Mogoro con il Nuraghe complesso Cuccurada e gli altri Nuraghi che riprodurrebbero la costellazione dell’Orsa MaggioreIn questa tappa del nostro viaggio, da Gonnostramatza ci recheremo a Mogoro che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano i numerosi Nuraghi tra i quali il Nuraghe complesso di tipo misto Cucccurada e gli altri Nuraghi che riprodurrebbero la costellazione dell’Orsa Maggiore. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso MogoroDal centro di Gonnostramatza, seguiamo verso sud il corso Europa fino a dove dal corso parte a sinistra la via Armando Diaz che porta al ponte sul rio Mannu. Qui prendiamo, invece, a destra la via Mogoro, che uscirà dall’abitato verso ovest con il nome di SP73, ed in circa cinque chilometri ci porta all’interno dell’abitato di Mogoro. Dal Municipio di Gonnostramatza a quello di Mogoro si percorrono 5.4 chilometri. A Mogoro si può arrivare più comodamente con la SS131 di Carlo Felice, che scende verso sud da Oristano e, dopo aver incontato Uras, procede ancora verso sud fino ad arrivare alla uscita di Mogoro, dalla quale seguendo le indicazioni prendiamo la SP44 verso est che ci porta nell’abitato in circa tre chilometri e mezzo. Nella descrizione del comune di Mogoro, per meglio descrivere il suo centro, consideriamo di arrivarci seguendo questa strada. Il comune chiamato MogoroIl comune di Mogoro (nome in lingua sarda Mòguru, altezza metri 132 sul livello del mare, abitanti 3.941 al 31 dicembre 2021) è un grosso centro agricolo che sorge sull’altopiano basaltico della Marmilla, sul versante meridionale del Monte Arci, di origine vulcanica, e per questo in epoca prenuragica è stato un importante centro di lavorazione dell’ossidiana che veniva trasportata nel villaggio di Puisteris, nei pressi del bivio sulla SS131 di Carlo Felice. È il nono centro della Provincia di Oristano per numero di abitanti dopo Bosa, Cuglieri, Oristano, Terralba, Cabras, Marrubiu, Santa Giusta e Ghilarza e il più grande della Marmilla, sebbene molti servizi abbiano sede nel comune di Ales. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 21 a un massimo di 230 metri sul livello del mare. Il punto più alto del territorio Comunale è la collina di Cruccu, appunto di circa 230 metri, situato a meta strada tra Mogoro e Gonnostramatza. Il paese si trova su un altopiano chiamato Sa Struvina, delimitato a nord dal Monte Arci e a sud dalla valle del rio Mogoro, il cui corso è sbarrato da una diga costruita negli anni tra il 1932 ed il 1934, che però non da luogo a nessun lago, ma ha lo scopo di prevenire le inondazioni nella pianura sottostante, dove sono situati i paesi di Uras e Pabillonis. Origine del nomeIl nome corrisponde all’appellativo sardiano o protosardo, presente nel campidanese settentrionale, Mògoro, móguru, mògora, mògola, mógula, che indica una collina bassa, un monticello, o una collina con sella. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle della vite, del frumento e della barbabietola da zucchero, nella zona pianeggiante a ovest della SS 131 di Carlo Felice, ed anche di cereali, ortaggi, foraggi, olivo, frutteti e agrumi. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione, della produzione alimentare, della lavorazione del legno, del tessile, dell’abbigliamento, dell’editoria, dei mobili sia nello stile tradizionale sardo sia in stile moderno, dell’oreficeria, dell’elettricita, della raccolta e depurazione e distribuzione dell’acqua, dell’edilizia con numerose piccole imprese che negli anni settanta del novecento si erano associate nell’esperienza della Cooperativa edile. Il terziario si compone di una discreta rete commerciale sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Dalla fine degli anni ottanta è stata costruita all’ingresso del paese una zona artigianale, sede delle botteghe prima situate nel centro abitato. Il comune di Mogoro fa parte del Consorzio turistico Sa Corona Arrubia, ed il paese, pur non rappresentando una meta turistica particolarmente ricercata, attrae un discreto numero di visitatori grazie all’arte della tessitura. L’apparato ricettivo offre possibilita di ristorazione ma non di soggiorno. La tessitura di MogoroÈ sicuramente Mogoro, il paese in Provincia di Oristano, a detenere la maggiore tradizione tessile, ed in particolare Mogoro si distingue per la produzione di tappeti e arazzi. I tappeti sono generalmente lavorati A pibiones e presentano motivi zoomorfi o vegetali, nel rispetto dei tipici motivi dell’artigianato sardo. Si tratta di una lavorazione del tessuto, generalmente lana bianca o ecrù, che prevede la sovrapposizione di un filo più spesso detto il tramone,su una trama di fondo. Il tramone viene fatto entrare nel passo, sollevato con le dita e disposto in modo da formare anelli in rilievo detti Pibiones, i quali, disposti secondo uno schema, vanno a formare il disegno nel tessuto. La parola Pibione in sardo significa acino d’uva ed è stata associata agli anellini di filato che costituiscono i grani in questa particolare tecnica di tessitura tradizionale. I Pibiones sporgono dal tessuto creando un’alternanza tra tessuto in rilievo e tessuto in basso rilievo. Un tempo i tappeti a pibiones erano monocromatici, ma oggi moltissimi artigiani, soprattutto a Mogoro, si stanno cimentando nella manifattura di tappeti a grani moderni, sfruttando le opportunita offerte dagli effetti cromatici messi ancor più in evidenza dal disegno in rilievo. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge l’abitato viene abitata già in epoca nuragica, ed in seguito in quella romana, come attestato dalla presenza nel territorio di numerose testimonianze archeologiche. Durante il medioevo appartiene al Giudicato di Arborea facendo parte della curatoria Montargia, detta anche di Parte Montis, della quale diviene anche capoluogo dopo Gonnostramatza. Nel territorio sorgeva in periodo medioevale il paese di Bonorcili, che per la sua vicinanza al mare viene distrutto dai barbareschi prima del quattordicesimo secolo, e del quale restano alcune rovine. Il villaggio è citato nel Condaghe di Bonarcado e compare fra le parrocchie della diocesi di Terralba che nella metà del quattordicesimo secolo versavano le decime alla curia romana. Viene poi citato tra i villaggi che hanno sottoscritto nel 1388 la pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona. Per la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, e la gran parte del territorio della Marmilla entra a far parte del grande feudo di Quirra. Violante II, nel frattempo rimasta vedova, raggiunge la maggiore età ed avanza le sue pretese per tornare in possesso dei suoi feudi. Nel 1504, con successiva conferma nel 1506, la conte di Quirra viene elevata al rango di stato, con la concessione dell’Allòdio, che permette il trasferimento dei diritti sui feudi ai discendenti, anche per via femminile, senza la preventiva autorizzazione regia. Nel 1604 i feudi di Quirra sono elevati da contea a Marchesato, che sarà successivamente aggregato al Nules, un piccolo Marchesato nel regno di Valenza. Nel 1511, alla morte di Violante II, il feudo passa a suo nipote Guglielmo Raimondo Centelles. Nel lungo periodo in cui il paese viene amministrato dai Centelles le condizioni di vita non sono delle migliori. I nuovi feudatari fanno amministrare la Marmilla da un regidor e, pur non esasperando il carico fiscale, limitano notevolmente l’autonomia della comunità, modificando il sistema di individuazione del Majore che cessa di essere elettivo. L’ultimo dei Centelles muore nel 1676, quando il Marchesato viene concesso a Francesco Pasquale Borgia, ed i Borgia lo conservano per circa cinquant’anni, poi perdono il controllo del feudo in seguito ad a lunga lite con i Català, i quali, dopo numerose vicissitudini, entrano in possesso del feudo nel 1726, quando ormai il Regno di Sardegna è sotto la dinastia sabauda. Subito dopo i Català nel 1798 il territorio passa agli Osorio de la Cueva, famiglia di origine castigliana, ai quali il Marchesato viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Mogoro nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Il miracolo eucaristico di MogoroNella chiesa parrocchiale di San Bernardino, nell’aprile del 1604, si verificò un miracolo che è stato poi descritto dallo storico Pietro Maria Cossu. Durante la messa, due uomini in peccato mortale, che avevano Chiesto la comunione senza essersi prima confessati, fanno cadere sulla pietra della balaustra le due ostie, che vi lasciano impresse le loro impronte. I due uomini, si giustificano dell’accaduto dicendo che le ostie erano divenute bollenti come dei carboni ardenti ed avevano bruciato loro la lingua. Prova del miracolo eucaristico è la pietra stessa, che ancora oggi presenta ben chiari due cerchietti, impronte delle due particole. Significativa è la venerazione in cui questa pietra è stata tenuta nei secoli, e ne fa fede anche un dipinto conservato nella pinacoteca di Cagliari raffigurante appunto il miracolo eucaristico di Mogoro. In ricordo di quel prodigioso avvenimento, nel giorno di Pasqua di ogni anno si svolge a Mogoro una solenne processione eucaristica. Le principali feste e sagre che si svolgono a MogoroA Mogoro è possibile assistere alle sfilate delle traccas, i carri a buoi decorati e addobbati a festa. È inoltre attiva l’Associazione su Sticcau di Mogoro, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono sia nel comune che anche in altre località dell’Isola. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Mogoro vanno citate a febbraio, il Carnevale di Mogoro per il quale la domenica della pentolaccia abili cavalieri si sfidano in una spericolata corsa a cavallo chiamata Su Sattigliu Mogoresu per colpire una gallina e pentole di coccio piene di sabbia; per Pasqua, i suggestivi riti della Settimana Santa con il sentito rito de S’Incontru; la seconda domenica dopo Pasqua, la Festa di Sant’Antioco Martire; il 28 aprile la manifestazione Saboris Antigus che fa partire per un viaggio fuori dal tempo alla scoperta dei saperi e dei sapori più veri, con un itinerario gastronomico che si snoda lungo le vie del centro storico dove è possibile riassaporare sapori e profumi del passato. Inoltre il 20 maggio, si svolge la Festa patronale in onore di San Bernardino; in un fine settimana di metà luglio, la Festa della Madonna del Carmine; da fine luglio a inizio settembre, la Fiera dell’Artigianato artistico della Sardegna, un grande evento durante il quale moltissimi artisti del tappeto e non solo espongono i loro lavori; l’ultimo fine settimana di agosto, la Festa di Santa Maria Cracaxia durante la quale la sera della domenica la Sagra del maiale in taccula attrae i buongustai. La Fiera dell’Artigianato artistico della SardegnaEra il 1961 quando alcune donne del paese e una manciata di artigiani del legno, guidati dal sindaco, hanno dato vita all’ormai prestigiosa Fiera dell’Artigianato artistico della Sardegna di Mogoro. Scopo della mostra mercato è insegnare l’arte del tessere tradizionale e soprattutto educare il pubblico al gusto della pura tradizione sarda senza sofisticazioni. Per tre anni la fiera è durata solo dal 19 al 21 maggio, i tre giorni dedicati ai festeggiamenti in occasione del patrono San Bernardino, per diventare poi di quindici giorni e addirittura arrivare a toccare le tre settimane. Anche il momento della manifestazione è cambiato passando da maggio ad agosto, per poi attestarsi nel periodo tra fine luglio e prima settimana di agosto, ed infine sfiorando anche il ferragosto. E proprio, grazie a questa importante vetrina, Mogoro si è trasformato in un polo d’attrazione dell’artigianato facendosi conoscere nella penisola, ma anche in Europa e nel mondo. Oltre ad espositori mogoresi, la fiera si apre alle manifatture tipiche provenienti da ogni angolo della Sardegna, ed amplia gli spazi espositivi. La fiera approda dal 1999 nel centro polifunzionale di piazza Martiri della liberta, nato appositamente per ospitare la vetrina dell’artigianato in spazi attrezzati e suggestivi. Ma fiera è anche evento tra intrattenimento e commercializzazione. Ad essa è infatti abbinato il ricco calendario di appuntamenti culturali, eventi artistici, balli, musica e spettacoli. Visita del centro di MogoroL’abitato risulta seguire i canoni classici di impianto rurale pur mostrando segni di espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di pianura. Il centro abitato di Mogoro conserva le antiche case costruite con il basalto nero, ricavato dalle cave presenti nell’altopiano. Arriviamo nell’abitato di MogoroNella descrizione del centro di Mogoro, se ci arriviamo da Gonnostramatza con la SP73, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, la strada provinciale assume il nome di via Eleonora d’Arborea che si dirige verso nord ovest e, in circa cinquecento metri, ci fa raggiungere la chiesa parrocchiale di San Bernardino da Siena. Ma per meglio descrivere il centro di Mogoro, però, vediamo come ci si arriva dalla SS131 di Carlo Felice, dalla quale imbocchiamo l’uscita per Mogoro e proseguiamo sulla rampa di uscita per trecentocinquanta metri, poi prendiamo la destra al bivio seguendo le indicazioni per Mogoro e ci immettiamo sulla SP44 che si dirige verso est che, arrivati al cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, assume il nome di via Antonio Gramsci e si dirige verso nord est percorrendo tutto il centro del paese. Gli impianti sportivi Santu Mialli ex ConiArriviamo con la SP44 ed entriamo nell’abitato con la via Antonio Gramsci che lascia sulla sinistra l’ampia area industriale ed artigianale di Mogoro. Passata quest'area, a un chilometro e duecento metri dal cartello segnaletico, svoltiamo a sinistra nella via Velio Spano e, in duecentocinquanta metri, arriviamo a vedere alla sinistra della strada, al civico numero 39, l’ingresso degli impianti sportivi Santu Mialli ex Coni. In questo complesso sportivo si trova un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintatica, che non è dotato di tribune per gli spetttori, nel quale praticare come disciplina il calcio a cinque; ed è, inoltre, presente un Campo da Tennis, anch’esso senza tribune. Il complesso sportivo dell’Istituto tecnico commercialeEvitando la deviazione nella via Velio Spano, proseguiamo lungo la via Antonio Gramsci per altri circa centocinquanta metri, e svoltiamo a sinistra nella via Cocco Ortu, la seguiamo per quasi centocinquanta metri, poi svoltiamo a destra nella via Antonio Maxia e, dopo una cinquantina di metri, a sinistra per proseguire sulla via Antonio Maxia, la quale, dopo un’altra cinqiantina di metri, continua sulla via Melchiorre Murenu. All’inizio di questa strada, alla sinistra, si trova l’ingresso dell’Istituto tecnico commeciale di Mogoro. All’interno di questo Istituto scolastico, è presente un complesso sportivo nel quale si trova un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintetica, che non è dotato di tribune per gli spetttori, nel quale praticare come disciplina il calcio a cinque. Sono inoltre presenti due palestre, la più grande Palestra numero 1, dotata di tribune in grado di ospitare 120 spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro, la pallavolo, il calcetto ossia il calcio a cinque, ed anche la ginnastica; e la più piccola Palestra numero 2, senza tribune, nella quale è possibile praticare come disciplina la ginnastica. Il Municipio di MogoroEvitando la deviazione nella via Cocco Ortu, proseguiamo lungo la via Antonio Gramsci per altri circa duecento metri ed arriviamo a un incrocio, dove a destra arriva la via Emilio Lussu ed a sinistra parte la via Nuova. Svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Nuova, dopo circa centotrenta metri svoltiamo di nuovo a sinistra nella via Ugo Foscolo, la seguiamo per una cinquantina di metri e poi svoltiamo a destra nella via Giacomo Leopardi lungo la quale, dopo un’altra cinquantina di metri, si vede alla sinistra l’edificio che ospita il Municipio di Mogoro, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, ossia l’ufficio del Segretario Comunale, quelli del Servizio Amministrativo Finanziario, del Servizio Sociale e Culturale, del Servizio di Vigilanza, e del Servizio Tecnico. La chiesa parrocchiale di San Bernardino da SienaSuperando l’incrocio ed evitando la deviazione nella via Nuova, proseguiamo lungo la via Antonio Gransci e, dopo trecentocinquanta metri, vediamo alla destra la grande piazza Giovanni XXIII, mella quale sulla destra si affaccia la chiesa di San Bernardino da Siena, che è la chiesa parrocchiale ed è stata recentemente restaurata. San Bernardino da Siene viene dichiarato patrono del paese presumibilmente nel 1582, dal monsignot Lorenzo Villa Vincenzio, mentre prima di allora il patrono di Mogoro era Sant’Antioco, la cui chiesa sorge nel paese a qualche centinaio di metri da quella del Santo senese. Nei documenti successivi all’intitolazione della chiesa a San Bernardino, Sant’Antioco viene chiamato Patron menor, probabile conferma del fatto che fosse l’antico patrono. Lo stile della chiesa è tardoromanico barocco, e la struttura ha una lunghezza di oltre venticinque metri ed una larghezza di quindici. La facciata, scandita da paraste scanalate, ospita il portone d’ingresso sormontato da una lunetta dentellata dov’è collocata una pietra con l’incisione che ci indica il 1719 come anno di costruzione. All’interno possiede un’unica grande navata centrale, con otto cappelle laterali fra le quali spicca, sulla sinistra rispetto all’ingresso, la seicentesca statua della Madonna del Rosario, poggiata su un cinquecento altare in legno dorato con colonnine tortili. Nella chiesa non ci sono opere d’arte di valore se non una croce processionale, chiamata Sa Cruxi de Prata, che la tradizione popolare ritiene provenisse dal vicino borgo medioevale di Bonorcili, salvata e portata dalla devota zia Giuanna Zonca dopo le incursioni dei Saraceni che nel 1577 avevano distrutto il villaggio, mentre in effetti la croce è stata fatta fabbricare nel 1603 dal rettore Spiga. La navata è stata affrescata nel 1933 dal pittore cagliaritano Bacciccia Scano con scene che raccontano la vita di San Bernardino. Dietro l’altare maggiore, in una nicchia, è sistemata una statua lignea del Santo patrono di Mogoro, oggi completamente restaurata e riportata all’antico splendore della veste damascata, la quale viene tenuta per sei mesi all’interno della nicchia, ma viene collocata al centro della chiesa in occasione della Festa di Ognissanti, dove per altri sei mesi viene esposta alla devozione dei fedeli. Non si conosce, comunque, l’origine di questa consuetudine. Oggi, a seguito dell’ultimo restauro, la parrocchia appare sfavillante e luminosa, oltre che per gli affreschi riportati ai colori originali, anche per le pareti liberate da appesantimenti e interventi realizzati nei decenni scorsi. Un tempo a sinistra dell’altare maggiore, in marmo bianco, nero e giallo, vi era la reliquia del miracolo eucaristico, avvenuto a Mogoro nell’aprile 1604 conservata in una piccola teca in metallo dorato. In seguito, dopo il recente restauro di pavimenti e pitture conclusosi alla fine del 2005, la pietra del miracolo è stata sistemata nel nuovo altare ed è dunque ancora possibile ai fedeli vederla e tributarle tutti gli onori. In ricordo del presunto evento ogni anno, nel giorno di Pasqua, si svolge una Solenne processione eucaristica. Ogni anno a Mogoro, preceduta da una novena, presso questa chiesa il 20 maggio, giorno della sua morte, si svolge la Festa patronale in onore di San Bernardino, che richiama una gran folla di persone non solo di Mogoro, ma dell’intera Sardegna. Il simulacro del Santo, di legno dipinto d’oro, viene adornato con centinaia di gigli bianchi, offerti come ex voto. La sera del giorno 19, ultimo giorno della novena, segue la processione che porta il Santo alla chiesa di Sant’Antioco. Il giorno della festa, il 20 maggio, dopo le messe, si tiene l’imponente processione religiosa che attraversa vecchi e nuovi quartieri del paese accompagnata dai cavalieri, traccas ossia gioghi di buoi bardati a festa, gruppi folk e banda musicale, seguita dalla messa solenne, e dalla premiazione delle migliori traccas che hanno partecipato alla sfilata. Ed il giorno successivo, il giorno 21, dopo una messa nella chiesa di Sant’Antioco, si tiene un’altra processione per le vie del paese, ed a fine mattina si tiene la messa solenne con panegirico. Nei giorni dei festeggiamenti, in piazza Sant’Antioco si eseguono balli in piazza, seguiti da eventi civili con fuochi artificiali, manifestazioni sportive, commedie dialettali, gare poetiche, serate con balli folk e concerti musicali. Tutti i festeggiamenti in onore di San Bernardino si svolgono nel nuovo spazio situato sotto il colle di Sant’Antioco, nel quale viene anche allestito uno stand di ristoro dove è possibile degustare pesci, maialetto arrosto, pizze, panini e bevande. La chiesa di Nostra Signora del Carmine ed il convento dei CarmelitaniEravamo arrivati in piazza Giovanni XXIII dalla via Antonio Gramsci, e alla piazza prendiamo a destra la via del Carmine, che si dirige verso sud, la quale dopo circa duecentometri sbocca sulla via Emilio Lussu. Dalla via del Carmine prendiamo la via Emilio Lussu verso destra, e poi dopo appena una diecina di metri svoltiamo a sinistra, nella via Dante Alighieri che, in una cinquantina di metri, ci porta di fronte alla chiesa di Nostra Signora del Carmine. Chiamata precedentemente chiesa di Santa Maria di Mogoro, viene costruita in stile tardo romanico con influenze gotiche nel primo quarto del quattordicesimo secolo, durante il regno del Giudicato di Arborea nella curatorìa di Montis, sopra un’area che presenta tracce di precedenti insediamenti di epoca nuragica. La chiesa di Nostra Signora del Carmine trova diretti confronti nel panorama architettonico sardo del trecento, diventandone perfino uno dei modelli primitivi di riferimento. È realizzata in blocchi di arenaria chiara, la facciata ha un portale romanico architravato, sormontato da un arco di scarico a tutto sesto. Ai lati della porta due pilastrini decorati che terminano con capitelli gotici, dai quali si dipartono archetti gotici trilobati che limitano la fascia inferiore della facciata. Gli stessi archetti trilobati ornano anche la parte triangolare superiore. I muri esterni laterali sono ornati da finte colonne e archetti gotici. Sul muro alla destra della facciata si trova il campanile a vela. L’edificio, che conta un’unica navata rettangolare con abside quadrata all’esterno e a semicatino all’interno, ha il tetto a due falde con una copertura in tegole su orditura a capriate in legno, che poggiano su mensole intagliate. Sono particolarmente interessanti quella del toro e della scimmiotta, ambedue in posa schiacciata; probabilmente esse sono le più antiche e potrebbero ricondurre ad una copertura lignea più ricca ed elaborata. La luce si irradia all’interno attraverso cinque finestre monofore, nonchché dalla grande finestra bifora con rosone quadriforo e da un rosone semplice al vertice dell’abside, creando giochi cromatici soffusi. Sul lato destro dell’ingresso è raffigurato, in rilievo, l’emblema dell’Ordine Carmelitano, dato che questa chiesa ha fatto parte in seguito di un convento dei Carmelitani. Si trattava di un convento secentesco i cui resti si trovano alla destra della facciata della chiesa, e che si impone, con la sua mole, all’attenzione dell’osservatore. I Carmelitani sono giunti a Mogoro nel 1600, da dove sono partiti nel 1855 in seguito alla soppressione dei monasteri e del passaggio dei beni ecclesiastici allo Stato. Sul prospetto principale di quello che era il convento, si eleva il campanile a vela, che qui è stato spostato dal prospetto frontale della chiesa dove era precedentemente situato, durante i diversi lavori di ristrutturazione effettuati tra il 1908 ed il 1988. A Mogoro, presso questa chiesa, in un fine settimana di metà luglio al termine della novena si celebra la Festa della Madonna del Carmine, caratterizzata la sera della vigilia dalla processione che porta il simulacro della Madonna del Carmine dalla chiesa parrocchiale di San Bernardino da Siena fino nella chiesa di Nostra Signora del Carmine. Il giorno della festa, dopo le cerimonie religiose, si svolge la grande processione religiosa che attraversa vecchi e nuovi quartieri del paese con il simulacro della Madonna del Carmine per le vie del paese, accompagnato da un giogo di buoi, da gruppi folk e dai cavalieri, ed al suo rientro nella chiesa si tiene la messa solenne con panegirico. Ed infine, il girono successivo, dopo le cerimonie religiose, si tiene la processione che accompagna il simulacro nel suo rientro nella chesa parrocchiale. A queste cerimoni religiose si accompagnano anche numerose manifestazioni civili, con anche fuochi artificiali e balli in piazza. Vicino alla chiesa si trovano i resti del Nuraghe semplice su ConventuTutt’intorno alla chiesa della Nostra Signora del Carmine è presente una grande piazza in pietra con il giardino, che sono dominati sulla sommità della vicina collina dai resti del Nuraghe semplice su Cunventu, edificato subito fuori dall’abitato e distante da essa quasi quattrocento metri in direzione sud ovest. Si tratta di un Nuraghe semplice monotorre, costruito a 167 metri di altezza, il cui nome è dovuta alla breve distanza dal convento dei Carmelitani, che era presente accanto alla chiesa. Costruito in blocchi squadrati di pietra calcarea bianca, si erge per almeno sei filari e presenta un prospetto ben definito e leggibile anche da lontano. Questo Nuraghe stato indagato nel ventesimo secolo con scavi non sistematici, intrapresi dall’archeologo Cornelio Puxeddu. Il Nuraghe su Conventu è stato dichiarato di particolare interesse archeologico, ma dispiace che questo decreto sia arrivato solo nel 2016, in quanto il Nuraghe è contiguo a un serbatoio, realizzato dall’Ente Sardo Acquedotti e Fognature, le cui mura interrate ne sfiorano le fondamenta. La Palestra Comunale della nuova Scuola MediaSe dalla via del Carmine prendiamo, questa volta, la via Emilio Lussu verso sinistra, e poi dopo poco più di una ventina di metri svoltiamo a destra, nella via Giuseppe Dessì, la seguiamo per centocinquanta metri e vediamo sulla sinistra, al civico numero 4 della via Giuseppe Dessì, l’ingresso della Nuova Scuola Media. Proprio di fronte, all’altro lato della strada al civico numero 5A, si trova l’ingresso della Palestra della Scuola Media, chiamata anche PalaDessì, dotata di tribune in grado di ospitare 120 spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro, la pallavolo, e la ginnastica. La chiesa di Sant’Antioco MartireCon la via Antonio Gramci eravamo arrivati in piazza Giovanni XXIII dove avevamo visitato la chiesa parrocchiale di San Bernardino da Siena. Evitando la deviazione nella piazza, proseguiamo verso nord con la via Antonio Gramsci per circa duecentocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Giovanni Battista Tuveri e, dopo una ventina di metri, subito a sinistra nella strada che, in una trentina di metri porta di fronte alla piccola chiesa di Sant’Antioco Martire, che fino al 1524 era anche la chiesa parrocchiale di Mogoro. La chiesa sorgesu una collina che domina la vallata, e ad essa si accede tramite una suggestiva scalinata in basalto nero che si affaccia verso il centro originario del paese. Il suo elemento qualificante è la pregevole facciata con andamento semicircolare, il cui profilo è oggi spezzato nella parte destra da un interessante campanile a vela con due bifore ad archi a sesto acuto. La suddetta facciata è quasi interamente realizzata in conci di basalto nero e rosso di matrice tardo romanica proveniente dal vicino Monte Arci, dei quali quello alla sinistra dell’ingresso mostra una figura umana in rilievo. Nei prospetti laterali, invece, prevale l’uso dci conci in pietra bianca calcarea. Anche se la data di costruzione è incerta, la chiesa è sicuramente una delle più antiche dcl paese, eretta probabilmente nel dodicesimo secolo, per essere successivamente ampliata nel sedicesimo secolo, quando viene fatto risalire la facciata realizzata quasi certamente riutilizzando il materiale di spoglio recuperato dalla piccola chiesa sconsacrata e abbandonata di San Pietro, che si trovava vicino alla SS131 di Carlo Felice, tanto che è rimasto nella memoria popolare il ricordo del trasporto di questo materiale con trecento carri carichi di pietra, che oltre per la chiesa è stata utilizzata anche per altre opere. Ncl 1921 la chiesa viene ulterionnente modificata in lunghezza nella parte absidale, che oggi risulta a terminazione piana, ed anche nell’area intorno ad essa, dove si trovavano ancora alcuni resti dell’antico Cimitero in uso fino al 1933 e abbandonato nel 1959, quando è iniziata la costruzione mai ultimata di un orfanotrofio del quale resta oggi lo scheletro alla destra della facciata principale. L’edificio si sviluppa in un’unica navata, e la luce, oltre che dalle finestrelle poste nei due lati lunghi, penetra all’interno attraverso una finestrella di forma rettangolare posta in posizione centrale nella facciata principale, al di sopra del portone di ingresso. Quest'ultimo risulta caratterizzato da un architrave di basalto nero, poggiato sopra due mensole diverse tra loro, sia per materiale che per forma e lavorazione. Internamente la chiesa è molto semplice, priva di particolari decorazioni come accade di consueto per gli edifici romanici. Particolarita della chiesa è l’abbondanza all’interno di ex voto non solo per Sant’Antioco, ma anche per il patrono San Bernardino. Anche Mogoro ogni anno onora Sant’Antioco Martire, e la seconda domenica dopo Pasqua, alla conlusione della novena preparatoria, si svolge la Festa di Sant’Antioco Martire. è una Festa ancora molto partecipata e molto sentita dalla popolazione, soprattutto dai Mogoresi che prendono parte assai numerosi alla processione religiosa che porta l’effigie del Santo per le vie del paese, ma anche partecipano alla visita tradizionale di quadri e icone conservati nella piccola chiesa di Sant’Antioco, ex voto al Santo a cui la chiesa è dedicata. Da non perdere lo spettacolo pirotecnico la sera della vigilia, che prosegue con musica e balli organizzati dal comitato locale di fronte alla piazza centrale del paese dedicata al Santo. Il campo di pallacanestro e pallavolo della Scuola ElementareDalla via Antonio Gramsci, alla deviazione con la via Giovanni Battista Tuveri, ad angolo con la quale si trova l’ingresso della Scuola Elementare di Mogoro. All’interno di questo complesso scolastico è presente un Campo Sportivo, che si trova sul retro dell’edificio, e per raggiungere il quale proseguiamo dritti verso nord lungo la via Antonio Gramsci per una cinquantina di metri, poi prendiamo a destra la via Paolo Vivaldi, lungo la quale, alla destra al civico numero 6, si trova il cancello di ingresso del Campo di pallacanestro e pallavolo, che non è dotato di tribune per gli spettatori, e nel quale è possibile praticare come discipline appunto la pallavolo e la pallacanestro. A Mogoro in questo Campo Sportivo, che è stato ribattezzato Sant’Antiogu Center, gioca le sue partite casalinghela squadra dell’Associazione Sportiva Dilettantesca Basket Mogoro, una squadra di pallacanestro che milita nel campionato di promozione regionale. L’Anfiteatro Comunale di MogoroProseguiamo lungo la via Antonio Gamsci dopo la deviazione nella via Paolo Vivaldi, percorriamo un altro centinaio di metri e prendiamo a destra la via del Campo, lungo la quale, dopo una settantina di metri, alla destra della strada di vede il vialetto di accesso che porta all’Anfiteatro Comunale di Mogoro, il più grande dell’Isola con i suoi 1500 posti a sedere. La sua dimensione e la sua versatilità, consentono di ospitare eventi che vanno dal grande concerto al recital per le scuole, dalla convention agli spettacoli teatrali. Il Campo Sportivo ComunalePassato il vialetto di accesso all’Anfiteatro Comunale, proseguiamo lungo la via del Campo che, dopo un’altra settantina di metri, sbocca di fronte all’ingresso del Campo Sportivo Comunale. All’intenro di questo complesso sportiov si trova il Campo da Calcio Comunale, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 500 spettatori; ed accanto al Campo da Calcio si trova una Pista di atletica, nella quale è possibile praticare come discipline diverse attività di atletica leggera. A Mogoro in questo Campo Sportivo gioca le sue partite casalinghe la squadra dell’Associazione Sportiva Dilettantesca Freccia Parte Montis, una squadra di calcio che disputa il campionato nella prima categoria regionale. Il Cimitero Comunale di MogoroEvitando la deviazione nella via del Campo, proseguiamo verso nord con la via Antonio Gramsci e vicino all’uscita dall’abitato, dopo un centinaio di metri, seguendo le indicazioni prendiamo una deviazione verso destra che porta in poche decine di metri a vedere, alla destra della strada, il muro di cinta con al centro il portale di ingresso del grande Cimitero Comunale di Mogoro. Si tratta del nuovo Cimitero, che dal 1933 ha sostituito l’antico Cimitero che era situato accanto alla chiesa di Sant’Antioco Martire. Visita dei dintorni di MogoroPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate, nei dintorni di Mogoro si trova il serbatoio idrico del rio di Mogoro e si trova anche la frazione Morimenta. Sono stati, inoltre, portati alla luce i resti delle capanne dei villaggi che quasi sempre sorgevano intorno alle torri nuragiche; delle Tombe di giganti di Corte Marroni, Cruccu di Mogoro, Is Carrelis, Nieddu, San Pietro, Serra Muru; delle fonti nuragiche di Bonorcili, Nuracis, e Pauli Atzuvau; del Protonuraghe a corridoio Serra Muru; dei Nuraghi semplici Cobaia, Is Mindas, Is NuracIs II, Morimenta, Puisteris, San Pietro, Santa Barbara, Scoma Quaddu, su Conventu che abbiamo già visto vicino all’abitato, Terra Muttius; dei Nuraghi complessi Arrazzu, Arrubiu, Corona Manna, Cruccu di Mogoro, Enna Pruna, Is NuracIs I, Mudegu, Nieddu, Pala Merenzia, Picciu, Pranu Ollastus, Serra Sa Furca, Siaxi, su Boi; dei Nuraghi complessi di tipo misto Cuccurada, e Is Carrelis; del Nuraghe scomparso di Santa Caterina. Soltanto il Nuraghe Cuccurada, visibile dalla SS131 di Carlo Felice, è stato oggetto di scavi, ed il sito è ora aperto al pubblico ed è visitabile. Consistenti tracce della dominazione romana si trovano vicino al Nuraghe Santa Barbara, al Nuraghe Arrazzu, a Corte Marroni e Santu Maili. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La Cantina di MogoroDall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP44 in direzione di Mogoro che si dirige verso est, percorriamo seicento metri e svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per la Cantina sociale, percorso un centinaio di metri svoltiamo di nuovo a destra sulla strada privata che, dopo quattrocentocinquanta metri, ci porta a vedere alla sinistra gli edifici che ospitano la Cantina di Mogoro - Il Nuraghe, che produce vini di fama nazionale, come il Semidano di Mogoro. La Cantina di Mogoro - Il Nuraghe è una delle storiche e più importanti realtà produttive della Sardegna, fondata nel 1956 da un piccolo gruppo di viticoltori animato dal rispetto per una produzione artigianale di qualità. Il nome deriva dal fatto che il Nuraghe Cuccurada guarda l’azienda da un’altura che sorge alle sue spalle. La Cantina produce vini Doc di Cagliari (Moscato Capodolce, Nuragus puntasol), Doc di Sardegna (Cannonau Vignaruja, Monica Colle Moresco, Monica San Bernardino, Vermentino don Giovanni, Vermentino le giare) e Doc di Sardegna Semidano (Semidano di Mogoro, Semidano di Mogoro Spumante). |
La diga di Flumina Vinco che forma il serbatoio idrico del rio di MogoroIl comune si trova su un altopiano basaltico chiamato Sa Struvina, delimitato a nord dal Monte Arci e a sud dalla valle del rio Mogoro, lungo circa 50 chilometri, che sfocia nello stagno di San Giovanni. Nelle sue campagne scorrono alcuni torrenti e la maggior parte di questi confluisce nel rio Mogoro, che negli anni venti del novecento aveva creato non pochi problemi alle comunità di Terralba e Marrubiu, perché nel periodo di piena, il fiume straripava e allagava quei comuni. Per impedire il ripetersi di questi allagamenti, nel 1934 su progetto di Dionigi Scano si è costruita la Diga Flumina Vinco, ossia con la quale Vinco il fliume, che ha un’altezza di 30 metri ed una lunghezza di 345 metri. Per raggiungere questa diga, dall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP44 in direzione di Mogoro che si dirige verso est, percorriamo settecento metri svoltiamo a destra verso località Santa Vittoria, dopo appena una cinquantina di metri, svoltiamo a sinistra sulla strada che porta in località Santa Vittoria, e dopo circa un chilometro e mezzo si vede alla destra la diga. La diga sbarra il corso del fiume formando il Serbatoio idrico del rio di Mogoro, ed è stata eretta solamente contro le inondazioni della vicina pianura dato che non forma dunque alcun lago artificiale. Grazie a questo sbarramento il paese di Mogoro rimaneva immune dagli scherzi del fiume, per la sua posizione più elevata rispetto allo scorrere del corso d’acqua. I resti del Nuraghe complesso di tipo misto CuccuradaPer raggiungere i resti del Nuraghe complesso di tipo misto Cuccurada, dall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP44 in direzione di Mogoro che si dirige verso est, percorriamo un chilometro ed ottocento metri e, quando la strada inizia a salire, a metà del secondo tornante, prendiamo sulla sinistra una strada bianca che in trecento metri ci porta al parcheggio che si trova vicino alll’ingresso. L’area archeologica sorge sul ciglio del tavolato basaltico di Sa Struvina, allo sbocco della vallata del rio Mogoro, in posizione dominante sulla piana campidanese. Il Nuraghe complesso Cuccurada, edificato il basalto a 98 metri di altezza, è costituito da una monumentale costruzione composta da quattro torri periferiche raccordate da cortine rettilinee, edificato inglobando come torre principale un Protonuraghe a corridoio, infatti la muratura appare diritta e non rastremata verso l’alto e sembra terminasse con una copertura di lastre orizzontali in pietra. Nella planimetria allegata le quattro torri laterali sono indicate come B C D E, mentre il Protonuraghe a corridoio presenta una pianta reniforme, ingressi trasversali opposti, e due cellette contrapposte indicate come F1 e F2. Sulla sommita del Nuraghe è stato individuato, inoltre, un ambiente circolare che si ritiene appartenesse ad un luogo di culto prenuragico a cui si accede tramite una curiosa e spettacolare scalinata, ed un muraglione dello stesso periodo. Torri e cortine delimitano un vasto cortile centrale dove si apre gli accessi a quasi tutti i vani interni del monumento, e nel cortile sono state rinvenute alcune capanne nuragiche. Intorno al Nuraghe si trovano oltre ai resti di una muraglia, anche quelli di un insediamento abitativo. Tutto indica la presenza dell’insediamento probabilmente risalente all’Eneolitico Evoluto, Cultura di Monte Claro, come dimostrano oggetti in ossidiana e ceramiche trovate durante gli scavi. Le operazione di scavo si sono svolte sia sugli strati di crollo che circondano il Nuraghe, compresi anche i vani all’interno e il cortile, sia sui depositi che hanno restituito la preziosa documentazione relativa alle fasi di vita nelle camere preziose relative alle fasi di vita, accanto ad oggetti di grande pregio artistico e documentale, come un piccolo bronzetto nuragico proveniente da un focolare indagato all’interno di una torre perimetrale. Nel corridoio d’ingresso al cortile gli scavi hanno recuperato un deposito votivo di eta tardo romana, di grande interesse costituito da numerosissimi crani e mandibole animali in associazione a spilloni crinali in osso, lucerne fittili integre e frammentarie monete, in bronzo, frammenti di vetro, reperti che si inquadrano cronologicamente intorno al quarto secolo dopo Cristo. Scavi per portare alla luce questo Nuraghe sono stati eseguiti tra il 1994 e 2011. L’area archeologica che comprende il Nuraghe Cuccurada al momento è visitabile, avendo la certezza che si tratta presumibilmente di uno dei più importanti e significativi siti di tutta la Sardegna. I resti del Nuraghe complesso MudeguPer raggiungere i resti del Nuraghe complesso Mudegu, dall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP44 in direzione di Mogoro che si dirige verso est, dopo un chilometro ed ottocento metri evitiamo la deviazione nella strada bianca sulla sinistra che porta la Nuraghe complesso di tipo misto Cuccurada, proseguiamo invece dritti lungo la SP44 per altri novecento metri e, prima dell’uscita per Agro Mogoro, prendiamo una strada bianca sulla destra che porta verso la località Manghilla ed, al bivio subito successivo, prendiamo leggermente a destra. Seguiamo questa strada bianca per trecento metri e sulla sinistra si trovano i resti del Nuraghe Mudegu, un Nuraghe complesso costruito in blocchi di basalto a 43 metri di altezza. Il Nuraghe è costituito da una torre primitiva alla quale si addossa una torretta secondaria edificata in epoca successiva; un cortile a mezzaluna con ingresso a sud raccorda le due torri e ne riceve le aperture. Ad ovest della torre primitiva vi sono i resti di un altro cortile racchiuso, tranne per una parte mancante ad occidente, da due rami di muro rettilinei che ripiegandosi ad angolo formano il lato frontale ad ovest. Probabilmente il recinto, irregolarmente quadrangolare, serviva per accogliervi il bestiame. Nel terreno intorno al Nuraghe è possibile trovare pezzi di ossidiana e avanzi di cocci d’impasto nuragico nonché stoviglie di età romana. Vicino al Cuccurada si trovano altri otto Nuraghi ed insieme riprodurrebbero la costellazione dell’Orsa MaggioreIn territorio di Mogoro, oltre al Nuraghe Cuccurada, si trovano numerosi altri Nuraghi, situari anch’essi in zona Cuccurada, più a nord rispetto ad esso. Oltre al Cuccurada si trovano altri otto importanti siti la cui posizione, a detta dello studioso Leonardo Melis, riprodurrebbe esattamente la forma della Costellazione dell’Orsa Maggiore che, lo ricordiamo, rappresentava per gli antichi la Dea Madre. Nella figura a sinistra fornita da Bruno Pia è riportata l’ubicazione di questi siti che sono, nell’ordine da 1 a 9, il Nuraghe complesso Enna Pruna, il Nuraghe complesso Pranu Ollastus, il Protonuraghe Serra Muru, il Nuraghe complesso misto Is Carrelis, il Nuraghe complesso su Boi, il Nuraghe complesso Mudegu che abbiamo già visto, il Nuraghe complesso Corona Manna, il Nuraghe semplice Cobaia, ed il Nuraghe complesso misto Cuccurada. Invece nella figura a destra è riportata una porzione di cielo che comprende le stelle dell’Orsa Maggiore secondo la mappa del polo celeste realizzata per l’equinozio dell’anno 1950 a 60° di latitudine. Si confronti la disposizione sul terreno dei Nuraghi cerchiati nella foto con la figura a destra, ma nel raffrontare le immagini si deve tenere presente che, nel periodo in cui furono costruiti i Nuraghi, la disposizione delle stelle nel cielo per un osservatore sulla Terra era un pò diversa, ma non sostanzialmente, da quella attuale, per effetto del moto ciclico di precessione che si compie in 25.776 anni e per effetto dell’oscillazione dell’inclinazione dell’asse terrestre che compie un ciclo completo in 41mila anni. I ruderi dell’importante antico villaggio di BonorciliDall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP98 in direzione di Morimenta che si dirige verso ovest, percorriamo quasi un paio di chilometri e prendiamo a destra seguendo le indicazioni per il manufatto appartenente al demanio idrico regionale denominato Torrino Margiani, seguiamo questa deviazione per un chilometro e settecento metri ed arriviamo a trovare sulla destra i ruderi dell’importante antico villaggio di Bonorcili, che giaceva sulle sponde del rio Mogoro. Bonorcili si trovava nelle fertili terre del Campidano ed è divenuto in epoca giudicale capoluogo della omonima curatoria. del Giudicato di Arborea, mentre Mogoro faceva invece parte della curatoria di Parte Montis. Il villaggio è citato nel Condaghe di Bonarcado e compare fra le parrocchie della diocesi di Terralba che nella metà del quattordicesimo secolo versavano le decime alla curia romana. Viene poi citato tra i villaggi che hanno sottoscritto nel 1388 la pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona. La costa occidentale della Sardegna era il bersaglio di pericolose incursioni barbaresche e nel 1527 lo stesso villaggio di Bonorcili viene saccheggiato e raso al suolo. È probabile che in seguito ci siano stati alcuni tentativi di ripopolamento e che qualche famiglia vi si sia insediata, ma da un documento del 1577 e da una relazione del viceré Martino Carillo, abbiamo la conferma che il villaggio aveva cessato di esistere. La frazione Morimenta con la chiesa campestre di Sant’Ignazio da LaconiDall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP98 in direzione di Morimenta che si dirige verso ovest, percorriamo circa tre chilometri e mezzo ed arriviamo nella località Morimenta. Qui si trova la frazione di Morimenta (non è disponibile l’altezza sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 7.07 chilometri dal comune di Mogoro, non è disponibile il numero di abitanti), che è una borgata rurale che si trova nel territorio Comunale di Mogoro. La frazione si sviluppa ai lati della deviazione a destra della strada provinciale chiamata via Serra Pontis, e della succesiva deviazione a sinistra. La frazione Morimenta comprende 31 diversi poderi. Passata la deviazione nella via Serra Pontis, proseguiamo per una cinquantina di metri e vediamo, alla destra della strada provinciale, la facciata della chiesa campestre di Sant’Ignazio da Laconi, una chiesa moderna che si trova nella borgata agricola di Morimenta. I resti dell’antico villaggio di CracaxiaDall’uscita di Mogoro della SS131 di Carlo Felice prendiamo la SP98 in direzione di Morimenta che si dirige verso ovest, dopo un’ottantina di metri prendiamo a destra verso la Complanare Ovest, la seguiamo per circa duecento metri, poi deviamo a destra e, dopo settecento metri, svoltiamo di nuovo a destra su una stretta parallela alla Complanare Ovest. Seguiamo questa parallela per quattrocentocinquanta metri e prendiamo la strada di Santa Maria Cracaxia che raggiungiamo dopo una cinquantina di metri sulla sinistra. In un paesaggio agricolo costituito prevalentemente da uliveti e campi di grano, punteggiato da qualche solitario mandorlo, sorgeva l’antico Villaggio di Cracaxia, che si estendeva attorno all’omonima chiesa presente nella villa medioevale dell’antica curatoria di Bonorcili, distrutta dai saraceni nel quindicesimo secolo quando la maggior parte dei superstiti si rifugiò a Mogoro. In quest’area, delimitata a nord dalle sponde del rio Mogoro, a est dalla località Cantonera e S’Argidda, a sud da su Corongeddu e a ovest da Bitzolas, sono stati rinvenuti diversi reperti archeologici tra cui alcune tombe romane, amuleti, lacrimatoi, un antichissimo anello, una lastra tombale con iscrizioni a caratteri greci e numerose monete puniche e non. Doveroso ricordare il ritrovamento di una bellissima stele cuspidata alta settantacinque centimetri che era arrivata dalla necropoli punica di S’Arxidda. Altre esplorazioni archeologiche hanno accertato l’esistenza di una fiorente villa, probabilmente facente parte della Curatoria di Bonorcili, uno dei tanti villaggi dislocati a brevissima distanza gli uni dagli altri, in operazione di stazione militare e agricola della fertilissima campagna. Il Santuario campestre di Santa Maria CracàxiaDell’antico abitato si è conservata fino ai nostri giorni solo la piccola chiesa dedicata alla Vergine dell’Assunta, di origine medievale edifcata verso il decimo secolo, e concepita come Santuario mariano, che oggi è indicato come il Santuario camPestre dedicato alla Vergine Assunta. In essa era presente una statua in cartongesso della Madonna degli Angeli, rubata nel 2003 e, successivamente, sostituita con la statua della Madonna Ausiliatrice benedetta dal Beato Michele Rua, primo successore di don Bosco. In tempi lontani, la chiesa era di pianta rettangolare, formata da un abside e da una navata unica e non presentava particolarità architettoniche di rilievo, né opere d’arte di interesse. Nella riedificazione del 1921 ad opera di maestranze locali, sono stati aggiunti un piccolo locale che funge da sacrestia e un altro che costituiva il Muristene per accogliere i fedeli in occasione della festa. Nel 1979 è stato demolito e ricostruito il tetto a due falde. Nel corso degli anni, ai terreni annessi originariamente alla chiesa, sono state aggiunte, mediante acquisti e donazioni, ulteriori aree per cui l’intero Santuario occupa oggi una superficie abbastanza vasta. La chiesa è definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, perché in essa i fedeli si recano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venera la statua della Vergine risalente al diciassettesimo secolo, che si trova nella parrocchia di San Bernardino da Siena. Presso questa chiesa campestre l’ultimo fine settimana di agosto si celebra la Festa di Santa Maria Cracaxia, anticipata dalla novena recitata in parrocchia e che si conclude il sabato che precede l’ultimo lunedì di agosto, con la messa a fine pomeriggio. Da qui il simulacro della Madonna è riposto sul cocchio e portato alla volta della chiesa campestre, con arrivo in serata accolto dai fuochi artificiali. La domenica, si svolge una processione tra i vigneti ed a seguire la messa cantata. In serata attrae i buongustai la Sagra del maiale in taccula e dei vini della Cantina di Mogoro, oltre alla Festa del melone mogorese. E la sera del lunedì parte la processione per il rientro nella chiesa parrocchiale del simulacro della Madonna, con benedizione all’arrivo in paese e spettacolo pirotecnico. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Mogoro ci recheremo a Masullas che visiteremo con il suo centro dove vedremo le sue Chiese ed i suoi musei, ed i dintorni con il grande giacimento di ossidiana di Conca ’e Cannas. |