Siddi con la Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu ed i diversi siti archeologici nel suo territorio
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla e da Villamar ci recheremo a Siddi che visiteremo con la chiesa romanica di San Michele Arcangelo ed i suoi dintorni dove si trova la Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu e numerosi altri siti archeologici. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso SiddiDa Villamar, dalla via Roma prendiamo verso nord ovest la SP46 in direzione di Ussaramanna. Dopo quasi sei chilometri e mezzo, raggiungiamo uno svincolo, al quale verso sinistra ci si dirige verso lunamatrona, che visiteremo in una prossima tappa del nostro viaggio, mentre verso destra, in poco più di un chilometro e mezzo, si arriva all’interno dell’abitato di Pauli Arbarei, che abbiamo visitato nella precedente tappa. Allo svincolo proseguiamo dritti sulla SP46 dirigendoci verso Ussaramanna, dopo un chilometro e duecento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo verso sinistra la deviazione sulla SP50, che è la continuazione della Strada Comunale che collega Pauli Arbarei a Siddi e che arriva da destra. La SP50, dopo poco più di un chilometro, ci porta all’interno dell’abitato di Siddi. Dal Municipio di Villamar a quello di Siddi si percorrono 9.4 chilometri. Visita del comune chiamato SiddiIl comune Siddi (altezza metri 184 sul livello del mare, abitanti 596 al 31 dicembre 2021) è comune collinare di origine incerta, che sorge ai piedi della Giara di Siddi, Pranu de Siddi. Si estende fra ampie colline proprio al confine fra la Provincia di Oristano e quella del Sud Sardegna, sui colli della Marmilla, ed è raggiungibile tramite la SS197 di San Gavino e del Flumini, che dista soli nove chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, dato che si raggiungono i 360 metri di quota, ed è ricoperto da grosse piantagioni cerealicole alle quali si aggiungono ulivi e mandorli, e vi sgorgano le acque di Sa Mitza ’e S’Acqua Salza, Sa Mitza de Franciscu e Sa mMitza de Bareci, che raggiungono la prosciugata palude di Sitzamus. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeSull’origine del nome non esistono ancora molte certezze. Da alcune fonti documentate si ha l’indicazione che nel Medioevo il piccolo centro veniva chiamato Silli. D’altra parte, il nome potrebbe riflettere il personale latino Siddius. Secondo lo studioso Severino Tomasi il nome potrebbe derivare dal plurale del latino volgare Casilli, tradotto con casotti, casali, casolari, cioè gruppo di piccole case, che si sarebbe poi trasformato nei secoli in Hasilli, quindi in Silli, ed infine in Siddi. Secondo altre interpretazioni il nome del paese potrebbe trarre origine dal nome della divinità punica Sid, od ancora potrebbe trarre origine dalla parola araba Sidi, cioè oratorio o piccola moschea, ma queste ipotesi non tengono evidentemente conto del nome medioevale del paese, e sono quindi poco probabili. La sua economiaLa sua economia è di tipo prevalentemente agricolo, e si producono cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta. Parte della popolazione si dedica anche all’allevamento di suini e ovini. Il settore economico secondario è costituito da piccole imprese che operano nei comparti alimentare ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Le attrattive paesaggistiche di questi luoghi, esercitano un forte richiamo per gli amanti della natura e dell’escursionismo. Agli appassionati di speleologia, inoltre, offre la possibilità di visitare i ruderi di numerosi Noraghi, tra cui spicca, per l’ottimo stato di conservazione, Sa Domu ’e S’Orcu, una megalitica Tomba di giganti. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciTutto l’altopiano della Giara di Siddi conserva un inestimabile patrimonio archeologico. La più antica testimonianza della presenza umana nel territorio è attestata da un frammento di anellone litico rinvenuto in superficie, riferito al Neolitico Medio. A epoca di poco successiva risale la domus de janas di Scaba ‘e Arriu. L’età nuragica è la più documentata, dato che in territorio di Siddi sono stati rinvenuti i resti di ben 18 Noraghi,16 dei quali sulla giara, diversi villaggi e, soprattutto, la Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu, uno straordinario esempio di architettura funeraria nuragica, realizzato in blocchi basaltici. La presenza punica è testimoniata dal rinvenimento di resti insediativi, frammenti ceramici e varie monete. Del periodo romano sono alcune sepolture tardo-repubblicane ed imperiali, qualche abitato, monete, ceramiche da mensa. Del periodo bizantino è una fibbia di cintura in bronzo ritrovata in località Is Orfanas, e databile attorno al Settimo secolo, che presenta una decorazione complessa, nella quale si notano motivi a forma di spirale, elementi vegetali, un volatile ed un quadrupede. La mancanza di documenti storici, rende difficile la ricostruzione delle origini del borgo. La sua prima attestazione documentaria risale al Medioevo, e precisamente agli anni 1346-1350, e si tratta di documenti provenienti dagli archivi vaticani riguardanti le esazioni delle decime in Sardegna, documenti nei quali l’abitato di Siddi viene indicato col nome Silli. Il nome del paese ricompare anche nel 1368, quando viene concesso in feudo dal re Pietro IV il Cerimonioso ad un cittadino di Cagliari, tale Michele Merlot, che non riuscirà però mai ad entrarne in possesso, dal momento che il paese apparterrà sempre al Giudicato d’Arborea. Ancora, Siddi viene citato nel documento di pace stipulato il 24 gennaio 1388 tra Eleonora d’Arborea e Giovanni I il Cacciatore, come uno dei paesi appartenenti al Giudicato. Durante il Medioevo Siddi fa parte del Giudicato di Arborea, nella curatoria denominata di Marmilla. Nel 1409, poco prima della caduta del Giudicato arborense avvenuta nel 1410, i territori della Marmilla vengono trasformati dagli Aragonesi in Baronia, all’interno della grande conte di Quirra, che diviene Marchesato nel 1603. Nel 1839 anche il Marchesato di Quirra viene riscattato dallo Stato sabaudo, e Siddi viene inserito dal 1848 nella Provincia d’Isili, poi dal 1859 in quella di Cagliari, all’interno del mandamento di lunamatrona. Il comune di Siddi nel 1927 viene aggregato al comune di lunamatrona, dal quale nel 1946 viene nuovamente separato. Del comune di Siddi nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Personaggi nati a SiddiA Siddi è nato lo scrittore Antonio Puddu. A Siddi nasce nel 1933 lo scrittore Antonio Puddu, tra i narratori più popolari del novecento sardo, un cantore dell’Isola contadina che nel 1968 si fa apprezzare a livello nazionale con il romanzo Zio Mundeddu, vincitore del Premio letterario Grazia Deledda. Dato che la sua famiglia ha proprietà terriere e uno dei più apprezzati pastifici della Sardegna, in seguito egli si occupa della sua azienda agricola in modo diretto fino agli anni Novanta del secolo scorso, e indirettamente anche dopo. In seguito escono anche i romanzi La colpa di vivere nel 1983, Dopo l’estate nel 2001, e, nel 1996, il volume di racconti La valle dei colombi, precedentemente apparsi in rivista. I suoi libri riflettono tutti il mondo agropastorale della Sardegna, una peculiarità che non ha avuto nessun altro scrittore sardo, a parte Antonio Cossu, allevatore di vacche e di cavalli anche lui. muore ottantottenne nel 2022 a Selargius. Ha collaborato con testate come L’Osservatore Romano, La Fiera letteraria, La realtà del Mezzogiorno, Il Tempo, Ichnusa e La grotta della vipera, e della sua narrativa si sono occupati anche Michele Prisco, Giuseppe Dessì, Mario Pomilio, Giuseppe Amoroso, Carlo Bo, Geno Pampaloni. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a SiddiA Siddi è attiva l’associazione folkloristica denominata Associazione Culturale Gruppo Folk di Siddi, che si esibisce nella manifestazioni che si svolgono nel paese ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Siddi, il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano, con il falò chiamato Su fogadoni che viene acceso la sera precedente; il 2 febbraio, la Festa chiamata Santa Maria de Is Candelas; 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova; il 2 luglio, si celebra la Festa patronale, ossia la Festa di Sa Gloriosa, che è la Festa in onore della Visitazione di Maria Vergine; il primo sabato e domenica di agosto si svolge la manifestazione AppetitosaMente; il 29 settembre, la Festa di San Michele Arcangelo; a fine novembre, la manifestazione Siddi Wine Festival. La significativa manifestazione AppetitosaMenteA Siddi, la prima domenica di agosto ed il sabato precedente si svolge la significativa manifestazione AppetitosaMente, che può essere interpretata come La Festa che parte dal buon cibo e coinvolge lo spirito e la mente. Si tratta di un importante ed originale appuntamento turistico e culturale incentrato sul cibo e la civiltà contadina, il cui obiettivo è volto alla valorizzazione delle risorse culturali, ambientali, umane e del patrimonio enogastronomico presente nel territorio. Una due giorni di incontri, laboratori attivi, spettacoli, escursioni, proiezioni, percorsi dedicati e convivi, sul tema del cibo e della cultura contadina. Significativi sono anche lo spettacolo con i gruppi folk locali e internazionali, e gli incontri ed i convegni legati al tema della manifestazione. Visita del centro di SiddiL’abitato, che non mostra significativi segni di crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Nel centro di Siddi sono ancora presenti le case a corte, tipiche costruzioni caratteritiche delle zone della Marmilla, che vi si trovano piuttosto numerose. Si tratta di abitazioni circondate da alti muri, e sono caratterizzate da un piccolo orto presente sul retro dell’abitazione, mentre davanti si trova un vasto cortile, che si affaccia sulla strada con un ampio portale. Provenendo dalla SP46 che collega Villamar ad Ussaramanna, arriviamo a Siddi da sud est con la SP50, che, quando uscirà dall’abitato, assumerà il nome di Strada provinciale di collegamento di Mogoro con Siddi. L’ex pastificio Pasta Puddu con una parte della struttura adibita a Sala conferenzePer visitare il centro di Siddi, arrivando con la SP50, percorriamo centottanta metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, poi svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Roma. Percorsa per circa centocinquanta metri, si vede, alla destra della strada, l’ingresso dell’ex pastificio che veniva denominato Pasta Puddu. Il pastificio nasce nel 1949, quando Francesco Puddu Steri, detto Don Ciccitu Puddu, nato a Siddi nel 1902, proprietario di una vasta azienda agricola, decide di acquistare da un imprenditore di Ussaramanna un piccolo pastificio usato, che inizia a produrre a Siddi i primi spaghetti il 2 luglio 1950, giorno di Sa Gloriosa, patrona del paese. Il pastificio cresce velocemente, e, sotto la guida dei fratelli Giuseppe e Paolo Puddu, figli del fondatore, conosce tempi di grande sviluppo, arrivando ad assumere un’estensione di oltre novemila metri quadri, di cui oltre tremila coperti, con macchinari di alta tecnologia, settanta dipendenti, e con esportazioni in Europa e negli Stati Uniti. Negli anni settanta del secolo scorso, però, la grave crisi che coinvolge il settore pastaio in campo nazionale, interessa anche la Pasta Puddu, che dopo anni di alterne vicissitudini tra le quali anche la gestione da parte della cooperativa composta da tredici ex dipendenti denominata Pasta di Sardegna, chiude definitivamente la sua attività nel 1995. Oggi l’Amministrazione Comunale di Siddi lavora per un vantaggioso riutilizzo dell’immobile ormai dismesso da tempo, ed infatti una parte della struttura è già stata adibita a Sala conferenze ed ha ospitato le ultime edizioni della manifestazione Siddi Wine Festival per la promozione dei vini naturali. Il Museo delle Tradizioni Agroalimentari della SardegnaProseguiamo lungo la via Roma verso il centro e, dopo duecentocinquanta metri, al civico numero 2 della via Roma, si vede l’ingresso della seicentesca Casa Steri, un caratteristico complesso campidanese di casa padronale a corte che oggi ospita il Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna. Costruita a partire dal seicento, la Casa Museo si caratterizza per la ricca articolazione degli spazi domestici, suddivisi in locali abitativi, ma anche in locali per la trasformazione dei prodotti agricoli e pastorali e ricoveri per animali da lavoro e da cortile. A partire dalle consuetudini della vita quotidiana e festiva e dai cicli produttivi agrari, gli spazi espositivi sono tutti riconducibili a riscoprire la storia alimentare della Sardegna e i modi tradizionali di produrre, trasformare e conservare il cibo a partire dal periodo nuragico. Il percorso di visita inizia con gli spazi dedicati al ciclo dell’olio e del latte, per passare al mulino per i cereali, con una rarissima macina a cavallo, del settecento. L’antica cucina del seicento è, poi, uno degli ambienti più suggestivi della casa, con i suoi monumentali fornelli, Sa forredda per arrostire la carne, la nicchia per le brocche e la stanza del pane che contiene un’esposizione di setacci, canestri, ceste e Civeddas, le tipiche conche sarde in argilla o terracotta. Il percorso museale termina con la visita al granaio, dove sono esposti strumenti del lavoro agricolo, e alle stalle dove trovano sede i marchi per gli animali e le attrezzature per la vinificazione. La piazza ConciliazioneDove la via Roma sbocca sulla via Cagliari, invece cha a sinistra la prendiamo ora verso destra. In una cinquantina di metri, questa strada ci porta alla piazza Conciliazione, una bella piazza alberata, con elegante pavimentazione, che costituisce probabilmente la più bella piazza di Siddi. In questa piazza, e nella adiacente piazza Leonardo da Vinci, hanno luogo le principali manifestazioni folkloristiche che si svolgono a Siddi. La chiesa parrocchiale della Visitazione di Santa Maria VergineAl centro del paese, arrivando dalla via Cagliari nella piazza Conciliazione, subito a destra nella località che un tempo era denominata De Cresia, si trova la chiesa della Visitazione di Santa Maria Vergine intitolata alla Santissima Vergine delle Grazie detta anche Sa Gloriosa, che è la parrocchiale di Siddi. È stata edificata, con la facciata esposta a sud ovest e preceduta da un piccolo sagrato, in stile barocco sardo, nel suo filone detto popolare, a partire dal 1704, con i lavori che si sono prolungati per oltre un cinquantennio, sopra una chiesa più piccola, forse cinquecentesca. Il prospetto frontale mostra un’apertura centrale sormontata da un architrave che delimita un timpano con arco a sesto ribassato spezzato, tre finestre con vetrate colorate e una chiusura con coronamento A cappello di carabiniere. La chiesa è fiancheggiata da un alto campanile a canna quadrata, suddiviso in tre ordini sovrapposti, ultimato nel 1688, fornito di campane seicentesche e ottocentesche. L’interno è ampio, poco illuminato, con aula a pianta longitudinale con un’unica navata sulla quale si aprono cinque cappelle, e copertura con volta a botte. L’altare maggiore del 1815, eseguito in marmi policromi, ospita una preziosa statua lignea della Madonna col Bambino del secondo quarto del diciassettesimo secolo, alta più di un metro e sessanta, dorata e policromata in estofado de oro, che costituisce l’unico esempio isolano a foggia quadrata con spigoli smussati. La realizzazione della statua viene fatta è attribuita a un anonimo scultore campano attivo nell’isola in quel periodo. Fra le cappelle risulta interessante quella del Rosario, che accoglie un retablo ligneo intagliato, dorato e policromato concluso nel 1766, insieme a pregevoli statue lignee seicentesche e settecentesche. Significative anche la Cappella di Sant’Antonio, quella del Crocifisso e quella del Sacro Cuore. Degni di attenzione sono pure un fonte battesimale realizzato in marmi policromi nel 1793, un secondo fonte battesimale litico decorato con rosoni a motivi fitomorfi, il pulpito ligneo e, nella sacrestia, una paratora del diciottesimo secolo. All’esterno, nella piazza Conciliazione, davanti alla chiesa, si trova un altorilievo con scolpita una frase tratta dal romanzo Zio Mundeddu di Antonio Puddu. Da molti anni, presso questa chiesa e nel piazzale antistante la domenica più vicina al 2 luglio si svolge la Sagra di Sa Gloriosa, la Festa patronale del paese, che inizia dal mercoledì a venerdì con un triduo di preparazione, con recita del rosario, vespri, predica e benedizione eucaristica. La sera precedente ed il giorno della Festa si tengono canti sardi in piazza, cui seguono la messa solenne e la processione con il carro trainato dai buoi, al suono delle launeddas e con l’esibizione dei gruppi folk. E per finire fuochi artificiali, poi musica in piazza. L’edificio che ospitava l’Ospedale Managu con ingresso sulla piazza Leonardo da VinciSulla piazza Conciliazione, ad angolo con la via Cagliari, di fronte alla chiesa parrocchiale, si trova un raro esempio di struttura ospedaliera funzionante nella Sardegna rurale della seconda metà dell’Ottocenti. Si tratta dell’edificio che ha ospitato l’Ospedale Managu inaugurato nel 1860 grazie alle volontà testamentarie di Luigi Giuseppe Managu, ultimo rampollo di una ricca famiglia di proprietari terrieri di Siddi, morto a soli 27 anni. L’Ospedale contava all’inizio solo otto posti letto, che divennero undici nel 1870. Viene chiuso nel 1890, a causa di una cattiva e perdurante gestione amministrativa, ma ancora oggi dell’Ospedale si conservano numerosi e interessantissimi documenti. L’edificio, che oggi ospita il Museo Ornitologico della Sardegna, ha un lato corto sulla via Cagliari, è affacciato con il suo prospetto principale sulla piazza, ed il suo ingresso si trova nell’altro lato corto, che si trova, poco prima dell’inizio della via Fratelli Managu, nella retrostante piazza Leonardo da Vinci, nella quale si svolgono manifestazioni come la famosa AppetitosaMente. Il Museo Ornitologico della SardegnaAffacciato sulla piazza Conciliazione con ingresso in piazza Leonardo da Vinci, in una parte dell’edificio che ha ospitato l’Ospedale Managu, si può visitare il Museo Ornitologico della Sardegna. Si tratta dell’unico Museo Ornitologico dell’Isola, che espone in un ampio locale a tre piani la più completa collezione museale di uccelli attualmente presente in Sardegna. Le due sale espositive ospitano la più completa collezione di volatili in Sardegna, composta da oltre 300 esemplari di uccelli, rappresentati in 21 ordini e 51 famiglie, tutti appartenenti al 95% della fauna stanziale e migratrice che popoI diversi habitat dell’isola. Si possono osservare i rapaci notturni e diurni, varie specie di oche e anatre, eleganti trampolieri e gran parte degli esemplari dell’ordine dei passeriformi, diverse varietà di uccelli meno noti e rari quali il pollo sultano, il gracchio corallino e la pernice di mare. Una piccola sezione è dedicata ai mammiferi della Sardegna. Il percorso didattico si avvale di sussidi che illustrano i più rilevanti aspetti biologici e i principali habitat del territorio regionale. I Giardini Pubblici di SiddiDalla piazza Conciliazione prendiamo verso nord est la continuazione della via Fratelli Managu, che è la via Fiume, e la seguiamo per circa duecento metri, fino a dove incrocia a sinistra la via Canonico Agostino Sanna. Qui, nell’estremo nord orientale dell’abitato, tra la prosecuzione della via Fiume e la via Canonico Agostino Sanna, si trovano i Giardini Pubblici di Siddi. Non sono molto belli, si tratta di un manto erboso con poche piante intorno, ma la loro importanza deriva dal fatto che, lungo il loro lato ovest, si trova il muro che li separa dal retro della chiesa di San Michele Arcangelo. Per raggiungerla, si può proseguire per un’ottantina di metri lungo la via Fiume, e poi prendere a sinistra la via San Michele e, dopo una settantina di metri, si trova alla sinistra una sterrata che conduce davanti alla chiesa. Oppure si può proseguire lungo la via Canonico Agostino Sanna e, dopo una settantina di metri, alla sinistra della strada si trova la scalinata che porta alla chiesa. La chiesa romanica di San Michele Arcangeloalla periferia del paese e poco distante dalla chiesa parrocchiale, nella zona chiamata Santu Miali,su un piccolo rilievo, all’interno di un bel parco attrezzato, si trova la chiesa romanica dedicata a San Michele Arcangelo il cui culto fu introdotto in Sardegna dai Bizantini dopo il quinto secolo. Non si hanno informazioni sul periodo della sua costruzione, anche se i loro tratti stilistici riconducono il monumento alla seconda metà del tredicesimo secolo. Ha pianta a due navate di diversa dimensione, di cui la più grande, quella principale, ha un abside semicircolare, ed ha due portali. I due portali sono sormontati da due archi architravati a tutto sesto, retti da mensole. Sull’architrave del portale più piccolo è scolpito un altorilievo con cinque figure dalle larghe spalle e dagli arti esili, separate da bande verticali con motivo a rombi, che costituiscono un’opera unica nel panorama scultoreo medioevale sardo. La prima figura, capovolta, forse indica lucifero, l’angelo caduto, ma questa figura secondo lo storico Francesco Alziator potrebbe rappresentare la morte come figura capovolta, che dal menhir di Genna ’e Arrele, alle tombe preistoriche di Is Concas, al simbolo punico capovolto della dea Tanitàdel monte Sirai, è un simbolo ricorrente nella cultura funeraria e religiosa della Sardegna, e che forse sarebbe stata ripresa in questo monumento. La successiva figura potrebbe rappresentare l’Arcangelo Michele, a cui la chiesa è dedicata, e la terza potrebbe rappresentare Dio padre. Le ultime due, che non sono separate ma anzi sono allacciate tra loro, potrebbero rappresentare Adamo ed Eva, ma, secondo una interpretazione tradizionale, si tratterebbe di due figure danzanti. Per le sue ridotte dimensione, è la seconda più piccola chiesa romanica a due navate dell’Isola, dopo quella di San Saturno di Ussana.Costruita con conci di media e piccola pezzatura in marna bruna e gialla, con blocchi in arenaria e basalto bolloso, è dotata di copertura a doppia falda nella navata principale e a falda unica nella navata unica. Il pavimento è di marna grigia e nella parte alta del muro della navatella si notano due conci incavati a circolo, del tutto simili a quelli presenti in facciata. Nel presbiterio, leggermente rialzato rispetto al piano della chiesa, l’abside semicircolare con arco a tutto sesto a doppia ghiera, un piccolo altare litico, due nicchie per gli arredi sacri, due pregevoli statue lignee di San Michele. Presso questa chiesa, ogni anno, il 29 settembre si svolge la Festa di San Michele Arcangelo. Il pomeriggio della vigilia, il simulacro del Santo viene portato dalla chiesa parrocchiale alla piccola chiesa a lui dedicata. La mattina successiva, il giorno della ricorrenza liturgica, si svolge la processione per le vie del paese, alla quale segue la messa solenne. L’indomani la statua viene riportata nella chiesa parrocchiale. Nell’abitato e stata trovata la domus de janas di Scaba ’e ArriuNel febbraio 1983, in seguito a lavori di fondazione di un’abitazione privata, all’incrocio tra via San Daniele e via Eleonora d’Arborea, in località Scaba ’e Arriu, è stata rinvenuta la cella di una tomba ipogeica del tipo detto domus de janas ricavata nel banco di marna e risultante, dopo lo scavo archeogico, di impiamo planimetrico costituito da un corridoio d’accesso longitudinale, un’anticella rettangolare ed una cella ellittica di tre metri per due metri, alta un metro e settanta. I reperti più antichi rinvenuti all’interno della tomba risalgono al Neolitico recente, ossia alla cultura Ozieri, e comprendono punte di freccia, lame, grattatoi in ossidiana e selce, e ciotole, talora decorate. L’interesse di Scaba ’e Arriu sta, però, nel fatto che per la prima volta in Sardegna si analizzano due distinte fasi eneolitiche nello stesso sito. Significativi sono i reperti riconducibili all’Eneolitico Antico, ossia alla Cultura di Abealzu e Filigosa, tra i quali manufatti litici come punte di freccia e lame in ossidiana e selce, metallici come un vago di collana in argento, e fittili come vasetti ad alto collo cilindrico, vasetti biconici con colletto breve, ciotole carenate, tripodi con piedi caratteristicamente insellati, tutti quasi esclusivamente lisci. L’insieme degli individui inumati ed i loro corredi della fase di Ozieri ed Abealzu, vengono, però, parzialmente asportati, nel periodo dell’Eneolitico Evoluto dalla popolazione della Cultura di Monte Claro, e collocali all’esterno, a creare un rilievo artificiale, dato che queste genti non intendevano adattare i propri rituali funerari a quelli delle precedenti Culture. Hanno realizzato, quindi, una calatoia, delimitata con lastre di marna arenaria messe a coltello, ed hanno chiuso la cella con una doppia fila di lastroni. Il sito è, quindi, una testimonianza chiave, per la sua natura pluristratificata, attestata dalla deposizioni di almeno 99 individui di una fase della Cultura di Filigosa e Abealzu, dei quali restano ossa molto frammentate in settori dell’anticella, nel corridoio e, soprattutto, nell’area antistante. Mentre la fase della Cultura di Monte Claro è rappresentata da 44 individui in discreto stato di conservazione rinvenuti nella cella ed in un altro settore dell’anticella, ed in essi l’apparato masticatorio presenta carie, usura della dentina, ascessi e rare anomalie di forma e dimensioni, ed una mandibola di adulto presenta esternamente un granuloma da corpo estraneo, per il permanere di un frammento di ossidiana al suo interno. Ma l’eccezionalità del campione consiste nell’elevatissima percentuale di crani di adulti che presentano lesioni d’origine traumatica o patologica, sulle quali si è intervenuti con le cosiddette trapanazioni craniche, già note nella preistoria della Sardegna, ma testimoniate qui per la prima volta nel sud dell’Isola. Il Municipio di SiddiIniziamo, ora, a visitare la parte meridionale dell’abitato, al di fuori dal centro storico. Arrivando a Siddi con la SP50, percorsi centottanta metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, evitiamo di svoltare leggermente a destra per prendere la via Roma, e proseguiamo invece dritti sulla strada provinciale. Percorsi trecento metri, svoltiamo a destra nella via Sardegna, e, dopo una cinquantina di metri, vediamo sulla destra l’edificio che ospita il Municipio di Siddi, con la sue sede e gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Per accedere al Municipio, ospitato all’interno di un’area verde, si prende un tratto di strada ben piastrellato. Al Municipio si accede dalla via Sardegna, anche se la sua sede è ospitata al civico numero 9 del viale Europa, che lo costeggia sulla sinistra e che porta fino alla via Roma. Gli impianti sportivi di SiddiSulla strada provinciale, quasi di fronte alla via Sardegna sulla destra, si può prendere la strada sulla sinistra, seguendo le indicazione per la Seggiovia, per il parco Sa Foiaga, e per il Museo del Territorio, che si trova nell’area Comunale di lunamatrona. Percorsi appena una quarantina di metri, si arriva a un bivio, dove si prende verso sinistra la via del Cimitero seguendo le indicazioni per il parco Sa Fogaia. La seguiamo per appena un centinaio di metri, e troviamo, alla sinistra della strada, le indicazioni per la palestra, che ci fanno entrare nell’area degli impianti sportivi comunali di Siddi. Entrando, si trova subito di fronte l’ingresso della Palestra Comunale di Siddi. Presa la strada alla sua destra, si arriva al Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, utilizzabile anche come Campo da Tennis, con fondo in erba sintetica. Sul retro del Campo da Calcetto, si trova il Campo da Calcio di Siddi, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 90 spettatori. Presso questo Campo da Calcio gioce le sue partite casalinghe la società calcistica Polisportiva Siddi, un esempio molto bello di come, nonostante le enormi difficoltà che il territorio comporta, si possa far calcio anche a buoni livelli, dato che la società Polisportiva ormai da qualche anno si trova in pianta stabile nelle posizioni che contano del campionato di Seconda Categoria, con il salto in Prima mancato diverse volte per appena una manciata di punti. Il Cimitero di SiddiLungo la via del Cimitero, passato l’ingresso alla palestra, si prosegue per un centinaio di metri costeggiando il lato lungo del Campo da Calcetto, poi svoltiamo a sinistra, seguiamo il lato corto del Campo da Calcetto e poi, più avanti, quello del Campo da Calcio, e, dopo una novantina di metri, arriviamo all’ingresso del Cimitero Comunale di Siddi. Visita dei dintorni di SiddiIn territorio di Siddi sono stati portati alla luce diversi siti archeologici, ossia i resti della Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu, la casa dell’orco; dei Nuraghi semplici Genna Maiu, Genna Maiu II, Nuraxi Molas, Pranu Casti, Sa Gruxi, Sa Mammonaia; dei Nuraghi complessi Conca Sa Cresia, Pranu Stintu, Sa Fogaia, su Pardu; e dei Nuraghi Santa Barbara e di Pajo Figu di tipologia indefinita. Tra i Nuraghi presenti nel suo territorio, solo questi ultimi due non si trovano sulla giara. La Giara di SiddiIl territorio del comune di Siddi è contraddistinto dalla presenza della Giara di Siddi chiamata in lingua Su Pranu de Siddi, un altopiano basaltico formatosi da una colata lavica due milioni e mezzo di anni fa. Situato ad ovest dell’abitato, con circa due chilometri e mezzo di lunghezza e quasi un chilometro e mezzo di larghezza, ha una altitudine media di 350 metri, ed è caratterizzato da pareti rocciose a strapiombo. L’altopiano è coperto da folta macchia mediterranea, ed ha conservato numerose testimonianze preistoriche, prenuragiche e nuragiche. Su di esso si trovano i resti di numerosi Nuraghi, situati in gran parte in territorio di Siddi, ma alcuni anche nell’area di lunamatrona, Collinas e Gonnostramatza. Sono tutti posizionati sui suoi bordi a strapiombo, dei quali alcuni mostrano una planimetria semplice, altri, invece, una pianta assai più complessa, tra i quali l’interessantissimo Nuraghe a corridoio Sa Fogaia. Il più importante monumento nuragico siddese rimane, tuttavia, una delle più belle e meglio conservate Tombe di giganti dell’Isola, la Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu, la casa dell’orco, vicino alla quale si trova il Nuraghe complesso Conca Sa Cresia. Una rete di sentieri consente di visitare questo altopiano spaziando con lo sguardo in tutte le direzioni fino a scorgere il mare. La componente naturalistica non è da meno, la parete di Corona Arrubia situata lungo in suo bordo inferiore è, infatti, molto frequentata da diverse specie di rapaci, mentre numerose specie di passeriformi volano tra vegetazione. Scendendo dall’altopiano, il paesaggio siddese degrada dolcemente verso una vasta zona di basse colline e di ampi tratti pianeggianti, proprio dove ad est sorge il centro abitato. In queste aree sono presenti numerosi terreni trasformati dall’uomo in colture cerealicole, ortive e per il pascolo, e poi in uliveti, vigneti e mandorleti. I resti della Tomba di giganti Sa Domu ’e S’OrcuVerso i limiti settentrionali della giara si trova la Tomba di giganti. Per raggiungerla, arrivando a Siddi con la SP50, percorsi cinquecento metri troviamo a destra la via Sardegna che ci porta al Municipio, la evitiamo e proseguiamo dritti lungo la strada provinciale, percorsi tre chilometri troviamo sulla destra due vicine deviazioni in cemento. Seguendo le indicazioni prendiamo la seconda, dopo due chilometri e mezzo, sempre seguendo le indicazioni, arriviamo sul piccolo altopiano basaltico Su Pranu. Qui troviamo una deviazione sulla destra che seguiamo per duecento metri, e vediamo, posizionata su un’altura a destra, la Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu La casa dell’orco, uno dei monumenti più importanti della Giara di Siddi che si presenta in buono stato di conservazione. Il nome le è stato assegnato per scoraggiarne la visita. È una delle più grandi e imponenti della Sardegna, realizzata senza la stele. Ha la facciata costituita da filari sovrapposti di grandi blocchi di basalto squadrati, tecnica costruttiva tipica delle più antiche Tombe di giganti del centro sud della Sardegna. Anche l’esedra è diversa da quella solita, non essendo delimitata da betili infissi nel terreno, ma costituita da una muratura di pietre a vista, spessa anche due metri. L’ingresso al monumento, al centro dell’esedra, è sormontato da robusto architrave, segnato però al centro da una profonda fenditura. La camera funeraria, a pianta rettangolare lunga dieco metri e larga un metro e Duecento, è costituita da blocchi disposti a filari regolari, di dimensioni inferiori nei filari di base, e conserva ancora la copertura originaria. Non si conoscono i motivi di questa singolare scelta costruttiva, in contrasto col generale modo di edificare dei nuragici, che di solito sistemavano i blocchi più grandi nelle zone basse delle costruzioni e quelli più piccoli nelle parti alte. Sul lato sinistro della camera è presente una nicchia, e la camera termina con un abside, la cui parete di testa è costituita da un’unica lastra infissa a coltello nel terreno. Si ipotizza che potesse contenere fino a Trecento salme, accumulate progressivamente nei tempi successivi alla sua costruzione, ma purtroppo al suo interno non è stato rinvenuto alcun frammento osseo. In discreto stato di conservazione fino agli anni quaranta del secolo scorso, dopo un periodo di abbandono, la Tomba di giganti è stata oggi parzialmente restaurata, ed il restauro ha consentito il parziale ripristino della facciata, restituendo alla tomba tutta la sua monumentalità. Per quanto riguarda il suo allineamento, la Tomba di giganti è orientata verso sud est, con un azimut di 137°, ma non è stato ancora ipotizzato dove dovesse puntare il suo allineamento, dato che nei primi due millenni prima di Cristo l’azimut dell’alba del solstizio d’inverno si è mantenuto costante a circa 122°, e quindi non si ritiene che potesse puntare in questa direzione. Oggi, nell’ambito della manifestazione AppetitosaMente, nella suggestiva area nuragica presso questa Tomba di giganti, vengono reinterpretati in musica i silenzi della giara, delle grandi pietre e delle antiche divinità. E, dopo la musica, segue una Colazione da… l’Orco. La più antica testimonianza della presenza umana nel territorio di Siddi è attestata da un frammento di Anellone litico rinvenuto in superficie, non lontano dalla Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu, che può essere riferito al Neolitico Medio. I resti del Nuraghe complesso Conca Sa CresiaProseguendo lungo la deviazione sulla destra che ci ha portati alla Tombe di giganti per poco più di cento metri, la strada si immettesu una traversale, che prendiamo verso sinistra, proseguiamo per quattrocentocinquanta metri, e troviamo sulla destra della strada uno spazio per il parcheggio. Qui, incamminandoci alla destra, si attraversa il terreno, e si incontra dapprima la piccola Fonte nuragica Conca Sa Cresia e poi, percorsi più di un centinaio di metri, si arriva al Nuraghe Conca Sa Cresia posizionato a 342 metri di altezza, parzialmenete coperto, che è posizionato sul ciglio della Giara di Siddi e si affaccia sul suo versante orientale. Tra i monumenti nuragici che contornano il ciglio dell’altopiano, è certamente il più grande e il meglio conservato. Si tratta di un Nuraghe complesso costruito in basalto, nato inizialmente come Protonuraghe a corridoio, al quale sono state addossate altre strutture, ristrutturandolo come Nuraghe a tholos. In uno strato di questo Nuraghe sono stati trovati piccoli semi di grano tenero, sui quali sono attualmente in corso analisi particolari, ed è prevista anche quella al Carbonio 14 per ottenerne una datazione attendibile. La Giara di Siddi era raggiungibile con l’unica seggiovia della SardegnaLa Giara di Siddi era raggiungibile anche con l’Unica seggiovia della Sardegna che vi arrivava partendo subito a nord degli edifici del Consorzio turistico Sa Corona Arrubia, in territorio di lunamatrona, e che portava alla Giara di Siddi, in località Sa Corona Arrubia. L’impianto realizzato dal Consorzio turistico nell’Anfiteatro naturale compreso fra i territori di lunamatrona e Collinas e la Giara di Siddi, ai lati del ha infatti funzionato per dieci anni, ma dal 2010 è diventato un malinconico monumento a se stesso. L’opera, costata fino alla fine degli anni novanta del secolo scorso un miliardo e settecento milioni di lire di soldi comunitari, si è fermata, dato che al Consorzio sono mancati i Trecento o quattrocentomila euro necessari per la prescritta revisione della funzionalità complessiva dell’impianto, soprattutto per quanto riguarda lo stato di integrità e sicurezza dei tralicci metallici di sostegno, e dei grossi cavi d’acciaio che sorreggono e trasportano i 120 sedili biposto. Si può anche raggiungere da Siddi il suo punto di arrivo sulla giara. Dove avevamo trovato le due vicine deviazioni in cemento sulla destra, dove avevamo preso la deviazione che ci aveva portato alla Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu, prendiamo invace la deviazione in cemento sulla sinistra, seguendo le indicazioni per il punto di ristoro. Seguiamo questa strada per seicento metri, fino a che va ad immettersisu una trasversale, che prendiamo verso destra, e, seguita per poco più di duecento metri, si arriva a vedere, alla sinistra della strada, il punto di arrivo della seggiovia. Dove la strada verso il punto di ristoro va ad immettersisu una trasversale, la prendiamo questa volta verso sinistra, e la seguiamo per cinquecento metri, costeggiando il lato meridionale del tavolato basaltico situato in territorio di Siddi, a nord del territorio Comunale di Collinas e quello di lunamatrona. Si tratta di un tavolato ricoperto di licheni rossi, cosa che ha ispirato la denominazione della località chiamandola Sa Corona Arrubia. Qui, sotto il tavolato basaltico, alla destra della strada, a più di un centinaio di metri di distanza da essa, si trovano sulla sommità di un’altura i resti del Nuraghe di Sa Corona Arrubia, che si trova però in territorio di Collinas. Il parco naturalistico ed archeologico Sa Fogaia sulla Giara di SiddiProseguendo lungo la strada che ci ha portati al Nuraghe di Sa Corona Arrubia, dopo un chilometro e ottocento metri, con diverse deviazioni, arriviamo all’ingresso del Parco naturalistico e archeologico Sa Fogaia che è però più facilmente raggiungibile seguendo un’altra strada. Per raggiungerla, da Siddi prendiamo la via del Cimitero che dagli impianti sportivi porta verso il Cimitero, passato l’ingresso della palestra, prendiamo la prima deviazione a destra, dopo trecento metri arriviamo a un bivio dove proseguiamo verso destra, e, dopo altri cinquecentocinquanta metri, prendiamo la deviazione verso destra che, in cinquecento metri, ci porta all’ingresso del parco. Il parco Sa Fogaia è un’importante area naturalistica ed archeologica situata in località Sa Fogaia, a 330 metri di altezza sul versante est dell’altopiano basaltico denominato Pranu de Siddi. Il parco ha zone nelle quali prevale il bosco a leccio, altre in cui predominano i popolamenti erbacei, ed altri rappresentati dalla macchia mediterranea. Sentieri e servizi rendono particolarmente fruibile una passeggiata nel parco, dato che nel parco si sviluppa un sentiero naturalistico chiamato Su Mori de Is Erbas, il sentiero delle erbe, ricavato reimpiegando in parte una vecchia mulattiera usata in passato per salire a piedi sulla Giara di Siddi. Si tratta di un sentiero dotato di segnaletica botanica, per l’attività di orienteering, per l’area d’inanellamento degli uccelli, per gi spazi dei laboratori didattici, per l’area attrezzata a pic-nic, per le guide naturalistiche e archeologiche. All’interno del parco sono presenti 104 diverse specie di flora appartenenti a 41 famiglie,63 specie di fauna appartenenti a 32 famiglie. L’area di Sa Fogaia è stata frequentata dall’uomo fin dalla preistoria, con insediamenti abitativi e per lo svolgimento di attività pastorali, agricole e di legnatico. Lo testimoniano la presenza del Nuraghe a corridoio, resti insediativi nuragici, punici e romani, dell’ossidiana sparsa legata ad un’officina litica, recinti per il ricovero di animali, costruzioni e terrazzamenti per la coltivazione. I resti del Nuraghe complesso a corridoio Sa FogaiaAll’interno del parco è possibile visitare il singolare Nuraghe Sa Fogaia raggiungibile attraverso un sentiero. Costruito in posizione strategica su un bordo a strapiombo, è posto a una quota di 306 metri proprio nella zona panoramica del parco. Si tratta di un Nuraghe a corridoio complesso ed irregolare, con un’altezza residua di oltre sei metri che è stato edificato sulla roccia affiorante con blocchi poliedrici di basalto sovrapposti a secco. Il nucleo centrale è costituito da un Protonuraghe a corridoio, poi ampliato con due torri ed altri vani e muri. Oggi si presenta come un Nuraghe a corridoio canonico, che presenta cioè il nucleo centrale con un camminamento nella parte superiore, che la attraversa longitudinalmente e trasversalmente. La camera di questo edificio è sistematicamente ellittica, e la volta tronco ogivale. La costruzione complessiva occupa una superficie di ottocento metri quadrati, e si compone di tre grandi corpi megalitici affiancati, completata da una serie di strutture terrazzate, circondate da muri ciclopici, disposte su più linee. Questo Nuraghe costituisce un monumento di particolare interesse scientifico per la conoscenza dell’evoluzione del Megalitismo nuragico. Scavi archeologici di queso Nuraghe sono stati effettuati dal 1993. A seguito delle campagne di scavo, sono state rinvenuta tazze, ciotole, vasi, scodelle, teglie, una lesina di bronzo e ceramica nuragica appartenenti al Bronzo Medio iniziale, attribuito alla Cultura di Bonnanaro. Inoltre, anfore, piatti decorati con palmette, ceramiche, una brocca, una sepoltura, indicano una frequentazione del Nuraghe fino al periodo medioevale. I resti del Nuraghe Santa Barbara di tipologia indefinitaDal Municipio di Siddi prendiamo verso est la SP50 che ci ha portato all’interno dell’abitato e, dopo circa un chilometro e trecento metri, ci reimmettiamo sulla SP46, che prendiamo verso sinistra, in direzione di Ussaramanna. La seguiamo per un chilometro, e, passato il cartello indicatore del chilometro 8, prendiamo la deviazione sulla destra in una strada bianca. Dopo trecento metri, alla destra della strada, si trova il Nuraghe Santa Barbara di Siddi, situato su un’altura ad un’altitudine di 142 metri, ed è di una tipologia indefinita, anche se alcuni ritengono fosse un monotorre, mentre per altri attorno ad un iniziale monotorre sarebbero state costruite altre torri secondarie. Si tratta di uno dei soli due Nuraghi presenti nel territorio di Siddi che non si trovano sulla sua giara, ossia dei due Nuraghi situati nelle località denominate Santa Barbara e Pajo Figu. Intorno a questo Nuraghe si trova la probabile ubicazione del villaggio medievale di Pauli Sitzamus, abbandonato nel diciottesimo secolo, nel cui centro sorgeva la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, e la chiesa di Santa Barbara, costruita accanto al Nuraghe, entrambe oggi distrutte. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Siddi andremo a visitare Ussaramanna che visiteremo con il suo centro dove si trova il Nuraghe San Pietro ed i suoi dintorni dove si trovano altri siti archeologici. |