Chiaramonti che visiteremo le sue Chiese ed i suoi dintorni con i numerosi insediamenti preistorici
In questa tappa del nostro viaggio, da Martis ci recheremo a Chiaramonti che visiteremo con il suo centro e con i suoi dintorni ricchi di Chiese e di siti archeologici. La regione storica dell’AnglonaL’Anglona è la regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, Laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica. In viaggio verso ChiaramontiUsciti da Martis, procediamo in direzione ovest sulla SS127, e prendiamo dopo trecento metri sulla sinistra la SS132 che, dopo poco meno di sei chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Chiaramonti. Lungo questa strada si trova la deviazione sulla destra che permette di prendere la strada Comunale che collega Chiaramonti con Sassari, e che permette di raggiungere la chiesa di Santa Maria Maddalena de Orria Pithinna e la chiesa di Santa Giusta de S’Abba o de Orria Pithinna, che vedemo più avanti, quando descriveremo i dintorni di Chiaramonti. Dal centro di Martis a quello di Charamonti abbiamo percorso 6.3 chilometri. Il comune chiamato ChiaramontiIl comune di Chiaramonti (nome in lingua sarda Zaramònte, altezza metri 440 sul livello del mare, abitanti 1.511 al 31 dicembre 2021) è un centro agropastorale, ossia un comune collinare, situato nella parte centrale della Provincia di Sassari, a sud est dell’altopiano Anglona, fra le valli del rio Canneddu e del rio Alideru. È raggiungibile dalla SS132 di Ozieri, il cui tracciato ne attraversa il territorio. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 72 a un massimo di 640 metri sul livello del mare. È molto vasto, di oltre 111mila chilometri quadrati, che lo rendono il più esteso di tutta l’Anglona. Origine del nomeIl nome riflette la sua collocazione Sopra una collina da cui si gode un bell’orizzonte, e deriva dalla sua posizione dominante rispetto alle vallate circostanti, infatti anticamente sono diversi i nomi attribuitigli, quali Claramonte, Caramonte, Tzaramonte, Clara monte. La sua economiaDiverse fonti descrivono l’economia del paese, che è sempre stata improntata all’agricoltura e alla pastorizia. L’agricoltura, la principale fonte di reddito dell’economia locale, è caratterizzata dalla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta, nonché dall’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. La modesta realtà industriale si basa su aziende che operano nei comparti lattiero caseario, alimentare, edile e della lavorazione di mobili. A livello artigianale si producono tappeti in lana sarda con ordito in cotone, con la tecnica A pibiones ossia a grani, oltre ai genuini formaggi tipici. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Le bellezze naturalistiche che la circondano e i numerosissimi resti archeologici visitabili nei suoi dintorni, la rendono meta di un discreto flusso di visitatori cui è offerta anche la possibilità di degustare i prelibati formaggi tipici. Brevi cenni storiciIl comune è ricco di testimonianze storiche, a partire dalla preistoria sino al periodo romano. Oltre un centinaio di Nuraghi, disseminati nel territorio, fanno presumere che la zona fosse densamente popolata in epoca preistorica. Le notizie dell’epoca romana si limitano all’esistenza di due antichi villaggi, Orria Manna e Orria Pitzinna, e di quest ’epoca sono stati rinvenuti alcuni reperti, costituiti da monete suppellettili varie, e delle tombe nei pressi di alcune antiche abitazioni. Nel periodo medioevale Chiaramonti appartiene al Giudicato del Logudoro, nella Curatoria dell’Anglona. Le numerose Chiese situate nel suo territorio ci dimostrano che il fermento di attività continua fino all’insediamento monastico ed oltre. Nel 1259, con la fine del Giudicato di Torres, l’Anglona passa a un breve dominio dei Malaspina, e un documento del 1282 attesta la sua vendita, da parte di Corrado Malaspina, a Brancaleone Doria. Da quel momento i Doria dominano l’Anglona, dove vengono edificati numerosi castelli, tra i quali il Castello di Chiaramonti, ma, così come per il Castello, è incerta la data in cui sorge il paese chiamato Chiaramonti, che, secondo la tradizione, sarebbe stato fondato dai superstiti delle pestilenze che avevano colpito le vicine ville di Orria Manna e di Orria Pizzinna. Con la sua denominazione, viene chiamata tutta l’Anglona interna, che, distinta da Castel Genovese e da Castel Doria, ossia Coghinas, viene amministrata direttamente da Chiaramonti. Nel 1323 inizia l’occupazione aragonese. Pietro IV d’Aragona rileva dai Doria i diritti sulla metà di Alghero e su diverse curatorie tra cui quella di Anglona, lasciando loro in feudo Castel Genovese. Nel 1349 il governatore di Sardegna concede l’Anglona a Giovanni d’Arborea, il quale la occupa pur senza la ratifica regia, ma, nello stesso anno, viene imprigionato dal fratello, il giudice Mariano IV d’Arborea, e l’Anglona torna così in mano ai Doria. Quando nel 1376 Brancaleone Doria sposa Eleonora d’Arborea, unifica in forma personale i suoi possedimenti ssardi con quelli giudicali arborensi. Il 1388 è l’anno della pace concordata tra aragonesi e il Giudicato di Arborea. Al governo dell’Arborea sale, nel 1409, Guglielmo visconte di Narbona, nipote francese di Eleonora, che nello stesso anno, venne sconfitto a Sanluri da Martino il Giovane, erede d’Aragona, e, dopo un decennio di resistenza, nel 1420 rinuncia ai propri diritti dinastici cedendoli al re d’Aragona. Quando la Sardegna passa sotto la dominazione aragonese, le curatorie del periodo giudicale cessano di esistere, e vengono sostituite dai possedimentii feudali. Nel 1421, Alfonso V d’Aragona infeuda l’Anglona a Bernardo de Centelles. Nel 1434 suo figlio Francesco Gilaberto de Centelles sconfigge Nicolò Doria annettendo la Baronia di Coghinas, e, due anni dopo, ottiene il titolo di conte d’Oliva, una città vicina a Valencia. Nel 1448, quando si conclude la signoria dei Doria in Sardegna, questo centro perde di importanza e viene sostituito da Nulvi, che diviene di fatto il capoluogo amministrativo dell’Anglona. Nel corso del seicento si verificano numerose carestie e pestilenze. Le condizioni economiche e sociali favoriscono, quindi, la diffusione del banditismo, fenomeno destinato ad assumere proporzioni rilevanti nei secoli successivi. Ancora nel settecento la storia dell’Anglona si identifica con quella feudale degli Oliva, fino quando la Sardegna passa dalle mani spagnole a quelle austriache e poi, nel 1720, a quelle del governo sabaudo. Frequenti spedizioni militari vengono organizzate per contrastare il banditismo, tanto che nel 1749, nel Sassu di Chiaramonti, rifugio storico dei banditi, degli oltre Trecento latitanti che vi si rifugiavano, circa Duecento vengono uccisi sul posto o catturati e poi giustiziati. Nel 1767 viene costituito il principato dell’Anglona, titolo unico per un feudo sardo, e Carlo Emanuele III nomina Maria Giuseppa Pimentel principessa di Anglona, duchessa di Monteacuto, Marchesa del Marghine e contessa di Osilo e Coghinas. L’Anglona rimane sotto i Pimentel, fino a quando, nel 1838, Carlo Alberto proclama l’abolizione delle giurisdizioni feudali, i Tellez Giron, eredi degli Oliva, cedono i propri diritti allo stato sabaudo, e l’Anglona viene riscattata al demanio dello Stato. Nel 1888 viene ultimata la nuova chiesa parrocchiale, dedicata a San Matteo. I notevoli flussi migratori che la hanno interessata, causati dalla sovrappopolazione e dall’utilizzo di tecniche di coltivazione e di allevamento scarsamente produttive, riducono drasticamente la popolazione a metà del novecento. Attualmente Chiaramonti è un piccolo paesino ricco di iniziative, e si cerca anche di puntare, visto il notevole patrimonio archeologico, alla parte turistica, anche se ancora sono carenti le strutture ricettive. A Chiaramonti si segnaL’attività di comporre ancora le poesie in lingua sarda. Personalità legate a ChiaramontiNel 1994 il Consiglio Comunale di Chiaramonti, riunito in seduta straordinaria e solenne, deliberava di nominare cittadino onorario Francesco Cossiga presidente emerito della repubblica e Senatore a vita, in virtù delle sue origini chiaramontesi. Infatti il nonno paterno Chiccu Maria e il bisnonno Bainzu, Su Poeta christianu, erano nati a Chiaramonti. Le principali feste e sagre che si svolgono a ChiaramontiA Chiaramonti è attivo, tra gli altri, il Gruppo Folk Santu Mateu Tzaramonte, che ha recentemente compiuto i venti anni di attività, dato che si è formato nel 1996 grazie alla passione di un gruppo di chiaramontesi per il ballo sardo, ma anche per la volontà di rispolverare le proprie tradizioni, la musicalità de Sa limba sarda, e di trasmetterle alle nuove generazioni. Nelle loro esibizioni è possibile ammirare il tradizionale antico costume di Chiaramonti. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Chiaramonti vanno citate, l’ultima domenica di maggio la Festa campestre di Santa Giusta, in coincidenza con l’Ascensione; il 24 giugno, si svolge la Festa di San Giovanni Battista, prima della quale la sera precedente si svolge la suggestiva tradizione de Sos fogos de Santu Juanne; a metà di luglio a Chiaramonti, nella larga piana di Cudinarasa, si svolge la Sagra della ricotta, una delle più tradizionali sagre, per presentare i prodotti della terra ed una tradizione che ancora resiste, anche se a stento, nel territorio; il 16 luglio, la Festa in onore della Madonna del Carmelo; il 22 luglio, si svolgeva la la Festa di Santa Maria Maddalena; a luglio si svolge anche la Sagra dell’Agnello; il 6 di agosto si svolge la Festa della Madonna della Strada; il primo fine settimana di settembre si ripete la Festa campestre di Santa Giusta; sempre il primo fine settimana di settembre comitati spontanei di giovani ragazze organizzano la Festa religiosa e civile di Santa Maria de Aidos; la domenica successiva alla Festa di Santa Giusta si celebra la Festa campestre di Santa Maria Maddalena; il 21 settembre, si festeggia il Patrono, San Matteo; a settembre si svolge la Sagra Costumes e Costumanzias, che è una sfilata dei costumi tradizionali della Sardegna. Visita del centro di ChiramontiIl centro storico di Chiaramonti è molto ben conservato, con strette strade che ricordano i Carrugi genovesi. L’abitato, posto in posizione dominantesu un colle, ha un andamento altimetrico tipico collinare. All’ingresso dell’abitato si trova una piccola statua della Madonna di lourdesEntriamo a Chiaramonti con la SS132 che, provenendo da Martis, ci porta all’interno dell’abitato da nord est, e qui assume il nome di via Brigata Sassari. Proprio all’ingresso del paese, alla destra della strada si trova una piccola Statua della Madonna di lourdes. La devozione e la fede di molti fedeli ha ritenuto opportuno mettere la statua della Madonna di lourdes in una nicchia forse non tanto appropriata, con una croce medievale in tufo basaltico proveniente con molta probabilità dalla vecchia chiesa seicentesca di San Pietro giù a valle. Da piazza della Repubblica raggiungiamo il Municipio di ChiaramontiSeguendo la via Brigata Sassari, a trecentocinquanta metri dalla statua della Madonna di lourdes, poco prima di trovare sulla sinistra la piazza della Repubblica, troviamo sulla destra, al civico numero 1, una delle sedi staccate del Municipio di Chiaramonti, che ospita tra l’altro il Centro di Aggregazione Sociale. Nella piazza della Repubblica si trovano i giardini pubblici di Chiaramonti, chiamati anche parco delle Rimembranze, che costituiscono un ottimo palcoscenico per rappresentazioni e attività culturali, e che ospitano il monumento al milite Ignoto di Chiaramonti. Quando si sono messe a dimora le prime piante, l’intento era quello che ogni albero dovesse rappresentare un soldato caduto in guerra. Vi si tengono le celebrazioni più importanti della nostra repubblica, ma anche quelle con scopi sociali e ludici. Dalla via Brigata Sassari, prendiamo sulla destra la via della resistenza, che la percorre quasi parallelamente tornando all’indietro, e lungo questa strada, dopo un centinaio di metri, al civico numero 18/A, troviamo una seconda sede staccata del Municipio di Chiaramonti, che ospita la sede dell’Informa Giovani. La via della resistenza, dopo meno di cento metri, curva verso sinistra e ci porta in piazza Costituzione, nella quale si trova, sulla destra, la sede principale del Municipio di Chiaramonti, che è la sua sede storica, ed ha l’ingresso in via Fratelli Cervi, al civico numero 1. La chiesa di San Giovanni BattistaDalla piazza Costituzione, prendiamo nell’altra direzione, ossia verso sinistra, la via San Giovanni, e troviamo subito, all’inizio dei questa strada, sulla destra la piccola chiesa di San Giovanni Battista abbastanza recente, dedicata all’Apostolo ed Evangelista che ha dato il nome all’omonimo quartiere nel paese. La commemorazione del Santo si tiene con la Festa di San Giovanni, il 24 del mese di giugno, e la notte del 23 si svolge, preceduta alla celebrazione della messa, l’antica e suggestiva tradizione de Sos fogos de Santu Juanne, ossia del rito del fuoco per le vie del paese. Nella piazza della Costituzione, a pochi passi dalla piccola chiesa di San Giovanni, a conclusione del rito saranno servite pennette all’arrabbiata. I resti del Castello dei DoriaSeguiamo tutta la via San Giovanni verso sud ovest, dopo centocinquanta metri continuiamo leggermente verso destra lungo via Giuseppe Mazzini, che, in altri quasi centocinquanta metri, ci porta a prendere a sinistra la via Giuseppe Garibaldi, e poi, subito a destra, la via Arborea, che, in una cinquantina di metri, ci conduce fino alla sommità del colle San Martino, uno dei tre colli su cui è situato il paese chiamato Chiaramonti, nel punto più alto del paese, dove si trovano i resti del Castello dei Doria del tredicesimo secolo, passato poi agli Aragonesi e trasformato nel seicento in chiesa parrocchiale, ed oggi in rovina. Il Castello prende il nome dal cognome materno di Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, ed il giudice Mariano IV d’Arborea ambisce tanto di possederlo, che lo pretende in dote per le nozze di sua figlia Eleonora con Brancaleone. Nel 1348 il sito viene occupato dalle truppe di Rambaldo di Corbera, vicerè aragonese, e poi, alla conclusione della pace del 1350, viene restituito dal re d’Aragona a Brancaleone e Matteo Doria, che ricevono ugualmente in feudo Monteleone e altre località in cambio dei diritti su Alghero. Nel 1357 appartiene ancora ai Doria. Il Castello di Chiaramonti dominava, dall’alto del colle, la piana di Martis e di Perfugas, ed aveva di fronte l’altra rocca genovese di Casteldoria. La famiglia genovese dovette tenere in grande conto la posizione strategica del Castello e probabilmente incentivò la creazione del nuovo abitato. Il Castello era costituito da una Torre da un fabbricato capace di ospitare balestrieri e soldati. della struttura originaria è rimasta la base quadrangolare della torre, mentre il resto viene modificato dagli Aragonesi e mutato in una chiesa. Il complesso, visto dall’interno, è una chiesa tardo gotica ad una sola navata e a otto cappelle. Nell’abside permangono parti delle crociere e le imposte delle nervature della volta, di stile aragonese. Accostata alla chiesa, vi è una torre a base quadrangolare in conci di calcare squadrato, alta circa tra i dieci ed i dodici metri, in un terreno pieno di detriti, che innesta nella parte superiore una struttura poligonale che ha tutte le caratteristiche architettoniche del campanile gotico, come nella chiesa di Bonaria a Cagliari. Attraverso le vie del centro storico raggiungiamo la chiesa parrocchiale di San Matteo Apostolo con la sua festaScendendo dal Colle San Matteo verso il centro storico, il paese è attraversato da quattro vie parallele. Si tratta, da est verso ovest, della via Camillo Benso di Cavour, che parte dalla piazza Indipendenza, dalla quale parte un poco verso est la via Vittorio Emanuele; della via XX Settembre, tradizionalmente chiamata Via delle Balle, con un termine che forse ricorda il rinvenimento di proiettili litici della via Falchi, tradizionalmente chiamata Carrozzu Longu, dove Carrozzu deriva dal genovese Carrugiu; e più ad ovest della via San luigi. Presa, scendendo dal colle, la piazza Indipendenza, al primo bivio svoltiamo a sinistra in via Vittorio Emanuele, dalla quale, dopo un’ottantina di metri, troviamo sulla sinistra la via San Matteo, che, in meno di quaranta metri, ci porta a vedere, alla destra della strada, la facciata della chiesa di San Matteo Apostolo che è la chiesa parrocchiale di Chiaramenti. È stata edificata in puro stile neoclassico nel 1888, dopo che un fulmine ha distrutto la torre campanaria della vecchia chiesa del Castello, che era stata precedentemente la chiesa parrocchiale. Eretta in pietra trachitica, ha l’interno diviso in tre alte navate, con due colonne e due pilastri per parte. La facciata della chiesa presenta decorazioni, basamento e cornice perimetrale molto scure, che contrastano visibilmente con il bianco quasi lucente delle superfici intonacate. La torre campanaria è realizzata con la stessa pietra trachitica della facciata, ed, a pianta ottagonale, ha una base quadrata, e va rastremandosi nell’ultimo tratto. A Chiaramonti il 21 settembre, si celebra la Festa di San Matteo, che è il Santo Patrono del paese, oltre che protettore della Guardia di Finanza, con la processione di fedeli dalla parrocchia di San Matteo fino al monte del Castello dei Doria, dove viene celebrata la messa accompagnata dai canti del coro parrocchiale, altre cerimonie religiose, seguite da manifestazioni civili. La chiesa di Nostra Signora del Rosario o di su RosariuRitornati dalla deviazione sulla via San Matteo, proseguiamo pochi metri lungo la via Vittorio Emanuele ed arriviamo in piazza Azuni, dalla quale prendiamo sulla destra la via del Rosario, che, in una sessantina di metri, ci porta a trovare, sulla sinistra della strada, la facciata della chiesa di Santa Maria del Rosario chiamata in lingua sarda Su Rosariu. Questa chiesa è rimasta sconsacrata per molti anni, tanto che durante l’ultima guerra vi furono ricoverati diversi soldati feriti. In seguito è stata utilizzata come luogo di ritrovo, nel quale si facevano delle proiezioni cinematografiche. Da diverso tempo è, comunque, stata riconsacrata ed è seguita dalla popolazione locale con molta devozione. La chiesa di Nostra Signora del Carmelo o di su Gamminu con la Festa della Madonna del CarmeloProseguendo, la via del Rosario dopo una cinquantina di metri prosegue sulla via del Carmelo, che, in duecento metri, ci porta nella parte alta del paese, dove al suo termine, dopo una svolta a sinistra e poi, subito a destra, troviamo una grande piazza con al centro una statua di San Padre Pio da Pietralcina. alla sinistra della statua si trova la chiesa del Carmelo o di Su Gamminu edificata nel 1587. La chiesa del Carmelo era annessa a un monastero duecentesco, il convento dei Carmelitani, edificato nel 1587, di cui attualmente non resta più niente dato che è stato stupidamente abbattuto negli anni ’60 del novecento. Dal punto di vista artistico, è la chiesa più interessante del paese in quanto, nonostante l’intonaco che rovina la facciata, all’interno mantiene la bellezza di un tempo, dove è significativo l’altare maggiore ligneo, ed inoltre un dipinto del settecento che raffigura Santa Agnese con il Castello dei Doria sullo sfondo. Oltre all’altare, sono degni di nota l’altro altare ligneo sito in una Cappella laterale, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Maddalena, l’ambone ed i quadri. La statua di San Padre Pio è stata inaugurata nel 2002, ed i cittadini, fra devoti e curiosi, hanno fatto cornice ad un avvenimento che si è svolto in contemporanea con Roma, dove papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Santo. Presso questa chiesa ogni anno, il 16 luglio, si svolge la Festa in onore della Madonna del Carmelo. Il Campo da Calcio Comunale di ChiaramontiSul lato occidentale della piazza che fiancheggia la chiesa del Carmelo, si raggiunge il Campo da Calcio Comunale di Chiaramonti, che si affaccia proprio sulla piazza, e che ha sostituito il vecchio campo che si trovava nella larga piana di Cudinarasa, che era ventoso e pietroso, e anche con una grave pendenza. L’attuale cempo da Calcio è dotato di tribune in grado di ospitare circa 400 spettatori, ed ospita le partite interne della squadra ADS Chiaramonti calcio, che milita in Seconda Categoria. Il Cimitero di ChiaramontiProseguendo la strada che ci ha portato alla chiesa del Carmelo, la via curva a sinistra e ci porta al Cimitero di Chiaramonti, che confina, con il suo muro di cinta sinistra, con la chiesa. Si trova nella zona del paese denominata Cunventu, il cui nome del paese deriva dalla presenza del convento dei Carmelitani che era annesso alla chiesa della Madonna del Carmelo. Su Mulinu de su Bentu ossia il Mulino a Vento di ChiaramontiRipresa indietro la via del Carmelo, superata l’immissione della via del Rosario, la strada prende il nome di via Bachisio Madau, dalla quale, dopo trecentocinquanta metri, parte sulla destra la via Mulino a Vento, che, in poco più di centro metri, ci porta al Belvedere naturale di Cudinarasa una collina nella zona sud est dell’abitato sovrastata da una larga piana, dal quale si può ammirare a 360 gradi tutto il circondario, nelle giornate più limpide fino alle cime della Corsica. È l’altura che sorge dirimpetto a quella dove sono i resti del Castello dei Doria, e viene detta rasa perché è pianeggiante ed assolutamente spoglia, per via del calcare affiorante su tutta la superficie. Oggi vi sorge il rione più moderno del paese, e, sul belvedere, i fedeli di Chiaramonti hanno eretto una statua del Cristo re. Lungo il perimetro della collina si trovano numerose grotte naturali, nelle quali l’azione del vento a messo a nudo diversi resti fossili. Dal belvedere è possibile ammirare il Su Mulinu de su Bentu ossia il Mulino a Vento costruito in data incerta su una prominenza ad est della collina di Cudinarasa, degno di nota per la sua mole imponente, soprattutto considerando che questo tipo di mulino non è molto diffuso in Sardegna. Il mulino ha macinato grano ed altri cereali sino alla fine dell’ottocento. Non si sa che fine abbiano fatto le grandi pale, mentre la macina è stata smantellata negli anni ’50 del novecento per fare il ponticello all’ingresso di una abitazione adibita a scuola. Nel territorio di Chiaramonti esistono anche diversi Mulini ad Acqua i principali dei quali si trovavano sul fiume Badu Olta, a poca distanza l’uno dall’altro. Possiamo ancora vedere li canali di derivazione e di convogliamento delle acque. Il mulino a vento, insieme ai vari mulini ad acqua, sopperiva alle esigenze della popolazione anche dei paesi limitrofi, e rappresenta uno dei principali simboli cui si riconoscono i chiaramontesi. Il rione Codinas ossia Sa Rughe con la chiesa del Cristo re e la Festa della Madonna della stradaProseguendo lungo la via Bachisio Madau, la strada curva verso destra e poi a sinistra e, in duecento metri, ci porta sulla via Grazia Deledda, la seguiamo per poco più di centocinquanta metri, e questa strada ci porta sul viale Guglielmo Marconi, che è il nome che assume la SS132 in uscita a sud est dall’abitato di Chiaramonti. Percorsi quattrocento metri, prendiamo sulla sinistra la via Capitano Amadio, che ci conduce nel Rione Codinas ossia il rione Sa Rughe, vale a dire La Croce, un rione nuovo che si è sviluppato negli anni ’60 del secolo scorso, purtroppo, almeno inizialmente, senza un piano regolatore. Il nome del rione nasce dalla presenza di una grossa croce di ferro, che si trovava in quegli anni all’ingresso dell’abitato, sul punto dove oggi,su una colonna, si trova la statua della Madonnina della Strada, sulla destra della strada, dove si trovano i Giardini de la Croce con la statua della Madonna. Di fronte ai giardini, alla sinistra della strada, si trova la chiesa di Cristo re una chiesa di nuova consacrazione, edificata per l’impegno e la devozione di alcuni fedeli. Presso questa chiesa, il 6 di agosto a Chiaramonti si svolge la Festa della Madonna della Strada, protettrice degli automobilisti, che prevede il sabato una messa, la processione, ed in serata la cena per tutti in piazza seguita da una grande serata folk; poi la domenica la Festa prosegue con la messa solenne davanti alla statua della Madonna. Visita dei dintorni di ChiaramontiVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Chiaramonti, sono stati portati alla luce i resti della domus de janas di Peruchi; della necropoli con le domus de janas di Murrone; delle Tombe di giganti di Corrales, Elighia, Frades Contones; dei Protonuraghi Cobesciu, e Tetti; dei Nuraghi semplici Ruju, e Sas Coas; ed anche dei Nuraghi Alzola de Coghalzos, Aspru, Aspru Santu Pedru, Attalzu, Badde, Badde Cheia, Bados de love I, Bados de love II, Bados de love III, Baldedu, Bantinepira, Bellimpiattu, Bulvaris, Cacchile, Cannalzu, Castras, Chentu Raseris, Chiralza, Cobesciu III, Conca de Fossu, Conca de Fossu II, Conca Zuighe, Concas, Cucciucciu, de Rosa, de su Montju de su Aldu, donna Ciccia, Ederas, Elighia, Ena longa, Frades Contones, Funtana Salza, Furros, Giaganne Dominigu, Giaganne Dominigu II, Giaganne Dominigu III, Giunturas, Iscaneddu, Istevere, lavrone, lepris, Longu, Madau, Mandras I, Mandras II, Massedda, monte Aldu, monte Cuccula, monte Culumba, monte Elighia, monte Pattada, monte Pertusu, monte Scala de Malta, monte Serrone, monte Sozzu, monte Zennaru, Nigolittu, Paule Udas, Paules, Peddiu I, Peddiu II, Pedru Giosso, Petru Canu, Pisciu Accas I, Pisciu Accas II, Pisciu Accas III, Porcalzos, Rispidu, S’Ena, S’Istria, Sa Coa Pertusa, Sa Figu Niedda, Sa Figu Niedda II, Sa Figu Niedda III, Sa Figu Niedda IV, Sa leriga, Sa Midda Francesco Ruiu, Sa Midda Manna, Sa Ortija, Sa Tanca de Sa Cheja, Sa Tanca de su re, Sa Tanca Ezza, Santa Caderina, Sanu, Sas Calpidas, Sas Calpidas II, Sas Codinas, Scala de Malta, Scala lampadas, Scobertu, Serra Pantaleo, Sos Terrelas I, Sos Terrelas II, Sos Terrelas III, su Agantinu, su Aianu, su Caddalzu, su Cannau, su Carrarzu, su Casteddu, su Castru Cavacadu, su Cobesciu II, su laccheddu, su lizu, su lotto, su Puddu, Suelzu, Suerzones, Tiriales, Truddariga, Turturina, Tuvuleddu, Tuvuleddu II, Ui, tutti di tipologia indefinita; non restano più tracce dei Nuraghi sorgeva il Nuraghe Muntju de Chelvos I, e Muntju de Chelvos II, che sono stati completamente distrutti. Una deviazione lungo il tagitto per raggiungere la chiesa di Santa Maria Maddalena de Orria PithinnaDal centro di Chiaramonti, riprendiamo la SS132 di Ozieri in direzione Martis, procedere per circa tre chilometri e prendiamo la deviazione verso sinistra sulla strada Comunale che collega Chiaramonti con Sassari, in prossimità di una fonte di acqua freschissima, seguendo le indicazioni. Proseguimo lungo questa per due chilometri e seicento metri, raggiungiamo il territorio che faceva capo alla Villa di Orria Pithinna, che deriva il suo nome dal termine Orrija, ad indicare il granaio, e Pithinna, ossia molto piccolo. Il centro abitato di Orria Pithinna è stato in seguito abbandonato, come i vicini villaggi di San Lorenzo e di Santa Giusta, intorno al quarto secolo, a causa della pestilenza che si diffonde in tutta l’Anglona e che decima la sua popolazione. alla sinistra della strada troviamo, nella campagna, la bella chiesa campestre di Santa Maria Maddalena de Orria Pithinna realizzata nel dodicesimo secolo in stile romanico pisano con conci di calcare bianco e trachite rosa disposti a righe alternate, pianta a croce latina ed abside semi circolare. In origine era a navata unica con pianta basilicale ed aula conclusa ad oriente da un’abside semicircolare, e con copertura in legno. Successivamente, nel primo quarto del quattordicesimo secolo, è stata modificata con l’aggiunta di due cappelle laterali, una per lato, che ne hanno stravolta la struttura originaria, e la copertura è stata modificata con la volta a botte, come le cappelle. Anche all’interno si rimane colpiti dall’intercalare cromatico; l’ambiente è molto sobrio, illuminato da sole tre monofore ed al centro del transetto, in posizione lievemente rialzata, la semplice mensa d’altare in pietra, con dietro l’antico simulacro della Santa titolare, custodito dentro una teca. Nel 1205 Maria de Thori, moglie del nobile Pietro de Maronju, e zia del giudice Comita II di Torres, dona questa chiesa, insieme con quella poco distante di Santa Giusta, con servi, case, boschi, terre e animali, a Martino, priore del sacro eremo e monastero di Camaldoli. I Frati Camaldolensi erano stati fatti arrivare in Sardegna nel 1112 dal giudice Costantino I. La donazione viene, poi, riconfermata nel 1210 al priore Roberto, e all’atto intervengono nuovamente Comita II, il figlio Mariano e altri parenti, e Comita coglie l’occasione per assoggettare i monaci di Camaldoli a condizioni che assicurino ai loro servi tutti i vantaggi già goduti durante la vita del marito della de Thori. I Frati sono sicuramente portatori di benessere, di cultura e di arte, cosa testimonia la modifica dell’architettura delle Chiese giunte fino a noi, ma devono anche lavorare le terre e governare il bestiame, nonche armarsi per difendere i loro possedimenti, sia dai laici che dal clero secolare, sempre geloso dei Frati che godevano ampie simpatie da parte del popolo e dei nobili. La Festa di Santa Maria Maddalena un tempo si svolgeva il 22 luglio, ma in seguito, per ragioni climatiche, è stata spostata al secondo fine settimana di settembre, ed, al termine della funzione religiosa, il comitato organizzatore offre un rinfresco. L’area archeologica di Orria PitzinnaAll’altro lato della strada Comunale che collega Chiaramonti con Sassari, ossia alla sua destra, si trova l’Area archeologica di Orria Pitzinna nella quale è presente la domus de janas di Peruchi chiamata anche di Santa Maria Maddalena di Orria. Si tratta di una cella singola ottenuta all’interno di una prominenza di calcare friabile, nelle cui immediate vicinanze si notano i resti della presenza di altre emergenze che sono state abbandonate o nelle quali non sono stati ultimati i lavori. Poco distanti, verso nord ovest, in direzione di un casolare, si trovano le Coppelle di Orria Pitzinna, dispostesu un molto interessante tacco calcareo, che presenta una serie di coppelle disposte secondo un ordine preordinato, con varie di vasche di diversa forma. Appare alquanto realistico pensare ad un uso sacro del luogo attraverso riti cerimoniali e religiosi o di iniziazione. Appare realistico pensare che l’esposizione ai fattori atmosferici e ai vandali renda il sito sempre più illegibile perché sottoposto ad usura e ad azioni distruttrici. E da qui raggiungiamo la chiesa di Santa Giusta de S’Abba o de Orria PithinnaPercorsi altri due chilometri e duecento metri dalla chiesa campestre di Santa Maria Maddalena, lungo la strada Comunale che collega Chiaramonti con Sassari, si trova alla destra della strada la chiesa di Santa Giusta de S’Abba o de Orria Pithinna. Vi è un altro percorso per raggiungerla, che è però molto più lungo, ossia da Chiaramonti scendendo in direzione di Sassari lungo la SS132 e, percorsi due chilometri e seicento metri, svoltando a destra verso Nulvi sulla SP68. Procedendo, poi, per poco più di quattro chilometri, girando a destra verso Nulvi ed Osilo, e proseguendo per tre chilometri e seicento metri, sino all’indicazione sulla destra che ci fa imboccare la stradina e proseguendo per gli ultimi seicento metri, che ci portano alla chiesa. La chiesa di Santa Giusta de S’Abba o De Orria Pithinna sarebbe stata edificata, secondo la leggenda, in un luogo nel quale sarebbe apparsa la Santa. La chiesa conserva all’interno una sorgente d’acqua alla quale vengono attribuite proprietà miracolose. Le tombe delle due sorelle di Santa Giusta, Giustina ed Enedina, sarebbero state conservate proprio nell’antico monastero, che era situato dietro la chiesa. All’interno si trova anche una reliquia della Santa, dichiarata insigne dall’arcivescovo, costituita da un pezzo d’osso del braccio lungo circa quindici centimetri. Nel 1205 Maria de Thori, zia del giudice Comita II di Torres, dona la chiesa di Santa Maria Maddalena e quella vicina di Santa Giusta, ai monaci Camaldolesi, che presso quest’ultima edificano il monastero di cui ora rimane solo la piccola chiesa romanica. L’ultima domenica di maggio presso questa chiesa si svolge la Festa di Santa Giusta, seguita da una seconda celebrazione il primo fine settimana di settembre, quando si ripete la Festa campestre di Santa Giusta. Si tratta di una cerimonia religiosa per la quale accorrono numerosi pellegrini da tutta l’Anglona per seguire la processione serale, per la quale un corteo di auto accompagna il simulacro della Santa fino alla parrocchiale di San Matteo. Segue una Festa campestre, ed a tutti i presenti il comitato promotore offre da mangiare e da bere le varie specialità del posto, fra cui la pasta preparata col brodo della pecora bollita, oltre a del buon vino. La frazione Tenuta Madau ed i Nuraghi attorno al suo bacino artificialeUscendo da Chiaramonti scendendo in direzione di Sassari lungo la SS132 che porta verso sud in direzione di Ozieri, dopo circa cinque chilometri e duecento metri, raggiungiamo la piccola frazione Tenuta Madau (altezza metri 388, distanza 5.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Si tratta di una ex tenuta, a suo tempo, dagli anni cinquanta al settanta del novecento, una delle migliori aziende razionali della Sardegna, adiacente alla omonima casa colonica, che è situata ad una quota di 390 metri sul livello del mare. Qui si trova l’Invaso di Madau che faceva parte dell’azienda agricola, ed intorno al quale sorgevano tre Nuraghi. Purtroppo negli anni sessanta del novecento diversi siti archeologici della zona sono spariti a causa di lavori di trasformazione fondiaria, ma più di tutto alla costruzione della diga del bacino artificiale, che non ha mai svolto appieno le sue condizioni di uso. Verso nord ovest restano poche tracce del Nuraghe su Montju de su Aldu del quale riporta la memoria storica chi ha lavorato alla costruzione del bacino artificiale di Madau nella seconda metà del 1900. ’e uno dei tre Noraghi che circondano lungo il perimetro il laghetto artificale dell’ex tenuta Madau. Ad est si trovano tracce del Nuraghe Muntju de Chelvos I ossia Nuraghe della collina dei cervi, chiamato anche Nuraghe Madau il cui circolo basale è costituito da massi ciclopici che ne determinano l’imponenza quasi a Guardiano della vallata circostante, pure essa fortemente antropizzata e ricca di altre belle emergenze.Il circolo basale è costituito da massi ciclopici che ne determinano l’imponenza quasi a Guardiano della vallata circostante pure essa fortemente antropizzata e ricca di altre belle emergenze. A sud est sorgeva il Nuraghe Muntju de Chelvos II come tanti altri in totale rovina, del quale si distinguono, comunque, anche se poche prove dell’antica costruzione di cui si evidenziano alcuni massi del circolo basale. Ad ovest del bacino artificiale si trova il Nuraghe Tuvuleddu di tipologia indefinita anche se pare trattarsi di un monotorre. Il rilevamento è difficoltoso a causa di piante cespugliose spinose che ne hanno colonizzato tutta la costruzione. Intorno al Nuraghe si trovano chiare ed evidenti le tracce delle capanne che sono sparse attorno al corpo centrale, e che costituivano l’insediamento nuragico di Tuvuleddu. E, un poco più a nord est verso il bacino artificiale, si trovano poche tracce di quello che era il Nuraghe Tuvuleddu II anch&@39;esso di tipologia indefinita. La frazione Cantoniera CarralzuPassata la frazione Tenuta Madau, continuiamo a seguire la SS132 in direzione di Ozieri, e, percorsi altri circa quattro chilometri e quattrocento metri, arriviamo alla frazione Cantoniera Carralzu (altezza metri 302, distanza 9.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale sono presenti, alla sinistra della strada, i resti della omonima casa cantoniera, oggi abbandonata. La chiesa di Santa Maria de Aidos ossia di Santa Maria Bambina con la sua festaUscendo dall’abitato di Chiaramonti con la SS132, entrati nel Rione Codinas La strada statale gira a destra, mentre proseguendo dritti si imbocca la via Capitano Amadio, che è la SP75 che conduce in direzione di Erula. Percorsa per un chilometro e settecento metri, arriviamo a un incrocio dove prendiamo la deviazione sulla sinistra, e, dopo una ventina di metri, un cancello alla sinistra della strada ci porta alla chiesa di Santa Maria de Aidos, Ossia di Santa Maria Bambina una piccola chiesa campestre immersa nel verde. Questa chiesa non ha un grande valore dal punto di vista architettonico, ma, nella sua essenza e semplicità, concentra il principio della sacralità del luogo. È, infatti, molto visitata dai fedeli ed oggetto di grande devozione, infatti comitati spontanei di giovani ragazze organizzano la Festa religiosa e civile di Santa Maria de Aidos il primo fine settimana di settembre. I resti del Nuraghe GiunturasPercorsi altri 650 metri sulla SP75, troviamo le indicazioni che ci fanno prendere una sterrata sulla destra, che fa attraversare la Sughereta di Corrales e ci porta fino al maestoso Nuraghe Giunturas chiamato anche Nuraghe di Corrales, di tipologia indefinita. È crollato nella parte sud, ha l’ingresso ricoperto da detriti, e dalla finestra sopra l’ingresso possiamo vedere parte del corridoio interno che porta alla sommità. Il Nuraghe Corrales ha una strana piccola camera, incassata fra il piano terra e la camera sovrastante, e la vegetazione che vi è cresciuta sopra sembra quasi volerlo aiutare a sostenerne il peso. I resti della Tomba di giganti di CorralesNon lontano dal Nuraghe di Corrales, sulla Punta di Corrales, ad una quota di quattrocento metri di altezza, si trova la Tomba di giganti di Corrales senza dubbio la più conosciuta sia dalla gente del luogo che dagli addetti ai lavori. Purtroppo anche in tempi recenti è stata oggetto di scavi clandestini che hanno messo distrutto parte del sito. L’apertura tipo Dolmen è orientata ad est, e da essa partono due muri di pietre di media grandezza leggermente sbozzate, che richiamano la forma di una protome taurina. Dalle estremità della protome il muro continua fino quasi ad incontrarsi, racchiudendo un’area abbastanza vasta all’interno della quale si notano altre fondamenta e alcuni cumuli di pietre forse di età più recente. Alcuni sostengono che ci troviamo di fronte ad una fortezza nuragica, altri invece sostengono che si tratti di un altare preistorico. L’area archeologica di Elighia con le mura megalitiche di Punta ’e S’ArroccuSulla SP75, passato il Nuraghe di Corrales, proseguiamo per poco più di tre chilometri e mezzo in direzione della frazione Cantone Ruiu, poi troviamo una deviazione sulla destra che va verso sud, in direzione dell’Agriturismo Pentuma, e che, in quattro chilometri e mezzo, ci porta in località Elighia, dove troviamo l’Area archeologica di Elighia. Qui troviamo i resti del Nuraghe Elighia che, da quota superiore ai seicento metri, domina la campagna sottostante, ma che, purtroppo, si trova in stato di rovina. Vicino si trova il Menhir di Elighia, del quale manca del tutto la parte superiore. E non lontano la Tomba di giganti di Elighia, anch’essa molto in rovina, della quale si riesce a rilevare la muratura di ortostati verticali e parte dell’esedra. Un poco più ad est, a Punta ’e S’Arroccu, troviamo la Mura megalitiche di Punta ’e S’Arroccu chiamate anche la Fortezza preistorica di Elighia, edificate sul costone in posizione dominante, a controllare, dalla sua altezza, tutta la pianura de Su Campu de Othieri ad est, e tutto il territorio di Chiaramonti in direzione ovest. Si tratta di un bell’esempio di fortezza, che si sviluppa con una massiccia cinta muraria per qualche centinaio di metri, costituita da grossi massi poligonali con andamento vagamente circolare, a linee spezzate da nord passando ad ovest fino a sud. La cinta muraria ha due ingressi, quello principale rivolto verso nord ed uno più piccolo a sud. I due ingressi sono stati per molto tempo, erroneamente, considerati dagli studiosi due Tombe di giganti. Essi, invece, costituiscono una parte integrante della grande costruzione megalitica, e sono inseriti nel suo contesto. Dall’ingresso a nord entriamo in un atrio, difeso da una seconda cinta muraria. La frazione Cantone RuiuEvitando la deviazione che ci ha portati a raggiungere l’area archeologica di Elighia con le mura megalitiche di Punta ’e S’Arroccu, proseguiamo sulla SP75 per circa due chilometri e duecento metri, e troviamo, alla destra della strada provinciale, la piccola frazione Cantone Ruiu detta anche Ca su Ruiu (altezza metri 338, distanza 8.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Il bellissimo Nuraghe semplice RuiuUscendo dall’abitato di Chiaramonti con la SS132, entrati nel Rione Codinas La strada statale gira a destra, mentre proseguendo dritti si imbocca la via Capitano Amadio, che è la SP75 che conduce in direzione di Erula, e, lungo questa strada, passata la deviazione per la chiesa di Santa Maria de Aidos, dopo meno di cinquecento metri troviamo il raccordo che ci porta sulla strada a scorrimento veloce SS672, che si dirige verso nord est e che collega Sassari con Tempio Pausania. Percorsi circa cinquecento metri su questa strada statale, vediamo sulla sinistra della strada il Nuraghe Ruiu il più noto e meglio conservato degli oltre cento Nuraghi situati nel comune di Chiaramonti. È un Nuraghe monotorre molto ben conservato, con una perfetta struttura a tronco di cono. Il nome deriva probabilmente dalla colorazione rosso ruggine dei muschi di cui sono coperte le pietre soprattutto verso nord. Esattamente sopra l’ingresso è posizionata una finestra della camera al primo piano. I soffitti dell’ingresso e della scala sono molto alti, e sono coperti con lastroni in pietra orizzontali, incastrati tra il muro esterno ed il muro della cella interna della torre. Lungo la strada per il villaggio abbandonato di su BulloneProcediamo in direzione nord est sulla SS672 e, dopo tre chilometri e duecento metri, troviamo verso destra l’uscita che, seguendo le indicazioni, porta al villaggio abbandonato di Su Bullone che visiteremo più avanti. Percorsi circa duecento metri, prendiamo tutto a sinistra, procediamo per trecentocinquanta metri e, poi, svoltiamo leggermente a destra, e procediamo per circa centotrenta metri. Qui prendiamo la deviazione verso sinistra e la seguiamo per circa novecento metri, poi troviamo sulla sinistra un cancello, passato il quale troviamo una strada a traffico limitato che, in circa cento metri, ci porta ad un casolare. I resti del Nuraghe SanuDa questo casolare è possibile vedere, a destra, verso sud ovest, il Nuraghe Sanu di tipologia indefinita. I Nuraghi hanno quasi tutti l’ingresso rivolto ad oriente, che rappresenta il luogo dal quale il dio sole nasce, e, dagli altri, differisce questo Nuraghe, che ha invece l’apertura volta a nord, forse con riferimento alla stella Polare o alla costellazione della Croce del nord, che ha forma di croce latina col braccio più piccolo rivolto, per l’appunto, verso nord. L’ingresso del Nuraghe Sanu manca del lastrone orizzontale, sostituito da due pietre disposte comunque in maniera da sopportare l’enorme peso della struttura soprastante. I resti del Nuraghe LonguSempre dal casolare, procedento verso est, si può vedere il Nuraghe Longu anch’esso di tipologia indefinita. Interessante il suo studio e la sua architettura, che lo pongono al centro dell’attenzione per appartenere a quelli con camera infrapiano. Probabilmente la denominazione avrà avuto origine dal fatto che questo monumento si notava per la sua altezza rispetto ai restanti Nuraghi della zona, e viene chiamato anche Nuraghe della chiesa, dato che vicino ad esso era stata realizzata una chiesa dedicata a Santa Giusta, che è ora scomparsa. I resti della necropoli con le domus de janas di MurronePercorsi tre chilometri e duecento metri slla SS672, presa, invece, l’uscita verso destra in direzione del villaggio abbandonato di Su Bullone, proseguiamo dritti per circa un chilometro e seicento metri, e troviamo sulla destra della strada la necropoli con le domus de janas di Murrone. La necropoli è costituita da quattro ipogei, caratterizzati dalla presenza di un lungo atrio, detto dromos, un’ampia antecella, e diversi vani, e viene fatta risalire alla Cultura di Ozieri, con il suo successivo riutilizzo da parte della cultura del Vaso Campaniforme, della Cultura di Bonnanaro, ed anche in epoca romana. La Tomba I è stata gravemente danneggiata. Dal grande atrio, che presenta nelle pareti tracce di intonaco rosso su fondo bianco, si accede all’anticella, a pianta rettangolare, e da questa si accede alla cella centrale, a pianta quadrangolare irregolare, che immette in sei celle secondarie disposte a raggiera, in alcune delle quali si conservano tracce di colore rosso alle pareti. La cella centrale ha il soffitto scolpito a travetti che richiamano la copertura delle capanne, a riprodurre la struttura della casa dei viventi. All’ingresso del cellette è scolpita una protome bovina, in rappresentazione della divinità Sole, identificata con il Toro, contrapposta a quella della luna, identificata con la Vacca. La Tomba II presenta un lungo atrio, dal quale si accede all’anticella quadrangolare, e successivamente alla cella centrale, che immette in cinque celle secondarie disposte a raggiera. La Tomba III presenta anch’essa un lungo atrio, con un setto divisorio in corrispondenza dell’ingresso. Dall’ingresso si accede ad una camera centrale, a pianta rettangolare, e successivamente ad una cella a pianta ovoidale, Sul lato sinistro si apre un vano secondario a pianta ellittica, mentre sul lato Destro si trova una serie di piccoli ambienti che, con andamento circolare, vanno a congiungersi con il lato Destro dell’atrio. La Tomba IV, che solo recentemente è stata rinvenuta, conserva il suo porticino litico. I resti del Nuraghe di Suerzones con Sa Trona de su reProseguendo per circa due chilometri e trecento metri lungo la strada che ci porterà al villaggio abbandonato di Su Bullone, troviamo un cancello sulla sinistra, passato il quale, in un chilometro circa, arrivaimo ad alcune strutture, dalle quali, proseguendo, ci si dirige verso la Fattoria didattica di Corrameana. Lungo questa strada, dopo un lungo percorso, arriviamo al Nuraghe di Suerzones ai limiti nord orientali del territorio di Chiaramonti. Viene anche chiamato Nuraghe de Sa Paghes, ossia Nuraghe della pace, perché, come raccontava il poeta locale Ainzu Truddaiu, sarebbe stato luogo di rappacificazione tra due famiglie, segnate da Disamistade dovuta al corteggiamento di una ragazza da parte di due giovani delle famiglie. In esso l’apertura della camera centrale non ha la forma ad ogiva di tutti i Nuraghi, ma sembra una fessura che si apre lungo il diametro da nord a sud del circolo nuragico, ai cui lati si sviluppano due muri equidistanti da essa, come due corde dello stesso cerchio. Intorno al Nuraghe sono presenti i resti di un villaggio nuragico con numerose capanne ed un condotto sotterraneo che porta direttamente dal Nuraghe sul dirupo che da sul fiume a nord. A venti metri dalla torre centrale, verso est, vi è una ellisse con il raggio maggiore di sedici metri ed il raggio minore di circa cinque metri, luogo destinato probabilmente a cerimonie o a incontri collettivi. A breve distanza da questo sito è stato rinvenuto un sedile di forma anatomica simile ad una poltrona che si ritiene facesse parte integrante del sito nuragico, adattabile alla posizione di una persona seduta e, per questo, chiamata Sa Trona de su re ossia il trono del re. Il villaggio abbandonato di su BulloneEvitando la deviazione, proseguiamo per circa ottocento metri verso est ed arriviamo al ridente Villaggio abbandonato di su Bullone che può vantare uno svincolo dedicato, una tranquilla strada di accesso, verdi vallate, canyon con ameni laghetti, e il quasi omonimo sito archeologico di su Murrone nei pressi, ad aggiungere valore al Viaggio. Il villaggio è stato molto vitale e produttivo fino agli inizi del novecento, quando era presente anche una stalla che l’allora comune di Chiaramonti faceva passare per aula scolastica. Gli abitanti, che praticavano una fiorente produzione autarchica da allevamento e agricoltura, con orti, frutteti e suppellettili costruite in loco, resistettero fino agli anni Settanta, videro arrivare i pali della luce e l’energia elettrica, ma oggi solo pietre e legno raccontano la loro storia. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, dopo la deviazione a Chiaramonti, torneremo indietro fino a Martis, e da qui ci recheremo a Nulvi che è stato il capoluogo della regione storica dell’Anglona, dove visiteremo l’abitato con i suoi dintorni. |