e numerose frazioni, complessivamente valutate in circa cinquanta, che sono costituite da diversi casali, ciascuno chiamato Medau, da casolari, ciascuno chiamato Furriadroxiu, ed anche da case sparse, ciascuna chiamatea Domu. Queste frazioni si sono sviluppate in periodi precedenti la costruzione del nucleo urbano cittadino, nella seconda metà degli anni trenta del Novecento. Le frazioni a nord ovest di CarboniaCi rechiamo, ora, a visitare i dintorni a nord ovest di Carbonia, con le diverse frazioni che si trovano lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda che collega Carbonia con Gonnesa. Vedremo lungo questa strada anche l’area archeologica fenicio punica di Monte Sirai. La frazione Medau RubiuDal centro di Carbonia, dalla piazza Roma dove si trova il Municipio, prendiamo la via Roma e seguiamo la strada che ci riconduce sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, che, presa verso nord, collega Carbonia con Gonnesa. Seguita per un chilometro e cento metri, all’altezza del cartello segnaletico che indica il chilometro 16, prendiamo a sinistra la deviazione che conduce all’area PIP, ossia del Piano degli Insediamenti Produttivi, di Carbonia. Seguiamo questa deviazione per seicentocinquanta metri ed arriviamo all’interno della frazione Medau Rubiu (altezza metri 97, distanza in linea d’aria circa 3.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 31), ossia il Casale Rosso. La frazione SiraiDa dove abbiamo preso la SS126 Sud Occidentale Sarda, le seguiamo verso nord per due chilometri e duecento metri, e, seguendo le indicazioni per la Max Meyer, prendiamo la deviazione verso destra che, in circa duecentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione Sirai (altezza metri 94, distanza in linea d’aria circa 4.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 289). Si tratta di un’antica borgata agro pastorale, che oggi è diventata una zona residenziale, con a fianco una zona di vari insediamenti produttivi artigianali, ai piedi del parco archeologico di Monte Sirai e dal vicino nuraghe omonimo, costituito da una fortezza e da un villaggio, abitato in pacifica convivenza da popolazioni nuragiche e fenicie. Per questo motivo, l’area nella quale si trova la frazione è stata, in epoca antica, un importante crocevia di diverse strade che si dirigono dalle zone minerarie metallifere ai porti delle coste sulcitane, oppure dalle zone cerealicole del Campidano verso i porti del Sulcis. Il grande numero di abitanti e limportanza di questa frazione deriva soprattutto dal fatto che nel suo territorio, più ad est rispetto all’abitato, si trova l’Ospedale Sirai. L’Ospedale Sirai con la Chiesa parrocchiale di San Camillo
L’area residenziale in località campo Frassolis ed i resti della miniera di SiraiArrivando con la via dell’Ospedale, alla sinistra della strada si trova l’ingresso del Presidio ospedaliero, mentre alla destra della strada si trovano le abitazioni presenti in località Campo Frassolis (altezza metri 110, distanza in linea d’aria circa 5.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 88), che è un’area residenziale nella periferia settentrionale della città di Carbonia. A sud dell’insediamento di campo Frassolis si trovano i resti della Miniera di Sirai una delle prime miniere realizzate nel bacino carbonifero del Sulcis, che è stata attiva dal 1918, realizzata per lo sfruttamento del giacimento carbonifero di Schisorgiu caratterizzata dagli impianti estrattivi di pozzo Sirai, pozzo Tanas, pozzo Schisorgiu, pozzo Vigna, pozzo Barbusi, pozzo Nuraxeddu Nuovo, e dagli impianti di pozzo 8, pozzo 9, pozzo 10, pozzo 11, pozzo 12, numerazione che si agginge a quella dei pozzi della successiva miniera di Serbariu, per accogliere il cui personale è stata realizzata la città di Carbonia. Ad est rispetto all’insediamento di campo Frassolis, si trova il Monte Leone una ripida collina ricoperta da fitta pineta accessibile con facilità sino alla cima sopra la quale c'è una croce alta alcuni metri, e che offre una visuale molto dettagliata dell’abitato di Carbonia. ’e molto frequentato sia sportivi che vogliono allenarsi in corsa, mountain bike ed altro, sia da persone di tutte le età che vogliono fare una bella passeggiata godendo di un bel panorama. Sul monte Leone, si trovano i resti della Miniera di Serra lurdagu o Miniera di Santa Barbara dove l’attività mineraria estrattiva prevalente è stata la barite, ma altri minerali estratti sono stati argilla, blenda, calamine, calcite, cerussite, galena, limonite, marcasite e altro. Visita dell’area archeologica fenicio punica di Monte Sirai
Vicino ad essa è stata edificata la Necropoli punica costituita da tredici tombe sotterranee a camera, due delle quali ricavate con l’ampliamento delle due precedenti domus de janas situate sotto la scarpata del Tophet. A queste tredici, è da aggiungere un corridoio di accesso privo della camera ipogea, probabilmente il tentativo di esecuzione di una tomba non portato a completamento. Mentre tutte le tombe fenicie a incinerazione contenevano un solo corpo, quelle puniche accoglievano numerosi defunti e, viste le loro dimensioni, sono probabilmente da considerare tombe di famiglia. All’interno delle tombe a camera sono presenti i sarcofaghi scavati nella pietra, e sulle pareti mascheroni e simboli sacri.su una colonna è scolpito il cosiddetto Segno di Tanitàrovesciato. La dea Tanit era la divinità femminile punica di carattere lunare, corrispettivo femminile del dio solare Baal; era la dea della fecondità, dell’amore e della morte, alla quale si ritiene venissero offerti sacrifici di fanciulli. Il Segno di Tanit è rappresentato da un triangolo sormontato da una barra orizzontale a sua volta sovrastata da un disco, e qui viene scolpito rovesciato ad indicare che siamo nel regno dei morti. Più avanti, sotto la scarpata della collina sulla quale sorge il Tophet, si trovano i resti delle due Domus de janas La IV e la V, che sono state successivamente riutilizzate in ambito punico. Il villaggio prenuragico al quale appartenevano le domus de janas non doveva essere situato in un luogo molto distante, dato che la valle delle necropoli ha costituito l’unico luogo coltivabile di tutto il monte e, per di più, nella sua parte occidentale era ubicata l’unica sorgente perenne di tutto il circondario.
Più a sud rispetto alla valle della necropoli, si trovano i resti della città, che era costituita da un’Acropoli della larghezza di sessanta metri e della lunghezza di Trecento. realizzata dapprima dai Fenici, i Cartaginesi successivamente hanno trasformato l’abitato fenicio in una fortezza. Nella nostra visita, percorriamo i resti dell’abitato, che è costituito da quattro quartieri con case a schiera, tra le quali si trovano le vie disposte a scacchiera. Se si prescinde da due agglomerati di case addossati alla fronte dell’abitato, ognuno dei quattro quartieri di cui era composta l’Acropoli era formato da una doppia fila di case, che si affacciavano ciascuna su una strada diversa. Le case di abitazione avevano un unico ingresso sulla strada e il retro era in comune con l’abitazione opposta, che si affacciava sull’altra strada.
Con la successiva conquista romana, la città non subisce alcuna distruzione, ma tutte le fortificazioni che circondano l’Acropoli vengono rase al suolo. Segue l’improvviso abbandono nel 110 avanti Cristo per cause ancora sconosciute. Altri siti nei pressi dell’area di Monte SiraiAll’esterno rispetto all’area archeologica fenicio punica di Monte Sirai, si trovano un sito di archeologia industriale, e diversi altri siti archeologici edificati in periodo prenuragico e nuragico. A nord dell’area archeologica sono presenti i resti del Nuraghe lallai un nuraghe semplice, monotorre, edificato a 124 metri di altezza, che è però scarsamente visibile e riconoscibile, essendo completamente inglobato da lentisco e cisto, ma del quale resta la presenza di numerosi grossi massi di trachite. cinquecento metri ad ovest rispetto al nuraghe lallai, si trovano pochi resti del Nuraghe NW così chiamato dato che si trova a nord ovest rispetto al monte Sirai, che era un nuraghe di tipologia indefinita, edificato a 107 metri di altezza. Ad ovest rispetto al Tophet fenicio che si trova all’interno dell’area archeologica, a seicento metri di distanza rispetto al nuraghe NW, sono presenti i resti del Nuraghe Terra Niedda un nuraghe semplice, monotorre, edificato a 109 metri di altezza. Più ad ovest rispetto a questo nuraghe si trova l’area di rimboschimento di Terra Niedda, nella quale è stato effettuato un rimboschimento con alberi di pino, e con linee frangivento ai bordi delle strade sterrate. All’interno di quest'area di rimboschimento, si trovano i resti della Miniera di Terra Niedda una miniera carbonifera già conosciuta alla fine degli anni trenta del Novecento come Littòria V o Littoria Quinta. La zona è tuttora segnalata con questo nome da un vecchio cartello stradale. L’area mineraria utilizzava il pozzo 1 ed il pozzo 2. Ad ovest rispetto all’Acropoli presente nell’area archeologica, si trova la Domus de janas III di Monte Sirai, mentre a sud si trovano le Domus de janas I e II. La IV e la V sono state già descritte, dato che si trovano all’interno dell’area archeologica. Più a sud rispetto a queste domus de janas, si trova il Nuraghe Nuraxieddu edificato a 109 metri di altezza, il quale, secondo l’archeologo Piero Bartoloni che ha diretto gli scavi archeologici a Sant’Antioco e a monte Sirai, sarebbe un altro nuraghe semplice, monotorre.
Le ultime domus de janas che abbiamo descritto, il nuraghe Nuraxieddu ed il nurage Sirai, si trovano nel territorio a nord ovest della frazione Medau Rubiu, tra questa frazione ed il PIP di Carbonia, e vanno considerati, quindi, appartenenti a quest'ultima frazione. La frazione Flumentepido con la Chiesa di Sant’AntonioPassata sulla SS126 Sud Occidentale Sarda l’uscita per la frazione Sirai, proseguiamo lungo questa strada, che da nord si porta a nord ovest. A tre chilometri e cento metri da dove la avevamo imboccata provenendo da Carbonia, arriviamo a una rotonda, alla quale, seguendo le indicazioni, prendiamo la seconda uscita, in direzione di Flumentepido. Prendiamo questa uscita, che ci fa imboccare la via delle Querce, la quale in Cinquecento metri ci porta all’interno della frazione Flumentepido (altezza metri 66, distanza in linea d’aria circa 5.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 192). Si tratta di un’antica borgata agro pastorale, divenuta oggi una zona residenziale, situata ai piedi del colle di Monte Sirai, verso nord. In passato la SS126 Sud Occidentale Sarda passava all’interno della frazione, successivamente il tracciato è stato spostato all’esterno.
Dalla frazione Flumentepido, procediamo sulla via degli Abeti in direzione Portoscuso, percorsi poco più di trecento metri, imbocchiamo una stradina sterrata sulla destra, proseguiamo parallelamente alla strada asfaltata per circa cento metri, poi svoltamo a destra all’interno di un boschetto di eucalipti, e da qui, per ulteriori Cinquecento metri, sino alla cima della collinetta, dove raggiungiamo la restaurata piccola Chiesa di Santa Maria di Flumentepido. Situata sopra una piccola altura, è stata edificata nell’undicesimo secolo in stile romanico, ed ha una unica navata senza abside. La Chiesa di S. Marie de flumine Tepidus viene menzionata fino dal 1066, in quanto oggetto di una donazione da parte di Torchitorio, giudice di Cagliari, in favore dell’Ordine monastico Cassinese, che avrebbe dovuto impiantarvi un proprio centro spirituale, mai portato a compimento, perché ostacolato da più parti. Ancora documentata nel 1159, come appartenente al medesimo Ordine, risulta nel 1218, inclusa tra i beni donati da papa Onorio III alla diocesi sulcitana, mentre nel 1236 viene citata come di pertinenza dei Cistercensi, che vi costruiscono un monastero, i cui resti rimangono visibili almeno sino all’Ottocento, dato che sono stati segnalati anche da Vittorio Angius, e del quale restano oggi solo poche tracce ricoperte dalla vegetazione. La piccola Chiesa, composta da blocchi di pietra locale, provenienti almeno in parte da strutture preesistenti, dopo l’ultimo recente restauro, è stata dichiarata bene di interesse culturale, considerata la sua lunga storia. Si tratta di un piccolo edificio privo di decorazioni, con copertura a capanna, e con soffitto ligneo sostenuto da capriate. Sul frontale si ergeva un campaniletto a vela, ed un tempo intorno alla Chiesa era presente un loggiato, le cui possenti colonne si trovano ancora sul posto. L’interno è illuminato solamente da due strette monofore speculari, e nella parete di fondo si apre la nicchia che ospitava il simulacro, ora custodito nella vicina Chiesa di Sant’Antonio, insieme all’acquasantiera. Vicino a Flumentepido si trova la frazione Medau Is FenusDall’interno della frazione Flumentepido, evitiamo la deviazione su via degli Abeti, e proseguiamo, invece, lungo la via delle Querce che esce dall’abitato in direzione nord ovest. A circa un chilometro da dove, dalla rotonda sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, avevamo imboccato la via delle Querce, troviamo alla destra una deviazione che, in poche decine di metri, ci porta all’interno della piccola frazione in località Medau Is Fenus (altezza metri 88, distanza in linea d’aria circa 6.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), ossia il Casale della famiglia Fenus, che era un casale agropastorale ed è situato a brevissima distanza da Flumentepido. La frazione Medau Is SerafinisDalla rotonda dove avevamo preso la deviazione per Flumentepido, proseguiamo per un chilometro e mezzo sulla SS126 Sud Occidentale Sarda e, seguendo le indicazioni, prendiamo la deviazione a sinistra che, in duecentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione Medau Is Serafinis (altezza metri 61, distanza in linea d’aria circa 6.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 18), ossia il Casale della famiglia Serafinis, già antico casale agropastorale situato vicino alla SS126 Sud Occidentale Sarda. Ad ovest della frazione, si sviluppa la zona del Rimboschimento di Is Serafinis, un’ampia zona di rimboschimento effettuato tramite alberi di pino. La frazione Medau Desogus con la Chiesa di San Pio da Pietralcina
La frazione Cortoghiana con la Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù
A nord dell’abitato, si sviluppa l’ampia pineta di Cortoghiana. Proseguendo, la strada che ci ha portati alla frazione Cortoghiana ci conduce, in altri tre chilometri e mezzo, a Nuraxi Figus, che è la frazione più meridionale del comune di Gonnesa. La frazione miniera Cortoghiana con la miniera carbonifera dismessa
La frazione Cuccurru SuergiuPassata la frazione miniera Cortoghiana, proseguiamo lungo la strada e, seguendo le indicazioni, dopo Settecento metri arriviamo alla frazione Cuccurru Suergiu (altezza metri 150, distanza in linea d’aria circa 9.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 15), il cui nome significa Cima della Sughereta per la presenza di alcune querce da sughero, delle quali in antichità vi era proprio un vasto bosco, sulla sommità della vicina collina. La frazione Genna Gonnesa ed il Cimitero di CortoghianaDal semaforo dove avevamo preso le deviazioni per Cortoghiana e per Cuccurru Suergiu, proseguiamo lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda ancora per un chilometro, e, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra la deviazione che, in circa trecentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione o località Genna Gonnesa (altezza metri 123, distanza in linea d’aria circa 9.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 25), ossia la Porta di Gonnesa, che è un antico casale agropastorale. Appena duecentocinquanta metri più avanti lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, prendiamo la deviazione sulla sinistra, che, in altri duecentocinquanta metri, ci porta di fronte all’ingresso del Cimitero di Cortoghiana che pur appartenendo a questa frazione Carbonia dalla quale dista oltre due chilometri, si trova all’interno del territorio comunale di Gonnesa. La frazione Bacu Abis con la Chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e MartirePercorsi ancora Novecento metri lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, a circa otto chilometri e mezzo da dove la avevamo imboccata provenendo da Carbonia, troviamo la deviazione verso destra che, in un chilometro e trecento metri, ci porta all’interno della importante frazione Bacu Abis (altezza metri 85, distanza in linea d’aria circa 11.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 1.673), che costituisce l’estremità nord occidentale dell’area Comunale di Carbonia. Il suo nome potrebbe indicare Forra o gola delle api, come narrato da Primo levi nel racconto Piombo del suo libro Il sistema periodico. Un altro significato potrebbe però ricondurre il nome a Forra o gola degli Abis, una famiglia antica proprietaria delle terre dove oggi sorge il paese. Comunque, la zona nel Settecento era nota col nome S’Ortu de Is Abis, che in sardo può voler dire sia Orto delle api che Orto degli Abis. Anche Bacu Abis, come Cortoghiana, ha legato la sua storia alle miniere di lignite scoperte nel suo circondario tra il 1851 ed il 1853, quando Bacu Abis era frazione del comune di Gonnesa, e lo fu fino al 5 novembre 1937, quando venne poi inglobato nel nuovo comune di Carbonia. Tra il 1936 ed il 1938 si decide di costruire un Razionale villaggio operaio su progetto di Gustavo Pulitzer-Finali, che comprende venti isolati, con alloggi per ottanta famiglie di minatori, e tre isolati per sette famiglie di impiegati. A questo primo nucleo edilizio, costruito nell’asse viario di viale della Libertà, si aggiunge in piazza Santa Barbara l’ex casa del Fascio, con una piccola torre, il dopolavoro con cine-Teatro, lo spaccio aziendale e l’ambulatorio. A nord dell’abitato, nella piazza Pietro Micca, sono presenti i tre monumenti più importanti di Bacu Abis, che sono la Chiesa, la grotta di Lourdes, ed il Monumento ai Caduti . La Chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire che è la parrocchiale della frazione Bacu Abis, costruita nei primi anni Trenta. In passato intitolata a San Vittorio, viene intitolata dal 1938 alla Santa protettrice dei minatori. realizzata secondo un’architettura di stampo razionalista, si presenta con un porticato sorretto da pilastri squadrati ed archi a tutto tondo. La facciata è impreziosita da un rosone con vetro bicolore, che permette ai raggi del sole di illuminare l’altare al suo sorgere. Ogni anno, a inizio agosto, presso questa Chiesa ed all’interno dell’abitato si svolge la Sagra di Santa Barbara, la patrona dei minatori, con serimonie religiose e manifestazioni civili. La riproduzione della Grotta di Lourdes viene inaugurata nel 1953 e si trova a destra della Chiesa. L’opera rappresenta un arco roccioso con all’interno un altare, una nicchia con la statua della Madonna. Dirimpetto, si trova il monumento dedicato alla memoria dei caduti delle due Guerre Mondiali, ribattezzato Il Cannone inaugurato nel 1950, intorno al quale ogni 4 novembre gli abitanti del paese ed i rappresentanti dei corpi militari ed istituzionali si radunano per la commemorazione. Il giacimento carbonifero di Bacu Abis viene scoperto nel 1851 da Ubaldo Millo, che ottiene nel 1853 tre concessioni carbonifere, quella di Bacu Abis, e quelle di Terras Collu e di Funtanamare che si trovano ad ovest rispetto all’abitato di Bacu Abis, in territorio di Gonnesa. La Miniera di Bacu Abis sfruttava l’omonimo giacimento carbonifero, con gli impianti estrattivi di pozzo Roth, pozzo Emilio, pozzo Castoldi, pozzo Nuovo, e con il vecchio edificio minerario dell’impianto di vagliatura. La frazione domu BecciaDa dove avevamo preso la deviazione per Cortoghana, proseguiamo lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda evitando le deviazioni per Genna Gonnesa e per il Cimitero di Cortoghiana. Dopo un chilometro e mezzo, prendiamo la deviazione sulla destra seguendo le indicazioni, e, in poco più di un altro chilometro e mezzo, raggiungiamo la frazione o località Domu Beccia (altezza metri 129, distanza in linea d’aria circa 11.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 44), ossia la Casa Vecchia, costruita intorno ad un casale agropastorale di antiche origini medievali. La frazione Medau PeddisEntrati nell’abitato di domu Beccia, seguiamo la strada che ci ha portati in esso, le seguiamo fino a dove svolta a destra, e prendiamo la prima deviazione a sinistra che è la strada che conduce verso est. La seguiamo per poco più di Cinquecento metri, finché si immettesu una trasversale, che prendiamo verso sinistra. Dopo seicento metri svoltiamo a destra e prendiamo la strada che, in Cinquecento metri, ci porta all’interno della frazione Medau Peddis (altezza metri 90, distanza in linea d’aria circa 8.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 36), ossia il Casale della famiglia Peddis, situato in località Terra Segada, ossia Terra Spaccata. Si tratta di un casale agropastorale anch’esso di origini antiche. La frazione Medau Brau dove sono stati rinvenuti diversi reperti di archeologia romanaProseguendo lungo la strada che ci ha portati a Medau Peddis, in Settecento metri arriviamo all’interno della frazione Medau Brau (altezza metri 108, distanza in linea d’aria circa 8.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 27), ossia il Casale della famiglia Brau, situato anch’esso in località Terra Segada, ossia Terra Spaccata. Si tratta di un casale agropastorale di origini antiche, forse romane, dato che nei suoi dintorni sono stati effettuati diversi ritrovamenti archeologici riferiti al periodo della presenza romana in Sardegna. Poco prima del 1878, l’architetto Filippo Vivanet invia l’archeologo Filippo Nissardi nel territorio di Bacu Abis, e dalla sua relazione inviata alla regia Accademia dei lincei, si apprende che gli scavi archeologici effettuati dall’ingegner Bianchi, direttore della miniera carbonifera omonima, hanno portato al rinvenimento dei resti di due Ville romane che ricordano ambienti della casa rustica e rurale della Sardegna meridionale, poste nella vallata di Flumentepido, presso l’antica strada romana che da Carales portava a Sulci; e di diverse Tombe romane nelle quali sono state rinvenute monete consolari, dei primi Cesari e dei Costantini, lucerne del primo secolo dell’impero romano, altre del quarto e del quinto secolo dopo Cristo con i simboli della croce e del monogramma di Cristo, ed anche oggetti in terracotta, tra i quali un piatto dove si raffigurano nel fondo tre anime che si beano in Cristo, rappresentate allegoricamente da tre colombe attorno al monogramma di Cristo. La frazione Medau Brau è nota, inoltre, anche perché nella vicina località Cannamenda, vicino all’omonimo rio, nel 1838 Alberto Ferrero della Marmora, che era stato nominato commissario starordinario per la Sardegna, scopre il primo giacimento di carbone presente nella Sardegna, che è diventato poi la Concessione mineraria di Terra Segada oggetto di ricerche ed esplorazioni. Le frazioni a nord est di CarboniaCi rechiamo, ora, a visitare i dintorni a nord est di Carbonia, con le diverse frazioni che si trovano lungo la SP2 che si dirige verso Villamassargia. La frazione Medau TanasDal centro di Carbonia ci recheremo alla Stazione ferroviaria di Carbonia Serbariu, dalla quale la via della Stazione ci porta alresti della Stazione ferroviaria dismessa di Carbonia Stato, e poi, passata una rotonda, esce dall’abitato dirigendosi verso nord ovest con il nome di via del Minatore. La via del Minatore, in un paio di chilomtri, ci porta all’interno dell’abitato di Sirai, dal quale usciamo verso nord est con la Strada Statale Sirai, che, in un chilometro, ci porta all’interno della frazione Medau Tanas (altezza metri 105, distanza in linea d’aria circa 3.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 19), ossia il Casale della famiglia Tanas, che era un casale agropastorale. Ad est dell’abitato di Tanas si trova la Miniera di Corona Sa Craba una ex miniera di barite, ormai abbandonata, con il pozzo carbonifero d’estrazione e diversi impianti minerari per la produzione del carbone. La frazione Barbusi con la Chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle GrazieDall’abitato di Medau Tanas, la Strada Statale Sirai prosegue con il nome di via Santa Maria delle Grazie, e, in Quattrocento metri, ci porta ad entrare nella frazione Barbusi (altezza metri 119, distanza in linea d’aria circa 4.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 546). Il suo nome si fa risalire al fenicio punico Bar: bus, che significherebbe Pozzo fetido o Acquitrino. Il suo territorio è stato fino dalla preistoria, e poi in epoca fenicio punica e successivamente in epoca romana. Diviene, poi, una Villa del Giudicato di Càralis, nella Curatoria del Sulcis. Prima della fondazione della città di Carbonia, dal 1853 fino al 1937, Barbusi è una frazione del comune di Serbariu, che viene poi soppresso ed inglobato nel nuovo comune di Carbonia.
su una piccola montagna vicino all’abitato, denominata S’Arriu de Suttu, ossia il Rivo di Sotto, minacciata da una cava per l’estrazione della ghiaia, si trova una pianta rara, il Bosso delle Baleari, ossia Buxus Balearica, che è una vegetazione arbustiva con foglie grandi e lunghe fino a quattro centimetri, bislunghe, di colore verde chiaro, e con fiori profumati. Si tratta di una specie spontanea, nativa delle Isole Baleari, della Spagna sudorientale e dell’Africa nordoccidentale, che in Italia si trova solo in Sardegna, in due località delle quali una è su questa montagna. Nel territorio della frazione Barbusi si trovava la Concessione mineraria di Barbusi, per la quale sono state effettuate vecchie esplorazioni di ricerca. La Miniera di Barbusi è stata caratterizzata dall’estrazione mineraria prevalente di barite, ed anche di altri minerali come calcite e galena. Nel monte sopra Barbusi si trova la Miniera di Corona Sa Craba con attività estrattiva prevalente della barite. La frazione Caput AcquasDalla Chiesa parrocchiale di Barbusi proseguiamo lungo la via Santa Maria delle Grazie, dopo Ottocentocinquanta metri questa strada si immettesu una trasversale, che, presa verso sinistra, passa sotto la via Pedemontata, che è la SP2. Dopo un centinaio di metri svoltiamo a destra, proseguiamo e, dopo circa un chilometro, raggiungiamo la frazione o località Caput Acquas (altezza metri 76, distanza in linea d’aria circa 6.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 31), un casale ad economia agropastorale situato lungo le rive del rio Flumentepido che attraversa l’abitato. Il nome di Caput Aquas, ossia Sorgente delle acque, deriva da una vicina sorgente e fonte di acque potabili molto rinomate, conosciute fino dall’antichità, che si trova ad est dell’abitato, a un paio di chilometri di distanza, in territorio della frazione Genna Corriga che troveremo più avanti. Nel territorio di Caput Aquas si trovavano la Miniera di Caput Acquas e la Miniera di Piolanas nord che sfruttavano il giacimento carbonifero di Caput Acquas o Piolanas sud. La miniera di Caput Acquas utilizzava gli impianti estrattivi di pozzo Caput Acquas, pozzo Tolmetta, pozzo Zara, pozzo Is Piras, pozzo D. La miniera di Piolanas nord utilizzava gli impianti estrattivi del pozzo Piolanas. Passata la Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice raggiungiamo la frazione Acqua Callentis
Percorsi ancora Quattrocento metri, arriviamo nella frazione Acqua Callentis (altezza metri 76, distanza in linea d’aria circa 7.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 140), nome che significa Acque Calde, e che deriva da una vicina sorgente di acque ipotermali che si trova nella riva destra del rio Flumentepido. Questa borgata viene denominata spesso anche con il nome Medau de Is Perdas ossia il Casale della famiglia Perdas, perché probabilmente in passato era abitato prevalentemente da una numerosa famiglia Perdas. Già antico casale situato lungo la riva destra del rio Flumentepido, è divenuta ora una borgata agro pastorale. La frazione SeddargiaDalla Chiesa parrocchiale di Barbusi proseguiamo lungo la via Santa Maria delle Grazie, dopo Ottocentocinquanta metri questa strada si immettesu una trasversale, che, presa verso destra, ci porta al raccordo che ci fa imboccare la via Pedemontata, che è la SP2. Percorsi due chilometri e Quattrocento metri oltre la Chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si vede, sulla sinistra della strada provinciale, la frazione o località Seddargia (altezza metri 119, distanza in linea d’aria circa 9.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 3), che era un tempo un casale agropastorale. Per entrare in auto all’interno dell’abitato, non si può curvare a sinistra dato che lungo la strada c'è la linea contina, occorre, quindi, proseguire lungo la SP2 fino al raccordo, dove effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro e svoltare in una delle strette vie sulla destra. La frazione Genna CorrigaPercorsi due chilometri e Settecento metri oltre la Chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si vede, sulla sinistra della strada provinciale, la frazione Genna Corriga (altezza metri 119, distanza in linea d’aria circa 9.5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 82), ossia la Porta di Corriga, che era un antico casale agropastorale divenuto oggi una borgata. Per entrare in auto anche all’interno di questo abitato, non si può curvare a sinistra dato che lungo la strada c'è la linea contina, occorre, quindi, proseguire lungo la SP2 fino al raccordo, dove effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro e svoltare a destra in via monte Mesu che ci porta all’interno. Si tratta di una frazione probabili origini antiche, il cui nome deriva dall’antica denominazione di Genna de Cotricla, ossia la Porta del Pergolato, e si trova in corrispondenza del passo conosciuto come Su Strintu ’e S’Axina, ossia lo Stretto o il Passo dell’Uva. Nel territorio di Genna Corriga è presente la sorgente di Caput d’Acquas, con l’acquedotto Comunale ed il lavatoio costruiti nel 1940. A nord ovest dell’abitato si trovano i resti della Miniera di Pertunto una miniera di barite ormai abbandonata. Il territorio, particolarmente boschivo, è sormontato ad est dalla catena montuosa che culmina con la punta più alta del monte Tasua, di 453 metri. Su questa catena montuosa, a nord est, si trovano i resti della Miniera di Tasua abbandonata, parte della quale si trova in territorio di Iglesias. La frazione Medau PireddaProseguendo si arriva alla svincolo dove si può effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro a visitare Genna Corriga a Seddargia. Percorsi tre chilometri e Novecento metri oltre la Chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si trova una stretta deviazione in discesa sulla destra che, in un centinaio di metri, ci porta all’interno della frazione Medau Piredda (altezza metri 144, distanza in linea d’aria circa 8.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 68), ossia il Casale della famiglia Piredda, che era anch’esso un casale agropastorale. Il Monte Tasua che sovrasta la frazione Is Pireddas, ospita nella sua falda nord la Miniera di Monte Tasua nella quale l’estrazione mineraria prevalente fu la barite e la galena. restano sia le gallerie che la laveria, e quest'ultima presenta, eccezionalmente conservato, l’impianto di trattamento costruito dalla Bariosarda Spa. Nell’area che si estende in direzione est, partendo dalla miniera di Monte Tasua, verso Terraseo che è una frazione Narcao, caratterizzata da magnifiche valli e monti solitari, si trovano i resti della Miniera di Medau Is Friagius della Miniera di Santu Miali e della Miniera di Case Garanzeis delle quali l’estrazione mineraria principale è stata quella della blenda, galena argentifera, e malachite. La frazione Piolanas con la Chiesa di Santa Barbara Vergine e MartirePercorsi quattro chilometri e Settecento metri oltre la Chiesa di Barbusi lungo la SP2 o Pedemontana per Villamassargia, si vede, sulla sinistra della strada provinciale, la deviazione per la frazione Piolanas (altezza indefinita, distanza in linea d’aria circa 14.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che era un casale agropastorale. Per raggiungere in auto questa frazione, occorre, però, proseguire lungo la SP2 fino al successivo raccordo, dove effettuare un’inversione di marcia, tornare indietro e svoltare seguendo le indicazioni nella deviazione sulla destra. Presa questa deviazione, la seguiamo per un chilometro e Novecento metri, e troviamo una strada sterrata sulla destra che ci fa raggiungere, in circa duecento metri, le poche case dell’abitato.
La frazione Corongiu con la Chiesa parrocchiale di Sant’Anna
La frazione Barega con la Chiesa della Natività di Maria
Proseguendo lungo la strada che ci ha condotti a Barega, poco più di Cinquecento metri più avanti si trovano, alla sinistra della strada, i pochi Ruderi della Chiesa di Santa Maria de Barega. Si trattava di una Chiesa giudicale e medievale, che era una delle tappe della strada denominata De Sa reliquia, che era il percorso della processione di Sant’Antioco che da Iglesias arrivava all’antica Sulci, raggiungendo le Chiese di Santa Maria di Barega, Santa Barbara di Piolanas e Santa Maria delle Grazie di Barbusi. Le frazioni ad est e a sud di CarboniaCi rechiamo, ora, a visitare i dintorni a est ed a sud di Carbonia, con le diverse frazioni che in essi si trovano. Vedremo anche i diversi resti archeologici, la miniera di Serbariu ed i diversi Musei minerari. La frazione Sirri con la Chiesa di Santa Lucia
Il riparo sotto la roccia nel quale sono stati rinvenuti i resti della facies culturale di su Carroppu
La frazione Medadeddu ed il Cimitero di CarboniaVediamo, ora, le diverse frazioni che si trovano ad est dell’abitato di Carbonia. Arrivando dal viale Trento, usciamo dalla rotonda in piazza Iglesias e prendiamo la prima uscita, verso sud, in via Giovanni Maria Angioi. Dopo aver percorso trecento metri svoltiamo a sinistra in via lubiana, dopo una settantina di metri a destra in via Medadeddu che, percorsa per seicento metri, ci porta nella frazione Medadeddu (altezza metri 62, distanza in linea d’aria circa 2.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 394), già nota come Medau Is Cabiddus. Da dove la avevamo presa, percorsa la via Medadeddu per centotrenta metri svoltimo a sinistra e prendiamo la via del Cimitero. Lungo la via del Cimitero, dopo Quattrocento metri, si vede alla destra l’ingresso del nuovo Cimitero Comunale di Carbonia, che si trova nella località Medadeddu e che ha sostituito il vecchio Cimitero Monumentale di Serbariu. L’importante frazione Serbariu con la Chiesa parrocchiale di San Narciso
In periodo preistorico la zona viene frequentata come attestato dal ritrovamento di reperti in numerose grotte come la grotta di Serbariu, nella necropoli di Cannas di Sotto, negli insediamenti nella valle del rio Cannas, e diversi nuraghi. Altri ritovamenti si fanno risalire alla successiva civiltà fenicia e punica ed alla dominazione di Roma. Il periodo giudicale è documentato da fonti storiche che citano questa località come Bidda de Serbariu. Durante il periodo del dominio pisano, e in quello successivo aragonese e spagnolo, il territorio di Serbariu venne abbandonato a causa delle frequenti incursioni barbaresche provenienti dalle vicine coste del Sulcis. Nel periodo di dominazione sabauda, si registra un lento ripopolamento con l’insediamento di famiglie iglesienti e di pastori barbaricini. Serbariu rinasce, quindi, tra il diciottessimo ed il diciannovesimo secolo, soprattutto grazie alle estrazioni minerarie, e viene proclamata Comune di Serbariu nel 1853, staccandosi da Villamassargia, di cui era stata frazione. Lo status di comune autonomo per Serbariu si mantiene sino alla fondazione di Carbonia, che ne acquisisce tutto il territorio comunale. Dell’antica borgata di Serbariu non è rimasto quasi più nulla, le vecchie case, tipiche della tradizione rurale, sono state sostituite da abitazioni in stile moderno, benché in questi ultimi anni vi sia un tentativo di recupero delle vecchie tradizioni popolari e agropastorali dell’antico borgo. Situati in alcune piazze e vie dell’abitato di Serbariu, i murales realizzati dall’artista Debora Diana illustrano vari aspetti della Sardegna, in particolare la vita popolare, le usanze, l’antico folklore. Di particolare interesse è, inoltre, l’antico Cimitero Monumentale, che si trova a nord dell’abitato.
Le frazioni Medau Is Arrius, Medau Is Toccus, Medau Is Peis, Medau Is Fonnenus e Medau su ContiVediamo ora le frazioni di Carbonia che si trovano ed est rispetto a Serbariu. A sud dell’abitato di Serbariu scorre la SP78, che seguiamo verso est e, a seicento metri da dove la abbiamo imboccata, prendiamo a sinistra la strada che porta nella frazione Medau Is Arrius (altezza indeterminata, distanza in linea d’aria circa 2.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), ossia il Casale della famiglia Arrius, in passato casale agropastorale, ed oggi zona residenziale, già inglobato nel vicino abitato di Serbariu. Proseguendo per trecento metri lungo la SP78, troviamo verso destra la deviazione che, in circa duecento metri ci porta alla frazione Medau Is Toccus (altezza metri 113, distanza in linea d’aria circa 3.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 73), ossia il Casale della famiglia Toccus, già casale agropastorale situato vicino a Serbariu. Percorsi ancora Quattrocentocinquanta metri lungo la SP78, la strada provinciale passa all’interno della frazione Medau Is Peis (altezza metri 113, distanza in linea d’aria circa 3.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 44), ossia il Casale della famiglia Peis, già casale agropastorale situato oltre Serbariu, lungo la strada provinciale per Perdaxius. Percorso un altro chilometro lungo la SP78, si trova la deviazione a sinistra che, in circa un chilometro, ci porta su una collina alla frazione Medau Is Fonnenus (altezza metri 206, distanza in linea d’aria circa 4.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), ossia il Casale della famiglia Fonnenus, già antico casale agropastorale situato oltre Serbariu,su una collina alla sinistra della strada provinciale per Perdaxius.
La miniera di SerbariuDal 1936 la Società Mineraria Carbonifera Sarda effettua un’intensa campagna di ricerca mineraria nel bacino carbonifero del Sulcis, scoprendo un ampio giacimento di carbone ad ovest della zona nella quale sarebbe stata costruita dal 1936 al 1938, proprio per accogliere il suo personale, la città di Carbonia. Nel 1937 viene richiesta la concessione con la denominazione di Miniera di Serbariu subito iniziano i lavori di allestimento, vengono scavati i primi pozzi. Successivamente l’originaria estensione viene ampliata, vengono realizzati gli impianti estrattivi di pozzo 1, pozzo 2, pozzo 3, pozzo 4, pozzo 5, pozzo 6, pozzo 7, pozzo Nuraxeddu Vecchio, pozzo del Fico. Si raggiunge la profondità di 179 metri dalla superficie, ossia 103 metri al di sotto del livello del mare. Negli anni cinquanta del Novecento, in seguito all’ingresso dell’Italia nella CECA, inizia la chiusura di molti cantieri e lo spostamento dell’attività verso il centro del bacino. Con la costruzione della nuova miniera di Seruci, si assiste allo smantellamento del bacino carbonifero, e, nel 1948, ha luogo uno fra i più lunghi scioperi, della durata di ben 72 giorni. Nel 1965 la concessione mineraria viene abbandonata, e la miniera di Serbariu viene chiusa definitivamente nel 1971. L’amministrazione Comunale interviene, successivamente, per acquisirne il patrimonio immobiliare, fino al suo acquisto nel 1991. Da quella data sono stati elaborati diversi progetti di recupero, il sito minerario, attivo dal 1937 al 1964, è stato recuperato e ristrutturato e, dal 2006, è divenuto la sede del Museo del Carbone. Il Museo del Carbone ed il Museo di Paleontologia e Speleologia Edouard Alfred MartelLa miniera di Serbariu è stata la principale miniera del bacino carbonifero del Sulcis, le cui due torri costituiscono di fatto uno dei simboli della città, ed ospita oggi il Centro Italiano della cultura del Carbone, con il Museo del Carbone, che illustra la storia del carbone, delle miniere e dei minatori. Valerio Tonini, che con la sua impresa contribuì alla costruzione della nuova città industriale del fascismo, descrive così la terra del carbone nel settembre del 1936: Una piana desolata, di fronte alla miniera di Serbariu.
La frazione Is Gannaus con la Chiesa parrocchiale di San Marco Apostoloalla rotonda che ci ha portati sulla VIa Giovanni Maria lai, prendiamo l’uscita successiva, che ci porta su una strada che continua verso sud lasciando alla destra le vecchie strutture minerarie, dopo Novecento metri arriviamo a una rotonda dove prendiamo la seconda uscita, che ci fa imboccare verso sud la SS126 Sud Occidentale Sarda. Dopo Ottocento metri, alla successiva rotonda, prendiamo la prima uscita che ci porta sulla via Michelangelo all’intero della frazione Is Gannaus (altezza metri 25, distanza in linea d’aria circa 4.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 18). Il vecchio casale di proprietà della famiglia Gannau, importanti proprietari terrieri cui in parte si deve il ripopolamento della frazione, si trova vicino al rio Santu Milanu, in una località denominata in passato Coderra, che in lingua sarda significa Spazio di terra in una zona acquitrinosa.
I resti della necropoli di Monte CrobuDalla rotonda dove avevamo imboccato verso sud la SS126 Sud Occidentale Sarda, proseguiamo per un chilometro ed Ottocento metri saltando la deviazione che ci aveva condotti nella frazione Is Gannaus, ed arriviamo a uno svincolo, nel quale prendiamo l’uscita verso Perdaxius e Serbariu. Percorso lo svincolo per Quattrocentocinquanta metri, continuiamo verso est sulla SP78bis, la seguiamo per un chilometro, e troviamo la deviazione in una strada bianca sulla destra, che conduce sul versante sud occidentale dell’altura di Monte Crobu, che lo congiunge al monte San Giovanni. Presa questa strada bianca, proseguiamo all’interno della vegetazione, saliamo sul monte Crobu e, dopo un lungo percorso, raggiungiamo la Necropoli di Monte Crobu costituita da diverse domus de janas scavate in un bancone di tufo trachitico, delle quali negli anni ottanta del Novecento sono stati effettuati gli scavi che ne hanno portate alla luce le principali caratteristiche. La necropoli risale all’ultima fase del Neolitico, alla Cultura di San Michele di Ozieri, che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo.
La frazione FuntanonaDalla rotonda dove avevamo imboccato verso sud la SS126 Sud Occidentale Sarda, proseguiamo per due chilometri e mezzo e, all’altezza del cartello indicatore del chilometro 11, prendiamo la deviazione leggermente a destra, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a destra, nella strada che, in duevento metri, ci porta alle abitazioni della frazione Funtanona (altezza metri 40, distanza in linea d’aria circa 5.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 30), il cui nome significa Grande fontana, che si trova accanto alla SS126 Sud Occidentale Sarda lungo la riva sinistra del rio Santu Milanu. Era un casale ad economia agropastorale a sud del territorio del comune di Carbonia, ai confini con le frazioni del vicino territorio comunale di San Giovanni Suergiu. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Carbonia effettueremo una deviazione verso est per visitare Perdaxius Narcao Nuxis e proseguiremo il nostro viaggio verso sud, passando per San Giovanni Suergiu. | ||||
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