Villamassargia con S’Ortu Mannu e con i resti del Castello di Gioiosa Guardia
In questa tappa del nostro viaggio, da Domusnovas ci recheremo a Villamassargia che visiteremo con il suo centro ed i dintorni, dove si trovano S’Ortu Mannu, ossia l’orto grande, ed i resti del Castello di Gioiosa Guardia. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero. In viaggio verso VillamassargiaDa Domusnovas usciamo verso ovest con la SS130 Iglesiente, e da questa dopo meno di un chilometro prendiamo verso sud la SP86 che, dopo quattro chilometri e mezzo, ci porta all’interno dell’abitato di Villamassargia. Dal Municipio di Domusnovas a quello di Villamassargia si percorrono 5.8 chilometri. Il comune chiamato VillamassargiaIl comune chiamato Villamassargia (pronuncia Villamassàrgia, nome in lingua sarda Biddamatzraxa, altezza metri 121 sul livello del mare, abitanti 3.411 al 31 dicembre 2021) si estende nella provincia, tra i rilievi del Sulcis Iglesiente e la pianura del rio Cixerri. L’abitato è collegato tramite due strade provinciali, la SP2 Pedemontana che lambisce l’abitato e lo collega con Carbonia e Portoscuso a ovest e con i centri del Cagliaritano ad est, e la SP86 che permette il collegamento con Iglesias e Domusnovas, nonché con la SS130 Iglesiente che dista soli quattro chilometri dall’abitato e con la Stazione ferroviaria di riferimento, lungo la linea che collega Decimomannu con Iglesias e quella che collega Villamassargia con Carbonia, che si trova a soli due chilometri di distanza. Il territorio Comunale, ricoperto di macchia mediterranea su cui ha sede la sorgente Picculu Malu dove sgorga acqua oligominerale, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 682 metri di quota. Il paese chiamato raggiunse il massimo splendore in epoca medioevale, quando era capoluogo della Curatoria del Cixerri, ancora prima di Iglesias, sotto la protezione del Castello di Gioiosa Guardia. Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda ...Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor. ... E dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeIl suo nome, attestato nell’anno 1346 come Pro ecclesia sua ville Massargie, rappresenta un composto del termine Villa e del sardo campidanese Massargia, e si ritiene possa derivare dal latino Villa massaria, Col probabile significato di Tenuta massarizia, cioè amministrata da un massaro o fattore di qualche latifondista romano. La sua economiaSi tratta di un centro collinare che, accanto alle tradizionali attività agricole, ha sviluppato il tessuto industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta; ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, tessile, dell’estrazione, del legno, dei materiali da costruzione, metallurgico ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Pur non figurando tra le principali mete turistiche della zona, possiede, comunque, valide risorse atte a consentire un maggiore sviluppo turistico dell’area. Il suo territorio, infatti, ha un notevole interesse geologico, con calcari e archeociatidi in località Corongiu Acca e Monte Ollastu, ed in località Is Seddas de Andria Cannas è possibile visitare la grotta di Impera Freis, che appare al visitatore come una grande cavità lunga cinquanta metri, molto integra nelle sue concrezioni fino ad alcuni anni fa. Le strutture ricettive di Villamassargia offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio di Villamassargia è frequentato dall’uomo sin dal Neolitico come dimostrano i rinvenimenti effettuati nelle grotte del circondario e la presenza di domus de janas. La civiltà nuragica ha lasciato importanti tracce come testimoniato dai numerosi Nuraghi, tra il Nuraghe Santu Pauli e il Nuraghe monte Exi, e da tre Tombe di giganti, in località monte Ollastu e in quella di Astia, dove è osservabile anche un pozzo sacro dedicato al culto delle acque. In epoca romana viene costruito l’acquedotto di Caput Aquas, che rifornisce Carales e alcune fonderie. In epoca altomedievale assume importanza l’altopiano di Astia, centro amministrativo bizantino della zona. Nel periodo giudicale Villamassargia fa parte della Curatoria del Cixerri o Sigerro, nel Giudicato di Calari, e grazie alla fertilità dei suoi terreni diviene uno dei villaggi più popolosi del Sulcis Iglesiente, e capoluogo della Curatoria fino alla nascita di Villa di chiesa. Nel dodicesimo secolo, la chiesa romanica di Santa Maria della Neve sorge ad opera dei Monaci Benedettini provenzali dell’Abbazia di San Vittore di Marsiglia, che hanno ricevuto delle concessioni dai giudici di Cagliari. Il paese passa poi, in seguito alla caduta del Giudicato nel 1258, ai conti della Gherardesca Gherardini, che ottengono le Curatorie del sud ovest sardo per meriti militari. Secondo alcuni studiosi il maniero di Gioiosa Guardia risalirebbe a quest ’epoca, si trova infatti presso il confine con il Cixerri, passato all’altro ramo dei conti della Gherardesca. Nei primi anni del 1290, il Castello viene preso d’assalto da Guelfo della Gherardesca, signore del Cixerri e figlio del deceduto conte Ugolino, che reclama la parte restante del terzo del Giudicato di Càralis passato agli eredi Gherardo. La sua rivolta viene, però, presto soffocata dalle forze congiunte del comune di Pisa e dai loro alleati Arborensi. Sotto il dominio dei conti di Donoratico, che qui possiedono un palazzo, viene costruita nel 1307 la chiesa di San Ranieri, in stile romanico gotico, poi dedicata, in epoca iberica, alla Nostra Signora del Pilar. Dopo la conquista aragonese la villa entra a far parte del Regno di Sardegna. Durante il lungo conflitto tra sardi ed Aragonesi, tra le metà del Trecento ed i primi anni del quattrocento, Villamassargia e il suo Castello vengono temporaneamente occupate a più riprese dalle armate giudicali guidate da Mariano IV di Arborea e da Brancaleone Doria. Nella fase storica seguente, Villamassargia, ritornata sotto l’autorità aragonese in seguito alla battaglia di Sanluri, nel 1460, viene concessa in feudo a Giacomo d’Aragal. Passata in seguito al Marchesato di Villacidro, nel 1839, con l’abolizione del regime feudale, viene riscattata dai Bon Crespi di Valdura, ed ha fine anche la Baronia di Gioiosa Guardia, che comprendeva, oltre a Villamassargia, Domusnovas, Decimo e diversi territori del Sulcis. Passata al regno d’Italia e poi alla repubblica, del comune di Villamassargia nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova di Carbonia e Iglesias, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Villamassargia ha ospitato nel 1997 il set del film Il figlio di Bakunin di Gianfranco Cabiddu. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a VillamassargiaA Villamassargia è attivo il Gruppo Folk Pilar di Villamassargia, nelle cui esibizioni si può amirare il costume tradizionale del posto, per le donne di discendenza pisana, la gamma di seta ampia, grembiule di pizzo e la mantella di raso bianco bordata in azzurro, mentre l’abito maschile con un gonnellino di orbace che scende quasi a coprire il pantalone, la camicia bianca e il Crapettu ossia il gilet, l’uso del fazzoletto con elementi decorativi legato alla cintura e Sa berritta. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a villassargia vanno citati, il 16 e 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, che si festeggia con il tradizionale falò; il 2 febbraio, Villamassargia è uno dei pochi paesi dove si celebra la Festa della Candelora, chiamata anche Festa della Prioressa, in ricordo della presentazione di Gesù al tempio; si svolgono poi i riti spagnoli della Settimana Santa, che iniziano dal giovedì col rito della lavanda dei piedi, il venerdì l’adorazione della croce e la cerimonia di Su Scravamentu, ossia la deposizione del Cristo dalla croce, il sabato notte si svolge la veglia pasquale, la domenica la cerimonia di S’Incontru, ossia la processione in cui Cristo Risorto incontra la madre Maria; l’ultima settimana di maggio la Sagra de Sa Tundimenta, ossia la tosatura delle pecore; l’ultima domenica di giugno la Festa di Sant’Isidoro nell’omonima chiesa campestre; la prima domenca di agosto la Festa della Madonna della Neve, ossia la Festa della Santa patrona; il secondo sabato e domenica di ottobre si svolge la Festa della Madonna del Pilar e San Ranieri; a metà ottobre, si svolge la Sagra delle Olive. Visita del centro di VillamassargiaL’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Esso si sviluppa a sud del nucleo più antico del paese, con un andamento fusiforme che si vsiluppa attorno alla chiesa romanica del tredicesimo secolo, secondo due direttrici che presentano però una struttura viaria molto confusa e disordinata. Provenendo da Domusnovas entriamo in Villamassargia da nord, dopo poco più di tre chilometri e mezzo, con la SP86 che, all’interno del centro abitato, assume il nome di via della Stazione, dato che uscendo dall’abitato verso nord porta alla Stazione ferroviaria. Nell’abitato visiteremo in centro del paese. La chiesa parrocchiale di Santa Maria della NeveDopo lo svincolo nel quale la SP86 incontra la SP2 Pedemontana, prendiamo la via della Stazione al cui inizio si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato. Percorsi poco più di duecentocinquanta metri, la via della Stazione arriva ad incrociare la via Santa Maria. La prendiamo verso destra e, dopo pochi metri, prendiamo a sinistra il Vico II parrocchia, alla cui destra, dopo una cinquantina di metri, si trova la facciata della chiesa di Santa Maria della Neve che è la chiesa parrocchiale di Villamassargia, la quale sorgesu una lieve altura, a poca distanza dall’antica chiesa di San Ranieri, oggi dedicata alla Madonna del Pilar. Le notizie su questa chiesa non sono sufficienti per delinearne bene lo stile, le origini ed una data certa di fondazione, ma l’analisi stilistica delle sue strutture e decorazioni hanno fatto sì che gli studiosi abbiano evidenziato tre diverse fasi costruttive. Lo studio della prima fase è stato intrapreso dallo storico dell’arte Raffaello Delogu, che ha attribuito a maestranze cistercensi i grossi pilastri cilindrici che dividono l’ambiente interno in tre navate. alla seconda fase costruttiva risalgono i muri sovrastanti i pilastri, i muri perimetrali e la loro decorazione esterna, e merita un attenzione particolare la doppia fila di mensole a sostegno della copertura lignea che corrono all’esterno della parete sud; quelle della fila superiore, modanate e decorate da coppie di foglie rovesciate, reggono archetti di coronamento a sesto acuto e trilobati, particolari che sono presenti anche nella chiesa di San Ranieri. Quindi la seconda fase costruttiva si dovrebbe al maestro e architetto Arzocco di Garnax. Sul lato sinistro vi è un bel campanile a canna quadrata. Al terzo ed ultimo momento costruttivo si deve l’ampliamento dello spazio interno, in forme gotico catalane riconoscibili nella Capilla mayor e nelle quattro cappelle laterali per lato, con volta a botte. Viene trasformata anche la facciata, che segue ancora la tradizione gotico catalana del prospetto con coronamento orizzontale ornato di merli seghettati. Il portale a tutto sesto, incorniciato da due semicolonne lisce, è sovrastato da un timpano curvilineo spezzato per l’inserimento di una finestra rettangolare che taglia a metà anche il soprastante rosone. In seguito, al settecento si attribuiscono gli arredi delle cappelle con piccoli retabli intagliati e policromati, che accolgono statue popolaresche. L’altare maggiore, in marmi policromi, è un’opera di importazione, come il Battistero datato 1758, che richiama gli arredi marmorei delle parrocchiali di San Gavino Monreale e di Villacidro. Il 5 agosto o la domenica più vicina, a Villamassargia si svolge la Festa della Madonna della Neve, che è la Festa della Santa patrona, con festeggiamenti che durano un solo giorno. La domenica mattina si svolge la processione accompagnata dai cavalieri, dai gruppi folk in costume e dalle traccas, segue la celebrazione della messa, e viene preparato il pane tradizionale. Singolare è l’esposizione di tappeti e ornamenti alle finestre, oltre che lo spargimento di fiori sulle strade per onorare il passaggio del simulacro della Madonna della Neve. La chiesa della Madonna del PilarEvitando la deviazione che ci ha portati a visitare la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve, proseguendo lungo la via della Stazione, dopo poco più di cento metri la strada termina in piazza Fratelli Cervi, dove prendiamo verso destra la via Roma che, in trecento metri, ci porta nella piazza del Pilar. alla destra della piazza si trova la chiesa della Madonna del Pilar fatta edificare dal conte Bonifacio, della famiglia pisana dei Donoratico della Gheradesca, in onore di San Ranieri patrono di Pisa. A fianco della chiesa, nella parte destra, viene costruita la casa Baronale, che comunica con la chiesa per mezzo di una porticina. Sulla parte sinistra, invece, vi era l’opera di San Ranieri, un Ospedaletto che costituiva una delle pochissime fondazioni sanitarie della Sardegna medioevale. Ciò dimostra anche per quei tempi, l’alto grado di civiltà e di progresso cui era arrivata la repubblica di Pisa. Nel 1324, con la conquista di Villamassargia da parte degli Aragonesi, la chiesa viene ridedicata alla Madonna del Pilar. realizzata inizialmente in stile romanico, della chiesa romanica resta soltanto la facciata, in pietra sedimentaria. Le forme attuali dell’edificio si devono alla ricostruzione tra il quattordicesimo ed il sedicesimo secolo, e l’interno ha pianta a navata unica con volta a botte, scandita da tre sottarchi, con il presbiterio, voltato a crociera, rialzato rispetto all’aula mediante due gradini. L’arco di accesso a sesto acuto è impostato su stipiti modanati, con capitelli il cui decoro ripete motivi ornamentali largamente diffusi nel gotico catalano. Lungo le pareti laterali delle campate, in semplici rientranze della muratura, sono ricavate delle cappelle, alcune delle quali munite di nicchie. All’interno è conservata un’acquasantiera del cinque o seicento, interessante per la presenza di pesci a rilievo sul fondo. La facciata, decorata con archetti con foglie d’acanto e con un rosone centrale, è divisa in tre specchi, con quello centrale che ospita il portale, con stipiti intessuti nella muratura e capitelli con decoro a foglia. Sull’architrave monolitico, di recente costruzione, insistono una lastra modanata e l’arco di scarico semicircolare, ribattuto da un sopracciglio decorato a foglie analoghe a quelle dei capitelli di stipite ma dal rilievo più accentuato, impostato su due mensole scolpite rispettivamente con una testa umana e una animale. In asse col portale si trova un rosone lobato dotato di cornice con ornato a foglia. alla sua sinistra si trova il rombo, internamente liscio, che ospita un’epigrafe, dalla quale non solo si ricava la data di edificazione, il 1318, ma si apprende anche il nome del costruttore, Arzocco de Garnas, toscano, in quegli anni presente nell’isola, allievo di quel capo maestro Giovanni Capula che, nel 1307, portava a termine i lavori della Torre dell’Elefante a Cagliari. Al di sotto del rosone una cornice orizzontale a decoro vegetale ospita, al centro, le figure di Eva e del serpente. Lo specchio centrale è concluso da una teoria di archetti a tutto sesto su peducci dall’ornato a foglie. alla sommità della facciata è impostato un campanile a vela dotato di due luci ogivali, in asse con il portale e con il rosone. Gli specchi laterali si concludono con archetti a sesto acuto, che seguono il profilo della copertura e poggiano su peducci decorati con motivi vegetali e teste umane. La Madonna del Pilar deriva il suo nome dalla parola Pilar, che, in lingua spagnola, significa letteralmente pilastro. La tradizione vuole che il 2 gennaio dell’anno 40 dopo Cristo, la Vergine sia apparsa vicino alle sponde del fiume Ebro all’Apostolo Giacomo, deluso dall’inefficacia della sua predicazione. La Vergine gli avrebbe donato il pilastro, chiedendogli di edificare un tempio in suo onore nelle vicinanze. Si dice che il pilastro sia stato posto da San Giacomo nello stesso punto nel quale si trova oggi, e che nonostante la chiesa abbia subito vari cambiamenti e vicissitudini, tra cui un incendio, il pilastro si sia conservato nei secoli. Si tratta di una colonna di alabastro attualmente ricoperta completamente di bronzo ed argento, e solo nella parte posteriore della Cappella vi è un oculo che permette di toccare, baciare e venerare la colonna originale. |
La Vicenda di San Ranieri richiama da vicino quella di San Francesco, dato che come lui è figlio di un mercante, come lui ama la musica e i divertimenti, come lui si converte improvvisamente, scegliendo di vivere in povertà e castità. Ma ci sono anche aspetti discordanti, come per esempio il fatto che Ranieri preferisce vivere da solo mentre Francesco ha numerosi discepoli, con i quali dà inizio alla fraternitas da cui poi nasce l’Ordine francescano. I pisani, durante la loro dominazione dell’isola, costruiscono ovunque molte Chiese nell’inconfondibile stile romanico, ed anche a Villamassargia elevano un edificio dedicandolo a San Ranieri, accanto al luogo in cui esisteva già da tempo un Ospedale intitolato al Santo patrono pisano. Ed il culto e la devozione per San Ranieri, importati a Villamassargia dai tempi della repubblica Pisana, è ancora vivo, nonostante il lungo tempo passato. |
Ogni anno a Villamassargia, la seconda domenica di ottobre, si svolge la Festa della Madonna del Pilar, subito dopo quella di Saragozza del 12 di ottobre, ed il lunedì successivo, si svolge la Festa di San Ranieri. La domenica sera ed il lunedì sera si portano in una processione solenne i simulacri della Madonna del Pilar e di San Ranieri con un giogo di buoi e il carro, accompagnati da cavalieri, le tradizionali traccas, la sfilata in costume e la banda musicale. Tanti sono i villamassargesi e i gruppi folcloristici e le bande musicali che con devozione seguono il corteo nelle strade allestite a festa. La notte si svlgono diverse manifestazioni civili e anche giochi che coinvolgono i partecipanti. Il Municipio di VillamassargiaNella bella e grande piazza del Pilar, alla destra della chiesa della Madonna del Pilar, al civico numero 28, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Villamassargia, con la sua sede e gli uffici che forniscono le diverse attività ad esso correlate. Gli impianti sportivi di VillamassargiaAttraversata tutta la piazza del Pilar, prendiamo verso sud la via del Pilar, dopo una cinquantina di metri la strada sbocca sulla piazza Antonio Gramsci, prendiamo la via Castello che, dopo trecentocinquanta metri, sbocca sul largo Castello. Qui prendiamo a sinistra la via dello Sport e, dopo Duecentocnquanta metri, vediamo alla destra della strada il cancello di ingresso dell’Impianto sportivo polivalente le Aie. Lì è presente un Campo Sportivo con fondo in erba naturale, nel quale effettuare incontri di calcio, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori, ed intorno ad esso si trova una Pista anulare d’atletica leggera nella quale effettuare competizioni d’atletica leggera e corse su pista. Vicino al Campo Sportivo, alla sua destra, si trova un Campo da Calcetto, nel quale preticare calcio e calcetto ossia calcio a cinque, con fondo in erba artificiale, senza tribune. Ed, ancora più a destra, è presente un Campo polivalente, con fondo in erba artificiale, nel quale praticare tennis, calcio e calcetto ossia calcio a cinque, anch’esso senza tribune. Proseguendo lungo la via dello Sport, duecentocinquanta metri più avanti, si trova l’ingresso del Campo da Calcio Sergio Mancosu nel quale è presente un Campo Sportivo, con fondo in terra, senza tribune, nel quale praticare incontri di calcio. Tra l’impianto sportivo Polivalnte ed il Campo da Calcio Mancosu, è in costruzione quello che sarà un Palazzo dello Sport che diventerà la nuova Palestra Comunale, mentre quella attuale si trova presso l’impianto Scolastico di via Salvador Allende. La principale squadra di calcio di Villamassargia è l’A.S.D. Polisportiva Villamassargia, nata nel 1970, che, nel Girone B del campionato regionale di 1ª Categoria 2017/2018, ha conquistato il primo posto, guadagnando il diritto a disputare il campionato di Promozione regionale 2018/2019. A Villamassargia è inoltre presente la squadra di pallavolo Femminile dell’A.S.D. Polisportiva Villamassargia, Costituita nel 1984, che milita nel campionato di Seconda Divisione. Visita dei dintorni di VillamassargiaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Villamassargia, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti monte Ollastu I, monte Ollastu II, monte Ollastu III; dei Nuraghi complessi Mont'Exi, Santu Paulu, Santu Pedru; dei Nuraghi Meloni e monte Scorra di tipologia indefinita. Il Cimitero Comunale di VillamassargiaDal centro di Villamassargia, riprendiamo la via della Stazione che si dirige verso nord, in direzione della SP86 che porta a Domusnovas. Percorsi circa cinquecento metri dal cartello segnaletico che indica l’abitato di Villamassargia, troviamo alla destra della strada il muro di cinta con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Villamassargia. La frazione Ferrovie dello Stato e la Stazione ferroviaria di Villamassargia e DomusnovasPassato il Cimitero, percorriamo un chilometro e trecento metri in direzione di Domusnovas, troviamo alla sinistra della strada la frazione Ferrovie dello Stato (altezza 112 metri, distanza in linea d’aria circa 2.13 chilometri sul livello del mare, abitanti 19). Superiamo con un sovrapasso la linea ferroviaria, prendiamo a sinistra la strada che ci porta sulla SP87 in direzione di Musei, e, in duecentocinquanta metri, troviamo, alla destra della strada, la Stazione ferroviaria di Villamassargia e Domusnovas una tra le più importanti stazioni della Sardegna, utilizzata ogni giorno da un migliaio di viaggiatori che utilizzano i 68 treni che vi fanno fermata. Si tratta di una stazione di categoria Silver sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario del Sulcis Iglesiente, che collega Decimomannu con Iglesias, dopo la stazione di Siliqua e la stazione dismessa di Musei, e prima della stazione di Iglesias. Fino dall’inaugurazione della linea ferroviaria nel 1872, era stata realizzata una stazione della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, situata nelle campagne a sud ovest dell’abitato di Musei, ma in seguito, negli anni novanta dell’ottocento, viene progettata una nuova stazione a sud est di questo paese, a circa tre chilometri di distanza dalla originaria stazione di Musei. La nuova stazione prende il nome di stazione di Musei, mentre la stazione preesistente viene ribattezzata come stazione di Villamassargia e Domusnovas, dato che si trova a metà della strada che collega gli abitati di villamasargia e di Domusnovas. Passata sotto la gestione delle Ferrovie dello Stato nel 1920, che a loro volta la cedono nel 2001 alla loro controllata RFI. La stazione è stata interessata da importanti lavori, dagli anni quaranta del novecento, legati alla costruzione di una linea che, diramandosi da quellla che collega Decimomannu con Iglesias, si reca da questo scalo verso Carbonia. Tali lavori, conclusi nel 1956, portano al potenziamento degli impianti, con la realizzazione di un nuovo fabbricato viaggiatori, situato a qualche centinaio di metri dall’originario, e di un ulteriore fascio di binari per gestire la maggiore attività ferroviaria, e portano anche alla creazione di un nuovo scalo merci. Ma l’impiego dello scalo merci va lentamente calando, per cessare su basi regolari nel 2008, e per questo l’area dello scalo merci viene chiusa, e sempre in quel decennio cessa il presenziamento dello scalo. Negli ultimi anni è iniziata la realizzazione del Centro intermodale di Villamassargia, per riorganizzare e riqualificare il servizio di interscambio regionale e locale, con la congiunzione tra i vari sistemi di trasporto su treno, bus e auto, migliorandone l’interscambio, e consentendo la connessione tra linee di diverso livello per garantire servizi differenti all’utenza, permettendo l’agevole trasbordo da un servizio ad un altro o tra differenti linee di uno stesso servizio. I resti del Nuraghe complesso Santu PauluDal centro di Villamassargia, attraversata tutta la piazza del Pilar, prendiamo verso sud la via del Pilar, dopo una cinquantina di metri la strada sbocca sulla piazza Antonio Gramsci, prendiamo a destra la via Giuseppe di Vittorio che, dopo centosessanta metri, continua sulla via Sant’Antioco, e, dopo trecentocinquanta metri, continua sulla via Sicilia.La via Sicilia, dopo duecento metri, arriva a un bivio, prendiamo a sinistra e, dopo trecento metri, vediamo, alla sinistra della strada, i resti del Nuraghe Santu Paulu. Si tratta di un Nuraghe complesso costruito in arenaria a 149 metri di altezza, del tipo a tancato, con una torre principale con camera marginata da due nicchie, ed una torre secondaria collegata da mura, che racchiudono in mezzo un piccolo cortile. Intorno sono presenti pochi resti del villaggio nuragico. I resti del Nuraghe complesso Santu Pedru e la pietra di arenaria con la scrittura nuragicaDalla piazza del Pilar, prendiamo verso est la via San Pietro, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, poi la via San Pietro continua con la strada che attraversa la zona industriale di Villamassargia, dopo altri quattrocentocinquanta metri svoltiamo a destra, seguiamo la trada per centocinquanta metri ed arriviamo a un cancello. oltre il quale si trovano i pochi resti del Nuraghe Santu Pedru. Si tratta di un Nuraghe complesso edificato a 118 metri di altezza, del tipo a tancato, con una torre centrale con camera marginata da due nicchie, ed una torre aggiunta, collegate con un muro. Intorno al Nuraghe sono presenti tracce di un insediamento. In questo Nuraghe e nei suoi dintorni sono stati effettuati scavi archeologici. Nel 2009 è stata rinvenuta in territorio di Villamassargia, nei pressi del Nuraghe Santu Perdu, alle porte del paese, una Pietra di arenaria di trentacinque centimetri per ventiquattro, alta dieci centimetri, sulla quale sono presenti dei segni di scrittura nella parte superiore e per tutta la sua estensione. Tutte le lettere, disposte su di una precisa immaginaria linea orizzontale, appaiono molto chiare, profondamente incise e armonicamente distanziate le une dalle altre. Ma non tutte risultano della stessa grandezza perché tre di esse sono molto più piccole. Riteniamo che a buon diritto la scritta possa annoverarsi tra quelle più interessanti di tutto il corpus della scrittura nuragica S’Ortu Mannu ossia l’orto grandeEntrati in paese sulla SP86, al semaforo svoltiamo a sinistra sulla SP2 Pedemontana in direzione di Siliqua, e, dopo tre chilometri e duecento metri, troviamo sulla destra le indicazioni per S’Ortu Mannu ossia l’Orto grande, che raggiungiamo dopo poco più di un chilometro. È un ampio bosco nel quale trovano dimora ottocento piante di olivastri innestati ad olivo. L’innesto consiste nell’immettere nella pianta selvatica, l’olivastro, una seconda pianta che trovi nutrimento dalla prima, fornendo la produzione di olive utili all’alimentazione. L’oliveto risale al 1250, quando i conti Donoratico della Gherardesca, signori del Sulcis, incentivarono l’innesto di olivastri che sarebbero poi divenuti di proprietà del contadino in cambio della metà del prodotto di ogni pianta. Si trovano allineati lungo una piana rossastra di terreno brullo e ricco di argilla, ai piedi della collinetta su cui svettano i resti del Castello di Gioiosa Guardia, che vedremo più avanti. Più in basso, isolato in un campo, si trova l’ulivo detto Sa reina, ossia La regina, una sorta di monumento naturale caratterizzato da ben sedici metri di circonferenza alla base, e di fronte si può ammirare un esemplare meno conosciuto, che alcune persone hanno pensato di battezzare Su rei, ossia Il re. L’oliveto, divenuto parco nel 2001, si estendesu una superficie di dodici ettari, ma secondo la memoria storica degli anziani del paese la superficie coperta dagli olivi, sino alla prima metà del novecento, era di circa cinquecento ettari. La visita è libera come libero è l’utilizzo dei barbecue e dei tavoli disseminati in tutta l’area, nella quale è presente anche un ristorante. Notevole è lo stupore e l’interesse che suscita questo meraviglioso luogo, che colpisce i non pochi visitatori. Nel 2008, con decreto regionale, l’area è diventata monumento Naturale con la denominazione di Oliveto Storico S’Ortu Mannu, ed è in corso presso l’Unesco il procedimento per il suo riconoscimento come patrimonio dell’umanità. I pochi resti del Castello di Gioiosa GuardiaAttraverso un ripido sentierino che si inerpica da S’Ortu Mannu verso ovest sulla montagna, arriviamo sulla cima del monte Gioiosa Guardia, dove si trovano i pochi resti del Castello di Gioiosa Guardia costruito nella prima metà del Duecento dalla famiglia pisana dei Donoratico della Gherardesca a protezione del centro di Villamassargia, il cui più noto proprietario è stato il conte Ugolino della Gherardesca. Il Castello controllava le vie d’accesso alle zone minerarie dell’Iglesiente, insieme al Castello di Acquafredda a Siliqua, ed era collegato con il sistema difensivo di Villa di chiesa, ossia di Iglesias. Si ritiene sia stato abbandonato nel 1432. La chiesa campestre di Sant’IsidoroDa dove abbiamo trovato la traversa per S’Ortu Mannu, percorsi altri quattro chilometri sulla SP2 Pedemontana, troviamo sulla destra le indicazioni per il Parco Geominerario Orbai, le seguiamo e, dopo un’ottantina di metri, troviamo una traversa sulla destra che, in altri ottanta metri, ci porta alla chiesa campestre di Sant’Isidoro che si trova alla destra della strada, nella regione del monte Cadevano. L’ultima domenica di giugno, quando il grano incomincia a imbiondire, nella chiesa campestre si svolge la Festa di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, una Festa della durata di due giorni. Il sabato si svolge la processione partendo dalla parrocchia al centro del paese fino alla chiesa dedicata a Sant’Isidoro, per poi celebrare la messa. Anche la domenica si celebra la messa e, al termine, a volte c'è l’assaggio gratuito della carne di pecora. Il sabato o la domenica seguono giochi per tutti, musica e spettacoli. Molti sono gli agricoltori devoti al Santo e che lo accompagnano per tutto il percorso. La vecchia miniera di Orbai ristrutturata a fini turisticiProseguendo lungo la strada che ci ha portato alla chiesa di Sant’Isidoro, pecorsi circa sei chilometri seguendo le indicazioni lungo la strada diventata sterrata, ci si trova nel bel parco Geominerario e si cominciano a scorgere le strutture della Miniera di Orbai che ha iniziato a lavorare nel 1893 con la coltivazione di un giacimento piombo zincifero, ed è stata chiusa intorno al 1950. Si ammirano il villaggio e gli ediflci principali che dominano su tutta la vallata del Cixerri, si nota il forno del villaggio e un vasto accumulo di fanghi di flottazione dalle innumerevoli forme. Oggi si possono visitare i resti del villaggio minerario, ristrutturato a fini turistici negli anni passati e rimasto abbandonando dopo forse qualche tentativo di gestione, che testimoniano, però, con la loro architettura tutto il potenziale del futuro parco geominerario in via di realizzazione. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Villamassargia ci recheremo a visitare Siliqua che vedremo con il suo centro abitato e con i dintorni, nei quali vedremo il Castello di Acquafredda, forse il più scenografico di tutta la Sardegna. |