Solarussa con la chiesa romanica di San Gregorio e nei dintorni l’area archeologica di Pidighi
Il questa tappa del nostro viaggio, da Zerfaliu ci recheremo a Solarussa che visiteremo con il suo centro dove si trova la chiesa romanica di San Gregorio e con i suoi dintorni nei quali si trova l’area archeologica di Pidighi. La regione storica del Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare. In viaggio verso SolarussaDal centro di Zerfaliu prendiamo verso ovest la via Principe Umberto, che esce dall’abitato con il nome di SP9, la seguiamo e superiamo il Cimitero Comunale e gli impianti sportivi di Zerfaliu, dopo circa tre chilonetri, la strada provinciale ci porta all’interno dell’abitato di Solarussa. Dal Municpio di Zerfaliu a quello di Solarussa si percorrono 3.4 chilometri. Il comune chiamato SolarussaIl comune di Solarussa (altezza metri 12 sul livello del mare, abitanti 2.288 al 31 dicembre 2021) è un centro agricolo situato nella valle del Tirso nel cuore del Campidano di Oristano. Il centro abitato si trova nella zona di transizione tra la parte settentrionale della pianura del Campidano e l’Altopiano di Abbasanta. Il territorio di Solarussa, prevalentemente collinare, è reso fertile dai depositi ricchi di humus, lasciati nel corso dei millenni per uno spessore di circa due metri dal fiume Tirso, il maggiore dell’isola, che scorre piegando in una grande ansa a pochi chilometri dal paese. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate, che vanno da un minimo di 7 a un massimo di 163 metri sul livello del mare. Le frequenti inondazioni che colpivano non solo i campi, ma anche la stessa Solarussa, favorivano l’orticoltura. Il problema delle esondazioni è stato risolto solo alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso quando sono stati costruiti gli argini. Il collegamento del paese con il territorio circostante è garantito principalmente dalle strade provinciali 9 e 15, oltre che da alcune ulteriori arterie viarie minori. Solarussa è servita dal 1880 dalla Stazione ferroviaria di Solarussa, situata nella periferia est del paese e lungo la Dorsale Sarda, è gestita da RFI ed è servita dai treni di Trenitalia. Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor. Origine del nomeIl toponimo è un composto delle voci sarde Sola, ossia suola, e Russa. Le origini del nome Solarussa lo farebbe derivare dal colore del suolo delle sue campagne. Esso compare, per la prima volta intorno al 1200; nel condaghe di Bonarcado, un registro delle tasse ecclesiastiche, così come è scritto oggi, mentre nel registro delle decime della Santa Sede del quattordicesimo secolo il nome compare come Solarosa, Solarossa, Salarussa e, infine, sul finire del diciottesimo secolo divenne Solarossa. A conferma di ciò è da evidenziare che, proprio nelle campagne del centro abitato si trova una località detta ancora oggi Terra Arrubia, ossia terra rossa, che si ritiene abbia dato origine al toponimo del villaggio sin dall’antichità per la sua colorazione dovuta alla forte fertilità del suo suolo. La sua economiaSi tratta di un comune di pianura di origine incerta, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato un modesto tessuto industriale. Il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, frutteti e agrumi. Solarussa è nota per la produzione del vino Vernaccia. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, equini e suini. Il settore industriale risulta ancora di dimensioni alquanto modeste; tuttavia si registrano aziende che operano nei comparti della metallurgia, della produzione alimentare, del legno e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Il ricco e prezioso patrimonio architettonico, la Vernaccia e i prodotti tipici locali rappresentano una ragione sufficiente per attirare un discreto flusso turistico sul posto. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciI primi insediamenti umani nel territorio di Solarussa hanno origini preistoriche, come dimostrano i numerosi resti nuragici presenti nel territorio. Le monete trovate nelle campagne fanno risalire la presenza romana nel territorio al 108 avanti Cristo. Nel nono secolo in Sardegna si formano governi autonomi retti da giudici e chiamati Giudicati. Solarussa viene così a trovarsi sotto l’influenza del Giudicato di Arborea, avente sede nella vicina Oristano, e conglobato nella curatoria del Campidano Maggiore. Nel dodicesimo secolo un’epidemia di peste colpisce molti paesi della zona e decima la popolazione. Nel 1355 una delegazione di Solarussesi che assieme a molti paesi vicini aveva preso parte alla guerra del Giudicato d’Arborea contro gli Aragonesi è tra coloro che firmano la pace di Sanluri, che garantirà un periodo di pace. Nel 1378 una nuova epidemia di peste colpisce la zona terrorizzando e decimando la popolazione per diversi anni. L’11 gennaio 1388 a Solarussa viene sottoscritto l’accordo di pace tra Eleonora d’Arborea e Pietro IV d’Aragona. Il 29 marzo 1410, in seguito al trattato di pace che sancisce la caduta del Giudicato di Arborea, anche Solarussa entra a far parte del Marchesato di Oristano, che diviene feudo regio in seguito alla sconfitta di Leonardo de Alagon a Macomer il 19 maggio 1478 e che non sarà più infeudato fino al diciottesimo secolo. Con la caduta del Giudicato, i Marchesi promuovono ulteriormente la viticoltura, che continua a svilupparsi tanto che durante il cinquecento le condizioni della zona si mantengono stabili e la popolazione riprende a crescere. Nel 1637 i Francesi tentano un’invasione dell’Isola dal golfo di Oristano, bruciando e distruggendo numerosi paesi del circondario di Solarussa. Verso il 1654 una nuova epidemia di peste colpisce i paesi del Campidano Maggiore tra cui Solarussa, e nuovamente nel 1680, decimando la popolazione. Nel 1720 i Piemontesi prendono possesso dell’Isola, trovando un paese spopolato e misero. Nel 1767, Solarussa come tutti i paesi del Campidano di Oristano torna sotto il controllo di un feudatario, e le sue rendite vengono concesse a Damiano Nurra col titolo di marchese di Arcais. Nel 1807 passa dai Nurra ai Flores, e nello stesso anno viene incluso nella Provincia di Oristano. Nel 1839 viene riscattato ai suoi feudatari. Nel 1848, abolita la Provincia di Oristano, viene incluso nella divisione amministrativa di Oristano, nella quale rimane fino al 1859, quando entra a far parte della Provincia di Cagliari. L’economia di Solarussa entra in crisi anche a causa della fillossera che devasta i suoi vigneti, ed infine la guerra doganale con la Francia, verso la quale la maggior parte del vino veniva esportato, provoca una grave crisi e una notevole emigrazione, che conduce ad un calo della popolazione. Nel 1927 i comuni di Siamaggiore e Zerfaliu vengono accorpati al comune di Solarussa, divenedo sue frazioni, finché nel 1946 Zerfaliu riacquista l’autonomia Comunale, e nel 1950 anche Siamaggiore riacquista l’autonomia Comunale. Del comune di Solarussa nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a SolarussaA Solarussa svolge le sue attività il Mini Gruppo Folk Imparis di Solarussa, nelle cui esibizioni nel paese e in altre località dell’Isola è pssibile ammirare il costume tradizionale indossato dai piccoli comnenti del gruppo. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Solarussa vanno citati, l’ultima domenica di maggio la Festa in onore della Madonna delle Grazie, per la quale nel mese di maggio, mese della Madonna, la chiesa a lei dedicata rimane aperta tutti i giorni per la celebrazione delle novene, ed il giorno della Festa il simulacro della Madonna viene portato in processione per le vie del paese, addobbate a Festa dagli abitanti con fiori e drappi; Il 29 giugno, in ricordo della data della sua morte, si svolge la Festa patronale di San Pietro Apostolo, Festa che viene organizzata ogni anno dal comitato dei quarantenni; nel periodo compreso tra i mesi di settembre e novembre si svolge la Sagra della Vernaccia, che ricorda l’importanza che il paese di Solarussa ricopriva nella produzione di questa a bevanda; nonostante il patrono di Solarussa sia San Pietro, la Festa più importante del paese sotto l’aspetto popolare è la Festa di San Gregorio Magno, che si tiene il martedì successivo alla seconda domenica del mese di ottobre, Festa che viene organizzata ogni anno dal comitato dei cinquantenni, per la quale è tradizione fare un grande falò il lunedì prima della festa, in quanto questa pratica porterà buon auspicio fino alla prossima edizione della festa. della pregiata Vernaccia prodotta nel paese di Solarussa parla anche la scrittrice Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, nel suo romanzo Chiaroscuro del 1912, che la cita nel settimo racconto intitolato Il natale del consigliere. |
Visita del centro di SolarussaL’abitato, interessato da una forte crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di pianura, e la casa Comunale si trova a 20 metri sul livello del mare. Arriviamo a Solarussa provenendo da Zerfaliu con la SP9 che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, assume il nome di via Giacomo Matteotti. La chiesa romanica di San Gregorio MagnoDal cartello segnaletico prendiamo verso nord ovest la via Giacomo Matteotti, la seguiamo per circa quattrocento metri, dopo che la strada ha superato la linea ferroviaria proseguiamo per un’altra cinquantina di metri e vediamo, alla destra della via Giacomo Matteotti, il cancello che immette all’ampia area nella quale si trova la chiesa romanica di San Gregorio Magno, che sorge sopra una collinetta nella periferia orientale del paese. La sua costruzione risale al periodo romanico, è stata infatti edificata nella seconda metà dodicesimo secolo, con tutta probabilità da maestranze formatesi nell’ambito del cantiere dell’ampliamento della chiesa di Santa Maria di Bonarcado, interamente con pietre di trachite e basalto. La chiesa ha una struttura molto semplice a forma rettangolare, la pianta è a navata unica absidata, da notare, inoltre, una elegante lunetta all’interno dell’abside. Si tratta dell’unico monumento religioso esistente in questo stile e di questa epoca nella diocesi arborense. La sua forma e struttura piuttosto semplice porta anche a pensare ad una decisa influenza dell’Ordine monastico cistercense, che del rigore formale aveva fatto la sua norma. Inoltre non è nemmeno da escludere che nella chiesa officiassero i frati Camaldolese di Bonarcado, viste le ripetute menzioni di una Domo di Solarussa nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. La chiesa è stata costruita sulle rovine di un edificio più antico, teoria confermata anche dalla scoperta all’interno dell’abside di una lastra utilizzata per la copertura di un passaggio che porta ad una tomba sotterranea. La chiesa è circondata da una muraglia difensiva, sistema di difesa spesso adottato nelle Chiese dello stesso periodo, e proprio di fronte all’ingresso della chiesa è situato il portale d’ingresso della muraglia. La facciata del portale presenta un campanile a doppia vela. Sulla sinistra è presente una scaletta che porta ad un palchetto sotto il campanile a vela del portale stesso. Nonostante il patrono di Solarussa sia San Pietro, la Festa più importante del paese sotto l’aspetto popolare è la Festa di San Gregorio Magno, che si tiene il martedì successivo alla seconda domenica del mese di ottobre, Festa che viene organizzata ogni anno dal comitato dei cinquantenni. La domenica nove giorni preima si svolge la processione che porta la statua di San Gregorio dalla chiesa parrocchiale nella chiesa dedicata al Santo, dove ha inizio la novena. Il lunedì che precede la festa, dopo la messa in commemorazione dei defunti, è tradizione fare un grande falò, in quanto questa pratica porterà buon auspicio fino alla prossima edizione della festa. Il giorno della Festa la processione solenne accompagnata da cavalieri e grppi folk porta la statua nella chiesa parrocchiale con il suono della fisarmonica e delle Launeddas, dove si tiene la messa solenna, dalla quale farà rientro alla chiesa d’San Gregorio il giorno seguente con un’altra processione con le reliquie del Santo. La Stazione ferroviaria di SolarussaLungo la via Giacomo Matteotti, appena una ventina di metri prima del cancello dell’area della chiesa di San Gregorio, prendiamo verso sinistra la via Tramontana, che, in poco più di centocinquanta metri, ci porta alla Stazione ferroviaria di Solarussa che si trova alla sinistra della strada, di fronte a dove sulla via Tramontana arriva dal centro del paese la via Enrico Berlinguer. Si tratta di una stazione di categoria Bronze posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda, dopo la stazione di Oristano e la ex stazione dismessa di Simaxis, e prima della ex stazione di Bauladu Milis e della stazione di Paulilatino. Lo scalo è stato edificato nella periferia est del paese tra gli anni settanta e ottanta dell’ottocento, nell’ambito dei lavori di costruzione della rete ferroviaria pubblica a scartamento ordinario della Sardegna, dalla Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, che lo ha inaugurato nel 1880, nell’ambito dell’apertura del tronco ferroviario tra Oristano e Giave. In seguito, nel 1920, alle Ferrovie reali subentrano le Ferrovie dello Stato, che, nel 2001, cedono la struttura alla società controllata RFI. La stazione è dotata di tre binari, di cui i primi due per il servizio viaggiatori, mentre il terzo si dirama dal secondo, terminando tronco nell’area occupata in passato dal vecchio scalo merci. Il Campo Sportivo ComunaleDi fronte alla Stazione ferroviaria, prendiamo la via Enrico Berlinguer, la seguiamo verso il centro dell’abitato per duecentocinquanta metri e vediamo, alla destra della strada, l’ingresso del Campo Sportivo Comunale di Solarussa. All’nterno di questo complesso sportivo è presente il Campo da Calcio intestato a Giovanni Antonio Pireddu, con fondo il terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Sul retro del Campo da Calcio, è presente un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintetica, con tribune per una quarantina di spettatori, nel quale praticare come discipline il calcio ed il calcetto ossia il calcio a cinque. Al Campo Sportivo Comunale è possibile anche accedere dalla via Giacomo Matteotti, circa duecento metri dopo il cancello di ingresso all’area della chiesa di San Gregorio, sulla sinistra ad angolo con una stretta traversa. Gli impianti sportivi comunali del vicolo Giacomo MatteottiDalla via Giacomo Matteotti proseguiamo verso nord ovest circa quattrocento metri dopo il cancello di ingresso all’area della chiesa di San Gregorio, poi svoltiamo a destra nel.vicolo Giacomo Matteotti che, dopo un centinaio di metri arriva a una rotonda, dopo la quale si trovano gli altri impianti sportivi comunali ai quali si accede dal vicolo Giacomo Matteotti. Entrati nella rotonda, prendiamo a destra e, in poche decine di metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Campo Sportivo polivalente, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per una quarantina di spettatori, nel quale particare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, ed il tennis. Se, entrati nella rotonda, ne usciamo invece dritti, in poche decine di metri vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del complesso dei due Campi da Tennis, entrambi con fondo in erba artificiale, il primo chiamato campo A con tribune in grado di ospitare una quarantina di spettatori, mentre il secondo chiamato campo B non è dotato di tribune. Il Monumento ai CadutiDa dove lungo la via Giacomo Matteotti avevamo imboccato il vicolo omonimo, proseguiamo lungo la via Giacomo Matteotti e, in meno di un centinaio di metri, attivimamo nella Piazza Mariano IV, chiamata anche piazza del Monumeno ai caduti. Fino al 1930, quest’area era occupata da Sa Paui, una palude che si estendeva per quattro ettari, nella quale l’acqua brulicava di vita, con anatre, folaghe e pesci tra cui le anguille. Nei mesi estivi, donne e uomini si dilettavano nella pesca. Ma soprattutto la presenza di zanzare anofele, portatrici di malaria e altre malattie, ha reso necessaria la bonifica. Nella piazza, a sinistra si erge il Monumento ai Caduti, in ricordo dei Solarussesi che sono morti nelle due guerrae mondiali. Il monumento è costituito da due steli in marmo di diversa altezza, e tra le due sono inteposte due lapidi in vetro, in alto quella con i nomi dei caduti della prima ed in basso quella con i nomi dei caduti della seconda guerra mondiale. La chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro ApostoloArrivati con la via Giacomo Matteotti nella piazza Mariano IV, prendiamo quella che sarebbe la continuazione della via Giacomo Matteotti, ossia la via Fratelli Cervi, che si dirige verso sud ovest. Percorsi lungo la via Fratelli Cervi per circa duecentottanta metri, prendiamo a sinistra e la via Cannelles che, dopo un’ottantina di metri, continua sulla via della parrocchia, la quale in una trentina di metri porta nella piazza della parrocchia. Nella piazza sulla sinistra si affaccia la chiesa dedicata a San Pietro Apostolo, che è la parrocchiale di Solarussa. La chiesa è stata progettata dall’architetto Giuseppe Cominotti, di Cuneo, i lavori della sua costruzione hanno inizio nel 1830 e finiscono nel 1835. Viene consacrata da monsignor Giovanni Maria Bua il 24 giugno 1835. La facciata si presenta intonacata, col portale dotato di cornice priva di modanature, con soprastante un grande rosone in pietra trachite scolpita. Il coronamento superiore della facciata, separato da una cornice modanata dalla parte sottostante, è curvilineo. All’interno l’ampia chiesa è a tre navate, con quattro cappelle sul lato sinistro e tre su quello destro, il presbiterio è sollevato di cinque gradini rispetto al piano di calpestio del fabbricato e presenta anch’esso una Cappella per ciascun lato. L’aula è scandita da quattro campate con archi a tutto sesto poggianti su alti pilastri. La volta delle navate è a botte, quella del presbiterio a crociera con costoloni lapidei e gemma. L’interno della chiesa ha le strutture anch’esse intonacate e chiare, una cornice raccorda i capitelli dei pilastri. La chiesa conserva all’interno due dipinti di Pietro Angeletti, pittore settecentesco nato a Bologna ma con una lunga carriera a Roma, accademico dell’Accademia di San Luca ed assessore delle antichità romane, dei quali il primo raffigura l’angelo che libera San Pietro dal carcere Mamertino ed il secondo San Gregorio Magno con la consueta colomba che lo ispira. A Solarussa presso questa chiesa parrocchiale, ogni anno il 29 giugno, in ricordo della data della sua morte, si svolge la Festa patronale di San Pietro Apostolo, Festa che viene organizzata dal comitato dei quarantenni. Le celebrazioni religiose, partono con il triduo che si svolge nei grono intorno a quello della festa, e sono molto partecipate raggiungendo l’apice nella giornata del 29, con la processione del Santo, che omaggia il paese attraverso costumi, colori e fiori, culminando con una bellissima celebrazione che vede la chiesa riempirsi di tanti fedeli. Oltre alle cerimonie religiose si svolgono anch numerose manifestazioni civili di contorno. La chiesa delle Anime e l’adiacente antico Cimiteroalla destra della facciata della chiesa parrocchiale, si trova la chiesa delle Anime il cui nome si fa risalire al fatto che adiacente alle sue mura sono presenti i resti dell’antico Cimitero. Assieme alla chiesa parrocchiale, alla piazza antistante, alla chiesa delle Anime, all’ossario ed all’antico porticato con quaranta sepolture, forma un complesso monumentale gotico barocco che va dal Trecento al settecento, di un certo interesse per l’intero paese chiamato Solarussa. La chiesa stata edificata nell’anno 1749, come si trova scritto nella lapide soprastante il portale della facciata. Da cenni storici ritrovati nei Quaderni Storici e Turistici di Sardegna di Felice Cherchi Paba, pare che le pietre impiegate per la sua edificazione derivassero dalla demolizione della chiesa parrocchiale di un piccolo villaggio vicino, Villalonga, abbandonato durante un’epidemia di peste. L’edificio si presenta ancora oggi nella sua struttura originaria. È costruita in pietra di basalto e l’impianto è quello tipicamente basilicale, a tre navate. Le volte a botte delle navate, i cornicioni lungo tutte le pareti ed i pilastri, costituiscono insieme all’altare rivestito di marmi policromi, al pulpito ligneo e all’ampia cornice d’ingresso per la sagrestia, gli unici elementi di decoro in un interno per il resto abbastanza povero e disadorno. Si pensa che prima la chiesa delle Anime fosse stata utilizzata come camera mortuaria dell’adiacente Antico Cimitero, poi col passare del tempo è stata modificata e utilizzata come chiesa, quando il Cimitero è stato definitivamente trasferito al di fuori del paese. Si tratta di un chilometro quadrato d’area, adiacente alla chiesa delle Anime, attualmente in stato di completo abbandono e degrado, utilizzata come discarica abusiva, ma si ritiene che verrà riqualificata e restituita alla comunità. Soprattutto l’antico Cimitero di epoca barocca, conosciuto come Su campusantu ecciu, di grande interesse storico e artistico, a seguito di lavori di riqualificazione ritroverà il suo antico splendore. Il Santuario della Madonna delle Grazie ex parrocchiale di SolarussaPassata le deviazione nella via Cannelles che ci ha portati alla chiesa parrocchiale di San Pietro, proseguiamo verso sud ovest lungo la via Fratelli Cervi e, dopo centottanta metri, svoltiamo a destra e prendiamo la via Tigellio. Dopo circa centocinquanta metri la via Tigellio sbocca sulla via Is Grazias e, nel punto di confluenza tra le due strade, alla destra si affaccia il Santuario della Madonna delle Grazie, che è stata la ex chiesa parrocchiale di Solarussa ed è la chiesa più antica del paese, dato che il culto per la Vergine delle Grazie, antica patrona di Solarussa, è stato diffuso per ordine dell’imperatrice bizantina Irene Daucas, madre di Costantino VI. La chiesa si trova nel punto più elevato del nucleo abitato, dove in seguito si addensarono altre case probabilmente per sfuggire alle frequenti inondazioni che in quel periodo devastavano gran parte dei campi e del territorio abitato. Il Santuario della Madonna delle Grazie è stato edificata nel 1863, nel sito nel quale si trovava una chiesetta più antica inizialmente dedicata a San Sebastiano. Sull’avancorpo della chiesa si trova un loggiato a tre ordini di archi, sulla stessa linea si trovano le due torri campanarie che rendono singolare l’originale facciata della chiesa. Questa è delimitata lateralmente da due campanili e preceduta da un portico il cui piano esterno è allineato con i campanili. Tutto l’insieme è intonacato. L’accesso al portico avviene da tre archi a tutto sesto sorretti da pilastri base quadrata. La copertura del portico è una terrazza piana con parapetto in muratura accessibile dai campanili. La facciata, con copertura a due falde, presenta nella parte alta tre finestre arcuate. All’interno la chiesa è a navata unica, con tre cappelle per lato che comunicano tra loro e con l’aula tramite aperture caratterizzate da archi a tutto sesto. Le cappelle, all’esterno, piuttosto che segnare la loro singolarità, sono definite da una struttura muraria compatta. Mentre, all’interno, danno sulla navata con degli archi a tutto sesto, con finiture in stucco e decorazioni a cassettoni attribuibili alla metà del diciannovesimo secolo. La navata è alta e slanciata, la copertura è costituita da tre volte a vela, mentre le cappelle si presentano voltate a botte. un’altra volta a vela si trova sul presbiterio, il coro invece è chiuso da una calotta semisferica. Il presbiterio è posto su tre gradini rispetto al piano di calpestio della navata, è delimitato da una balaustra marmorea e posteriormente dall’altare maggiore anch’esso marmoreo. L’interno della chiesa è interamente intonacato e decorato con pitture e affreschi del pittore oristanese Carlo Contini, realizzati tra il 1933 e il 1936 su incarico del parroco di Solarussa, il canonico Giuseppe loy. A seguire la linea delle cappelle, a destra e a sinistra, del corpo absidale, si trovano la sagrestia e l’oratorio dei Confratelli dello Spirito Santo. La chiesa era molto importante e sino alla metà del secolo scorso era considerata come un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli dato che ogni anno, nel periodo mariano, si teneva un pellegrinaggio, al quale partecipavano molti devoti, che provenivano da ogni parte: Campidano, Montiferru, Planargia, Marmilla e Arcidano. L’affluenza al Santuario è in seguito diminuita, man mano che si è venuto ad affermare il culto della Vergine del Rimedio, nei pressi Oristano. Comunque ancora oggi, l’ultima domenica di maggio, si tiene la Festa in onore della Madonna delle Grazie, per la quale nel mese di maggio, mese della Madonna, la chiesa a lei dedicata rimane aperta tutti i giorni per la celebrazione delle novene, ed il giorno della Festa il simulacro della Madonna viene portato in processione per le vie del paese, addobbate a Festa dagli abitanti con fiori e drappi. La Casa Sanna che ospita il Museo ArcheologicoDi fronte alla facciata del Santuario della Madonna delle Grazie parte la via Is Grazias, lungo la quale in poche decine di metri si vede alla destra la Biblioteca Comunale, mentre di fronte, alla sinistra della strada, vi è l’edificio che ospita la Casa Sanna. Si tratta di un’antica casa patronale, dalle ampie sale, la cui struttura pone in rilievo l’agiatezza che contraddistingueva i proprietari d’origine. L’abitazione è ubicata al centro abitato in una zona attualmente in fase di studio per una particolare valorizzazione, data anche l’immediata vicinanza della caratteristica chiesa intitolata alla Madonna delle Grazie, e presso il Museo in essa contenuto vanno spesso in scena mostre, artisti, sapori tipici e letteratura. Presso il Museo della Casa Sanna sono oggi conservati i numerosi reperti rinvenuti nelle campagne di scavo effettuate all’interno dell’area archeologica nella quale è compreso il complesso nuragico di Pidighi. La scultura in trachite rosa di Luigi TarasDal Santuario della Madonna delle Grazie, torniamo con la via Tigellio sulla via Fratelli Cervi, la prendiamo verso destra e, dopo una ventina di metri, vediamo alla sinistra della strada un bel parco all’interno del quale si trova una famosa Scultura in trachite rosa, che è stata realizzata dallo sculture e pittore di Carbonia Luigi Taras in occasione di un laboratorio di scultura organizzato nel comune di Solarussa nel 1997. Oggi di questo laboratorio rimane visibile la scultura realizzata dallo stesso scultore, ed anche se purtroppo l’opera rimane incompiuta, in quanto il progetto iniziale prevedeva la realizzazione di una fontana, è possibile vedere gli elementi che caratterizzano tutte le opere dell’artista, quali la forte plasticità delle figure e lo stilema del guscio riscontrabile sia nella sua scultura che sua nella pittura. Il Municipio di SolarussaProseguiamo lungo la via Fratelli Cervi e, una quarantina di metripiù avanti, alla destra della strada al civico numero 90 ella via Fratelli Cervi, vediamo l’edificio che ospita il Municipio di Solarussa, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta degli uffici del Sindaco, e del Segretario Comunale, l’Ufficio Affari Generali e Personale, l’Ufficio Anagrafe e Stato Civile, l’Ufficio Elettorale, l’Ufficio Protocollo, l’Ufficio Ragioneria Economato e Personale, l’Ufficio dei Servizi Sociali, l’Ufficio Istruzione e Sport, l’Ufficio lavori Pubblici Urbanistica e Manutenzioni, l’Ufficio Attività produttive e Polizia Municipale, del quale fanno parte anche il SUAP ed i Tributi. Gli impianti sportivi delle Scuole ElementariLungo la via Fratelli Cervi, arrivati al Municipio di Solarussa, prendiamo a destra la via Dante Alighieri e la seguiamo per circa duecentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra nella via Bruno Buozzi lungo la quale, dopo circa un centinaio di metri, si incrocia la via Giuseppe Verdi. Passato l’incrocio, lungo la via Bruno Buozzi si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso delle Scuole Elementari di Solarussa. Se all’incrocio prendiamo a sinistra la via Giuseppe Verdi, dopo una sessantina di metri si vede, alla destra della strada, l’ingresso del Campo Sportivo polivalente, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori, nel quale praticare come discipline calcio, calcetto ossia calcio a ciqnue, e pallavolo. Gli impinati sportivi delle Scuole MedieLungo la via Fratelli Cervi, arrivati al Municipio di Solarussa, prendiamo a destra la via Dante Alighieri e la seguiamo per circa duecentocinquanta metri, evitiamo la svolta nella via Bruno Buozzi e proseguiamo dritti lungo la via Dante Alighieri. Dopo una cinquantina di metri vediamo, alla destra della strada, l’ingresso delle Scuole Medie di Solarussa. All’interno del complesso degli impianti sportivi delle scole secondarie, è presente una Palestra, senza tribune per gli spettatori, all’interno della quale è possibile praticare come discipline la pallavolo, lotta, judo, karate, ed altre attività ginnico motorie. Visita dei dintorni di SolarussaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Solarussa,, sono stati portati alla luce i resti della fonte Pidighi; dei Protonuraghi Pidighi B, e Urasa; dei Nuraghi semplici Pidighi C, Pidighi D, e Pidighi E; e dei Nuraghi complessi Benas, Mura ’e Sorighes, Muru Accas, e Pidighi A. Il Cimitero ComunaleDal Municipio di Solarussa prendiamo verso nord est la via Fratelli Cervi e la seguiamo per circa cinquecento metri, fino ad arrivare nella piazza Mariano IV, nella quale si trova il Monumento ai Caduti. Nella piazza prendiamo verso nord ovest la via della repubblica, che uscirà dall’abitato con il nome di SP15 dirigendosi verso Tramatza. La seguiamo e, a trecentocinquanta metri dalla piazza Mariano IV, vediamo alla sinistra della strada il viale di accesso al Cimitero Comunale di Solarussa, che in una cinquantina di metri porta al suo muro di cinta con il cancello che permette l’accesso all’interno. Questo nuovo Cimitero è stato edificato al di fuori dell’abitato per sostituire l’antico Cimitero che si trovava accanto alla chiesa di San Pietro, accanto alla chiesa delle Anime, la quale era stata inizialmente utilizzata come sua camera mortuaria. L’area archeologica di PidighiDal Municipio di Solarussa prendiamo verso nord est la via Fratelli Cervi e la seguiamo per circa cinquecento metri, fino ad arrivare nella piazza Mariano IV, nella quale si trova il Monumento ai Caduti. Nella piazza prendiamo verso nord est la via Grazia Deledda, che dopo poco più di duecento metri esce dall’abitato come strada Comunale per Pidighi, la seguiamo per cinque chilometri e duecento metri fino ad arrivare all’ingresso dell’Area archeologica di Pidighi. All’interno dell’area archeologica vi sono due complessi nuragici simili per caratteristiche e peculiarità, entrambi costituiti da un Nuraghe complesso ad addizione frontale, del tipo a tancato, il che significa che la struttura comprende una torre centrale, il cortile e una torre secondaria allineati in senso longitudinale, con il tutto racchiuso da un bastione sporgente lateralmente ad angoli retti. All’interno della torre principale e della torre secondaria si trovano due camere circolari coperte con volte a cupola, oggi parzialmente crollate. Il primo è il Nuraghe complesso Pidighi A, edificato all’altezza di 94 metri, la cui torre centrale svetta per sei metri, e che conserva quasi intatta la copertura a tholos della camera. Questa camera, preceduta da un andito d’ingresso, ha pianta circolare con tre nicchie disposte simmetricamente a croce. La cupola o tholos del Nuraghe Pidighi è quasi del tutto intatta, e nella torre principale si può osservare anche la scala, che dalla base sale a spirale verso la sommità dove si trovava la camera superiore, oggi interamente mancante. Intorno al nuarghe Pidighi A sono presenti i resti di un insediamento abitativo, nel quale sono presenti fino a otto capanne complesse, e vi è anche una muraglia che proteggeva l’abitato. Il Nuraghe complesso Pidighi A ed il villaggio nuragico ad esso circostante, dal 1994 sono stati oggetto di campagne di scavo archeologico. Il secondo Nuraghe complesso dell’area archeologica di Pidighi è posizionato più ad ovest rispetto al primo, a circa quattrocentocinquanta metri di distanza da esso, ed è il Nuraghe complesso Muru Accas. Si tratta di un Nuraghe posto ad un’altezza di circa 89 metri sul livello del mare, la cui torre centrale svetta per circa quattro metri, ma le coperture a falsa cupola delle due camere circolari sono sono entrambe crollate. Nella camera della torre principale sono presenti due nicchie di forma differente, disposte in modo trasversale. All’interno di questo Nuraghe, la torre secondaria ed anche il cortile sono oggi ingombri di massi di crollo. Anche intorno a questo Nuraghe sono presenti tracce di un insediamento abitativo. Nell’area, non lontano dal Nuraghe Pidighi A, è presente il Protonuraghe Pidighi B, edificato a 112 metri di altezza, il quale è un Nuraghe a corridoio, con nei dintorni i resti di un insediamento con tre capanne. Sono inoltre presenti i resti di tre Nuraghi semplici, il Nuraghe semplice Pidighi C, edificato ad 80 metri di altezza; pochi resti del Nuraghe semplice Pidighi D, un Nuraghe monotorre edificato ad 80 metri di altezza, mai ultimato; ed anche pochi resti del Nuraghe semplice Pidighi E, un Nuraghe monotorre costruito in basalto a 105 metri di altezza, anch’esso mai ultimato, del quale non siamo riusciti a trovare documentazione fotografica. Vi si trovano anche i resti della Fonte nuragica Mitza Pidighi, edificata a 92 metri di altezza. La sorgente rappresentava un’ottima risorsa Idrica per gli abitanti del complesso di Pldlghl, o/trechché un luogo centrale per lo svolgimento di funzioni e cerimonie legate al culto dell’acqua. La presenza di acqua sorglva attira gruppi umani fino dal Neolitico, almeno a giudicare dal ritrovamento di materiali databili al quarto millennio avanti Cristo. La fonte nuraglca pare risalire alla fine del Bronzo Medio, il corpo esterno è a ferro di cavallo, realizzato con blocchi di basalto appena sbozzatl o grezzi; la parte Interna è di forma trapezoldale, e la parete di fondo è costruita con blocchi di basalto ben squadrati. Nel lato destro vi è un sedile. L’acqua giunge alla fonte dalla parte arcuata del ferro di cavallo, passando attraverso una serie di condotte protette da pietre grezze. Ancora oggi fuoriesce da una piccola apertura, con fossetta di decantazione, e scorre In una canaletta lunga ventuno metri e costruita con blocchi di basalto saldati con il piombo. Dal 1000 avanti Cristo viene aggiunto un recinto di forma semlclrcolare, di cui rimane In buono stato di conservazione solo il lato sinistro. Questa parte è suddivisa In due settori da una grande lastra posta in orizzontale, che potrebbe aver avuto funzione di altare. La frazione Pardo NouDal Municipio di Solarussa prendiamo verso sud ovest la via Fratelli Cervi, che esce dall’abitato con il nome di SP9 e si dirige verso ovest in direzione di Siamaggiore. Percorso circa un chilometro e mezzo, subito dopo aver passato il cartello segnaletico che indica il chilometro, svoltiamo a sinistra in una stretta strada che si dirige verso sud, la seguiamo per un chilometro e duecento metri, finché questa stara va ad immettersi sulla SP18 che proviane da Siamaggiore. Svoltiamo a sinistra e seguiamo la SP18 verso sud per quattrocento metri, dino a raggiungere la frazione estesa di Pardu Nou (altezza metri 9 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 0.85 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Si tratta di una borgata agricola estremamente estesa appartenente nella sua parte orientale al comune di Solarussa, e nella sua parte occidentale a quello di Siamaggiore. All’interno di questa frazione è presente la chiesa della Beata Vargine Maria, che è la chiesa della frazione Pardu Nou, e si trova all’interno della parte della frazione presente nell’area Comunale di Siamaggiore e che vedremo quando visiteremo questo comune. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Solarussa ci recheremo a Siamaggiore che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni nel quale si trovano la chiesa romanica di San Ciriaco e la borgata agricole di Pardu Nou con la chiesa della Beata Vergine Maria. |