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Barumini ed i dintorni con la reggia nuragica su Nuraxi, uno dei quattro complessi più importanti dell’Isola


In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell’interno della Marmilla. Ci recheremo a Barumini per visitare il suo centro ed i dintorni con il più importante monumento nuragico della Sardegna, il complesso su Nuraxi, dichiarato nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

La regione storica della Marmilla

La MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo.

In viaggio verso Barumini

Dal centro di las Plassas prendiamo verso nord ovest la SS197 di San Gavino e del Flumini, che, in poco più di due chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Barumini. Dal Municipio di las Plassas a quello di Barumini si percorrono 2.9 chilometri.

Il comune chiamato Barumini

Barumini: veduta dell’abitatoBarumini-Stemma del comuneIl comune di Barumini (nome in lingua sarda Barùmini, altezza metri 202 sul livello del mare, abitanti 1.178 al 31 dicembre 2021) è situato nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, ai confini con quella di Nuoro, nel cuore della Marmilla, nella fertile piana a sud dellaltopiano basaltico della Giara di Gesturi, nota come Sa Jara Manna, ai piedi della scarpata sud ovest della giara. L’abitato è attraversato dalla SS197 di San Gavino e del Flumini. Il territorio Comunale, situato tra i comuni di Gesturi, Tuili, las Plassas, Villanovafranca, Gergei in Provincia di Nuoro, e l’isola amministrativa San Simone, appartenente al comune di Escolca anch’esso in Provincia di Nuoro, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 155 a un massimo di 457 metri sul livello del mare.Barumini è divenuta famosa per la presenza, lungo la SP44 che la collega con Tuili, dell’importante complesso nuragico su Nuraxi, dichiarato nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, tra i primi e migliori esempi di costruzione megalitica lasciatoci nel Mediterraneo.

Origine del nome

Il nome ha un’origine non chiara, nato forse dal latino nella sua fase postclassica, precedente il sorgere delle lingue romanze. Qualche studioso suggerisce che possa derivare dalla radice fenicia Bar, ad indicare un Pozzo. Altri ipotizzano, invece, che si tratti di un composto greco col significato di Molesto o Insalubre, e del composto latino Homini, dato che laria, prima che fosse sconfitta la malaria, era particolarmente molesta e nociva per luomo. Una terza intepretazione lo riconduce al sardo Barumine o Baromine, Con il significato dell’Altare della luna, o al greco con il significato della Barca della dea luna.

La sua economia

Si tratta di un comune collinare la cui economia è basata sulle tradizionali attività agro pastorali. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta; ed anche con lallevamento di bovini, suini, ovini, equini e avicoli. La pastorizia dà ancora una forte impronta all’economia locale, rinomate sono la produzione di latte e l’allevamento di ovini selezionati, che hanno dato vita al concorso degli ovini di razza sarda, che si tiene ogni anno nel mese di aprile. Di buona qualità anche i vini prodotti in proprio dai piccoli coltivatori locali. Il settore economico secondario è costituito da piccole imprese che operano nei comparti alimentare, dellelettronica e delledilizia. Il terziario si compone di una buona rete distributiva. Situata in una zona di notevole interesse naturalistico e archeologico, è frequentata da un cospicuo movimento turistico. Offre a quanti vi si rechino la possibilità di visitare i siti archeologici, e di fare belle passeggiate o escursioni nei dintorni. Lambiente naturale circostante è, infatti, dominato dalla Giara di Gesturi, altopiano famoso per le ampie distese di macchia mediterranea e sughere e per i cavallini, conosciuti come gli unici cavalli veramente selvaggi dEuropa. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Prodotti tipici dell’enogastronomia locale sono Sa Simbua Fritta, costituita da semola cotta, e Su Callau in Drucci, una sorta di budino realizzato con latte, caglio, zucchero e buccia di limone.

Brevi cenni storici

Ai suoi piedi, i Nuragici hanno edificato a più riprese un’imponente reggia fortezza di basalto, che ancora oggi costituisce la più importante testimonianza monumentale della civiltà nuragica, l’area archeologica Su Nuraxi che, per la sua grandiosità, nel 1997, è stata inserita dall’Unesco tra i beni patrimonio mondiale dell’Umanità. Abitato sin dal periodo nuragico, il territorio subisce, poi, la dominazione punica e romana. Nel territorio del comune di Barumini si conservano importanti testimonianze di epoca romana, tra cui parti di vasche termali di una Villa Romana e resti di mosaici. In periodo medioevale, nell’undicesimo secolo fa parte del Giudicato di Arborea, nella curatoria della Marmilla, della quale è il capoluogo. Storia-Stemma della famiglia CarrozPer la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, che gli consente di conservare solo i territori di Barumini, las Plassas e Villanovafranca, e sotto i Besalù viene costituita la Baronia di las Plassas. Mogoro-Stemma della famiglia ZapataNel 1541, con diploma di Carlo V firmato a Ratisbona il 6 maggio 1541, viene acquistata dall’aragonese Açor Zapata, di un’antica e nobile famiglia che era giunta in Sardegna nel 1323 al seguito dell’Infante Alfonso e si era stabilita a Cagliari. Da allora la famiglia Zapata mantiene il feudo fino all’indipendenza, quando a questi viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Pare che già nel 1776 don Francesco Zapata abbia importato alcuni montoni di Barberia per migliorare la razza e gli allevamenti del bestiame ovino. Da allora la famiglia Zapata, che si imparenta con gli Ingarao, diviene Ingarao Zapata di las Plassas, e mantiene il feudo fino all’indipendenza, quando a questi viene riscattato nel settembre 1839, ma continua a dimorare in Sardegna fino alla fine del ventesimo secolo. Del comune di Barumini nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

A Barumini è nato il grande archeologo Giovanni Lilliu

A Barumini è nato il grande archeologo Giovanni Lilliu, al quale si deve la ricostruzione della preistoria della Sardegna, anche se con qualche dubbio sulle datazioni da lui proposte in base ai reperti rinvenuti, ignorando la possibile rioccupazione successiva dei diversi siti.

Giovanni LilliuLa vita di Giovanni Lilliu raccontata dallo stesso archeologo alla scrittrice Rossana CopezA Barumini nasce nel 1914 Giovanni Lilliu che, fino da bambino, si reca con gli amicisu una collina, alla sommità della quale è presente un foro nel terreno, all’interno del quale si calano per gioco i bambini. Da allora gli nasce il desiderio di cercare, all’interno di quel foro, ossia di scavare per scoprire che cosa nasconda quella collina. Sarà questa curiosità a portarlo, in seguito, alla scoperta dell’importante complesso nuragico su Nuraxi, cosa che lui stesso racconta in una intervista alla scrittrice Rossana Copez riportata nella prima parte del volume Larcheologo e i falsi bronzetti. Laureatosi in lettere classiche, si specializza alla Scuola archeologica di Roma, e dal 1943 al 1955 opera alla Soprintendenza alle Antichità della Sardegna. Su sua iniziativa, che è divenuto nel frattempo un valente archeologo ed impegna tutta la sua vita allo studio dell’archeologia del periodo nuragico e preistorico in Sardegna, negli anni cinquanta viene stato scavato quel foro e viene portato alla luce una reggia fortezza eccezionalmente ben conservata ed estesa ed il villaggio che la circondava, ossia il complesso nuragico su Nuraxi, il più importante di tutta l’isola. Lasciata la Soprintendenza per dedicarsi esclusivamente alla ricerca scientifica e allinsegnamento, Lilliu riveste numerose cariche accademiche nellAteneo di Cagliari. Nel 1972 fonda la Scuola di Specializzazione di Studi sardi dell’Università di Cagliari, che dirige per venti anni, e presso questa Università diviene professore ordinario di Antichità Sarde e Preside della Facoltà di lettere e Filosofia. Dirige la rivista Studi sardi e il Nuovo Bollettino archeologico sardo, diviene membro di numerosi Istituti scientifici italiani stranieri, e dal 1990 viene chiamato, unico sardo, a far parte dell’Accademia dei lincei. Svolge, inoltre, attività politica a livello locale, divenendo consigliere regionale dal 1969 al 1974 e consigliere Comunale a Cagliari dal 1975 al 1980 nelle file della Democrazia Cristiana.

Lettura di <em>Su Nuraxi di Barumini</em> di Giovanni Lilliu e Raimondo ZuccaDopo numerose pubblicazioni sulle sue scoperte archeologiche, in particolare la descrizione di Su Nuraxi di Barumini, e dopo il primo saggio, I Nuraghi della Sardegna pubblicato su Le vie d’Italia nel 1953, frutto delle conoscenze di quel periodo storico, nel volgere di pochi anni dà alle stampe tre opere fondamentali sulla preistoria e protostoria della Sardegna, dato che al volume I Nuraghi. torri preistoriche di Sardegna del 1962, seguono La civiltà dei Sardi dal Neolitico alletà dei Nuraghi nel 1963, che verrà in seguito sottoposto a numerose rielaborazioni, e, a breve distanza, Sculture della Sardegna nuragica nel 1966. Pubblica in seguito numerose altre opere, tra le quali La civiltà nuragica nel 1982, Arte e religione della Sardegna prenuragica nel 1999, La civiltà dei Sardi dal Paleolitico all’età dei Nuraghi nel 2003, Sardegna nurgica nel 2006.

Lettura di <em>I Nuraghi. torri preistoriche di Sardegna</em> di Giovanni Lilliu Lettura di <em>Sculture della Sardegna nuragica</em> di Giovanni Lilliu Lettura di <em>La civiltà nuragica</em> di Giovanni Lilliu Lettura di <em>Arte e religione della Sardegna prenuragica</em> di Giovanni Lilliu Lettura di <em>Sardegna nurgica</em> di Giovanni Lilliu

Negli ultimi decenni si attiva nella difesa dell’identità della Sardegna e, in particolare, della lingua sarda. Il volume Cultura e culture del 1995 raccoglie storie e problemi della Sardegna tratti dai suoi scritti giornalistici. In un famoso saggio degli anni settanta ripubblicato nel 2002 aveva definito il concetto de La costante resistenziale sarda, e nel volume Sentidu de libbertade del 2004 raccoglie i suoi articoli e saggi In limba.

Lettura di <em>La costante resistenziale sarda</em> di Giovanni Lilliu Lettura di <em>Sentidu de libbertade</em> di Giovanni Lilliu

Nel 2007 riceve dalla regione Autonoma della Sardegna l’onorificenza Sardus Pater, istituita proprio in quell’anno quale riconoscimento da assegnare a cittadini italiani e stranieri che si siano distinti per particolari meriti di valore culturale, sociale o morale e abbiano dato lustro alla Sardegna, e nel 2008 viene pubblicato in suo onore Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu, un’opera che in sei volumi raccoglie gran parte dei suoi scritti.

Volume 1 di <em>Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu</em> Volume 2 di <em>Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu</em> Volume 3 di <em>Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu</em> Volume 4 di <em>Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu</em> Volume 5 di <em>Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu</em> Volume 6 di <em>Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu</em>

Giovanni Lilliu muore a Cagliari nel 2012, all’età di 97 anni, ed ai suoi funerali a Barumini sono presenti anche alcuni novantenni operai, che avevano lavorato negli anni cinquanta agli scavi per portare alla luce il complesso nuragico su Nuraxi.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Barumini

Tra le feste e sagre di carattere folcloristico o religioso che si tengono a Barumini si segnalano, il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano, da alcuni considerata una Festa patronale; in occasione della Pasqua, i riti della Settimana Santa; gli ultimi sabato e domenica di aprile, la Fiera degli Ovini di Razza Sarda; nel mese di maggio si svolge anche la Sagra della Tosatura; il 15 maggio, la Festa di SantIsidoro; la terza domenica di luglio, la Festa di Santa Lucia, che viene festeggiata anche il 13 dicembre; il 17 settembre, la Festa di San Francesco d’Assisi, che viene solitamente abbinata alla Festa di Sant’Ignazio da Laconi, che si tiene il 18 settembre; l’8 dicembre si festeggia l’Immacolata Concezione, che è la Festa patronale del paese.

La Festa di San Sebastiano

Barumini-<em>Su Foghidoni</em> di San SebastianoOgni anno a Barumini il 20 gennaio si celebra la Festa di San Sebastiano, da molti considerata una Festa patronale dato che deriva dal fatto che a Barumini era presenta la chiesa di San Sebastiano in Palacio, che è stata demolita 1903. La Festa è preceduta il 19 sera negli spazi della fiera Comunale da Su Foghidoni di San Sebastiano, un antico rito le cui origini si perdono nei secoli passati, che prevede che la catasta di legna portata dai cittadini sia benedetta dal parroco e poi data alle fiamme. Nei giorni seguenti, la tradizione vuole che le ceneri residue siano sparse dagli agricoltori nelle campagne come rito propiziatorio per il raccolto. Una consuetudine baruminese vuole, inoltre, che molte persone gettino dentro il falò chicchi di grano, simbolo di prosperità, in segno di buon auspicio per il nuovo anno.

La Fiera degli Ovini di Razza Sarda e la Sagra della Tosatura

Barumini: la Fiera degli Ovini di Razza SardaA Barumini, gli ultimi sabato e domenica di aprile si svolge la Fiera degli Ovini di Razza Sarda, una esposizione di pecore ed arieti di classe che costituisce un’importante appuntamento per tutti gli allevatori della regione. Si consideri che già nel 1927, presso la cattedra di Agricoltura di Cagliari, è stato istituito il libro Genealogico, al quale sono stati iscritti i migliori soggetti, annotando il luogo e la data di nascita dei capi scelti, gli agnelli nati e il nome del proprietario. Basti pensare che qui una pecora riesce a produrre oltre 600 litri di latte lanno, ecco perché la Fiera, alla quale partecipano centinaia di capi selezionati, è invasa tra i box fieristici da migliaia di addetti del settore, che si contendono a prezzi da capogiro gli ovini selezionati. Si consideri che un ariete adulto definito miglioratore arriva, in alcuni casi, a raggiungere anche un prezzo di 7000 euro.La Sagra della Tosatura, una vera Festa popolare, si svolge dal 1982 nel mese di maggio nei locali della fiera Comunale, dove alcuni allevatori di ovini, portano il proprio gregge per essere tosato in previsione dell’imminente arrivo dell’estate. I tosatori, ossia Is tunditoris, armati di particolari forbici chiamate Is ferrus po tundi, danno dimostrazione della loro abilità, nel liberare gli animali dalla lana, tra una folla di appassionati e curiosi. Le pecore vengono sdraiate sul dorso, una volta a terra all’animale sono legate insieme le quattro zampe con una cordicella, e, durante l’operazione di taglio della lana, le forbici sono maneggiate con accortezza per non ferire l’animale. Questa operazione ha lo scopo di ricavare la lana, ma anche quello non secondario, di dare sollievo agli animali durante i mesi estivi in cui fa molto caldo.

Visita del centro di Barumini

L’abitato è interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, e mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Entriamo nell’abitato da sud ovest con la SS197 di San Gavino e del Flumini, che all’interno dell’abitato assume il nome di via Roma.

La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata

Dal cartello segnaletico che indica l’abitato di Barumini, entriamo nel paese con la via Roma. Percorsi trecentocinquanta metri, arriviamo a vedere sulla sinistra uno slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, la piazza principale del paese. Entrati nello slargo, prendendo a sinistra si arriva alla chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata edificata nel 1590 in stile tardo gotico. Pur essendo stata rimaneggiata nel corso del diciassettesimo secolo, si conservano le architetture originarie nella zona presbiteriale, nelle volte a crociera gemmata, negli archi a sesto acuto e nei pilastri cruciformi. Di grande valore artistico sono, inoltre, la quattrocentesca predella in legno policromo e dorato, ed il bell’altare in marmi policromi di Scuola genovese del diciassettesimo secolo. Conserva al suo interno un vivido retablo trittico con episodi della vita di Gesù del sedicesimo secolo della Scuola di Stampace. Dispone, inoltre, di due campane di fonderia napoletana del sedicesimo secolo, e di un organo del 1799.

Barumini: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata: ingresso verso la piazza Barumini: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata Barumini: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata: facciata Barumini: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata: campanile Barumini: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata: interno Barumini: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata: interno

A Barumini l’8 dicembre si festeggia l’Immacolata Concezione, che è la Festa patronale del paese. Inoltre, nel mese di maggio, la statuetta della Madonnina di Betlemme visita le famiglie della comunità, ed il giorno 31 si celebra la Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, per la quale in serata viene celebrata la messa nella chiesa parrocchiale, poi nella chiesa di Santa Lucia si recita il Santo Rosario, a conclusione della visita della Vergine nelle case.

Il palazzo Zapata che ospita un Polo Museale costruito sopra l’insediamento nuragico Nuraxi ’e Cresia

Entrati nella slargo che si trova alla sinistra della via Roma, prendendo verso destra si trova la strada che conduce al Palazzo Zapata correntemente chiamato Su Palazzu ’e Su Marchesu fatto costruire nel punto più alto del paese in stile spagnolesco accanto alla parrocchiale nel sedicesimo secolo, quando è stata istituita a Barumini la Baronia Zapata, e che costituiva l’antica sede dei Baroni.

Barumini: il palazzo Zapata chiamato anche su Palazzu ’e Su Marchesu Barumini: il palazzo Zapata chiamato anche su Palazzu ’e Su Marchesu Barumini: il palazzo Zapata chiamato anche su Palazzu ’e Su Marchesu: stemma della famiglia ZapataBarumini-Nuraxi ’e Cresia: il planimetria

Durante i lavori di restauro del palazzo, si è scoperto che le murature portanti del palazzo Zapata vanno a fondare sugli spessori murari di un grande Nuraghe complesso, che l’archeologo Giovanni Lilliu, in quanto situato in prossimità della chiesa parrocchiale, ha denominato Nuraxi ’e Cresia. Il Nuraghe presenta almeno tre fasi costruttive differenti, per prima la costruzione di una torre, un vero e proprio mastio, rispetto ad un corpo aggiunto costituito da due torri unita da un tratto di cortine rettilinee, che racchiude nel suo interno un cortile decentrato. Un terzo periodo è rilevabile in un ulteriore torre aggiunta ad ovest, che conferisce al complesso architettonico una planimetria trilobata. Il Nuraghe, rinvenuto sotto le fondamenta del palazzo, oggi è perfettamente visibile e visitabile grazie a spettacolari pavimenti in vetro e passerelle aeree, sistemate dall’interno del palazzo.

Barumini-Nuraxi ’e Cresia: veduta del Nuraghe attraverso il pavimento in vetro Barumini-Nuraxi ’e Cresia: veduta del Nuraghe attraverso il pavimento in vetro

Grazie ad un progetto di restauro architettonico di grande impatto scenografico e di forte suggestione, elaborato dall’architetto Pietro reali, sia il palazzo che il sottostante Nuraghe, opportunamente riportato alla luce, sono diventati sede di un complesso Polo Museale inaugurato nel 2006. Il corpo architettonico principale del palazzo Zapata ospita la Sezione archeologica, intitolata dal 2014 a Giovanni Lilliu, allestita all’interno del corpo più antico della residenza. Ad essa si addossano gli ambienti di pertinenza agricola, che ospitano la Sezione Etnografica, costituita da una piccola sala ospitante alcuni tra gli oggetti più comuni del secolo scorso appartenuti agli abitanti di Barumini e dei paesi limitrofi, con annesso il Museo regionale delle launeddas, un piccolo spazio dedicato allantichissimo strumento musicale sardo, allestito grazie al contributo del maestro Luigi lai. Allinterno di uno degli stabili costituenti la pertinenza agricola, è ospitata la Sezione Storica, al cui interno che si possono ammirare oltre 10.000 fra i più importanti documenti appartenenti allarchivio della famiglia Zapata e alla comunità di Barumini, dato che nelle teche sono custoditi i preziosi documenti in originale, un tempo ritenuti scomparsi e recentemente ritrovati e acquistati dallAmministrazione Comunale di Barumini, mentre nei pannelli sono ritratti alcuni fra i più importanti documenti facenti parte della collezione privata del pronipote dellultima baronessa donna Concetta Ingarao Zapata.

Barumini: il palazzo Zapata: Museo delle launeddas Barumini: il palazzo Zapata: sezione archeologica Barumini: il palazzo Zapata: sezione etnografica Barumini: il palazzo Zapata: sezione storica

La chiesa di San Giovanni Battista

Nella stessa piazza, di fronte all’edificio che ospita la sezione storica della casa Zapata, si trova la chiesa di San Giovanni Battista consacrata nel 1316 come attesta una pergamena rinvenuta sotto l’altare durante i restauri del 1905. Edificata con pietra locale, trachite e basalto, in stile romanico semplice ed essenziale, ha pianta a due navate absidate, realizzate però in distinti momenti edilizi. La navata meridionale, che dovrebbe essere la più vecchia, è costituita da conci di arenaria di media pezzatura, disposti senza seguire uno schema regolare, e la facciata presenta un portale con centina ogivale. Successivamente, nel seicento, laula viene ampliata con laggiunta di un’altra navata absidata, costruita con massi squadrati di vulcanite rossa, creanti un contrasto cromatico con i blocchi di arenaria dellaltra, e sulla facciata della nuova navata si apre un portale a tutto sesto, lungo cui corre una sottile modanatura a toro. Allinterno le due navate sono divise da archi poggianti su pilastri in pietra rozzamente lavorati. Durante la dominazione aragonese, questa chiesa diviene la sede della Confraternita della Buona Morte, ed all’interno uno dei pilastri presenta dei fori lungo gli angoli, ai quali, secondo la leggenda, veniva legato il condannato a morte in attesa dellesecuzione, quando la Confraternita si riuniva a pregare per lui. Il tetto dell’edificio è a capanna ed ha la copertura in tegole. Nel 1831 l’edificio, ormai fatiscente, viene interdetto al culto e sconsacrato.

Barumini: chiesa di San Giovanni Battista Barumini: chiesa di San Giovanni Battista: abside Barumini: chiesa di San Giovanni Battista: interno Barumini: chiesa di San Giovanni Battista: la colonna con i fori

L’ex Municipio di Barumini

Barumini: l’ex Municipio di BaruminiRiprendiamo la via Roma da dove siamo arrivati a vedere sulla sinistra lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo verso nord per seicentocinquanta metri ed arriviamo a un incrocio al termine della via Roma, dove prendiamo a destra in direzione sud est la via S’Anziana. Percorsa per un’ottantina di metri, vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita quello che era stato il vecchio Municipio di Barumini, con quella che era stata la sua sede e gli uffici che prestavano i loro servizi ai cittadini. Dopo aver visitato il Municipio, ritornati all’incrocio al termine della via Roma, prendiamo questa volta invece verso nord est la via della Stazione.

I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Barumini

Barumini: resti della Stazione ferroviaria dismessa di BaruminiPercorsa per centoventi metri la via della Stazione, vediamo, alla destra della strada, l’edificio della vecchia Stazione ferroviaria di Barumini situata lungo la dismessa linea che collegava Isili con Villacidro, realizzata dalle Ferrovie Complementari della Sardegna tra la stazione di Gesturi e quella di las Plassas. La stazione di Barumini è stata chiusa nel 1956. Del complesso sono rimasti il fabbricato viaggiatori ed il piccolo deposito merci annesso al lato nord della Stazione. Entrambi gli edifici si presentano purtroppo abbandonati ed in cattivo stato di conservazione, anche se è stato opportunamente impedito l’accesso ai vandali con la chiusura degli ingressi. Non rimane invece alcuna traccia delle ritirate, le quali erano situate presso il lato sud del fabbricato viaggiatori.

La chiesa di Santa Tecla

Riprendiamo la via Roma da dove siamo arrivati a vedere sulla sinistra lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo verso nord per un’ottantina di metri ed incrociamo il viale Umberto I, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP5 proveniente da Tuili. Lo prendiamo verso destra e, percorsa una trentina di metri, vediamo alla destra della strada la chiesa di Santa Tecla che è stata edificata probabilmente durante il diciassettesimo secolo in stile aragonese, al centro di Barumini, a breve distanza dalla parrocchiale. La graziosa facciata in pietra di forma quadrangolare ospita un bel portale ligneo architravato e racchiuso in una semplice cornice. Il terminale piano del prospetto è arricchito con un coronamento di merli, mensole, e con un campanile a vela chiuso da una monofora ogivale. Al centro della facciata si apre un bellissimo e caratteristico rosone di forma ottagonale, con un particolarissimo disegno decorativo in vetro. All’interno, la chiesa conserva un altare ed il pavimento in pietra, e sulla parete dietro l’altare sono presenti due rosoni gotici.

Barumini: chiesa di Santa Tecla Barumini: chiesa di Santa Tecla: facciata Barumini: chiesa di Santa Tecla: interno

Per un secolo, dalla fine del diciottesimo alla fine del diciannovesimo secolo, l’edificio religioso ha svolto anche il ruolo di Cimitero pubblico, sino a quando, nel 1885, viene realizzato il nuovo piccolo Cimitero di Barumini, tra gli olivi della regione Paiolu.

La chiesa di Santa Lucia

Passata la chiesa di Santa Tecla, proseguiamo lungo il viale Umberto I per centosettanta metri, poi svoltiamo a destra e prendiamo la via Nazario Sauro, lungo la quale, dopo una trentina di metri, vediamo sulla destra la chiesa di Santa Lucia una minuscola e graziosa piccola chiesa del sedicesimo secolo, immersa in un ampio giardino. La chiesa presenta il prospetto principale coronato da un timpano triangolare sormontato da un campanile a vela. L’edificio è circondato da un bel loggiato con colonne in pietra, che reggono nove archi a sesto acuto. Presenta pianta rettangolare con due ingressi, a sud e ad ovest. All’interno si conserva un pregevole pulpito ligneo, e tracce di una architettura di stile tardo gotico sono identificabili nel presbiterio.

Barumini: chiesa di Santa Lucia Barumini: chiesa di Santa LuciaBarumini: locandina della Festa di Santa Lucia

La terza domenica di luglio si celebra la Festa di Santa Lucia, protettrice degli occhi, che è la Festa principale dedicata a questa Santa, della durata di tre giorni. Una Festa antichissima, la cui origine si perde nella notte dei tempi, profondamente sentita sia dal popolo baruminese che dallintera Marmilla. Due i momenti più attesi, Sa xicca de Is froccus e il Palio di Santa Lucia. La prima è una forma arcaica di devozione, che ha il compito di proteggere dalle malattie agli occhi e di raccomandare Is bagadias, ossia le figlie ancora nubili, alla Santa affinché faccia trovare loro un marito serio e onesto. Il comitato dei festeggiamenti elegge Sobredi majore, il più giovane degli scapoli, che porterà Sa bandèra, la bandiera, durante la processione. Gli Obrieri a cavallo, ripartiti tra Coiaus e Bagadius, ossia tra sposati e scapoli passano di casa in casa, a recuperare Is froccus di vari colori, rosso per ricordare il suo martirio, rosa riferito alla sua giovinezza e bianco simbolo di purezza della Vergine Martire, che le nubili offrono per appendere sullo stendardo della Santa. Barumini-Festa di Santa LuciaBarumini-Festa di Santa LuciaSa bandèra, alla fine del percorso, diverrà il Palio per la corsa equestre del giorno successivo. alla conclusione, gli Obrieri in costume si recano alla chiesa di Santa Lucia, da dove parte la processione, accompagnata dai canti tradizionali in sardo della Confraternita Madonna del Rosario e dai suonatori di launeddas. La domenica si corre il Palio di Santa Lucia con i cavalli purosangue, ai piedi della reggia nuragica su Nuraxi, tra il Castello giudicale di Eleonora dArborea di las Plassas, laltopiano della Giara di Gesturi e Tuili. E nella piazza adiacente la chiesa addobbata a festa, per tutti e tre i giorni, tante bancarelle, e luna park per i più giovani, che fanno da contorno alle serate di intrattenimento musicale, con limmancabile intermezzo di organetto o fisarmonica per gli amanti del ballo sardo.

Il Municipio di Barumini

Barumini-Municipio di BaruminiRitorniamo sulla via Roma, dove siamo arrivati a vedere lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII. Riprendiamo la via Roma verso sud per centocinquanta metri, e prendiamo verso sinistra, ossia in direzione est, il viale San Francesco. Lo seguiamo per una sessantina di metri ed arriviamo a un bivio dove, seguendo le indicazioni per la chiesa di San Francesco, prendiamo a destra. Dopo una cinquantina di metri vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 5 del viale San Francesco, l’ingresso dell’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Barumini, la cui facciata principale è affacciata sulla via convento, sulla quale sbocca la via San Francesco.

La chiesa di San Francesco contigua al convento dei Monaci Francescani

La via San Francesco termina sulla via convento e, dall’altro lato della strada, si trova l’ampia piazza che ospita, alla destra, la chiesa di San Francesco attigua all’Ex convento costruiti con i modi e lo stile austeri dell’Ordine Francescano. La chiesa viene edificata accanto allomonimo convento, realizzato dopo larrivo dei Padri Cappuccini nel 1609, quando, un anno dopo avere fondato il convento di Sanluri, arrivano a Barumini. Viene scelto un luogo a margine del paese, presso una chiesa minore dedicata a San Teodoro, e, con il favore di don Francesco Zapata, quarto barone del feudo di Barumini, las Plassas e Villanovafranca, e con l’aiuto del popolo, viene edificata la nuova chiesa intitolata a San Francesco e, per ricordare il titolare dell’edificio di culto precedente, a San Teodoro, e con l’annesso convento. La chiesa presenta una pianta rettangolare con un’unica navata su cui si aprono due cappelle laterali. esternamente la chiesa presenta una semplice facciata quadrangolare color rosa chiaro. Il modesto portone in legno, rialzato di alcuni gradini dal piano stradale, è sormontato da una lunetta semicircolare con cornice e da un oculo vetrato di forma circolare. Sul terminale piano con cornice modanata spicca un grande campanile a vela con bifora ogivale, dotato di due piccole campane. Il convento si sviluppa su due piani, collegati da scale in muratura. Al piano terra figurava il chiostro quadrangolare archeggiato con l’ingresso e il pozzo al centro, con a sinistra la chiesa, ed a destra il refettorio ed altri servizi, mentre nel piano rialzato erano le celle dei frati. Dismesso nel 1832, a seguito della decisione del re di Sardegna Carlo Felice, diviene pretura, stazione dei Carabinieri, sede del Municipio e delle Scuole Elementari, alloggio d’un corpo di sanità di paracadutisti e altri impieghi, sino agli anni sessanta del secolo scorso. Oggi ospita la Fondazione Barumini Sistema Cultura, alla quale il comune di Barumini ha affidato dal 2006 la gestione dell’intera rete dei beni culturali presenti nel territorio di Barumini.

Barumini: chiesa ed il convento di San Francesco Barumini: chiesa di San Francesco: facciata Barumini: chiesa di San Francesco dopo l’ultimo restauro Barumini: chiesa di San Francesco: interno

Barumini-Festa di San Francesco d’AssisiBarumini-Festa di San Francesco d’AssisiPresso questa chiesa si svolge il 17 settembre, la Festa di San Francesco d’Assisi, che viene solitamente abbinata alla Festa di Sant’Ignazio da Laconi, che si tiene il 18 settembre. I festeggiamenti durano tre giorni e ad organizzare, di solito è lo stesso comitato degli Obrieri che a luglio dellanno precedente hanno preparato la Festa di Santa Lucia. Oltre alle Messe celebrate sia la mattina che il pomeriggio, ogni giorno si effettua la processione con il simulacro del Santo per le strade del paese, accompagnato dal suono delle launeddas, e dai suggestivi canti in sardo della Confraternita Madonna del Rosario. Nel corso della festa, hanno luogo diverse iniziative di carattere civile, musica etnica, liscio e moderna, gare poetiche, con limmancabile fisarmonica o organetto per i balli sardi. Barumini-Festa di Sant’Isidoro AgricoltoreBarumini-Festa di Sant’Isidoro AgricoltoreÈ tradizione per questa Festa anche Sa roda, uno spettacolo pirotecnico che si svolge il giorno principale della festa, alla periferia del paese. Presso questa chiesa si svolge anche la Festa di Sant’Isidoro Agricoltore, il 15 maggio, che dura anch’essa tre giorni. Nei diversi giorni si svolge la processione e la messa solenne, nella chiesa o nel piazzale della chiesa. Spettacolare è la presenza di carri di legno a buoi, o di cavalli addobbati con spighe di grano, bisacce, fiori e arazzi, che sostituiscono i tradizionali carri dei buoi. La giornata della Festa si conclude con uno spuntino di prodotti locali offerto alla popolazione, dagli agricoltori assieme ai parrocchiani.

Il Campo Sportivo Comunale di via convento

Da dove è arrivata la via San Francesco sulla la via convento, prendiamo quest'ultima strada verso sinistra, e, dopo poco più di una cinquantina di metri, vediamo, al civico numero 1 di via convento, alla destra della strada il cancello di accesso al Campo Sportivo Comunale di via convento. Si tratta di un Campo Sportivo gestito dalla Polisportiva libertas di Barumini, nel quale è presente un Campo da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 800 spettatori.

Barumini: Campo Sportivo Comunale di via convento: ingresso Barumini: Campo Sportivo Comunale di via convento: Campo da Calcio

L’ex Monte Granatico

Barumini: l’ex Monte GranaticoLa via convento sbocca, dopo poco più di cento metri, sulla via Santa Croce, che prendiamo verso sinistra, ossia in direzione nord. La via Santa Croce prosegue dopo una trentina di metri sulla via 4 Novembre, e, dopo altri cento metri, porta in piazza Monte Granatico, dove si trova di fronte l’edificio che ospitava il Monte Granatico dichiarato dalla Sopraintendenza un bene di interesse culturale, che oggi è sede del Banco di Sardegna. Il Monte Granatico di Barumini, nato nel 1719, risulta essere uno dei più antichi della Provincia di Cagliari, ma l’edificio attuale è il frutto di ampie ristrutturazioni avvenute negli anni ’40 dell’ottocento, quando viene realizzato il prospetto timpanato, ispirato a una simmetria di gusto neoclassicheggiante. La facciata mostra il portone d’accesso e le due finestre laterali, sormontati da terminali piatti modanati, il campaniletto a vela, la scalinata di accesso che, pur realizzata in calcestruzzo e travertino nel 1962, bene si inserisce nella struttura. La copertura è a doppio spiovente, con manto di tegole sarde, sopra una struttura a travatura lignea ed incannucciato.

Il Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara ed il Palazzetto dello Sport

Dove la via convento sbocca sulla via Santa Croce, la prendiamo questa volta verso destra e, dopo una ventina di metri, svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Ponti, la seguiamo per quasi trecento metri, e vediamo, sulla sinistra, l’ingresso del Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara. Nel complesso sportivo è presente il Campo da Calcio Comunale Aracu-Zara, con fondo in erba e dotato di tribune in grado di ospitare circa 200 spettatori, nel quale gioca le sue pertite casalinghe la Polisportiva libertas Barumini 1960, che è nata nel 1960, i cui colori sociali sono il giallo ed il rosso, e che milita nel girone B sardo di 1 Categoria. Sul retro del Campo da Calcio, è presente il Campo Comunale da Calcetto, ossia da Clacio a 5, dotato di tribune per 50 spettatori.

Barumini: Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara: ingresso Barumini: Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara: Campo da Calcio Barumini: Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara: Campo da Calcetto Barumini: Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara: la Palestra Comunale Barumini: Campo Sportivo Comunale Aracu-Zara: interno della Palestra Comunale

alla sinistra del Campo da Calcio, si trova la Palestra Comunale di Barumini, in grado di ospitare 90 spettatori, dove si particano pallavolo, pallacanestro ed attività ginnico motorie. È la sede operativa della Polisportiva Insieme pallavolo Barumini, che in essa disputa i campionati giovanili.

L’antica chiesa abbandonata di San Nicola Vescovo

Barumini: l’antica chiesa abbandonata di San Nicola Vescovo in corso di restauroAl termine della via Ponti, subito prima del Campo Sportivo, parte a sinistra la via San Nicola. La seguiamo verso la periferia orientale dell’abitato, e, dopo quattrocento metri, vediamo, alla destra della strada, i resti dell’antica chiesa di San Nicola Vescovo sorta nei pressi di una piccola altura che sarebbe stata chiamata Su Cucuru ’e Santu Nicola, ossia il colle di San Nicola. Si ritiene che la sua costruzione risalga all’undicesimo secolo o alla prima metà del dodicesimo secolo, come si deduce confrontandola con altri edifici religiosi di quel periodo, dato che la lunetta d’ingresso principale ha alcuni punti di contatto con quella della chiesa di San Pietro a Villamar e anche con quella di San Nicola a Ottana. L’edificio storico ha un’aula rettangolare con due ingressi, uno sul lato destro e l’altro sulla facciata rivolta alla strada, la lunetta del portone principale è racchiusa tra l’architrave e l’arco di scarico, mentre la finestra del fianco sinistro, ad arco acuto, è con doppia strombatura. La copertura del tetto era a capriata di legno, ed il presbiterio invece, aveva la volta solida retta da un grande arco. Nel 1830 la chiesa viene abbandonata, di essa non resta che un semplice rudere dato che gli agenti atmosferici ed i secoli hanno demolito gran parte della sua struttura, ma adesso, dopo anni di attesa per il suo recupero, è in corso un’opera di restauro. Nel 1900, sulla sommità dell’altura, a ricordo dell’Anno Santo, è stata innalzata una grande croce in pietra, incastrata su una base quadrata a gradini, che è ben visibile anche da lunga distanza.

Visita dei dintorni di Barumini

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Barumini, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici Bruncu Margianis, Bruncu Sa Giustizia, Cala Frau, Crucculessi, Marfudi, Pala Sa Furca, Perdedu, Pranu Amis, rio Ziu Stori, S’Abuleu, San Nicola, Sighillanu, Urru, Ziu Cristanu; dei Nuraghi complessi ’e Cresia, Bruncu ’e Topis, Massenti, Simone, su Nuraxi; ed anche dei Nuraghi monte Miana, Porcedda, Sa Zeppara, Sa Zeurra, Santa Tecla, Trebedderi, tutti di tipologia indefinita. Il territorio di Barumini ospita uno tra i più importanti Nuraghi della Sardegna, l’importante complesso nuragico su Nuraxi, dichiarato nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, uno dei quattro complessi più importanti dell’Isola. Va citato, inoltre, il Centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale Giovanni Lilliu.

Il Cimitero di Barumini

Barumini: Cimitero di BaruminiPer un secolo, dalla fine del diciottesimo alla fine del diciannovesimo secolo, la chiesa di Santa Tecla ha svolto anche il ruolo di Cimitero pubblico, sino a quando è stato realizzato il nuovo Cimitero di Barumini. Dal centro di Barumini, prendiamo la via Roma da dove siamo arrivati a vedere sulla sinistra lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo verso nord per duecentocinquanta metri arriviamo all’incrocio con la via Stazione, dopo di che questa strada esce dall’abitato con il nome di SS197 di San Gavino e del Flumini. La seguiamo per trecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del piccolo Cimitero di Barumini, che è stato edificato nel 1885 a spese del comune nella regione chiamata Paiolu, tra gli olivi che in essa erano e sono presenti.

Il complesso nuragico su Nuraxi dichiarato nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità

Lettura di <em>Su Nuraxi di Barumini</em> di Giovanni Lilliu e Raimondo ZuccaDal centro di Barumini, prendiamo la via Roma da dove siamo arrivati a vedere sulla sinistra lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo verso nord per un’ottantina di metri ed incrociamo il viale Umberto I. Prendiamo verso sinistra il viale Umberto I, che esce dall’abitato verso ovest in direzione di Tuili con il nome di SP5 e, dopo settecentocinquanta metri, arriviamo a vedere sulla sinistra il parcheggio dell’area archeologica di su Nuraxi. Negli anni ’50 del novecento, su iniziativa dell’archeologo Giovanni Lilliu, è stato portato alla luce il grande complesso nuragico la cui ampiezza e composizione lo fanno chiamare la reggia nuragica su Nuraxi dichiarato nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La traduzione dalla lingua sarda del termine Su Nuraxi è quello di Il Nuraghe, il che indica che quello di Barumini è considerato il Nuraghe per eccellenza. Si tratta di uno dei più importanti siti archeologici dell’Isola, insieme alla reggia nuragica Santu Antine di Torralba, al Nuraghe Losa di Abbasanta e al Nuraghe Arrubiu di Orroli, e la sua importanza è data dalla sua complessità e dall’ottimo stato di conservazione.

Su Nuraxi: il planimetria del complesso nuragicoSu Nuraxi: veduta del complesso nuragico dall’altoLa prima notizia su questo complesso nuragico risale al 1834, quando Vittorio Angius lo cita scrivendo che «era degli maggiori quel, che meno distrutto, vedesi a distanza dun quarto dora dal popolato sulla strada a Tuili, con la generale appellazione nuragji», e che «merita esser considerato». Ventanni dopo, nel 1854, e poi di nuovo nel 1862, Giovanni Spano lo cita, insieme ad altri tre Nuraghi, col nome di Suraxi. Nel 1907 Antonio Taramelli scrive che di «Altri edifizi nuragici si hanno pochi resti, o se ne conserva solo il nome al piede della costiera, come il Bruncu su Nuraxi, presso la via da Tuili a Barumini». È del 1938 la prima descrizione del monumento, curata da Giovanni Lilliu, che ne riconosce la planimetria in quattro torri perimetrali che circondano quella maggiore centrale, e ne individua la struttura, quando ancora il Nuraghe era nascosto agli occhi del visitatore, dato che era quasi completamente sotterrato. Il primo vero scavo viene da lui eseguito nel luglio del 1940, in esterno, a cinquanta metri dalla torre perimetrale sud del bastione, ed il complesso archeologico viene interamente scavato tra il 1950 e il 1957, sotto la sua direzione. La reggia nuragica su Nuraxi quale appare ora è il risultato di diverse fasi costruttive. La parte più antica è rappresentata dalla torre centrale, alta originariamente più di diciannove metri ed oggi circa diciotto metri e mezzo, edificata nel 1478 avanti Cristo, data ottenuta analizzando con il carbonio 14 un pezzo di olivastro ritrovato incastrato tra i grandi massi di basalto che costituiscono la struttura. In seguito, tra il tredicesimo e l’undicesimo secolo, viene edificato, attorno alla torre centrale, un bastione esterno in grossi blocchi di basalto scuro, con quattro torri difensive posizionate in corrispondenza dei quattro punti cardinali, comunicanti tuttesu un cortile interno a forma di mezzaluna, servito da un pozzo profondo venti metri, con sorgente tuttore attiva. Verso il 1200 avanti Cristo, in seguito ai gravi danni strutturali riportati, si procede a una ristrutturazione del complesso, che ne trasforma l’aspetto. E quindi, tra l’undicesimo e l’ottavo secolo, il complesso viene rifasciato con una massiccia muratura, che in pratica raddoppia lo spessore totale del muro che diviene di circa tre metri, l’ingresso viene spostato dal lato sud al lato ovest, e, anziche trovarsi al livello del terreno, viene collocato a circa sette metri di altezza, rendendo possibile l’accesso solo servendosi di una scala di legno. Questo ancora oggi rimane l’unico ingresso al Nuraghe. L’antico antemurale viene, quindi, integrato e con l’aggiunta di quattro nuove torri, che con queste raggiungono il numero totale di sette.

Su Nuraxi: veduta del complesso nuragicoSu Nuraxi: veduta del complesso nuragicoL’area viene abbandonata per un certo lasso di tempo, in seguito il sito viene rioccupato ed inizia la costruzione delle prime capanne del villaggio nuragico destinato a ospitare la popolazione, che vanno ad occupare non solo l’area circostante ma anche quella compresa all’interno dell’antico antemurale. Il villaggio è composto da una cinquantina di capanne, edificate a pianta circolare tramite grossi massi murati a secco e ricoperte con tetti di forma conica in legno e frasche. Nella fase più antica le capanne dispongono di un unico ambiente, ma, in una fase più recente nascono abitazioni complesse, con diversi vani, ed edifici commerciali con banconi, vasche e forni. La differenza delle costruzioni indica che vi dovesse essere una qualche gerarchia sociale. Le pareti erano in blocchi di pietra sovrapposti, per la prima volta si utilizzano porte e finestre, che alle spalle sono leggermente inclinate in modo da ridurre l’entrata di luce e diminuire il rischio di rottura degli architravi, che sono più spessi al centro e meno ai lati, ciò dimostra che i costruttori avevano capito che gli architravi si rompono al centro. È da allora che il Nuraghe assume l’aspetto imponente che tutt’ora conserva. Durante il sesto secolo la reggia subisce distruzioni, e viene successivamente ripristinata in epoca cartaginese per poi essere occupata dai Romani, prima di essere abbandonata definitivamente.

Barumini-Su Nuraxi: veduta del complesso nuragico Barumini-Su Nuraxi: veduta del complesso nuragico Barumini-Su Nuraxi: veduta del complesso nuragico Barumini-Su Nuraxi: veduta del complesso nuragico Barumini: su Nuraxi-Villaggio nuragico Barumini: su Nuraxi: abitazione del villaggio nuragico Barumini: su Nuraxi: abitazione del villaggio nuragico Barumini: su Nuraxi: abitazione del villaggio nuragico Barumini: su Nuraxi: abitazione del villaggio nuragico Barumini: su Nuraxi: abitazione del villaggio nuragico Barumini: su Nuraxi: capanna consiliare o capanna del Parlamento Barumini: su Nuraxi: bastione murario Barumini-Su Nuraxi: veduta del cortile dalla torre centrale Barumini: su Nuraxi: ingresso della torre centrale Barumini: su Nuraxi: ingresso della torre centrale Barumini-Su Nuraxi: veduta dall’interno della sommità della torre centrale

Il Nuraghe e il villaggio erano strategicamente connessi ad un sistema di altri Nuraghe e siti nuragici, come quello polilobato ritrovato nell’abitato di Barumini al di sotto della casa Zapata, una meravigliosa residenza fatta erigere dall’antica e nobile famiglia aragonese degli Zapata a partire dalla fine del sedicesimo secolo che oggi è sede del Polo Museale omonimo. Alcuni studiosi ritengono che la parte più antica del Nuraghe fosse destinata ad uno scopo religioso, per altri a uno scopo di rifugio, civile o ancora di Parlamento o sede del capo villaggio, mentre le torri aggiunte erano più probabilmente destinate a scopo di magazzino. Gli scavi hanno consentito di ripercorrere le diverse fasi della costruzione della reggia nuragica e del villaggio circostante, confermando la continuità di vita dell’intero complesso fino al primo secolo avanti Cristo, in età romana, ed hanno portato alla luce importanti resti di utensili, di armi, di vasellame e di oggetti ornamentali.

Oggi, delle tre camere sovrapposte il mastio sono conservati interamente i primi due piani, e le quattro torri laterali presentano intatto il soffitto del primo piano, mentre del secondo non restano che pochi filari di pietre. La parte più alta delle torri, dove erano i terrazzi, era costruita con blocchi di dimensioni inferiori a quelli utilizzati più in basso, sovrapposti in più filari che terminavano con mensoloni sporgenti, blocchi che sono stati rinvenuti in gran quantità durante gli scavi e sono attualmente esposti lungo la recinzione dell’area archeologica. Barumini: il Nuraghe su Nuraxi: brocca askoide in ceramica a becco caratterizzata dal collo inclinato su un lato e da un’ansa a ponte fra il collo ed il corpoTra le capanne rinvenute, le più significative sono apparse quella riservata agli incontri del capo, più grande e più articolata nella struttura, e, in prossimità dell’antemurale, la capanna consiliare, detta anche capanna del Parlamento, con un atrio fortificato, riservata alle assemblee degli abitanti, nella quale sono stati ritrovati simboli delle divinità adorate. Altri ambienti sono stati riconosciuti come officine, cucine e centri di lavorazione agricola. Più all’esterno sono presenti altre abitazioni realizzate successivamente, in epoca punica ed in epoca romana. La maggior parte dei reperti rinvenuti è visibile nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, una visita obbligata per chi voglia conoscere a fondo la Sardegna. Tra essi si trova anche una bella brocca askoide in ceramica a becco, caratterizzata dal collo inclinato su un lato e da un’ansa a ponte fra il collo ed il corpo, datata Età del Ferro.

La reggia nuragica su Nuraxi è uno dei principali Nuraghi lunari della Sardegna

recenti studi archeoastronomia hanno messo in luce come i Nuraghi possiedano un chiaro significato astronomico. In particolare, lo studioso Mauro Peppino Zedda ha effettuato delle osservazioni presso numerosi complessi nuragici ed è giunto alla conclusione che la quasi totalità dei Nuraghi complessi hanno delle linee tangenti alle torri periferiche orientate verso uno dei punti dove sorgono o tramontano il sole e la luna nei solstizi e nei lunistizi. Tale significato astronomico emerge sia dalle caratteristiche della loro struttura architettonica, che dalla loro dislocazione sul territorio, ed, a seconda che siano allineati con il sorgere o il tramontare del sole o della luna, si possono distinguere i Nuraghi solari ed i Nuraghi lunari.

La luna ha, rispetto alla Terra, un moto apparente assai più complicato di quello del Sole, ed i suoi punti estremi di levata, settentrionale e meridionale, non sono costanti, quindi non possono essere utilizzati, come i solstizi, per la determinazione di particolari date nel corso dell’anno. Tuttavia questo complesso movimento tende a ripetersi con una periodicità di circa diciotto anni e mezzo, permettendo quindi stabilire i lunistizi maggiori, che si verificano quando la luna sorge nel punto più settentrionale dell’orizzonte orientale, nel lunistizio maggiore settentrionale, o nel punto più meridionale del medesimo orizzonte, nel lunistizio maggiore meridionale.

La reggia nuragica su Nuraxi di Barumini appartiene ai Nuraghi lunari. Infatti, in questo Nuraghe, ogni diciotto anni e mezzo, al lunistizio maggiore meridionale, dalla torre nord si vede la luna tramontare dietro le torre ovest, e dalla torre est la si vede tramontare dietro la torre sud. Quindi, le torri angolari da nord ad ovest e da est a sud sono orientate in modo che le loro tangenti, se proseguite idealmente, si incontrano dove tramonta la luna. Tutto questo porta a pensare che i Nuraghi non fossero fortezze, l’ipotesi più probabile è che fossero una specie di santuari. Come rivela una sorta di tabù o timore reverenziale, che ancora oggi i Sardi nutrono nei loro confronti. Le campagne sarde sono piene di ovili, costruiti anche a ridosso dei Nuraghi stessi, ma mai ricavati all’interno di essi, come sarebbe stato più comodo.

Il Centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale Giovanni Lilliu

Lungo la strada che porta al complesso nuragico su Nuraxi, circa centosettanta metri prima di arrivare al parcheggio, si trova sulla destra la deviazione in una strada bianca che conduce al Centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale Giovanni Lilliu che sorge, dal 2008, in prossimità dell’area archeologica. Si tratta di un’imponente struttura di concezione moderna, realizzata per migliorare i servizi culturali e turistici del territorio. Al suo interno il Centro ospita varie e interessantissime mostre permanenti. La Mostra fotografica degli scavi, dedicata agli autori della scoperta, che narra l’epicità dell’impresa attraverso dodici pannelli sui quali sono stampate le più belle fotografie scattate dall’archeologo Giovanni Lilliu durante gli scavi da lui condotti negli anni ’40 e ’50 del novecento. La Mostra fotografica del Nuraghe, con dodici gigantografie dell’area archeologica, che costituiscono una personale del fotografo Gianni Alvito. La Riproduzione ideale del Nuraghe, così come doveva apparire quando venne edificato il bastione quadrilobato, una ricostruzione in scala 1:10 opera dell’artista Francesco Argiolu. La Mostra Mercato Artigianarte, esposizione dell’artigianato artistico della Sardegna, e la Mostra fotografica Punti di Vista, immagini accoppiate sul tema sardegna: iran, scattate dal fotografo Ivo Pirisi. Il Centro ospita, inoltre, varie e interessantissime mostre temporanee a carattere archeologico, storico, artistico, naturalistico e demoetnoantropologico.

Barumini: centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale <em>Giovanni Lilliu</em> Barumini: centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale <em>Giovanni Lilliu</em> Barumini: centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale <em>Giovanni Lilliu</em> Barumini: centro di comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale <em>Giovanni Lilliu</em>

La frazione Surdelli con i resti del Nuraghe omonimo

Barumini-Surdelli-resti del Nuraghe SurdelliDal centro di Barumini, prendiamo la via Roma da dove siamo arrivati a vedere sulla sinistra lo slargo con le indicazioni per la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo verso nord per un’ottantina di metri ed incrociamo il viale Umberto I. Prendiamo verso destra il viale Umberto I, che esce dall’abitato verso est in direzione di Gergei con il nome di SP5, e la percorriamo per un chilometro ed ottocento metri, poi, all’altezza del cartello indicatore del chilometro 15, prendiamo la deviazione verso destra che, in poco più di sei chilometri, ci porta alla frazione Surdelli (altezza metri 248, distanza in linea d’aria circa 8.1 chilometri, circa 15 abitanti). Ad est dell’abitato, ai confini tra il i territorio Comunale di Barumini e quello di Gergei, si trovano i resti del Nuraghe Surdelli un Nuraghe monotorre che appartienea, però, al territorio di Gergei.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, concluderemo la visita della regione storica della Marmilla. Ci recheremo a visitare la Giara di Gesturi, dove vivono ancora allo stato brado circa settecento cavallini, gli unici realmente selvatici rimasti in Europa. Vedremo, quindi, Tuili da dove ci recheremo a Setzu e di qui a Genuri. Ci recheremo infine a Gesturi il paese che da il nome alla giara dei cavallini selvatici.


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