Irgoli con le sue molte Chiese e nei dintorni i siti archeologici tra i quali la famosa Sa Conca ’e Mortu
In questa tappa del nostro viaggio, raggiungeremo il paese chiamato Irgoli e la visiteremo con le sue molte Chiese e con i siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni tra i quali la famosa Sa Conca ’e Mortu. La regione storica delle BaronieLe regioni storiche denominale Baronie (nome in lingua sarda Sa Baronìa) hanno costituito, durante il Medioevo, la parte meridionale del Giudicato di Gallura. L’origine delle Baronie risale a quando gli Aragonesi introducono in Sardegna il sistema feudale, che dura fino al 1846, anno di abolizione del feudalesimo. Alfonso V d’Aragona, dopo aver sconfitto la resistenza dei Giudicati, il 25 giugno 1431 investe Nicolò Carroz, discendente della casa d’Arborea già signore di Mandas e Terranova, del titolo di barone di Posada e Castellano e Signore di Torpè, Lodè e Siniscola, e viene costituita la cosiddetta Baronia Settentrionale o Baronia di Posada. I comuni che fanno parte della Baronia settentrionale sono, quindi, Budoni, Siniscola, Torpè, Lodè. Successivamente, nel 1448, il barone don Salvatore Guiso acquista per 6.700 ducati il feudo che comprende i villaggi di Galtellì, Orosei, Loculi, Onifai, Irgoli, Lula e Dorgali, dando origine a quella che viene chiamata la Baronia Meridionale o Baronia di Galtellì e Orosei. I comuni che fanno parte della Baronia meridionale sono, quindi, Galtellì, Irgoli, Loculi, Onifai, Orosei, Posada. Da allora queste zone della Sardegna, disposte tra la Barbagia e la Gallura, vengono chiamate Baronie, con le eccezioni di Lula e Dorgali, che hanno esercitato una forte opposizione, anche con il banditismo, pur di conservare le loro caratteristiche barbaricine. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Lula, che però noi preferiamo attribuire alla Barbagia di Nuoro, e San Teodoro, che però preferiamo attribuire alla Gallura. In viaggio verso IrgoliDa Loculi proseguiamo sulla SP25 verso est e, dopo poco più di un chilometro, ci fa entrare nel paese chiamata Irgoli. Dal Municipio di Loculi a quello di Irgoli si sono percorsi solo 2 chilometri. Il comune chiamato IrgoliIl comune chiamato Irgoli che si pronuncia Ìrgoli (altezza metri 26 sul livello del mare, abitanti 2.220 al 31 dicembre 2021), conosciuta in periodo medioevale con il nome di Santo Stefano di ligori, è un centro agropastorale situato nella parte centro orientale del territorio della Provincia di Nuoro, nell’entroterra costiero, nell’alta piana del Cedrino, posizionato anch’esso sulla sponda sinistra del fiume. L’abitato è attraversato dalla SP25. A Irgoli e nel suo territorio si possono visitare più di venti Chiese, oltre metà delle quali risalenti al periodo bizantino. Il suo territorio, assai ricco di foreste e sorgenti d’acqua, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 6 a un massimo di 862 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl nome del paese è di origine oscura, sebbene gli studiosi lo attribuiscano allo strato linguistico protosardo. Molto fantasiosa viene ritenuta, invece, l’etimologia che lo vorrebbe derivare da due voci della lingua fenicia, Hir, ossia città, e Ghol, ossia sorgente. La sua economiaComune collinare, che affonda le sue origini nella preistoria, con un’economia basata sul settore primario esu una discreta produzione industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumeti, viti altri alberi da frutta, e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini e avicoli. L’industria, discretamente sviluppata, opera nei comparti alimentare, dei laterizi, della fabbricazione di apparecchiature medicali ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. La sua economia è basata anche sulla produzione di formaggi, ma soprattutto Irgoli è famoso per i suoi ottimi salumi, sia salsiccia che prosciutti. L’apparato ricettivo, che comprende alcuni agriturismo, offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Le affascinanti bellezze naturalistiche che caratterizzano l’ambiente circostante, attirano un discreto flusso di visitatori, e di particolare attrazione sono i numerosi resti di età preistorica, visitabili in diversi siti situati nel suo territorio. Brevi cenni storiciIl suo territorio è abitato fino dalla preistoria, come è testimoniato dai numerosi resti di questa età rinvenuti. In epoca medievale appartiene al Giudicato di Gallura, aggregata alla curatoria di Galtellì. In periodo aragonese, nel 1448 passa sotto la giurisdizione della Baronia di Orosei, della quale segue le vicende storiche. Del comune di Irgoli nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Il comune di Irgoli nello stesso 1927 viene aggregato a un nuovo comune denominato Irgoli di Galtellì, dal quale nel 1946 viene nuovamente separato. Le principali feste e sagre che si svolgono a IrgoliA Irgoli sono attivi il Gruppo Folk Irgoli, nato nel 1974, che ha modificato nel 2009 il suo nome in Gruppo Folk Sara Cherchi in onore della sua componente scomparsa; il Gruppo Folk Tradizioni Popolari, nato nel 1987; il gruppo Cambales, nato nel 1997 all’interno del Gruppo Folk Tradizioni Popolari, composto unico nel suo genere in tutta la Sardegna da soli elementi maschili, che rivela il proprio tratto caratteristico nell’esecuzione dei balli tradizionali irgolesi, e si contraddistingue per via dell’abbigliamento indossato che è quello in velluto, in uso nell’ambiente agropastorale ad Irgoli e in gran parte della Sardegna centrale dal secondo dopoguerra ad oggi; ed i Cantori di Irgoli che eseguono canti a tenores. Sono attivi inoltre il Coro Sancta Helene, a cui è dedicata una suggestiva piccola chiesa sul monte Norghio, ed il Coro Femminile San Nicola, associazioni che organizzano ogni anno una Rassegna alla quale partecipano numerosi campanari provenienti da diversi paesi della Sardegna e anche dalla penisola. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Irgoli si segnalano il mercatino settimanale che si svolge il lunedì o il venerdì; le celebrazioni religiose in onore di Sant’Antonio Abate, il 16 e il 17 gennaio; i riti della Settimana Santa; a maggio si festeggia San Nicola, il Santo Patrono del paese, che viene festeggiato anche il 6 dicembre; la Festa di San Michele nell’omonima chiesa campestre; a maggio e a settembre con la tradizionale Sagra campestre; il 24 giugno si celebra la Festa di San Giovanni Battista; a luglio o agosto la Rassegna dei campanari; sempre a luglio o agosto la Rassegna dei murali; all’inizio di agosto si celebra la Festa di Sant’Antioco; il 18 agosto la Festa di Sant’Elena presso l’omonima chiesa campestre; ad agosto si celebra anche il Festival dell’Organetto. Visita del centro di IrgoliL’abitato, con un andamento collinare, interessato da forte espansione edilizia, si estende lungo il terreno alluvionale del basso corso del Cedrino. Lungo le strade del paese si vedono numerosi murali che rappresentano momenti della storia del paese e di vita agropastorale. Il Cimitero di IrgoliEntriamo a Irgoli da ovest con la SP25 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Guglielmo Marconi, che in piazza San Giuseppe svolta a destra e cambia il proprio nome diventando la via Carmine Soro. Lungo la SP25, a qualche centinaia di metri dalle prime case del paese, proprio di fronte al cartello segnaletico che sulla destra della strada la indica, alla sinistra della strada si trova l’ingresso del Cimitero di Irgoli. La chiesa di Santa BrigidaArrivati con la via Guglielmo Marconi in piazza San Giuseppe, alla rotonda prendiamo una uscita verso sinistra ed imbocchiamo la via Brigata Sassari. Dopo duecento metri, si trova alla sinistra della strada, ad angolo con la trasversale Vico II Brigata Sassari, la chiesa di Santa Brigida realizzata come la gran parte delle abitazioni del paese con pietre locali, con la facciata, che si trova sulla trasversale, intonacata e sovrastata da un piccolo campanile a vela. Edificata nel seicento con mattoni a vista, ha un’unica navata con archi a tutto tondo, ed ha un abside semicircolare, con volta a botte. Nella chiesa sono presenti molte caratteristiche dello stile bizantino. Conserva al suo interno una bella statua lignea che rappresenta l’Annunciazione, dell’ottocento. La chiesa è anche sede dell’oratorio della Confraternita delle Anime, costituita nel 1911, che si è trasferita in questa chiesa dopo che la chiesa di San Francesco, sede in cui era stata eretta canonicamente, era stata distrutta. Santa Brigida o Birgitta nasce nel 1303 a Finsta, in Svezia, e già a dieci anni manifesta il desiderio di prendere il velo, ma il padre per ragioni politiche le impone il matrimonio con Ulf Gudmarsson, governatore dell’Östergötland, dal quale ha otto figli. Secondo la tradizione, nel corso delle prime rivelazioni Cristo le avrebbe affidato il compito di fondare un nuovo ordine monastico. Nel 1349 Brigida lascia la Svezia per recarsi a Roma, per ottenere l’approvazione per il suo ordine, che avrà come prima sede il Castello reale di Vastena, donatole dal re Magnus Erikson. Salvo alcuni pellegrinaggi, rimane a Roma fino alla morte avvenuta nel 1373. La chiesa di San Giovanni BattistaProseguendo per circa centotrenta metri lungo la via Brigata Sassari, prendiamo a sinistra la via Alfonso lamarmora. Dopo circa una sessSantina di metri, alla destra della strada, nel rione San Giovanni, si trova la chiesa di San Giovanni Battista una chiesa molto semplice e piccola, edificata tra il seicento ed il settecento. Ha un’unica navata con archi a tutto sesto, ed il tetto è in legno. La facciata, che avrebbe bisogno di un restauro, presenta un oculo sopra il portale, sovrastato da un campanile a vela. La Festa di San Giovanni Battista si celebra ogni anno il 24 giugno, anniversario della sua nascita. Il Municipio di IrgoliTornati in piazza San Giuseppe, prendiamo invece l’uscita più a destra, che è la via Roma. alla destra della strada si sviluppa l’ampia piazza Municipio, al centro della quale è stata posizionata una bella fontana. Subito dopo, affacciato su questa piazza, al civico numero 1 della via Roma, vediamo l’edificio nel quale si trovano la sede e gli uffici del Municipio di Irgoli. La piazza Santa CrocePercorsi qualche diecina di metri lungo la via Roma, alla destra della strada si sviluppa la grande Piazza Santa Croce dove si trova la chiesa ed oratorio della Santa Croce e la chiesa parrocchiale di Irgoli dedicata al suo Santo patrono, che è San Nicola di Bari. Di fronte alla due Chiese si trovano le statue di Sant’Andrea e di Santa Rita, oltre ai simulacri di Padre Pio e di Maria Teresa di Calcutta. La chiesa parrocchiale di San Nicola da BariNella piazza Santa Croce, si trova la chiesa di San Nicola da Bari che è la chiesa parrocchiale di Irgoli, in stile architettonico romanico gotico. Edificata nel 1634, più volte rimaneggiata e restaurata, i più importanti interventi sono stati eseguiti nel 1779 quando è stata completamente riedificata, e della vecchia chiesa parrocchiale sono rimaste solo le due cappelle del presbiterio. Successivamente, negli anni dal 1848 al 1859, è stata realizzata la volta. L’esterno è semplice, ha una gradinata in granito, la facciata con due nicchie laterali e una vetrata centrale dipinta stile mosaico che raffigura il patrono San Nicola. All’interno ha tre navate, quella centrale più ampia con la volta a botte, mentre in quelle laterali ci sono otto cappelle, quattro per lato. L’altare, di marmo bianco, è sostenuto dalle colonne che anticamente erano le balaustre che separavano il presbiterio dal resto della chiesa. In alto sovrasta la statua di San Nicola. Dietro l’altare secondo una caratteristica tipica dello stile romanico, c'è il coro. L’oratorio della Santa CroceGuardando la parrocchiale, alla sua sinistra è presente il piccolo e grazioso oratorio della Santa Croce una piccola chiesa a pianta semplice risalente al sedicesimo secolo. Il tetto a capanna è sostenuto da grosse travi di legno, ed al centro sorge un arco a tutto sesto. Conserva antiche statue lignee, tra cui un antico Crocifisso e antiche croci e lucerne della omonima Confraternita della Santa Croce, costituita nella prima metà del seicento. Ciò è avvalorato da citazioni contenute nei Quinque libri di Irgoli dal 1643 al 1644, liber mortuorum, che riferiscono di un testamento del 1648, nel quale un certo Francesco Mossone lasciava alla Confraternita l’elemosina di uno scudo, e che la stessa prese subito sede in un oratorio proprio costruito a fianco della chiesa parrocchiale di San Nicola. La chiesa di San Giovanni CalibitaPassato la chiesa ed oratorio da Santa Croce, prendiamo a destra la via San Michele, e, dopo una trentina di metri, un vicolo chiuso sulla sinistra ci porta alla chiesa di San Giovanni Calibita l’unica chiesa della Sardegna dedicata a questo Santo bizantino del quinto secolo. Edificata nel diciottesimo secolo, è piccola, a pianta semplice. Lungo la navata ci sono semplici colonne che formano archi a tutto sesto, ed ha il tetto a capanna realizzato in legno. La vita del bizantino San Giovanni Calibita è avvolta nel mistero, si pensa che sia vissuto nel quinto secolo, appartenendo a una famiglia nobile di Costantinopoli. Ancora molto giovane, affascinato dalle parole di un monaco, lo avrebbe seguito e sarebbe diventato anche lui monaco. Dopo alcuni anni, ritornato in incognito nella sua casa natale, non sarebbe stato riconosciuto perché vestito di stracci, e sarebbe stato scambiato per un comune mendicante. Avrebbe vissuto da povero in una capanna e si sarebbe fatto riconoscere solo in punto di morte mostrando il Vangelo rilegato in oro che aveva ricevuto in dono da piccolo dai suoi genitori. I quali, sconvolti da questo fatto, avrebbero eretto una chiesa dove c'’era la capanna, documentata nel 468 quando un incendio ha distrutto una parte di Costantinopoli, ed avrebbero trasformato il loro palazzo in un ospizio per pellegrini. L’Antiquarium, ossia il Museo Archeologico di IrgoliProseguendo lungo la via San Michele per poco più di cento metri, al civico numero 14, sulla destra, si può visitare l’Antiquarium che è il Museo Archeologico di Irgoli, una vasta esposizione che conserva i reperti rinvenuti provenienti quasi esclusivamente dal territorio Comunale, collocabili in un ampio arco cronologico che va dal Neolitico recente al Medioevo. Ai materiali recuperati da raccolte di superficie condotte negli anni passati dalla locale Associazione C.I.A.S., si affiancano gli oggetti rinvenuti nelle recenti campagne di scavo dei monumenti sacri di Janna ’e Pruna e di Su Notante. Il percorso espositivo della struttura museale, articolato su due piani, è concepito con finalità prevalentemente didattiche, e grazie a pannelli esplicativi, planimetrie e riproduzioni fotografiche, consente al visitatore un approccio agevole ed immediato con i reperti che sono presentati all’interno di 19 vetrine. La chiesa di Sant’AntiocoPoche decine di metri più avanti, prendiamo a sinistra la via Sant’Antioco, una strada in salita che costeggia una palazziona con un bell’affresco sulla parete esterna. Che ci porta a una scalinata sulla quale si trova la chiesa di Sant’Antioco. È stata edificata nel seicento su una piccola collina, in uno spazio raccolto e ben sistemato. Si tratta di una chiesa semplice e modesta nelle linee architettoniche, con la facciata dell’altare rivestita da mattonelle antiche di ceramica decorate a mano. Conserva al suo interno antiche statue di pregevole fattura di Sant’Antioco, San Bernardo e San Bonaventura. Nella sua semplicità, testimonia la grande fede verso questo Santo Martire sulcitano. La Festa di Sant’Antioco si svolge all’inizio del mese di agosto, con manifestazioni religiose e civili. Ogni anno è celebrata la novena e, il giorno della festa, la messa solenne seguita dalla processione. La processione, che attraversa le vie del paese, accompagnata anche da persone in costume tradizionale e cavalieri a cavallo, è molto partecipata e vede anche la presenza di molti turisti. Dell’organizzazione delle manifestazioni civili se ne occupa un comitato di giovani che si rinnova ogni anno. La chiesa di Santo Miali ossia di San Michele ArcangeloProseguiamo per circa centocinquanta metri sulla via San Michele, e, ad angolo con la trasversale a sinistra via Francesco Ciusa, si trova la bella chiesa di Santo Miali l’Arcangelo Michele del culto orientale. La popolazione di Irgoli ha da sempre nutrito una particolare devozione verso San Michele Arcangelo, ed in suo onore ha costruito addirittura due Chiese, una urbana e una campestre. Quella urbana, comunemente denominata di Santu Miali risale al 1200 ed è la più antica fra tutte le Chiese dell’abitato. Che sorge sulle rovine di una Tomba di giganti, di cui è stata riutilizzata come altare una lastra absidale. Nella struttura della chiesa sono inseriti conci di granito e basalto, ricavati dalla stessa tomba, e nei muri sono inseriti tanti conci di basalto e di granito, e vi è un betilo usato come acquasantiera. La navata della chiesa è separata dal retro altare, semicircolare, da un arco con contorno di pietre in basalto, e sulla parete dietro l’altare è affrescata una croce bizantina. Vi è una bella statua del Santo raffigurato con la bilancia, a simboleggiare la pesatura delle anime dopo la morte, che la tradizione attribuisce a questo Santo. Nei tempi antichi la chiesa veniva chiamata San Michele del Camposanto, dato che nello spazio antistante, dove ora c'è una piazzetta con spazi verdi ben sistemati, fino agli anni trenta del novecento vi era il vecchio Cimitero. La Festa di Santo Miali si svolgeva il 29 settembre con il contributo dei giovani non sposati. Adesso la tradizione è tenuta viva da un priore che cambia ogni anno, e che, dopo la celebrazione della messa, offre un rinfresco a tutti i presenti. Il Campo da Calcio di IrgoliLa via San Michele prosegue a sinistra, verso nord, in via Aldo Moro, che seguiamo per poco più di cinquecento metri, poi svoltiamo a sinistra in via G.G. Congiu, che, dopo centoventi metri, prosegue su via Giuseppe Verdi. In cento metri arriviamo al Campo da Calcio di Irgoli, che si trova alla destra della strada. Il campo è in grado di ospitare 250 spettatori, e dispone anche di una pista d’atletica leggera. Visita dei dintorni di IrgoliNTra le vestigia del passato di maggiore pregio meritano di essere citate le numerose testimonianze di età preistorica, prenuragica e nuragica. Nei dintorni di Irgoli, sono stati portati alla luce i resti dell’area archeologica di Janna ’e Pruna con la fonte sacra di su Notante; della domus de janas Sa Conca ’e Mortu che ricorda l’effigie di un teschio, e della Sa Conca ’e Sos Nugoresos; delle Tombe di giganti Alinoe, Isoe, monte Cuccuru, Othieri, Pauleddas, Sa Granatedda, Sa Jacca de Othieri, Sa Mendula, Sant’Andria, S’Armulatha, Sas Arenas, Sos Ediles; ed anche dei Nuraghi semplici Alinoe, de Tutturu, Enas, Gherdone, Gosponi, litu Ertiches, luninie, Norgoe, Nuraches, Pravarisone, Sant’Andria, Sant’Antiocu, S’Aranzu, S’Edora, Zardinos, Zorru; ed anche i resti della fortificazione preistorica Guilai. Di epoca romana sono invece alcune tombe e il grosso villaggio di Dorimannu. I resti del Nuraghe semplice litu ErtichesA nord ovest del paese, ai confini con il territorio di Lula, ai piedi del Montalbo, incastonato tra il verde della lecceta e il bianco del calcare, si trovano i resti del Nuraghe litu Ertiches. Si tratta di un Nuraghe di tipo semplice, ossia un Nuraghe monotorre, completamente costruito con massi di pietra calcarea. Il Nuraghe è visibile, con un pò di attenzione, dalla SS131 di Carlo Felice Diramazione centrale Nuorese verso il chilometro 83, o meglio dalla strada che le scorre parallela ad ovest, dato che si trova alla sua sinistra se la si percorre da Nuoro verso Siniscola. La chiesa campestre dedicata alla Nostra Signora di CostantinopoliUsciamo dall’abitato verso ovest in direzione di Loculi e, subito prima del Cimitero, prendiamo la trasversale verso destra, superiamo l’incrocio con la via T.L. Mulas, percorsi circa cinquecento metri troviamo sulla destra la chiesa campestre dedicata alla Nostra Signora di Costantinopoli che conferma ulteriormente le radici del culto greco bizantino nella comunità di Irgoli. La presenza dei vigneti, che fino a pochi anni fa circondavano interamente la chiesa, unitamente alla fonte di Filiche, e alla pianta di gelso chiamata in lingua Sa Murichessa, esistente fino agli anni cinquanta vicino alla chiesa, fanno pensare che nella località si trovasse un monastero. La chiesa è stata edificata nel diciassettesimo secolo, le caratteristiche costruttive sono quelle tipiche delle Chiese a pianta semplice che hanno un’unica navata, colonne senza particolari di rilievo e il tetto a capanna, che nei secoli ha subito varie modifiche, dato che è scomparsa la volta a botte di stile orientaleggiante. Custodisce al suo interno l’antica imponente statua lignea della Madonna di Costantinopoli, e quella, più piccola, della Madonna d’Itria. Già il titolo della chiesa dedicata a Santa Maria di Costantinopoli richiama la capitale dell’impero d’Oriente, ed evidenzia il particolare legame con Bisanzio e con il culto greco-orientale, che in Sardegna si è protratto anche dopo che Michele Gerulario, arcivescovo di Costantinopoli, nel 1054 ha separato la chiesa di Oriente da quella di Roma, provocando lo scisma che esiste tuttora. La Santa Sede Romana mandò i Benedettini per sovrapporre il rito latino a quello greco, ma il passaggio avvenne a stento e con grande difficoltà. La chiesa campestre di San Michele ArcangeloProseguendo lungo la strada che ci ha portato alla chiesa, proseguiamo per seicento metri, svoltiamo leggermente a destra e, dopo trecento metri, prendiamo a sinistra la prosecuzione di via Funtana Manna. La seguiamo per poco più di due chilometri e mezzo, e troviamo le indicazioni che ci fanno prendere a sinistra la strada che ci porta alla chiesa campestre di San Michele Arcangelo dedicata all’Arcangelo Michele del culto orientale, edificata nel sedicesimo secolo. Nel corso degli anni hanno avuto luogo diversi restauri e ampliamenti. La chiesa internamente ha tre arcate, sorrette all’esterno da sei contrafforti, tre da una parte e tre dall’altra. Conserva al suo interno una statua lignea policroma del Santo del 1700, e nell’ultimo intervento di ristrutturazione, risalente al 2006, si è arricchita di un bellissimo trittico dell’artista locale Pina Monne, raffigurante la vittoria di San Michele sul Maligno. Due volte l’anno, verso l’8 maggio ed il 29 settembre, la comunità, e tantissime persone anche dei paesi vicini, si ritrova insieme per onorare e venerare il Santo nella Festa di San Michele, la tradizionale Sagra campestre in un clima festoso e conviviale di fraternità e amicizia. A maggio la Festa è organizzata, a turno, da alcune famiglie che fanno parte delle antiche Tripides, mentre nel mese di settembre la organizzano i pastori con la collaborazione di altre persone del paese. Dopo la celebrazione della messa, a tutti i presenti, nei loggiati e nelle Cumbessias presenti sotto di essi, viene offerto il pranzo caratteristico della festa, preparato secondo la tradizione che si tramanda da generazioni. Durante questo pranzo ai partecipanti viene offerto, come da tradizione, Su Sambene, il tipico sanguinaccio realizzato con sangue di pecora, panna o latte fresco, lardo e pane carasau; Sa Corda, conosciuta anche come treccia, costituita da interiora preferibilmente di agnello da latte sapientemente e minuziosamente lavate ed infine trattate in modo tale da comporre una corda intrecciata; e Sa Suppa, un piatto povero della tradizione agropastorale, preparato con fette di pane, formaggio fresco, pecorino grattugiato, erbe aromatiche tritate, cui si aggiunge brodo di pecora e si cuoce nel forno. I pochi resti della fortificazione preistorica GuilaiProseguendo lungo la strada che si dirige verso nord e porta sul monte Senes, dopo sette chilometri e mezzo troviamo, sul lato destro della strada, i pochi resti della Fortificazione preistorica Guiai. Si tratta certamente di una fortificazione e non di un Nuraghe, preposta alla vigilanza del territorio, di essa rimane ormai ben poco, è visibile specialmente il tratto nord occidentale, resta ancora il tratto sud orientale, ma anche questo è in fase di decadimento. L’area archeologica di Janna ’e Pruna con la fonte sacra di su NotanteProseguendo, dopo circa cinquecento metri, ci portiamo sul lato sud del monte Norghio e troviamo, alla destra della strada, l’area archeologica di Janna ’e Pruna che comprende due recinti sacri, un tempio, altri edifici connessi alle attività del Santuario di età preistorica dedicato al culto delle acque, con anche la fonte sacra di Su Notante. Per primo troviamo un grande recinto rettangolare, costruito da massi di granito disposti a filari regolari, che delimita l’area destinata alla celebrazione dei riti e alla deposizione delle offerte. All’interno dello spazio sacro, troviamo un secondo recinto trapezoidale, che racchiude il Tempio a megaron di Janna ’e Pruna, composto da un corpo principale circolare preceduto da un vestibolo. L’edificio si presenta con un bell’esterno a filari disposti accuratamente, realizzati con conci sagomati. I muri laterali sono caratterizzati da un forte aggetto, che, con il rinvenimento di numerose lastre piatte, ci fanno presumere che il vano di accesso fosse coperto da un tetto di legno a doppio spiovente, rivestito di sottili elementi in pietra. La cella presenta, al centro i resti di un focolare e, a ridosso del muro esterno, un bancone. Ai lati del tempio sono presenti alcuni grandi massi, dietro i quali inizia un sentiero che scende per circa quattrocento metri, lungo il quale si trova una struttura circolare che era stata interpretata a lungo come un Nuraghe, e che è oggi interpretata come la Capanna di Janna ’e Pruna, che racchiude un ambiente che conserva in parte una larga panchina in pietra addossata alla parete. Al termine del sentiero troviamo la fonte sacra chiamata Untana de su Notante, che è ancora alimentata della sorgente naturale. Rimane una parte del muro di recinzione, realizzato sull’affioramento della roccia granitica con conci di basalto accuratamente squadrati. La struttura è parzialmente invasa dal crollo. Il vicino monte Norghio con la cima SenesProseguendo per quasi due chilometri, si arriva a un bivio, dove si trova sulla sinistra una strada che porta verso nord, e che permette di raggiungere il vicino Monte Norghio nel quale si trova la Cima denominata Senes. Si tratta della cima più alta del territorio di Irgoli, che raggiunge gli 862 metri di altitudine, ed è una cresta rocciosa granitica circondata da lecci secolari e da macchia mediterranea. Questo monte è il luogo ideale per effettuare delle piacevoli passeggiate in interessanti tratti di foresta, nella quale vivono indisturbati cinghiali, martore, volpi, e non è raro scorgere branchi inavvicinabili di capre inselvatichite. E nei cui cieli è possibile scorgere aquile reali, oltre a molte altre specie di uccelli. La nuova chiesa campestre di Sant’ElenaAl bivio, prendiamo invece a destra una strada che svolta verso sud, riportandoci in direzione del paese. Percorso circa un chilometro e mezzo, si arriva alla chiesa campestre di Sant’Elena una nuova chiesa situata in una splendida posizione paesaggistica, poco distante dal monte Norghio. Sorge in una posizione adiacente ai pochi ruderi rimasti dell’antica chiesa, che consistono in due archi stupendi. L’edificazione ha avuto inizio il 1973, ma i lavori si sono protratti per ventisette anni, e solo nel 2000 è stata benedetta e aperta al culto. È una costruzione moderna di forma semplice, ha l’abside con le pareti semicircolari impreziosite da un bell’affresco rappresentante La battaglia sul ponte Milvio, che ricorda la vittoria di Costantino su Massenzio, opera dell’artista locale Nicoletta Congiu. Al suo interno custodisce un’antica statua lignea della Santa che tiene tra le mani la croce. Dal 2005 si è costituito un comitato permanente, aperto a chiunque voglia farne parte, che si impegna a tenere la chiesa nel giusto decoro e organizza la Festa di Sant’Elena, una Festa religiosa che si celebra il 18 agosto. Lungo la strada per Capo Comino troviamo il monumento naturale detto Sa Conca ’e CadduTorniamo nel centro di Irgoli, e prendiamo la SP72, che è la strada che congiunge Irgoli con Capo Comino. Appena trecento metri dopo l’uscita del paese, in corrispondenza dell’incrocio per la circonvallazione, prendiamo sulla destra una strada Comunale asfaltata che conduce a Settile. Dopo circa tre chilometri vediamo sulla sinistra, un monumento naturale di forma stravagante e pittoresca, detto Sa Conca ’e Caddu ossia la testa di cavallo. I resti del Nuraghe semplice de TutturuCirca un chilometro più avanti, sulla sinistra si vedono su un alto roccione i pochi resti del Nuraghe de Tutturu un Nuraghe semplice, ossia monotorre. L’affascinante e pittoresca domus de janas chiamata Sa Conca ’e MortuNella campagna di Irgoli si trova una fra le più affascinanti e pittoresche domus de janas della Sardegna, chiamata Sa Conca ’e Mortu ossia la testa da morto. Il nome le deriva dalla sua forma, che la fa somigliare a un teschio, del quale l’ingresso della tomba rappresenta la bocca e più in lato sono scavate nella roccia due cavità che sembrano rappresentare le orbite. Passato il Nuraghe Tutturu, proseguiamo ancora poco meno di un chilometro, sino a vedere sulla sinistra due grandi pilastri in granito. Entriamo a piedi nel terreno privato, camminiamo a ritroso costeggiando il muretto a secco che separa il terreno dalla strada. Arrivati in un ampio spiazzo, prendiamo a destra un sentiero poco evidente che ci porta tra rocce sagomate dal vento e dall’acqua a rappresentare forme strane, figure di animali, profili quasi umani. Seguendo il sentiero arriviamo alla domus de janas Sa Conca ’e Mortu. La tomba si trova all’interno di un terreno privato ed è difficilmente raggiungibile, si consiglia quindi farsi accompagnare da una persona del posto, sia per trovare il monumento che per evitare contestazioni per essere entrati nel terreno privato. Vicino ad essa la domus de janas Sa Conca ’e Sos NugoresosNon lontano dalla Sa Conca ’e Mortu, troviamo un enorme tafone, ossia un riparo sotto roccia utilizzato come riparo e per altri scopi, compresa la sepoltura. alla base del tafone si può vedere la domus de janas chiamata Sa Conca ’e Sos Nugoresos. La prossima paginaNella prossima tappa del nostro viaggio, da Irgoli proseguiremo verso est per raggiungere e visitare il borgo agricolo di Onifai con il suo centro storico e le sue Chiese. |