Vallermosa con i suoi dintorni dove si trova l’area archeologica di Matzanni con i suoi tre pozzi sacri
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Monreale, da Samassi recandoci a visitare Vallermosa della quale vedremo il centro ed i dintorni, nei quali si trovano le tombe di Matzanni. Nel Monreale o Campidano di SanluriIl Monreale detto anche Campidano di Sanluri è una regione della Sardegna sud occidentale. anticamente il territorio del Monreale apparteneva al Giudicato d’Arborea di cui occupava la parte meridionale della Curatoria di Bonorzuli. I comuni che ne fanno parte sono Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, Samassi, San Gavino Monreale, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Vallermosa, Villacidro. I comuni di Serramanna e Serrenti sono ai confini tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere conderati anche appartenenti a quest'ultimo. Il territorio del Monreale è prevalentemente pianeggiante, con diverse aree collinari. Nel territorio del Monreale esistono testimonianze prenuragiche, nuragiche, fenicio puniche e romane. Il territorio rientra totalmente nella Provincia del Sud Sardegna. In viaggio verso VallermosaUsciamo da Samassi verso sud ovest con la SS293 di Giba, e, seguita per sedici chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Vallermosa. Dal Municipio di Samassi a quello di Vallermosa si percorrono 16.3 chilometri. Il comune chiamato VallermosaIl comune chiamato Vallermosa (nome in lingua sarda Biddaramosa, altezza metri 70 sul livello del mare, abitanti 1.799 al 31 dicembre 2021) si sviluppa in una valle alluvionale delimitata da due corsi d’acqua, il rio Pau e il Gora Manna, nella parte nord occidentale della provincia, fra la piana del Campidano e le estreme pendici orientali del gruppo montuoso linas, ai piedi del monte Curcudoni Mannu, alto 910 metri. È facilmente raggiungibile per mezzo della SS293 di Giba, che ne attraversa il territorio. Sul territorio di villaermosa e nei suoi dintorni sono presenti fonti e sorgenti naturali, la più importante è quella che da origine al parco Naturale di Gutturu Mannu, letteralmente Grande Gola, in cui sono protette numerose specie vegetali e animali in via di estinzione. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 724 metri di quota. Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda ...Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor. ... E dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeIl nome, che in origine era Villaermosa, viene ricordato fino dal 1738 come Valle Hermosa, e rappresenta un termine composto dalla parola Valle e da quella spagnola Hermosa, che vuol dire Bella, derivante dall’amenità del sito. Tuttavia di recente è stata avanzata l’ipotesi che possa discendere da quello del Marchesato di villar-hermosa, nome di una famiglia spagnola vicina agli Alagon, sotto il cui dominio il borgo passa dal 1745. La sua economiaL’economia di Vallermosa è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi. È praticato anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti della lavorazione dei mobili e dell’edilizia, mentre il terziario non assume dimensioni rilevanti. La vicinanza del Monte linas, facilmente raggiungibile, consente a quanti vi si rechino la possibilità di ammirare le bellezze paesaggistiche circostanti. È possibile fare interessanti escursioni sia nel parco di Gutturu Mannu, sia nella zona di Matzanni, un sito archeologico con tre templi sacri, a pozzo nuragico. Le strutture ricettive offrono la possibilità sia di ristorazione che di soggiorno. La cucina di Vallermosa offre semplici ma genuini prodotti locali. Brevi cenni storiciLa zona circostante è stata frequentata fino dai tempi preistorici, come dimostrato dai resti archeologici presenti. L’abitato è di origini abbastanza recenti, dato che la sua fondazione si può far risalire con una certa sicurezza fra il 1635 e il 1650, quando Blasco de Alagòn, marchese di Villasor, organizza un massiccio trasferimento di famiglie per coltivare le terre dei paesi spopolati di Pau Josso e Pau de Vignas. Dopo di che il borgo passa, nel 1745, al Marchesato di villar-hermosa, nome di una famiglia spagnola vicina agli Alagon. Appartiene, in seguito, alla repubblica di Genova, e poi alla famiglia dei Manca, che lo mantengono fino all’abolizione dei feudi in Sardegna decretata nel 1839. La sua origine è collegata anche al fenomeno della transumanza, dato che diversi nuclei familiari provenienti da Aritzo, da Desulo e dal Nuorese in genere, lasciano, d’inverno, il freddo delle loro terre, per raggiungere questa valle ricca di vegetazione, e qui si integrano con la popolazione locale, senza abbandonare però le loro usanze, i loro costumi e le loro tradizioni. Le principali feste e sagre che si svolgono a VallermosaTra le principali feste e sagre che si tengono a Vallermosa vanno citate la Festa patronale, dedicata a San lucifero, che si celebra il 20 maggio con una Sagra che si tiene nella piazza principale del paese; l’8 settembre si celebra la Festa nella chiesa campestre di Santa Maria, non lontano dall’abitato; durante l’estate si svolgono varie iniziative culturali promosse dal comune; tra fine ottobre ed inizio novembre si tiene l’importante manifestazione Sapori d’Autunno, nella quale l’enogastronomia incontra la musica, l’archeologia e lo sport. Visita del centro di VallermosaL’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, è circondato da verdi colline. Interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra un andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. All’interno del paese si possono ammirare le vecchie case campidanesi fatte con i mattoni di argilla, i numerosi portoni tipici delle case campidanesi. Il Cimitero di VallermosaEntriamo all’interno dell’abitato di Vallermosa provenendo da Samassi con la SS293 di Giba che vi arriva da nord est, e che, all’interno dell’abitato, assumerà il nome di via Roma. Percorsi settecento metri dal cartello segnaletico che indica l’arrivo nel paese, ancora nella sua periferia nord orientale, troviamo, alla destra della strada, il muro di cinta e l’ingresso del Cimitero di Vallermosa. Il Municipio di VallermosaLa SS293 di Giba entra nell’abitato, e, dopo centocinquanta metri, si arriva a un bivio. Qui, proseguendo dritti, la strada assume il nome di via Roma, mentre, svoltando leggermente verso destra, prosegue con il nome di via Santa Maria. Prendiamo la via Santa Maria, che, dopo poco più di duecento metri, continua sulla via Carlo Alberto. La seguiamo e, dopo duecento metri, troviamo sulla destra la via Adua, nella quale, al civico numero 2, alla destra della strada, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Valermosa, con la sua sede e tutti i suoi principali uffici. Nel centro di Vallermosa si trova la chiesa parrocchiale dedicata a San lucifero VescovoAl bivio, invece di deviare verso destra con la via Santa Maria, proseguiamo dritti sulla via Roma. Percorsi quattrocentocinquanta metri, troviamo alla destra della strada la piazza San lucifero, sulla quale si affaccia la chiesa dedicata a San lucifero Vescovo che è la chiesa parrocchiale di Vallermosa. Edificata in stile neoclassico verso la metà del diciassettesimo secolo, è oggetto di ulteriori lavori tra il 1863 ed il 1955, che interessano le cappelle, il campanile, e l’altare maggiore in marmo policromo. La chiesa custodisce al suo interno, oltre al considerevole altare in marmi policromi datato 1740, anche altre opere di notevole pregio, tra cui un dipinto del 1751 raffigurante la Vergine con il Bambino Gesù e Santa Cecilia che rivolgono lo sguardo verso San lucifero, opera del pittore Sebastiano Scaleta, ed una statua lignea di San lucifero del seicento, custodita all’interno di una Cappella che si trova vicino alla sacrestia. San lucifero, arcivescovo di Cagliari, è stato un acerrimo nemico dell’arianesimo, ed un intransigente difensore della fede cristiana come espressa dal Concilio di Nicea del 325. Ed è nota la sua opposizione alle idee ariane, nel Concilio di Milano del 355, dove, insieme a Sant’Eusebio di Vercelli, difende strenuamente il Vescovo di Alessandria Atanasio, condannato all’esilio dall’Imperatore Costanzo. Ogni anno, il 20 maggio a Vallermosa si celebra la Festa di San lucifero, organizzata dal comune e dall’Associazione turistica Pro Loco. La Festa ha inizio il 17 maggio ed ha la durata di cinque giorni, con processioni, cerimonie religiose e diverse manifestazioni civili. Il Campo Sportivo ComunaleAl bivio, presa la via Roma, a metà della strada per raggiungere la chiesa parrocchiale di San lucifero, prendiamo a sinistra la via Antonio Gramsci, e la seguiamo per un centinaio di metri. alla sinistra della strada si trova l’ingresso del Campo Sportivo Comunale che ospita un Campo da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare fino a quattrocento spettatori. Sul retro del Campo da Calcio, si trovano anche un Campo da Calcetto e due Campi da Tennis. Il Museo che non è stato mai inauguratoPassata la chiesa parrocchiale, proseguiamo lungo la via Roma fino a che, dopo una cinquantina di metri, questa sbocca sulla via lamarmora. Prendiamo la via lamarmora verso destra, in direzione nord ovest, e, dopo quattrocentocinquanta metri, arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la prima uscita, che ci porta sulla via Kennedy. Percorsa per centocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada, una piazza con l’edificio costruito per ospitare il Museo di Vallermosa. Si tratta di un Museo che, però, non è mai stato inaugurato, e quindi non è mai entrato in funzione. Visita dei dintorni di VallermosaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Vallermosa si trovano importanti reperti archeologici e resti storici, sono stati, infatti, portati alla luce alla fine dell’ottocento i resti di alcuni pozzi sacri di età nuragica nella zona montuosa di questo comune, in località Matzanni. Ci si trovano anche i resti della Tomba di giganti Sa Nuxedda; del Nuraghe semplice domu Baccheri; ed anche del Nuraghe complesso Casteddu de Fanaris, un’imponente fortezza nuragica. Nei suoi dintorni si trova, inoltre, il parco Naturale di Gutturu Mannu. Il Santuario di Santa Maria di Paradiso dedicata in seguito a Nostra Signora di MonserratDal Municipio di Vallermosa, prendiamo verso nord est la via Carlo Alberto, che, dopo meno di trecento metri, continua sulla via Santa Maria. La seguiamo per poco più di duecento metri, fino a che questa strada attaversa la SS293 di Giba, superiamo l’incrocio, proseguiamo sulla sua continuazione per quattrocentocinquanta metri, ed arriviamo in località S’Acqua Cotta, era nota nel medioevo come Dominicalia giudicale di Curte Picta di Pau, ed era un piccolo villaggio pertinente alla villa di Pau ’e Susu. Qui troviamo, alla destra della strada, il cancello con l’indicazione del Santuario di Santa Maria di Paradiso. La piccola chiesa rurale, che è stata realizzata su un impianto termale facente parte di una villa di epoca romana che è possibile datare attorno al quarto ed al quinto secolo dopo Cristo. L’antico complesso quindi potrebbe risalire a età paleocristiana. della primitiva struttura rimangono delle porzioni di muro, l’igresso con archi a tutto sesto realizzati in Opux mistum. La piccola chiesa viene donata nel 1089 dal giudice di Càralis, Costantino Salusio II, ai monaci Vittorini di Marsiglia, che la curano, fino ad abbandonarla attorno al 1180. La chiesa cade più volte in rovina e viene più volte ricostruita, fino a che, nel diciassettesimo secolo, nel periodo della dominazione spagnola, viene riedificata e dedicata a Nostra Signora di Monserrat. della struttura originaria viene utilizzato solo un muro laterale. Lateralmente vengono costruiti due ambienti, uno per il custode e uno per ospitare gli organizzatori della festa. Sulla facciata viene costruito un piccolo loggiato con arco frontale e due archi sui fianchi. In seguito il Santuario cade di nuovo in rovina e viene riedificato nuovamente solo nel 1926, in seguito a una questua di tre anni da parte della popolazione. Oggi la chiesa è composta da una struttura con aula a navata singola. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna presente nella chiesa parrocchiale, ch viene portata in processioe in questo Santuario in occasione della sua festa. A Vallermosa ogni anno l’8 settembre si celebra la Festa di Santa Maria nel suo Santuario rurale, non lontano dall’abitato, caratterizzata il giorno precedente dalla processione con il simulacro della Santa dalla chiesa parrocchiale al Santuario, le cerimonie religiose, poi il rientro e la processione in direzione inversa, ed il giornoi successivo la processione per le vie del paese. Il culto della Madonna di Monserratoviene introdotto in Sardegna dai Catalano-Aragonesi, dopo la conquista dell’isola, dato che, fino da tempi remoti, in Spagna si venerava un’immagine della Madonna, chiamata Nuestra Senora de Morenita. Secondo la leggenda, durante una invasione dei Saraceni, i Cristiani nascondono il simulacro della Madonna in una caverna del monte di Montserrat, in Catalogna. Intorno al nono secolo, seguendo l’indicazione di due pastorelli che avevano notato un fascio di luce sprigionarsi dalla caverna, il simulacro viene rinvenuto, e, per custodirlo degnamente, nel decimo secolo nel luogo del suo ritrovamento viene eretto un monastero di Benedettini. |
I resti delle Terme Romane di Santa MariaLa chiesa di Santa Maria è stata realizzata su un impianto termale facente parte di una villa di epoca romana, la costruzione attuale sfrutta infatti alcune delle murature originarie costruite presumibilmente tra il secondo ed il terzo secolo dopo Cristo, visti i confronti con altre strutture simili della Sardegna. In seguito i resti delle antiche Terme Romane sono andati in oblio, fino al loro ritrovamento, quando parte degli ambienti termali vengono scavati, con metodi sbrigativi, da un ecclesiastico locale, Antonino Figus, all’inizio degli anni ’60 del novecento. La tecnica per la costruzione utilizzata è quella tipica dell’Età Imperiale, caratterizzata dall’Opus vittatum mixtum, nella quale una fila di mattoni veniva alternata a una di tufelli. Si ritiene che in origine la struttura fosse coperta da una volta a botte. Il rifornimento idrico era effettuato utilizzando l’acqua di un vicino pozzo, mediante un sistema idraulico tuttora ben conservato, dotato di scarichi in tubi di terracotta. Sono ancora ben visibili l’Apoditerium, ossia l’ambiente d’ingresso, ed il Frigidarium, ossia il locale dotato di due vasche nelle quali era contenuta l’acqua fredda. alla destra della chiesa di Santa Maria, si vedono i basamenti che sostenevano l’intercapedine per il passaggio dell’aria calda, e la zona termale destinata al Calidarium, ossia ai bagni caldi. Si conserva anche l’imboccatura del forno per il riscaldamento degli ambienti. A partire dal quarto secolo dopo Cristo, le terme vengono adibite a luogo di culto cristiano, sul quale verrà, in seguito, edificata la chiesa. Nel 2000 un gruppo di archeologi e ricercatori ha compiuto scavi che hanno avviato la ricerca sulle origini della chiesa, e recentemente è stato riportato alla luce un battistero a forma di conchiglia, provvisto di gradino per agevolare l’entrata in acqua dei battezzandi. I resti del Nuraghe complesso costituito dall’imponente fortezza nuragica nota come Casteddu de FanarisUsciamo da Vallermosa con la SP3 che si dirige verso sud est, in direzione di Decimoputzu. Percorsi quattro chilometri e duecento metri prendiamo a destra seguendo le indicazioni per l’Ippodromo di San Basilio, e, dopo centocinquanta metri, a destra in una strada che seguiamo per seicento metri, per poi svoltare a destra sulla strada che ci porta in località Piras. Qui, al confine con il comune di Decimoputzu, sulla sommità di un’altura di 147 metri, in posizione stratagica a Guardia della pianura sottostante e per il controllo della via d’accesso che dal Sulcis Iglesiente portano al Campidano, si trova l’imponente fortezza nuragica nota come Casteddu de Fanaris nella quale, purtroppo, si constata la presenza di segni di numerosi interventi di tombaroli. Gli unici rilevamenti, riguardanti solo la superficie, sono stati effettuati nel 1972 da Franco Sedda. Si tratta di un Nuraghe complesso costituito da una torre centrale alla quale vengono successivamente addossate altre otto torri fino a formare un bastione. Il bastione è circondato da una muraglia megalitica dotata di cinque torri munite di feritoie. Per la sua costruzione vengono utilizzati principalmente massi in granito, materiale reperibile sul posto. Il suo nome deriva dal fatto che la sua struttura sembra anticipare le caratteristiche di alcuni castelli medievali. Si ritiene che si potesse trattare di una fortezza. Il che trova conferma nel fatto che la torre centrale, che costituisce la parte più antica del complesso, presenta muri molto spessi, della larghezza di oltre tre metri e mezzo, mentre quelli delle restanti torri e delle cortine che costituiscono il bastione lo spessore è di circa due metri. La capienza interna risulta quindi del tutto sacrificata a vantaggio della solidità, gli ambienti sono decisamente angusti e anche la scala di accesso risulta ripida, stretta e scomoda da percorrere. A distanza di molti anni dai rilevamenti del 1972, il Nuraghe versa oggi in uno stato di totale abbandono, gli arbusti la fanno da padrone, ricoprendo gran parte delle strutture murarie. Inoltre diversi crolli hanno sepolto altre torri e forse anche un cortile. Raggiungiamo l’area archeologica di Matzanni con i tre pozzi sacri ed il villaggio nuragicoDal Municipio di Vallermosa, seguiamo la via Adua, che si dirige verso ovest, dopo quasi cinquecento metri arriviamo nella piazza con la rotonda dove, seguendo le indicazioni, prendiamo la sua continuazione che è la via Kennedy. Questa strada, passato l’edificio nato per ospitare il Museo, esce dall’abitato difigendosi verso ovest, e sale fino alle pendici del monte Cuccurdoni Mannu, a 730 metri di altezza, in prossimità del confine con i comuni di Villacidro e Iglesias. La seguiamo per poco più di dieci chilometri quando è diventata una strada bianca, ed arriviamo al parcheggio dal quale si può accedere all’Area archeologica di Matzanni, che si trova a destra, mentre un poco più avanti, alla sinistra, si trovano i resti del tempio punico. Nell’area archeologica si trova un’ampia area dotata di almeno tre Pozzi sacri di Mitzanni caso unico in Sardegna, che sono stati scavati per la prima volta dal Taramelli agli inizi nel 1916. Gli edifici sono tutti realizzati con blocchi di scisto di diverse dimensioni, disposti a filari irregolari. I primi due pozzi sacri sono subito visibili. Il Primo pozzo è costituto da un atrio, una scala discendente e una camera sotterranea con copertura a tholos. Anche il Secondo pozzo è composto da un vestibolo, una scala discendente ed una camera a tholos, il vestibolo e la scala risultano, però, completamente interrati, la camera è priva della copertura. Entrambi i pozzi sono mal conservati e in parte coperti dalla vegetazione. Il Terzo pozzo è, invece, meglio conservato, si trova tre cento metri più avanti, camminando lungo la recinzione verso la cima del monte, e, nonostante lo stato di conservazione più precario, è simile al famoso Su Tempiesu di Orune. Di esso è visibile il vestibolo, pavimentato con lastre di scisto, che presenta pianta trapezoidale. La sua larghezza passa da due metri e sessanta verso l’esterno, a due metri e venti in prossimità della scala di accesso alla camera. Lungo la parete destra è presente un bancone con funzione di sedile. Si vede poi una scala discendente di quattordici gradini, con il vano scala coperto da lastroni disposti a gradinata, che porta nella camera a tholos che è però crollata, ingombra di macerie, ma si conservano ancora cinque filari di pietre per un’altezza di circa un metro. All’interno è stato rinvenuto un bronzetto dal volto orientale, detto Barbetta per via della particolare acconciatura, che portava in offerta una ciotola e una focaccia, ed è oggi visibile al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Intorno ai pozzi sacri è stata accertata la presenza del Villaggio di Mitzanni composto da almeno dodici capanne con profilo circolare, costruite per la maggior parte in blocchi di scisto appena sbozzati e disposti a filari. Sono in corso scavi che stanno mettendo in luce sentieri lastricati e muri di contenimento in pietrame. I tre pozzi sacri ed il villaggio sono databili tra la tarda Età del Bronzo e all’Età del Ferro. Il sito ha restituito una coppa di produzione etrusca, punte di lancia, resti di ceramiche e una moneta di Antonino Pio, che testimoniano la frequentazione anche in epoca romana. Il tempio punico di Genn ’e CantoisAncora più avanti, sotto la cima del monte Cuccurdoni Mannu, in un’area a breve distanza dai pozzi sacri di Matzanni, si trova il Tempio punico di Genn ’e Cantois chiamato anche Tempio punico di Matzanni. Per lungo tempo è stato collegato con le costruzioni nuragiche, delle quali si credeva facesse parte, ma è stato Giovanni Lilliu a classificarlo definitivamente come monumento punico. L’origine del tempio risale, probabilmente, al terzo secolo avanti Cristo, poco tempo prima della fine della dominazione cartaginese in Sardegna. Il tempio è realizzato con blocchi di calcarenite, ha una pianta regolare di sette per dodici metri, ed il suo coronamento è simile a quello del tempio di Antas, rispetto al quale dovrebbe essere di poco successivo. Una sua singolare caratteristica è rappresentata dal fatto, insolito per un tempio punico, che si trova orientato sui lati anziche sugli angoli, e, secondo alcuni studiosi, ciò è da mettere in relazione al fatto che si tratta di una costruzione del periodo tardo punico, e che l’orientamento abbia tratto ispirazione dai modelli greci. Quanto rimane del tempio rivela una grande cura della lavorazione dei materiali, ben diversa dalla rozza tecnica adottata nella costruzione dei vicini pozzi sacri. È il caso dei megaliti posizionati attorno al nucleo centrale, che sono squadrati e levigati con perizia, e dalle dimensioni molto precise. L’area non è stata ancora sottoposta a scavi sistematici o ad indagini mirate. Parco Naturale di Gutturu MannuIl comune chiamato Vallermosa è circondata da una zona collinare ricca di vegetazione e piante tipiche della Sardegna, ricca di fonti e sorgenti naturali, ed è qui, a circa cinque chilometri dal centro abitato, che sorge il Parco Naturale di Gutturu Mannu ossia della Grande Gola, che è un’area di notevole bellezza. Data la posizione geografica, ai piedi del massiccio del Monte linas, accanto alla comune vegetazione della macchia mediterranea si possono trovare anche numerose piante tipiche della Sardegna, oltre ad olivi e querce da sughero, compaiono infatti varie essenze come il mirto selvatico, il cisto, il corbezzolo, l’oleandro, il lentisco ed il rovo. In essa si possono ammirare anche alcune specie animali e vegetali che sono ormai in via di estinzione. Il parco è attrezzato anche per picnic e scampagnate, con tavoli, posti a sedere e spazi per il barbecue. Per raggiungerlo, dal Municipio di Vallermosa seguiamo la via Adua, che si dirige verso ovest, dopo quasi cinquecento metri arriviamo nella piazza con la rotonda, dove, seguendo le indicazioni, prendiamo verso destra la via della Montagna. Seguita per circa sei chilometri arriviamo all’intero del parco, e, percorsi altri settecento metri, raggiungiamo le Case Carrador, edifici in pietra normalmente agibili affiancati ad area attrezzata per il picnic con annessa sorgente. Duecento metri più avanti, è presente alla destra della strada un ponticello in legno permette di superare il ruscello e di entrare nel bosco, per raggiungere la Cappella votiva dedicata alla Madonna. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Sanluri prenderemo, verso nord est, la SS197 che ci porterà nella Marmilla dove sono conservati alcuni dei principali siti archeologici della Sardegna e numerosi resti storici del Giudicato d’Arborea. Ci recheremo a Furtei da dove proseguiremo per Segariu. Andremo poi a Villamar per proseguire per Pauli Arbarei e Siddi. Andremo poi a visitare Ussaramanna e Turri. |