Lunamatrona con i siti archeologici nei dintorni tra i quali la Tomba di giganti su Cuaddu de Nixias
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da Villamar effettueremo una deviazione verso Lunamatrona che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano diversi siti archeologici tra i quali la Tomba di giganti su Cuaddu de Nixias. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso lunamatronaNella scorsa tappa ci eravamo recati da Villamar con la SP46 verso nord ovest in direzione di Ussaramanna, e dopo circa sei chilometri avevamo incrociato la SP49 che, verso est, ci aveva portato a Pauli Arbarei. Se all’incrocio prendiamo, invece, la SP49 verso ovest, arriviamo all’interno del centro agricolo di lunamatrona. Dal Municipio di Villamar a quello di lunamatrona si percorrono 8.2 chilometri. Il comune chiamato lunamatronaIl centro agricolo Lunamatrona (nome in lingua sarda Lunamadrona, altezza metri 180 sul livello del mare, abitanti 1.634 al 31 dicembre 2021), detto pure Mara Arbarei a ricordo del Giudicato d’Arborea cui apparteneva, si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, ed è situato a 56 chilometri di distanza da Cagliari, nella piana interna della Marmilla, circondata dalle giare di Siddi e di Gesturi e dalle colline della Trexenta. Il paese chiamato si può raggiungere tramite la SS197 di San Gavino Monreale e del Flumini, che dista soli otto chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate. Origine del nomeL’origine del nome ha più interpretazioni. Il nome richiama quello di Lunafras, antico villaggio distrutto che era situato presso Alghero, alle falde del monte Minerva, a sud del lago del Temo, accanto a Monteleone Rocca Doria. Il nome potrebbe rifarsi al termine Luna, che identifica la divinità notturna Diana, ossia la romana Proserpina dea delle tenebre, di cui vi sarà stato qualche sacrario, accompagnato dall’attributo Matrona, e quindi lunamatrona acquisterebbe il significato di luna regina. Secondo altri potrebbe, invece, derivare da Juno, Giunone, accompagnato dall’attributo Matrona, e quindi lunamatrona acquisterebbe il significato di Giunone regina. La sua economiaSi tratta di un comune di pianura che, alle tradizionali attività agricole, ha affiancato sia pur modeste iniziative industriali. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e agrumi, ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, equini e avicoli. L’industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, dei materiali da costruzione, metallurgico ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Lunamatrona non richiama l’attenzione di un cospicuo flusso turistico, e le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciDi notevole interesse sono le testimonianze risalenti all’epoca prenuragica e nuragica come dimostrano le rovine di alcuni Nuraghi. Viene frequentata anche nel periodo romano, dato che in varie località intorno all’abitato sono venute alla luce diverse tombe a lastroni contenenti vasi e lucerne risalenti all’epoca imperiale, ceramiche, embrice e numerosi frammenti e cocci. Nel Medioevo fa parte del Giudicato di Arborea nella curatoria di Marmilla. Nel 1426, insieme alla curatoria di appartenenza, entra a far parte del Marchesato di Oristano. In seguito al fallimento della rivolta antiaragonese del 1478 di Leonardo de Alagon, ultimo marchese di Oristano, viene incorporata nella conte di Quirra, feudo prima dei Carroz, in seguito dei Centelles. In periodo sabaudo, nel 1798, passa agli Osorio de la Cueva, in possesso dei quali rimane fino all’abolizione del feudalesimo. Del comune di lunamatrona nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a lunamatronaA lunamatrona è attivo il Gruppo Folk lunamatrona, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono sia nel comune che anche in altre località. Molto vivo è il legame con la tradizione, testimoniato dalla ricorrenza, nel corso di tutto l’anno, di numerose manifestazioni di carattere religioso e folcloristico. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a lunamatrona citiamo, a metà gennaio, la Festa di San Sebastiano; ad aprile, i riti della Settimana Santa con la Sacra Rappresentazione della Passio Christi, il racconto evangelico della Passione di Gesù realizzato da oltre cento attori, vissuto in nove momenti significativi, che si svolge la Domenica delle Palme nel parco Sa Turritta; a metà maggio, la Festa di Sant’Isidoro Agricoltore, con la messa, la processione, E si scelgono di anno in anno vari punti ai confini del paese per la benedizione dei campi; il 31 maggio, la Festa della Visitazione di Maria a Elisabetta, che si apre con la benedizione dei bambini fino ai 3 anni di età, la messa solenne di introduzione alle feste patronali, e la fiaccolata dalla chiesa al parco a chiusura del mese di maggio; il 24 giugno, si festeggia il Patrono, nella Festa di San Giovanni Battista; il 14 agosto agosto, la Festa di Santa Maria Assunta; a inizio settembre, la Mostra Mercato del melone coltivato in asciutto e della Malvasia, e la Sagra della pecora. Visita del centro di lunamatronaL’abitato è stato interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, e mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Il centro storico comprende numerose abitazioni tipiche campidanesi, a corte antistante, a corte retrostante ed a doppia corte, con edifici in gran parte di impostazione tipologica tradizionale. Degna di nota è, all’interno del centro stirico, la casa a corte del diciottesimo secolo di Elena Serpi di Santa Cruz, nella quale si conservano utensili e arredi della tradizione agricola, mobili e armi d’epoca, ottocenteschi letti in ferro, nonche orologi in argento. Buoni esempi dell’architettura tradizionale sono pure la casa Melis, in via Vittorio Emanuele III, e la casa Setzu, in via Sardegna. Il Cimitero Comunale di lunamatronaDallo svincolo nel quale, provenendo da Villamar, dalla SP46 si prende la SP49, percorsi trecentocinquanta metri, arriviamo a lunamatrona e vediamo, lungo la strada provinciale, subito dopo la deviazione a destra della via Carbonia, il cartello indicatore dell’ingresso all’interno dell’abitato. Da questo cartello, la strada provinciale entra nel paese con il nome di via Vittorio Emanuele III, e, percorsi duecento metri, si vede alla sinistra della strada il muro di cinta e l’ingresso del Cimitero Comunale di lunamatrona. La chiesa di Santa Maria AssuntaLa via Vittorio Emanuele III entra nell’abitato e, percorsi duecentocinquanta metri verso sud, prendiamo a destra la via Adua, che, dopo poco più di centocinquanta metri, sbocca sulla via Santa Maria, che è la prosecuzuone della via Carbonia. Presa verso sinistra, dopo una settantina di metri ci porta a vedere, alla sinistra della strada, la chiesa di Santa Maria Assunta inserita all’interno di un compendio medioevale costruito nel dodicesimo o tredicesimo secolo. Si tratta dell’antica chiesa parrocchiale fino al 1630, rimasta poi, per molti anni, la chiesa cimiteriale. Con il tradcorrede del tempo, la chiesa è soggetta a forte deterioramento, e non si ha la possibilità di ricostruirla. Nel 1987 la chiesa, con il piazzale adiacente, vengono venduti al comune, che si impegna alla sua ricostruzione, ma non rimangono che pochi elementi per rifarla come in origine, comunque la si riesce a ricostruire egualmente a sua immagine. Per poterla riaprire al culto, il Consiglio Comunale, in accordo col Vescovo e col Parroco, stabilisce di concederne l’uso religioso alla parrocchia per 99 anni, e l’inizio delle nuove celebrazioni religiose avviene nel 1995. A lunamatrona ogni anno, la sera del 14 agosto, vigilia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, si svolge nel piazzale della chiesa la Festa di Santa Maria Assunta, preceduta da un Triduo, col Rosario cantato in lingua sarda. Per lo svolgimento di questa festa, il simulacro della Madonna viene portato dalla chiesa parrocchiale nella chiesa medioevale ad essa dedicata, in serata si celebra la messa, che è seguita dalla processione con il simulacro della Madonna e con la fiaccolata per le vie del rione Santa Maria del paese, ed è seguita dal rientro dalla Santa nella chiesa parrocchiale. La chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaEvitando la deviazione nella via Adua che ci aveva portati alla chiesa di Santa Maria Assunta, proseguiamo lungo la via Vittorio Emanuele III verso sud, dove la strada entra nella piazza 4 Novembre e poi diventa via Vittorio Emanuele II. Percorsa per duecento metri, prendiamo a destra la via Roma, e, dopo un’ottantina di metri, si trova alla sinistra della strada la scalinata in salita lungo il muro circostante, che porta in alto, alla piazza Conciliazione, dove si trova la chiesa di San Giovanni Battista La parrocchiale di lunamatrona. L’inizio della sua costruzione risale al sedicesimo secolo, sull’area di una antica piccola chiesa benedettina del 1082. Nel 1586 i lavori risultano ancora in corso, e nel 1630 viene nominata chiesa parrocchiale. Successivamente, nel 1803 si procede alla costruzione della volta e della cupola, mentre nel secondo dopoguerra si realizzano gli affreschi che ornano gli interni, che sono stati ridipinti nel 2012. restano ancora, comunque, alcuni segni delle antiche strutture nella facciata e nel campanile. Oggi la facciata, a terminale piatto, presenta un portale archivoltato, sovrastato da una finestra rettangolare. Sul lato sinistro si eleva il campanile, a canna quadrata e sormontato da una piccola cupola, ornato da archetti pensili, mentre a destra si trova la più semplice Torre dell’orologio, con un campanile a vela nella parte superiore. L’interno è a pianta rettangolare, con navata unica con volta a botte, otto cappelle laterali delle quali quattro a sinistra e quattro a destra, presbiterio sopraelevato con volta a cupola su un tamburo ottagonale, e abside a pianta rettangolare. La chiesa custodisce il retablo di Santa Maria, originariamente conservato nella chiesa di Santa Maria, e, dismessa questa chiesa, viene portato nel 1860 nella parrocchia, restaurato a Cagliari nel 1922, e da allora esposto nella prima Cappella a destra, dove l’ultimo restauro risale al 1991. realizzato ad olio e tempera su tavola, dipinto verso il 1560, è stato erroneamente attribuito ai Cavaro, ed oggi è ritenuto dagli esperti opera di Antioco Mainas il pittore della bottega di Stampace nato a Cagliari secondo alcuni nel 1508 e secondo altri nel 1537. I dipinti sugli scomparti del retablo, separati da cornici lignee dorate scolpite in stile gotico, raffigurano episodi della vita di Cristo, della Vergine e dei Santi. Nello scomparto centrale si trova dipinta la Madonna col Bambino, in alto è la Crocifissione di Gesù Cristo, e nei quattro pannelli laterali sono dipinti l’Arcangelo Gabriele, la Vergine Annunziata, San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo. Sulla predella, divisa in cinque scomparti, sono invece dipinti i Santi Pietro e Paolo, i Santi Antonio da Padova e Nicola di Mira, la Risurrezione di Gesù, i Santi Cosma e Damiano, ed infine le Sante Lucia ed Apollonia. Presso questa chiesa ogni anno, il 24 giugno, si celebra la Festa di San Giovanni Battista, che è la Festa Patronale e la più importante ricorrenza che si svolge a lunamatrona, caratterizzata da numerose cerimonie religiose ed anche da diverse manifestazioni civili. La Festa viene preceduta da un Triduo solenne, con recita del rosario e celebrazione della messa, e prevede inoltre, nel giorno culminante, lo svolgimento al mattino della processione, che viene seguita dalla messa solenne e da manifestazioni civili. In seguito il giorno successivo, ossia il 25 giugno, si svolge la Giornata degli Anziani e dei Malati, anch’essa con messe e rinfresco nella piazza della chiesa. A lunamatrona si ritiene che un tempo ci fosse l’antica chiesa di San Giovanni BattistaQui, a lunamatrona, si ritiene forse un tempo si trovasse anche l’antica piccola chiesa di San Giovanni Battista, alla quale si ritiene si potesse accedere da quella che oggi è la porta dell’attuale campanile. Si ritiene che questa chiesa avesse l’abside orientata ad est, come avveniva nelle più antiche costruzioni sacre. Nella piazza regina Elena si trova il Museo DEA lunaLungo la via Vittorio Emanuele II, da dove avevamo preso la via Roma proseguiamo verso sud per poco più di centicinquanta metri, ed arriviamo nella Piazza regina Elena una grande piazza con fontana e monumenti. Qui, alla sinistra della strada, si trova l’edificio risalente ai primi anni del novecento che, un tempo, ospitava il Vecchio Municipio di lunamatrona. Nei locali di questo pregevole edificio è ospitato il Museo DEA luna ossia il Museo DemoEtnoAntropologico luna, che racconta il ventesimo secolo, ossia presenta una singolare collezione di oggetti e documenti che illustrano il passaggio dal mondo agropastorale alla modernità. Attualmente vi trova posto l’esposizione permanente dal titolo C ’era una svolta, incentrata sul passaggio alla modernità di una piccola comunità della Sardegna negli anni sessanta. Le sale ospitano varie ricostruzioni, tra le quali laboratori artigiani, come quello del calzolaio e la maglieria, la sala cinema dove si proiettano ancora dei filmati, i mezzi di trasporto. Gli oggetti in mostra sono stati tutti donati o prestati dal paesenza. La centralissima piazza ItaliaDalla piazza regina Elena, prendiamo la prosecuzione della via Vittorio Emanuele II, che è diventata la via Trieste e che, in un’ottantina di metri, ci porta nella centralissima Piazza Italia che è una delle principali piazze di lunamatrona, nella quale si trova la stazione del Comando dell’Arma dei Carabinieri. Nella piazza si trova tra l’altro, al civico numero 6, il Cinema Tre Campane, che rappresenta una delle due sale dei Cinema Riuniti di Samassi e lunamatrona. La chiesa di San Sebastiano MartireTorniamo nella piazza regina Elena e da qui prendiamo verso destra la via Regina Elena, la seguiamo per quasi un centinaio di metri, poi questa sbocca, dopo una strettoia, sulla via San Sebastiano, che prendiamo verso sinistra. Dopo una cinquantina di metri, vediamo alla destra della strada la facciata della chiesa di San Sebastiano Martire copatrono di lunamatrona, che era presente già nel diciassettesimo secolo, dato che l’iscrizione presente sulla campana posta nel campanile a vela, tuttora funzionante, testimonia la sua esistenza sin dal 1603. L’impianto architettonico è semplice, con un’unica navata, separata in quattro campate da archi a sesto acuto, e conla volta in legno. Lo stile originario è tardo gotico, con influenze barocche oramai poco riconoscibile per via dei diversi restauri e rimaneggiamenti subiti nel corso degli anni, alcuni dei quali ne hanno causato un accelerato deterioramento. Ultimamente nel 2007 la chiesa è stata completamente restaurata, riportandola all’origine, con interessamento della Amministrazione Comunale. Posta nel mezzo del paese, questa chiesa ha segnato per centinaia di anni una devozione molto sentita dalla popolazione verso il Santo copatrono del paese, e per essa molti benefattori e gli stessi abitanti hanno contribuito a conservare la chiesa e la memoria della festa. Ogni anno, il 21 gennaio, presso questa chiesa si celebra la Festa di San Sebastiano, con le celebrazioni sia la sera della vigilia, quando si tiene la benedizione e l’accensione di Su Fogadoi de Santu Srebastianu, seguite da intrattenimenti e musica, che il giorno della festa, con la messa nella chiesa a lui dedicata, seguita da una processione ed al seguito dalla messa solenne nella chiesa parrocchiale. I pochi ruderi dell’antica chiesa di Santa GrecaRitorniamo nel punto in cui, dalla via Regina Elena, avevamo preso verso destra la via San Sebastiano. Proseguiamo invece dritti, sulla prosecuzione della via Regina Elena, che è diventata la via Santa Greca, la quale si dirige verso sud ovest in direzione dell’uscita dall’abitato. Seguiamo la via Santa Greca per poco più di cento metri e, subito dopo aver visto arrivare da destra la via Sa Turritta, prendiamo un sentiero a sinistra, che passa tra i cortili di due case private. Il sentiero ci porta in un ampio spazio di terreno con cespugli ed altri materiali, ed al suo interno si trovano i resti dell’antica piccola chiesa di Santa Greca ridotta solo a pochi ruderi ormai abbandonati. Il parco Comunale in località Sa TurrittaArrivati alla via Santa Greca, la seguiamo per circa cento metri e prendiamo verso destra la via Sa Turritta che, in poco più di un altro centinaio di metri, ci porta all’ingresso del grande Parco Comunale Sa Turritta un grande parco alberato, con giardini, piste per i visitatori, ed anche una bella fontana. Situato sul colle Sa Turritta, si sviluppa verso nord fino alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Il parco è il luogo nel quale si svolgono attività, manifestazioni ed eventi ai quali partecipa gran parte della popolazione di lunamatrona, come la Passio Christi e la Festa di primavera. Confinante con il parco, nella via Sa Turritta, si trova il Centro di Aggregazione Sociale omonimo, ospitato in un edificio messo a disposizione dal comune. In occasione dell’arrivo della Pasqua, va di scena nel parco Sa Turrita la Sacra Rappresentazione della Passio Christi, il racconto evangelico della Passione di Gesù realizzato da oltre cento attori, vissuto in nove momenti significativi, dalla sua cattura ed il processo davanti a Ponzio Pilato, alla sua crocifissione, sino alla sua morte e resurrezione. L’evento, che viene riproposto ogni anno in occasione della Domenica delle Palme, si svolge sin dal 1991. Tutta la rappresentazione viene raccontata da un narratore e accompagnata da un sottofondo musicale. L’evento, da sempre molto suggestivo, è ormai un appuntamento fisso molto atteso da tutta la comunità. Il Municipio di lunamatronaAbbiamo visitato il vecchio centro storico di lunamatrona, che si sviluppa ad ovest rispetto alla SP49, Che aveva assunto i nomi di via Vittorio Emanuele III e via Vittorio Emanuele II. Inizieremo ora a visitare la parte nuova, ad est di questa strada, partendo da dove avevamo preso verso destra la via Roma. Continuando lungo la via Vittorio Emanuele II verso sud per una cinquantina di metri, prendiamo a sinistra la via Cagliari, la seguiamo per circa centocinquanta metri ed arriviamo in una piazza, dove prendiamo verso sinistra la via Giuseppe Garibaldi, e, dopo una trentina di metri, a destra la via Sant’Elia. Percorsa per poche decine di metri, passato sulla sinistra l’edificio che ospita il Consorzio Agrario, si trova a sinistra, al civico numero 4, il cancello che permette di arrivare al Municipio di lunamatrona, che ospita la sua sede ed i suoi uffici. Sul retro del Municipio si trovano i Giardini Pubblici di lunamatrona. Gli impianti sportivi Salvatore GarauNella piazza al termine della via Cagliari prendiamo verso destra la via Risorgimento, la seguiamo per quasi trecento metri, poi prendiamo a sinistra la via Massimiliano Kolbe che, in circa centocinquanta metri, ci porta all’ingresso degli impianti sportivi Salvatore Garau di lunamatrona. All’interno degli impianti sportivi si trova lo stadio di lunamatrona, che comprende il Campo da Calcio con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori, all’esterno del quale si trova la Pista da atletica per effettuare atletica leggera, corse su pista, salto in alto, salti in estensione, salto con l’asta, lancio del disco, lancio del peso, lancio del martello e lancio del giavellotto. alla sinistra del Campo da Calcio, si trovano un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque; a un lato del Campo da Calcetto si trova un Campo da pallavolo; all’altro lato del Campo da Calcetto si trovano un Campo da Tennis ed un Campetto polivalente nel quale è possibile praticare calcio, calcetto ossia calcio a cinque, e tennis. Vicino agli impianti all’aperto, si trova un Bocciodromo al chiuso, con due campi da bocce, dotato di tribune per 50 spettatori. Nel paese sono attive diverse società sportive, ossia l’Unione Sportiva lunamatrona, nata nel 1977, che gestisce la squadra locale di calcio, militante nel campionato di Seconda Categoria ma con dei trascorsi in Promozione, e tutto il settore giovanile; la Virtus luna attiva nel campo della pallavolo femminile e del calcio a cinque maschile, la cui formazione nel 2008 ha conquistato il titolo di campione regionale Anspi; e l’Associazione Sportiva Dilettantistica Sentieri Alternativi che pratica il trekking. Visita dei dintorni di lunamatronaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di lunamtrona, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti su Cuaddu de Nixias; dei Nuraghi semplici Corti Baccas, Cuccu Au, S’Ungroni, Trobas, Zinnigas; dei Nuraghi complessi Bruncu Giniu, Pitzu Cummu, Sa lopera, su Concali. A est del Municipio esistevano le antiche Chiese campestri dei Santi Elia ed EnochLa strada nella quale si trova il Municipio si chiama via Sant’Elia, che esce dall’abitato e conduce nella regione chiamata Is Alias, ossia gli ulivi, dove un tempo si trovava l’antiche chiesa di Sant’Elia e vicino la chiesa di Sant’Enoc o San Nocco. Erano state edificate durante il periodo bizantino, quando accanto al clero secolare operavano i monaci Basiliani, ossia dell’Ordine creato da San Basilio, che hanno diffuso il cristianesimo nella Barbagia fino all’undicesimo secolo. Non erano eremiti, ossia monaci solitari, ma cenobiti, che vivevano in comune. Avevano la barba fluente, hanno introdotto in Sardegna alcuni vitigni per la produzione di vini dolci per la messa, come il moscato e la malvasia, e praticavano i riti della chiesa orientale dedicando le Chiese ai Santi del calendario greco, tra i quali i Santi Profeti Elia ed Enoc. Si ritiene che la chiesa di Sant’Elia dovesse essere un edificio abbastanza grande, dato che il terreno in cui sorgeva è un quadrato di circa un ettaro, mentre la chiesa di Sant’Enoc doveva essere un edificio abbastanza piccolo. Le due Chiese sono state dissacrate verso il 1770, in accordo con il Vescovo di Ales, dato che, con la scusa del diritto d’asilo, erano diventate ricettacolo di malfattori e briganti, e di conseguenza sono state abbattute, e di esse non resta quasi più nulla. Nell’immediata periferia dell’abitato si trova il Nuraghe complesso Pitzu CummuNell’immediata periferia dell’abitato, si trova il colle Pitzu Cummu sulla cui cima sorge il Nuraghe Pitzu Cummu, di recente interessato da una campagna di scavo che lo ha reso pienamente fruibile. Dal centro di lunamatrona prendiamo verso ovest la via Roma, che ci aveva portati alla chiesa parrocchiale, e che va ad immettersi sulla via Oristano. Presa quest'ultima verso sinistra, dopo poco più di centocinquanta metri, arriviamo a una rotonda, alla quale la prosecuzione della via Oristano, fuori dall’abitato in direzione ovest, è la Strada Vicinale che conduce da lunamatrona a Mogoro, ed alla cui sinistra si vede il colle sul quale sorge il Nuraghe. Questo è raggiungibile deviando alla rotonda sull’uscita verso sinistra, che è la via Araborea, seguendola per un centinaio di metri, e poi prendendo a destra la deviazione che conduce alla base del colle. Il Nuraghe Pitzu Cummu è un Nuraghe complesso quadrilobato o pentalobato, posizionato a 191 metri di altezza, nello scavo del quale dalle parti alte del Nuraghe sono caduti conci e mensoloni nel grande cortile centrale dell’edificio. Significativo anche un concio a settore di cerchio trovato nel cortile F, pertinente ad una struttura di diametro pari a due metri e venti, che potrebbe appartenere alla cupoletta di chiusura nelle torri, nota dai modellini di Nuraghi. All’interno del Nuraghe sono stati, inoltre, rinvenuti molti reperti, spesso integri, attribuiti al periodo del Bronzo recente. I resti della Tomba di giganti su Cuaddu de NixiasDalla rotonda al termine della via Oristano, prendiamo verso ovest la Strada Vicinale che conduce da lunamatrona a Mogoro, la seguiamo per un chilometro e quattrocento metri e, a metà strada tra lunamatrona e il Museo del Territorio, arriviamo a un incrocio. Prendiamo la strada verso sinistra seguendo le indicazioni per Villanovaforru, la seguiamo per una cinquantina di metri, poi prendiamo la deviazione verso sinistra e, dopo un’altra cinquantina di metri, arriviamo all’area nella quale si trova la Tomba di giganti su Cuaddu de Nixias in località Nixias dalla quale prende il nome, che si posiziona al centro di una recinzione a muretto da dove si accede tramite un girevole in ferro. A questo monumento archeologico è stato dato il nome dalla fantasia popolare, che la ha chiamata Il Cavallo di Nixias, nome dovuto alla presenza di un insolito foro circolare posizionato sulla destra della grande stele, che, secondo la leggenda, poteva servire a legare i cavalli. In realtà non si conosce il reale utilizzo del foro, creato con molta probabilità in epoca più recente. La tomba è stata sottoposta a scavi ed è oggi pienamente fruibile. Il monumento costituisce un raro esempio di Tomba di giganti con stele centinata presente nel centro sud dell’isola, dato che questa tipologia è caratteristica dell’area centro settentrionale della Sardegna. La camera sepolcrale, lunga poco più di dieci metri e larga sessanta centimetri, è un corridoio infossato nel terreno, delimitato da lastre di marna, una pietra locale tenera, facilmente lavorabile ma anche molto friabile. Al fondo della camera si nota un cassone quadrangolare completamente chiuso, formato da quattro lastre di pietra di un metro di lato e settanta centimetri di altezza, leggermente più alto del resto del corridoio, e che costituiva la precedente struttura ossia la parte più antica del sepolcro, sulla quale è stata costruita in un periodo successivo la tomba, senza distruggere, anzi adattandosi, alla sepoltura più antica. La camera doveva essere coperta da lastre appoggiate in orizzontale sulle pareti laterali, e protetta da un tumulo di terreno delimitato da un muretto di contenimento. L’ingresso si apre alla base di una grande stele in arenaria alta ora quasi tre metri, arcuata alla sommità, con la faccia scolpita in tre fasce sovrapposte delimitate da listelli e contornata da un bordo in rilievo. Ai due lati della stele si trovano dei lastroni verticali, di altezza decrescente dal centro verso l’esterno, che formano l’esedra, con due ali curve per un’ampiezza di quasi quattordici metri, ma i lastroni sono oggi spezzati e poco visibili. La Tomba di giganti su Cuaddu de Nixias è di particolare interesse in quanto viene classificata tra le più antiche esistenti in Sardegna, dato che nel cassone sono state rinvenute grosse pentole decorate con triangoli e scacchi ottenuti con puntinatura impressa a crudo, che ricordano le stoviglie della Cultura di Monte Claro, che si è sviluppata nell’Eneolitico recente secondo la cronologia calibrata tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo. Nella camera e nello spazio dell’esedra sono stati rinvenuti frammenti di elementi di corredo databili al Bronzo medio. I reperti archeologici sono oggi esposti nel Museo Archeologico Genna Maria del vicino centro di Villanovaforru. I resti del Nuraghe semplice TrobasLungo la deviazione verso sinistra dalla strada che conduce a Villanovaforru, dopo aver raggiunta la Tomba di giganti, proseguiamo per ancora un centinaio di metri, poi prendiamo a destra e seguiamo la strada verso sud, dopo quattrocentocinquanta metri vediamo sulla sinistra il Nuraghe Trobas che sorge su di un rilievo alto 239 metri che fiancheggia la via preistorica per Villanovaforru. Il Nuraghe dista 270 metri dalla Tomba di giganti, che si ritiene, quindi, si trattasse di una tomba collettiva destinata a ricevere i corpi degli abitanti di tale Nuraghe. Il Nuraghe, monoTorre dal diametro esterno di circa tredici metri, si conserva per un’altezza massima di due metri. Si accede attraverso un ingresso orientato a sud. Il corridoio retrostante è lungo quattro metri, e nella sua parete sinistra si trova la porta del vano scala. La camera ha pianta circolare di circa sei metri di diametro, si conserva per un’altezza di quasi due metri, ma si ritiene che in origine dovesse superare i dieci metri. Ai lati della camera si dispongono due vani nicchia con pianta a segmento di ellissi. Nel periodo del Bronzo Medio inoltrato, il Nuraghe crolla, a causa, forse, della roccia utilizzata, la marna calcarea, facilmente disgregabile. Il monumento comunque viene ristrutturato e riutilizzato come capanna, fino a che un violento incendio, documentato dallo scavo stratigrafico, causa l’abbandono definitivo del monumento. Il Nuraghe è stato scavato tra il 1982 ed il 1983 da Cornelio Puxeddu. Sono state rinvenute numerose forme biconiche con orlo piano a tesa interna, decorate con triangoli e scacchi ottenuti con puntinatura impressa a crudo, simili a quelle rinvenute nella vicina Tomba di giganti di su Cuaddu de Nixias che ricordano le stoviglie della Cultura di Monte Claro, che si è sviluppata nell’Eneolitico recente. Sono stati inoltre rinvenuti circa mille frammenti di ossidiana, costituiti da lame, denti di falce a croissant, schegge, ed inoltre un pugnaletto in bronzo con ribattini, ed una lamina trapezoidale di bronzo o rame. Anche ventotto tra macine e macinelli di basalto, un centinaio di reperti ceramici relativi alla cultura del Bonnanaro Finale, che si è sviluppata nel periodo del Bronzo Medio, e si tratta di olle globulari a colletto e orlo ingrossato, ciotole troncoconiche, tegami e grandi teglie. Il centro sportivo S’Arra’A All’TogetherRiprendiamo verso ovest la Strada Vicinale che conduce da lunamatrona a Mogoro da dove la avevamo abbandonata all’incrocio con la strada diretta a Villanovaforru. Proseguiamo per un chilometro rggiungendo la località Spinarba, e prendiamo verso destra seguendo le indicazioni per il Museo del Territorio, dopo poche decine di metri si vede sulla destra l’ingresso del Centro sportivo S’Arra’A All’Together. Il Centro è stato realizzato da parte del consorzio turistico della Marmilla Sa Corona Arrubia, ed è una struttura polivalente gestita dalla Cooperativa All’Together. All’interno si trovano due Piscine al coperto, due Campi da Calcetto, ossia da Calcio a cinque con fondo in erba sintetico, una Palestra ed ulteriori spazi. Il Consorzio turistico Sa Corona ArrubiaPassato il centro sportivo, proseguiamo fino al termine della strada, dopo seicentocinquanta metri, ed arriviamo al complesso di edifici che sorge ai piedi dell’altopiano basaltico da cui prende il nome il Consorzio turistico Sa Corona Arrubia ossia La Corona Rossa, così chiamato perché la sera, al tramonto, si accendono i colori dei licheni rossi che rivestono le rocce basaltiche, disposte a forma di corona, in cui, incastonati come pietre preziose, sorgono i Nuraghi costruiti sul ciglio degli strapiombi rocciosi. Il Consorzio, attraverso gli Enti dei venti comuni aderenti, si prefigge l’intento di promuovere e gestire tutte le iniziative atte allo sviluppo turistico, artigianale, industriale, agricolo e commerciale nonche di valorizzare i beni ambientali, archeologici, architettonici, storici, demoantropologici della peculiarità della zona. Da qui partiva l’unica seggiovia della SardegnaSubito a nord rispetto a questi edifici, si trova la stazione di partenza di quella che era L’unica seggiovia della Sardegna che portava da qui alla Giara di Siddi, in località Sa Corona Arrubia. L’impianto realizzato dal Consorzio turistico nell’Anfiteatro naturale compreso fra i territori di lunamatrona e Collinas e la Giara di Siddi, ha infatti funzionato per dieci anni, ma dal 2010 è diventato un malinconico monumento a se stesso. L’opera, costata fino alla fine degli anni novanta del secolo scorso un miliardo e settecento milioni di lire di soldi comunitari, si è fermata, dato che al Consorzio sono mancati i Trecento o quattrocentomila euro necessari per la prescritta revisione della funzionalità complessiva dell’impianto, soprattutto per quanto riguarda lo stato di integrità e sicurezza dei tralicci metallici di sostegno, e dei grossi cavi d’acciaio che sorreggono e trasportano i 120 sedili biposto. Il Museo Naturalistico del Territorio Giuseppe PuscedduQui si trova il Museo Naturalistico del Territorio Giuseppe Pusceddu che fa parte del Consorzio turistico, ed è il più noto Museo Naturalistico della Sardegna, una struttura tesa ad accogliere mostre internazionali, con una esposizione permanente che si articola in tre padiglioni. Il Padiglione faunistico propone la visita di otto grandi diorami, le stupende ricostruzioni tridimensionali a grandezza naturale di ambienti naturali del territorio. Il Padiglione botanico si articola in tre sottosezioni, la Micoteca, la Decimoiloteca e l’Erbario, attraverso le quali si arriva a scoprire come funziona una pianta, come si forma un frutto e tanti altri segreti del regno vegetale. Il Padiglione antropico Propone un percorso che consente di ricostruire un’immagine concreta della storia e della cultura del territorio che si articola in due parti, nella prima sono esposte sei suggestive ricostruzioni in scala dei più importanti monumenti archeologici della Marmilla, la seconda espone una collezione di testimonianze sulla civiltà contadina del recente passato. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da lunamatrona proseguiremo per Villanovaforru che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano diversi siti archeologici tra i quali l’importante complesso nuragico di Genna Maria. |