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La città di Castelsardo, patria del Maestro di Castelsardo, con il suo bel centro storico e le sue note spiagge


In questa tappa del nostro viaggio, partendo nell’Anglona marittima da Valledoria ci recheremo a visitare la caratteristica città di Castelsardo La più importante dell’Anglona marittima, con il suo bellissimo centro storico e le sue note spiagge.

La regione storica dell’Anglona

L’AnglonaL’Anglona è la regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, Laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica.

In viaggio verso Castelsardo

Da Valledoria arriviamo, con la SP90, al bivio di Sedini, dove la strada provinciale si immette sulla SS134, una strada statale che verso sinistra porta al paese chiamata Sedini e verso destra alla città di Castelsardo.

Prima di raggiungere la frazione Multeddu incontriamo il Nuraghe complesso Paddaggiu

Passata la località la Muddizza, proseguiamo con la SP90 per due chilometri e mezzo, ed arriviamo a uno svincolo, dove questa strada si immette sulla nuova SP90, ossia sulla strada provinciale che collega Santa Teresa di Gallura con Castelsardo. La seguiamo per due chilometri, poi, invece di proseguire verso Santa Teresa di Gallura, prendiamo verso destra la vecchia SP90, nota anche come SP90bis, che attraversa la frazione Multeddu (altezza metri 173, distanza 3.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 50), che è anch’essa una frazione Castelsardo, e che ci porta sulla SS134 di Castelsardo, che a sinistra si dirige verso Sedini con le sue ultime abitazioni, ed a destra verso Castelsardo con la maggior parte del suo centro abitato.

Percorso sulla SP90bis quasi un chilometro, circa un chilometro prima del bivio per Sedini, troviamo sulla sinistra, accostato alla strada, il Nuraghe Paddaggiu che significa Pagliaio ad indicare forse la funzione alla quale è stato in seguito adibito, o Nuraghe Sa Eni, dal nome della località nella quale si trova. Apparentemente sembra un Nuraghe semplice, di tipo monotorre, ottimamente conservato, che si sviluppa su due piani, ma in realtà quelli che vediamo sono i resti di un Nuraghe di tipo complesso, caratterizzato da una torre centrale che si trova in ottimo stato di conservazione, da un bastione costituito da due torri laterali, a ovest e a est, entrambe però del tutto distrutte, e da un antemurale, a nord e a nord est, o forse un muro di contenimento, che includeva il bastione e l’area del villaggio che si estendeva a nord di quest’ultimo. Il piano terra della torre centrale si conserva intatto, mentre il piano superiore è in parte diroccato.

Castelsardo-Multeddu: il Nuraghe Paddaggiu o Nuraghe Sa Eni comunemente chiamato Nuraghe su Tesoru: veduta d’assieme Castelsardo-Multeddu: il Nuraghe Paddaggiu o Nuraghe Sa Eni comunemente chiamato Nuraghe su Tesoru: veduta in primo piano

Sulla vetta che sovrasta il Nuraghe Paddaggiu si trova la fortezza nurgica su Tesoro

Il Nuraghe viene solitamente indicato come Nuraghe su Tesoro che viene definito un Nuraghe semplice, ma in realtà si tratta della Fortezza nurgica su Tesoro o Ziculea. È una sorta di recinto nuragico più che un Nuraghe vero e proprio, ossia una muraglia megalitica con una piccola torre. Sorge sulla vetta della Rocca dei Cacciatori, che sovrasta il Nuraghe Paddaggiu e l’intera vallata, più a nord ovest, e si trova in territorio di Castelsardo.

Dirigendoci verso Sedini arriviamo alla frazione Pedra Sciolta dove troviamo la domus de janas di Scala Coperta

Imboccata la SS134 in direzione di Sedini, dopo meno di trecento metri svoltiamo a destra, in una strada che, in circa cinquecento metri, ci porta alla frazione denominata Pedra Sciolta (altezza metri 148, distanza 3.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 63), che è una delle prime frazioni che incontriamo della città di Castelsardo.

Castelsardo: il pedra Sciolta: la domus de janas di Scala CopertaPresa la deviazione per Pedra Sciolta, prendiamo subito a destra una strada che fiancheggia questa deviazione e che, in poco più di duecento metri, ci porta all’importante domus de janas di Scala Coperta una tomba ipogeica preistorica, scavata all’interno di una roccia trachitica. La tomba è costituita da una breve antecella, e da quattro ambienti disposti a croce, con quello centrale che svolge la funzione di vano di disimpegno. All’interno della tomba si notano segni di rifacimenti posteriori, che hanno in parte riadattato gli ambienti originari.

La roccia dell’Elefante con le sue domus de janas

Castelsardo-Multeddu: la roccia dell’ElefanteRitornati sulla SS134, passiamo l’incrocio con la nuova SP90, che a destra porta verso Sassari, e, all’altezza del cartello indicatore del chilometro 17 della SS134, parcheggiamo. Ci roviamo sempre nella frazione Multeddu di Castelsardo. Da qui, sulla sinistra della strada, vediamo la Roccia dell’Elefante che nella tradizione locale, veniva chiamata Sa Pedra Pertunta, ossia la pietra traforata. Il monumento è una grande roccia in trachite, fortemente erosa dal vento e dagli elementi atmosferici, che le hanno dato una forma singolare, che sembra rappresentare un elefante seduto.

Nella roccia sono state scavate due domus de janas dell’Elefante realizzate in momenti successivi e posizionate su due diversi livelli. Quella superiore, la prima ad essere scavata, è costituita da tre vani e manca del padiglione che la precedeva, probabilmente crollato. Il secondo ipogeo, che si apre più sotto, è, invece, molto ben conservato, formato da quattro vani ed originariamente preceduto da un dromos, in parte coperto ed a cielo aperto nel tratto finale. Ad essa si accede tramite uno stretto portello quadrangolare, ed in essa è stata rinvenuta una protome bovina, elemento decorativo comune a diverse domus de janas, simbolo di un Dio venerato per potenza, forza o coraggio, scolpita in rilievo sulla parete di una celletta, con altri elementi decorativi.

Castelsardo-Multeddu: la domus de janas dell’Elefante Castelsardo-Multeddu: la domus de janas dell’Elefante Castelsardo-Multeddu: incisione della protome taurina nella domus de janas dell’Elefante

Lungo la strada verso Sedini incontriamo la frazione San Giovanni con la chiesa di San Giovanni di Salasgiu

Percorsi altri circa due chilometri sulla SS134, troviamo una deviazione sulla sinistra che, seguendo le indicazioni, ci porta, in trecentocinquanta metri, alla frazione San Giovanni di Salasgiu chiamata in lingua sarda Santu Gjuanni Salasgiu (altezza metri 199, distanza 5.3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 38), un’altra frazione Castelsardo.

Castelsardo-San Giovanni: chiesa di San Giovanni di SalasgiuAll’interno della frazione si trova la chiesa di San Giovanni ossia di Santu Gjuanni Salasgiu. L’edificio, che si trova in cima ad un cocuzzolo, in un piccolo spiazzo delimitato da una struttura muraria di contenimento, è di probabile impianto medioevale, ha pianta a due padiglioni, con un solo ingresso, sormontato da finestra e campanile a vela, sfalsati rispetto al centro della facciata. La chiesa, che ha subito un notevole intervento di restauro, concluso ai primi del 2000 e che hanno riguardato tutta la struttura, che era seriamente compromessa dal passare del tempo e dall’incuria della gente, rappresenta, da sempre, il principale punto di riferimento per gli abitanti delle vicine campagne.

A giugno, nella frazione si svolge la Festa di San Giovanni, con un ampio panorama concertistico, che prende origine dai riti pagani di inizio estate, in cui i Compari e le Comari saltavano in coppia sopra i falò, consuetudine questa che ormai è quasi del tutto caduta in disuso.

La chiesa di Santa Maria di Salasgiu detta anche di Nostra Signora della Neve

Castelsardo-San Giovanni: chiesa di Santa Maria di Salasgiu detta anche di Nostra Signora della NeveDal centro della frazione San Giovanni, prendiamo la deviazione verso sinistra, ossia verso nord est, e la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, ed arriviamo a vedere, sulla destra, la chiesa di Santa Maria di Salasgiu detta anche di Nostra Signora della Neve di impianto medioevale, che sorge solitaria nelle bella vallata di Salasgiu, visibile da lontano per chi transita sulla strada provinciale, nei pressi della famosa Roccia  dell’Elefante. Attualmente è in fase di ultimazione il restauro della copertura, andata completamente in sfacelo dopo l’abbandono della chiesa, mentre la struttura muraria nel complesso si è conservata abbastanza integra assieme al bel campanile a vela, completo di campana originale, situato al centro della facciata.

Dirigendoci invece verso Castelsardo attraversiamo la frazione Multeddu

Tornati indietro, dove la SP90bis proveniente da Valledoria si è immessa sulla SS134, prendiamo quest’ultima strada verso destra, in direzione di Castelsardo, e, dopo appena centocinquanta metri, attraversiamo la maggior parte del centro abitato della frazione Multeddu di Castelsardo. In questa frazione sono stati rinvenuti alcuni reperti archeologici molto interessanti.

Castelsardo-Multeddu: ricostruzione dell’epigrafe dedicata al culto della dea Iside con in evidenza i frammenti rinvenuti a Lu RumansinuNei pressi della frazione Multeddu, proveniente da quel territorio senza chiarezza sull’ubicazione del rinvenimento, infissa sull’architrave di una casa campestre, è stata ritrovata una Antica epigrafe probabilmente dedicata al culto della dea Iside che gli studiosi hanno collegato alla domus de janas dell’Elefante. La casa campestre è andata, in seguito, in rovina, e con essa l’epigrafe che vi era infissa. In seguito, pubblicando i frammenti rinvenuti in una modesta necropoli in località Lu Rumasinu, in territorio di Trinità d’Agultu e Vignola, questi sono stati considerati inediti, sebbene gli elementi leggibile del testo non presentino dubbi sul fatto che si tratti proprio di quelli relativi al tempio di Iside, che erano stati precedentemente rinvenuti a Multeddu.

Ed inoltre, nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari, è custodita un’importante Statua della dea Cerere ritrovata anch’essa in questa località.

Da Multeddu è possibile raggiungere la muraglia megalitica di Monte Ossoni

Da Multeddu, proseguendo verso nord per seicentocinquanta metri, prendiamo, sulla destra, la strada sterrata che risale la collina chiamata la Roccia dei Cacciatori, e ci si porta dentro l’area di rimboschimento forestale. Procediamo per due chilometri e quattrocento metri, poi a un bivio proseguiamo verso sinistra, e, percorsi ancora settecentocinquanta metri, fino all’estremità orientale del monte Ossoni, ove si trova una postazione del servizio antincendi.

Castelsardo: la muraglia megaliitica di Monte OssoniL’area archeologica che comprende la grande Muraglia megalitica di Monte Ossoni è situata sulla sommità di un rilievo trachitico tronco piramidale, a circa 350 metri sul livello del mare, con lo sguardo che spazia sulla vallata sottostante, dalla foce del fiume Coghinas fino a un buon tratto di costa a Est Di Castelsardo. Si tratta di un bastione in difesa che delimita l’area orientale del pianoro, che proteggeva un villaggio nuragico secondo una tipologia insediativa dell’Eneolitico, edificato con grossi massi, lungo quasi sessanta metri ed alto fino a tre metri e mezzo, orientato a nord est. Il villaggio che veniva protetto dalla muraglia si estende sia all’interno dell’area delimitata e difesa da questa, sia al suo esterno, lungo il margine scosceso dell’altura. Ma le strutture abitative ubicate all’interno, che un tempo si potevano individuare fra la fitta vegetazione, e che non sono state scavate, sono state, purtroppo, distrutte dalla realizzazione della postazione del servizio antincendi. Al suo interno sono state, comunque, trovate ceramiche attribuibili alla Cultura di Monte Claro.

Proseguendo raggiungiamo la chiesa campestre di Lu Spiritu Santu ossia dello Spirito Santo

Castelsardo: la chiesa campestre di Lu Spiritu Santu ossia dello Spirito SantoDa Multeddu, proseguendo verso nord per novecento metri, prendiamo, sulla sinistra, la stradina che, in settecento metri, ci porta a vedere sulla sinistra la chiesa campestre di Lu Spiritu Santu ossia dello Spirito Santo che si trova in località Vecchiedda, tra Multeddu e Castelsardo, e la si può raggiungere tramite una stradina che si diparte dalla provinciale che unisce le due località. L’impianto primario dell’edificio sarebbe del dodicesimo secolo, mentre l’attuale sarebbe conseguenza di una ristrutturazione avvenuta nel seicento. La chiesa è stata recentemente sottoposta ad un intervento di restauro, è stato ricostruito il tetto e sono state rinforzate le strutture murarie, tuttavia la parte anteriore dell’edificio è ancora ricoperta da un cumulo di erbacce e terriccio che ne impediscono l’accesso in maniera agevole. Sulla facciata principale interessante la finestrella a mezzaluna, che sovrasta l’unico portale d’ingresso, la cui cornice è costituita da un unico blocco di trachite locale. La facciata è completata da un campanile a vela in posizione centrale.

Passata la frazione Terrabianca raggiungiamo la Cala Ostina con la sua spiaggia

Proseguiamo da Multeddu per poco più di due chilometri in direzione di Castelsardo, e troviamo, sulla sinistra della strada, le abitazioni della sua frazione la Terra Bianca chiamata anche Terrabianca (altezza metri 124, distanza 2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 51), una significativa frazione della città di Castelsardo.

Dalla frazione la Terra Bianca, prendiamo sulla destra una deviazione con le indicazioni per il villaggio turistico. Dopo circa seicento metri, prima di arrivare al villaggio, un sentiero sulla destra scende lungo la costa, e, in cento metri, ci porta alla piccola Cala Augustina ribattezzata più recentemente con il nome di Cala Ostina al centro della quale si trova la bella e piccola spiaggia.

La piccola spiaggia di Cala Ostina si trova all’interno dell’insenatura della baia. L’arenile è costituito da sabbia grigia scura, con ciottoli medi e piccoli, policromi, e si affaccia su un mare verde e profondo. La spiaggia è molto bella, ma è frequentata soprattutto dagli abitanti del villaggio.

Castelsardo-Terrabianca: veduta della baia di Cala Ostina Castelsardo-Terrabianca: la spiaggia e il mare di Cala Ostina

Risaliti dalla costa sulla strada, la seguiamo per poche decine di metri ed arriviamo al villaggio turistico Castelsardo resort Village, una struttura quattro stelle completamente immersa nel verde, che si trova a pochi metri dallo splendido mare della Cala Ostina.

Il Castelsardo resort Village è un grande complesso turistico residenziale da 300 posti letto, recentemente ristrutturato. Il villaggio è dotato di camere ampie con balcone vista mare, ristorante a buffet, piscina scoperta e centro immersioni. Da esso si gode lo spledido panorama del promontorio sul quale sorge Castelsardo con la sua rocca.

Castelsardo: castelsardo resort village: veduta del villaggio affacciato sulla Cala Ostina Castelsardo: castelsardo resort village: veduta del villaggio Castelsardo: castelsardo resort village: veduta del villaggio

Lungo la strada che ci ha portati alla frazione Cala Ostina, alla destra della strada si trova il Nuraghe Cala Ostina di tipologia indefinita. Più che un vero Nuraghe, èsi può identificare come la Muraglia Megalitica di Cala Ostina edificata in posizione strategica per segnalare l’approdo nuragico alla Cala Ostina.

Un piacevole alloggio nella frazione Terrabianca

Nei miei viaggi a Castelsardo mi sono fermato diverse volte a dormire nell’Hotel Baga Baga, una struttura tre stelle di recente costruzione, situata sulla collina alla sinistra della strada che ci ha portato alla frazione Terrabianca, prima di arrivare alla città, aperto e abilmente gestito dai fratelli Mauro e Bruno Pinna.

L’Hotel Baga Baga che prende il nome dalle parole che nel dialetto locale indicano il Corbezzolo, è stato realizzato con edifici molto bassi, completamente immersi nella macchia mediterranea e quasi non visibili dalla strada sottostante. Dispone di camere dai tipici arredi sardi in un villino indipendente. Situato sulla collina nel tratto di strada tra Baia Ostina e Castelsardo, dalle sue terrazze lo sguardo abbraccia tutto il golfo, dall’Asinara fino a Isola Rossa, permettendo di vedere nei giorni di sereno anche la punta meridionale della Corsica. Gode di un’ottima vista della rocca di Castelsardo che, durante la cena al ristorante Baga Baga, con il buio, si vede lentamente tutta illuminarsi.

Castelsardo-Hotel Baga Baga: veduta di Castelsardo in una notte di tempesta Castelsardo-Hotel Baga Baga: la palazzina di bar e reception Castelsardo-Hotel Baga Baga: la palazzina con gli appartamenti per i clienti

All’interno dell’Hotel Baga Baga si trova il ristorante Baga Baga, uno dei ristoranti sardi consigliati dalla Guida Michelin.

Consigliato dalla MichelinCastelsardo-Ristorante Baga Baga: veduta dall’esternoIl ristorante Baga Baga è un locale specializzato nella cucina sarda in un ambiente convivale consigliato dalla Guida Michelin. Propone una cucina tipica mediterranea e della tradizione marinara, caratterizzata da piatti rivisitati, all’insegna di materie prime locali e di alta qualità. Gli incantevoli piatti proposti dallo chef richiamano la cucina tradizionale sarda ed in particolare quella castellanese, come la Granseola, l’Aragosta ed il pescato fresco del Golfo, il tutto accompagnato da una carta di vini pregiati. Il ristorante dispone di una sala interna ed una terrazza superiore con vista mozzafiato sul mare ed il borgo di Castelsardo. Si tratta di uno splendido ristorante panoramico immerso in un’incontaminata macchia mediterranea, nel quale, oltre alla cucina mediterranea, vengono proposte anche pizze e il tradizionale porceddu. Durante le belle serate estive è piacevole sedere all’aperto nella veranda esterna, circondata da piante e fiori.

Castelsardo-Hotel Baga Baga: la cucina e la cottura del porcetto Castelsardo-Hotel Baga Baga: la terrazza del ristorante Castelsardo-Hotel Baga Baga: sala interna del ristorante Castelsardo-Hotel Baga Baga: cena sulla veranda del ristorante Castelsardo-Hotel Baga Baga: veduta della rocca di Castelsardo dalla terrazza del ristorante

Arrivo alla città di Castelsardo

Nel nostro viaggio, da Baia Ostina entriamo, dopo poco più di due chilometri, con la SS134 nella città di Castelsardo che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Sedini. Dal Municipio di Valledoria a quello di Castelsardo, passando per la frazione la Muddizza, si sono percorsi 14 chilometri mentre evitando questa frazione, ma seguendo la SP33 verso sud fino all’incorcio con la SP90 e poi prendendo questa strada provinciale, si percorrono 16.3 chilometri.

La città di Castelsardo che è la più importante dell’Anglona

Castelsardo: veduta di Castelsardo da sudCastelsardo-Stemma del comuneLa città di Castelsardo (nome sassarese Casteddu Saldu, altezza metri 114 sul livello del mare, abitanti 5.651 al 31 dicembre 2021) è la più importante di tutta l’Anglona, situata nella parte centro occidentale della Provincia di Sassari, edificata sulla costa, su una alta rocca dalla quale si domina tutto il golfo dell’Asinara. Si tratta di uno dei centri più caratteristici per la sua posizione geografica, per la sua storia e per l’aspetto urbano dell’antico borgo medioevale. La città è attraversata dalla SS134 di Castelsardo, che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Sedini, e costituisce la strada principale in direzione centro storico, e, passata la piazza Panedda, diventa la via Nazionale, che è il nome con la quale viene chiamata anche la SS200 dell’Anglona, che proseguirà fuori dall’abitato, lungo la costa verso occidente, portandoci fino a Porto Torres. È sede di un piccolo porto, mentre quello per i movimenti merci e passeggeri di maggiori dimensioni, ossia quello di Porto Torres, dista oltre trenta chilometri. Il territorio, classificato di collina, comprensivo delle isole marittime di Molino e Frigianu, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate.

Uno dei borghi più belli d’Italia

I Borghi più belli d’ItaliaCastelsardo è uno dei sei comuni sardi che sono stati inseriti nella lista dei Borghi più belli d’Italia, dato che il piccolo comune nella Anglona ha ottenuto il riconoscimento dall’Associazione, che è nata su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione nazionale dei comuni Italiani per valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. I sei comuni sardi inseriti in questo elenco sono Atzara, Bosa, Carloforte, Castelsardo, Posada e Sadali. 

Origine del nome

Il suo nome è documentato, dall’anno 1283, nelle forme di Castrum Ianuenase e di Castri Ianuensis, ossia Castel Genovese, oltre che di Castel l’aragonese. È stato chiamato anche, per un breve periodo, Castel Franzese, con un evidente riferimento alla sua momentanea occupazione francese. Nella dizione locale lo troviamo, invece, chiamato Castéddu.

La sua economia

Ha un’economia basata sulle tradizionali attività agricole, affiancate da un crescente sviluppo del turismo e sulla rivalutazione dell’artigianato locale. Il settore primario, pur registrando un calo degli addetti a questo settore, è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, viti, ulivi, agrumi e frutta, e significativo è anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti della pesca e della piscicoltura, alimentare, della lavorazione del legno, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metallurgico, cantieristico, edile, dei mobili, della gioielleria e oreficeria. Particolarmente fiorente è l’artigianato, che produce cestelli fatti con foglie intrecciate di palme selvatiche. È presente anche una buona rete commerciale che completa il panorama del terziario. La particolare bellezza del suo territorio, a ridosso dello splendido Golfo dell’Asinara, la rende un’ambita meta turistica, che offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrere piacevoli soggiorni e di effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Nel territorio di Castelsardo, la presenza di insediamenti umani fino dal periodo preistorico è documentata dal monumento preistorico più caratteristico, la famosa domus de janas dell’Elefante, che abbiamo già descritto. Significativa è, inoltre, la presenza, lungo la strada che porta a Valledoria, del Nuraghe Paddaggiu o Nuraghe Sa Eni, anch’esso già descritto. Ad attestare la dominazione romana rimangono alcuni toponimi, come, ad esempio, Cala Augustina, divenuta poi Cala Ostina, porto Frigiano, ed altre località come Lu Pobulu, Lu Romasinu. Con la diffusione del Cristianesimo, sul promontorio si insediano i primi eremiti Antoniani, che costruisconio l’eremo di San'Antonio Abate, e che, a Castelsardo, vengono onorati come Titulari di Casteddu. La storia di Castelsardo inizia nel periodo medioevale, quando quel primo centro abitato sul promontorio, diviene, nel 1102, una cittadina fortificata, creata attorno a un Castello dai Doria, la potente famiglia genovese che le da il nome di Castel Genovese. L’importanza strategica del Castello fortificato è anche superiore alla sua importanza politica, viene, infatti, considerato una fortezza imprendibile, una fortezza chiave per il dominio della Sardegna. Come una piccola Genova, la città costituisce un grande centro di traffici e di commerci. A Castel Genovese vive, per un certo periodo, Eleonora d’Arborea, giovane sposa e madre, e da qui parte per ritentare la sua grande avventura nella storia della Sardegna. Castel Genovese diviene, in seguito, una Libera repubblica Comunale, in cui il popolo è sovrano, con un suo codice di leggi, passato alla storia del diritto col nome di Statuti di Galeotto Doria, il cui motto e programma è Pax et Bonum rempublicam conservant. Diviene Castelaragonese dal 1448, nel periodo della dominazione spagnola, quando cade l’ultimo baluardo della resistenza dei Sardi ai conquistatori spagnoli, viene elevata al rango di città, ed è l’ultima città dell’isola a venir inglobata dal Regno di Sardegna aragonese, e, dai confini del regno sardo, resta fuori solo l’arcipelago della Maddalena, che viene annesso da Carlo Emanuele III di Savoia nel 1769. La città conserva la sua importanza strategica, ed è anche, per un certo periodo, sede delle diocesi, divenendo città vescovile nell’anno 1503. In questo periodo viene arricchita di opere di pittura che continuano a darle prestigio. L’anno 1764 è testimone del fallito tentativo di occupazione da parte dei corsari tunisini. Cessato il dominio spagnolo, nel 1769, sotto Carlo Emanuele II di Savoia, prende il nome di Castelsardo, un nome che esprime sentimenti di Libertà e di sardità, quando si distingue per la sua importanza artigianale, mercantile e strategica. Ma nell’anno 1861, con un provvedimento di Vittorio Emanuele II, Castelsardo viene declassato al semplice rango di grande piazzaforte del regno. La peste di fine secolo, arrivata con notevole ritardo rispetto al resto dell’Isola, completa l’opera condannando il paese al periodo più povero della propria storia, superato grazie ai molti figli emigrati e poi rientrati, ai finanziamenti delle varie amministrazioni, all’industria del turismo, sempre attenta ai luoghi ricchi di mare, fascino e storia. È in corso un adeguamento delle infrastrutture atte alla ricezione di un turismo attento e colto, nonche un rilancio delle iniziative culturali tra cui non ultima la riqualificazione della Biblioteca.

Castelsardo in età aragonese viene elevata al rango di città

In età aragonese, Castelaragonese, definita Illustre y Magnifica Ciudad, nel 1448 viene elevata dal re Alfonso V detto il Magnanimo al rango di città regia con la Bolla della Corona d’Aragona, e viene a costituire una delle sette città regie, il che viene confermato dalla successiva dominazione spagnola. Esse non sono infeudate ma sottoposte alla diretta giurisdizione reale, e godono di privilegi e concessioni, derivanti dal loro status. Sostanzialmente le città hanno poteri amministrativi di autogoverno, che esercitano attraverso propri rappresentanti eletti chiamati consiglieri, sui quali l’amministrazione regia interviene per sancire o rigettare le decisioni assunte, tramite un rappresentante chiamato vicario, ossia Veguer, o podestà. Inoltre le città regie hanno anche poteri politici, in quanto i loro rappresentanti, chiamati sindaci, costituiscono uno dei tre bracci del Parlamento del regno, ossia dello stamento reale, e generalmente la rappresentanza è inibita ai nobili, che fanno invece parte dello stamento militare. Il governo sabaudo del Regno di Sardegna, utilizza ancora per gli stessi centri la terminologia di città, secondo la consuetudine diffusa in Piemonte, ma in modo puramente onorifico e senza privilegi. Titolo che viene confermato dal successivo regno d’Italia e dalla repubblica Italiana.

Alcuni dei principali personaggi nati a Castelsardo

Dal punto di vista culturale, a Castelsardo nasce nel cinquecento il pittore anonimo noto con la denominazione di Maestro di Castelsardo, al quale sono attribuite diverse opere estremamente significativa.

A Castelsardo nasce nel cinquecento un artista anonimo detto il Maestro di Castelsardo denominazione che gli è stata attribuita dal critico Carlo Aruche nel 1926 basandosi sulla sua opera della cattedrale di Castelsardo, la cui identità è ancora oggetto di discussione. La presenza di alcune tavole attribuibili a lui a Barcellona fanno pensare ad una sua formazione catalana, forse successivamente rientra in Catalogna, dove continua a lavorare nel corso del sedicesimo secolo. Le sue opere sono oggi conservate nelle principali Chiese del Logudoro. Tra le altre, citiamo il retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono, nella cattedrale di Sant’Antonio Abate di Castelsardo, ed altri tre pannelli che facevano parte del retablo, che sono un San Michele, i Quattro Apostoli e la Trinità, conservati nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Castelsardo, e che descriveremo più avanti la Madonna con il Bambino, la crocifissione, e la vita di San Pietro, nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo a Tuili, del 1489; il retablo della Porziuncola ed il retablo di Santa Rosalia a Cagliari i due retabli della Trinità, il maggiore ed il minore, a Saccargia.

Il Maestro di Castelsardo: 'retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono' nella cattedrale di Sant’Antonio Abate di Castelsardo Il Maestro di Castelsardo: 'Madonna con il Bambino, la crocifissione, e la vita di San Pietro' nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo a Tuili Il Maestro di Castelsardo: 'retablo della Porziuncola' a Cagliari Il Maestro di Castelsardo: 'retablo di Santa Rosalia' a Cagliari Il Maestro di Castelsardo: 'retablo minore della Trinità' a Saccargia Il Maestro di Castelsardo: 'retablo maggiore della Trinità' a Saccargia

Lettura di <em>Il Maestro di Castelsardo, la genesi della Scuola di Stampace e i rapporti con il ponente ligure</em> di Luigi AgusIl Maestro di Castelsardo ha, però, ora un nome, ossia quello di Gioacchino Cavaro, artista. Dopo cinquecento anni viene svelata l’identità del maggiore pittore sardo del Rinascimento, ed il merito è di Luigi Agus, giovane studioso arzachenese, che da diversi anni si è dedicato allo studio di quello che, fino a qualche anno fa, era uno sconosciuto artista e che oggi può essere annoverato tra i grandi della pittura. Dopo aver pubblicato diversi volumi tra i quali Il Maestro di Castelsardo, la genesi della Scuola di Stampace e i rapporti con il ponente ligure, la successiva ricerca è stata in seguito pubblicata nel libro Gioacchino Cavaro il Maestro di Castelsardo del quale non disponiamo, però del testo.

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Castelsardo

A Castelsardo si svolgono numerose feste e sagre, tra le quali i più significativi sono, il 17 gennaio, la Festa del Patrono della città, che è Sant’Antonio Abate; i riti della Settimana Santa, assai suggestivi, con la suggestiva processione del lunisSanti, che ogni lunedì Santo accende le vie del borgo con migliaia di fiaccole, e che ci fa piacere raccontare in modo dettagliato; un evento importante, a Castelsardo, è costituito dal periodo della cosiddetta Pasquetta in Musica, che è oramai entrata di diritto negli appuntamenti tradizionali delle iniziative di spettacolo della Sardegna, si pensi che, a partire dal 2002, sono stati ospitati artisti di fama nazionale ed internazionale; durante i mesi estivi, sono in programma diversi eventi di carattere culturale, concerti e feste locali, che culminano, il 15 agosto, quando i pescatori rendono omaggio a Sant’Antoneddu, ossia a Sant’Antonio da Padova, dalle loro barche, con la processione a Mare della Madonna dei Pescatori, poi la Sagra del pesce e un concerto; ad agosto si celebra la Festa della Madonna degli Angeli, patrona dei muratori, con una suggestiva processione, danze, canti ed esibizione di cantautori sardi importante è anche l’assegnazione, solitamente all’inizio di settembre, del premio Navicella Sardegna, manifestazione il cui scopo è di promuovere la Sardegna e la sua cultura nel mondo, il premio costituito dalla riproduzione in argento di un bronzetto nuragico, realizzato dall’artigiano orafo Bruno Busonera, viene conferito a personalità che abbiano dato lustro all’isola a livello nazionale e internazionale.

I riti della Settimana Santa a Castelsardo

Un suggerimento, per chi lo possa fare, è visitare Castelsardo in occasione della Settimana Santa, quando si effettuano diverse rappresentazioni sacre. I membri della Confraternita della chiesa ed oratorio della Santa Croce, che ha sede presso chiesa di Santa Maria delle Grazie e che organizza i riti della Settimana Santa si dividono in due gruppi: Li Apostuli e Li Cantori. I dodici Apostoli, scelti per portare i cosiddetti misteri che ricordano gli oggetti utilizzati durante il martirio di Cristo, indossano un lungo camice bianco, cinto da un cordone con un altissimo cappuccio a punta, forato in corrispondenza degli occhi mentre i dodici Cantori formano i tre Cori, Lu Miserere, Lu Stabat Mater e Lu Iesu, costituiti ciascuno da quattro voci: Bogi, Contra, Bassu e Falzittu. Sono componenti privi di conoscenze musicali, che eseguono canti medioevali pregregoriani, con testi che sono rimasti immutati nei secoli.

Castelsardo: i riti della Settimana SantaI riti iniziano il Primo sabato di Quaresima, quando il Cristo in croce viene trasportato al canto del Miserere fugghi fugghiendi, così detto per il suo andamento veloce, dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie alla cattedrale di Sant’Antonio Abate, dove viene innalzato, coperto con un velo nero. Dopo la messa vespertina si canta il Miserere darredu a l’altariu, che viene cantato nei cinque sabati di Quaresima sempre dietro l’altare, e il Crocifisso viene scoperto soltanto durante l’esecuzione solista del versetto Tibi soli. Il Sabato di Passione, ossia il sabato precedente la Domenica delle Palme, una processione riporta il Cristo crocifisso dalla cattedrale alla chiesa di Santa Maria, al canto del Miserere fugghi fugghiendi eseguito da due cori, l’uno davanti al Crocifisso e l’altro dietro. Arrivato in chiesa, il Cristo viene poggiato in terra mentre viene eseguito lo Stabat. La Domenica delle Palme, alla messa segue la benedizione dei rami d’olivo e di palme, mentre i fedeli cantano Osanna al Figlio di David, osanna al redentore. Dopo la benedizione una processione raggiunge la cattedrale al canto del Te Deum, intonato dai confratelli. Il lunedì successivo alla Domenica delle Palme si svolge la più caratteristica e solenne cerimonia religiosa della Sardegna, istituita probabilmente nell’undicesimo secolo dai monaci Benedettini della Abbazia di Nostra Signora di Tergu, il LunisSanti, con le sue caratteristiche processioni. La mattina, distribuiti i Misteri, inizia la processione dalla chiesa di Santa Maria alla cattedrale, che viene aperta dal primo Apostolo, a capo scoperto, che porta come simbolo un teschio detto Lu Capu di Lu Moltu, ossia la testa del morto, il teschio di un Castellanese ignoto sepolto nei sotterranei delle chiesa di Santa Maria, e seguito dal coro del Miserere. A questi seguono i primi Apostoli incappucciati, portatori dei primi cinque misteri: Lu Caligiu, il calice dell’ultima cena; La Guanta, il guanto a ricordo dello schiaffo ricevuto da Cristo; La Caddeni, una collana simbolo della corda e dell’incatenamento di Gesù; La Culunna, la colonna del flagellamento; Li Disciplini, il flagello che viene fatto sbattere sulla gamba per produrre rumore. Quindi procede il coro dello Stabat, aperto da un confratello a volto scoperto che porta il simbolo dell’Ecce Homo, una statuetta in legno policromo del cinquecento che rappresenta il busto del Cristo legato con la corona di spine sulla testa e in mano La Pieddai, una canna. Seguono gli altri Apostoli con gli altri cinque misteri: La Crogi, una croce non troppo grande portata in spalla da un confratello; La Scala, ossia la scala anch’essa portata in spalla; Lu Malteddu e la Tinaglia, il martello incrociato a una tenaglia; La lancia e la Spugna, la lancia e la spugna usate per trafiggere e per abbeverare Cristo; La Corona di Spini, ossia la Corona di spine. Conclude il corteo, preceduto da un confratello che porta Lu Croccefissu, il simbolo del Cristo crocifisso, il coro del Jesus che esegue una serie di invocazioni latine non previste da alcuna preghiera liturgica. Durante la liturgia ogni coro esegue il proprio brano, e, alla fine, tutti assieme in ginocchio cantano il Salve regina. La processione riprende, quindi, dalla cattedrale, e prosegue fino al piccolo paese chiamato Tergu, dove, nella basilica di Nostra Signora, avviene la presentazione dei misteri alla Vergine Maria, la celebrazione della messa e il canto del Lauda nel quale si inserisce S’Attitu, ossia il pianto sul corpo di Cristo morto, costituito da dieci invocazioni in latino di un solista, a cui rispondono i tre cori insieme, che rievocano le torture inflitte a Gesù nel percorso del Calvario. Intorno a mezzogiorno, i fedeli banchettano nei campi attorno alla basilica. La sera la processione rientra a Castelsardo e qui si svolge la Notti Santa che costituisce la parte più suggestiva della celebrazione: nei vicoli del centro storico, illuminati soltanto dalla luce delle fiaccole, si aggiungono agli incappucciati ragazze in tunica bianca con un fazzoletto in testa che portano altre fiaccole. La notte termina con la messa durante la quale i Confratelli intonano il De Profundis per i confratelli morti. Il Giovedì Santo si svolge la Prucessiuni, un’imponente processione con il crocifisso e la Madonna Addolorata con un pugnale che le trafigge il cuore, nella quale Maria cerca suo figlio Gesù e lo incontra nella cattedrale alla fine della processione. Vengono eseguiti, da Confratelli diversi rispetto a quelli del lunedì, lo Stabat e il Miserere, ma le soste sono inferiori a quelle del LunisSanti. Il Venerì Santo ha luogo la solenne cerimonia detta S’Iscravamentu. Dopo l’Incontro tra il corteo con il crocifisso e quello con la statua della Madonna, la processione rientra in chiesa dove si svolgerà la rappresentazione della deposizione del Cristo nel sepolcro, eseguita da due uomini in tunica bianca nel ruolo di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Il predicatore commenta le diverse operazioni: il prima tolgono dal capo la corona di spine che depositano ai piedi della Madonna, poi depongono i chiodi in un vassoio, infine, con robuste fasce di tela, calano il Cristo dalla croce, lo presentano alla Madonna e lo depongono in una lettiga adagiata davanti alla croce. Compiuta la deposizione, la lettiga e la statua della Madonna, la sera, vengono portati in processione con i cori che cantano il Miserere fugghi fugghiendi, ed anche la messa è molto veloce, e naturalmente senza l’eucaristia. Il Sabato Santo si benedicono l’acqua, il cero e il fuoco, ed a mezzanotte si proclama il Cristo risorto, con l’accompagnamento dei cori della Confraternita. La mattina della Domenica di Pasqua si celebra l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna, con la celebrazione nella cattedrale della messa solenne in onore del Cristo risorto, introdotta dai confratelli con il Te Deum e conclusa dal canto dell’inno Deus ti salvet Maria.

Visita del centro della città di Castelsardo

L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, è arroccato su un promontorio roccioso che domina il Golfo dell’Asinara e parte della costa gallurese; il suo andamento altimetrico è tipico collinare. Quando si arriva a Castelsardo, si entra nel paese seguendo la SS134 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di Via Sedini, ed è la strada principale in direzione centro storico.

Il Campo Sportivo Comunale di Castelsardo con il Campo da Calcio ed il Campo da Calcetto

Castelsardo: Campo Sportivo Comunale di CastelsardoArrivati a Castelsardo con la SS134, passato il cartello segnaletico che indica l’abitato, percorsi ancora centosettanta metri, vediamo sulla sinistra della strada il Campo Sportivo Comunale di via Sedini, mentre sulla destra è presente un ampio parcheggio. L’impianto comprende un Campo da Calcio dotato di tribune in grado di ospitare 500 spettatori, ed accanto ad esso si trova anche un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque. Il Campo da Calcio ospita le partite casalinghe dell’Unione Sportiva Dilettantistica Castelsardo, conosciuta semplicemente come Castelsardo calcio, una società calcistica che, nella stagione 2014-2015, ha preso parte al campionato di Eccellenza Sardegna.

Il Cimitero di Castelsardo e di fronte ad esso si trovan i Campetti sportivi di tennis e basket

Castelsardo: Cimitero di CastelsardoPercorsi ancora centocinquanta metri sulla via Sedini, si vede alla sinistra della strada l’ingresso del Cimitero di Castelsardo, che si trova proprio accanto al Campo Sportivo Comunale, di fianco al Campo da Calcio a cinque, situato alla destra del Campo da Calcio. Di fronte al Cimitero, sul lato destro della strada, di trovano i Campetti sportivi di Castelsardo, che comprendono campetti di tennis e di basket.

Verso il Castello dei Doria troviamo il palazzo di Nicolò

Castelsardo: antica meridiana sul palazzo di NicolòPercorsi settecento metri lungo la via Sedini, arriviamo in piazza la Pianedda, dove prendiamo verso destra la via Trieste, che, dopo cinquanta metri, svolta a sinistra e diventa la via Nazionale, che ci porta a salire nella città vecchia fino alla Rocca, con pochi resti del medievale Castello dei Doria. Percorsi seicentocinquanta metri, arriviamo in piazza Bastione, dove prendiamo a sinistra la via la Marmora, dove una targa sul Palazzo di Nicolò del quindicesimo secolo, perpetua la memoria di antiche vicende. É stato la dimora dell’ultimo Signore di Castel Genovese, che nel 1435 diede alla città gli Ordinamenti del Porto, e che stato sconfitto dagli Aragonesi nel 1448. Il palazzo conserva ancora l’antica meridiana e lo stemma dei Doria. La meridiana, incisa su lastra di pietra, ha lo stilo polare e le ore francesi.

I resti del Castello dei Doria

Castelsardo: veduta dall’alto della Rocca La via la Marmora, dopo una sessantina di metri, diventa via Bastione, e ci porta nella bella piazza del Popolo, alla base del Castello. Del Castello dei Doria che è stato edificato dalla famiglia genovese dei Doria all’inizio del dodicesimo secolo e che è risultat imprendibile fino all’avvento delle armi moderne, rimangono solo pochi resti, costituiti dalla cinta muraria e dalla rocca interna, recentemente restaurate. Durante il dominio dei Doria divenne la roccaforte dei loro vasti possedimenti. Dalle terrazze lungo le mura si gode di un panorama incantevole che comprende gran parte della costa settentrionale e l’isola dell’Asinara, tanto che nelle giornate limpide è possibile vedere anche la Corsica meridionale.

Castelsardo: la Rocca con il Castello Castelsardo: la Rocca con le mura del Castello

Castelsardo: la piazza del PopoloDalla piazza del Popolo inizia la via Guglielmo Marconi, dove si trova il Museo dell’Intreccio Mediterraneo che è ospitato oggi nel Castello, ed è uno dei più importanti musei della Sardegna. Il Museo raccoglie numerosi esempi di cestini provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo, tra i quali quelli in Fibra vegetale di palma nana, intrecciata a mano, che costituiscono uno dei principali prodotti dell’artigianato di Castelsardo. Sono presenti, inoltre, nasse per la pesca, ed una collezione di Is Fassonis, le imbarcazioni lacustri in canna utilizzate dai pescatori degli stagni della Provincia di Oristano, soprattutto a Cabras ed a Santa Giusta, e numerosi altri oggetti ottenuti sfruttando l’arte dell’intreccio di fibre vegetali.

Castelsardo-Museo dell’Intreccio Mediterraneo: cestini Castelsardo-Museo dell’Intreccio Mediterraneo: is Fassonis

Percorrendo i vicoli del centro storico raggiungiamo la sede del Municipio

Proseguiamo poi nel Centro storico che era costituito, fino dal periodo medievale, dal quartiere chiamato impropriamente Castello, con le viuzze piene di caratteristiche botteghe nelle quali troviamo tutto quanto prodotto dall’artigianato locale. Incontriamo anche un’anziana signora intenta, sull’uscio di casa, alla lavorazione di un cestino in fibra vegetale.

Castelsardo: vicoli del centro storico Castelsardo: vicoli del centro storico Castelsardo: vicoli del centro storico Castelsardo: vicoli del centro storico Castelsardo: lavorazione dei cestini di fibra vegetale (palma nana)

Castelsardo: la sede del MunicipioDalla piazza del Popolo, scendendo dal Castello per le ripide scale che percorrono la via Giuseppe Mazzini, arriviamo a raggiungere sulla sinistra la via Vittorio Emanuele, all’inizio della quale, al civico numero 2, sulla destra della strada, passiamo davanti all’ingresso del Municipio di Castelsardo, situato nell’antico Palazzo la loggia, detto anche Palazzo di città, che è stato recentemente restaurato. L’edificio, che ospita la sede e gli uffici del Municipio, è stato il palazzo Civico fino dal 1111, ed in esso si trova una campana che porta, appunto, questa data.

L’edificio che ospitava l’Episcopio

Proseguendo lungo la via Vittorio Emanuele, al civico numero 33, troviamo l’edificio che ospitava l’Episcopio costruito come residenza del Vescovo, quando, nel 1503, la sede vescovile della diocesi di tempio e Ampurias è stata trasferita da Ampurias, che era ormai spopolata ed abbandonata, a Castellaragonese. La parte antica dell’edificio è rimasta immutata da allora, ed è visitabile. Vi si trovano ancora gli arredi originali, compresa la Biblioteca. Una targa all’esterno ricorda che Carlo Alberto di Savoia vi ha dimorato, nel 1829, quando, insieme al generale Alberto Ferrero della Marmora, ha visitato il paese.

Castelsardo: l’edificio che ospitava l’Episcopio: esterno Castelsardo: l’edificio che ospitava l’Episcopio: Biblioteca Castelsardo: l’edificio che ospitava l’Episcopio: arredo interno

La chiesa di Santa Maria delle Grazie con il trecentesco crocefisso del Cristo Nero

Percorsi centocinquanta metri, al termine di via Vittorio Emanuele, dove inizia sulla sinistra la via al Seminario, troviamo nella piazza della Misericordia la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Si tratta di una chiesa estremamente insolita, priva di facciata, con l’ingresso situato sul lato destro dell’edificio, al centro di tre ampie arcate di pietra trachitica e calcarea. L’interno è ad una unica navata, con l’altare maggiore neoclassico, che custodisce una statua dell’Ecce Homo, posizionato tra due nicchie con statue di Santi. La chiesa è arricchita anche da un’antica statua di San Francesco, posta nella cantoria.

Castelsardo: la chiesa di Santa Maria delle Grazie Castelsardo: la chiesa di Santa Maria delle Grazie: interno Castelsardo: la chiesa di Santa Maria delle Grazie: l’altare maggiore

Castelsardo: la chiesa di Santa Maria: crocefisso del Cristo NeroLa cappella, con volta a crociera, accoglie il trecentesco crocefisso de Lu Criltu Nieddu ossia del Cristo Nero, nome che li deriva dal colore che il legno di ginepro ha assunto nel tempo, ed è ritenuto il più antico crocefisso della Sardegna. Era ritenuto miracoloso e veniva portato in processione tutte le volte che le calamità si riversavano sulla città. La chiesa è stata la cattedrale dagli inizi del ‘500, ma quando, nel 1606, ha perso questo titolo a favore della chiesa di Sant’Antonio Abate, è divenuta la sede dell’oratorio della Confraternita della Santa Croce, che custodisce la tradizione del LunisSanti, la più importante Festa della Settimana Santa. La processione inizia infatti da questa chiesa, dopo che è stata celebrata la messa sull’altare del Cristo Nero.

La piccola chiesa di Lu Pulgadoriu ossia del Purgatorio

Castelsardo: la piccola chiesa di Lu Pulgadoriu ossia del PurgatorioDalla via Vittorio Emanuele, presa la via del Seminario, percorsa una cinquantina di metri, dopo una scalinata, prendiamo a destra la via Giuseppe Garibaldi, che incrocia il vicolo del Purgatorio. Qui troviamo la chiesa del Purgatorio chiamata localmenta Di Lu Pulgadoriu. Si tratta di una piccola e semplice Cappella del diciassettesimo secolo, situata nel cuore del centro storico, a pochi metri dalla cattedrale di Sant’Antonio Abate. La chiesa del Purgatorio è legata, nella tradizione locale, al culto dei morti, in essa, infatti, si svolgevano le veglie funebri, e sempre in essa venivano conservati i resti dei defunti, tanto che localmente è chiamata l’Ossaia.

La Concattedrale di Sant’Antonio Abate

La via del Seminario ci porta, con una scalinata, quasi a picco sulla scogliera, alla Concattedrale di Sant’Antonio Abate, edificata nel cinquecento in stile tardo gotico ma più volte rimaneggiata, e quasi completamente ricostruita tra il 1597 e il 1606, quando le è stato conferito il titolo di cattedrale in sostituzione dell’antica cattedrale di Ampurias, e che ha la stessa dignità e gli stessi privilegi della cattedrale di San Pietro Apostolo di Tempio Pausania, alla quale viene parificata. L’edificio, che si posiziona al civico numero 42 della via Manganella, è stato completato nel 1727, con la costruzione del matroneo, e con l’altare finemente decorato dedicato a Sant’Antonio, nella testata del transetto. L’interno è prevalentemente gotico, ma convivono assieme stili diversi. Ha la pianta a navata unica, ripartita in sei campate con volte a botte, con cappelle laterali. Il transetto ha copertura a crociera, che poggia su colonne con capitelli scolpiti. All’interno un coro ligneo e un bellissimo organo settecenteschi, oltre a diversi altari lignei policromi seicenteschi nelle cappelle. La chiesa è affiancata da un bel campanile a pianta quadrata, che non è stato costruito, ma ricavato direttamente da una Torre delle mura antiche, originariamente un faro, la cui cupola è stata successivamente ricoperta con piastrelle policrome. La cattedrale ospita, nell’altare maggiore, uno dei quattro pannelli che costituivano il retablo dipinto da un pittore anonimo denominato Maestro di Castelsardo, e che rappresenta la Madonna in trono col Bambino, che è certamente la più bella tra le Madonne espresse dalla storia della pittura in Sardegna. Gli altri pannelli si trovano nel Museo Diocesano, ospitato nelle cripte della cattedrale. Vengono attribuiti a Andea lusso, il pittore di Ilbono considerato tra i maggiori pittori del Manierismo in Sardegna, gli affreschi murali che rappresentano I martiri turritani, presenti sul transetto della cattedrale.

Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate: l’ingresso Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate: campanile Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate: campanile con copertura in maiolica colorata Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate: interno Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate: dietro l’altare il <em>retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono</em> Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate-retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono Castelsardo: la cattedrale di Sant’Antonio Abate: affreschi murali che rappresentano I martiri turritani attribuiti ad Andrea lusso

Presso questa chiesa si svolge ogni anno, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, patrono della città. A farsi carico dell’impegno di organizzare la Festa sono le Amiche di piazza, un gruppo di volenterose ragazze che organizzano un pomeriggio di Festa che coinvolge la popolazione nella giornata del 16, vigilia della solennità, che chiude il ciclo delle feste natalizie e che da il via agli appuntamenti del Carnevale.

Il Museo Diocesano di Arte Sacra

Nei sotterranei della cattedrale, nelle cripte dell’antica chiesa romanica su cui è stata in seguito edificata la chiesa di Sant’Antonio Abate, si trova la sede del Museo Diocesano di Arte Sacra di Castelsardo, che fa parte del Museo della diocesi di tempio: ampurias, che è dislocato sul territorio in diverse sedi, ossia Calangianus, Castelsardo, la Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas. All’interno sono conservati alcuni degli arredi e delle suppellettili liturgiche della cattedrale. Ma vi sono esposti soprattutto gli altri tre pannelli del Maestro di Castelsardo, che facevano parte del retablo che comprendeva l’attuale pala d’altare della cattedrale, e che sono un San Michele, i Quattro Apostoli e la Trinità. Si tratta di tavole dipinte su fondo oro, dove lo stile inconfondibile dell’autore si rivela dai dettagli, come il contrasto tra la volumetria nei volti dei personaggi e la parti decorative in rilievo. Questo retablo è l’ultima opera sarda del Maestro di Castelsardo, il pittore attivo tra la fine del quindicesimo e l’inizio del sedicesimo secolo, che viene identificato con Gioacchino Cavaro.

Il Maestro di Castelsardo: San Michele dal retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono Il Maestro di Castelsardo: i Quattro Apostoli dal retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono Il Maestro di Castelsardo: la Trinità dal retablo che rappresenta la Madonna con Bambino assisa in trono

I resti della cinta muraria che proteggeva la città vecchia

Castelsardo: i resti della cinta muraria che proteggeva la città vecchiaLa città vecchia era circondata da una grandiosa Cinta delle muraglie, che però è arrivata solo parzialmente fino a noi, solo nel lato nord, poco oltre la cattedrale di Sant’Antonio Abate, dato che sono scomparse le alte torri di avvistamento, che proteggevano la Rocca. Queste torri, nella prima metà dell’ottocento, in seguito al loro crollo, non sono state più ricostruite, comunque in alcuni tratti è ancora percorribile il camminamento di Guardia, e sono visibili diversi punti fortificati presenti all’interno della cinta muraria. La cinta è ragiungibile all’esterno prendendo dalla via Nazionale, poco prima di arrivare a piazza Bastione, verso destra la via Rinascita, che ci fa costeggiare tutti i resti della cinta muraria.

Visita dei dintorni della città di Castelsardo

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Castelsardo, sono stati portati alla luce i resti della muraglia megalitica di Monte Ossoni; della domus de janas di Scala Coperta, e delle due domus de janas dell’Elefante; del Protonuraghe Fugoni; dei Nuraghi semplici Araodda, Baragliolu, Calcinaggiu, Campulandru, Conca d’Azzona, Cuncali, Gambalancia, l’Eni, Lorenzoni, monte Carraggiu, monte la Rodda, monte la Rodda II, Monti Arignu, Multeddu, Paltuso, Pedra Sciolta, Prima Guardia, punta di Lu Baroni, Rocca Bianca, Scorraoes, Spighia, su Tesoro, Tinteri, Tovaru; dei Nuraghi complessi Franzesu, li Colti, monte Oschiri, Paddaggiu, Pischinaccia, Schina di San Giorgio; ed anche dei Nuraghi Bagialoglia, Cala Ostina, campo Moro, l’Eba Salida, la Turricula, Lu ligiu, Lu Padru, Manzoni, Piana Muddeggiu, punta Spinosa, Viuledda, tutti di tipologia indefinita. Alcuni di questi resti archeologici si trovano lungo la strada che ci ha portati a visitare Castelsardo, e sono già stati descritti.

Quattro VeleNel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio del Golfo dell’Asinara, della costa nord occidentale dell’isola e del parco Naturale dell’Asinara. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali.

La costiera occidentale di Castelsardo

Prima di entrare in città provenendo da nord, si incontra la spiaggia di Cala Ostina, cha abbiamo già descritta. Vicino alla città ci sono, verso est, le poco frequentate spiaggette della Vignaccia, di Pedraladda e di Cantareddi mentre, verso ovest, si passa il porto e si deve arrivare fino in località Lu Bagnu, dove finalmente troveremo le spiagge frequentate dalla popolazione e dai turisti.

La costiera orientale di Castelsardo dopo un buon pasto al ristorante Il Cormorano consigliato dalla Guida Michelin

Seguendo la SS134 che ci ha portato a Castelsardo, che entrando nell’abitato prende il nome di via Sedini, dopo una curva a destra troviamo la piazza la Pianedda, e, prima che la strada diventi la via Nazionale, prendiamo sulla destra la via Cristoforo Colombo, che ritorna indietro verso est quasi parallela alla via Sedini. Appena imboccata la via Cristoforo Colombo, al civico numero 5, troviamo il ristorante Il Cormorano, uno dei ristoranti sardi consigliati dalla Guida Michelin.

Consigliato dalla MichelinCastelsardo: il ristorante il Cormorano: veduta esternaNel mare di Castelsardo si pescano soprattutto aragoste e le famose grandi e saporite triglie di scoglio, ciascuna delle dimensioni quasi di una spigola, da 180 a 200 grammi, che abbiamo potuto gustare al ristorante Il Cormorano consigliato dalla Guida Michelin, un locale abilmente gestito da renato Pinna e specializzato nella cucina di pesce e frutti di mare. Appena dietro la piazza centrale, defilato su una curva ai margini del centro storico di uno dei rari borghi medioevali della Sardegna. Si tratta di un locale rinnovato con ambienti signorili e una bella terrazza en plein air, eleganza e signorilità e una cucina di pesce che si affida a talento e fantasia. La cucina si lega alla tradizione sarda e mediterranea in generale, con grande attenzione ai prodotti di stagione e territorio. Ricca scelta enoica regionale che abbraccia anche etichette di grande pregio. Qui assaporiamo una raffinata cucina di mare con ottimi antipasti, le grandi triglie di scoglio di Castelsardo oltre alla altrettanto famosa aragosta, una splendida pescatrice al guanciale croccante, ed un desser creativo.

Castelsardo: il ristorante il Cormorano: sala interna Castelsardo: il ristorante il Cormorano: sala interna Castelsardo: il ristorante il Cormorano: sala interna Castelsardo: il ristorante il Cormorano: la veranda Castelsardo: il ristorante il Cormorano: tonno affumicato olio e aceto balsamico, sgombri all’arancia, pescatrice marinata con rucola e pomodori Castelsardo: il ristorante il Cormorano: fiori di zucchine con ripieno di gambero bardato con crema di zafferano di San Gavino Monreale Castelsardo: il ristorante il Cormorano: il proposta di pesce fresco Castelsardo: il ristorante il Cormorano: la scelta del pesce fresco Castelsardo: il ristorante il Cormorano: triglie di scoglio alla griglia con sale e semola Castelsardo: il ristorante il Cormorano: triglie di scoglio al pomodoro e basilico Castelsardo: il ristorante il Cormorano: aragosta alla castellanese Castelsardo: il ristorante il Cormorano: il pescatrice al guanciale croccante con pomodoro e patate al forno Castelsardo: il ristorante il Cormorano: il pescatrice al guanciale croccante con pomodoro e patate al forno Castelsardo: il ristorante il Cormorano: cialda croccante con frutti di bosco e crema bruciata

La spiaggia della Vignaccia

Seguiamo il lungomare Cristoforo Colombo fino al suo termine, dove inizia il lungomare Zirulia. Nella parte orientale di Castelsardo, una traversa in discesa ci porta alla fine del lungomare Zirulia, dove si trova uno spiazzo che può essere utilizzato come parcheggio. Qui, seguendo l’indicazione per la spiaggia, scendiamo una scalinata, che ci porta alla Cala la Vignaccia.

Castelsardo: la Cala della VignacciaQui si trova spiaggia della Vignaccia una piccola spiaggetta fra gli scogli piatti su cui ci si può sdraiare. L’arenile è composto da sabbia grossa e chiara, affacciata su un’acqua limpida, con fondali bassi e sabbiosi vicini alla riva, profondi e rocciosi un poco più al largo. Alle sue spalle è protetta da un’alta scogliera, mentre il mare sul quale si affaccia è caratterizzato da delle tonalità cangianti tra l’azzurro ed il verde smeraldo. Poco frequentata anche durante la stagione estiva, non si riscontra la presenza di posidonie in rilevanti quantità.

Castelsardo: la Cala della Vignaccia Castelsardo: la spiaggia della Vignaccia Castelsardo: la spiaggia della Vignaccia1

La spiaggia di Pedraladda

Riprendendendo il lungomare Zirulia verso ovest, ossia in direzione del lungomare Cristiforo Colombo, proprio di fronte all’Hotel Pedraladda troviamo la spiaggia di Pedraladda, una spiaggia libera raggiungibile dalla struttura alberghiera attraverso un sottopassaggio.

Castelsardo: la spiaggia di PedraladdaLa traversa in discesa ci porta, porta lungo la costa orientale, fino, un poco più avanti, alla spiaggia di Pedraladda. Anche in questo caso, l’arenile è composto da sabbia grossa e chiara, con pochissima sabbia a grani medi colore ambrato scuro. Il bellissimo mare, quasi cristallino, si presenta con una cromia tra il verde smeraldo e l’azzurro, mediamente profondo e dal fondale roccioso. Mediamente affollata durante il periodo estivo, non si riscontra la presenza di posidonie. Si tratta di una spiaggia interessante per chi pratica immersioni e snorkeling.

Castelsardo: la spiaggi di Pedraladda Castelsardo: la spiaggia di Pedraladda

La spiaggia di Cantareddi

Arriviamo al termine del lungomare Zirulia, dove troviamo, non segnalata, la spiaggia di Cantareddi, che si trova sulla sinistra della strada. Per raggiungerla bisogna lasciare l’automobile sul ciglio della strada, sino ad arrivare all’area parcheggi nello sterrato, e percorrere a piedi un ripido sentiero in discesa.

Castelsardo: la spiaggia di CantareddiLa piccola spiaggia di li Cantareddi detta anche spiaggia di Poltu di la rena è una caletta nascosta protetta da imponenti rocce. Ha un aspetto selvaggio e incontaminato, con un litorale di sabbia scura mediamente grossa, e sulla sinistra vi è un breve tratto con fondale sabbioso che si apresu un mare limpido, con il fondale roccioso, che si presenta con una cromia prevalentemente verde, molto limpida e con un bellissimo fondale ricco di anfratti tra le rocce. Non si riscontra la presenza di posidonie e non risulta mai affollata, nemmeno durante l’estate.

La costiera occidentale di Castelsardo partendo dalla spiaggia di Castelsardo Marina

La via Nazionale è il nome che prende all’interno dell’abitato la vecchia SS200, che esce dal paese verso ovest e segue tutta la costiera occidentale, che porta da Castelsardo verso la costiera di Sorso. La riprendiamo dalla piazza la Pianedda, e la seguiamo per cinquecento metri, arrivando nel cuore del centro abitato, alla spiaggia di Castelsardo Marina, che si trova alla destra del lungomare.

Castelsardo: la spiaggia di Castelsardo Marina o della Marina di CastelsardoLa spiaggia di Castelsardo Marina o della Marina di Castelsardo è una spiaggia dalle dimensioni molto contenute, per quanto risulti essere comunque molto profonda. È formata da sabbia compatta a grani medi, di colore chiaro, dominata dall’antico Castello medievale dei Doria che si trova proprio dietro ad essa. Il mare si presenta con un fondale sabbioso e basso, due bracci di scogli che la proteggono alle estremità, ed è di un colore cangiante tra il verde smeraldo e l’azzurro. Non si riscontra la presenza di posidonie, ed è abbastanza frequentata durante l’alta stagione.

La chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia

Castelsardo: la chiesa parrocchiale della Sacra FamigliaProcediamo in direzione ovest lungo la SS200 dell’Anglona per trecentocinquanta metri, dirigendoci verso la via Salvino, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra in via Colle di Frigiano, la seguiamo per altri trecentocinquanta metri, dove la strada assume il nome di via Eleonora d’Arborea, e, dopo cinquancento metri, prendiamo sulla sinistra la via 4 Novembre, alla destra della quale, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla destra la chiesa della Sacra Famiglia che è la seconda parrocchiale di Castelsardo. La chiesa, in costruzione dal 1992, si trova sul colle di Ispighìa, in posizione panoramica, e domina tutto il centro abitato e il Porto Turistico di Frigianu. È caratterizzata da un’architettura imponente e moderna, in cemento armato, e nelle sue forme può essere paragonata all’antica rocca dei Doria, situata sul colle opposto.

Il porto Fringiano e la Torre del Frigiano

Castelsardo: il porto FringianuProseguendo con la SS200, prima dell’uscita da Porto Torres passiamo accanto al porto di Castelsardo, il Porto Frigiano nel quale possiamo ammirare la torre omonima, e di fronte al quale si vede l’isola Frigiano. Il porto di Castelsardo ha una capacità di 800 posti barca, di cui 380 distribuiti su 8 pontili fissi i restanti su 2 banchine e 4 pontili galleggianti. È molto sicuro ed è in grado di dare riparo a chi transita tra la Corsica e la Sardegna.

Castelsardo: la Torre del FringianoLa Torre del Frigiano situata sul porticciolo di Castelsardo, a tre metri di altezza sul mare, si ritiene sia stata edificata in epoca spagnola, probabilmente risale al 1577, con funzioni di Guardia a protezione dalle incursioni dei pirati saraceni che avevano devastato il territorio per tutta la prima metà del cinquecento. Ha una struttura perfettamente cilindrica, alta 13 metri, ed è realizzata in rocce vulcaniche e tufi. La camera interna ha una volta a cupola, con un foro laterale per l’illuminazione e l’aerazione.

In località Bajaloglia si trovano l’Hotel Bajaloglia con il ristorante l’Incantu

Da dove abbiamo trovato la deviazione che ci ha portati a visitare il porto Frigiano, proseguiamo lungo la SS200 per settecentocinquanta metri, e troviamo la deviazione verso sinistra con le indicazioni per l’Hotel Bajaloglia ed il suo ristorante l’Incantu.

In località Bajaloglia si trova l’Hotel Bajaloglia situato sulle primi pendici dalle quali si gode di un panorama eccezionale, davanti il mare e Castelsardo illuminata la sera. Un’oasi di benessere e relax, con piscina e idromassaggio, e con vista mare sul golfo dell’Asinara. Si tratta di una bella struttura composta da un corpo centrale, dove si trova anche il ristorante, ed alcune piccole costruzioni disseminate nel giardino. Le camere brillano per confort, moderne e colorate si caratterizzano per gli ambienti minimalisti di ultima generazione.

Il ristorante L’Incantu è un locale specializzato nella cucina sarda in un ambiente elegante. Accompagnati da un panorama mozzafiato, il ristorante propone specialità di pesce e piatti tipici. Una cucina ricca di sapori e tradizione, esperienza e fantasia, rappresentano gli elementi essenziali del menu a la carte. Il gusto e la raffinatezza della sua cucina sono amplificate da una Cantina unica, risultato di un’accurata selezione, che mette a disposizione dei clienti le migliori etichette presenti sul mercato regionale e nazionale.

La importante frazione Castelsardo denominata Lu Bagnu con le sue spiagge

Castelsardo: veduta della città dalla strada verso Lu BagnuUsciti da Castelsardo sulla SS200 che costeggia il mare in direzione di Porto Torres, appena lasciata il paese, non possiamo fare a meno di girarci indietro per ammirare il bellissimo spettacolo dell’antica città arrampicata sulla rocca. Percorsi due chilometri e mezzo dalla spiaggia di Castelsardo Marina, troviamo il cartello segnaletico che ci indica che siamo arrivati nella frazione Lu Bagnu (altezza metri 24, distanza 2.3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 1.343), che era nata come piccolo scalo a mare del paesino di Tergu, ma oggi, diventata appunto una frazione Castelsardo, è molto più frequentata da chi risiede o villeggia in quest'ultima città. Entrando nell’abitato, la SS200 assume il nume di corso Italia, che prosegue per tutta la costiera.

La spiaggia del Sacro Cuore chiamata anche spiaggia di Ampurias

Percorsi appena una cinquantina di metri, dove dalla sinistra arriva la via Lombardia, proprio di fronte al ristorante Sa Ferula, che vediamo sulla sinistra, troviamo sulla destra la scalinata che conduce alla spiaggia del Sacro Cuore, chiamata anche spiaggia di Ampurias.

Castelsardo: Lu Bagnu: la spiaggia del Sacro Cuore chiamata anche spiaggia di AmpuriasLa spiaggia del Sacro Cuore chiamata anche spiaggia di Ampurias dal nome dell’Hotel che su essa si affaccia, è incastonata tra due sporgenze di arenaria e da levigati massi in trachite, e risulta chiusa alle spalle da una parete rocciosa coperta da macchia mediterranea. La spiaggia ha una lunghezza media di circa ottocento metri, ed è larga solo trenta metri. È formata da granelli di sabbia finissima di color crema, su un’acqua limpida e cristallina, di colore verde smeraldo. Si tratta di una spiaggia molto ben attrezzata, ed, essendo una spiaggia libera, è frequentatissima nei mesi di luglio e agosto, nei quali, comunque, è presente un servizio di soccorso. La spiaggia è stata premiata nel 2015 con la bandiera blu.

Castelsardo: Lu Bagnu: la spiaggia del Sacro Cuore chiamata anche spiaggia di Ampurias Castelsardo: Lu Bagnu: la spiaggia del Sacro Cuore chiamata anche spiaggia di Ampurias

La bandiera BluLa spiaggia del Sacro Cuore è stata insignita anche per il 2018 della Bandiera Blu della Federazione Europea dell’Ambiente, che celebra non solo le migliori spiagge del nostro paese, ma anche quelle con i maggiori servizi sul territorio. Obiettivo principale del programma Bandiera Blu è quello di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località rivierasche, verso un processo di sostenibilità ambientale.

A Lu Bagnu si trova il ristorante Da Ugo

Di fronte alla spiaggia del Sacro Cuore si trova il ristorante Da Ugo.

Di fronte alla spiaggia del Sacro Cuore, al civico numero 7/c del corso Italia, si trova l’importante ristorante Da Ugo un locale specializzato nella cucina di pesce e frutti di mare in un ambiente familiare. Situato lungo la strada costiera, è da anni un indirizzo ben noto in zona per la freschezza e la fragranza dell’offerta ittica preparata seguendo ricette semplici e tradizionali. In questo ristorante è possibile apprezzare anche la carne, Porceddu compreso. Data la forte affluenza di persone durante la stagione estiva, è consigliata la prenotazione.

La lunga spiaggia di Lu Bagnu chiamata anche spiaggia de la Madonnina o di Stella Maris

Proseguendo per circa un chilometro, poi giriamo a destra e continuiamo per trecento metri, fino a trovare un parcheggio, e, sulla destra, la spiaggia di Lu Bagnu, chiamata anche spiaggia de la Madonnina dal nome del chiosco che su essa si trova, o spiaggia di Stella Maris dal nome della struttura religiosa Domus Mariae, gestite delle Suore Figlie di Mater Purissima, che si posiziona al civico numero 28 del corso Italia.

Castelsardo: Lu Bagnu: la spiaggia di Lu Bagnu chiamata anche spiaggia de la Madonnina o di Stella MarisLa lunga spiaggia di Lu Bagnu chiamata spiaggia de la Madonnina chiamata anche spiaggia di Stella Maris, ha alle spalle la parete che sostiene le case dell’abitato, ed è caratterizzata anche da una piccola zona di dune sabbiose. Di medie dimensioni, è costituita da sabbia dorata scura, con ciottoli medi e piccoli, policromi, affacciata su un mare verde, profondo. La spiaggia è molto affollata in alta stagione. Anche questa spiaggia, che è la continuazione di quella di Ampuruas o del Sacro Cuore, è ben attrezzata, ed è stata premiata nel 2015 con la bandiers blu.

Castelsardo: Lu Bagnu: la spiaggia di Lu Bagnu chiamata anche spiaggia de la Madonnina o di Stella Maris Castelsardo: Lu Bagnu: la spiaggia di Lu Bagnu chiamata anche spiaggia de la Madonnina o di Stella Maris Castelsardo: Lu Bagnu-mare della spiaggia di Lu Bagnu chiamata anche spiaggia de la Madonnina o di Stella Maris

La bandiera BluLa spiaggia della Madonnina chiamata anche spiaggia di Stella Maris è stata insignita anche per il 2018 della Bandiera Blu della Federazione Europea dell’Ambiente, che celebra non solo le migliori spiagge del nostro paese, ma anche quelle con i maggiori servizi sul territorio. Obiettivo principale del programma Bandiera Blu è quello di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località rivierasche, verso un processo di sostenibilità ambientale.

La chiesa parrocchiale di Santa Teresa di Gesù Bambino

Nella parte alta dell’abitato, in via Lombardia, si trova la chiesa di Santa Teresa di Gesù Bambino che è la nuova chiesa parrocchiale di Castelsardo. Da sempre, anche prima del 1995 anno in cui è diventata ufficialmente parrocchia, le messe e le celebrazioni religiose si erano tenute nella Cappella delle Suore al civico numero 28 del corso Italia, che hanno sempre accolto i fedeli, ma dal primo ottobre del 2014, ad appena qualche giorno dal primo anniversario della posa della prima pietra, la nuova chiesa di Lu Bagnu è stata inaugurata.

Castelsardo: Lu Bagnu: la chiesa parrocchiale di Santa Teresa di Gesù Bambino Castelsardo: Lu Bagnu: interno della chiesa parrocchiale di Santa Teresa di Gesù Bambino

La piccola spiaggia delle Celestine

Castelsardo: Lu Bagnu- ’edificio che ospitava le Suore CelestineLungo il corso Italia, verso il chilometro 25, si trova sulla destra un piccolo sentiero, non segnalato, che conduce alla piccola spiaggia da sempre chiamata delle Suore Celestine mentre sulla sinistra si trova un ampio parcheggio per le autovetture. Di fronte al parcheggio, al latu destro della strada, si trova l’edificio che ospitava il convento delle Suore Celestine. Si tratta di una spiaggetta caratterizzata da un arenile di colore beige dorato, molto compatta, che si affaccia in un mare dal colore verde smeraldo intenso, con un fondale poco profondo. Sono presenti scogli e massi, anche lungo l’arenile. La spiaggia è circondata da un’alta scogliera, mentre ai lati, due promontori la riparano dalle correnti. Immersa nella natura e nella macchia mediterranea, è la spiaggia ideale per godersi il mare in tranquillità.

Proseguiamo lungo la costa e raggiungiamo la frazione Castelsardo denominata Punta Tramontana

Passata la spiaggia delle Celestine, si trova il cartello indicatore dell’uscita dall’abitato di Lu Bagnu. Seguiamo la strada costiera SS200 per quattro chilometri e seicento metri, passiamo la località turistica Peruledda sotto la Punta li Paddimi, e raggiungiamo l’ultima frazione Castelsardo, denominata Punta Tramontana (altezza metri 40, distanza 7.5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 14), anch’essa con una piccola spiaggetta, che si trova in un tratto di litorale particolarmente interessante soprattutto per gli amanti dei paesaggi aspri e naturali, puri ed incontaminati. Punta Tramontana rappresenta l’estremità della lunga serie di scogliere che partono da Castelsardo, e proprio da qui iniziano i lunghi litorali sabbiosi di Sorso, tra cui si incontrano magnifici anfratti ed insenature splendide come quella di Platamona. La località è anche particolarmente frequentata dagli appassionati del windsurf. Siamo arrivati a circa dieci chilometri dal centro di Castelsardo, ai limiti della sua area Comunale.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio faremo una deviazione al paese chiamato Tergu per vedere la bella Abbazia di Nostra Signora di Tergu ed i dintorni dell’abitato.


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