Un sito di oltre 450 pagine che descrive tutta l’Isola e che pur non vendendo niente riceve da 300 a oltre 1400 visitatori ogni giorno | ||||
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Fonni il paese più alto della Sardegna sul lato settentrionale del Gennargentu con i suoi siti archeologici e le piste da sciIn questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell’interno della Barbagia di Ollolai. Da Mamoiada ci recheremo a Fonni il paese più alto della Sardegna, posizionato a 1.000 metri di altezza ed adagiato sul lato settentrionale del massiccio del Gennargentu, famoso per il suo Palio. La regione storica della Barbagia di Ollolai
In viaggio verso FonniDal centro di Mamoiada, passato il Museo delle Maschere Mediterranee, prendiamo la ex SS389, che esce verso sud est, e la seguiamo per circa cinque chilometri e mezzo, poi passati dopo il chilometro 122 gli svincoli, a una grande rotonda, seguendo le indicazioni, prendiamo verso destra la SS389 Diramazione B di Buddusò e del Correboi la quale, in nove chilometri e mezzo, dopo aver attraversato l’Area Industriale e Artigianale di Fonni, ci porta all’interno dell’abitato di Fonni, che si trova sul lato settentrionale del massiccio del Gennargentu. Alle falde del Gennargentu
Il comune di Fonni che è il paese più alto della Sardegna adagiato sul lato nord del Gennargentu
Si tratta di uno dei paesi dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale
Origine del nomeIl nome del paese, che nella dizione locale si presenta come Ònne o Fònne, è di probabile origine paleosarda, mentre alcuni ritengono tragga origine dalla voce fenicia Phanna che indicava elevatezza, bell’aspetto, bella vista, ed altri pensano derivi dall’antica città di Sorabile, distrutta dai vandali prima della caduta dell’impero Romano, le cui rovine sono tuttora visibili. La sua economiaL’economia di Fonni è basata sull’agricoltura, con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti e alberi da frutta, e sulla zootecnia con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Fonni è anche famosa per la sua produzione dolciaria dei savoiardi di Fonni.L’industria costituita da aziende che operano nei comparti lattiero-Caseario, alimentare, tessile, della lavorazione del legno, della fabbricazione di materie plastiche, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metallurgico, della gioielleria e oreficeria ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale e dell’insieme dei servizi. All’economia prevalentemete agricola, si è affiancato negli ultimo decenni il turismo, dato che a Fonni sono stati realizzati diversi impianti sciistici che hanno fatto di Fonni, con Desulo, i più importanti centri del turismo invernale in Sardegna. Il paese è dotato dei maggiori impianti sciistici di risalita sardi, situati sul Bruncu Spina, di 1.828 metri, ed ai piedi del Monte Spada, alto 1.594 metri. Da Fonni partono le strade che conducono ai due più alti valichi automobilistici della Sardegna, lungo la SP7 verso Desulo si trova il Passo di Tascusì, e lungo la SS389 di Buddusò e del Correboi si trova il Passo di Correboi, situati entrambi tra i 1.246 ed i 1.248 metri di altezza. Fonni è molto frequentata anche in estate dagli amanti della natura e dell’archeologia, che qui possono effettuare interessanti escursioni verso affascinanti passi di montagna e siti ricchi di testimonianze preistoriche. Forte attrazione esercitata, inoltre, dalle purissime acque della famosa fonte di Donnortei, da cui i sardi attingono da sempre per le sue note virtù diuretiche. Notevole è la bellezza del paesaggio circostante, con lo sguardo che spazia verso nord dal lago artificiale del Govossai alla cima della Madonna del Monte, mentre a sud si distinguono le vette più alte del Gennargentu. L’apparato ricettivo di Fonni, comprendente alcuni agriturismo, offre possibilitàdi ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio di Fonni, abitato sino dall’età prenuragica, è in seguito sottoposto alla dominazione romana, periodo durante il quale viene fondata una antica mansio ossia stazione di cambio dei cavalli denominata Sarabensis, ossia Sorabile, lungo la strada Karalis-Ulbia, che viene data alle fiamme e distrutta dai Vandali nel quinto secolo con la complicitàdegli autoctoni barbaricini che mai avevano sopportato la dominazione romana. In periodo medioevale, nell’undicesimo secolo, Fonni entra a far parte del Giudicato d’Arborea, nella curatoria della Barbagia di Ollolai. Nel 1410 passa sotto il dominio dei Marchesi di Oristano, e circa sessant’anni più tardi viene conquistata dagli Aragonesi. Agli inizi del diciassettesimo secolo venne incorporata nel Ducato di Mandas e ceduta in feudo ai Maza, ed in seguito ai Tellez Giron d’Alcantara. Passata sotto i Savoia e, successivamente, nel regno d’Italia, del comune di Fonni nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Le principali principali feste e sagre che si svolgono a FonniA Fonni sono attivi il Gruppo Folk Pro Loco dell’Associazione Turistica Pro Loco di Fonni, il Gruppo Folk Brathallos dell’omonima Associazione Culturale, ed il Gruppo Folk S’Orrosa e Monte nato nel 2015 da un gruppo di giovani che mirano a portare avanti e far conoscere le tradizioni del proprio paese. Inoltre svolgono la loro attività il Coro Polifonico Maschile Vohes De Onne ed il Coro Polifonico Femminile Su Veranu. Nelle principali feste e sagre che si svolgono a Fonni è possibile assistere alle loro esibizioni nei bei costumi tradizionali del posto. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Fonni si segnalano, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con la sera della vigilia la tradizionale accensione del falò nella piazza della Chiesa di Santa Croce; il Carnevale, animato dalle famose maschere fonnesi; i riti della Settimana Santa; la prima domenica di giugno la Festa della Madonna dei Martiri, caratterizzata da una processione cui partecipano uomini e donne vestiti con i tradizionali costumi locali; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista, che è il Santo patrono del paese; alla fine del mese di luglio si conclude la quattro giorni della Festa di San Cristoforo, il Santo protettore degli automobilisti, presso la sua Chiesa campestre; a inizio agosto, la manifestazione Identidades, il più grande evento dedicato ai Carnevali del mondo; la prima domenica di agosto si tiene il famoso Palio di Fonni, la corsa ippica non solo più remunerativa ma anche più famosa della Sardegna; solitamente all’inizio di settembre si svolge la manifestazione ArcheoFonni, alla scoperta della cultura degli avi; sempre a inizio settembre, la manifestazione chiamata PaStorias che celebra la cultura pastorale; a inizio dicembre, la manifestazione Cortes Apertas, la bellezza del lavoro manuale a Fonni. Il Carnevale di Fonni con S’Urthu e Sos Buttudos e con Sas Mascaras limpiasSu Arrasehare Onnesu ossia il Carnevale di Fonni"> I riti della Settimana Santa a Fonni
La manifestazione PaStorias
Visita del centro di FonniIl centro storico dell’abitato, interessato da una forte espansione edilizia, è caratterizzato da vicoli stretti sui quali si affacciano tante piccole case, che danno all’abitato un’aria tipicamente montana. Entriamo a Fonni provenendo da Mamoiada con la SS389 Diramazione B di Buddusò e del Correboi la quale, dopo aver attraversato l’Area Industriale e Artigianale di Fonni, subito prima del chilometro 9, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, assume il nome di via Sassari. All’interno dell’abitato sono presenti numerosi bei murales, dei quali un gran numero è stato realizzato dal muralista sardo Angelo Pilloni, di San Sperate, dei quali illustreremo i più significatividurante la nostra visita del centro di Fonni. Il Centro Sportivo Peppino Mulas di FonniSeguiamo via Sassari per circa un chilometro, seguendone le diverse curve, fino a che la strada sbocca sulla via Grazia Deledda, che prendiamo verso destra. La seguiamo per trecentocinquanta metri, finché la via Grazia Deledda sbocca sulla via Cordedda, che prendiamo verso destra. Dopo duecento metri svoltiamo a destra per rimanere sulla via Cordedda, lungo la quale, percorsi altri circa duecento metri, svoltamo a destra e, in una cinquantina di metri, troviamo sulla sinistra la via 25 Aprile. Seguendo la via 25 Aprile, alla destra, si trovano gli ingressi del Centro Sportivo Peppino Mulas, dedicato a quello che è stato uno tra i fondatori della Polisportiva Fonni, che negli ultimi anni non si limitato solo a sostenere attivamente lo sport, ma lo raccontava anche collaborando per la Nuova Sardegna come cronista. All’interno di questo complesso sportivo è presente il Campo Comunale Coleo, un calpo da Calcio con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare circa 315 spettatori. Intorno al campo è presente la Pista di Atletica, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, nel quale è possibile praticare come discipline le corse su pista. Dalla via Grazia Deledda arriviamo nella piazza Italia
La via Umberto I con il Museo Etnografico della Cultura popolareArrivati dalla via Sassari nella piazza Italia, svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la Via Umberto I, che percorre tutto il centro del paese fino ad uscire dall’abitato verso sud est come SP69. È una delle principali strade del centro, lungo la quale si trovano numerosi significativi murales. Lungo la via Umberto I, a un centinaio di metri dalla piazza Italia, alla destra della strada poco dopo il civico numero 20, subito prima dell’incrocio con la via Mercato, si trova il murale Il prigioniero, il sequestro, figure umane e maschera carnevalesca opera di Pierangelo Putzu e Antonietta Serra. Subito passato l’angolo, sul primo edificio della traversa via Mercato, è presente il murale La filatrice, di Angelo Pilloni. E poco più avanti, sempre alla destra ad angolo dove arriva da destra il vico parrocchia, prima del civico numero 24 si trova il murale Architettura illusionistica con maschere carnevalesche, opera di Angelo Pilloni realizzato con la collaborazione di un gruppo di apprendisti fonnesi, tra cui Michele Pirellas e laura Mastrella.
Passato l’incrocio con la via Paoli, proseguiamo verso sud con la via Umberto I e, dopo un centinaio di metri, alla destra della strada, all’interno di una rientranza subito prima del civico numero 120, si vede il murale dedicato Ai pastori transumanti di Fonni. Nelle due opere murales dipinte da Angelo Pilloni sono state raffigurate due scene di vita quotidiana legate ai pastori transumanti, che da settembre a maggio di ogni anno abbandonavano le montagne e le proprie famiglie per scendere a valle con il proprio gregge, dato che la pastorizia ha rappresentato, per tantissimi anni, l’unica fonte di sostentamento della societ rurale fonnese. Nella parte inferiore raffigurato un omaggio ai pastori con il proprio gregge durante il periodo della transumanza, seguiti dal fedelissimo cane da guardia, il pastore fonnese. Nella parte superiore è dipinto un murale ispirato ad un documentario del noto regista sardo Fiorenzo Serra con, a lato, una targa in omaggio sia ai pastori che allo stesso regista il quale, dopo il suo rientro in patria, ha dedicato la propria vita nel creare una vasta e dettagliata testimonianza storica della vita pastorale dell’Isola. La Chiesa della Santa CroceArrivati dalla via Sassari nella piazza Italia, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Monsignor Zunnui, dopo centotrenta metri lungo la via Monsignor Zunnui svoltiamo a sinistra nella via Casula, lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, alla sinistra della strada si affaccia la Chiesa della Santa Croce. Si tratta di una Chiesa dall’imponente facciata, con due pilastri laterali e due colonne doriche che affiancano il portale. La Chiesa di Santa Croce è al centro dei festeggiamenti del 16 e 17 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate.
La Chiesa del RosarioDalla via Grazia Deledda, arrivati nella piazza Italia, procediamo in direzione sud ovest e svoltiamo a sinistra prendendo la via Roma, dopo una cinquantina di metri lungo la via Roma prendiamo a destra la via del Mercato. Percorsa una novantina di metri lungo la via del Mercato svoltiamo a destra nella via Alfonso lamarmora e, dopo una settantina di metri, arrivati nella piazza del Rosario, svoltiamo leggermente a destra prendendo la via del Rosario. Lungo la via del Rosario, dopo poco più di una cinquantina di metri, troviamo sulla sinistra della strada la Chiesa del Rosario una piccola Chiesa costruita dopo che l’antica Cappella dell’Oratorio del Rosario era stato abbattuto nel 1702, su iniziativa di padre Pacifico Guiso Pirella di Nuoro. Il Monumento ai Caduti
Il Municipio di Fonni
Ritornati sulla via San Pietro, alla destra procedendo da sud o alla sinistra arrivando da nord, al civico numero 4, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Fonni, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta degli uffici del Sindaco, e del Segretario Generale; gli uffici dell’Area Amministrativa, Affari Generali e legali, Servizi Demografici e Polizia Mortuaria, Gestione giuridica del personale, che comprendono la Segreteria Generale, l’Ufficio Anagrafe Stato Civile e Elettorale, l’Ufficio Archivio Protocollo e Notifiche, l’Ufficio Affari Generali, il Centralino; gli uffici dell’Area Finanziaria, Tributi, Personale, Informatica e Pubblica Istruzione, che comprendono l’Ufficio Finanziario, l’Ufficio Personale, l’Ufficio Pubblica Istruzione, il Settore Informatico; gli uffici dell’Area Tecnica che comprendono l’Ufficio Edilizia Privata e Pianificazione Urbanistica, l’Ufficio lavori Pubblici, l’Ufficio Manutenzione e Patrimonio, l’Ufficio Polizia locale; gli uffici dell’Area Socio Culturale, che comprendono l’Ufficio Servizi Sociali e Politiche Educative e Giovanili, e la Biblioteca, Cultura e Musei. Lungo la via Vittorio EmanueleLa prosecuzione della via Carlo Alberto è la via Vittorio Emanuele, lungo la quale si trovano altri bei murales che affrescano gli edifici, dei quali descriviamo i principali. Percorsa una settantina di metri lungo la via Vittorio Emanuele, alla sinistra della strada si trova il murale intitolato Tia Capassa e su Cohone e Vrores, con finte architetture e con figure maschili e femminili. L’opera è composta nel suo insieme da tre murales, che sono stati eseguiti sulla muratura di una abitazione storica privata, da Angelo Pilloni, con la collaborazione di un gruppo di apprendisti fonnesi, tra cui tra cui Michele Pirellas e laura Mastrella, come omaggio al paese con i suoi simboli e le sue storiche tradizioni. Il primo murale, al civico numero 40, rappresenta appunto la Tia Capassa ed il leggendario Su Cohone e Vrores; il secondo murale, al civico numero 42, riporta le storiche tradizioni culinarie del posto, ed il terzo murale rappresenta alcuni abitanti del paese. Percorsa un’altra cinquantina di metri verso sud lungo la via Vittorio Emanuele, alla destra della strada subito prima del civico numero 53, ad angolo con la traversa via Ferracciu, si vede il murale Cavalieri a cavallo con lo stendardo processionale, anch’esso opera di Angelo Pilloni realizzato in omaggio ad una delle tradizioni storiche del paese, ossia S'lstangiartu, nome che nella storica tradizione fonnese indica sia il gruppo di cavalieri incaricati di scortare, precedendola, la Madonna dei Martiri in ogni corteo religioso con lo stendardo in cui è rappresentata la Vergine, che lo stendardo stesso. Nel centro storico arriviamo nella piazza Europa
La Basilica della Madonna dei Martiri definita anche il suo SantuarioLa piazza Europa confina con la piazza dei Martiri, nella quale visiteremo il Complesso basilicale della Madonna dei Martiri, eretto a monumento nazionale. Si tratta di uno dei più articolati e significativi esempi di tardo barocco della Sardegna, un complesso architettonico realizzato dai Minori Osservanti che comprende il Convento, la Basilica della Madonna dei Martiri, e l’Oratorio di San Michele, tutti prospicienti un ampio piazzale. Il terreno nel quale sorge è stato affidato nel 1610 al Padre francescano Giorgio d’Acillara., ed il Convento e l’annessa Chiesa conventuale di San Francesco dedicata alla Santissima Trinità, sono stati completati intorno al 1632. Tra il 1702 ed il 1706, demolita la Cappella del Rosario, è stata ampliata la struttura, trasformando il complesso della Santissima Trinità in una Basilica dedicata alla Madonna dei Martiri di Fonni, che si posiziona al centro di un ampio cortile porticato, ai lati del quale sorgono le moderne cumbessìas, le basse casette per ospitare i pellegrini, e da una serie di edifici realizzati intorno alla struttura principale, che è la Chiesa della Santissima Trinità. La Basilica sapientemente affrescata, comprende la Cappella delle reliquie, contenente reliquiari d’argento risalenti al diciassettesimo e diciottesimo secoli, e un Santuario sotterraneo formato da un vestibolo e da due spazi di culto dedicati a San Giorgio e Sant’Efisio. La Basilica viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli al simulacro della Vergine con il Bambino custodita al suo interno, opera romana eseguita da artista sconosciuto tra il 1698 e il 1700 che si dice modellata dalla polvere di ossa di Santi Martiri. Il commissionario del Santuario infatti, il Padre francescano Juan Francisco Guiso Pirella chiamato anche Pacifico Guiso Pirella, aveva fatto riesumare le loro ossa dal Cimitero romano di lucina. La Chiesa conventuale di San Francesco dedicata alla Santissima Trinità
La prima domenica di giugno, presso la basilica, si tiene la Festa dei martiri di Fonni, detta Sa Festa de Sos Martires de Fonni, preceduta dalla novena che inizia la domenica precedente. Dal sabato al martedì si svolgono i festeggiamenti civili, mentre ai festeggiamenti religiosi sono dedicati la domenica e il lunedì. Il culmine della Festa è la sera del lunedì, dopo la messa solenne, la processione nei costumi tradizionali con il simulacro della Madonna, che percorre le vie del paese accompagnata dai partecipanti nei costumi tradizionali, e dai cavalieri della Madonna dei Martiri. La Festa è resa suggestiva dal corteo equestre De S’istangiartu, lo stendardo che accompagna la Madonna durante le processioni, e dai Gosos, i canti sacri in lingua sarda in onore della Vergine. È un appuntamento che fu molto amato da Grazia Deledda e Salvatore Cambosu, che la raccontarono nelle loro loro opere. Il Convento francescano e la Chiesa e l’Oratorio di San Michele Arcangelo
La Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
Conclusa la novena preparatorio, il 24 giugno, commemorazione della sua nascita, presso questa Chiesa si celebra la Festa di San Giovanni Battista, la quale sostituisce l’antica festa pagana del solstizio d’estate. La mintha hantada, la messa cantata che è la messa solenne, vede la benedizione da parte del sacerdote di Su Cohone e Vrores, un pane tipico che ha origini antichissime, e la cui preparazione, che va dai cinque ai sei mesi, è ancora oggi custodita e tramandata da Anna Coinu. Il Cimitero di FonniPassata la Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, proseguiamo sulla via Alfonso lamarmora, dopo poche decine di metri prendiamo sulla destra la via Gennargentu. Seguiamo la via Gennargentu per circa trecento metri ed arriviamo davanti all’ingresso del Cimitero Comunale di Fonni, che si trova alla destra della strada, prima che essa curvi verso est ed arrivi ad uscire dall’abitato verso sud est. Visita dei dintorni di FonniPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Fonni, sono stati portati alla luce i resti delle fonti sacre di Gremanu, Nole, e Talesso; delle Tombe di giganti di Bidistili o di Durane ai confini con l’area Comunale di Gavoi, di Donurtei, Dronnoro, Giogu Mattu, Is Pintores, Madau I, Madau II, Madau III, Madau IV, Madau V, Mastala, Nodu Mereu, Padru Ebbas, Sa Viuda, Sa Viuda II, Sa Viuda III, San Michele Orrui I, San Michele Orrui II, Sedda Balloi, su Molimentu, Talesso, e Tanca Manna I; dei Protonuraghi Nole, Orgoi, S’Uturu ’e Mesu, Sa Sergente, e Trementu; del Nuraghe di tipo misto Carussia; dei Nuraghi complessi Dossonello, Dronnoro, Fuili, logomaghe, S’Alinu, Sa Viuda, e Tanca Manna; dei Nuraghi semplici Arballai, Biacceddu, Caramala, Coroneo, Donnure, Durani, Eligherbuda, Eliseo, Govossai, Gremanu, Iscollanoro, Isperu, lochirioe, Madalei, Madau, Masiloi, Mastala, Monte San Michele, Monte San Michele II, Nostra Signora de su Monte, Orgoi II, Pizzu ’e Monte, Sa Menta, Sa Prunizza, Sammuccu, Sedda Balloi, Serra Oddorai, su Molimentu, Talesso, e Tramassumele; ed anche del Nuraghe Vadilonga, di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il sito archeologico di San Michele OrruiDa Fonni prendiamo la SS389 di Buddusò e del Correboi che esce dall’abitato verso ovest e porta in direzione di lodine. Arrivati, dopo circa quattro chillometri e mezzo, alla deviazione sulla destra sulla SP10 che porta in direzione dell’abitato di lodine, la prendiamo e, dopo una sessantina di metri, troviamo alla sinistra la Strada Vicinale Santu Micheli, che è una strada bianca segnalata da un cartello, che conduce direttamente al Sito archeologico di San Michele Orrui. Nella zona di San Michele sono presenti sei menhir, dei quali solo tre sono ancora in piedi nella posizione originaria, ed, in quest’area, sono presenti due Tombe di giganti ed anche una Tomba di giganti ritenuta da alcuni una allée couverte.
un’ottantina di metri a nord est, alla destra del sentiero, si trovano il Menhir I, che è un menhir molto particolare in quanto forato in più punti forse artificialmente, ed il Menhir II. Probabilmente i menhir in origine si ritiene potessero essere tre, dei quali il terzo potgrebbe essere stato utilizzato come pilastro per il cancello di accesso alla casa. Da dove avevamo presa la SP10 che porta in direzione dell’abitato di lodine, dopo una sessantina di metri avevamo trovato alla sinistra la Strada Vicinale Santu Micheli, percorsi centosettanta metri lungo la strada vicinale, evitiamo la deviazione in un sentiero sulla destra che porta al sito archeologico e continuiamo, invece, dritti verso ovest. Percorsi circa settecento metri, un sentiero sulla destra in circa trecento metri ci porta alle rovine della Chiesa di San Michele Arcangelo di Orrui, con le sue cumbessias. Vicino ai ruderi della Chiesa, si trovano i resti della Necropoli di San Michele Orrui. Ad ovest si trovano tre domus de janas, ossia tre ipogei che si presentano affiancati fra loro, a circa un metro di distanza una dall’altra, su uno sperone roccioso. Si tratta di domus de janas bicellulari. Ed una quarta domus de janas si trova a circa cinque metri di distanza, all’opposto dello stesso sperone roccioso, in direzione est, proprio di fronte ai ruderi della Chiesa. La quarta domus de janas unicellulare, di assai piccole dimensioni. I resti della Tomba di giganti di Bidistili o di Durane
In questa tomba sono state trovate semplici ciotole carenate, fregi a dentelli e soprattutto l’unica armilla, ossia l’unico braccialetto metallico, finora rinvenuto, realizzato in ferro invece che in rame o bronzo. Ciò porta a ritenere una sua frequentazione fino all’Età del Ferro. I resti del Nuraghe complesso di Dronnoro
Tutto intorno era il villaggio di capanne circolari, non ancora scavato. Nei pressi sono anche una Tomba di giganti, purtroppo in cattivo stato di conservazione, e una domus de janas, che si presenta scavata su un masso granitico isolato cento metri più a ovest. I resti della necropoli di Madau
La prima tomba che si incrocia è la Tomba I, la più antica che ha l’aspetto di un sarcofago fatto di grandi lastre di granito infisse sul terreno, che delimitano la camera sepolcrale. Su alcuni dei lastroni si possono notare motivi magico religiosi e coppelle, ed i più significativi sono quelli riportati sulla cosiddetta Stele di Madau. Secondo Maria Ausilia Fadda e Fernando Posi, autori del libro Il complesso nuragico di Gremanu, sulla stele, raffigurata in un interessante grafico che riporta ben in evidenza il lavoro di incisione, si troverebbero motivi magico simbolici. Ma Roberto Barbieri, che lavora ad un progetto che lega astronomia, Nuraghi, tombe dei giganti e navigazione, volto a dimostrare che questo misterioso popolo fosse in realt dedito alla navigazione, provetti navigatori e grandi conoscitori del cielo e delle stelle, le definisce «incisioni di grande effetto, uniche al mondo, che attestano, senza ombra di dubbio essere una delle più antiche mappe del cielo». A Roberto Barbieri non pu sfuggire che chi ha inciso quella pietra, migliaia di anni fa, leggeva il cielo e lo faceva molto bene, «aveva una spiccata familiaritànella lettura degli astri, come dimostra la fedele rappresentazione delle sette stelle principali che formano le Pleiadi». E secondo Eugenio Muroni, speleologo e astrofilo sassarese «si tratta certamente di una mappa del cielo. I due gruppi di coppelle, rappresentano con notevole realismo i due sistemi stellari, ammassi aperti, delle Pleiadi e delle Iadi, con in basso a sinistra la V del Toro e il suo occhio, la stella Aldebaran». La tomba successiva la Tomba II, che è la più monumentale, del tipo con facciata a filari. Ha un ampia esedra di ventiquattro metri, con banconi sedili per le offerte votive, che delimita lo spazio per le cerimonie funebri. Al centro dell’esedra un portello d’ingresso con architrave su cui poggiava, forse, il fregio a dentelli formato da due blocchi sovrapposti orizzontalmente, che ora giace a terra. La camera funeraria lunga ventidue metri è costruita con blocchi di pietra squadrati ed è ben conservata. La seconda tomba è stata edificata su una preesistente tomba Dolmenica, e nelle vicinanze si trova una pietra circolare con scolpite alcune coppelle. La Tomba III, a fianco e simile alla precedente, si caratterizza per una grande esedra che protende i bracci fino a chiudere un ampia area circolare. Al centro si apre l’ingresso della camera funeraria. Come la precedente, è stata ricostruita su resti di una tomba Dolmenica più antica, come si pu notare dalla differente tecnica muraria. La Tomba IV si trova in pessime condizioni. È priva della copertura, e di essa residuano solo il corridoio funerario ed il paramento perimetrale absidato, mentre mancano l’esedra e tutta la zona del portello. La Tomba V è situata in posizione decentrata rispetto al complesso funerario di Madau, a circa Quattrocento metri di distanza dalle altre quattro tombe, in direzione nord ovest. È anch’essa in pessime condizioni, ma dalle poche strutture visibili e nonostante le ridotte dimensioni, sembra conservare le caratteristiche delle altre quattro maggiori. della tomba, attualmente semisepolta dal terreno su cui appoggiano le fondazioni, sono ad oggi visibili solo l’esedra e, appena parzialmente, il corridoio. Nella necropoli, scavata e indagata tra 1982 e 1986 da Giovanni Lilliu, sono stati ritrovati interessanti reperti, che consistono in vasellame nuragico, betili in trachite, bracciali di bronzo, e molte perline per collana in pasta vitrea. Il Santuario preistorico di Gremanu
Appena imboccato il sentiero che porta all’area sacra, si incontra per prima sulla destra la cosiddetta Capanna nuragica di Gremanu, e dopo centocinquanta metri si supera un Ponticello sul rio Gremanu. Percorsi altri circa duecento metri, si raggiunge l’area sacra, nella quale sono presenti una serie di templi, racchiusi da un grande recinto rettangolare lungo circa settantasei e largo ventidue metri, con ingresso a sud.
Nella zona meridionale è presente l’ingresso al settore aperto ai pellegrini, ed ai limiti tra le due aree sono presenti due capanne circolari, la Capanna Est, con un diametro esterno di sei metri e mezzo, la minore, mentre la Capanna Ovest ha diametro esterno di otto metri.
L’area sacra apparteneva a un Villaggio nuragico del quale, un centinaio di metri ad est del complesso delle fonti, si vedono i resti delle capanne. Del villaggio non resta molto, emergono solo ruderi di capanne nuragiche in parte ancora in piedi. La presenza dei resti del Nuraghe e della vicina necropoli, portano a ritenere che il complesso del Gremanu sia stato realizzato in una fase successiva, caratterizzata dal nascere del culto delle acque, sopra un preesistente insediamento nuragico. Proseguendo verso sud si raggiunge il Passo di Correboi che è il valico automobilistico più alto della SardegnaDa dove avevamo trovato sulla destra il sentiero per il Santuario preistorico di Gremanu, proseguendo sulla SP2 per tre chilometri e Quattrocento metri, si arriva a un incrocio dove la SP2 si immette sull’antica SP69 di Buddusò e del Correboi preveniente da Fonni. Qui, svoltando tutto a destra, si prosegue sulla SS389 di Buddusò e del Correboi che oggi è una strada a traffico limitato, la quale, in cinque chilometri, porta alla ex Caserma dei Carabinieri del Passo di Correboi, attualmente abbandonata ma che, nel periodo estivo, viene occupata da operai dell’Ente Foreste come postazione antincendio. La Caserma si trova sul Passo di Correboi, o Arcu Correboi o Corr ’e boi o Corru de boi o Orru e voe in lingua sarda, che in italiano significa Corno di bue. Il Passo di Correboi, di 1246 metri di altezza, è il valico automobilistico più alto della Sardegna, situato nel Massiccio del Gennargentu, che separa il territorio della Barbagia di Nuoro da quello dell’Ogliastra. Oltre che per i tradizionali usi di pascolo e transumanza, e grazie alla bellezza del paesaggio circostante, il valico è oggi meta soprattutto di mototuristi e cicloturisti. Sulla sommità è presente una piccola statua della Madonna, e poco vicino si trova l’omonima miniera di Correboi, nel territorio di Villagrande Strisaili. É stato per molto tempo l’unico valico originario che si raggiungeva con l’antica SS389 di Buddusò e del Correboi, ma oggi è stato sostituito dalla galleria del Correboi, lungo la nuova strada a scorrimento veloce chiamata SS389var di Buddusò e del Correboi. Ci si può immettere sulla SS389var di Buddusò e del Correboi dallo svicolo di Pratobello, ma ci si può arrivare anche proseguendo sulla SP2 da dove avevamo trovato sulla destra il sentiero per il Santuario preistorico di Gremanu, dopo settecento metri si arriva a uno svincolo dove si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Lanusei, e ci si immette sulla SS389var di Buddusò e del Correboi. Dopo due chilometri e trecento metri, si arriva ad imboccare la galleria che, con una lunghezza di 1870 metri, passa al di sotto del Passo di Correboi, e permette di proseguire verso sud in direzione dell’Ogliastra. L’ippodromo Comunale di San Cristoforo dove si svolge il famoso Palio di FonniUscendo da Fonni dopo aver superato il Cimitero, procediamo verso est in via Gennargentu, dopo cento metri prendiamo a destra la via Umberto I, che è la SP7. Dopo duecento metri, invece di deviare verso destra, continuiamo dritti sulla via Ogliastra, che, dopo tre chilometri, ci porta davanti all’Ippodromo Comunale di San Cristoforo ossia Santu Gristolu, situato a pochi chilometri dal paese, su un altopiano situato lungo la vecchia strada che conduce in Ogliastra.
La Chiesa campestre di San CristoforoL’ippodromo prende il suo nome dalla presenza, all’altro lato della strada, della Chiesa campestre di San Cristoforo che si trova a pochi chilometri di distanza dal centro abitato, all’interno del Parco di San Cristoforo. Presso questa Chiesa si conclude, alla fine del mese di luglio, la quattro giorni della Festa di San Cristoforo, il Santo protettore degli automobilisti. Caratterizzata da riti religiosi che iniziano con la celebrazione del triduo, e che prosegue con la benedizione delle auto in piazza San Giovanni a Fonni, e che vede la partenza della processione verso la Chiesa campestre, dove si tiene la messa. La Festa è caratterizzata anche da festeggiamenti civili che sono in calendario con diverse iniziative. I resti del Nuraghe Carussia
I resti del Nuraghe di Nostra Signora de su Monte
Il Santuario di Nostra Signora de su Monte o della Madonna della Visitazione
È una tra le Chiese più in alta quota della Sardegna, assieme alla Madonna della Neve di Desulo sul passo di Tascusì, a Nostra Signora di Gonare tra Orani e Sarule e alla Madonna della Neve sul monte limbara a Tempio Pausania. In origine era costruita una piccola Cappella nella quale era riposta la figura in cartapesta della Madonna della Visitazione, e per lungo tempo la Chiesa è stata amministrata da famiglie di laici che la hanno ereditata nel corso degli anni. Nel 1931 gli eredi hanno consegnato al Vescovo di Nuoro la Chiesa intitolata alla Vergine del Monte, gli arredi, i calici, il cortile e le loggette, ossia le Cumbissias. La Chiesa originale è stata demolita nel 1976 e sostituita dalla nuova costruzione, nel punto esatto dove si trovava la precedente. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna della Visitazione alla quale la stessa è dedicata. In passato, in due diversi momenti dell’anno, presso questa Chiesa si svolgeva la Festa della Madonna del Monte, a luglio si svolgeva Sa Esta Minore, ossia la Festa minore, ed a settembre Sa Esta Manna, ossia la Festa grande. La fonte di DonnorteiDopo la visita al Nuraghe Carussia e alla Chiesa campestre di Nostra Signora de su Monte, ritorniamo indietro sulla SP7. La riprendiamo verso sud e la seguiamo per poco più di due chilometri, poi a un bivio, invece di proseguire verso destra sulla SP7, prendiamo a sinistra una strada con le indicazioni per il monte Bruncu Spina, che seguiamo per circa duecento metri e troviamo sulla sinistra uno spiazzo dove parcheggiamo. Qui a sinistra, alla distanza di una cinquantina di metri, si tova la Fonte di Donnortei. Una forte attrazione è esercitata sulla popolazione e sui turisti dalle purissime acque di questa famosa fonte, dalla quale gli abitanti attingono da sempre un’acqua nota per le sue note virtù diuretiche. L’acqua cristallina e salutare e la presenza nelle vicinanze di un agrifoglio e di splendidi ontani, rendono unico questo luogo. I resti dello Sporting Club Monte SpadaDalla SP7, presa a sinistra la strada con le indicazioni per il monte Bruncu Spina che ci ha portato alla fonte di Donnortei, seguita per un chilometro e duecento metri, arriviamo a un bivio dove proseguendo dritti in circa tre chilometri si raggiunge quello che era lo Sporting Club Monte Spada, un centro sciistico privato sul Monte Spada a 1320 metri di quota nei pressi del parco Donnortei. Il Monte Spada raggiunge la quota di 1594 metri e fa parte del massiccio del Gennargentu. Il centro sciistico è stato costruito dall’imprenditore fonnese Carletto Cualbu sul finire degli anni sessanta del Novecento e inaugurato nel 1972. La piccola area per lo sci alpino era adatta ai principianti ed ai bambini. Sui facili pendii si sciava grazie a due manovie per una lunghezza complessiva di circa 400 metri ed a un sistema di innevamento programmato. Era disponibile il noleggio dell’ attrezzatura e il servizio ristoro e tavola calda. Il centro è stao chiuso nel 1986 e riaperto verso il 1993 da una cooperativa giovanile locale, in seguito a contenziosi e conflitti di gestione è stato portato all’odierno stato di abbandono da fine 2002. Il Comprensorio Sciistico del Bruncu Spina
Nel 2009 il Comune di Fonni ha bandito un concorso internazionale di progettazione al fine di riqualificare i versanti della montagna, sistemare le piste da sci e realizzare le nuove strutture connesse alla seggiovia, all’accoglienza ed alla fruizione turistica della montagna durante tutte le stagioni dell’anno. Proseguendo verso sud la SP7 porta a raggiungere il Passo di TascusìDa Fonni seguiamo verso sud lungo la SP7, dopo circa cinque chilometri e duecento metri si arriva dove parte a sinistra la strada con le indicazioni per il monte Bruncu Spina, qui preseguami dritti con la SP7 che procede verso sud. Percorsi circa dodici chilometri e mezzo, la strada provinciale entrata nell’area Comunale di Desulo e porta a raggiungere il Passo di Tascusì, di 1246 metri di altezza, che è il secondo più alto valico automobilistico della Sardegna dopo il passo di Correboi, appena un metro più alto sebbene ormai poco utilizzato per il traffico stradale dopo l’apertura dell’omonima galleria. Situato nel massiccio del Gennargentu in provincia di Nuoro, si trova nel comune di Desulo lungo la SP7 che vi arriva da Fonni, e separa la Barbagia di Ollolai da quella del Mandrolisai.
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio lasceremo la Barbagia di Ollolai ed entreremo nel Mandrolisai, per recarci a visitare Desulo con il suo centro storico ed i suoi dintorni. Passando per Desulo, ci recheremo poi nella Barbagia di Belvì, dove visiteremo Belvì, Aritzo e Gadoni. della Barbagia di Belvì fa parte anche il comune di Meana Sardo, che visiteremo più avanti nel nostro viaggio. | ||||
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