Trinità d’Agultu e Vignola con la sua costiera, dalla Costa Paradiso a Tinnari e da Canneddi all’Isola Rossa
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo verso sud lungo la costiera di Trinità d’Agultu e Vignola arrivando a visitare le diverse località turistiche, tra le quali la Costa Paradiso e ad Isola Rossa. La regione storica della GalluraLa regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale. La costiera di Trinità d’Agultu e VignolaSulla SP90, partendo dal bivio che porta a destra a Vignola Mare ed a sinistra, con la SP5, ad Aglientu, e proseguendo sulla SP90 verso sud, passati cinque chilometri ed ottocento metri, poco dopo il cartello indicatore del chilometro 41 e l’ingresso dell’Agriturismo Lu Nodu sulla sinistra della strada, entriamo nel comune di Trinità d’Agultu e Vignola. In questo tratto la costa prosegue con bei fiordi, ma è fortemente deturpata da una esagerata speculazione edilizia con un paesaggio caratterizzato da troppi agglomerati turistici, strade e superstrade. Dopo la frazione Naragoni troviamo la frazione Tamburu da dove raggiungiamo la Cala Faa con la spiaggia Lu StintoniProseguendo sulla SP90 per un chilometro e seicento metri, seguendo le indicazioni per Calaserraina prendiamo una trasversale sulla destra. Percorso quasi un chilometro, troviamo un cancello sulla destra della strada, passato il quale, in circa un chilometro, carriviamo nella frazione Naragoni una località interritorio di Trinità d’Agultu e Vignola con le sue poche abitazioni (altezza metri 118, distanza 20.9 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Trecento metri più avanti, seguendo le indicazioni, prendiamo una nuova deviazione sulla destra, che, in circa settecento metri di strada bianca, ci porta in frazione Tamburu (altezza metri 126, distanza 20.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 27). Proseguendo verso nord con la strada bianca che ci ha portati in località Tamburu, un lunghissimo sentiero ci porta, in circa due chilometri e Trecento metru, sulla costa di Tamburu, dove si trova la Cala Faa con la sua spiaggia. Ci si può arrivare anche dalla Cala Serraina, che vedremo più avanti, procedendo verso nord in un sentiero, però, molto difficile, oppure da Portobello di Gallura, procedendo verso sud, con un sentiero un poco meno difficile, ma comunque impegnativo. La Cala Faa si raggiunge molto meglio in barca, in quanto gli accessi da terra non sono facilmente individuabili, ed in essa si trova la spiaggia di Cala Faa, chiamata anche spiaggia Lu Strintoni. La spiaggia Lu Strintoni si affaccia nella Cala Faa, ed è formata da un arenile di piccole dimensioni, composto da sabbia rosata scura, grossolana, con ciottoli, protetta alle estremità da due scogliere di sfumature differenti, sormontate dalla verde macchia mediterranea, ed affacciata su un mare trasparente dai colori varianti tra il verde smeraldo intenso e l’azzurro, con scogli affioranti dall’acqua ed un bellissimo fondale di media profondità, prevalentemente roccioso. La spiaggia Lu Stintoni di Cala Faa non è mai affollata, a causa delle notevoli difficoltà d’accesso, ed in essa non sono presenti servizi. |
La frazione Greuli con la spiaggia di Cala SerrainaDopo la deviazione per la frazione Tamburu, percorriamo ancora settecentocinquanta metri sulla strada bianca che ci ha portati ad essa, poi, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra e, in poco più di ottocento metri, arriviamo alla frazione Greuli (altezza metri 100, distanza 21.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10). Prosegunedo lungo la strada bianca, dopo poco meno di un chilometro arriviamo sulla costiera di Greuli, dove si trova la più ampia Cala Sarraina con la bella spiaggia di Cala Serraina. La spiaggia di Cala Serraina è formata da un arenile composto da sabbia rosata scura, grossolana, affacciato su un mare cristallino, limpido, pulito e poco profondo. Sulla spiaggia, inoltre, sono presenti anche scogliere, che creano bellissimi contrasti di colore sul fondale marino. Tutt'intorno, ad ovest, a est, ed anche nell’entroterra, è presente una natura solitaria e selvaggia, sovrastata dalla bellissima macchia mediterranea. Si tratta di una spiaggia ideale per chi ama i luoghi un po' solitari, isolati e fuori dal circuito turistico. Sono presenti bar, servizi igienici, noleggio ombrelloni, lettini e pedalò, e nei pressi si trova anche un ristorante. |
La chiesa capestre di Santa Maria di VignolaSulla SP90, all’altezza della deviazione verso destra per Greuli e Cala Serraina, prendiamo invece una deviazione verso sinistra opportunamente segnalata. Dopo aver percorso quasi tre chilometri ed aver superato il ponticello sul rio Vignola, fra gli alberi di olivastro, adiacenti la strada, si intravede la chiara struttura della piccola chiesa campestre di Santa Maria di Vignola che si trova ai confini tra il comune di Aglientu e quello di Trinità d’Agultu e Vignola. Questa chiesa compare in un documento del 1117, con il quale Ittocorre de Gunale, giudice di Gallura, concede alla Primaziale di Santa Maria di Pisa quattro Chiese Que sunt in loco del Galluri, cum servis et ancillis et bestiis, et omnibus ad eosdem ecclesiam pertinentibus, e fra queste vi è la Ecclesiam San cte Marie de Vignolas. La chiesa figura ancora negli inventari delle proprietà della primaziale dal 1320 al 1368. Qualche secolo dopo, nell’ottocento, serve da parrocchia per i vignolesi, e sembra vi risiedessero i Benedittini, ed, a confermare la presenza di questi monaci, vi è il nome del paese La Pischina di li Frati, dato ad una località acquitrinosa a circa tre chilometri a sud della chiesa, il cui nome deriverebbe dall’annegamento di monaci, catturati da pirati musulmani, durante una delle loro incursioni. Nel 1929, viene costruita la sacrestia, la cui struttura ricalca il modello delle piccole Chiese fatte edificare da Pio XI, nell’ambito del progetto di impianto di nuove Chiese in Gallura. La struttura attuale risale alla fine degli anni settanta del novecento, quando è stato effettuato un ulteriore intervento di restauro. La chiesa si presenta a navata unica, suddivisa in tre campate, una delle quali è il presbiterio, dove, in una nicchia, si trovano le statue lignee seicentesche di Santa Maria e di Santa Elisabetta, e, sempre sulla parete di fondo, un’altra nicchia contiene la statua di San Sebastiano. In un altarino laterale vi è la statua di Sant’Antonio da Padova. esternamente l’edificio è interamente intonacato e dipinto di bianco, e sulla facciata il portale è sovrastato da un oculo e dal campanile a vela in posizione centrale. Presso questa chiesa si svolgono diverse feste, il lunedì dell’Angelo la Festa di Sant’Antonio da Padova, a metà maggio la Festa di Santa Maria e San Sebastiano, e l’ultimo fine settimana di agosto la Festa di Santa Maria e Santa Elisabetta. Nel piazzale, oltre i locali e le altre strutture utilizzate per le feste che si svolgono nella chiesa, vi sono alcuni maestosi alberi di olivastro. All’interno si trovava un luogo nel quale venivano sepolti i morti, fino al 1870, quando accanto alla chiesa è stato costruito il primo Cimitero, successivamente ristrutturato e ingrandito. Nella costiera della frazione Vaccaggi si trova l’insenatura di Porto la Cruzitta con la sua piccola spiaggiaRitornati sulla SP90, percorso un centinaio di metri, troviamo sulla destra il Bar Lu Beccu, con il quale fa angolo una deviazione con le indicazioni per La Maccia di la Multa. Presa questa deviazione, dopo due chilometri e novecento metri arriviamo a un incrocio, lo superiamo e proseguiamo dritti in una strada senza uscita, dopo cinquecento metri troviamo un sentiero sulla destra, e, percorsi centocinquanta metri, arriviamo nella frazione Vaccaggi (altezza metri 157, distanza 18.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), una piccola località in territorio di Trinità d’Agultu e Vignola. Sulla costiera della località Vaccaggi, si trova l’insenatura di Porto la Cruzitta, difficilmente raggiungibile via terra. Per arrivarci, all’incrocio dopo due chilometri e novecento metri prendiamo verso destra, seguendo le indicazioni per la spiaggia di Serraina, dopo quattrocento metri troviamo un sentiero sulla sinistra, che va seguito per poco più di due chilometri. Nell’insenatura di Porto la Cruzitta, che deve il suo nome alla croce, posta in cima alla roccia, in ricordo degli uomini che hanno perso la vita durante la rivoluzione contro il governo sabaudo, si trova la piccola spiaggia di Porto la Cruzitta. La solitaria piccola spiaggia di Porto la Cruzitta si trova all’interno della Caletta, incastrata tra gli scogli di trachite dal tipico colore rosa, che presenta un mare limpido e multicolore. L’arenile si presenta composto da un fondo di sassolini di varie grandezze e colori, con scogli affioranti e scogliere. Il fondale variegato e ricco di pesci, a tratti spettacolare è molto apprezzato dagli amanti delle immersioni subacquee e dello snorkeling. La spiaggia è difficilmente raggiungibile via terra, ed è più facilmente raggiungibile dal mare. |
Nella frazione Lu Colbu troviamo la chiesa di San Giovanni BattistaTornati sulla SP90 e percorsi circa tre chilometri e seicento metri, al chilometri 35.6 della strada provinciale, troviamo, seguendo le indicazioni, una deviazione sulla sinistra. La seguiamo per seicentocinquanta metri, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra, e, in quattrocentocinquanta metri, raggiungiamo la frazione Lu Colbu (altezza metri 206, distanza 16.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 65). Subito all’interno di questa frazione, alla sinistra della strada che ci ha condotti ad essa, si trova un ampio spiazzo recintato, all’interno del quale è presente la chiesa campestre di Santu Ghjuanni di Lu Colbu ossia di San Giovanni Battista. Non è una chiesa molto importante, comunque significativa dato che si tratta di una delle numerose Chiese campestri, tutte uguali fra di loro, che sono state fatte costruire dal papa Pio XI, intorno al 1930, per l’evangelizzazione dei pastori della Gallura. Passiamo per la frazione Falsaggiu per recarci verso la Costa ParadisoRitornati sulla SP90, percorriamo ancora un chilometro e mezzo, e troviamo, alla sinistra, della strada le abitazioni della frazione Falsaggiu (altezza metri 162, distanza 13.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 45). Percorso un altro chilometro ed ottocento metri sulla SP90, al chilometro 32.3 di questa strada provinciale, troviamo sulla destra la deviazione che, seguendo le indicazioni, ci porterà, in meno di cinque chilometri, all’interno della località Costa Paradiso. Il grande insediamento turistico di Costa Paradiso con la spiaggia di Cala li CossiCi troviamo in località Li Rosi Marini, denominazione che deriva dal nome gallurese dell’Armeria Pungens, una specie vegetale di forma rotondeggiante con bei fiori rosa, che cresce rigogliosa in tutto il litorale, alta sino a cinquanta centimetri, con fusti che si presentano legnosi alla base, poi ramosi e ricoperti dai piccioli delle foglie disseccate. La frazione Costa Paradiso (altezza metri 84, distanza 16.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 118), situata a 35 chilometri da Santa Teresa di Gallura ed altrettanti da Castelsardo, costituisce ancora oggi quasi un angolo di paradiso, con una estensione territoriale di circa ottocento ettari, con circa otto chilometri di coste, caratterizzati dalle tipiche scogliere rosa modellate dal vento e trasformate in curiose sculture, con spiagge, cale e calettesu uno splendido mare cristallino, e con all’interno il tipico ambiente di macchia mediterranea, caratterizzato dagli intensi profumi di mirto, ginepro e corbezzolo. Qui il consorzio della Costa Paradiso ha realizzato il Grande insediamento turistico di Costa Paradiso, composto da circa ottocento edifici. È un complesso di ville e villette indipendenti o plurifamiliari, con piscine e giardini. Accanto alle abitazioni private sono presenti appartamenti e residence, oltre a diverse strutture ricettive, ristoranti, discoteche e centri commerciali, un noto centro diving per gli appassionati degli sport subacquei ed un centro sportivo che consente la pratica di altri sport come tennis, volley, calcetto, tiro con l’arco, bocce. L’insediamento è stato realizzato proprio tra le splendide rocce rosa, a pochi metri dal mare o appena a ridosso, arrivando così a deturpare in modo ormai irrimediabile tutto l’ambiente circostante. Avevo visto molti anni fa l’insediamento ancora in costruzione, con i lavori interrotti per le proteste degli ambientalisti, e ne ero rimasto tanto sconcertato da ripromettermi di non tornarci mai più. Invece nel 2003 sono ripassato, ed ho visto che cosa è stato costruito... |
Dal centro dell’insediamento turistico, prendiamo il sentiero a sinistra e proseguiamo a piedi per una diecina di minuti, percorrendo circa un chilometro, verso sud ovest, tra i bellissimi scogli rosa, sino a raggiungere la spiaggia di Cala li Cossi, che raggiungiamo con una scalinata finale in pietra. È l’unica spiaggia della Costa Paradiso, e deve il suo nome al rio li Cossi che la attraversa, formando uno stagnetto alle sue spalle. La piccola spiaggia di Cala li Cossi è considerata una tra le più conosciute dell’Isola, un angolo di grande bellezza e suggestione, che si trova in una Cala riparata dal vento, chiusa tra le rocce e le scogliere di trachite rosa, che si stagliano imponenti sul mare verdissimo. L’ampio arenile di sabbia finissima e chiara, con ciottolini, presenta un fondale basso e digradante, particolarmente adatto alla balneazione e al gioco dei bambini. Il mare variegato e ricco di pesci, a tratti spettacolare, è molto apprezzato dagli amanti delle immersioni subacquee e dello snorkeling. La natura, verso ovest e nell’entroterra, è solitaria e selvaggia, con il piccolo stagno di li Cossi presente nella gola dietro la spiaggia. |
La piccola insenatura di Porto leccio con la sua piccola spiaggiaDalla spiaggia di Cala li Cossi possiamo proseguire verso sud con il sentiero che ci ha portato a questa spiaggia, e che porta verso la spiaggia di Tinnari. Dopo circa un chilometro, possiamo raggiungere la piccola insenatura naturale e selvaggia di Poltu di la lizza, ossia di Porto leccio. Il sentiero è molto comodo, ma è, comunque, più facile raggiungere l’insenatura con un gommone navetta che parte dal porticciolo di Costa Paradiso, che dista da questa piccola insenatura circa dieci minuti via mare. La piccola spiaggia Poltu di la lizza ossia di Porto leccio è un’incantevole spiaggia ciottolosa inserita in un’affascinante cala, circondata da alte colline rocciose ricche di macchia mediterranea, i cui colori risaltano su quelli della roccia. Il bellissimo mare trasparente ha un fondale caratterizzato dalla presenza di ciottoli e rocce affioranti dall’acqua. Meraviglioso osservare la distesa marina dai colori tra il verde e l’azzurro che si perdono verso l’orizzonte. Non sono presenti servizi su questa spiaggia, che è poco frequentata anche durante l’alta stagione per le difficoltà che si incontrano per raggiungerla. |
La frazione Tinnari con la sua spiaggiaTornati sulla SP90, proseguiamo per sette chilometri e mezzo, poco dopo il cartello indicatore del chilometro 25, svoltiamo a destra in una strada bianca che ci conduce verso Tinnari. Dopo un chilometro e cento metri, troviamo sulla sinistra la deviazione che porta verso Canneddi e che seguiremo più avanti. Proseguendo, invece, dritti per un chilometro e mezzo, arriviamo alla frazione Tinnari (altezza metri 176, distanza 7.3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 5), una piccola frazione Trinità d’Agultu e Vignola. Da qui prendiamo a piedi un sentiero che prosegue in direzione nord, lo seguiamo per circa un chilometro, quando sbocca su un sentiero trasversale, che prendiamo verso destra, e che, dopo settecentocinquanta metri, ci porta alla bella Cala Tinnari, Una splendida Cala solitaria ed incontaminata, situata sul tratto di costa compreso tra l’insediamento turistico di Costa Paradiso e Punta li Canneddi. All’interno della Cala si trova la bella spiaggia di Tinnari. Qui troviamo una strada a destra che scende, sulla quale percorriamo un chilometro a piedi fino ad arrivare alla spiaggia di Tinnari allo sbocco del Riu Pirastu, con bei ciottoli di porfido. È possibile anche raggiungerla dalla spiaggia di Cala li Cossi, da cui un comodo sentiero porta, lungo la costa, alla spiaggia in circa mezz’ora. È una bellissima spiaggia ricca di fascino e di colori, con un arenile formato da sabbia chiara, quasi dorata, accompagnata da una gran quantità di bellissimi ciottoli levigati di trachite rossa e grigia chiara, tanto che dall’alto la spiaggia appare come una distesa sfumata di grigio. Il meraviglioso mare cristallino è di un colore verde smeraldo intenso, assume un colore tra l’azzurro ed il blu man mano che ci si allontana dalla riva, ed in essa sono presenti scogli che affiorano dal mare. Il fondale è prevalentemente roccioso, con piccole zone sabbiose in prossimità della riva, mentre la bellissima scogliera rossiccia che circonda la spiaggia è sormontata dalla verde macchia mediterranea che qui cresce rigogliosa. Nella gola dietro la spiaggia, lungo il corso del Riu Pirastu, si sviluppa il piccolo stagno di Tinnari. La spiaggia, nella quale non sono presenti servizi, è poco frequentata anche durante il periodo estivo, e rappresenta un vero e proprio angolo di tranquillità. |
Oltre alla spiaggia, sono presenti diverse belle calette. Possiamo anche andare a visitare il punto panoramico sul monte Tinnari, una piccola collina alta solo 214 metri, dal quale è possibile apprezzare il bellissimo panorama di tutta la costiera. La frazione Canneddi con l’insediamento turistico di Cala Rossa e la sua spiaggiaDalla SP90, poco dopo il cartello indicatore del chilometro 25, svoltiamo a destra in una strada bianca che ci conduce verso Tinnari. Dopo un chilometro e cento metri, troviamo sulla sinistra la deviazione con le indicazioni per Calarossa, che porta verso Canneddi. La prendiamo e la seguiamo per un chilometro e ottocento metri, poi svoltiamo a destra, e in circa un chilometro raggiungiamo la frazione Canneddi (altezza metri 30, distanza 8.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 4). Qui si trova il Villaggio turistico di Calarossa, realizzato con una struttura di tipo mediterraneo che si estendesu un territorio di cento ettari lievemente degradante verso il mare. È costituita da oltre Trecento appartamenti disposti in piccoli edifici collegati tra di loro da Vialetti, piazzette e scalinate, oltre a un grande ristorante panoramico, bar, tre piscine, tre campi da Tennis in erba sintetica, Campo da Calcetto e beach volley ed altre strutture. Ad alcune centinaia di metri dagli appartamenti, si trovano calette di sabbia e rocce rosse, attrezzate e raggiungibili a piedi attraverso Vialetti interni o con un servizio navetta. Un tempo questo era uno di quei pochi splendidi tratti di costa ancora deserti, ormai del tutto spariti. Il villaggio si affaccia su una bella baia, la Cala di li Canneddi, un ampio Anfiteatro naturale, al centro della quale si trova la spiaggia li Canneddi, che viene spesso chiamata spiaggia di Cala Rossa dal nome dell’omonimo villaggio turistico. La spiaggia li Canneddi che viene spesso chiamata anche spiaggia di Cala Rossa dal nome dell’omonimo villaggio turistico, è una bella spiaggia, piuttosto ampia, caratterizzata da sabbia chiara e fine, con la presenza di piccoli ciottoli levigati sulla battigia, affacciata su un bellissimo mare trasparente che assume colori tra il verde e l’azzurro, a seconda del tempo, con un bellissimo fondale prevalentemente roccioso e ciottoloso. Vi sono rocce e scogli di granito porfirico di colore rossastro che caratterizzano questo tratto di costa, che affiorano dal mare, e rendono lo scenario molto suggestivo. La spiaggia, che si presenta circondata dalla verdissima e florida macchia mediterranea, ed offre anche zone d’ombra nelle quali ripararsi nelle ore più calde, è mediamente frequentata nel periodo estivo, ma mai troppo affollata. |
Un sentiero porta dalla spiaggia fino alla PUnta CanneddI, un promontorio al di là del quale si trova l’insenatura che ospita la spiaggia di la Marinedda, che è raggiungibile anche da qui a piedi in circa un quarto d’ora. La frazione Paduledda con la chiesa della Natività di Maria ed il Nuraghe BastianazzuTorniamo sulla SP90 e proseguiamo per due chilometri e mezzo, arriviamo al chilometro 22.3, dove troviamo un incrocio che, sulla sinistra, ci farebbe prendere la SP39 verso sinistra, in direzione di Trinità d’Agultu. A questo incrocio prendiamo, invece, la SP39 verso destra, ossia verso il mare, ed entriamo nella importante frazione Paduledda (altezza metri 212, distanza 2.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 168). Percorsi quattrocento metri sulla SP39, vediamo alla destra della strada la chiesa della Natività di Maria inaugurata nel 1990, dopo che l’idea di costruire una chiesa per le esigenze religiose della frazione era già presente da diversi anni. L’esterno si caratterizza per la presenza, in corrispondenza del portale d’ingresso di un grande veranda che unisce il locale della chiesa con quello della suprastantia, e con un elegante campaniletto a vela in posizione decentrata. All’interno, su di una colonna, è collocata la statua della Madonna, opera del ceramista Giuseppe Silecchia, così come le formelle della via Crucis esposte sulle pareti laterali, mentre le decorazioni sulle vetrate delle finestre sono opera del pittore romagnolo Franco Zanzani. In un angolo del sagrato è collocata una statua di San Pio da Pietralcina, e nel 2012 vicino ne è stata collocata un’altra di Sant’Agostino, realizzata sempre da Giuseppe Silecchia, il grande ceramistra Nato a Porto Azzurro nel 1927, trasferitosi a Sassari nella prima adolescenza, dove è vissuto e dove è morto all’età di 93 anni nel 2015. La Festa della Natività di Maria si svolge l’8 settembre. Da Paduledda, seguendo la SP39 per cinquecento metri, troviamo sulla sinistra una deviazione per la località la Scalitta e la spiaggia li Feruli, seguiamo questa strada per circa un chilometro, poi svoltiamo a destra e, in circa duecento metri, arriviamo al ristorante Lu Naragu. Da qui è possibile vedere e raggiungere, verso ovest, il Nuraghe Bastianazzu detto anche Nuraghe Paduledda che sorge in prossimità del mare. Data la sua posizionesu una collina, si può pensare a una struttura di avvistamento collegato con altri Nuraghi della zona, ma la tipologia della costruzione lo fa ritenere qualcosa di più complesso. Non è ben conservato. La costruzione è realizzata con grossi massi appena sbozzati del tipico granito della zona, disposti in maniera irregolare, ed ha una pianta approssimativamente ellittica, con un unico ingresso con architrave situato a mezzogiorno. Dall’atrio d’ingresso si accede al salone principale che, a causa dei crolli ha perso la cupola a tholos. Lateralmente sono presenti delle cellette, delle quali non si riesce a capire la struttura e l’ampiezza, in quanto pieni di materiale di crollo. Torniamo dalla deviazione per la località la Scalitta e la spiaggia li Feruli, dove abbiamo preso verso destra per ristorante Lu Naragu, proseguiamo, invece, dritti. Dopo cinquecento metri svoltiamo a destra, seguendo le indicazioni, e, in un chilometro e cento metri, arriviamo al parcheggio, dal quale proseguendo per circa cinquanta metri in un sentiero fra la macchia mediterranea e dune di sabbia, si raggiunge la spiaggia di li Feruli, che si trova a sud rispetto alle spiagge di Isola Rossa che descriveremo più avanti. La spiaggia di li Feruli che si sviluppa lungo il litorale, poco più a sud dell’Isola Rossa, arrivando a collegarsi verso sud con la spiaggia di li Junchi di Badesi, e che è l’ultima parte verso nord della lunghissima spiaggia che inizia dalla Ciaccia di Valledoria. La spiaggia è caratterizzata da sabbia a grani medi colore chiaro quasi crema, molto calda e compatta, affacciata su un mare che si presenta con un fondale sabbioso di media profondità, con un colore tra l’azzurro ed il verde, molto gradevole, ed è spesso mosso per via del maestrale che soffia con una certa regolarità. Non sono presenti servizi su questa spiaggia, che è una delle meno affollate, adatta per chi cerca il riposo di un ambiente intatto e selvaggio, tra i colori e i profumi della macchia mediterranea, con diverse piante aromatiche endemiche della Sardegna. |
La frazione PischinazzaEvitando la deviazione per per la località la Scalitta, ritorniamo sulla SP39 e la seguiamo verso ovest per un chilometro e duecento metri. Qui, a due chilometri e cento metri dall’incrocio dove abbiamo preso la SP39, troviamo sulla sinistra della strada la frazione Pischinazza (altezza metri 133, distanza 4.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 5), che raggiungiamo con una breve deviazione. Proseguendo per duecento metri sulla SP39, prendiamo tutto a destra e, in duecentocinquanta metri, arriviamo a vedere, alla sinistra della strada, l’ingresso del parco acquatico Aqua Fantasy Isola Rossa, una struttura turistica unica in Sardegna per l’dea di continuità e contiguità con il mare sul quale si affaccia. Sulla strada verso la frazione la Marinedda si trova il Marinedda Thalasso & SpaDopo aver passato la frazione Pischinazza, proseguiamo verso nord con la SP39, una strada molto bella che offre panorami e spunti estremamente affascinanti, dato che, all’interno della campagna, mostra tutta la costiera sottostante. Seguendola fino in fondo, ci porterebbe all’insediamento turistico di Isola Rossa, ma, dopo circa un chilometro e duecento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo una deviazione sulla destra che, in poco più di duecento metri, ci porta all’ingresso del Marinedda Talasso & Spa. Il Marinedda Thalasso & Spa si trova su un dolce promontorio, ad un chilometro da Isola Rossa. Garantita dalla rinomata collezione Delphina Hotels & resorts, offre una vacanza al mare in Sardegna completa, con attenzioni specifiche per i suoi ospiti. È ospitato in una tipica struttura sarda in sasso e tufo, e consta di interni ben arredati, piscine panoramiche, campi da Tennis e da Calcetto, nonché talassoterapia in un superbo Centro Benessere & Spa di 2500 metri quadrati completo di tutto punto. Dispone di cinque ristoranti, ossia cinque modi scoprire i sapori unici della tradizione gastronomica sarda. |
La frazione la Marinedda con la sua spiaggiaProseguiamo verso nord con la SP39, dopo duecentocinquanta metri svoltiamo a destra e, in circa un chilometro, arriviamo alla frazione la Marinedda (altezza metri 20, distanza 6.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 5), una piccola frazione turistica di Trinità d’Agultu e Vignola. Arrivati all’interno della frazione, una breve deviazione alla sinistra della strada ci conduce alla bellissima Spiagghja longa di la Marinedda, ossia alla spiaggia de la Marinedda. La bellissima spiaggia de la Marinedda ossia la Spiagghja longa di la Marinedda, è chiusa ai lati da insenature e scogli, ed in essa è possibile trovare ancora tratti di costa deserti, purtroppo tra le molte costruzioni disordinate. L’arenile è costituito da sabbia bianco dorata, che si affaccia su un mare verde azzurro, poco profondo. Stupenda e suggestiva, questa spiaggia stupisce per le sue acque cristalline ed il mare turchese, che contrastano con il verde della macchia mediterranea, e con il colore acceso dei graniti. In molte guide turistiche questa spiaggia viene chiamata Sa Marinedda, ma non è corretto dato che l’articolo Sa è tipico del logudorese, mentre in Gallura si usa l’articolo La. Si presenta lungo un tratto di costa dove la natura, verso est e nell’entroterra, è solitaria e selvaggia, ma, intorno alla spiaggia, sono disponibili bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. La spiaggia de la Marinedda è stata insignita, per la prima volta per il 2018, della Bandiera Blu della Federazione Europea dell’Ambiente, che celebra non solo le migliori spiagge del nostro paese, ma anche quelle con i maggiori servizi sul territorio. Obiettivo principale del programma Bandiera Blu è quello di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località rivierasche, verso un processo di sostenibilità ambientale. |
Il borgo turistico marinaro di Isola RossaInvece di girare a destra verso la Marinedda, proseguiamo sulla SP39 per duecento metri ed arriviamo a una rotonda, dopo la quale si trova l’ingresso della frazione Isola Rossa (altezza metri 18, distanza 6.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 123), un significativo borgo turistico marinaro, che costituisce una bella frazione Trinità d’Agultu e Vignola. A differenza degli insediamenti turistici di Costa Paradiso e di Calarossa, realizzati in tratti di costa che erano vergini, qui ci troviamo di fronte a un centro realizzato dove già esistevano diverse abitazioni, e quindi con assai minor impatto ambientale. L’agglomerato costiero dell’Isola Rossa, così chiamato per il colore dell’isolotto omonimo che lo fronteggia, a circa quattrocento metri dalla costa, conserva un borgo marinaro e una torre cinquecentesca, retaggio del dominio spagnolo. È una bella località balneare che affianca al fascino del suo ambiente un tessuto ricettivo di tutto riguardo, pur mantenendo vive le tradizioni tipiche di una civiltà pastorale e rurale, ancora oggi molto sentite. La chiesa di San LorenzoAll’ingresso dell’abitato, dove arriviamo con la SP39 che assume il nome di corso Trinità, percorsi circa centocinquanta metri, da esso parte sulla sinistra la via Marinedda, subito alla destra della quale, in un complesso polivalente di strutture di servizio, si trova la chiesa di San Lorenzo costruita nel 1999, all’interno del quale è collocata una bella statua di San Lorenzo opera del ceramista sassarese Giuseppe Silecchia. La sua moderna architettura risponde all’esigenza di avere una struttura idonea a svolgere il suo ruolo liturgico in un periodo, quello estivo, nel quale la popolazione del borgo turistico raggiunge i suoi massimi livelli, grazie all’afflusso dei vacanzieri. Anche la scelta di dedicarla a San Lorenzo è in linea con questo proposito, dato che la Festa di San Lorenzo cade 11 di agosto, in piena stagione turistica, ed in essa, oltre i tradizionali riti religiosi, si svolge un grandioso spettacolo pirotecnico, in uno scenario unico, come la scogliera e la spiaggia di Isola Rossa. Nel residence Tanca della torre si trova il relax Torreruja Thalasso & SpaProseguendo lungo la via Marinedda in direzione della Torre dell’Isola Rossa, alla destra della strada si trova il residence Tanca della torre, all’interno del quale è presente il relax Torreruja Thalasso & Spa. Il relax Torreruja Thalasso & Spa si trova in prossimità di incantevoli calette di roccia rossa. Si tratta di una prestigiosa struttura 4 stelle superior della collezione Delphina Hotels & resorts, ed è costituito da un villaggio con camere in stile mediterraneo, alcune recentemente rinnovate, e servizi idonei per una vacanza di relax, non fosse altro che per il superbo Centro Benessere & Spa specializzato nella talassoterapia, con i suoi 1200 metri quadrati di assoluto benessere. Dispone di due ristoranti, ossia due modi scoprire i sapori unici della tradizione gastronomica sarda. |
La Torre dell’Isola Rossa con la costa sottostante e con di fronte l’isolotto chiamato Isola RossaProseguendo per quattrocento metri lungo la via Marinedda, poco prima che questa strada termini, troviamo alla destra della strada un parcheggio, dove possiamo lasciare la macchina, e prendere uno dei sentieri che ci portano alla Torre dell’Isola Rossa una bella torre edificata in epoca spagnola, nel 1578, realizzata con materiale granitico, che si trova a 23 metri sul livello del mare nell’omonima località balneare. La sala, che è ripartita in tre zone, ha una volta a cupola con pilastro centrale, una cisterna, e la scala di accesso al terrazzamento, interna allo spessore murario. Dall’alto della torre è possibile ammirare tutta la costiera sottostante. Di fronte all’abitato, a circa quattrocento metri dalla costa, si vede la piccola Isola Rossa chiamata anche l’Isolottu con le sue rocce di granito porfirico color rosa carico. La stessa roccia caratterizza tutta la costa intorno a questo bel centro turistico. Già in tempi passati la Baia Trinità, dove sorge l’abitato di Isola Rossa, era un piccolo scalo per le imbarcazioni, come testimonia la bella Torre dell’Isola Rossa. Il Porto Turistico e la spiagghja longa di Isola RossaProseguendo, la via Marinedda curva a sinistra, e rientra verso est diventando il lungomare Salvatore Cottoni, alla destra del quale si trova, dopo duecento metri, il parcheggio per il Porto Turistico di Isola Rossa. Ad esso si poteva arrivare anche dall’ingresso nell’abitato, con il corso Trinità, che, dopo cinquecento metri, sarebbe terminato sul lungomare, e, dopo centocinquanta metri, ci avrebbe protati al parcheggio, dal quale, alla sinistra della strada, si trova il porto. Il Porto Marina di Isola Rossa con circa 400 posti barca, riparato da tutti i venti principali, è costituito da due moli, sopraflutto e sottoflutto, con all’interno cinque pontili fissi, con piano di calpestio in doghe di legno, con imboccatura rivolta a sud est, di fronte alla meravigliosa spiaggia lunga dell’Isola Rossa. Il Porto Turistico si possono noleggiare gommoni o fare escursioni in tutta la costa. Subito alla sinistra del porto, si trova la Spiaggetta del Porto dell’Isola Rossa, al quale si accede direttamente dal lungomare Salvatore Cottoni, dal quale parte verso sud il lungomare Dettori, proprio nel punto nel quale vi arriva il corso Trinità. La spiaggia del Porto dell’Isola Rossa si trova proprio in paese, di fianco al Porto Turistico e vi si accede direttamente dal lungomare. È una piccola spiaggetta con un arenile costituito da sabbia finissima, color crema. È lambita dal mare con un’acqua limpida e cristallina, con fondali bassi e sabbiosi, interrotti da qualche scoglio piatto, e dalle plendide rocce rosse che la separano dalla spiaggia longa di Isola Rossa. |
alla destra della spiaggia del Porto si trova la Spiagghja longa di Isola Rossa, ossia la spiaggia lunga dell’Isola Rossa, chiamata anche spiaggia di Rinaggiu, Che si raggiunge dal lungomare Dettori, superata la piazzetta di la Rutunda, proseguendo e prendendo una delle diverse diramazioni verso destra. La spiaggia lunga dell’Isola Rossa ossia la Spiagghja longa di Isola Rossa, chiamata anche spiaggia di Rinaggiu, è una spiaggia di notevoli dimensioni, lunga oltre un chilometro, con un arenile costituito da sabbia dorata o bianca, finissima, che si affaccia su mare verde, poco profondo, in una costa punteggiata dalla macchia mediterranea e profumata di mirto. Questa spiaggia, comoda e riparata dai venti, è adatta per le famiglie con bambini, per chi ama i giochi, gli sport, le passeggiate. Affollata in alta stagione attrezzata, offre tutti i servizi, ha, infatti, disponibilità nei dintorni di bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. Chi, invece, ama la tranquillità, può trovare meno affollamento spostandosi verso la sua parte verso sud. La spiaggia lunga dell’Isola Rossa è stata insignita, per la prima volta per il 2018, della Bandiera Blu della Federazione Europea dell’Ambiente, che celebra non solo le migliori spiagge del nostro paese, ma anche quelle con i maggiori servizi sul territorio. Obiettivo principale del programma Bandiera Blu è quello di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località rivierasche, verso un processo di sostenibilità ambientale. |
Le ultime spiagge della costa di Trinità d’Agultu e VignolaA sud della spiaggia longa di Isola Rossa, si trova il promontorio di Li Bicchi Russi, ossia dell’Isola Rossa, passato il quale si trova l’insenatura denominata L’Oltu di li Canni, nella quale è presente una piccola spiaggia. Proseguendo verso sud, superato il promontorio denominato La Traissedda, si trova la bella spiaggia di li Feruli, che abbiamo già descritta quando la abbiamo raggiunta, partendo dalla località Paduledda. Questa è l’ultima spiaggia verso sud della costiera di Trinità d’Agultu e Vignola, e si sviluppa fino a collegarsi come sua continuazione, dopo circa un chilometro e mezzo, con la spiaggia di li Junchi, nel territorio del comune di Badesi. Arriviamo a Trinità d’Agultu e VignolaTorniamo sulla SP90 dove, provenendo da Vignola mare, al chilometro 22.3, abbiamo trovato l’incrocio che, sulla destra, con la SP39 verso destra, ci ha condotti nella frazione Paduledda, e qui prendiamo, invece, verso sinistra la SP39, che ci condurrà all’interno dell’abitato di Trinità d’Agultu, che raggiungiamo in circa due chilometri. Il comune chiamato Trinità d’Agultu e VignolaL’abitato di Trinità d’Agultu e Vignola (nome in lingua sarda Trinidade nome gallurese Trinitai e Vignola, altezza metri 365 sul livello del mare, abitanti 2.210 al 31 dicembre 2021) si trova leggermente all’interno, ed è ubicato nella parte settentrionale della Provincia di Sassari, sulla costa occidentale della Gallura, ed è un comune gallurese di grande interesse turistico dotato di una fascia costiera di grande bellezza. Il suo territorio Comunale, classificato come collinare, comprensivo dell’area speciale Isola Rossa, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, ed oltre la metà del territorio è stato classificato come sito di interesse comunitario dall’Unione Europea. Origine del nomeLa sua denominazione è composta da un elemento derivante da un agionimo, dato che la Santissima Trinità è la patrona del luogo, e dalla designazione locale Agultu. Vignola riflette, invece, il latino Vinicola, ossia piccola vigna, ed è attestato dalle forme medievali di Viniolas e Vignolas. Il nome Trinità d’Agultu e Vignola non deve trarre in inganno perché, come abbiamo detto, la località turistica di Vignola si trova all’interno del comune di Aglientu, e questo perché, un tempo, esistevano sia l’antica Vignola di tempio, che oggi appartiene al comune di Aglientu, che la Vignola di Aggius, che oggi si trova nel comune di Trinità d’Agultu e Vignola. La sua economiaLa sua economia, da sempre basata sulle tradizionali attività agricole e sul terziario, ha vissuto una forte crescita grazie al fenomeno del turismo che, a partire dalla fine anni settanta del novecento, si è fatta sempre più crescente e consistente. L’agricoltura è basata sulla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutteti, ma viene praticato anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, modestamente sviluppata, è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare ed edile, ed il terziario si compone di una buona rete commerciale. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. L’aspetto selvaggio della lunga costa, caratterizzata da rocce rossastre che si specchiano nel limpidissimo mare di Sardegna, e da bianche spiaggette ricche di rosi marini, rappresenta una forte attrazione turistica. Brevi cenni storiciNumerosi ritrovamenti archeologici testimoniano presenze umane sino dall’epoca preistorica, e la più antica traccia è costituita da un’industria litica, attribuibile al Mesolitico, rinvenuta in un riparo sotto roccia presso Porto leccio. Di più recente, dal punto di vista archeologico, è da segnalare una domus de janas, attribuibile al Neolitico recente, situata in località Conca di li Frati, nei pressi dell’Isola Rossa. Il periodo nuragico è rappresentato soprattutto dal Nuraghe Bastianazzu. Sono stati rinvenuti anche selciati di strada risalenti ad epoca romana. Durante il Medioevo, la zona appartiene alla curatoria di Gemini, nel Giudicato di Gallura. Si ritiene che Trinità d’Agultu nasca intorno al 1730, al centro di un’ampia campagna, con poche famiglie residenti, e molti banditi che invadevano la zona di quando in quando. La leggenda narra che proprio questi banditi hanno l’idea di costruire una piccola chiesa nella zona, per poter chiedere asilo nel luogo sacro, secondo l’allora legge del Regno di Sardegna, che prevedeva immunità a chi chiedeva asilo nei luoghi di culto, e anche le famiglie del luogo avrebbero potuto godere dell’opera sacra per riunirsi in preghiera. Si narra che, in seguito, i banditi trafugano una statua lignea della Madonna dall’Ermitage de la Trinitè, in Corsica, vicino a Bonifacio, e la portano in Sardegna, dove cercano di trasportarla lontano dalla costa per trovare un luogo dove edificare la chiesa. Giunti ad Agultu, si fermano per riposare qualche ora, poi, accingendosi a ripartire, non riusciscono a sollevare la statua, e concludono che la Trinità abbia deciso il punto dove stabilirsi. In quel luogo fabbricano la chiesa, dandole il nome di Santissima Trinità, che dà origine al borgo, unito poi ad Augustus, nome dell’antico villaggio romano esistente in origine nel territorio. Nel 1813 viene istituita la parrocchia rurale, con l’intento di riunire in un nucleo stabile i pastori che vivono nelle vicinanze. La nascita del centro abitato, formatosi attorno all’antica chiesa campestre, risale, dunque, all’ottocento, ad opera soprattutto di alcune famiglie di ponzesi che erano già stanziate presso l’Isola Rossa, dove, nel cinquecento, gli Spagnoli avevano costruito una Torre di avvistamento, al fine di difendersi dalle incursioni barbaresche e di scoraggiare il contrabbando molto diffuso, a quel tempo, tra la costa gallurese e la Corsica. Il borgo viene popolato principalmente da famiglie provenienti dai vicini centri della Gallura interna come tempio e Aggius, e dai pastori degli stazzi vicini. Aggregata al vicino comune di Aggius, ne segue le vicende storiche fino al 1958, anno in cui il comune di Trinità d’Agultu e Vignola viene staccato dal comune di Aggius ed ottiene la piena autonomia amministrativa. Del comune di Trinità d’Agultu e Vignola, nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari a quella nuova di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa provincia, di nuovo in quella di Sassari. Sagre e feste che si svolgono a Trinità d’Agultu e VignolaIl costume tipico di Trinità d’Agultu parte dal modello del costume tipico aggese, cui la borgata di Trinità, oggi comune autonomo, è appartenuta nel passato, e derivando dal quale è stato confezionato il costume trinitaiese. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Trinità d’Agultu e Vignola, vanno citate il lunedì dell’Angelo, la Festa di Sant’Antonio da Padova presso la chiesa di Santa Maria di Vignola; il 19 marzo, la Festa di San Giuseppe presso la chiesa omonima; il 29 aprile, si svolge la Festa di San Pietro Martire presso la chiesa campestre omonima; l’8 maggio, la Festa di San Mchele Arcangelo presso la chiesa campestre omonima; il 12 maggio, la Festa di San Pancrazio presso la chiesa campestre di San Pietro Martire; a metà maggio la Festa di Santa Maria e San Sebastiano presso la chiesa di Santa Maria di Vignola; l’ottava domenica dopo Pasqua, ossia l’ultima domenica di maggio o la prima di giugno, viene celebrata la Festa patronale in onore della Santissima Trinità; il 13 giugno, le celebrazioni religiose di Sant’Antonio da Padova presso l’omonima chiesa campestre; a metà di agosto a Trinità d’Agultu e Vignola si svolge la Festa della Birra, una manifestazione importante che vede anche la presenza di vari gruppi folk e di canto locali l’ultimo fine settimana di agosto, la Festa di Santa Maria e Santa Elisabetta presso la chiesa di Santa Maria di Vignola; l’8 settembre, presso la chiesa di Paduledda si svolge la Festa della Natività di Maria; dall’ultimo sabato di luglio al primo sabato di settembre si svolge la Rassegna Orfeo cinto di mirto, una rassegna che nel nome coniuga temi della mitologia greca a elementi della tradizione locale, e che viene ospitata nella chiesa o nei locali annessi quando i temi delle tele esposte non sono di carattere religioso; il 4 ottobre, si svolge la Festa di San Francesco, di recente istituzione, presso la chiesa campestre di San Pietro Martire. Visita del centro di Trinità d’Agultu e VignolaL’abitato di Trinità d’Agultu e Vignola è nteressato da una forte espansione edilizia, e si estende lungo le pendici di una modesta altura, che è circondata da rocce e colline che degradano in direzione del mare. Visitiamo il centro del paese arrivandoci da nord, con la SP39, che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Imperia, e che continua, poi, dopo la piazza 4 Novembre, con il nome di corso Vittorio Emanuele, per uscire dall’abitato in direzione sud est, con il nome di SP74 che si dirige da Trinità d’Agultu verso Aggius. Il Cimitero Comunale di Trinità d’Agultu e VignolaA un chilometro e settecento metri dall’inizio della SP39 verso Trinità d’Agultu e Vignola, si trova il cartello segnaletico che segnaL’ingresso all’interno del centro abitato. Da questo cartello, percorso appena un centinaio di metri lungo la via Imperia, parte sulla destra la via Petra Bianca. Prendiamo subito a destra la via Petra Bianca in salita, e percorsi appena centosettanta metri, si arriva a vedere alla destra della strada il muro di cinta del Cimitero Comunale Di Trinità d’Agultu e Vignola, al centro del quale si trova il suo cancello di ingresso. La chiesa parrocchiale della Santissima TrinitàProseguendo lungo la via Imperia, a duecento metri dal dove parte sulla destra la via Petra Bianca, troviamo alla destra della strada uno slargo, sul quale si affaccia la chiesa della Santissima Trinità il cui lato sinistro costeggia la strada. Si tratta di una costruzione rustica di particolare interesse edificata nei primi anni del settecento, costituita come parrocchiale rurale nel 1813, quando si è vista la possibilità di aggregare in un nucleo stabile tutti i pastori che vivevano nei numerosi stazzi della zona, e nelle cussorgie. La cussorgia è un antico Istituto tipico della Sardegna, affine all’ademprivio, in cui, però i diritti di pascolo non sono attribuiti agli abitanti del paese, ma un singolo pastore, che può trasmetterli di padre in figlio. La piccola chiesa colpisce per la sua semplicità, costruita con il granito blu locale, con il campanile posto sul lato sinistro a fianco dell’abside. Entrandovi, l’abside, sopraelevata, contiene l’altare dove si erge, maestosa ed umile, la statua trafugata della Santissima Trinità. Presso questa chiesa l’ottava domenica dopo Pasqua, ossia l’ultima domenica di maggio o la prima di giugno, viene celebrata la Festa patronale, ossia la Festa della Santissima Trinità, i cui festeggiamenti prevedono una processione attraverso le vie del paese con la settecentesca statua del patrono, alla quale seguono manifestazioni di musica leggera e folkloristica. Il Municipio di Trinità d’Agultu e VignolaPercorsa una cinquantina di metri lungo la via Imperia costeggiando il lato sinistro della chiesa parrocchiale, prendiamo sulla destra la via Sassari, che, in circa duecento metri, ci porta in una piazza sulla sinistra, dove, al civico numero 27 della via Sassari, si trova il palazzo nel quale è ospitato il Municipio di Trinità d’Agultu e Vignola, con la sua sede ed i suoi uffici. Ci troviamo in una zona del paese chiamata La Minda di Lu Preti. Il Palasport di Trinità d’Agultu e VignolaProseguendo un’ottantina di metri lungo la via Sassari, dove questa strada arriva a un bivio, con a destra la via Lu Rotu e dritti la prosecuzione della via Sassari, e prendiamo a sinistra la via Brigata Sassari. Dopo una quarantina di metri, dove la via Brigata Sassari compie una svolta a destra verso sud, continuiamo dritti nella traversa Sassari, e, in una cinquantina di metri, troviamo alla destra della strada il Palasport di Trinità d’Agulti e Vignola. Il Campo da Calcio di VignolaProseguendo lungo la via Sassari che esce dall’abitato in direzione sud ovest, a circa settecento metri dal palazzo nel quale è ospitato il Municipio, troviamo alla destra della strada l’ingresso dello Stadio Comunale Addis Carta di Trinità d’Agultu e Vignola, che si trova nella località Campesi, e che è dotato di un Campo da Calcio con tribune in grado di ospitare 800 spettatori. Visita dei dintorni di Trinità d’Agultu e VignolaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Trinità d’Agultu e Vignola non sono stati portati alla luce resti archeologici particolarmente singificativi, se si escludono i Nuraghi Auru Mannu e Bastianazzu, entambi di tipologia indefinita. La chiesa campestre di San Pietro lungo la strada che porta a Trinità d’Agultu e VignolaArrivando a Trinità d’Agultu e Vignola, a circa un chilometro e quattrocento metri dall’incrocio sulla SP90 nel quale abbiamo imboccato la SP39 verso Trinità d’Agultu e Vignola, prendiamo sulla destra, seguendo un cartello, una strada che costeggia la strada provinciale tornando indietro, e che, in duecentocinquanta metri, ci porta in località Lu Capruleddu, alla piana di Santu Petru. Qui si trova la chiesa campestre di Santu Petru ossia di San Pietro Martire il cui primo impianto, secondo la tradizione locale, risalirebbe alla seconda metà del settecento, ed il simulacro di San Pietro sarebbe stato prelevato da una chiesa in rovina situata in un villaggio medievale presso Santa Maria di Vignola. La sua architettura ricalca quella tipica delle altre Chiese campestri della zona, con una sola navata rettangolare, nella quale si trovano tre campate delimitate da due archi. All’interno, sull’altare, in quattro nicchie, si trovano i simulacri di San Pietro, San Pancrazio Martire, San Francesco d’Assisi e Santo Stefano protomartire. Ha la copertura a capanna, con il campanile a vela in posizione centrale, la cui campana è stata donata, nella prima metà dell’ottocento, da un pastore di la Paduledda, che la aveva recuperata nel relitto di una nave spagnola, naufragata qualche secolo prima, sulle scogliere di Isola Rossa. La Festa di San Pietro Martire si svolge il 29 aprile ed è preceduta dal vespro, la sera precedente. Il rito del pranzo, con la classica zuppa, ed, a seguire, carne ovina lessata, verdure di stagione, formaggi, vini, liquori e dolci tipici, si celebra poco dopo la conclusione della messa. La Festa viene celebrata dalle tre suprastantie, ossia dai tre comitati che curano la festa, e che sono la Bandera ’eccia, la più antica, la Bandera noa, creata nel 1923, e la terza bandera, che risale ad una quarantina di anni fa. Con lo stesso programma si svolgono anche, il 12 maggio la Festa di San Pancrazio, il 4 ottobre la Festa di San Francesco, di recente istituzione. Fino a qualche decennio fa, presso questa chiesa si svolgeva anche la Festa di Santo Stefano, che era a carattere esclusivamente religioso. Verso sud est si trova la frazione NigolaedduDa Trinità d’Agultu e Vignola prendiamo la prosecuzione della SP39 che ci ha portato nel paese, si tratta del corso Vittorio Emanuele, che all’esterno dell’abitato assume il nome di SP74, e che ci condurrebbe a Aggius. A circa due chilometri e cento metri dall’inizio del corso, seguendo le indicazioni, prendiamo una deviazione sulla sinistra che, in circa un chilometro di una strada stretta e tortuosa, ma sicuramente affascinante per il suo pittoresco paesaggio, ci porta alla frazione Nigolaeddu (altezza metri 313, distanza 3.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), dove si trova, alla sinistra della strada, una borgata rurale del comune di Trinità d’Agultu e Vignola. In località li Colti troviamo la chiesa campestre di Sant’Antonio da PadovaDopo aver superato la località Nigolaeddu, percorsi appena trecentocinquanta metri, svoltiamo a sinistra, poco prima di un ponticello, quasi alla fine della discesa, e, percorsi un chilometro e duecento metri, dopo pochi minuti, si arriva in località li Colti, in un’ampia vallata circondata da alcuni rilievi collinari, al centro della quale spicca la sagoma della piccola chiesa rurale. Si tratta della chiesa campestre di Sant’Antoni di li Colti ossia di Sant’Antonio da Padova una fra le Chiese più conosciute nel territorio di Trinità d’Agultu, che si trova all’interno del parco omonimo. La chiesa, secondo la tradizione, sarebbe sta costruita per ex voto dalle famiglie Bianco e Suelzu, ed è incerta la data della sua edificazione. L’interno è perfettamente imbiancato, con un’unica navata suddivisa in tre campate, una delle quali costituisce il presbiterio, ed in una nicchia sull’altare si trova il simulacro di Sant’Antonio. esternamente la chiesa presenta una struttura rustica, in conci irregolari di pietra locale, con il tetto a capanna al cui centro si trova il campaniletto a vela. Addossata alla chiesa vi è il locale utilizzato dalla Suprastantìa il giorno della festa, che forma un corpo unico con la facciata costituendone il prolungamento frontale. anticamente nella chiesa vi era una zona nella quale venivano sepolti gli individui deceduti in tenera età, circostanza confermata dai Quinque libri che si trovano nell’archivio parrocchiale di Trinità d’Agultu. La Festa di Sant’Antonio, che si tiene presso questa chiesa il 13 giugno, è preceduta, la sera del giorno precedente, dal vespro, nel quale dopo una breve cerimonia religiosa, viene offerta una cena con uno spezzatino a base di frattaglie ovine e bovine con patate, formaggio, abbinato al vino rosso locale. Il giorno della festa, a pranzo viene offerta la caratteristica Suppa locale e lesso di pecora, con contorno di verdure, e dolci tipici. L’organizzazione della manifestazione è riservata alle cosiddette Suprastantìe, ciascuna delle quali dispone di uno stendardo e di una propria casa. Nella borgata rurale di Tarra Padedda si trova la chiesa campestre di San Michele ArcangeloDopo aver superato la località Nigolaeddu, percorsi appena trecentocinquanta metri, invece di svoltare a sinistra, proseguiamo seguendo la strada per tre chilometri e mezzo, poi prendiamo una deviazione a sinistra che, in poco più di duecento metri, ci porta alla borgata rurale di Tarra Padedda, abitata sino alla fine degli anni settanta del novecento. All’interno della frazione, si arriva a un bivio, dove si prende a sinistra una breve stradina in salita al termine della quale, dopo circa cinquecento metri, si trova la Tanca di Santu Migali. Sul versante opposto si trova un profondo canalone che culmina con il Monte Cuccaru, in passato, soprattutto nella prima metà del settecento, famoso per essere stato il ricovero di molti fuorilegge. In uno spiazzo, sulla cima di una ripida collina che sovrasta la borgata, all’interno del recinto sacro, si trova la chiesa campestre di Santu Migali o San Michele Arcangelo. Non esistono documenti che ne attestino la data di costruzione, tuttavia è probabile che sia dei primi del settecento, e la sua storia ci porta a quando un fuorilegge della famiglia Suelzu, uno dei tanti che gravitavano nella adiacente campagna del Monte Cuccaru, ha trafugato una statua di San Michele da una chiesa campestre vicino a Viddalba, ed ha costruito per il simulacro una piccola chiesa, per sfruttare il diritto d’asilo nei luoghi sacri, e quindi potercisi rifugiare se inseguito dalla giustizia sabauda. L’edificio è del tutto uguale alle tante costruzioni rurali della Gallura, con la copertura a capanna con l’ingresso sul suo lato meridionale, e solo la presenza di una croce sul lato occidentale denota la sacralità dell’edificio. Sul lato settentrionale, addossato alla parte dell’edificio nella quale si trova l’altare, c’è un locale che viene utilizzato nei giorni della Festa come cucina e per il pranzo sociale. All’interno ha una sola navata, divisa da un arco a tutto sesto, e sull’altare c’è un nicchia con vetrata e portello in legno, che contiene il simulacro di San Michele, che era custodito nella sacrestia della parrocchiale di Aggius. La Festa di San Michele si svolge l’8 di maggio, preceduta dal vespro la sera precedente, quando ai convenuti per cena viene offerta la classica Busecca. Per il pranzo del giorno della festa, la Suppa, carne, formaggi, vino e dolci. I festeggiamente sono organizzati da due Suprastantie, ed alle celebrazioni religiose partecipa anche una terza bandiera. La chiesa campestre di San Giuseppe di Cugurenza - Santu GhjaseppaRitornati sulla SP74, e che ci condurrebbe a Aggius, meno di cento metri più avanti dopo la deviazione che ci ha portati alla località Nigolaeddu, seguendo le indicazioni prendiamo, in corrispondenza di un vecchio impianto per la produzione di calcestruzzo, una deviazione sulla destra tutta in salita. Seguiamo per due chilometri e trecento metri, la strada ci porta su un altopiano a circa seicento metri sul mare. Qui un sentiero sulla sinistra ci porta alla chiesa campestre di Santu ’Jaseppa o Santu Ghjaseppa ossia di San Giuseppe di Cugurenza costruita, secondo la tradizione orale, ai primi dell’ottocento, ad opera di tale Francesco lepori, coadiuvato da altri suoi parenti lepori, soprannominati Barracca. anticamente, non esistendo una strada vera e propria, alla chiesa si arrivava solo a piedi tramite un sentiero, in alcuni tratti impervio e, a volte, non facilmente individuabile nella boscaglia. Dopo la costruzione della strada nel 1983, ha perso molto del suo fascino, in quanto il viaggio stesso era una occasione d’incontro e di socializzazione per i numerosi viandanti che si recavano per partecipare alla Festa che si svolge in essa. L’edificio, esternamente, ha una struttura simile a quella delle antiche case rurali della zona, dalle quali si distingue per la presenza di contrafforti laterali, due per lato, in corrispondenza degli archi che sorreggono la volta. All’interno, sono presenti balaustre in legno, un altare a mensa in granito locale, collocato di recente, e l’altare a parete più antico, dove, in una nicchia con vetrata, è collocato il simulacro di San Giuseppe. alla sua destra, una teca racchiude una statua della Madonna. All’esterno, in un ambiente panoramico, reso ancora più suggestivo dalla presenza di alberi di leccio e pino, scampati agli incendi, a poca distanza dalla chiesa, vi è il locale della Suprastantìa che, oltre a curare i riti religiosi, e preparare il pranzo nel giorno della festa, provvede alla manutenzione della chiesa. La Festa di San Giuseppe si svolge il 19 marzo, e costituisce l’occasione per la prima scampagnata primaverile. Per l’occasione l’unica suprastantia organizza il pranzo sociale, con il menu tipico delle altre sagre campestri. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo verso sud fino a raggiungere Badesi di cui visiteremo la bella e lunga costiera. |