Selegas con i resti del villaggio nuragico di Turriga
In questa tappa del nostro viaggio, da Guamaggiore ci recheremo a Selegas che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove sono stati trovati i resti del villaggio nuragico di Turriga al cui interno è stata rinvenuta la celebre statuina di divinità femminile in marmo. La regione storica della TrexentaLa Trexenta è una regione storica della Sardegna situata nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna. La regione della Trexenta si trova interamente nella Provincia del Sud Sardegna ed i comuni che ne fanno parte sono Barrali, Gesico, Guamaggiore, Guasila, Mandas, Ortacesus, Pimentel, Sant’Andrea Frius, San Basilio, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli. Il territorio è prevalentemente collinare nella parte orientale e più pianeggiante verso ovest. La zona della Trexenta è un susseguirsi di rigogliose campagne, dove i frutteti si alternano a vigne, oliveti e coltivazioni di cereali. Le sue condizioni climatiche, favorite anche dall’abbondanza d’acqua, determinano una rinomata produzione di vino, olio e grano. In viaggio verso SelegasProseguendo da Guamaggiore verso est sulla SP37, dopo due chilometri e mezzo arriviamo all’interno dell’abitato di Selegas. Dal Municipio di Guamaggiore a quello di Selegas si percorrono 2,9 chilometri. Il comune chiamato SelegasL’abitato di Selegas (pronuncia Sèlegas, nome in lingua sarda Sèligas, altezza metri 234 sul livello del mare, abitanti 1.292 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, sui colli Trexenta, ed è situato alle falde del monte Nuritzi, a metà strada fra l’abitato di Guamaggiore e quello di Suelli. Selegas è raggiungibile pe mezzo della SS128 Centrale Sarda, che passa a soli tre chilometri ad est dell’abitato. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 162 a un massimo di 467 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl toponimo, attestato nell’anno 1341 come De Selegas, non ha chiara origine. Premesso che la TrexentaEra una zona totalmente occupata da latifondisti e coloni romani, questi diedero alla regione toponimi cerealicoli, e Selegas potrebbe derivare dalle probabili abbondanti coltivazioni di segale, del cui pane nero si nutriva la plebe di Roma, come potrebbe derivare dal romano Segetes, che significherebbe cereali vari come grano ed orzo, e, quindi, terra di Cerere, dea delle messi. Secondo il linguista Massimo Pittau è molto probabile che il toponimo Selegas sia da riportare al cognome latino Seneca, indicando il nome al plurale di probabili proprietari romani di una Villa o tenuta ivi esistente. Secondo il Canonico Giovanni Spano, invece, potrebbe derivare dalla parola fenicia Selag, a indicare un luogo di pietra, considerata la posizione dell’abitato, che sorgesu un banco di roccia viva ben visibile nella sua parte alta. Nella Numidia, secondo il citato autore, sarebbe esistito un Oppido di questo nome che aveva lo stesso significato. Secondo Giampaolo Nurra, Selegas potrebbe significare splendore. La sua economiaSi tratta di un comune collinare la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta; ed anche con l’allevamento di bovini, suini e ovini. Il settore secondario è costituito da piccole imprese che operano nei comparti metallurgico ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Selegas non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge l’abitato è statafrequentata in epoca nuragica e romana,come testimoniato dalla presenza nel territorio di diverse testimonianze archeologiche. Le origini del paese risalgono, presumibilmente, al periodo medioevale. Nell’undicesimo secolo viene compresa nella curatoria della Trexenta, nel Giudicato di Càralis. alla caduta del Giudicato, nel 1258, passa per breve tempo al Giudicato di Arborea, finché nel 1295 il giudice Mariano II lascia in eredità i territori dell’ex Giudicato di Càralis alla repubblica di Pisa, feudo dei Visconti. Nel 1324 il paese passa agli aragonesi insieme a tutti i centri delle ex curatorie di Trexenta e di Gippi. Nel 1421 il villaggio, con tutti gli altri paesi della ex curatoria della Trexenta, viene dato in amministrazione a Giacomo de Besora che nel 1434 ne ottiene la concessione feudale. Nel 1497 il paese è unito alla conte di Villasor, feudo di Giacomo de Alagón. Continua a far parte, sino al 1503, della diocesi di Dolia, le cui origini risalgono all’anno 1000. Nel 1594 la conte viene trasformata in Marchesato. Nel 1703 il feudo viene donato da Artale de Alagón alla figlia Isabella, sposata con Giuseppe da Silva, divenendo feudo dei Da Silva Alagon. Da un documento inedito risalente al 1777, conservato nell’Archivio arcivescovile di Cagliari, risulta che nella villa di Selegas vi erano tre Chiese, una delle quali fondata ed eretta dagli eredi Marroccu, verosimilmente nel 1700. Rimane feudo dei Da Silva Alagon fino a quando viene riscattato nel 1839 con l’abolizione del sistema feudale. Nel 1868 al comune di Selegas viene aggregato il vicino storico comune di Seuni. Dal 1928 al comune di Selegas sono aggregati i comuni di Ortacesus e Guamaggiore, dal quale vengono nuovamente separati nel 1946. resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono SelegasA Selegas sono attivi il gruppo folk dell’Associazione Turistica Pro Loco Di Selegas ed il Gruppo Folkloristico Turriga, nelle cui esibizioni sia nel paese che altrove è possibile ammirare il costume tradizionale del paese. Per quanto riguarda le principali feste e sagre che si svolgono Selegas, non si registrano particolari manifestazioni folcloristiche o religiose che potrebbero allietare il borgo e richiamare visitatori dai dintorni, fatta eccezione per la Festa patronale di Santa Vittoria, che si tiene il terzo lunedì di maggio nella frazione Seuni; della Festa patronale dedicata a Sant’Anna, che si celebra l’ultima domenica di luglio; per la Festa di Santa Vitalia, il primo lunedì di ottobre; e solitamente la prima domenica di novembre la manifestazione Sa die de i Saboris Antigus in Is bias de su trigu. La manifestazione Sa die de i Saboris Antigus in Is bias de su triguL’importante manifestazione Sa die de i Saboris Antigus in Is bias de su trigu, che si svolge a Selegas solitamente la prima domenica di novembre, è dedicata alla valorizzazione delle produzioni gastronomiche, dell’arte, delle tradizioni e dell’artigianato locali, lungo i sentieri del grano. Per questa manifestazione sono in programma, oltre alle esposizioni di prodotti artigianali ed enogastronomici, anche balli sardi itineranti, esibizioni di gruppi folk, musica per le strade, mostre, laboratori, lotterie e molto altro ancora. Visita del centro di SelegasL’abitato di Selegas, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Selegas provenendo da Guamaggiore con la SP37, che entra nell’abitato da ovest e, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, assume il nome di via Roma. La Palestra scolastica chiamata il Palatenda di SelegasPassato il cartello segnaltico che indica l’ingresso nel paese, lungo la continuazione della SP37 che ha assunto il nome di via Roma, subito sulla destra si trova il cancello di ingresso della Scuola Media, presso la quale si trova la Palestra scolastica chiamata il Palatenda di Selegas. Presso questa palestra, dotata di tribune in grado di ospitare una sessantina di spettatori, si svolgonodiverse attività sportive tra le quali la Ginnastica, la pallacanestro e la pallavolo. La chiesa di Sant’EliaDal cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, proseguiamo verso est lungo la via Roma per trecentocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Sant’Elia e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di Sant’Elia ricostruita sulla distrutta chiesa di San Pietro Apostolo nel 1810. Sui libri ci sono pochi cenni storici sulla sua costruzione, si pensa comunque che sia appartenuta ai Carmelitani scalzi, in quanto questo è l’unico ordine religioso che veneri questo Santo. Nel 2017, dopo otto anni di lavori di sistemazione e restauro dell’edificio di culto, la chiesa è stata riaperta al culto, e per la sua riapertura si è tenuta una grande Festa con la processione per le vie del paese. La chiesa parrocchiale dei Santi Anna e GioacchinoEvitando la deviazione in via Sant’Elia, proseguiamo verso est lungo la via Roma per una settantina di metri, arriviamo a uno slargo alberato e, in corrispondenza di un piedistallo sormontato da una croce in marmo, prendiamo a sinistra la via della chiesa. La seguiamo per un’ottantina di metri ed arriviamo nel piazzale sul quale si innalza la chiesa dei Santi Anna e Gioacchino che è la parrocchiale di Selegas. Si racconta che ad una donna, che si era recata in campagna a fare legna, sia apparsa una signora, la quale le avrebbe raccomandato di sollecitare il parroco locale affinche si erigesse una chiesa in onore della Santa. un’altra leggenda popolare vuole che i buoi che trasportavano il carico di marmo e diretto per la chiesa dei Martiri di Fonni, si fermasse a Selegas e non vollero ripartire. La chiesa, dedicata inizialmente a Sant’Anna ed in seguito anche a San Gioacchino, viene edificata nel dodicesimo o tredicesimo secolo in stile tardo gotico pisano, e la troviamo già descritta in documenti del quattrocento e del cinquecento. Il campanile è dotato di quattro campane, delle quali la più antica, risalente al 1608, porta incisa la scritta Seligas. Ha pianta a forma rettangolare e l’interno, arricchito dal marmo dell’altare e della balaustra, è composta da otto cappelle. A sinistra le cappelle dedicate a Gesù morto, la seconda cappella, la Cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù e quella dedicata a Nostra Signora della salute. A destra le cappelle dedicate a Sant’Antioco, a Nostra Signora d’Itria, a Nostra Signora di Bonaria, e la Cappella con il fonte battesimale. Accanto alla pila dell’acqua benedetta sono riposte le reliquie dei Santi martiri Virgilio e Serso, che sono stati uccisi sotto l’Imperatore Flaviano il 23 gennaio 303 dopo Cristo, come risulta dalla rivelazione del 1623 del Gesuita padre venerando Francesco Ortolano. La patrona è celebrata, l’ulima domenica di luglio, nella Festa di Sant’Anna, con una processione e manifestazioni che esprimono radicate usanze del paese, ossia lo sfoggio di abiti, musica e balli tradizionali e gare poetiche. La Festa prevede una processione che si snoda per le vie del paese e che, caratteristica poco tradizionale, si ferma a commemorare la memoria dei caduti in guerra con l’esecuzione dell’Inno nazionale. Una vera rarità, pur nell’assoluta osservanza del tipico percorso sacro tradizionale. La commistione tra tradizione originale sarda, con l’accompagnamento musicale di launeddas, pipiolu, organetto diatonico e triangolo, e con l’accompagnamento bandistico, ne fanno un momento particolarmente raro e originale. Vicino alla chiesa il Museo e la grotta dedicata alla Madonna di Lourdesalla chiesa è unito il Museo di Arte Sacra inaugurato nel 2001, che è aperto il sabato e la domenica, ed a riChiesta. Il Museo conserva statue, libri liturgici e arredi sacri, datati tra il sedicesimo ed il dicainnovesimo secolo. Nel piazzale, a fianco alla parrocchia, alla sua sinistra dove prima era presente un vecchio Cimitero ormai in disuso, è stata edificata la Grotta dedicata alla Madonna di Lourdes. Tutto il paese ha partecipato alla costruzione di questo luogo di culto voluto dal parroco e consacrato nel 1995. La grotta, che viene usata per le celebrazioni liturgiche, è sempre aperta a tutti coloro che vogliono sostare a pregare, e tanti gruppi di pellegrini vengono a visitarla. L’oratorio della Confraternita della Madonna del RosarioDove la via della chiesa è arrivata nella piazza sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale dei Santi Anna e Gioacchino, all’angolo sulla destra si trova la piccola chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, che era il cinquecentesco oratorio della Confraternita della Madonna del Rosario. L’antico e il nuovo Municipio di SelegasPassata la deviazione nella via della chiesa che ci ha portati a visitare la chiesa parrocchiale dei Santi Anna e Gioacchino, la via Roma prosegue verso est. Ad angolo tra la via Roma e la via della chiesa si trova l’edificio che ospitava l’Antico palazzo Municipale di Selegas. Di fronte all’antico palazzo Municipale, alla destra della via Roma, si sviluppa la Piazza Emilio Lussu una bella piazza alberata luogo di abituale ritrovo per la popolazione del paese. Evitando la deviazione in via della chiesa, proseguiamo verso est lungo la via Roma per un’altra settantina di metri, e prendiamo a sinistra la via Umberto Daga, la seguiamo per un centinaio di metri e vediamo, alla destra, un’ampia piazza alberata, nella quale si affaccia il Nuovo palazzo Municipale di Selegas, il cui ingresso è situato al civico numero 4 della via Umberto Daga. In esso si trova la sede del comune, e si trovano anche gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini, ossia gli uffici dell’area Amministrativa, area Finanziaria, area Servizi Sociali, area Tecnica, e Polizia Municipale. La Cappella dedicata alla Madonna di FatimaPassata la deviazione in via Umberto Daga, che ci ha portato a visitare il nuovo Municipio di Selegas, proseguiamo verso est lungo la via Roma. Percorsi centocinquanta metri, arriviamo a un ampio incrocio, dove deviamo a sinistra nella via Umberto I, seguendo le indicazioni per la frazione Seuni. Prendiamo verso nord la via Umberto I e la seguiamo per altri centocinquanta metri, fino a vedere, alla destra della strada, ad angolo con il viale papa Giovanni XXIII, la Cappella dedicata alla Madonna di Fatima. Si tratta di una edicola sacra costruita in ricordo delle due visite effettuate a Selegas dalla statua della Madonna pellegrina di Fatima, visite che sono state effettuate a maggio del 1997 e a marzo del 1998. Gli impianti sportiviProseguendo verso nord lungo la via Umberto I, dopo meno di un centinaio di metri si arriva a un incrocio, dove si vede, alla destra della strada, il cancello di ingresso degli impianti sportivi si Selegas. All’interno di questo complesso sportivo, si trova un Campo da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in gradi ospitare 80 septtatori. Vicino al Campo da Calcio, sono presenti un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, con tribune per 40 spettatori; un Campo da Tennis, con tribune in grado di ospitare 20 spettatori; ed un Campo polivalente, dove effettuare incontri di pallavolo e Beach volley, anch’esso con tribune per 20 spettatori. La Piscina Comunale di SelegasArrivando con la via Umberto I all’incrocio dove si vede, alla destra della strada, il cancello di ingresso degli impianti sportivi si Selegas, prendiamo a sinistra la via Antonio Meucci, che, dopo un’ottantina di metri, si immette sulla via Guglielmo Marconi. La seguiamo per duecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso della Piscina Comunale di Selegas, nella quale si svolge la disciplina del nuoto in tutti gli stili. La piscina non è dotata di tribune. Visita dei dintorni di SelegasVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Selegas, sono stati portati alla luce i resti dl villaggio nuragico di Turriga; ed inoltre i resti del Nuraghe Bruncu Tratzu o Trazzu, un Nuraghe semplice che potrebbe anche essere stato un Nuraghe complesso; ed anche dei Nuraghi Mulloni Mannu e Nuritzi, di tipologia indefinita. Il Cimitero di SelegasSiamo arrivati a Selegas provenendo da Guamaggiore con la SP37, che è entrta nell’abitato da ovest e, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, ha assunto il nome di via Roma. Percorsi appena duecento metri lungo la via Roma, svoltiamo nella prima traversa a destra che esce dall’abitato verso sud come SP39 in direzione di Ortacesus. La seguiamo per poco più di cinquecento metri, e, passato il cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, vediamo, alla sinistra della strada, il muro di cinta con i cancelli di ingresso del Cimitero Comunale di Selegas. La chiesa campestre di Santa VitaliaDal centro prendiamo la via Umberto I che ci ha portato agli impianti sportivi di Selegas. Prendiamo la prosecuzione della via Umberto I che esce dall’abitato come Strada Comunale da Salegas a Seuni, la seguiamo per duecento metri ed arriviamo a un bivio, dove la Strada Comunale prosegue verso destra in direzione di Seuni, mentre prendiamo a sinistra la strada che, in altri duecentocinquanta metri, ci porta a vedere, alla sua sinistra, l’ingresso del parco Comunale di Santa Vitalia, realizzato intorno alla chiesa campestre di Santa Vitalia il cui rerto si affaccia sulla strada. La costruzione dell’antica chiesa di Santa Vida si fa risalire al quattordicesimo secolo, il piccolo tempio ha subito nel tempo tre restauri, il primo nel 1950, che ne ha stravolto le caratteristiche originali, mentre il secondo, è stato completato alla fine del 1985, il terzo è stato recentemente completato nel 2007. Di fronte all’ingresso della chiesa, si trovano le Cumbessias di Santa Vitalia, dimore dei pellegrini che storicamente erano destinate ad ospitare questi ultimi convenuti per le cerimonie religiose. Presso questa chiesa campestre, il primo lunedì di ottobre si svolge la Festa di Santa Vitalia, promossa dal Comitato costituito dal gruppo dei quarantenni del paese, il cui programma prevede la processione ed una serie di appuntamenti religiosi e civili all’insegna della tradizione. Santa Vitalia il lingua sarda Santa Vida è stata una Santa, che non è riconosciuta però dalla chiesa universale. Si tratta di una giovane sarda martirizzata, secondo le ricostruzioni storiche, con l’amica Santa lucifera, nell’anno 120, ed è oggetto di un culto che esiste ed è stato tramandato da alcuni secoli. Su riChiesta dell’allora arcivescovo di Cagliari, nel 1614 viene dato incarico di ritrovare le reliquie dei Santi presenti nella basilica paleocristiana di San Saturno e nelle zona circostante la chiesa di San lucifero. alla presenza del Vicario Generale della diocesi, vengono, quindi, trovati nella basilica di San Saturno due Loculi o piccoli sarcofagi, uno con l’epigrafe di tarda epoca latina Ic Iacet Benem Morie Bitalea…, ossia Qui giace la Vitalia di buona memoria, e l’altro con l’iscrizione Hic requievet B. M. Lucifera, ossia Qui riposa la B. M. Lucifera, l’altra Martire sarda. Da queste due frasi i glottologi e gli studiosi hanno potuto capire che entrambi i resti appartenevano a due giovani donne, martirizzate il 14 novembre dell’anno 120, al tempo dell’Imperatore Adriano. Nei Loculi delle due martiri, le scritte Benem Morie e B. M., stanno ad indicare che erano vergini e martiri. |
La frazione Seuni con la chiesa parrocchiale di Santa VittoriaProseguendo lungo la Strada Comunale da Salegas a Seuni, dopo un chilometro ed ottocento metri da dove la avevamo imboccata, arriviamo nell’abitato della frazione Seuni (altezza metri 340, distanza in linea d’aria circa 2.40 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 119). Un tratto di strada romana affiora nella frazione Seuni, antico e importante borgo realizzato sopra lo sporgimento d’un rialto, o d’un terrazzo, del terreno, che era uno storico comune a sé stante, con la sua storia, che nel 1868 è stato aggregato al comune di Selegas. Il comune di Selegas ha previsto la ristrutturazione di due antiche case presenti nell’abitato, la Casa Puddu e della Casa Erriu, nel centro storico della frazione Seuni, che verranno poi adibite a sale espositive, per la riproposizione e la reinterpretazione degli antichi mestieri legati al territorio. Arrivati all’interno della frazione Seuni, la Strada Comunale prosegue con il nome di via dei Platani, la seguiamo per centottanta metri poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via principale che, dopo poco più di cento metri, ci porta a vedere, sulla sinistra, ad angolo tra questa strada e la via della chiesa, la chiesa di Santa Vittoria che è la parrocchiale del piccolo centro abitato di Seuni, frazione Selegas. La facciata presenta una copertura in leggero aggetto, caratterizzata da due spioventi culminanti sui due lati, con brevi tratti rettilinei. Costruita nel 1581, è stata demolita nel 1914 perché pericolante e ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, ed è di sicuro interesse per via della struttura architettonica. Oggi presentante un paramento liscio, il prospetto è contraddistinta da un’allungata specchiatura centrale nella quale si aprono il portale lunettato e l’ampio rosone vetrato, che risulta decorato con un’immagine della Santa. In onore della Santa, il terzo lunedì di maggio si tiene la Festa patronale di Santa Vittoria, con la processione per le vie dell’abitato, seguita da cerimonie religiose e da diverse manifestazioni civili. Guardando la facciata della chiesa, prendiamo a sinistra la via della chiesa che arriva alla periferia dell’abitato, e, in meno di duecento metri, ci porta a vedere, alla sua destra, il muro di conta e l’ingresso del Vecchio Cimitero di Seuni. Proseguendo, la via della chiesa si immette sulla via Pompei, poi dopo un centinaio di metri si può prendere verso destra la Strada Comunale che collega Seuni con Mandas, lungo la quale, dopo duecentocinquanta metri, si vede, alla sinistra della strada, il Nuovo Cimitero di Seuni. L’ex deposito munizioni di Pranu SeuniPassato il nuovo Cimitero si Seuni, proseguiamo lungo la Strada Comunale che collega Seuni con Mandas, e, dopo un chilometro e duecento metri, quando la strada compie una curva a destra, si trova sulla sinistra la strada sterrata che porta all’Ex deposito munizioni di Pranu Seuni compreso nell’area della amministrazione Comunale di Selegas per circa 33 ettari, e nell’area si Gesico per poco meno di tre ettari. Il complesso, edificato e utilizzato fin dalla seconda guerra mondiale, è stato dismesso nel 1978, e da allora versa in uno stato di totale abbandono. L’area è stata assegnata al comune di Selegas dalla Giunta regionale, e l’amministrazione Comunale di Selegas ha ottenuto un finanziamento per la sua riqualificazione ai fini turistici e culturali. I resti del Nuraghe Bruncu Tratzu o TrazzuAppena arrivati all’ex deposito munizioni di Pranu Seuni, al suo interno si possono vedere i resti del Nuraghe Bruncu Tratzu o Trazzu un Nuraghe edificato a 385 metri di altezza. Si ritiene probabilmente si trattasse di un Nuraghe semplice monotorre, ma potrebbe essersi trattato anche di un Nuraghe complesso del quale si ignorano le caratteristiche. Sulla sommità dei ruderi del Nuraghe, nel secondo dopo guerra è stata realizzata una garritta in grado di ospitare le sentinelle della polveriera. I ruderi della chiesa di Nostra Signora d’Itria nell’insediamento medioevale di ArchuDa dove lungo la via Roma nel centro di Selegas avevamo incontrato sulla sinistra la via della chiesa, proseguiamo per poco più di cinquecento metri verso est con la via Roma, e vediamo sulla sinistra la piazza del Gesù. Proseguendo, la via Roma esce dall’abitato come SP37 e, dopo un chilometro e duecento metri, arriviamo a una rotonda dove la prima uscita ci porta sulla SS128 Centrale Sarda, che si dirige verso sud. La seguiamo per tre chilometri e mezzo, ed arriviamo a un’altra rotonda, dove la prima uscita ci porta sulla SS547 di Guasila, che si dirige verso ovest. Seguiamo la SS547 in direzione di Ortacesus per circa duecentocinquanta metri, quindi si abbandona la statale svoltando in una stradina sulla destra e si prosegue per circa ottocento metri, sino ad arrivare a vedere, sulla sinistra, i Ruderi della chiesa di Nostra Signora d’Itria. Questa chiesa viene comunemente identificata in letteratura come chiesa di Santa Maria di Archu, dato che si ritiene fosse la chiesa dell’insediamento medioevale di Archu, che è stata donata ai monaci Vittorini della chiesa di San Saturno di Cagliari nel 1112, donazione successivamente confermata da Torchitorio II di Cagliari, giudice di Cagliari. L’Insediamento medievale di Archu sarebbe da localizzare in prossimità del confine tra i territori degli attuali comuni di Selegas, Senorbì e Ortacesus, e più precisamente in località Pauli Arco, quasi in prossimità della confluenza dei Torrenti rio Canali e rio Cixi, proprio ai piedi della collina su cui residuano i ruderi del Nuraghe Corru Cottu di Suelli. In località Turriga tra Senorbì e Selegas è stata rinvenuta la Mater Mediterranea di SenorbìCirca un chilometro più a nord rispetto all’insediamento medioevale di Archu, si trova la località Turriga, tra Selegas e Senorbì, nella quale sono stati rinventi i probabili resti di due Nuraghi, il Turriga A ed il Turriga B, e del Villaggio nuragico di Turriga realizzato nel periodo della Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo, e riutilizzato poi in epoca successiva. Al suo interno è stata ritrovata, nel 1935 un contadino che arava il suo campo in località Turriga tra Senorbì e Selegas trovò tra dei massi ad una profondità di un metro circa uno strano oggetto che gli fece pensare ad un piolo di pietra. Portò questo oggetto a casa ignaro ovviamente della scoperta che aveva fatto. Col tempo fu abbandonato su un muretto del cortile della casa e fu scoperto dal Dottor Massimo Coraddu, senorbiese e medico condotto, che ne intuì subito il grande valore archeologico e lo fece analizzare con cura. Assicurò così alla cultura sarda e di tutta l’area mediterranea un pezzo di indubbio valore, la celebre statuina di divinità femminile in marmo alta 42 centimetri, di schema geometrico cruciforme, impropriamente nota come la Mater Mediterranea di Senorbì che è possibile ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Abbiamo circa una trentina di esemplari di questo tipo, ma questa è la maggiore per dimensioni e la più curata nell’esecuzione dei particolari. Si tratta di una statuetta simile a quelle provenienti dalle isole Cicladi, dove fiorì una grande civiltà con al cento l’isola di Creta, e fa parte di quel gruppo di statuette marmoree note come Idoli delle isole, rinvenute in varie località del Mediterraneo. Vicino a questa area sono impiantati vigneti della Cantina Argiolas, di Serdiana, che offre al modico prezzo medio di 50 o 60 euro, l’omonimo vino, il Turriga, che è diventato famoso i tutto il mondo. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Selegas ci recheremo a Suelli che visiteremo con il suo centro dove si trova la cattedrale di San Pietro ed i dintorni dove si tronao i resti dell’importante Nuraghe Piscu. |