Marrubiu con le sue frazioni e con il Praetorium romano di Muru de Bangius
In questa tappa del nostro viaggio, da Terralba ci recheremo a Marrubiu che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni nei quali sono presentile sue frazioni e nei quali si trova il Praetorium romano di Muru de Bangius. La regione storica del Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare. In viaggio verso MarrubiuDal centro di Terralba riprendiamo la via Felice Porcella in direzione nord, la quale esce dall’abitato come SS126 Sud Occidentale Sarda, proseguiamo sempre in direzione nord ed in tre chilometri e mezzo arriviamo all’interno dell’abitato di Marrubiu. Dal Municipio di Terralba a quello di Marrubiu si percorrono 4.1 chilometri. Il comune chiamato MarrubiuIl comune di Marrubiu (nome in lingua sarda Marrùbiu, altezza metri 7 sul livello del mare, abitanti 4.609 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro agricolo posizionato in una delle zone più fertili della Sardegna. È situato in una piana dominata dal Monte Arci, rilievo di origine vulcanica che ha fortemente caratterizzato questa regione frequentata da millenni perché ricca di ossidiana, la nera e durissima roccia vetrosa molto ricercata in tutto il bacino del Mediterraneo. Rispetto alla conformazione del territorio e della viabilità locale, il paese si trova in una collocazione molto favorevole, Marrubiu è infatti adiacente alla SS131 di Carlo Felice, ed inoltre vi ha termine il percorso della SS126 Sud Occidentale Sarda. Marrubiu è servita dal 1872 dalla stazione di Marrubiu, Terralba ed Arborea, un impianto situato lungo la ferrovia che collega Cagliari con Golfo Aranci, gestito da RFI e servito dai treni di Trenitalia. Una seconda stazione nel territorio Comunale è situata nella frazione Sant’Anna, sebbene disabilitata al servizio viaggiatori dal 2008. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, e offre un panorama di indiscutibile fascino. Qui si trova una parte della Sardegna che, pur nell’evolversi degli usi e delle tradizioni, ha conservato un ambiente intatto e incontaminato. Origine del nomeIl nome del paese corrisponde al nome sardo marrúbiu, che indica il marrubio, una pianta perenne appartenente alla famiglia delle labiate, il quale deriva dal latino marrubiu. Dunque il paese dovrebbe aver derivato il suo nome dalla particolare presenza, in origine, della citata pianta nel sito in cui è sorto. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutteti. Marrubiu è famosa per i suoi vini, che venivano prodotti dalla Cantina di Marrubiu Isola 4 Mori, costituita nel 1974 da alcuni viticoltori di Marrubiu, Uras, San Nicolò d’Arcidano e Terralba, certi della qualità dei loro vini, ma che, dopo alterne fortune, ha chiuso i battenti nel 2011. Si pratica anche l’allevamento di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore economico secondario è in forte crescita, dato che si registrano aziende che operano nei comparti della pesca, dell’industria estrattiva, della produzione lattiero caseario, della produzione alimentare, del legno, della produzione petrolifera, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, della metallurgia, dell’elettronica, dei cantieri navali, della produzione elettrica, dell’edilizia. Interessante è l’artigianato, in particolare quello specializzato nella confezione di tessuti. Il terziario si compone di una buona rete commerciale, sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della popolazione, e di servizi più qualificati, come quello bancario. La stupenda vista che si gode dall’abitato, il prezioso patrimonio architettonico e l’artigianato rappresentano una ragione sufficiente per attirare un discreto flusso turistico sul posto. Le strutture ricettive, tra cui un agriturismo, offrono possibilità sia di ristorazione che di soggiorno. Brevi cenni storiciLa storia di Marrubiu è legata a una delle più importanti ricchezze del suo territorio, l’ossidiana del Monte Arci. Questa roccia vulcanica, di cui si possono osservare tuttora alcuni importanti affioramenti, viene sfruttata sino dal Neolitico per la fabbricazione di armi e strumenti e commerciata in buona parte del bacino del Mediterraneo. Le successive tracce risalgono all’età nuragica, quando in tutto il territorio vengono costruiti Nuraghi semplici e complessi, sia in montagna che in pianura. Le prime testimonianze storiche documentabili risalgono all’età punica avanzata, ed intorno al paese si possono ancora osservare alcune testimonianze di fattorie rurali sorte in età romana repubblicana per migliorare lo sfruttamento agricolo delle fertili terre. In età romana imperiale, come nel resto del territorio provinciale sardo, si registra un fenomeno di inurbamento in villa, vengono abbandonate le piccole fattorie a favore di insediamenti più grandi, evidentemente più funzionali. L’insediamento più importante di questo periodo è certamente il Praetorium di Muru Is Bangius, abitato fino al basso impero, con testimonianze che raggiungono la piena età bizantina. Le vicende storiche che portano alla nascita di Marrubiu si sviluppano a partire dall’undicesimo secolo, quando ha origine il villaggio noto come Surraduli o Zuradili, situato nella zona subito ad est di dove oggi si trova la frazione Is Bangius. Il villaggio di Zuradili appartiene alla diocesi di Tharros nel Giudicato di Arborea, e fa parte della curatoria di Bonorzuli. Conferma delle attività commerciali probabilmente gestite o comunque intraprese dalle repubbliche marinare durante il periodo giudicale sono alcuni genovini in argento coniati dalla zecca di Genova tra 1139 e 1339, rinvenute nella zona di Zuradili. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, il territorio entra a fare parte del marchesato di Oristano, e nel 1478, alla sconfitta di quest'ultimo, passa sotto il dominio aragonese e diviene un feudo. Ulteriori notizie si hanno quando, dopo un periodo di forte crisi, il villaggio di Zuradili nel 1644 viene ripopolato. Questo tentativo si dimostra però vano dal momento che, secondo documenti in lingua sarda spagnola risalenti al seicento, pare che gli abitanti del vicino paesino di Zuradili chiedano il trasferimento a valle per scampare alle incursioni dei pirati saraceni, trasferimento che si concretizza nel 1659 con la nascita dell’abitato di Marrubiu. Nel 1712 viene compreso nel marchesato di San Carlo, che è concesso prima ai Bono e poi ai Paliaccio, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale. In periodo fascista, nel 1928 il comune di Marrubiu viene aggregato al comune di Terralba, dal quale dopo la guerra, nel 1948, viene nuovamente separato. Del comune di Marrubiu nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a MarrubiuA Marrubiu è attiva l’Associazione Folkloristica Santa Mariedda di Marrubiu, i cui componenti si esibiscono con il costume tradizionale del paese nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Sono, inoltre, attivi anche il Coro parrocchiale Alessandra Saba ed il Coro parrocchiale Beata Vergine di Monserrat, che si esibiscono nel corso di diverse cerimonie religiose. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Marrubiu meritano di essere citate a febbraio, il Carnevale chiamato Su Marulleri, con sfilate di carri allegorici e maschere; in occasione della Pasqua, i riti della Settimana Santa; la prima domenica di maggio, la Festa della Madonna di Zuradili nella frazione Is Bangius, con la Sagra campestre; a luglio e ad agosto, l’Estate marrubiese; il 26 luglio, la Festa di Sant’Anna nella omonima frazione; l’8 settembre, la Festa patronale in onore della Madonna del Rimedio, con festeggiamenti che si svolgono dal 7 al 10 settembre; a fine settembre o inizio ottobre, la manifestazione Exponeus in Marrubiu, la fiera delle attività produttive e commerciali del territorio, che si svolge in una delle piazze principali del paese dove è possibile visitare le numerose esposizioni di prodotti agro alimentari e artigianali allestite per l’occasione; la manifestazione si conclude con la Sagra del vitello, che propone la degustazioni di malloreddus, vitello arrosto, formaggi e vini locali; legata a questa manifestazione, si svolge anche la Sagra delle lumache, una fiera agroalimentare nella quale è il pranzo con menù a tema a base di lumache ed altri prodotti locali; il 9 novembre, la Festa della Vergine di Monserrat ossia di Santa Maniedda; sempre a novembre, la rassegna enogastronomica Le officine del gusto. Il Carnevale Marrubiese chiamato su MarrulleriA Marrubiu si svolge una delle più importanti manifestazioni carnevalesche della regione, che si chiama Su Marrulleri, nasce nel 1979 come manifestazione locale a cui partecipa tutto il paese e ogni anno ospita numerosi carri allegorici e gruppi mascherati non solo del paese, ma provenienti anche da tanti altri centri dell’isola. Si svolge dal giovedì grasso alla prima domenica di quaresima. L’organizzazione attuale prevede l’apertura della Festa con la sfilata di cui sono protagonisti i bambini, seguita da altre due giornate dedicate alle sfilate dei gruppi e carri allegorici. La prima domenica sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati, con la partecipazione di maschere tradizionali sarde, provenienti da tutta la Sardegna. Il simbolo della festa, conteso tra i marriubiesi come premio per il miglior carro allestito, è una testa di legno scolpita da un artigiano locale, Franco Spiga, che rappresenta proprio Su Marrulleri, che letteralmente significa il marrubiese contento e scherzoso. Durante la sfilata, vengono distribuite zeppole e vino locale negli stands sistemati lungo il percorso della sfilata. La seconda domenica si svolge il raduno regionale di carri allegorici e gruppi in maschera, un importante appuntamento per figuranti provenienti dalle migliori manifestazioni carnevalesche di tutta la Sardegna. La sfilata è accompagnata dai trombettieri e tamburini della Sartiglia di Oristano, da maschere tradizionali sarde, inoltre, come da tradizione consolidata, la distribuzione della fagiolata con carne di cinghiale e la degustazione di vini locali. Il Carnevale si chiude con uno spettacolo pirotecnico e discoteca in piazza fino a notte. I riti della Settimana SantaLa popolazione di Marrubiu partecipa in modo sentito ai riti della Settimana Santa. La Domenica delle Palme i fedeli si recano alla chiesa dedicata a San Giuseppe dove si svolge la distribuzione e la benenedizione dei rami e delle palme. Il Giovedì Santo durante la celebrazione della Santa Messa In coena Domini, che rievoca l’ultima cena di Gesù, si ripropone l’antico rito della lavanda dei piedi che ha come protanisti dodici confratelli appartenenti alla Confraternita del Santissimo Rosario. La tradizione prevede che, al termine del rito religioso, vengano distribuite delle piccole composizioni floreali abbellite da rami di menta, di assenzio o di altro verde. Segue un altro momento molto coinvolgente, S'Arrosarieddu, che raccoglie i devoti in preghiera e in adorazione del Cristo deposto nel Sepolcro. I riti religiosi tradizionali legati al Venerdì Santo prevedono la Via Crucis per le vie del centro storico dove si allestiscono le stazioni che ricordano il percorso di Gesù verso il Calvario. La liturgia della Passione si conclude, in serata, con la processione del Cristo morto, accompagnata dal canto del lamento di Maria O fitte fatale clic e Sette ispadas de dolore. La mattina della resurrezione ha luogo S'Incontru, ossia l’incontro del Cristo risorto con la Madonna sua madre, per il quale con due processioni distinte i due simulacri vengono portati per le vie del centro storico. La fine del lutto è scandita dal canto del regina coeli. Visita del centro di MarrubiuL’abitato di Marrubiu, interessato da una forte crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di pianura. Arriviamo nel paese da sud con la SS126 Sud Occidentale Sarda che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Marrubiu, entra nell’abitato assumendo il nome di via Napoli e lo percorre tutto da sud a nord. Il campo da Calcetto di via MandrolisaiPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Marrubiu, prendiamo la via Napoli e, dopo appena una cinquantina di metri, prendiamo la prima deviazione a sinistra che è la via Mandrolisai. Seguiamo la via Mandrolisai fino ai limiti sud occidentali dell’abitato e, dopo novecento metri, vediamo alla sinistra della strada il cancello che immette al Campo da Calcetto di via Mandolisai. Si tratta di un campo Comunale con fondo in erba sintetica, non dotato di tribune per gli spettatori, del quale praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, e la pallavolo. Il Municipio di MarrubiuProseguiamo verso nord con la via Napoli e, a quasi duecentocinquanta metri da dove la avevamo imboccata, svoltiamo a sinistra nella via Armando Diaz, dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la via Roma, la seguiamo per circa centoquaranta metri, finché alla sua destra si apre la grande piazza Roma. In questa piazza, alla destra al civico numero 7, si trova l’ingresso dell’edificio che ospita il Municipio di Marrubio, nel quale si trova la sua sede e si trovano anche gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Oltre al Segretario Comunale sono presenti gli uffici dell’Area Amminstrativa, che comprendono l’Istruttore Direttivo Amministrativo, l’Ufficio Amministrativo e Affari Generali, l’Ufficio Suape, di Commercio e di Attività Produttive, l’Ufficio Segreteria e Affari Generali, l’Ufficio Personale, l’Ufficio Anagrafe, Stato Civile, leva, Statistica ed Elettorali, l’Ufficio Protocollo, Archivio, Albo e del Messo Notificatore; gli uffici dell’Area delle Politiche Sociali, che comprendono l’Istruttore Direttivo Assistente Sociale, l’Ufficio Sociale Professionale, l’Ufficio Pubblica Istruzione, Cultura, Sport, Spettacolo e Museo, l’Ufficio Sociale Amministrativo della Bibliotecal 'Ufficio Sociale Amministrativo delle Gare e del Servizio Civile. La chiesa parrocchiale di Nostra Signora di MonserratDa dove dalla via Armando Diaz, dopo un centinaio di metri, avevamo preso a destra la via Roma, questa dopo circa centoquaranta metri, svolta leggermente a sinistra e diventa la via della chiesa. Dopo una cinquantina di metri, la via della chiesa sbocca sulla via Piave e, alla sinistra tra questa due strade, si apre uno slargo sul quale si affaccia sulla sinistra la chiesa di Nostra Signora di Monserrat, che è la parrocchiale di Marrubiu, in stile barocco sardo ossia in architettura minore sarda di ispirazione barocca. Dai registri parrocchiali delle esequie e dei battesimi la chiesa, risulta che era già attiva nel 1663 la chiesa parrocchiale della Vergine delle Grazie, la cui patrona, a differenza del suo titolo, era la Madonna di Montserrat perché i fondatori di Marrubiu erano devoti a questa Madonna, già titolare della loro parrocchia a Zuradili. Tra la fine del seicento e gli inizi del settecento la chiesa della Madonna delle Grazie diviene troppo piccola data la crescita della popolazione, quindi si decide di ampliarla nelle forme in cui la vediamo oggi. I lavori si concludono nei primi decenni del settecento, e si decide di dedicarla alla Madonna di Montserrat, titolatura che appare fin dal 1743 nei documenti ufficiali, mentre come patrona viene scelta la Madonna del Rimedio. La devozione alla Madonna del Rimedio è molto antica dato che con ogni probabilità si deve far risalire a San Giovanni de Matha, provenzale, che, mentre stava dicendo la sua prima messa, ebbe la visione di un angelo con una croce rossa e blu sul petto e le sue mani sulle teste di due prigionieri. Giovanni de Matha ha fondato nel 1198 l’Ordine dell’Ospedaliere della Santissima Trinità e dei prigionieri, comunemente chiamati Trinitari, con lo scopo di liberare i prigionieri di guerra, specialmente i Cristiani che si trovavano in catene presso i Musulmani. Sul loro abiti ha messo la croce che aveva visto sull’angelo e, ha scelto come patrona la Madonna del Buon Rimedio, una devozione popolare nella sua patria provenzale, tanto che si rivolgeva sempre a Maria del Buon Rimedio per ottenere aiuto nella sua attività di liberazione degli schiavi cristiani. |
L’attuale facciata della chiesa con tetto a capanna è intonacata, ha al fianco destro il campanile che la contiene da un lato, mentre sul lato sinistro è delimitata da una parasta in conci lapidei a vista. Al di sotto del rosone ottagonale si trovano due grandi semicolonne collegate da una cornice modanata che inquadrano altre due semicolonne con uguale cornice modanata a ripetere lo stesso motivo decorativo. All’interno la chiesa è a navata unica con tre cappelle per ogni lato, presenta una copertura a botte nella navata, nelle cappelle e nel presbiterio. Il presbiterio è uno spazio rettangolare, sollevato di tre gradini rispetto al piano di calpestio e decorato con motivi geometrici ad eccezione della raffigurazione di due angeli sulla parete e della colomba che rappresenta lo Spirito Santo contornata da angeli sulla volta. Sopra l’altare è presente un crocifisso della deconda metà del diciassettesimo secolo. Ai lati del presbiterio sono state recentemente collocate le statue della Madonna del Rimedio e di San Demetrio Vescovo. La prima statua, appartenente alla patrona della chiesa di Zuradili, è stata realizzata da bottega sarda in legno scolpito e dipinto intorno alla prima metà del seicento. Mentre la seconda statua, proveniente anch’essa da Zuradili, in legno scolpito e dipinto della seconda metà del seicento, è dedicata al San Demetrio Vescovo. Lungo la navata, a sinistra, si trovano la Cappella di Sant’Antonio Abate che ospita anche la statua di San Francesco; la Cappella dell’Assunta che ospita anche le statue di Cristo Risorto, di Sant’Anna e della Madonna dormiente, statua questa con braccia, gambe e piedi snodabili; alla testata sinistra sul transetto la Cappella del Santo Rosario. A destra alla testata sul transetto si trova la Cappella delle Anime dalla quale si accede alla sacrestia; la seconda è la Cappella del Sacro Cuore; la prima ospita un antico fonte battesimale in marmo, a doppia vasca e la statua di San Giovanni Battista. Le pareti della navata e delle cappelle sono intonacate e chiare, e su queste spiccano le lesene in pietra a vista e l’intradosso degli archi che incorniciano gli ingressi alle cappelle, scolpiti con motivi floreali. un’alta cornice modanata corre lungo il perimetro raccordando i capitelli. Nella chiesa di Nostra Signora di Monserratoha sede la Confraternita del Santissimo Rosario, che partecipa con i suoi membri alle principali celebrazioni religiose che si tendono a Marrubiu. Il Santo patrono di Marrubiu è la Madonna del Rimedio. Ogni anno presso questa chiesa, l’8 settembre, Festa della Natività della Madonna, si tiene la Festa patronale in onore della Madonna del Rimedio, per la quale dal 7 al 10 settembre si festeggia la ricorrenza, e la statua della Madonna del Rimedio viene portata in processione per le strade di Marrubiu, accompagnato dai membri della confraternita e da gruppi folk, e con festeggiamenti civili che prevedono spettacoli vari, balli, canti tradizionali e spettacoli pirotecnici. Ed, inoltre, il 9 novembre si tiene la Festa della Vergine di Monserrat, ossia di Santa Maniedda, anch’essa con la solenne processione che porta la statua della Madonna del Rimedio per le strade di Marrubiu, accompagnato dai membri della confraternita e da gruppi folk, e con festeggiamenti civili. La piazza AmsicoraDopo la deviazione nella via Roma che ci ha portati a visitare il Municipio e la chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat, ritorniamo sulla via Napoli che si dirige verso nord. Percorriamo quattrocento metri e poi, passato il ponte sul canale adduttoreTirso-Arborea, svoltiamo a sinistra nella via Tirso che costeggia il canale adduttore, e lungo questa strada, dopo duecento metri, vediamo alla destra partire la via Piave, alla sinistra della quale si trova l’ampia piazza Amsicora, nella quale si svolgono numerose manifestazioni civili, come ad esempio gli eventi dell’Officina del Gusto, manifestaioni sportive, la degustazione di zippole e la degustazione di seadas e panini offerti dalla Pro Loco in occasione della Festa della Madonna del Rimedio, ed altri eventi. Gli impianti sportivi delle Scuole ElementariLungo la viaTirso, passata la via Piave che porta alla piazza Amsicora, proseguiamo per poche decine di metri vediamo, alla destra della strada al civico numero 25, l’ingresso delle Scuole Elementari di Marrubbiu. Presso questo complesso scolastico è presente la Palestra coparta delle Scuole Elementari, con pavimentazione in materiali sintetici vari, che non è dotata di tribune per gli spettatatori, nella quale praticare come discipline attività ginnico motorie, pallacanestro e pallavolo. Sul retro della palestra, si trova un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintetica, anch’esso senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio ed il calcetto, ossia il calcio a cinque. La piazza San Giuseppe con chiesa di San GiuseppeDopo la deviazione nella via Roma che ci ha portati a visitare il Municipio e la chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat, ritorniamo sulla via Napoli che si dirige verso nord. Percorriamo quattrocento metri e poi, passato il ponte sul canale adduttore Tirso-Arborea, si vede alla sinistra della strada la piazza San Giuseppe con il suo parco. All’interno della piazza è ospitata la chiesa di San Giuseppe, una piccola chiesa moderna edificata nella seconda metà del ventesimo secolo, la cui facciata si affaccia sulla via Napoli. Per questa chiesa, un piccolo gruppo delle parrocchiane e dei parrocchiani che si prendono cura della chiesa in via Napoli, già da tempo avevano fatto notare lo stato decadente e anche pericolante del vecchio portoncino in alluminio. Si è pertanto deciso di realizzare un nuovo portoncino d’ingresso in legno della chiesa di San Giuseppe, che è stato benedetto nel 2022 in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Rimedio, prima della celebrazione con gli ammalati. Nella piazza San Giuseppe si trova il Monumento ai Cadutialla destra della piazza San Giuseppe parte la via liguria, e nella piazza, affacciato tra la via Napoli e la via liguria, si trova il Monumento ai caduti di Marrubbiu nelle due guerre mondiali. Si tratta di un monumento che, entro un riquadro con agli angoli la ricostruzione di quattro bombe, è costituito da un blocco in marmo a forma di libro aperto, sulla facciata del quale sono riportati i nomi dei caduti in guerra. Ed al di sopra del blocco di marmo è presente una composizione in bronzo con l’immagine di un soldato che sostiene un compagno ferito a morte. La chiesa ortodossa della Madre di Dio del Perpetuo SoccorsoProseguiamo verso nord est lungo la via Napoli e, ad una sessantina di metri da dove è partita a sinistra la via liguria vediamo, alla destra della strada al civico numero 186, la chiesa ortodossa della Madre di Dio del Perpetuo Soccorso, chiesa appartenente alla Diocesi di Korsun, nel Patriarcato di Mosca. La chiesa ortodossa è stata fondata nel 1956 dal vescovo ortodosso monsignor Giovanni Basciu, che dopo novecento anni ha riportato in Sardegna la fede ortodossa. Per importanza e stile rappresenta un unicum in Sardegna, la sua struttura infatti, fino al 2002, è stata sede del vescovo metropolita, ossia l’equivalente di una cattedrale, e la sua struttura ricalca quella di una tipica chiesa greca. La facciata presenta tre portali, quello a sinistra è il portale di ingresso principale sovrastato dalla rappresentazione di un cherubino con le ali rosse e con la scritta Madre di Dio del Perpetuo Soccorso; quello centrale sovrastato da un mosaico con la rappresentazione della Madonna e con la scritta Ave Maria, quello a destra sovrastato da un cherubino con le ali blu e con le scritte Patrircato di Mosca e chiesa Russa ortodossa. All’interno la chiesa presenta una sola navata nella quale, come in tutte le Chiese di rito orientale, in prossimità dell’altare si trova la parete chiamata iconostasi, la quale separa il luogo sacro, detto Santo dei Santi dove viene celebrata l’Eucaristia, dal resto della navata. La parete dell’iconostasi è composta da tre porte chiamate rispettivamente quella a sinistra Porta settentrionale, quella centrale Porta Speciosa o Porta reale, e quella a destra Porta meridionale. La chiesa all’interno è completamente dipinta, e tutti gli affreschi sono stati realizzati da una monaca ortodossa, suor Febronia. La Stazione ferroviaria di Marrubiu-Terralba-ArboreaPassata la chiesa ortodossa della Madre di Dio del Perpetuo Soccorso, proseguiamo verso nord est lungo la via Napoli e, dopo una sessantina di metri, vediamo alla sinistra aprirsi la piazza Italia dove, al civico numero 6, si affaccia la Stazione ferroviaria di Marrubiu-Terralba-Arborea. Si tratta di una stazione di categoria Silver posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda, dopo la stazione di Uras Mogoro, e prima di quella chiusa al traffico passeggeri di Sant’Anna di Marrubiu, ed alla successiva stazione di Oristano. La sua storia ha inizio nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quando la Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, incaricata di costruire e gestire le prime linee ferroviarie pubbliche della Sardegna, apre al traffico il tronco che collega San Gavino Monreale ad Oristano, della linea che da Cagliari sale verso nord. Originariamente la stazione è intestata al paese e chiamata quindi stazione di Marrubiu, in seguito nel 1928 Marrubiu diviene frazione Terralba ed il nome dello scalo muta in Terralba-Mussolinia, che era l’odierna Arborea. Nel dopoguerra Marrubiu riconquista l’autonomia amministrativa, e le Ferrovie dello Stato, subentrate alla Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1920, rinominano lo scalo in Terralba-Arborea, per poi arrivare nel 1949 alla denominazione attuale di Stazione ferroviaria di Marrubiu-Terralba-Arborea. Gli impianti sportivi delle Scuole MedieDalla piazza Italia parte a sinistra la via Oristano e, dopo che la abbiamo imboccata, percorsa appena una cinquantina di metri, prendiamo a destra la via Antonio Gramsci lungo la quale, subito al civico numero 3, si trova l’ingresso dell’edificio che ospita le Scuole Medie di Marrubiu. All’interno di questo complesso scolastico si trova la Palestra coperta delle Scuole Medie, con pavimentazione in materiali sintetici vari, che non è dotata di tribune per gli spettatatori, nella quale è possibile prativare come discipline la ginnastica e la pallacanestro. Visita dei dintorni di MarrubiuPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Marrubiu, sono stati, portati alla luce i resti del Protonuraghe Spignau, un Nuraghe a corridoio edificato a 79 metri di altezza in materiale indeterminato. Il sito archeologico più importante, che rappresenta un unicum in Sardegna, è il Praetorium di Muru Is Bangius. Si tratta di una struttura residenziale sorta in età imperiale, nel secondo secolo dopo Cristo, come luogo di sosta per il governatore della Provincia che necessitava di spostarsi dalla sua residenza ufficiale di Karalis verso le lontane colonie e municipia della Sardegna settentrionale. La struttura era dotata di un impianto termale fornito di bellissimi mosaici e rivestimenti marmorei, mentre la villa vera e propria era decorata con intonaci dipinti con motivi molto vari e colorati di grande suggestione. Nelle campagne intorno al paese si trovano i resti di alcuni insediamenti archeologici del periodo punico e romano, interpretabili come fattorie rurali. Del comune di Marrubiu fanno parte anche le frazioni di Centro Tre, Is Bangius, Sant’Anna. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Cimitero ComunaleDal Municipio di Marrubiu prendiamo verso sud la via Roma, dopo una trentina di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Trento che, in un’ottantina di metri, ci fa ritornare sulla via Napoli che si dirige verso nord. Percorsi circa duecentocinquanta metri, passato il ponte sul canale adduttore Tirso-Arborea, svoltiamo a sinistra nella via Tirso che costeggia il canale adduttore. Passati gli edifici che ospitano le Scuole Elementari, proseguiamo lungo la via Tirso e, a novecento metri da dove la avevamo imboccata, arriviamo a vedere alla destra della strada il muro di cinta del Cimitero Comunale di Murrubiu, con al centro il grande portale di ingresso. Gli impianti sportivi comunaliRiprendiamo la via Napoli dal ponte sul canale adduttoreTirso-Arborea, la seguiamo verso nord est per poco più di un chilometro finché la strada esce dall’abitato come SS126 Sud Occidentale Sarda e, arrivati al cartello segnaletico che indica il chilometro 117, vediamo alla destra della strada il muro di cinta del complesso degli impianti sportivi comunali, con il suo cancello di ingresso. All’interno di questo complesso sportivo si trova il Campo da Calcio con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare 460 spettatori; ed intorno al campo è presente una Pista di atletica, con fondo in materiali sintetici vari, sulla quale è possibile particare come discipline l’atletica leggera ed in particolare le corse su pista. alla sinistra del Campo da Calcio con fondo in erba naturale e con intorno la pista di atletica, è presente un altro Campo da Calcio con fondo in terra battuta, senza tribune per gli spettatori; sono presenti anche due Campi da Tennis, con fondo in materiali sintetici vari, dotato anch’esso di tribune per gli spettatori; ed è presente anche una Pista per mountain bike, con la pista in terra su un fondo in erba naturale, e senza tribune per gli spettatori. Vi è anche la Palestra Comunale coperta, con fondo in materiali sintetici vari, dotata di tribune in grado di ospitare 160 spettatori, nella quale è posibile praticare come discipline la pallacanestro, il mini basket, la pallavolo, l’atletica leggera, il calcio, ed il calcetto ossia calcio a cinque. La ex Cantina Sociale di MarrubiuPoco più avanti, all’altezza del chilometri 17.4, si vede la deviazione sulla destra che porta la cancello di ingresso di quella che era la Cantina Sociale di Marrubiu, chiamata anche Cantina Isola 4 Mori, la cui storia è stata molto tormentata. La Cantina è nata nel 1974, quando viticultori di Marrubiu, Uras, San Nicolò d’Arcidano e Terralba si sono uniti e ganno messo assieme esperienze diverse per uno scopo unitario, valorizzare le uve prodotte dalle loro vigne e dare così ai vini prodotti con esse una struttura produttiva e di commercializzazione al passo con i tempi. un’operazione che poteva dirsi riuscita, dato che la maggior parte dei vini prodotti sono vini che si fregiano della Denominazione d’Origine Controllata. Ma, dopo trentasette anni di attività, nel 2011 sono stati chiusi i cancelli. Da allora ad oggi, sono state innumerevoli i tentativi di vendita della proprietà. Le prime tre liquidazioni coatte amministrative, l’ultima nel 2016, sono sempre andate deserte, quantomeno per l’aggiudicazione delle mura. Qualche anno fa infatti sono stati assegnati i macchinari. Ad inizio 2018 è sembrato fosse arrivato un lieto fine anche per la Cantina di Marrubiu dato che un’azienda del nord Italia si è aggiudicata la struttura, un nuovo inizio che certamente avrebbe dovuto fare i conti con lo stato di abbandono della zona e la necessaria ristrutturazione, che però ad oggi ancora non è iniziata. La frazione agricola Terzo Centro SassuDal Municipio di Marrubiu prendiamo verso sud la via Roma, dopo una trentina di metri svoltiamo a sinistra nella via Trento che, in un’ottantina di metri, ci fa ritornare sulla via Napoli che si dirige verso nord. Percorsi circa cinquecento metri, prendiamo a sinistra la via Oristano che, in poco meno di duecento metri, arriva a un incrocio con a sinistra la via Piave ed a destra la via Antonio Gramsci. Svoltiamo a destra e prendiamo la via Antonio Gramsci che seguiamo per appena una trentina di metri, poi prendiamo a destra il viale Giacomo Matteotti che, dopo quattrocentocinquanta metri, va ad immettersi nella Strada di Bonifica, che passa sul retro del Cimitero Comunale. Percorsi seicentocinquanta metri, svoltiamo a destra nella strada che costeggia sulla sinistra il canale adduttore Tirso-Arborea, la seguiamo per un chilometro e settecento metri, poi prendiamo a sinistra la deviazione che, in circa cinquecento metri, ci porta all’interno della frazione Terzo Centro Sassu (altezza metri 4 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 2.83 chilometri, abitanti circa 27). Si tratta di una borgata agricola realizzata dalla Società Bonifiche Sarde i cui terreni aziendali, ad elevata vocazione agricola, ed in particolare zootecnica ed orticola, erano ubicati nell’alveo prosciugato e bonificato negli anni tra il 1930 ed il 1950 dello stagno di Sassu. Soprattutto l’allevamento delle vacche da latte che si svolge, oltre che nel centro aziendale denominato Terzo Centro Sassu, anche nel Secondo Centro Sassu in territorio di Arborea. Oggi nel Terzo Centro Sassu è in corso di realizzazione una stalla tra le più moderne d’Europa. Per la frazione Terzo Centro Sassu, nel 2022, è stato firmato il rogito che ha chiuso una vertenza stragiudiziale durata due anni, per la cessione delle case alle famiglie che hanno vissuto là per decenni senza alcuna certezza. La frazione Is Bangius con i resti del Praetorium romano e la chiesa campestre di Santa Maria di ZuradiliDal Municipio di Marrubiu prendiamo verso sud la via Roma, dopo una trentina di metri svoltiamo a sinistra nella via Trento che, in un’ottantina di metri, ci fa ritornare sulla via Napoli che si dirige verso nord. Percorsi circa un chilometro e quattrocento metri la strada esce dall’abitato come SS126 Sud Occidentale Sarda e, arrivati al cartello segnaletico che indica il chilometro 117, vediamo alla destra della strada il muro di cinta del complesso degli impianti sportivi comunali. Percorsi altri due chilometri, passato lo svincolo all’incricio con la SS131 di Carlo Felice, la SS126 Sud Occidentale Sarda, seguendo le indicazioni per la chiesa di Santa Maria Zuarbara, prosegue sulla SP68. Seguita per due chilometri e seicento metri, troviamo le indicazioni che fanno prendere a sinistra la deviazione che porta all’interno della frazione Is Bangius (altezza metri 58 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 5.70 chilometri, abitanti circa 4), costituita da abitazioni sorte intorno all’insediamento romano di Muru de Bangius, che si trova lungo questa deviazione a circa cinquecento metri dalla SP68. La Cantina Quartomoro di Sardegna con un vino inserito nella guida 5StarWines di VinitalyPresa la deviazione che porta all’interno della frazione Is Bangius, dopo appena novecento metri si vede, alla sinistra della strada, La Quartomoro di Sardegna, dell’enologo Piero Cella e sua moglie luciana, è una giovane azienda in evoluzione che vuole essere un intreccio di vite, di esperienze e di culture, così come il luogo in cui nasce, ossia Arborea. La filosofia è improntata sulla sperimentazione e riscoperta del ricco patrimonio enologico della Sardegna. Ogni vino è frutto di un’accurata selezione di uve e vitigni tradizionali sardi, come i noti Vermentino e Cannonau, e i meno noti Vernaccia, Bovale, Cagnulari, Nuragus, tutti di grande interesse e valore culturale. Tra le varie espressioni produttive si distingue il metodo classico da vitigno tradizionale, che l’azienda produce con orgoglio e conferme a livello nazionale e internazionale. La raccolta delle uve è manuale, con conferimento in cassette. Segue pigiatura e pressatura del mosto e, previa decantazione, fermentazione avviata con lieviti selezionati. Il vino Vino spumante di qualità Brut Metodo Classico Q è stato inserito nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Il Praetorium di Muru de BangiusNel territorio di Marrubiu, all’interno della frazione Is Bangius in prossimità di Monte Arci, è particolarmente interessante l’insediamento di Muru de Bangius, caratterizzato da un importante edificio termale forse situato nei pressi di un piccolo borgo rurale. Si tratta di una struttura residenziale sorta in età imperiale, nel secondo secolo dopo Cristo, come luogo di sosta nel quale il governatore della Provincia di Sardegna e Corsica aveva la sua residenza nel corso dei suoi spostamenti da Karales verso Forum Traiani e verso i centri dell’interno dell’isola, ed era dotato di un impianto termale fornito di bellissimi mosaici e rivestimenti marmorei, mentre la villa vera e propria era decorata con intonaci dipinti con motivi molto vari e colorati di grande suggestione. Il Praetorium di Muru de Bangius si compone di un edificio rettangolare concluso sul lato nord occidentale, opposto a quello d’ingresso, da un ambiente rettangolare accessibile mediante gradini. Sul lato sud occidentale un corridoio unisce il praetorium vero e proprio agli ambienti di servizio e ad un piccolo stabilimento termale a riscaldamento artificiale. Nel corso della campagna di scavi archeologici, nel 1990 è stata rinvenuta l’iscrizione monumentale assai frammentaria alla quale fa riferimento il documento allegato. Lo stabilimento termale segue lo schema pompeiano, con i vani disposti tutti lungo lo stesso asse, ossia l’utente delle terme percorreva i vari ambienti per poi tornare indietro ripercorrendo in ordine inverso i medesimi vani. Il percorso iniziava nell’apodyterium che è lo spogliatoio, dal quale si passava al frigidarium con due vasche di acqua fresca, da questo si transitava al tepidarium, al destricarium ossia all’ambiente per le unzioni d’olio, al calidarium ossia vasche di acqua calda, ed al piccolo laconicum che era un bagno turco. Erano presenti anche le praefurnia ossia le stanze riscaldate. Gli ambienti principali. I tre ambienti caldi sono absidati ed è presente anche un vano rettangolare, probabilmente adibito a latrina. Straordinari sono i mosaici al pavimento, del secondo e del terzo secolo dopo Cristo. Lo scavo del sito ha consentito di stabilire che la struttura è stata abbandonata nel sesto secolo dopo Cristo. La chiesa campestre di Santa Maria di ZuradiliAd est della frazione Is Bangius si trova il parco Comunale di Zuradili, per raggiungere il quale presa la SP68, dopo appena un chilometro e novecento metri, ossia settecento metri prima della deviazione che porta alla frazione, troviamo le indicazioni che fanno prendere a destra la deviazione che porta alla località Zuradili dove si trova il suo parco. Presa la deviazione che porta al parco, dopo ottocentocinquanta metri si vede, alla sinistra della strada, la chiesa campestre di Santa Maria di Zuradili o di Nostra Signora di Zuradili, che ha origini remote dato che si presume sia stata edificata nell’undicesimo o nel dodicesimo secolo. La chiesa, che sorge alle pendici del Monte Arci, è l’unico monumento rimasto di un piccolo centro noto come Surraduli o Zuradili, abbandonato nel 1659 a seguito di pestilenze e invasioni barbariche. La piccola chiesa ha la facciata a capanna, in pietra lasciata a vista e caratterizzata dalle sedi, ormai vuote, dei bacini ceramici tipici delle facciate delle Chiese di quest'epoca. Un campaniletto a vela è posto sull’asse centrale ed è sormontato da una croce metallica. L’interno è ad aula unica con copertura lignea. Il presbiterio, sollevato di un gradino rispetto al pavimento circostante, è introdotto da un arco a tutto sesto, e nell’insieme l’unica cosa in rilievo è il capitello lapideo del pilastro che lo sorregge. Le pareti sono intonacate e dipinte di bianco senza alcun elemento decorativo. Presso questa chiesa campestre ogni anno, la prima domenica di maggio, si svolge la Festa della Madonna di Zuradili con la Sagra campestre che dura dal sabato precedente al lunedì successivo. La tradizione prevede che il sabato precedente la prima domenica di maggio i fedeli si rechino in pellegrinaggio, a piedi, nella località campestre Zuradili, ai piedi del Monte Arci, dove anticamente risiedeva l’insediamento che ha dato origine all’abitato di Marrubiu. La processione, preceduta da trattori addobbati a festa, da cavalli bardati, accompagnata dal gruppo folk, dalla banda musicale, dai fedeli, dalla confraternita, parte dalla chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Monserratocon due simulacri, quello della Madonna, una statua in legno policroma, rivestita con cura di abiti preziosi e arricchita di corone d’oro e tantissimi ex-Voto, e quello di San Demetrio Vescovo. La processione prevede la sosta in località Pranu Cerbus, dopo circa un chilometro lungo la via Napoli, dove San Demetrio lascia il corteo e torna indietro, mentre la Madonna, sistemata in una artistica portantina portata a spalle inizialmente dai Confratelli del Santissimo Rosario e poi dai fedeli, prosegue fino a Zuradili dove, nel piazzale antistante la chiesa campestre, viene celebrata la Santa Messa. La domenica è dedicata tutta alla festa, ove vengono celebrati i riti religiosi. Il lunedì si ripete, all’inverso, il percorso del sabato. Il simulacro di San Demetrio attende a Pranu Cerbus la processione proveniente dalla chiesa campestre e, insieme, rientrano nella chiesa parrocchiale, e qui sul sagrato si celebra la Santa Messa. Nei tre giorni vengono organizzati anche festeggiamenti civili, fiere e mostre di prodotti locali. Si assiste, inoltre, a balli in piazza, fuochi d’artificio, intrattenimenti vari che durano fino a notte inoltrata. Il Campo di Tiro a voloLa strada che dirigendosi verso est ci ha portati a vedere la chiesa campestre di Santa Maria di Zuradili, poi curva verso sinistra e prosegua passando intorno alla chiesa, per poi dirigersi verso ovest. Percorsi quasi cinquecento metri, passato alla sinistra il vialetto che porta alla Trattoria e Pizzeria al Parco di Zuradili, chiamata anche La Bottega degli Artisti, ci porta a vedere a destra della strada l’accesso al Campo di Tiro a volo di Marrubiu, senza tribune per gli spettatori, e con la pista di tiro a volo in materiali cementizi o asfaltoidi. La frazione agricola Sant’Anna con la sua ex Stazione ferroviariaDal Municipio di Marrubiu prendiamo verso sud la via Roma, dopo una trentina di metri svoltiamo a sinistra nella via Trento che, in un’ottantina di metri, ci fa ritornare sulla via Napoli che si dirige verso nord. Percorsi tre chilometri e trecento metri, arriviamo allo svincolo e prendiamo a sinistra la SS131 di Carlo Felice che si dirige verso Oristano, la seguiamo per quasi cinque chilometri e mezzo e prendiamo l’uscita che ci porta alla frazione Sant’Anna (altezza metri 20, distanza in linea d’aria circa 10 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 240). Si tratta di un insediamento agricolo sorto tra gli anni cinquanta e sessanta del novecento, su iniziativa dell’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in Sardegna, costituito nel 1946 col secondo governo De Gasperi, mentre Antonio Segni era Ministro dell’Agricoltura. La frazione sorge a nord di Marrubiu, a ridosso delle due maggiori infrastrutture di trasporto stradale e ferroviario della Sardegna, rispettivamente la SS131 di Carlo Felice e la linea ferrovia Dorsale Sarda, che da Cagliari si dirige a nord, fatto che ha portato alla decisione di dotare l’abitato in via di costruzione di una Stazione ferroviaria. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Sant’AnnaUscendo dalla SS131 di Carlo Felice in direzione di Sant’Anna, dopo duecentocinquanta metri svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per Primo Centro Sassu, Secondo Centro Sassu, Arborea, Cagliari e Sant’Anna, dopo appena centocinquanta metri svoltiamo a destra verso sud nella Complanare Est, che è la strada che porta verso l’abitato di Sant’Anna. Percorsi quattrocento metri, vediamo a destra la deviazione che porta ai resti della Stazione ferroviaria dismessa di Sant’Anna una stazione posta sulla Dorsale Sarda, dopo la stazione di Marrubiu-Terralba-Arborea e prima di quella di Oristano, al servizio della borgata di Sant’Anna. Le origini dello scalo si ricollegano a quelle della borgata di Sant’Anna, costruita a ridosso della linea ferroviaria che collegava Cagliari con Golfo Aranci, fatto che ha portato alla decisione di dotare l’abitato in via di costruzione di una Stazione ferroviaria. realizzata dalle Ferrovie dello Stato, gestore sino al 2001 dello scalo, poi passato alla controllata RFI, la stazione è stata inaugurata nel 1958. L’impianto, dotato di uno scalo merci, ha servito la frazione per decenni, sia per il traffico passeggeri che per l’inoltro dei prodotti agricoli coltivati localmente. Nel corso degli anni, però, l’impiego della ferrovia per il servizio merci è andato calando nella stazione, ed anche il traffico passeggeri si è attestato su quote non rilevanti, fatto che ha portato alla cessazione di tale servizio da parte di Trenitalia a partire dal 2008. Nel 2015 è stato, inoltre, isolato dalla rete il fascio merci dell’impianto. Le ex Officine dell’ETFASPassata la deviazione che ci ha portati ai resti della Stazione ferroviaria dismessa di Sant’Anna, procediamo in direzione sud su Complanare Est, dopo un’ottantina di metri svoltiamo a sinistra alla prima traversa che seguiamo per quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Milano. alla destra della via Milano si vede il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno della frazione, mentre un poco più avanti lungo la via Milano, alla sinistra si vedono gli edifici delle ex Officine dell’ETFAS, ossia dell’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna. Queste Officine sono nate negli anni cinquanta dl secolo scorso, quando nell’ambito della riforma agraria nazionale era sorta nelle campagne di Marrubiu la borgata di Sant’Anna, fino da subito vocata all’agricoltura di tipo intensivo. La borgata era stata dotata di un impianto industriale all’avanguardia per gli standard dell’epoca. In quest’ambito è da collocare il centro costituito da un silos granario da 20mila quintali, e le officine meccaniche con annesso parco macchine utilizzato per le opere di bonifica e riordino del Campo di Sant’Anna. La chiesa parrocchiale di Sant’AnnaPercorsi centottanta metri lungo la via Milano, svoltiamo a destra e prendiamo la via Alghero, dopo duecentosettanta metri svoltiamo a sinistra, e dopo altri centottanta metri alla prima traversa a destra nella via Rinascita. Lungo la via Rinascita, dopo poche decine di metri, si sviluppa a sinistra la piazza Verova, nella quale alla sinistra si affaccia la chiesa di Sant’Anna, che è la parrocchiale della frazione. La chiesa è stata costruita nel 1961 dall’ETFAS, ossia dell’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, che aveva dato impulso alla costruzione della borgata agricola di Sant’Anna, costruendo le case e le infrastrutture per i coloni che vi si sarebbero insediati. La facciata della chiesa è intonacata, leggermente rastremata e presenta una pensilina cementizia sopra il portone ligneo. Una finestratura dalla geometria irregolare campeggia nella parte superiore. Un campanile si erge sul lato sinistro nella parte posteriore del corpo di fabbrica. All’interno è ad aula unica di ragguardevole altezza, con copertura cementizia curva e catene metalliche. Il presbiterio è sollevato di tre gradini rispetto al piano di calpestio e occupa il fondo del fabbricato. Un ballatoio corre lungo la stessa parete di fondo e prosegue per un tratto sui muri laterali. I muri interni sono intonacati e colorati di giallo, mentre le nicchie laterali, contenenti piccoli altari, sono celesti. Sono presenti ampie vetrate posizionate sul lato meridionale del fabbricato. Presso questa chiesa parrocchiale ogni anno, il 26 luglio, si svolge la Festa di Sant’Anna, patrona della comunità parrocchiale e madre della Vergine Maria. A dire il vero, la liturgia associa in un’unica Festa anche la figura di Gioacchino, padre della Vergine Maria, che sono stati la prima scuola di vita e di fede di Maria, destinata a ricoprire nella storia della salvezza un ruolo fondamentale, come madre del Salvatore. Si tratta di una manifestazione improntata soprattutto sulla tradizione, che prevede lo svolgimento dei riti religiosi e di festeggiamenti civili, come balli, canti tradizionali e spettacoli pirotecnici. Il Campo Sportivo di piazza VeronaNella piazza Verona, alla destra guardando la facciata della chiesa parrocchiale di Sant’Anna, a un’ottantina di metri di distanza, si trova il Campo Sportivo di piazza Verona, che comprende un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori. Il Campo Sportivo Sant’AnnaOltre al Campo Sportivo di piazza Verona, a Sant’Anna è presente anche il Campo Sportivo Sant’Anna. Per raggiungerlo, torniamo a dove, passata la deviazione che ci aveva portati ai resti della Stazione ferroviaria dismessa di Sant’Anna, ed avevamo proceduto in direzione sud su Complanare Est, dopo un’ottantina di metri avevamo svoltato a sinistra alla prima traversa. Seguita questa traversa, dopo quattrocento metri avevamo vista partire a sinistra la via Milano, la superiamo e proseguiamo, dopo circa trecento metri parte a sinistra la via Livorno, dopo un altro centinaio di metri la via Guglielmo Marconi, e dopo altri duecento metri prendiamo l’ultima traversa a sinistra prima del cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato. Seguita questa traversa, in circa un centinaio di metri vediamo sulla destra l’ingresso del Campo Sportivo Sant’Anna, che comprende un Campo da Calcio, con fondo in erba naturale, che è dotato di tribune in grado di ospitare un certo numero di spettatori. I resti del Cimitero abbandonato di Sant’AnnaDove, passata la deviazione che ci aveva portati ai resti della Stazione ferroviaria dismessa di Sant’Anna, avevamo proceduto in direzione sud su Complanare Est, dopo un’ottantina di metri avevamo visto a sinistra la prima traversa che porta all’interno dell’abitato, evitiamo questa traversa e proseguiamo dritti per circa duecentoquaranta metri, poi vediamo sulla sinistra un sentiero in terra battuta che, in circa duecento metri, ci fa vedere alla sinistra i resti del Cimitero abbandonato di Sant’Anna. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Marrubiu ci recheremo ad Arborea edificata nel 1928 con il nome di Mussolinia di Sardegna al centro della bonifica della piana di Terralba, che visiteremo con nel suo centro e nei suoi dintorni tutto quanto resta della lunga storia della sua costruzione. |