Villa Verde con la nuovissima chiesa parrocchiale e nei dintorni il complesso nuragico di su Bruncu ’e S’OmuIn questa tappa del nostro viaggio, da Pau ci recheremo a Villa Verde che visiteremo con il suo centro dove si trova la nuovissima chiesa parrocchiale ed i dintorni nei quali si trova il complesso nuragico di su Bruncu ’e S’Omu. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso Villa VerdeDal centro di Pau, passato l’accesso al Museo dell’Ossidiana, proseguiamo verso nord est con la via San Giorgio, che dopo una trentina di metri svolta verso sinistra ed esce dall’abitato con il nome di SP48 e, in un paio di chilometri, entra nell’abitato di Villa Verde. Dal Municipio di Pau a quello di Villa Verde si percorrono 2.4 chilometri. Il comune chiamato Villa VerdeIl comune di Villa Verde (nome in lingua sarda Bàini, altezza metri 204 sul livello del mare, abitanti 288 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro posizionato all’interno del territorio dell’Alta Marmilla, sul versante orientale del Monte Arci, che in passato era chiamato Bànnari. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 167 a un massimo di 641 metri sul livello del mare. Come quello di tanti altri centri della Marmilla, si divide nettamente in due parti. Il tratto più elevato si estende intorno ai dossi di Punta laccu Sa Vitella, su Piccone, Serra Funtana Moi e Serra Arenas, nel quale fanno la loro comparsa, tra i dossi tondeggianti, numerose valli con torrenti. Il paesaggio poi degrada verso il Pran Santa Lucia, dominato dalla mole di Cuccuru Aspru. Le zone più alte sono coperte da boschi di lecci e sughere, impianti di conifere e macchia mediterranea evoluta, mentre le zone basse sono caratterizzate da pascoli e seminativo alberato. I corsi d’acqua sono a carattere torrentizio e a regime stagionale, ed i più significativi sono il rio Bau Majori ed il rio Bingia Cresia, che unendosi nei pressi del centro abitato formano il rio Croxiugrussu. Sono molto numerose le sorgenti, delle quali le più copiose sono quelle di Mitza Margiani, di Santu Mauru e di Gergui. Origine del nomeIl comune di Villa Verde in passato era chiamato prima Bànnari, poi dal 1868 Bànnari d’Usellus, e nel 1954 ha assunto il suo attuale nome soprattutto per evitare le continue confusioni che si facevano tra Bànnari e l’altro comune Banari situato in Provincia di Sassari. Il nome attuale gli è stato dato in onore della bellezza dei suoi boschi, ma purtroppo una gran parte della vegetazione è andata distrutta dagli incendi nel 1983. Dell’esistenza di Bànnari abbiamo notizia fino dal 1341, perché nell’archivio vescovile è presente un documento nel quale si dice che viene eletto a reggere la parrocchia di San Giorgio di Pau e di Santa Maria di Bànnari, il rettore Petrus Cadau, rettore che sarebbe il primo parroco storico di questa piccola parrocchiale. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, foraggi, vite, frutta e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, equini e caprini. Non vi è stato alcuno sviluppo industriale, fatta eccezione per una piccola impresa edile, data l’esiguità numerica della popolazione, costituita per lo più da anziani. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Villa Verde non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciI primi segni di insediamento umano nel territorio di Villa Verde risalgono al neolitico con numerosi ritrovamenti di ossidiana lavorata, come nel resto del Monte Arci. Sono presenti i resti di una ventina di Nuraghi alcuni dei quali di notevole importanza: le fortificazioni complesse ed i villaggi di Brunk'e S’Omu e Nurax'e Mau, e le torri di Gergui, di Is Cottillas e di Truttiris. Di età romana è un forno verticale per la cottura della ceramica e un tratto di strada all’interno del bosco di Mitza Margiani. In epoca medievale, col nome di Bànnari, fà parte della curatoria di Parte Usellus del Giudicato di Arborea. Le più antiche attestazioni del villaggio, come Banari o Vanari, si trovano tra le parrocchie della diocesi di Usellus che nella metà del quattordicesimo secolo versano le decime alla curia romana, ed inoltre compare tra i villaggi che sottoscrivono la pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona del 1388 come Bannari. Per la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, e la gran parte del territorio della Marmilla entra a far parte del grande feudo di Quirra. Violante II, nel frattempo rimasta vedova, raggiunge la maggiore età ed avanza le sue pretese per tornare in possesso dei suoi feudi. Nel 1504, con successiva conferma nel 1506, la conte di Quirra viene elevata al rango di stato, con la concessione dell’Allòdio, che permette il trasferimento dei diritti sui feudi ai discendenti, anche per via femminile, senza la preventiva autorizzazione regia. Nel 1604 i feudi di Quirra sono elevati da contea a Marchesato, che sarà successivamente aggregato al Nules, un piccolo Marchesato nel regno di Valenza. Nel 1511, alla morte di Violante II, il feudo passa a suo nipote Guglielmo Raimondo Centelles. I primi riferimenti storici di Pompu risalgono all’anno 1576. Nel lungo periodo in cui il paese viene amministrato dai Centelles le condizioni di vita non sono delle migliori. I nuovi feudatari fanno amministrare la Marmilla da un regidor e, pur non esasperando il carico fiscale, limitano notevolmente l’autonomia della comunità, modificando il sistema di individuazione del Majore che cessa di essere elettivo. L’ultimo dei Centelles muore nel 1676, quando il Marchesato viene concesso a Francesco Pasquale Borgia, ed i Borgia lo conservano per circa cinquant’anni, poi perdono il controllo del feudo in seguito ad a lunga lite con i Català, i quali, dopo numerose vicissitudini, entrano in possesso del feudo nel 1726, quando ormai il Regno di Sardegna è sotto la dinastia sabauda. Subito dopo i Català nel 1798 il territorio passa agli Osorio de la Cueva, famiglia di origine castigliana, ai quali il Marchesato viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. L’atto di costituzione del 18 marzo 1861 registra il comune di Bànnari nella Provincia di Cagliari, e sette anni dopo il comune cambia denominazione in Bànnari di Usellus. Nel 1927, in epoca fascista, il comune viene soppresso ed il suo territorio aggregato a quello di Usellus, assieme al territorio dei comuni di Albagiara ed Escovedu. Nel 1947 Bànnari di Usellus ritrova la propria autonomia Comunale, finché nel 1954 il comune cambia denominazione in Villa Verde. Del comune di Villa Verde nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a Villa VerdeData l’esiguità della popolazione residente, nel comune di Villa Verde non sono attivi gruppi folkloristici particolarmente significativi. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Villa Verde e che allietano il borgo richiamando visitatori dai dintorni, meritano di essere menzionate la prima domenica di giugno la Festa del Gesù Buon Pastore che ha la particolarità di essere celebrata nel bosco di Mitza Margiani, dove al Buon Pastore è stata dedicata una edicola, che viene seguita dalla Sagra della pecora; a metà agosto, la manifestazione fotografica Visioni sarde; il 15 agosto e la domenica successiva, la Festa patronale della Beata Vergine Assunta; ad agosto o settembre, la rassegna letteraria Parole nel bosco, che si svolge nel bosco di Mitza Margiani, a due passi dal villaggio nuragico di Bruncu ’e S’Omu; la terza settimana di settembre, la Festa di San Mauro Abate, nella sua piccola chiesa campestre. Visita del centro di Villa VerdeL’abitato, che ha conservato la sua impronta rurale senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di pianura. Arriviamo a Villa Verde provenendo da Pau ed entriamo nel paese da sud ovest con la SP48 che, passato il cartello che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, assume il nome di via Indipendenza. Il Centro di produzione culturale Move the BoxEntrati nell’abitato, subito alla sinistra della strada, al civico numero 1 della via Indipendenza, si trova il Centro di produzione culturale Move The Box, un centro di produzione culturale dell’Alta Marmilla nato dalla riconversione di un’imponente struttura dismessa, ossia dell’ex Orfanotrofio di Villa Verde, acquisita dal Consorzio Due Giare intorno al 2008, che aveva avuto una precedente destinazione d’uso essendo diventato una struttura ricettiva. L’edificio, legato al passato sociale del territorio, è strutturato su due livelli, con una superficie coperta per piano di circa 900 metri quadratisu un lotto di circa 3000 metri quadrati totali. Il complesso è un luogo di lavoro, creazione e ricerca, versatile, attrezzato e polivalente, per la realizzazione di spettacoli e di attività formative con annessa area foresteria. La scelta del nome Move The Box ossia Muovi la scatola, Move your mind ossia Stimola la tua mente, esprime concettualmente il fine del centro, che è quello di stimolare le menti ed agire sul bilancio cognitivo dei fruitori e partecipanti. Il suo nome racchiude e simboleggia, quindi, il dinamismo mentale che si intende stimolare con l’attivazione dei processi di crescita culturale. Un entusiasmante esperimento che si è consolidato e valorizzato ulteriormente, attraverso la gestione diretta dello spazio da parte dell’Associazione culturale Palazzo d’Inverno, con il suo nutrito staff artistico e tecnico. Il Municipio di Villa VerdeEntrati nell’abitato, dopo aver passato l’edificio con il Centro di produzione culturale Move The Box, percorsa appena una settantina di metri si vede, sempre alla sinistra della strada, al civico numero 3 della via Indipendenza, l’edificio che ospita il Municipio di Villa Verde, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta dell’ufficio del Segretario Comunale; degli uffici dell’Area Amministrativa, che si occupa di Servizi amministrativi, Demografici, Elettorale, leva, Statistica, Commercio, Protocollo; degli uffici dell’Area Economica Finanziaria, cui compete l’attività di gestione finanziaria dell’ente; degli uffici dell’Area Socio Assistenziale, che interviene nell’area del disagio sociale, economico, fisico e relazionale offrendo ai cittadini e alle famiglie in situazione di difficoltà misure e opportunità di aiuto; ed infine degli uffici dell’Area Tecnica, che si occupa di lavori Pubblici, Edilizia Privata, Manutenzioni, Pianificazione Territoriale, Sportello Unico per le Attività Produttive. La piazza della Memoria con il Monumento ai CadutiAppena passato il Municipio e proseguendo lungo la via Indipendenza, dopo appena una trentina di metri si vede, sempre alla sinistra della strada, aprirsi la Piazza della Memoria. Nella piazza si può ammirare un’importante opera scultorea realizzata dal maestro Luigi Taras, famoso sculture e pittore nato a Carbonia. L’opera, che costituisce il Monumento ai Caduti di Villa Verde in tutte le guerre, è scolpita in un blocco di trenta tonnellate di basalto, realizzata per ricordare i caduti in guerra, che S’impone come simbolo di pace a perenne memoria. L’opera, alla cui lavorazione hanno collaborato anche alcuni scultori locali, rappresenta la sofferenza dei soldati, e accanto è stato piantato un albero a loro memoria. Il Campo da Calcetto nel parco giochi ComunaleAll’altro lato della via Indipendenza, alla destra proprio di fronte alla piazza della Memoria, si trova il Parco giochi Comunale. All’interno di questo parco giochi è presente il Campo da Calcetto di Villa Verde. Si tratta di un Campo da gioco con fondo in erba sintetica, che non è dotato di tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio ed il calcetto, ossia calcio a cinque.. La nuovissima chiesa parrocchiale della Beata Vergine AssuntaSubito più avanti, si vede alla destra della via Indipendenza la nuovissima chiesa della Beata Vergine Assunta, che sarà la nuova parrocchiale di Villa Verde. Dopo un lungo periodo nel quale il piccolo paese è stato privo di parrocchiale, nel 1985 è iniziata l’edificazione della nuova chiesa parrocchiale. Nell’antico villaggio di Bannari, che ha mutato da pochi decenni il nome in Villaverde, é invece rimasta la dedica della parrocchiale alla Madonna, che nelle rendite pontificie del 1341 compare sotto il titolo di Santa Maria e attualmente sotto quello della Beata Vergine Assunta. Le autorità della parrocchia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, valutata l’importanza dell’impatto circa la realizzazione di un nuovo edificio ecclesiastico di matrice contemporanea, da definirsi con chiari caratteri linguistici e formali inediti per la percezione comune, ha ritenuto opportuno promuovere una serie d’incontri con la comunità parrocchiale e tutta la popolazione, preparatori alle fasi preliminari e definitive di progetto. Tale processo partecipativo, con incontri seguiti e dibattuti con attenzione da parte degli abitanti. Negli incontri è emerso che l’immaginario concordava con la necessità di ancorare la conformazione dell’aula liturgica e l’intero edificio alla memoria costruttiva degli impianti precedenti, escludendo impianti circolari o a raggiera, privilegiando rapporti volumetrici unidirezionali, coerenti con il contesto urbano di riferimento. Ne risulta un’aula a pianta pseudo-rettangolare con asse maggiore orientato in direzione da est ad ovest, con ingresso a occidente e presbiterio a oriente. L’aula si appoggia ad un volume regolare denominato muro campanile, che costituisce il principale elemento caratterizzante l’architettura dell’edificio. Nel campanile è presente una campana con l’iscrizione che riporta la data della sua realizzazione che era il 1722. All’aula, intestata sul presbiterio, si affacciano i principali luoghi liturgici, ossia la custodia eucaristica, la fonte battesimale, il coro, la penitenzieria. L’accesso all’aula, che nelle grandi celebrazioni avviene mediante un ampio portale, ordinariamente è filtrato da un atrio di ingresso. Sottili e ampie feritoie nelle pareti e nella copertura, conferiscono all’ambiente una illuminazione naturale.Quando era aperta ai fedeli, la chiesa al suo interno custodiva una uno splendido calice sbalzato e cesellato risalente alla fine del quattrocento o agli inizi del cinquecento, una seicentesca statua della Vergine Assunta con angeli, una seicentesca statua lignea raffigurante San Mauro Abate che viene portata in processione alla sua chiesa campestre in occasione della Festa di San Mauro. A Villa Verde ogni anno, il 15 agosto ed anche la domenica successiva, si svolge la Festa patronale della Beata Vergine Assunta, una Festa molto sentita dai fedeli locali ed anche dagli emigrati, che rientrano per l’occasione, ed ai quali è dedicata una giornata specifica. Il Mu.Nu. Che è il Museo Interattivo e Multimediale della Civiltà NuragicaProseguiamo in direzione nord lungo la via Indipendenza e, a un centinaio di metri dalla piazza della Memoria, si vede alla destra della strada, al civico numero 10, l’edificio che ospita il cosiddetto Mu.Nu., che è il Museo Interattivo e Multimediale della Civiltà Nuragica, il primo museo completamente multimediale e interattivo sulla civiltà nuragica; un percorso fatto di tappe successive che raccontano per la prima volta l’archeologia in maniera coinvolgente con un linguaggio fresco e altamente innovativo. All’ingresso una lunga timeline: un viaggio nel tempo attraverso immagini e testi illustra i diversi periodi storici che vengono selezionati attraverso uno slider orizzontale. Proseguendo, tre plastici riproduzione delle più importanti tipologie architettoniche di età Nuragica: il pozzo sacro, il Nuraghe e la tomba dei Giganti: selezionandoli si illuminano e un video, accompagnato da una voce narrante, svela le caratteristiche e i segreti di queste affascinanti architetture. Continuando il percorso, il visitatore si trova all’interno di una capanna, riproduzione fedele di un’abitazione dell’epoca. Superato il varco d’ingresso ci si immerge nel centro del villaggio: una ricostruzione nei minimi dettagli dello scenario quotidiano dell’epoca trasporta il visitatore nel vivo della vita del villaggio. Il vecchio FrantoioDopo aver passato il Museo Interattivo e Multimediale della Civiltà Nuragica, proseguiamo verso nord lungo la via Indipendenza e, dopo una sessantina di metri, arriviamo a un bivo, dove svoltiamo leggermente a sinistra prendendo la via Notaro Salis. Seguiamo questa strada per una quarantina di metri e, proprio prima di dove sbocca sulla via San Sebastiano, alla destra al civico numero 10 della via Notaro Salis, si vede l’ingresso del Vecchio Frantoio di Villa Verde, che è stato ristrutturato ed è diventato un centro di esposizione culturale ed uno spazio di valorizzazione delle produzioni agro alimentari del territorio. Tra gli eventi organizzato nel Frantoio, va citata nel 2021 la Mostra sull’abbrutimento intellettuale, nella quale erano esposte una settantina di opere realizzate da altrettanti artisti, che le hanno create rifacendosi a una lettera di Antonio Gramsci da Ustica, dove uno degli scrittori italiani più letti nel mondo aveva manifestato tutta la sua preoccupazione proprio per l’abbruttimento intellettuale di quel periodo. La Casa Cubeddu che ospita la Biblioteca ComunaleProprio di fronte a dove sbocca la via Notaro Salis, al civico numero 4 della via San Sebastiano, si trova l’ingresso della Casa Cubeddu, una vecchia casa padronale di Villa Verde. La casa Cubeddu oggi ospita la Biblioteca Comunale, che è anche uno spazio di aggregazione sociale. Tra gli eventi organizzati dalla Biblioteca Comunale, citiamo la rassegna letteraria Parole nel bosco, la proiezione di cortometraggi nella rassegna cinematografica Visioni Sarde, la manifestazione intitolata Biblioteca Sotto le Stelle. La Biblioteca è stata intestata ad Antonio Cuccu, noto come Tziu Antoni, nato nel 1921 a San Vito, che è stato un editore e venditore di libri, ed in occasione del centenario della sua nascita, la Biblioteca ha pubblicato il video che di seguito pubblichiamo. A San Vito è nato nel 1921 Antonio Cuccu, noto come Tziu Antoni, che è stato un editore e venditore di libri. Era un appassionato di poesia sarda e per questo motivo, visto che nessuno lo faceva, aveva deciso di fare l’editore per poter pubblicare le poesie sarde, che, come ha scritto lui stesso, lo hanno Aiutato a comprendere la vita. Ha pubblicato piccoli libri con gare poetiche antiche, che poi vendeva. Fa riflettere il fatto che, per poterle raccogliere, Tziu Antoni le ha anche trascritte. Ciò che pubblicava lo vendeva direttamente girando per i paesi dell’intera Isola, con una valigia e un lenzuolo che metteva in terra per poggiare i libretti. Così lui ha contribuito a far conoscere la poesia sarda degli improvvisatori, che cantavano Un bolu. Con questi preziosi libretti ci ha tramandato gare e ottave che diversamente sarebbero state perse per sempre. |
La chiesa di San Sebastiano MartireArrivati con la via Notaro Salis nella via San Sebastiano, la prendiamo verso destra e la seguiamo verso est. Dopo appena una cinquantina di metri, la strada si immette nella piazza San Sebastiano, nella quale proprio di fronte a dove arriva la strada si affaccia la piccola chiesa di San Sebastiano Martire, che è l’unica chiesa esistente all’interno dell’abitato oltre alla chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta.Fino al completamento della nuova chiesa parrocchiale, i fedeli di Villa Verde utilizzano la piccola chiesa di San Sebastiano, insufficiente ad ospitare cerimonie religiose con un minimo di afflusso in più della norma. La chiesa di San Sebastiano è una piccola chiesa di recente costruzione, che si presenta con la facciata sormontata da un tetto a capanna. Sopra il portale, una decorazione a raggiera sovrastata da un piccolo oculo. alla sinistra della facciata si erge il campanile, alla sommità del quale è presente un campanile a vela dotato di due campane. L’interno ha un’unica navata e conserva, tra l’altro sull’altare maggiore, alla sinistra delle altre, una settecentesca statua di San Sebastiano Martire. alla parete sinistra è posizionata una statua del Cristo Risorto della seconda metà del settecento, e sono appoggiate alla parete anche due campanelle di bottega sarda del diciannovesimo secolo. Visita dei dintorni di Villa VerdeNei dintorni di Villa Verde si trovano numerosi boschi, ed anche numerosi resti archeologici, soprattutto di edifici megalitici sparsi nei dintorni del paese, che testimoniano l’esistenza anche in questa zona di una civiltà remota che ha lasciato interessanti vestigia. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate, sono stati portati alla luce i resti dei pozzi nuragici su Putzu, su Putzu II, su Putzu III; del Protonuraghe Corongiu Arrubiu; dei Nuraghi semplici su Bruncu ’e S’Ena, Costeddaris, Is Cottillas, Mitza Margiani, Pirafetta, S’Isca, su Congiau de Is Olias; dei Nuraghi complessi su Bruncu Is Puddas, su Bruncu ’e S’Omu, Giualli, Monte Ala, Sa Sedda ’e Arixi, San Mauro Abate, Srinnigu, su Nuraxi, Trutturis. Insieme a questi monumenti sono stati rinvenuti anche un cospicuo numero di oggetti litici e fittili. Riveste particolare rilevanza il villaggio nuragico di Brunku ‘e S’omu, che si sviluppa all’interno del bosco di Mitza Margiani. In tempi recenti questo villaggio è stato oggetto di scavi archeologici che hanno messo in evidenza ben diciotto ambienti, alcuni dei quali di particolare interesse. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Cimitero ComunaleDal Municipio di Villa Verde proseguiamo verso nord lungo la via Indipendenza. Dopo aver passato la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta, svoltiamo a destra e prendiamo la via 4 Novembre, la seguiamo per quasi duecento metri ed arriviamo a un bivio. Qui la via 4 Novembre prosegue verso sinistra, mentre noi, seguendo le indicazioni per il Cimitero, prendiamo a destra la strada che, in meno di un centinaio di metri, ci porta a vedere, alla sinistra della strada, il muro di cinta, con il cancello che permette l’accesso all’interno del Cimitero Comunale di Villa Verde. Il Campo Sportivo di Villa VerdeDal Municipio di Villa Verde proseguiamo verso nord lungo la via Indipendenza, dopo duecentosettanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via San Sebastiano, la seguiamo per centottanta metri, poi svoltiamo a destra per rimanere sulla via San Sebastiano. Percorsi centosettanta metri lungo la prosecuzione della via San Sebastiano, arriviamo a vedere le indicazioni per il Campo Sportivo, che ci fanno prendere la deviazione a sinistra lungo la quale, percorsi centottanta metri, svoltiamo a destra e, in centotrenta metri, vediamo alla destra della strada l’ingresso del Campo Sportivo di Villa Verde, che consiste in un Campo da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare una noventina di spettatori. La chiesa campestre di San Mauro AbateLungo la prosecuzione della via San Sebastiano, dove si vedono le indicazioni a sinistra per il Campo Sportivo, proseguiamo invece dritti per circa un chilometro e novecento metri, poi prendiamo una deviazione a sinistra e, dopo duecento metri, prendiamo un’altra deviazione questa volta a destra, lungo la quale, dopo altri quasi duecento metri, vediamo sulla destra una strada bianca che ci porta sulla collina. Qui si vede la chiesa campestre di San Mauro Abate, ossia Santu Marcu. L’impianto originario della chiesa è forse da attribuire al cinquecento o al seicento, ed è abbastanza documentata all’epoca di monsignor Giuseppe Maria Pilo, a metà del seicento, il quale aveva predisposto una serie di questionari e sopralluoghi, per monitorare lo stato dei luoghi di culto rurali. Queste Chiese campestri, misere nel proprio stato edilizio e poco dotate di risorse, erano spesso rifugio di fuorilegge, che al loro interno potevano godere del diritto di asilo, pratica mal tollerata dalle autorità, tanto che nel corso del settecento, ne sono state sconsacrate a decine. Anche San Marco, nonostante possedesse oltre tre starelli di terra e un gregge di quaranta pecore, il 15 luglio del 1763 ha ricevuto l’atto di sconsacrazione, che forse non è stato attuato, probabilmente per l’impegno di qualche devoto, nel prendersene cura e fornirla di maggiori mezzi. È rimasta, comunque nella lista delle Chiese monitorate, e nel 1769 è risultata indecente, disadorna e bisognosa di notevoli riparazioni. Solo nel 1839 è stata restaurata la statua di San Mauro Abate. Lavori di ristrutturazione sono documentati nel 1958 e nel 1991, col rifacimento delle capriate lignee e del pavimento in cotto. L’edificio, che aveva un loggiato a protezione della parte frontale, è fornito di due ingressi e di una piccola sacrestia. Nella piccola chiesa campestre un tempo si celebrava una delle più belle sagre dedicate alla montagna, ed in passato la chiesa era circondata da numerose costruzioni chiamate Is madaus, riservate ai fedeli che partecipavano per più giorni alla festa. La Festa di San Mauro si rinnova ancora ancora ogni anno, anche se avviene in tono minore, la terza settimana di settembre, dato che la ricorrenza del Santo è il 22 settembre. La sua particolarità è la processione di ascesa, il sabato, dalla chiesa parrocchiale del paese alla chiesa campestre di San Mauro Abate Apostolo, appena sotto l’altipiano, con il simulacro del Santo condotto su un giogo di buoi. Qui si svolgono le cerimonie religiose, e nel pomeriggio della domenica si tiene il rientro del Santo nel paese. La piccola chiesa di San Mauro Abate è una tipica chiesa campestre che non era legata ad antichi insediamenti abitati, i quali, in zona, sono testimoniati in epoche ben più remote di quella cristiana. L’area di Mitza Margiani con il suo bosco di lecciDal Municipio di Villa Verde proseguiamo verso nord lungo la via Indipendenza, dopo duecentosettanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via San Sebastiano, la seguiamo per centottanta metri, poi svoltiamo a destra per rimanere sulla via San Sebastiano. Percorsi centosettanta metri lungo la prosecuzione della via San Sebastiano, arriviamo a vedere le indicazioni per il Campo Sportivo, che ci fanno prendere la deviazione a sinistra, la seguiamo e, percorsi tre chilometri e mezzo, seguendo le indicazioni svoltiamo a destra nella strada che porta nell’Area di Mitza Margiani, nella quale la bellezza dei boschi di Villa Verde trova la sua massima espressione. Nell’area è presente una splendida distesa di lecci che costituiscono il bosco di Mitza Margiani, e tra di essi sgorga una sorgente chiamata la Fonte di Mitza Margiani, che alimenta l’acquedotto Comunale del paese. A breve distanza dalla fonte, nel bosco di Mitza Margiani, è stata da tempo realizzata un’Edicola dedicata al Buon Pastore, circondata da grandi piante di leccio vestite di verdissimo muschio. Presso questa edicola ogni anno, la prima domenica di giugno, si celebra la Festa del Gesù Buon Pastore, che prevede la celebrazione della Santa Messa in onore di Gesù Buon Pastore. La Festa viene seguita dalla Sagra della pecora, caratterizzata dalla degustazione di carne di pecora cucinata secondo alcune ricette locali, accompagnata da pane casereccio e pardulas, e da buon vino. Si riprende nel pomeriggio con i balli sardi e con le attività per i più piccoli. Durante tutta la giornata si tiene, inoltre, un’esposizione di prodotti artigianali e alimentari locali, e c'è c'è anche la possibilità di escursioni guidate presso il vicino villaggio nuragico di Bruncu ’e S’Omu. Il complesso nuragico di su Bruncu ’e S’OmuDa Villa Verde, arrivati alla sorgente dove finisce la strada, continuiamo a piedi in direzione nord ovest, saliamo sulla collina dove raggiungiamo l’importante Complesso nuragico di su Bruncu ’e S’Omu, il cui nome significa Il muso dell’uomo, che occupa una superficie di circa tre ettari, con resti di ciclopiche capanne e un Nuraghe complesso polilobato. Da dove finisce la strada, alla distanza di circa quattrocento metri in direzione nord ovest, sulla sommità di un colle circondato da un bosco di lecci, è visibile il Nuraghe complesso di Bruncu ’e S’Omu, costruito in basalto a 406 metri di altezza. La planimetria del monumento risulta dI difficile lettura a causa dei crolli e della fitta vegetazione. Il Nuraghe è costituito da una torre centrale situata nella parte più alta della collina, e dai corpi aggiunti disposti lungo i suoi versanti. della torre centrale residuano, esternamente nella parete, otto filai in opera poligonale costituiti da blocchi in pietra vulcanica di medie e grandi dimensioni. All’'interno dello spessore murario della camera, sono presenti due nicchie contrapposte, la prima ad est e la seconda ad ovest. L’ingresso del monumento, orientato a sud, è occluso da materiali di crollo, i quali ingombrano anche l’interno del vano della tholos. Nell’area adiacente il Nuraghe, nel secolo scorso, l’archeologo Cornelio Puxeddu segnalava la presenza di un’officina per la lavorazione dell’ossidiana. Nei pressi del Nuraghe Bruncu ’e S’Omu si trovano anche i resti di un tratto di una strada romana, presumibilmente il proseguimento di quella che da Usellus portava a Neapolis. Nell’area a nord ovest del Nuraghe, lungo le pendici della collina, a circa centocinquanta metri di distanza, si notano i resti dell’imponente Villaggio nuragico di Bruncu ’e S’Omu, caratterizzato da capanne a pianta circolare e sub ellittica. Una struttura di particolare interesse, rinvenuta all’interno dell’area indagata nel corso di alcune campagne di scavo, è una capanna di forma sub circolare, realizzata con grossi blocchi murati a doppio paramento in opera poligonale, che presenta un ingresso con un atrio trapezoidale dotato di due gradini. Nello spessore murario di questa capanna, lungo l’asse da est verso ovest, sono ricavate due grandi nicchie contrapposte, e nello spazio tra le due, sul lato settentrionale, è presente un bancone sedile. I primi scavi archeologici sono stati effettuati sotto la direzione di Riccardo Cicilloni e Marco Cabras. Il villaggio è ritenuto di rilevante interesse scientifico per l’arcaicità delle strutture, ed è al centro, da qualche anno, di nuovi progetti per un’esplorazione più ampia e approfondita. Nelle immediate vicinanze dell’insediamento nuragico, a una distanza di circa centocinquanta metri a sud ovest rispetto al Nuraghe, è da segnalare la presenza del pozzo sacro di su Bruncu ’e S’Omu. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Morgongiori ci recheremo ad Uras dove si è svolta la famosa battaglia del 1470 che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova l’importante Nuraghe Sa Domu Beccia. |