Tuili sulle falde meridionali dell’altopiano della Giara dove si effettua la marchiatura dei cavallini selvatici
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo nella visita della regione storica della Marmilla e ci recheremo a visitare la giara, dove vivono ancora allo stato brado circa settecento cavallini, gli unici realmente selvatici rimasti in Europa. Vedremo, per primo, il centro agricolo di Tuili che si sviluppa sulle falde meridionali dell’altopiano della Giara, nella quale vivono indisturbati i cavallini selvatici e nel quale si effettua la loro marchiatura. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la giara, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso TuiliDal centro di Barumini, prendiamo la via Roma da dove siamo arrivati a vedere sulla sinistra lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo verso nord per un’ottantina di metri ed incrociamo il viale Umberto I. Prendiamo verso sinistra il viale Umberto I, che esce dall’abitato verso ovest in direzione di Tuili con il nome di SP5, la ex SP44, e, dopo settecentocinquanta metri, arriviamo a vedere sulla sinistra il parcheggio dell’area archeologica di su Nuraxi. Passato su Nuraxi, proseguiamo sulla SP5 e, a quattro chilometri da Barumini, arriviamo nell’abitato del centro agricolo di Tuili. Dal Municipio di Barumini a quello di Tuili si percorrono 4.5 chilometri. Il comune agricolo chiamato TuiliIl centro agricolo Tuili (altezza metri 208 sul livello del mare, abitanti 946 al 31 dicembre 2021) si sviluppa nella regione storica della Marmilla, sulle falde meridionali dell’altopiano della Giara, dove vivono indisturbati i cavallini selvatici. È raggiungibile per mezzo della SS197 di San Gavino e del Flumini, che dista soli tre chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale, che si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, ai confini con quella di Nuoro, a nord est dei colli Marmilla, e comprende l’area speciale dello stagno Pauli Majori nell’altopiano della Giara, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 160 a un massimo di 609 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl nome Tuili, documentato dall’anno 1346 come De Tuilli, ha un’origine non chiara, ed è probabilmente di origine preromana. La sua economiaSi tratta di un comune collinare la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta, molto importante dal punto di vista agricolo è la produzione di grano e olio. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Il settore secondario è costituito da piccole imprese che operano nei comparti alimentare ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni sull’altopiano della Giara di Gesturi, da cui si può godere di un magnifico paesaggio. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciNel territorio si trovano tracce di presenza umana a partire dal periodo nuragico, come dimostrano diversi Nuraghi, quasi tutti dislocati sull’orlo della giara, a Guardia dei ripidi sentieri che salivano sull’altopiano, ossia Is Scalas. Nel Medioevo appartiene al Giudicato di Arborea, nella curatoria della Marmilla, e dipende dalla diocesi di Usellus. In questo periodo, riveste particolare importanza, non solo per i vasti territori ricchi e fertili per l’agricoltura e la pastorizia, ma anche perché controlla un lungo tratto della linea di confine che separava il Giudicato di Càralis da quello di Arborea. Nel 1355 Tuili entra a far parte della Corona d’Aragona e, alla fine di quello stesso anno, Pietro IV Il Cerimonioso la concede in feudo a Matteo Doria. Successivamente, nel 1409, passa tra i possedimenti di Gerardo de doni. Intorno al 1481 il villaggio viene acquistato da Salvatore de Sena, tuttavia, poiché Ferdinando II il Cattolico l’aveva concesso in feudo a Giovanni della Santa Croce, la vendita è dichiarata nulla. Da Giovanni della Santa Croce il feudo passa ai de Sena e, nel 1659, dopo la morte dell’ultimo rappresentante di questa famiglia, viene venduto ad Ambrogio Martin, mercante genovese, la cui casata viene elevata alla dignità equestre e nobiliare verso il 1700. Più tardi, nel 1755, per mancanza di discendenti, il villaggio entra a far parte delle proprietà di Pietro Ripolli, che, nel 1774, riceve il titolo di conte di Tuili. Abolito il feudo nel 1836, Tuili divenne comune autonomo nel 1861. Passando in epoca moderna, del comune di Tuili nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a TuiliA Tuili sono attivi la Associazione Sonus Antigus con i suonatori di launeddas diretti dal maestro Franco Meli, ed il Gruppo Folk Sa Jara nelle cui esibizioni nel paese ed in altre località dell’isola è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono nel paese, vanno citate il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano; il secondo lunedì dopo Pasqua, la Festa di Sant’Antioco; la Sagra de su Pani Arrubiu, il pane votivo del paese, in concomitanza con la Festa di Sant’Antioco; il 10 maggio, la Festa di Sant’Isidoro; il 29 giugno, si festeggia il Patrono, nella Festa di San Pietro Apostolo; dal 18 al 20 luglio, la Festa di Sant’Antonio Abate; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria; ed infine a settembre si svolge la manifestazione September in Tuili, una manifestazione di gusto, musica, vino e arte. Inoltre, tra aprile e maggio e a settembre si svolge la tradizionale manifestazione della Marchiatura, nella quale abili cavalieri catturano i giovani cavallini della giara e li spingono verso un sicuro recinto, nel quale vengono marchiati. La Sagra de su Pani ArrubiuIn concomitanza con la Festa di Sant’Antioco, che si svolge il secondo lunedì dopo Pasqua, a Tuili si tiene la Sagra de su Pani Arrubiu, il pane votivo del paese, un dolce tipico fatto con l’uvetta e con l’aggiunta di scorza d’arancio, per il quale in alcune ricette si usa anche lo zafferano. Un pane che custodisce una storia di fede e tradizioni, che risale ad oltre un secolo fa, dato che a Tuili, per la prima volta, il pane con l’uvetta è stato confezionato per un voto fatto a Sant’Antioco, e, secondo le antiche usanze, veniva portato in chiesa come ringraziamento al Santo per le grazie ricevute. Da una quindicina di anni il paese della giara dedica a questo pane una sagra, per la quale, in mattinata aprono stands e mostre nel centro storico, mentre nel pomeriggio si tiene la dimostrazione della preparazione e della cottura de Su Pani Arrubiu, che viene poi offerto in degustazione. Seguono altre manifestazioni, tra le quali l’esibizioni dei bambini dei gruppi folk. Visita del centro di TuiliL’abitato è stato interessato da crescita edilizia, e mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. A differenza dei centri vicini, a Tuili è possibile notare una netta distinzione tra la casa del ricco proprietario, la casa a corte, e la umile casa contadina. La casa padronale, spesso di antica nobiltà spagnola, presenta i caratteri tipici delle strutture della zona, ma con una cura dei particolari finalizzata a esplicitare lo status sociale dell’abitante. Nel paese sono presenti, inoltre, numerosi portali, circa cinquanta, sparsi in tutto il centro abitato, risalenti alla fine del 1800 ed agli inizi del 1900, realizzati tutti da scalpellini locali. Ai portali delle famiglie più agiate, caratterizzati da archi in pietra finemente lavorata, dalla presenza di un portone in legno massiccio e, molto spesso, da un simbolo che indicava la proprietà dell’abitazione o la data di costruzione, si affiancano portali più semplici. Nel centro storico si possono ammirare anche alcuni eleganti edifici in stile neoclassico, come villa Pitzalis, progettata da Gaetano Cima, e villa Asquer. anticamente a Tuili erano presenti numerose Chiese, oggi, invece, ne sono rimaste solo due nel centro abitato ed una, più recente, sull’altopiano della Giara. La chiesa di Sant’Antonio AbateEntriamo in Tuili da sud est provenendo da Barumini con la SP5 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Roma. Percorsi trecentocinquanta metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, arriviamo nel punto dove, sulla destra, parte la via Guglielmo Marconi. Nella parte più bassa del paese, lungo la strada provinciale per Barumini, all’incrocio tra la via Roma e la via Guglielmo Marconi, si trova l’ingresso del cortile nel quale è presente la chiesa di Sant’Antonio Abate. La chiesa viene fatta erigere da fra Lorenzo da villa Vincenzio, Vescovo di Ales, nel 1582, data di fondazione dell’antico convento dei Frati Minori Osservanti. I Frati ben presto però, esattamente nel 1640, abbandonano Tuili a causa dell’insalubrità dell’aria e si trasferiscono a Genoni, lasciando il convento in rovina. La chiesa, invece, nel tempo viene ampliata anche grazie ai numerosi lasciti dovuti alla forte devozione che i Feudatari di Tuili nutrivano per il Santo. Costruita in stile rustico sardo con i modi austeri dell’Ordine Francescano, è perfettamente bianca ed è magnifica nella sua serietà e semplicità. Di perfetta pianta a croce latina, la chiesa custodisce al suo interno un prezioso altare ligneo di stile barocco, placcato in oro zecchino, con quattro colonne tortili, le cui decorazioni vitinee sorreggono una trabeazione decorata a fiorami, dentelli e teste di angioletti. Nella nicchia centrale si trova la statua del Santo, vestita con sette vesti di pregiata lavorazione. La chiesa è circondata da un ampio cortile e recinta da un alto muraglione, e l’accesso al piazzale è possibile grazie a tre portoni. anticamente la chiesa era circondata da Cumbessias, alcune delle quali sono ancora visibili, che, durante la Festa dedicata al Santo, venivano utilizzate come ricovero per i numerosi pellegrini, ed ospitavano un fiorente mercato. Dal 18 al 20 luglio, presso questa chiesa si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, preceduta da una processione con un cocchio trainato da un giogo di buoi che porta il simulacro del Santo, seguito da un corteo di mezzi agricoli, cavalli e suonatori di launeddas. Seguono spettacoli, canti e danze tradizionali, e si possono gustare piatti a base di muggini e anguille. Il Museo dell’Auto StoricaPassato l’incrocio con la via Guglielmo Marconi, dove avevamo incontrato la chiesa di Sant’Antonio Abate, proseguiamo in direzione ovest lungo la via Roma e, dopo duecentocinquanta metri, arriviamo a un incrocio dove a destra parte la via San Pietro, che porterà alla chiesa parrocchiale, ed a sinistra la Strada Comunale che collega Tuili con Pauli Arbarei. alla sinistra, ad angolo tra questa Strada Comunale e la prosecuzione della via Roma, si trova l’edificio di proprietà Comunale sito in località Pardu Argiolas che ha ospitato il Museo dell’Auto Storica di Tuili, edificio del quale è in corso il cambiamento della destinazione d’uso, trasformandolo in una struttura turistico ricettiva. La villa PitzalisDalla via Roma, prendiamo verso destra la via San Pietro e, dopo una cinquantina di metri, arriviamo a un bivio, al quale a destra prosegue la via San Pietro, mentre a sinistra parte la via Grazie Deledda. Prendiamo la prosecuzione della via San Pietro, dopo duecentocinquanta metri parte a sinistra la via Giacomo Matteotti, superiamo questa deviazione e, dopo un’altra cinquantina di metri, vediamo, alla destra della via San Pietro, la Villa Pitzalis. Edificata in stile neoclassico, la sua progettazione è attribuita all’architetto Gaetano Cima. Era una residenza nobiliare, come dimostra la sua sagoma tipica dei palazzi cittadini, formata su due piani, con sulla sommità un’altana. La parte dell’altana completamente ricostruita, ha una copertura a padiglione, con struttura lignea portante a capriate. Nel corso del tempo sono state effettuate varie opere di restauro e ristrutturazione, le più recenti risalgono al periodo successivo al 1971, quando la villa, appartenente alla famiglia Pitzalis, era in forte stato di degrado. Nel 1982 l’immobile viene acquisito dal comune di Tuili, che ne inizia l’opera di recupero, ed attualmente è sede della Pro Loco di Tuili. Il Municipio di TuiliPresa dalla via Roma la via San Pietro, la seguiamo per trecento metri e, una cinquantina di metri prima di arrivare a vedere la villa Pitzalis, prendiamo a sinistra la via Gacomo Matteotti, la seguiamo per una sessantina di metri, e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 4 della via Giacomo Matteotti, l’edificio che ospita il Municipio di Tuili. In questo edificio si trovano la Sede Comunale, e gli uffici in grado di fornire tutti i servizi che l’Amministrazione Comunale offre ai cittadini. La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloUna cinquantina di metri più avanti lungo la via Giacomo Matteotti, si apre alla sinistra della strada la piazza San Pietro, sulla quale si affaccia la chiesa di San Pietro Apostolo La parrocchiale di Tuili, separata dalla piazza da un antico arco in pietra. Edificata nel 1470 in stile tardo gotico, consacrata nel 1489, ed in seguito rimaneggiata nel settecento, ha un prospetto estremamente semplice, sormontato dal coronamento curvilineo, ed affiancato da un campanile a cupoletta a canna quadrata, diviso in quattro ordini separati da cornici. Il portale, collocato nel 1981, ripete in bronzo e rame i motivi del vecchio portone ligneo, e, in asse col portale, si apre una finestra centinata, ai lati della quale sono altre due luci rettangolari. I fianchi della chiesa sono sorretti da contrafforti. L’interno della chiesa di San Pietro Apostolo è a navata unica, con volte a botte. Ai lati dell’unica navata si aprono tre cappelle per lato, di cui cinque voltate a botte, mentre la terza Cappella a sinistra, quella del Rosario, alla quale si accede da un arco ogivale con capitelli decorati a motivo fitomorfo, presenta una volta stellare con gemme pendule. Nella parte destra della navata si trovano due cappelle, quella della Madonna del Carmine ove è collocato il retablo di San Pietro, e quella di San Felice da Cantalice nella quale è collocato il retablo della Pentecoste, che ha un collegamento diretto con la sagrestia. Una terza cappella, situata tra queste due, è stata sacrificata per aprire un ingresso secondario. Il monumentale retablo di San Pietro, detto anche retablo di Tuili, opera considerata tra le massime espressioni artistiche del Rinascimento in Sardegna, di cinque metri e mezzo di altezza per tre e mezzo di larghezza, è stato realizzato tra il 1489 ed il 1500 dal Maestro di Castelsardo su commissione di Giovanni e Violante Santa Cruz, e dal 1893 è stato dichiarato monumento nazionale. Nella sua parte centrale si possono distinguere immagini rappresentati la vita di San Pietro, la Risurrezione e i Santi Clemente e Gregorio, la Madonna con Bambino in Trono e la Crocifissione di Gesù, mentre sulle due ali laterali sono rappresentati i Santi Giacomo e Paolo, San Michele Arcangelo, i Santi Ambrogio e Francesco d’Assisi e San Giovanni Evangelista. Nella parte sinistra della navata si trovano la Cappella dedicata a San Giovanni Battista con accesso diretto al campanile, nella quale è collocato il retablo della Pentecoste, e la Cappella di San Giuseppe con l’oratorio dei Confratelli, in diretta comunicazione con la terza cappella, che è quella del Rosario, che è l’unica rimasta dell’impianto iniziale della chiesa. Il retablo della Pentecoste, di autore ignoto realizzato nel 1534, dichiarato anch’esso monumento nazionale nel 1893. Sul lato sinistro sono presenti tre scene della vita di Gesù, sulla parte destra tre episodi della vita di Maria, al centro la scena della Pentecoste ossia lo Spirito Santo che scende sugli Apostoli e Maria radunati nel cenacolo. All’interno è possibile ammirare l’altare marmoreo barocco del diciannovesimo secolo, il settecentesco fonte battesimale sorretto da un angelo e chiuso da un prezioso cancello in ferro battuto, gli affreschi realizzati tra il 1944 e il 1946 nella navata con le storie di San Pietro, e conserva al suo interno un antico organo diatonico del Mancini del 1753. A Tuili, presso la chiesa parrocchiale, ogni anno il 29 giugno, si festeggia il Patrono, nella Festa di San Pietro Apostolo, con cerimonie religiose e manifestazioni civili. La villa Asquer che ospita il Museo dell’olio ed il Museo degli strumenti musicaliDi fronte alla chiesa parrocchiale, all’altro lato della piazza San Pietro, passato l’affascinante arco di pietra, si vede la facciata della Villa Asquer un palazzo ottocentesco dall’impronta neoclassica costruito nella prima metà dell’ottocento dall’architetto Gaetano Cima come residenza nobiliare della famiglia Asquer, nobile famiglia feudale di origine ligure. La villa, che si espandesu un intero isolato, oltre a dimora nobiliare, è stato anche fulcro dell’attività imprenditoriale della famiglia, guidata dal marchese e medico condotto Gavino Asquer, che ha gestito con successo, attraverso criteri imprenditoriali moderni, l’attività agricola. Il complesso si compone in due zone, quella nobiliare, adibita a Polo Museale, e la zona dedicata al lavoro rurale che si articola in un’ampia corte centrale su cui si affacciano vari ambienti e un’ala posteriore con degli spaziosi loggiati. La zona dei magazzini, dei ricoveri dei mezzi agricoli e delle stalle, grazie ad un importante restauro, oggi si è trasformata in spaziosa ed elegante location per matrimoni, ricevimenti ed eventi, ospitando grandi ambienti interni, cucine attrezzate per centinaia di coperti, una sala convegni funzionale e molti altri spazi, tutti curati e arredati per mettere in scena eventi speciali. Il Polo Museale ospita il Museo dell’olivo e dell’olio ed il Museo degli strumenti musicali sardi, che però sono chiusi da molto tempo. L’Amministrazione Comunale sta lavorando per la riapertura delle due esposizioni permanenti. Il Museo dell’olivo e dell’olio è allestito nel piano terra, per illustrare la tradizione dell’olivicoltura attraverso immagini d’epoca e racconti. Innestatori, potatori e raccoglitrici narrano le fatiche di questo millenario lavoro, zappe, picconi, coltelli da innesto, macine e giare, semplici strumenti immutati nel tempo, accompagnano il racconto, dall’ottocento ai nostri giorni. Si evocano le cure e le attenzioni che gli Asquer prestarono alla produzione olivicola e olearia, in particolare nella persona di don Gavino Asquer Pes, che, attratto dalle innovazioni, introdusse nella residenza un frantoio moderno e funzionale. Accanto al frantoio ottocentesco sono esposti i più recenti macchinari della seconda metà del novecento. Il Museo degli strumenti musicali sardi è allestito al piano superiore della villa, dove un tempo si svolgeva la vita familiare. All’interno della collezione, un posto di riguardo è riservato alle launeddas, strumento sardo per eccellenza. Una intera parete ne ospita un ricco assortimento, una raccolta non solo da vedere ma soprattutto da sentire, attraverso la diffusione nella sala delle melodie dell’antico strumento in canna eseguite dal vivo dal maestro Franco Melis. La canna è un materiale ricorrente negli strumenti della collezione, dal momento che il territorio ne offre di ottima qualità, ma il percorso dà spazio anche agli strumenti a percussione, nonché a fonografi, grammofoni, giradischi e fisarmoniche. Il Cimitero Comunale di TuiliPassata la piazza San Pietro, nella quale abbiamo visitato la chiesa parrocchiale e la villa Asquer, proseguiamo lungo la via Giacomo Matteotti in direzione nord ovest, e, percorsi circa centoventi metri, vediamo arrivare dalla sinistra la via Grazia Deledda, che abbiamo incontata al bivio lungo la via San Pietro. Proseguiamo sulla continuazione della via Giacomo Matteotti, che è il viale del Cimitero, e, dopo quattrocentocinquanta metri, arriviamo a vedere, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero Comunale di Tuili. Visita dei dintorni di TuiliVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Tuili, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici monte leonaxi, Nuridda, Santa luisa, Santa Tecla, Santu liori, Tuturuddu; dei Nuraghi complessi Perdu Meloni, e Turriga; ed anche del Nuraghe S’Uraxi, di tipologia indefinita. Il territorio di Tuili merita di essere visitato perché è unico in Sardegna. Il territorio è cosparso di ulivi secolari nel costone ai piedi della Giara di Gesturi, che è ricca di vegetazione, sia boscosa che, soprattutto, costituita da un sottobosco di macchia mediterranea. In essa è possibile osservare i cavallini selvatici al pascolo. Il Campo Sportivo ComunaleDal Municipio di Tuili prendiamo verso sud est la via Giacomo Matteotti, dopo una sessantina di metri svoltiamo a destra e prendiamo la via San Pietro verso sud, la seguiamo per trecento metri, poi prendiamo a sinistra la via Roma che, dopo seicento metri, esce dall’abitato con il nome di SP5, in direzione di Barumini. Al cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, prendiamo la deviazione verso destra, ossia in direzione sud, sulla Strada Comunale per Oristano seguendo la indicazioni per il parco Sardegna in Miniatura, e, dopo duecento metri, vediamo a destra l’ingresso del Campo Sportivo Comunale un Campo da Calcio con fondo in terra battuta, privo di tribune per accogliere gli spettatori. Il parco tematico Sardegna in MiniaturaProseguendo verso sud sulla Strada Comunale per Oristano, dopo poco più di un chilometro incrociamo la via Santa Rosa, la prendiamo verso sinistra seguendo le indicazioni, e, dopo ottocentocinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Parco Sardegna in Miniatura. Si tratta del parco tematico più grande della Sardegna, inaugurato nel 1999, che si estendesu un’area di 50.000 metri quadrati immersa nel verde della macchia mediterranea. Al suo interno sono presenti il parco dei Dinosauri, il parco delle miniature, il Padiglione nuragico, il Museo dell’Astronomia, il Planetario, la Biosfera della Sardegna, la Voliera, il rettilario ed il Percorso Botanico. L’altopiano della Giara di Gesturi dove vivono i famosi cavallini selvaticiDal Municipio di Tuili prendiamo verso sud est la via Giacomo Matteotti, dopo una sessantina di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via San Pietro verso nord, dopo un centinaio di metri svoltiamo a destra e prendiamo la via barone Melis, svoltiamo a destra alla prima traversa e prendiamo la via 4 Novembre, la percorriamo per un’ottantina di metri, poi svoltiamo a sinistra e prendamo la via Sa giara, che porta ai limiti nord orientali dell’abitato. Percorsa per duecentocinquanta metri, troviamo il pontesu un canale, lo prendiamo verso destra, e poi subito a sinistra prendiamo la Strada Comunale della giara, che porta in direzione della parte del territorio della Giara di Gesturi appartenente al comune di Tuili. La Giara di Gesturi nota anche come Sa Jara Manna, viene così chiamata perché la maggior parte del suo territorio di trova nel comune di Gesturi, ma dipende, dal punto di vista amministrativo, dai comuni di Gesturi, Tuili, Setzu e Genuri. Verso sud, meno importante, si erge quella che appare come la naturale prosecuzione di questa giara, ossia la Giara di Serri e, più ad ovest, la Giara di Siddi. Si tratta di un altopiano basaltico di origine vulcanica esteso circa 42 chilometri quadrati, che si erge fino a seicento metri sul mare, come un’isola rocciosa nel paesaggio ondulato, situato fra le regioni della Marmilla e del Sarcidano nella parte centro meridionale della Sardegna. La sommità dell’altopiano della Giara si dispone secondo una direzione che va da nord ovest a sud est, ha un aspetto quasi orizzontale, ed è costituito da un basamento di marne ed arenarie su cui poggiano diversi strati alternati di calcareniti ed arenarie sedimentatisi 20 milioni di anni fa, nel Miocene. Sopra questi strati di roccia si sono create, circa 2,7 milioni di anni orsono, due spaccature, dalle quali è fuoriuscita la lava basaltica che ha ricoperto l’intero tavolato. I due coni sono la Punta Zepparedda, alta 609 metri, e la Punta Zeppara Manna, di 580 metri, tra i quali si trova la Faglia di Sa Roja che percorre trasversalmente l’altopiano, creando un gradino di circa 30 metri. Chiaramente visibile dalle zone pianeggianti, la giara si presenta come una enorme fortezza naturale, fornita di bastioni dalle pareti scarpate ed anticamente inaccessibili, ricoperta dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea, come sughere, roveri, eucaliptus, peri selvatici, rovi, cisti, lentischi, mirti, corbezzoli, eriche. È anche ricco di fauna selvatica, cinghiali, volpi, ricci, martore, lepri, anatre, beccacce, tordi, merli, colombacci, e rapaci come la poiana, il picchio, l’upupa e la ghiandaia. La giara è stata sede di insediamenti umani già dal Neolitico, come testimoniano le caratteristiche domus de janas, grotte a più vani scavate nella roccia ed utilizzate come luoghi di sepoltura. Lungo il perimetro sommitale della giara, detto Sa Canoa ossia La Corona, si possono ancora osservare 24 Nuraghi mentre ben 50 si allineavano un tempo ai piedi dei bastioni stessi. Anche resti di ceramica, selce e ossidiana ritrovati sopra l’altopiano fanno supporre l’occupazione diffusa del territorio in questo periodo. Molti archeologi pensano che la giara sia stata utilizzata dai Sardi come ultimo baluardo di resistenza contro gli invasori Punici e poi Romani. Vi si trovano, inoltre, numerose pinnetas, le capanne dei pastori, costruzioni circolari in pietra con il tetto di frasche. Sulla Giara di Gesturi vivono ancora allo stato brado circa settecento Cavallini, chiamati Equus Caballus Jarae ed in lingua sarda Is Cuaddeddus. Sono gli unici cavalli realmente selvatici rimasti in Europa. Sono famosi per non essere tozzi come i pony, bensì snelli ed eleganti, ma piccoli, alti al garrese massimo 120 centimetri. Di colore bruno scuro, hanno una lunga criniera e simpatici occhi un poco a mandorla. Probabilmente sono quelli che rimangono di una antica razza che abitava un tempo tutta l’isola, tanto da far pensare che si tratti di una razza primitiva conservatasi quasi intatta da migliaia di anni. Non esistendo in Sardegna ritrovamenti fossili di equini, si pensa che il cavallino sia stato introdotto probabilmente nel periodo nuragico o nel periodo punico. Possiamo incontrarli in branco, visitando la giara, soprattutto ad abbeverarsi nelle depressioni nelle quali ristagna l’acqua piovana e l’acqua che sgorga dalle sorgenti naturali. Le piccole mandrie pascolano liberamente e si abbeverano nei numerosi specchi d’acqua, non distanti dai bovini, dalle capre e dai maiali lasciati al pascolo semibrado. I gruppi familiari sono composti da uno stallone e da un numero variabile di femmine, alle quali si accompagnano i puledri sino alla maturità sessuale, raggiunta la quale vengono allontanati dal gruppo dal maschio dominante. Pur vivendo allo stato brado, in massima parte sono di proprietà di allevatori di Gesturi, Tuili e Genoni, i quali provvedono a nutrirli e dissetarli durante i periodi siccità, ed altri appartengono all’Istituto per l’Incremento Ippico di Ozieri, impegnato da anni nella difesa della razza. La piccola chiesa di Santa Maria BambinaPrendiamo la Strada Comunale della giara, che porta in direzione della Giara di Tuili, la percorriamo per cinque chilomeri e mezzo, e la strada ci porta a dove si trova un parcheggio a destra. Qui un sentiero sulla sinistra ci porta alla piccola chiesa di Santa Maria Bambina che si trova sul margine meridionale dell’altopiano della Giara. Nell’area esisteva una chiesa, già scomparsa nell’ottocento e di cui non si ha documentazione, poi sostituita, nel 1976, dal nuovo edificio dedicato alla Madonna. La popolazione di Tuili, il lunedì dell’Angelo e l’8 settembre, giorno di Santa Maria, ha da sempre avuto la consuetudine di recarsi sulla giara per assistere alla messa celebrata sull’altarino, ai piedi della statuina della Madonna posta in una nicchia nell’Anno Santo 1950. Nonostante i disagi dovuti al Viaggio, faticoso per la mancanza di una vera strada, salivano numerosi sulla giara, quasi in pellegrinaggio. È stato, quindi, sempre presente il desiderio di vedere realizzata una piccola chiesa in onore della Madonna, che vegliasse dall’alto del Monte su Tuili e accogliesse tutti nel giorno della sua festa. Con la realizzazione nel 1975 della strada che porta sull’altopiano della Giara, è stato possibile realizzare l’opera che oggi si può ammirare, e nella quale l’8 settembre si celebra la Festa di Santa Maria. I resti del Nuraghe semplice Santa luisaLa località nella quale sorge questa piccola chiesa, alla base dell’antipiano della giara, presenta tracce di frequentazione dall’età prenuragica, grazie al rinvenimento di reperti in ossidiana e selce è stata riconosciuta la presenza di un’officina litica. Successivamente, in età nuragica, viene edificato a 571 metri di altezza, il Nuraghe Santa luisa un Nuraghe semplice, monotorre, del quale rimangono i resti. Le rovine presenti nella zona raccontano, inoltre, di una frequentazione assidua del territorio anche nei secoli successivi. L’insediamento romano di Santa ElisabettaAll’età romana risalgono frammenti di ceramiche e laterizi, connessi alle tracce dell’Insediamento romano di Santa Elisabetta un insediamento di dimensioni notevoli, che, dal ciglio dell’altopiano, si estende verso l’interno, dove si riconoscono edifici a pianta rettangolare con più vani, realizzati con blocchi ben lavorati. Questo insediamento è caratterizzato anche dalla presenza di alcuni grossi massi squadrati di basalto, sui quali la riproduzione in rilievo dell’organo sessuale maschile è legata ad antichi culti propiziatori della fertilità, molto probabilmente al culto fallico diffuso a Roma in Età Imperiale. Nella parte dell’altopiano della Giara in territorio di Tuili si trova il giardino botanico MorisiaDalla piccola chiesa di Santa Maria Bambina un sentiero che si dirige verso nord porta al Giardino botanico Morisia un giardino botanico di circa due ettari in cui sono dislocate numerose aiuole contenenti ognuna una famiglia botanica. All’interno delle aiuole, le singole specie sono identificate a mezzo di cartellini realizzati in materiale resistente alle avversità atmosferiche e riportanti, tramite incisione effettuata con un pantografo, il nome scientifico, il nome italiano e il nome sardo della particolare famiglia botanica. Per essere precisi, secondo dati rilevati dalla Università di Cagliari nel 1986, il giardino presenta 350 essenze, ripartite in 203 generi e 67 famiglie. Tra queste, la Morisia Monantha, nome sardo corso dal caratteristico fiore giallo che dà il nome al giardino. La punta Zepparedda e le zone umide sulla Giara di TuiliLa parte dell’altopiano della Giara di Gesturi in territorio di Tuili comprende la parte meridionale dell’altopiano della Giara, ed in essa si trova la punta più alta, che è la Punta Zepparedda. In prossimità della Punta Zepparedda, circondato da numerosi altri stagni o paludi minori, tra i quali il Paùli decimoiveddu ed il Paùli Piccia, e da boschi di querce da sughero, si trova il Paùli Maiori di Tuili, che è lo specchio d’acqua più esteso dell’altopiano della Giara. Li si raggiunge uscendo dall’abitato verso nord con la via Umberto I e seguendola per quasi tre chilometri e mezzo. Lo stagno di Paùli Maiori è caratterizzato da acque relativamente profonde, la profondità massima è di circa un metro e trenta centimetri, che consente la permanenza dell’acqua per tutto l’anno nelle sue zone centrali, diventando meta obbligata per i cavallini, che trovano solo qui ristoro dalla calura estiva. La temperatura varia stagionalmente da 0 a oltre 30 gradi, mentre la salinità rimane costante con l’evaporazione. Il paesaggio primaverile è colorato dalla fioritura del Ranunculus aquatilis e della Baldellia ranunculoides. Tuili è uno dei due paesi dove si svolge la cerimonia della marchiatura dei cavallini della giaraFra aprile maggio, ed a metà settembre, si svolge, a Tuili ed a Genoni, la tradizionale esibizione dei cavallerizzi, chiamati in lingua sarda Is Insocadores, che prendono al laccio i giovani cavallini selvaggi, e quindi si effettua il rito millenario della loro marchiatura. In questa occasione si applicano cure veterinarie e si controlla lo stato di salute degli animali. A Tuili la marchiatura vene effettuata nel recinto circolare litico situato a sud dello stagno Paùli Maiori, un poco più ad est degli stagni Paùli decimoiveddu ed il Paùli Piccia. Oggi i cavallini non vengono più marchiati a fuoco, ma viene loro iniettato un microchip di riconoscimento. Il tradizionale rodeo, con esibizione de Is Insocadores che prendono al laccio i cavallini, si svolge ancora oggi secondo la tradizione, ma solo fino al momento della marchiatura. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo nella visita della regione storica della Marmilla e della giara, dove vivono ancora allo stato brado circa settecento cavallini, gli unici realmente selvatici rimasti in Europa. Vedremo il piccolo borgo di Setzu che si sviluppa sulle falde sud occidentali dell’altopiano della Giara, nella quale vivono indisturbati i cavallini selvatici della giara e dove sono stati rinvenuti i resti di un’antica città shardana. |