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Uras dove si è svolta la famosa battaglia del 1470 con nei dintorni l’importante Nuraghe Sa Domu Beccia


In questa tappa del nostro viaggio, da Morgongiori ci recheremo ad Uras dove si è svolta la famosa battaglia del 1470 che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova l’importante Nuraghe Sa Domu Beccia.

La regione storica del Campidano di Oristano

Il Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare.

In viaggio verso Uras

Torniamo a Morgongiori, dove eravamo arrivati in una precedente tappa prima di recarci a visitare Ales, poi Pau, ed in seguito Villa Verde. Da Morgongiori prendiamo la SS442 di Laconi e di Uras verso sud ovest, e, in poco più di una diecina di chilometri, arriviamo all’interno dell’abitato di Uras. Dal Municipio di Morgongiori a quello di Uras si percorrono 11.6 chilometri.

Il comune chiamato Uras

Uras-Veduta dell’abitatoUras-Stemma del comuneIl comune di Uras (altezza metri 23 sul livello del mare, abitanti 2.682 al 31 dicembre 2021) è situato nella pianura del Campidano di Oristano ai piedi del Monte Arci, ed è un centro di pianura, di origine prenuragica, la cui economia si basa sulle tradizionali attività agricole e pastorali, affiancate da modeste iniziative industriali. Immediatamente ad est di Uras si sviluppa la SS131 di Carlo Felice, la principale strada sarda. Altri collegamenti col territorio circostante sono possibili principalmente tramite la SS442 di Laconi e di Uras, e con la SP47. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate. Nel territorio di Uras sono presenti numerosi insediamenti nuragici, il più imponete dei quali è Sa Domu Beccia, un Nuraghe complesso circondato da un significativo villaggio nuragico.

Origine del nome

Una prima intepretazione vede il nome Uras rientrante nella serie di designazioni locali sarde che riflettono una base ur con il significato di acqua, ed il termine urium starebbe ad indicare una acqua fangosa. Una seconda interpretazione è quella del linguista Masimo Pittau, che ritiene che quasi certamente il nome Uras sarebbe da riportare all’appellativo aúra o ura, con il significato di augurio, vaticinio, fortuna, sorte, il quale deriva dal verbo aurare, a sua volta derivante dal latino a(u)gurare.

La sua economia

Il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutteti. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il sistema produttivo trae sostentamento anche dall’industria che costituisce un’importante fonte di occupazione, dato che si registrano aziende che operano nei comparti della produzione alimentare, dell’abbigliamento, dei materiali da costruzione e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. La vicinanza alla costa e alle numerose spiagge, nonchché il ricco patrimonio storico ed archeologico, rappresentano una ragione sufficiente per attirare un notevole flusso turistico sul posto. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Non si hanno notizie a suo riguardo, se non quelle riguardanti la sua origine, risalente al periodo prenuragico, data la vicinanza al Monte Arci, la cui ricchezza di ossidiana doveva aver richiamato gli abitanti delle zone vicine i quali, una volta costruito il centro, si dedicarono alla lavorazione della pietra vetrosa. Offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute nel suo territorio e che hanno dato luogo a una straordinaria sintesi culturale. Vi si trovano, infetti, reperti del periodo neolitico, reperti dell’epoca nuragica con le torri di Arbu, Bentu Crobis, Serdis, Arrubiu, S’acqua de Sa Baira, i Nuraghi de Cuaddus, Sa Domu Beccia, Bia Moguru, Thamis, su Corrasi e Santu Giuanni e diverse Tombe di giganti. Il complesso più imponente, quello di Sa Domu Beccia, che sorge a pochi metri dall’abitato, era una struttura maestosa e gigantesca, superiore al più famoso su Nuraxi di Barumini. Nel Medioevo il territorio appartiene al Giudicato di Arborea, facendo parte della curatoria di Bonorcili. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra a far parte del Marchesato di Oristano. Il comune viene storicamente ricordato per lo scontro fra i Sardi e gli Aragonesi, quando il 14 aprile 1470, sul territorio di Uras, avviene una celebre battaglia tra Leonardo de Alagon, marchese di Oristano, e Nicolò Carroz, vicerché aragonese dell’Isola, che in questa battaglia viene battuto. Ma in seguito, nel 1478, alla successiva e definitiva sconfitta degli Arborensi, Uras passa sotto il dominio aragonese ed è incorporato nella conte di Quirra, che era stata istituita nel 1363 dal re Pietro IV d’Aragona, e che viene trasformata in Marchesato nel 1603, feudo prima dei Carroz e poi dei Centelles. Nel 1527 il paese viene in parte distrutto da un’incursione barbaresca, per essere ricostruito più tardi. Uras-Ricordo del nubifragio del 18 novembre 2013Il paese viene riscattato agli Osorio de la Cueva, ultimi feudatari, nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, e diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Uras nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. In anni più recenti, il 18 novembre 2013 il paese di Uras è uno tra i paesi più colpiti dal violento nubifragio causato dal ciclone Cleopatra, che ha interessato anche numerose altre grandi zone della Sardegna. In quella data quasi tutto il paese viene sommerso dall’acqua, a causa dell’esondazione dei due canali, situati nelle zone di San Salvatore e di Sant’Antonio. Oltre agli ingenti danni causati alle case e alle campagne si registra anche una vittima, e sono stati distrutti anche numerosi edifici.

La storica battaglia di Uras

Leonardo De Alagon quarto ed ultimo marchese di OristanoErede dei feudi e del titolo dello zio materno Salvatore Cubello, morto senza eredi diretti, con atto testamentario viene designato marchese di Oristano Leonardo de Alagon che già nel 1410 durante il regno di Ferdinando I d’Aragona, si era ribellato agli Aragonesi, ed, al comando di quattro navi, con Cassiano Doria aveva espugnato longone, oggi Santa Teresa di Gallura, che era difeso dagli Aragonesi. Il vicerè aragonese dell’Isola, Nicolò Carroz, asserisce che il testamento di Salvatore Cubello non può aver alcun valore, in quanto il re aveva già deciso che, alla morte di Salvatore Cubello, il Marchesato di Oristano e la conte del Goceano sarebbero stati incorporati nella Corona d’Aragona. Ne deriva uno scontro aperto, poiché il vicerè è nemico giurato di Leonardo de Alagon, ed è deciso ad impedirne la successione al Marchesato, per il quale egli stesso ha delle pretese. Leonardo de Alagon si ribella al vicerè Nicolò Carroz, si mette alla testa di un esercito di Oristanesi e riaccendendo lo spirito nazionalista mai completamente sopito ed il sogno di un’isola sotto l’egida arborense. A causa di queste tensioni fra opposte fazioni, ad Oristano scoppia una rivolta capeggiata da Leonardo de Alagon. Il mattino del sabato delle Palme, il 13 aprile 1470, mentre le campane delle Chiese di Uras chiamano i fedeli, Leonardo de Alagon riunisce nella sua tenda i capitani del suo esercito per decidere il piano di battaglia. Nei due giorni precedenti aveva provveduto a stancare l’esercito di Nicolò Carroz, viceré aragonese dell’Isola, tenendolo sveglio con falsi allarmi. Il campo sardo era stato tenuto fintamente in festa, ed a mezzanotte si spengono i fuochi, in modo da far credere al nemico che i Sardi siano stati vinti dal sonno e che il campo sia indifeso. La fanteria aragonese si mette in marcia all’una di notte del 14 aprile e, convinta di trovare il campo sardo sguarnito, lo attacca al grido di Viva Aragona, ma un nutrito lancio di frecce e lance la investe, e l’intera prima linea viene annientata. I superstiti tornano indietro, ma gli ufficiali li spingono a un nuovo attacco, ormai verso le due. I Sardi respingono anche questo attacco al grido di Arborea, Arborea, e gli Aragonesi si danno alla fuga. Allora millecinquecento cavalieri aragonesi attaccano la fanteria sarda, che si ritira al riparo delle palizzate, e li respinge con lance e picche. L’attacco della cavalleria aragonese viene fatto cessare quando la brigata al comando del Leonardo de Alagon esce sul campo, ed i cavalieri aragonesi, temendo l’accerchiamento, si ritirano. Si è ormai giunti alle prime luci dell’alba, e la battaglia era durata già da diverse ore, con molte perdite da entrambe le parti. La battaglia di Uras in un quadro di Mauro FerrerGli eserciti si affrontano, quindi, in campo aperto in una battaglia che si svolge nella piana di Uras. Inizialmente prevalgono i reggimenti sardi, mettendo in fuga gli Aragonesi. Il vicerché Carroz decide, allora, di utilizzare una nuova arma, le colubrine, costringendo i Sardi a ritirarsi per le ingenti perdite. Ma il meglio della cavalleria sarda, al comando dell’ufficiale Ubaldo, muove contro gli artiglieri aragonesi, impadronendosi delle loro colubrine, ma rischia di essere isolata e sopraffatta. Allora Leonardo de Alagon incita i suoi con un discorso, e porta in aiuto la fanteria al grido Aragona a morte, Arborea vince. La battaglia infuria, e il vicerché Carroz decide di usare la sua riserva, costituita da Sardi sottomessi che si era portato dietro da Cagliari, ma questi, invece di attaccare i Sardi, investono sul fianco gli Aragonesi. Leonardo de Alagon arriva allo scontro diretto con il vicerché Carroz, conficcando la lancia nel petto del suo cavallo e provocandone la caduta. Alagon potrebbe finirlo, ma ne è impedito da un pugno di cavalieri aragonesi che gli fanno scudo. Alagon si scontra anche, direttamente, con Leonardo Dessena, visconte di Sanluri, ma i fanti sardi sono ormai padroni dal campo e, senza ascoltare Alagon che ordina di prenderlo prigioniero, lo feriscono gravemente, tanto che, trasportato nella chiesa di San Salvatore, il visconte muore il giorno stesso. Caduto il visconte, gli Aragonesi si danno alla fuga, inseguiti dai Sardi vittoriosi sul campo, molti cavalieri aragonesi sono catturati, e lo stesso viceré Carroz si salva la vita dandosi alla fuga e riparando nel Castello di Cagliari. Dopo la clamorosa vittoria, famosa è la frase di Leonardo de Alagon che afferma miei soldati, domani ascolteremo messa a Bonaria. L’esito di questa battaglia attira nell’esercito di Leonardo de Alagon numerosi volontari, e, nel 1474, si raggiunge la pace di Urgelles, una pace vantaggiosa per l’Alagon, al quale Giovanni II d’Aragona riconosce il diritto di successione sul trono di Arborea.

Le principali feste e sagre che si svolgono ad Uras

Uras-Esibizione del Gruppo Folkloristico Sa Domu Beccia di UrasAd Uras svolge le sue attività il Gruppo Folkloristico Sa Domu Beccia, nelle cui esibizioni nel paese ed il altre località dell’Isola è possibile amirare il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Uras, manifestazioni che allietano il borgo e richiamano visitatori dai dintorni, meritano di essere citate la sera di Pasquetta, la Festa di San Salvatore che si protrae per tutto il martedì dopo Pasqua, ed in concomitanza con questa Festa si svolgono anche Sa Cursa de su Pannu e la Sfilata storica con la rievocazione della battaglia del 1470; a marzo, la Giornata del vino, un concorso di vini autoctoni dei piccoli produttori locali e della zona circostante organizzato dall’Associazione Uras 2000, evento riservato ai vini di annata; la domenica successiva al 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova, con spettacoli, e durante la Festa si svolge anche la Sagra della Pecora con degustazioni; il 22 luglio, si celebra la Festa patronale in onore di Santa Maria Maddalena, con spettacoli e divertimenti; ad agosto, la Sagra dell’Anicino che presenta alla comunità il dolco tipice del luogo, l’anicino urese dalla forma allungata e dal caratteristico gusto conferito dai semi dell’anice, ed a fare da contorno alla Festa vi sono diverse attività come la mostra etnografica degli antichi mestieri e degli arazzi sardi, la mostra fotografica sul patrimonio archeologico ed architettonico di Uras e la mostra agroalimentare e artigianale; l’ultimo fine settimana di agosto o il primo di settembre, la manifestazione Sa Coxina Antiga che è la Sagra dei malloreddus alla campidanese fatti a mano, ma, se si è affamati e un ricco piatto di pasta non basta, è possibile gustare bocconcini di maiale cucinati con il bovale sardo e le olive, ed apprezzare anche gli stand artigianali, l’intrattenimento musicale ed i balli di gruppo.

Uras-Rievocazione della battaglia del 1470: locandina Uras-Rievocazione della battaglia del 1470 Uras-La Sagra detta 'Sa Coxina Antiga': locandina Uras-La Sagra detta 'Sa Coxina Antiga': i malloreddusa fatti a mano

Sa Cursa de su Pannu

Negli ultimi anni Uras ha ridato vita a un’antica giostra equestre, Sa Cursa de su Pannu, ossia la corsa del drappo, la quale si svolgeva per rappresentare la sanguinosa battaglia del 1470, combattuta tra Leonardo de Alagon e gli Aragonesi del vicerè Carroz, a pochi passi dalla piccola chiesa di San Salvatore. Come narra un’antica leggenda, questa giostra equestre veniva organizzata il martedì dopo Pasqua, perché Eleonora d’Arborea, rientrando ad Oristano dopo aver trascorso il periodo di Pasqua nel Castello di San Gavino Monreale, si fermava a Uras per assistere alla corsa di cavalli. E di nuovo, oggi, la gara si svolge in una pista circolare,su un percorso di circa un chilometro che viene ripetuto per tre volte.

Visita del centro di Uras

Uras: ingresso all’interno dell’abitatoL’abitato, caratterizzato da antiche case costruite con i ladiri, mattoni crudi di antichissima origine, ha conservato la sua impronta rurale senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia. Il suo andamento altimetrico è quello tipico delle zone di pianura. Il centro storico di Uras è ricco di tipiche case campidanesi con la loro caratteristica architettura rurale. Anticamente Uras aveva cinque Chiese, dedicate a San Salvatore, Santa Maria Odighitria, San Teodoro, Sant’Antonio, Santa Maria Maddalena. La chiesa campestre di San Salvatore è situata nel luogo dove Leonardo Alagon aveva riportato la vittoria contro gli Aragonesi del vicerè Carroz il 14 aprile 1470. Delle Chiese di Santa Maria di Odighitria e di San Teodoro non si ha più traccia ma, secondo alcune testimonianze, la prima sorgeva a nord del paese, mentre la seconda era situata a sud, lungo il rio Thamis. Arriviamo ad Uras provenendo da Morgongiori con la SS442 di Laconi e di Uras, ed arrivando quindi da est. Questa strada statale, al chilometro 46.5, termina sboccando sulla via Eleonora d’Arborea, che presa verso sinistra porta al Cimitero Comunale, mentre verso destra fa trovare lungo la strada il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato.

Il Complesso Sportivo Comunale

Arrivando ad Uras da est con la SS442 di Laconi e di Uras, quando questa strada statale sbocca sulla via Eleonora d’Arborea, la prendiamo verso sinistra, ossia dirigendoci verso nord ovest. Percorsi lungo la via Eleonora d’Arborea appena un centinaio di metri, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per San Nicolò d’Arcidano e Terralba ed imbocchiamo la SP47, la seguiamo per un’ottantina di metri, poi svoltiamo su una deviazione parallela sulla sinistra e, dopo una settantina di metri, si vede alla sinistra della strada l’ingresso del Complesso Sportivo Comunale.

All’interno di questo complesso sportivo, si trova il Campo da Calcio Comunale, con fondo in erba naturale, ed intorno al Campo da Calcio si sviluppa la Pista di atletica leggera, i quali sono dotati di tribune in grado di ospitare circa 750 spettatori. Ad Uras scolge la sua attività la società Atletica Uras Associazione Sportiva Dilettantistica, che si occupa di atletica leggera.

Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso

Entrati dal cancello di ingresso, alla destra prima di arrivare al Campo da Calcio, si trovano anche due Campi da Tennis, dotati di tribune per una trentina di spettatori. alla sinistra del Campo da Calcio si trova un Campo da hokey su prato, con fondo in erba naturale, dotato di tribune per un centinaio di spettatori, nel quale giocano la Juvenilia e l’Hockey Team Sardegna che militano in Serie A1. Appena entrati dal cancello di ingresso, subito alla sinistra si trova l’edifico che ospita la Palestra Comunale, dotata di tribune per circa 150 spettatori, nella quale è possibile praticare diverse discipline.

Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso Uras-Complesso Sportivo Comunale: ingresso

La chiesa di Sant’Antonio da Padova

Uras-Cancello di ingresso della chiesa di Sant’Antonio da PadovaPassata la deviazione a sinistra seguendo le indicazioni per San Nicolò d’Arcidano e Terralba, continuiamo sulla via Eleonora d’Arborea per duecento metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Sant’Isidoro, dopo centottanta metri prendiano a destra nella via San Domenico che, dopo una trentina di metri, sbocca sulla piazza Sant’Antonio. La piazza si trova all’estremità occidentale del paese, e dalla strada la prendiamo verso destra. Nella piazza, percorsa una cinquantina di metri, alla sinistra si trova il portale con il cancello di ingresso che porta alla chiesa di Sant’Antonio da Padova, edificata alla fine del diciassettesimo secolo a poca distanza da una precedente chiesa dedicata allo stesso Santo. L’edificio ha pianta longitudinale e presenta un portico con due archi, uno frontale e uno laterale. La facciata della chiesa è sormontata da un campanile a vela con due arcate a sesto acuto. All’interno si accede attraverso un ampio portico addossato alla navata, con larghi archi in pietra e mensole che un tempo reggevano una copertura lignea.

Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: veduta dal cancello di ingresso Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: fiancata sinistra Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: facciatae

All’interno lo spazio dell’unica navata è scandito da archi in pietra che un tempo sorreggevano la copertura lignea. L’altare, imponente per una chiesa situata al di fuori dell’antico abitato, è sormontato da due ampie volute e presenta quattro lesene delle quali le due interne sono decorate a fogliame con rilievo piatto, ed entro le quali sono collocate tre nicchie, con cupole a foggia di conchiglia. Tra le statue presenti, quella a sinistra rappresenta San Michele Arcangelo che combatte Satana, quella al centro Sant’Antonio da Padova, e quella a destra San Raffaele Arcangelo.

Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: veduta dal cancello di ingresso Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: statua di San Raffaele Arcangelo sull’altare Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: statua di San Michele Arcangelo che combatte Satana Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: statua di Sant’Antonio da Padova Uras: chiesa di Sant’Antonio da Padova: statua di San Raffaele Arcangelo

In questa chiesa si svolge una delle feste più sentite del paese. La Festa di Sant’Antonio da Padova viene celebrata la domenica successiva al 13 giugno, e prevede oltre alle celebrazioni religiose anche la distribuzione ai fedeli del pane benedetto, ed inoltre spettacoli ed altre manifestazioni civili. La Festa di Sant’Antonio da Padova era molto sentita dalla popolazione, al punto che alcuni pastori offrivano dei capi del loro bestiame, che entravano a far parte del gregge del Santo, il quale veniva gestito da un’apposita commissione. Ed ancora oggi, durante la festa, si svolge la Sagra della Pecora, che costituisce il vero fiore all’occhiello della gastronomia urese, con la sera degustazione di carne di pecora accompaganta dal buon vino locale.

Uras-Festa di Sant’Antonio da Padova: manifesto Uras-Sagra della pecora: manifesto

Fino al 1648 gli adulti  venivano seppelliti nel Cimitero adiacente alla chiesa di Santa Maria Maddalena e i bambini in quello contiguo alla chiesa di San Teodoro. Da quella data il Cimitero è stato trasferito presso la chiesa di Sant’Antonio, e vi è rimasto fino al 1931, quando è stato edificato il nuovo Camposanto posto fuori dall’abitato.

Il Monumento ai Caduti

Uras-L’incrocio con al centro il Monumento ai CadutiUras: il Monumento ai Caduti di Uras in tutte le guerrealla destra del portale con il cancello di ingresso che porta alla chiesa di Sant’Antonio da Padova, prendiamo la via dei Martiri che porta alla periferia sud occidentale del paese. Dopo quattrocento metri la via dei Martiri sbocca sulla via Guglielmo Marconi. All’incrocio tra questa due strade, proprio tra di esse si trova uno spiazzo all’interno del quale i vede il Monumento ai Caduti di Uras in tutte le guerre. Si tratta di un monumento ad obelisco con soggetto assente, realizzato in marmo e con iscrizioni. Sul prospetto è riportata la frase Uras ai suoi figli caduti in guerra, mentre sui lati e sul retro si trovano i nominativi di tutti i caduti nella guerra del 1915-18, di un caduto nel 1936, di un caduto nel 1938, e dei tutti i caduti nella guerra del 1940-45.

La Palestra Nuova Olimpia

Dove la via dei Martiri sbocca sulla via Guglielmo Marconi, prendiamo quest'ultima verso sinistra e, dopo centocinquanta metri, al civico numero 77 della via Guglielmo Marconi si vede l’ingresso della Palestra Nuova Olimpia, dove sono presenti una sala fitness ed una sala pesi, nelle quali è possibile praticare come discipline le attività ginnico motorie, la ginnastica, la lotta, judo e karate, la pesistica, ed altre attività sportive.

Uras-Palestra Nuova Olimpia: ingresso Uras-Palestra Nuova Olimpia: esterno della palestra Uras-Palestra Nuova Olimpia: la sala fitness Uras-Palestra Nuova Olimpia: la sala pesi

La Stazione ferroviaria di Uras e Mogoro

Uras-La Stazione ferroviaria di Uras e MogoroDove la via dei Martiri sbocca sulla via Guglielmo Marconi, prendiamo quest'ultima verso sinistra e, dopo centosessanta metri, vediamo alla destra della strada il vialetto di accesso alla Stazione ferroviaria di Uras e Mogoro, che si trova alla sinistra. Si tratta di una stazione di categoria Bronze posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda, dopo la stazione di San Gavino Monreale e quella di Pabillonis nella quale ormai i treni non fermano più, e prima di quella di Marrubiu Terralba Arborea, nella tratta che da San Gavino Monreale procede su binario unico. La costruzione della linea ferroviaria che collega Cagliari con Golfo Aranci tra gli settanta e ottanta dell’ottocento, ha portato al passaggio dei binari nella periferia ovest del centro di Uras, dove è stata approntata una stazione. Così il 15 gennaio 1872 i treni transitano per la prima volta nello scalo, all’epoca identificato col solo nome di Uras, inaugurato insieme al tronco ferroviario tra San Gavino Monreale ed Oristano. La stazione era inizialmente intestata solo al paese e chiamata quindi stazione di Uras, poi ha visto la sua denominazione estendersi anche a Mogoro, che dista una diecina di chilometri verso sud est, nei primi decenni del novecento. Sempre in quell’epoca, più precisamente nel 1920, avviene il passaggio della stazione sotto la gestione delle Ferrovie dello Stato, espletata dal 2001 tramite la controllata RFI.

Quello che era il precedente Municipio di Uras

Uras-L’ex Municipio di UrasTorniamo dove sulla via Eleonora d’Arborea avevamo visto partire a sinistra la via Sant’Isidoro, e proseguiamo verso nord ovest lungo la via Eleonora d’Arborea, dopo trecentocinquanta metri prendiamo a destra la via Roma. Percorsa la via Roma, dopo circa un centinaio di metri, si vede alla destra della strada, ai civici numeri 7 e 9, l’edificio che ospitava il vecchio Municipio di Uras. Si tratta di un edificio di rappresentanza del comune, con planimetria rettangolare e affaccio esclusivo sul fronte strada. La struttura muraria portante è in pietra, con telaio intermedio in calcestruzzo armato al piano terra, e si sviluppa su due livelli. La copertura è a padiglione in coppi di laterizio. Il prospetto principale è intonacato, con cornici con terminali a gocce alle aperture, fascia marcapiano e cornicione superiore, mentre la facciata posteriore è in pietra a faccia vista. L’ingresso, e il corpo scale in posizione centrale e sopraelevata, consentono una distribuzione simmetrica per piano su due ali, riscontrabile anche in facciata. Le aperture sono quattro per lato sui rispettivi piani. L’ultima finestra al piano primo, rispettivamente a destra e a sinistra, è diversificata da un arco a tutto sesto mentre le altre sono rettangolari.

La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Maddalena

Uras-La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria MaddalenaTorniamo dove sulla via Eleonora d’Arborea avevamo visto partire a sinistra la via Sant’Isidoro, e proseguiamo verso nord ovest lungo la via Eleonora d’Arborea, dopo trecentocinquanta metri prendiamo a destra la via Roma. Percorsa la via Roma, dopo circa centoventi metri arriviamo nella piazza Papa Giovanni XXIII, dove sulla sinistra si vede la facciata della chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena, che è la parrocchiale di Uras. Si tratta di un edificio imponente, la cui costruzione in stile romanico barocco, e in più grandi proporzioni su quella preesistente, inizia nel 1664 e termina intorno al 1682, con la facciata che doveva imitare la cattedrale di Cagliari. La facciata viene poi modificata nel 1715, e successivamente nel 1724, quando alla destra del prospetto principale viene eretto il campanile a canna quadra a due ordini, cui si sovrappongono la cella campanaria, il terminale ottagono con orologio, ed il cupolino terminato nel 1752.

Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: facciata Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: il portale di ingresso Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: cupola del campanile

L’interno, con volta a botte piuttosto alta probabilmente realizzata intorno al 1775, è a quattro campate, con sottarchi in pietra poggiantisu un’alta cornice dentellata. L’altare maggiore e il fonte battesimale, opere settecentesche realizzate in marmi policromi dal marmista Michele Spazzi, nato a lanzo d’Intelvi nel 1719, che ha operato a lungo in Sardegna.

Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: interno Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: pulpito Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: acquasantiera Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: fonte battesimale Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: il battesimo di Gesù sul fonte battesimale Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: Maria Maddalena penitente sul fonte battesimale

All’interno sono presenti affreschi realizzati nel 1930 da Carlo Contini, nato ad Oristano nel 1903, uno dei massimi esponenti della pittura sarda del primo novecento. Sono presenti anche diverse statue lignee del medesimo periodo.

Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: scultura processionale del Cristo crocifisso Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: affresco che rappresenta Maria Maddalena che unge i piedi di Cristo Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: affresco che rappresenta il compianto sul Cristo morto Uras: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: organo a canne sopra il portale di uscita

Ad Uras, ogni anno presso questa chiesa il 22 luglio si celebra l’importante Festa patronale in onore di Santa Maria Maddalena, quando il paese organizza diverse cerimonie religiose, tra le quali, dopo la messa solenne, la processione che percorre le strade del paese. Alle ceronie religiose, si accompagnano diverse manifestazioni civili che durano alcuni giorni, solitamente dal 21 al 24 luglio.

Uras-Festa di Santa Maria Maddalena: manifesto Uras-Festa di Santa Maria Maddalena: i festeggiamenti Uras-Festa di Santa Maria Maddalena: processione

La Palestra delle Scuole Elementari

Dopo la visita alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, riprendiamo la via Eleonora d’Arborea verso nord ovest e, una trentina di metri più avanti, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Guglielmo Marconi. Seguiamo la via Guglielmo Marconi per quasi duecentocinquanta metri, ed arriviamo a un bivio, dove la via Guglielmo Marconi prosegue verso sinistra, mentre a destra parte la via Grazia Deledda. Proprio all’inizio di questa strada, alla destra al civico numero 2 della via Grazia Deledda, vediamo l’ingresso delle Scuole Elementari di Uras. All’interno di questo complesso scolastico si trova una Palestra, priva di tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline la pallavolo, il mini volley, la ginnastica.

Uras-Scuole Elementari: ingresso Uras-Palestra delle Scuole Elementari: interno

Il nuovo Municipio di Uras

Uras: il nuovo Municipio di UrasUras-Costumi medioevali nell’aula consiliare del Municipio di UrasRiprendendo la via Eleonora d’Arborea verso nord ovest, una quarantina di metri più avanti vediamo, alla destra della strada, al civico numero 86, si vede l’edificio che ospita il nuovo Municipio di Uras, nel quale si trova la sua sede e si trovano anche gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Il nuovo Municipio ha sostituito il precedente, che si trovava in via Roma ai civici 7 e 9, che abbiamo già visto. Nell’attuale Municipio sono presenti l’ufficio del Segretario Comunale, l’Ufficio Segreteria e Affari Generali, l’Ufficio Protocollo e Messo Comunale, l’Ufficio Attività Produttive, l’Ufficio Servizi Demografici, l’Ufficio Finanziario e Tributi, l’Ufficio Servizio Sociale, l’ufficio del Settore Tecnico, l’Ufficio polizia municipale, la Biblioteca, il Cimitero, l’Ecocentro Comunale, l’Uffico relazioni con il Pubblico.

Gli impianti sportivi dell’oratorio dedicato a San Giovanni Bosco

Passato l’edificio che ospita il Municipio, proseguiamo in direzione nord ovest sulla via Eleonora d’Arborea e, dopo duecentotrenta metri, prendiamo a sinistra la via dei Giudicati. Dopo una sessantina di metri lungo la via dei Giudicati, svoltiamo a sinistra nella via Sardegna e, percorsa una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 13 della via Sardegna, l’ingresso dell’oratorio San Giovanni Bosco. Accanto all’edificio che ospita l’oratorio, è presente un Impianto da Calcio e atletica, costituito da un locale dedicato all’atletica e da un Campo da Calcio con fondo in erba, dotato di tribune per un’ottantina di spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio, ed il calcetto ossia calcio a cinque. L’impianto è di proprietà della parrocchia di Santa Maria Maddalena.

Uras-oratorio San Giovanni Bosco: ingresso Uras-oratorio San Giovanni Bosco: il locale dedicato all’atletica Uras-oratorio San Giovanni Bosco: il Campo da Calcio

Passata la piazza Caduti sul lavoro raggiungiamo l’anfiteatro di Uras

Uras-La piazza Caduti sul lavoro con la stele commemorativaPassato l’edificio che ospita il Municipio, proseguiamo in direzione nord ovest sulla via Eleonora d’Arborea e, dopo seicentocinquanta metri, dove arriva da sinistra la via Antonio Gramsci, vediamo sulla destra aprirsi la Piazza Caduti sul lavoro, nella quale è posizionata la stele commemorativa dedicato da Uras ai suoi figli. Proseguendo ancora centoventi metri lungo la via Eleonora d’Arborea vediamo, passato alla sinistra della strada il parco dell’anfiteatro, l’ampio Anfiteatro di Uras, nel quale si svolgono numerose manifestazioni come la sfilata in costume, una vera e propria rievocazione storica alla quale partecipano anche altri comuni, e sopratto viene acceso il grande falò, detto su foghidoni, quando arriva alla chiesa di San Salvatore la processione con la sua statua provenendo dalla chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Maddalena. Un falò che si crede che abbia forza purificante, ma anche che sia un ricordo dei fuochi che, si dice, avrebbe fatto avvendere dai suoi soldati Leonardo de Alagon, la notte prima della battaglia del 14 aprile 1470.

Uras-L’anfiteatro di Uras Uras: il murale rievocativo della battaglia del 1470 con sul retro il falò

I paese di Uras non aveva nessun murale, mentre nei paesi vicini, come San Nicolò d’Arcidano e San Gavino vantano una importante tradizione. Ed i quarantenni, che costuivano la leva del 1978, hanno pensato a un murale per decorare il muro della gradinata dell’anfiteatro per ricordare l’epica battaglia, che è stato realizzare da Davide Pilloni, muralista nato a Cagliari nel 1985, in arte e in amicizia detto Pils, ed è stato inaugurato nel 2019.

La chiesa campestre di San Salvatore

Uras: i gradini che portano alla chiesa di San SalvatorePassato l’anfiteatro, proseguiamo per circa centocinquanta metri lungo la via Eleonora d’Arborea arrivando, nella periferia settentrionale del paese, a vedere alla sinistra della strada i gradini che fanno salire sulla piccola altura delimitata da un muretto di cinta che negli anni quaranta del novecento è stato rialzato per motivi di sicurezza, sulla quale si trova la chiesa campestre di San Salvatore, dedicata al Santissimo Salvatore, che è poi Gesù stesso, il Salvatore. Questa chiesa, seppure interamente ristrutturata e ampliata a partire dal 1690, risale al dodicesimo secolo, ed è passata alla storia per la battaglia svoltasi nelle sue vicinanze nel 1470, nella quale Leonardo de Alagon ha riportato la vittoria contro il viceré Niccolò Carroz. Di pianta rettangolare, presenta tetto a capanna sormontato da un campanile a vela che si erge nella facciata estremamente spoglia. All’interno ha pianta rettangolare, e quattro alti e robusti pilastri in pietra locale sostengono una copertura su travi lignee, ai cui capi si trovano interessanti mensole in legno intagliato.

Uras: chiesa di San Salvatore: veduta dalla gradinata di accesso Uras: chiesa di San Salvatore: veduta da sinistra Uras: chiesa di San Salvatore: facciata Uras: chiesa di San Salvatore: portale di ingresso

Ad Uras la sera di Pasquetta inizia la Festa di San Salvatore che si protrae per tutto il martedì dopo Pasqua, ed in concomitanza con questa Festa si svolgono anche Sa Cursa de su Pannu e la Sfilata storica con la rievocazione della battaglia del 1470. La Festa è caratterizzata da un grande falò in ricordo della battaglia del 1470, acceso con la legna fornita dalle famiglie del paese. L’accensione avviene quando arriva la processione che conduce sul luogo la statua di Gesù Salvatore conservata nella parrocchiale. Durante la processione vi è una sfilata storica con i costumi di epoca medievale che richiamano il periodo giudicale. E la Festa si conclude il mercoledì con una seconda processione che compie il percorso inverso. Per quanto sia inglobata ormai tra le abitazioni della periferia, questa Festa conserva il suo sapore agreste, favorita dal fatto di trovarsisu un piccolo rialzo e circondata da un ampio spazio aperto.

Uras-Sfilata storica Uras-Statua di Cristo Salvatore benedicente Uras-Statua di Cristo addobbata per la processione Uras-Sfilata storica

Dopo le cerimonie religiose, un tempo si assisteva anche a Sa Cursa de su Pannu, la corsa del drappo, che secondo un’antica leggenda, veniva organizzata il martedì dopo Pasqua perché Eleonora d’Arborea rientrando ad Oristano, dopo aver trascorso il periodo di Pasqua nel Castello di San Gavino Monreale, si fermava a Uras per assistere alla corsa di cavalli che si svolgeva attorno alla chiesa. Ella metteva in palio un drappo di stoffa del quale al primo arrivato veniva offerta la la metà, al secondo la metà della metà e così via. All’ultimo arrivato si assegnava una pezza da cui poteva ricavare un corpetto.

I pochi resti del Nuraghe complesso di San Salvatore

Non lontano dalla chiesa di San Salvatore si trovano i resti del Nuraghe di San Salvatore, ossia di Sàntu Srabadòri, che era un Nuraghe complesso costruito in basalto a 20 metri di altezza, e che attualmente è in fase di scavo. Parte del pietrame nuragico è stato a suo tempo inglobato nella struttura della chiesa stessa. Questo lascia supporre che la chiesa sia sorta su un precedente luogo di culti precristiani, probabilmente dedicati anche alla sacralità delle acque.

Visita dei dintorni di Uras

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Uras è presente una chiesa campestre. Sono stati, inoltre, portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Sa Domu Beccia I, Sa Domu Beccia II, Sa Domu Beccia III, e Serdis; dei Nuraghi semplici Arbu, Arrubiu, Mitza Manna, Sa Cruxi Niedda, San Giovanni, e Sonis; del Nuraghe misto complesso Mannu; e dei Nuraghi complessi Brentu Crobis, Mannu II, Maringianu, S’Acqua Sa Baia, Sa Domu Beccia, San Salvatore, Serdis, e su Corraxu. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Il Cimitero Comunale

Uras: ingresso del Cimitero Comunale di UrasArrivando ad Uras da est con la SS442 di Laconi e di Uras, quando questa strada statale sbocca sulla via Eleonora d’Arborea, la prendiamo verso sinistra, ossia dirigendoci verso sud est sulla prosecuzione fuori dall’abitato della via Eleonora d’Arborea. Percorsi lungo questa strada poco più di centocinquanta metri, vediamo alla destra della strada il muro di cinta, con al centro il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Uras. Fino al 1648 gli adulti venivano seppelliti nel Cimitero adiacente alla chiesa di Santa Maria Maddalena e i bambini in quello contiguo alla chiesa di San Teodoro, data nella quale il Cimitero è stato trasferito presso la chiesa di Sant’Antonio e vi è rimasta fino al 1931, quando il rettore Angelo Ghiani ha inaugurato l’attuale Camposanto, costruito al di fuori dell’abitato in base alle leggi che lo prescrivevano.

Il campo di tiro con l’arco

Passato l’ingresso del Cimitero Comunale, continuando verso sud est lungo la prosecuzione della via Eleonora d’Arborea per altri circa duecento metri, si vede alla destra della strada il cancello di ingresso del Campo di tiro con l’arco di Uras, nel quale svolge la sua attività la società sportiva Arcieri Uras che pratica, come disciplina, appunto il tiro con l’arco.

Uras-Campo di tiro con l’arco: ingresso Uras-Campo di tiro con l’arco: il Campo da gioco

I resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia

Uras-Veduta dei resti del Nuraghe complesso Sa Domu BecciaDa dove la SS442 di Laconi e di Uras sbocca sulla via Eleonora d’Arborea che abbiamo presa verso sinistra, dopo circa cinquecentocinquanta metri alla sinistra della strada si vede il cancello di ingresso dell’area dove si trova il Nuraghe Sa Domu Beccia, ossia la casa vecchia in campidanese. Secondo l’archeologo Giovanni Lilliu doveva essere la reggia di una piccola capitale, esattamente come Su Nuraxi di Barumini ed il Nuraghe Losa di Abbasanta. Prima di lui, all’inizio dell’ottocento, altri studiosi sardi, Vittorio Angius e Giovanni Spano, testimoni oculari della fortezza, ne hanno esaltata l’architettura. L’antica maestosità del Nuraghe costituisce un unicum nell’Isola per la singolare articolazione di torri e cinte fortificate. Si tratta, infatti, di un Nuraghe di tipo complesso costituito da un un mastio e bastioni, con aggiunte almeno cinque torri laterali, secondo alcuni forse addirittura sette torri laterali, di alcune delle quali restano però pochissime tracce, le quali racchiudono un cortile. Il Nuraghe è stato costruito a 36 metri di altezza con grossi massi scuri in basalto di origine vulcanica. La camera centrale è marginata da tre nicchie, da due di queste nicchie laterali parte una scala per il piano superiore. Nel cortile interno è presente un pozzo in basalto. Attorno al corpo centrale vi è una cinta muraria che costituiva l’antemurale poligonale, forse ottagonale, che collegava sei o sette torri sugli angoli. Il mastio comunicava con le torri laterali per mezzo di un gallerie a corridoio.

Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: ingresso dell’area nuragica Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: veduta dei resti del Nuraghe Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: mura del Nuraghe

Purtroppo si trova in cattivo stato di conservazione dato che questo Nuraghe è stato distrutto tra gli anni 1822 e 1825, durante la costruzione della SS131 di Carlo Felice. In un articolo comparso in un inserto illustrato de La Nuova Sardegna del 1989, si afferma che con i massi presi dal monumento di Uras furono realizzati oltre quindici chilometri di selciato della strada verso Oristano. Vana fu la protesta del conte Alberto della Marmora, che denunciò lo scempio, ed inutili furono poi le recriminazioni dell’archeologo canonico Giovanni Spano. Ormai il danno era irrimediabile e del complesso nuragico rimasero soltanto le tracce impressionanti e suggestive. Il complesso nuragico è stato oggetto di scavi dal 1989, e gli ultimi scavi archeologici sono stati condotti negli anni 2013 e 2014 sotto la direzione di Emerenziana Usai.

Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: interno con accesso al mastio Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: accesso al mastio Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: ingresso del mastio Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: scala che conduce al piano superiore Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: il cortile interno Uras-resti del Nuraghe complesso Sa Domu Beccia: il pozzo nel cortile

Tutto intorno al Nuraghe, del quale si vedono i resti alla destra della strada che ci ha condotti a visitarlo, si estendeva un Grande villaggio nuragico comprendente ben 152 capanne circolari, alcune delle quali discretamente conservate. All’ingresso del villaggio sino a poco tempo fa si trovavano due menhir, probabilmente dedicati alla dea madre. Si pensa che questo villaggio fosse un importante centro per la lavorazione dell’ossidiana del Monte Arci, come anche il villaggio di Puisteris, vicino a Mogoro. Gli scavi hanno portato alla luce importanti reperti, strumenti ed armi in ossidiana, numerosi coltellini e frecce, ed anche reperti ceramici della Cultura di Ozieri.

Uras-resti di capanne del villaggio nuragico Sa Domu Beccia Uras-resti di capanne del villaggio nuragico Sa Domu Beccia Uras-resti di capanne del villaggio nuragico Sa Domu Beccia

Questo sito è stato abitato dal periodo della Cultura di Bonu Ighinu, nel Neolitico Medio secondo la cronologia calibrata tra il 4700 ed il 4200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 4000 ed il 3400 avanti Cristo, ed è stato abbandonato in seguito all’invasione punica, intorno al 650 avanti Cristo.

Uras-resti della Tomba di giganti di Sa Domu Beccia IA circa cento metri dal complesso nuragico si trovano i resti di tre Tombe di giganti. La pricipale è la Tomba di giganti di Sa Domu Beccia I, che si trova proprio a ridosso della SS131 di Carlo Felice, che scorre ad est rispetto al Nuraghe, ed è stata costruita in basalto a 35 metri di altezza. La tomba è costituita da un vano funerario rettangolare racchiuso entro un corpo tombale absidato nella parte posteriore, e con esedra semicircolare sulla fronte. La camera funeraria e l’emiciclo sono caratterizzati da doppio paramento murario, costruito con blocchi di basalto grossolanamente squadrati e disposti a filari. In mezzo alla tomba si vede una costruzione moderna in cemento armato, dato che pare che la tomba dei giganti sia stata utilizzata come polveriera durante la costruzione della SS131 di Carlo Felice, ecco perché era stata dotata di una copertura in cemento armato e di una porta in ferro non più presente. Scavi archeologici di questa tomba sono stati effettuati nel 1947 dall’archeologo Cornelio Puxeddu. La seconda è la Tomba di giganti di Sa Domu Beccia II, ed è stata edificata in materiale inderminato a 40 metri di altezza. La terza è la Tomba di giganti di Sa Domu Beccia III che è stata edificata in materiale inderminato a 35 metri di altezza, e la sua recente individuazione è stata presentata nel 2020 al IV Festival Internazionale della Civiltà Nuragica di Orroli.

I resti del Nuraghe complesso Maringianu

Uras-Veduta dei resti del Nuraghe complesso MaringianuArrivando ad Uras da est con la SS442 di Laconi e di Uras, quando questa strada statale sbocca sulla via Eleonora d’Arborea, la prendiamo verso destra, ossia dirigendoci verso nord ovest sulla via Eleonora d’Arborea che porta all’interno dell’abitato. Percorsi lungo la via Eleonora d’Arborea appena un centinaio di metri, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per San Nicolò d’Arcidano e Terralba ed imbocchiamo la SP47, la seguiamo per due chilometri e mezzo, poi subto dopo un cartello segnaletico svoltiamo a sinistra nella strada che, in ottocento metri, ci porta a vedere alla sinistra il sentiero che conduce al Nuraghe Maringianu, che è posto all’interno di una proprietà privata, ed è quindi difficilmente accessibile. Il Nuraghe Maringianu è costruito in basalto a 22 metri di altezza, è un Nuraghe complesso quadrilobato, dotato di un mastio e bastioni realizzati in grandi massi basaltici appena sbozzati, con aggiunte quattro torri laterali, le quali racchiudono il cortile interno. Il Nuraghe non è mai stato scavato e non è quindi documentato.

Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: veduta dei resti del Nuraghe Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: mura del Nuraghe Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: resti di una delle torri

Il Nuraghe è posto in un sito che probabilmente era interessato in epoca precedente con un circolo megalitico, dal momento che alcuni menhir sono stati inglobati nella costruzione stessa del Nuraghe ed altri due sfidano ancora il tempo posizionati a fianco al complesso. Infatti vicino al Nuraghe si nota la presenza di due menhir in granito, il primo dei quali è ancora in piedi, mentre il secondo è tagliato a metà, diviso in due parti di dimensioni straordinarie. I menhir sono posizionati vicino alla parete nord orientale del monumento, e destano particolare suggestione per due motivi fondamentali. Il primo è l’appartenenza di questo monumento megalitico a un’epoca molto antica, quella neolitica, quando rappresentavano verosimilmente la divinità maschile e quella femminile della fertilità. Il secondo è la provenienza del granito, materiale che si discosta notevolmente dalla litologia del territorio limitrofo, e che ha comportato un traporto piuttosto lungo, nonché faticoso, fino al sito.

Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: vicino al Nuraghe i due menhir Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: veduta dei due menhir Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: il primo menhir ancora in piedi Uras-resti del Nuraghe complesso Maringianu: il secondo menhir diviso in due parti

Vicino al Nuraghe si trovano tracce di un insediamento abitativo nuragico. La località nella quale sorge il Nuraghe, indicata anche con il nome di Is Arena, ospita inoltre un sito di età romana, forse in relazione alla via che collegava Karalis ossia Cagliari con Turris Libisonis ossia Porto Torres, la quale nel suo percorso attraversava anche questa zona. A questa via si riferisce un miliare relativo al XXX/XV miglio, ossia al chilomatro 66.65, risalente all’impero dei Costanzo II che ha regnato dal 337 al 361 dopo Cristo.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella possima tappa del nostro viaggio, da Uras ci recheremo a San Nicolò d’Arcidano che visiteremo con i numerosi murali che negli ultimi anno hanno reso unico il suo centro storico, ed i suoi dintorni nei quali scorre a sud dell’abitato il rio Mannu.


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