La storica città di Alghero nella quale si parla ancora oggi il catalano, con i bastioni e le torri difensive spagnole
In questa tappa del nostro viaggio, da Olmedo proseguiremo sulla SP19, che si immette sulla SS127bis Settentrionale Sarda, prenderemo quest'ultima verso sud ovest ed arriveremo ad Alghero La città storica della Nurra dove si parla ancora oggi la lingua catalana. La regione storica della NurraLa Nurra l’antica Nure, che costituiva un’antica curatoria del Giudicato di Torres, è una regione della Sardegna posta all’estremità nord occidentale dell’Isola, che forma un quadrilatero compreso tra il golfo dell’Asinara a nord est ed il Mar di Sardegna ad ovest, delimitata dal rio Mannu a est e dai rilievi del Logudoro a sud est. I comuni che fanno parte della Nurra sono: Alghero, Olmedo, Porto Torres, Stintino, e numerose frazioni del comune di Sassari. Si tratta di una zona prevalentemente pianeggiante scarsamente popolata, il cui territorio conserva traccia degli insediamenti sparsi dei pastori e contadini, che abitavano in ricoveri di bestiame denominati Cuiles. I punti più alti sono il monte Forte di 464 metri e il monte Doglia di 437 metri. L’economia è basata sull’agricoltura, favorita da importanti opere di bonifica, la pastorizia, la pesca ed il turismo balneare. Importante è stato anche lo sfruttamento minerario della zona, ossia le estrazioni di piombo e zinco ad Argentiera, e minerali di ferro a Canaglia. In viaggio verso AlgheroNell’ultima tappa eravamo arrivati a Olmedo, da dove è possibile raggiungere Alghero, che è però raggiungibile anche direttamente partendo da Sassari. Da Sassari, per raggiungere Alghero, prendiamo la nuova SS291var della Nurra, con la quale passiamo dopo poco più di un paio di chilometri l’insediamento industriale di Predda Niedda e, dopo meno di quattordici chilometri, ci immettiamo sulla vecchia SS291. Qui troviamo lo svincolo, dove proseguendo dritti, si prende la prosecuzione della SS291var a 4 corsie verso Alghero, mentre verso sinistra si prende la SS291 a 2 corsie verso Santa Maria la Palma. Percorsi circa sei chilometri sulla SS291 a due corsie, incrociamo la nuova SP42 che arriva da Porto Torres, e che prendiamo verso sinistra. Proseguiamo sulla SP42 per poco più di dieci chilometri, per deviare a sulla SP27bis proveniente da Fertilia, che porta ad Alghero, nella periferia nord, dove si trovano le spiagge del lido di Alghero. Da qui proseguiamo all’interno dell’abitato, fino a raggiungere il Municipio. Dal Municipio di Sassari a quello di Alghero abbiamo percorso 37.9 chilometri. Da Olmedo alla frazione Alghero Sant’Angelo Custode e poi da qui ad AlgheroPartendo da Olmedo, dopo circa cinque chilometri sulla SP19, arriviamo a uno svincolo, dove prendiamo la seconda uscita, che ci fa immettere sulla SS127bis Settentrionale Sarda ch, in circa sette chilometri, ci porta nella località denominata Galboneddu. Prima di arrivare, nella campagna circostante, si trovano interessanti strutture turistiche, e si trova anche la frazione Alghero denominata Sant’Angelo Custode (altezza metri 31, distanza in linea d’aria circa 3 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Percorsi altri tre chilometri da questa frazione, arriviamo ad Alghero, entrando in città da est, e proseguiamo verso sinistra in direzione del Municipio. Dal Municipio di Olmedo a quello di Alghero abbiamo percorso 15.7 chilometri, e dal Municipio di Sassari a quello di Alghero abbiamo percorso anche in questa caso 37.9 chilometri. La città di AlgheroLa città di Alghero (nome in lingua sarda S’Alighera in catalano L’Alguer, altezza metri 7 sul livello del mare, abitanti 42.352 al 31 dicembre 2021) è la quinta città della Sardegna come numero di abitanti. È situata nella parte sud occidentale della Provincia di Sassari, sulla costa, nella Nurra, tra Sassari, Olmedo, Uri, Putifigari e Villanova Monteleone, e dista una trentina di chilometri da Sassari e una ventina da Porto Torres. È attraversata dalle SS127bis Settentrionale Sarda proveniente da Uri, e dalla SS292 Nord Occidentale Sarda che porta a Villanova Monteleone. La linea ferroviaria che collega Sassari con Alghero ha uno scalo sul posto. È dotata di un aeroporto, che si trova a Fertilia e dista circa dieci chilometri dall’abitato. Ha un proprio porto, ma il terminale, per i movimenti merci e passeggeri di maggiori dimensioni, dista trentacinque chilometri. Il territorio Comunale, classificato di pianura, comprensivo delle isole marittime Piana, Foradada e della Maddalena e dell’area speciale stagno laguna del Calik, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate. Alghero è conosciuta anche come Barceloneta, ossia la Piccola Barcellona, dato che la città ha conservato l’uso della lingua catalana, di cui costituisce un’isola linguistica con oltre il venti per cento dei suoi abitanti che lo parla, sia pure nella sua variante algherese, riconosciuta come lingua minoritaria dalla repubblica Italiana e dalla regione Sardegna. Ad Alghero ha, inoltre, la sua sede istituzionale una delegazione del governo regionale della Catalogna. Alghero è, anche, la terza città universitaria della Sardegna dopo Cagliari e Sassari. Vi ha sede, infatti, l’Università per Stranieri di Alghero, e vi sono presenti alcune facoltà dell’Università di Sassari. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio e delle città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeDi origine incerta, il suo etimo è, probabilmente, legato alle alghe del litorale. Per quanto riguarda l’origine del suo nome, nel 1839 Alberto Ferrero conte della Marmora scriveva, infatti: Il nome di Alghero sembra provenga da aliga (alga, erba marina), che sarebbe stato trasformato in S’Alighera (luogo dell’Alga), che è il nome della città nella lingua dei paesani dei dintorni. La sua economiaPer quanto riguarda la sua economia, Alghero è il capoluogo della Riviera del Corallo, nome che deriva dal fatto che nelle acque della sua rada è presente la più grande quantità del prezioso corallo rosso della qualità più pregiata, che viene pescato da corallari subacquei, attività che ha avuto una grande importanza per la città, tanto che il ramo di corallo è inserito nel suo stemma. L’economia della città è basata, oltre che sul corallo, anche sul porto, importante anche per la pesca delle aragoste, anche sull’agricoltura e sull’attività industriale. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivo, agrumi, uva dalla quale si ricavano i pregiati vini Vermentino, Rosé, le Bombarde, l’Anghelu Ruiu e l’Embarcador. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’artigianato è caratterizato soprattutto dlla produzione del coltello tradizionale. L’industria è costituita da numerose aziende che operano in svariati comparti, dall’estrattivo alla pesca, dalla lavorazione del legno all’editoria, dall’industria chimica alla lavorazione del vetro, dal cantieristico al manifatturiero, soprattutto oreficerie. Le sue bellezze naturalistiche l’hanno resa una delle località più frequentate di tutta l’isola dal turismo internazionale. La sua collocazione all’interno di una bellissima rada, i bastioni, le stradine caratteristiche e il suo dialetto ne fanno la perla della riviera del corallo. forte attrazione esercita anche il vicino promontorio di Capo Caccia e la famosissima grotta di Nettuno, che si snoda lungo milleDuecento metri tra limpidi laghetti e angusti cunicoli, raggiungibile attraverso la spettacolare Escala del cabirol, ossia la scala del capriolo, con 656 gradini a strapiombo sul mare. A livello ricettivo, Alghero offre buone possibilità di soggiorno e soprattutto di ristorazione, dato che rinomata è la sua gastronomia che vanta piatti quali l’aragosta alla catalana; il Peutxus, costituito da zampette di agnello e capretto lessate e bagnate con salsa piccante; il Polpallada, costituito d’polpi conditi con la stessa salsa usata per il Peutxus; e diversi altri piatti come riso allo scoglio, pasta e fagioli con carne, spaghetti con ricciola e granchi, farfalle con seppie e favette. Il coltello tradizionale sardoI coltelli tradizionali sardi si suddividono in tre categorie di base, che sono Sa leppa, ovvero il coltello a manico fisso ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini, il coltello a serramanico chiamato nel nord Sa resolza e nel sud S’Arresoja, e Sa Còrrina, che è il coltello più semplice e antico, che presenta una lama fissa a foglia d’ulivo e manico in corno di capra, ed è usato tipicamente dai pastori. Esistono tantissime varietà di Sa leppa, a seconda della zona geografica di produzione e della struttura morfologica del coltello stesso. I principali tra quelli ad oggi sono ancora realizzati sono la Pattadese, l’Arburese, la Guspinese, ai quali la regione Sardegna, per tutelare la produzione artigianale dell’Isola, ha conferito il marchio Doc. Altri centri di eccellenza sono Tempio Pausania, Dorgali, Alghero, Santu Lussurgiu e Assemini. Abitudine diffusa in Sardegna, soprattutto tra gli uomini, è di ricevere in regalo uno di questi coltelli che gli artigiani realizzano in manico d’osso e lama in acciaio, ma non è un regalo come gli altri, dato che ha un significato molto profondo. Oltre a essere un gesto di grande amicizia, è un auspicio di un felice futuro, poiché serve a tagliare tutti i rami secchi del passato e concentrarsi sul futuro. Ma tecnicamente il coltello non si regala, chi lo riceve è obbligato, secondo la tradizione, a regalare una moneta, anche di pochissimo valore, alla persona da cui lo riceve. In questo modo il coltello non servirà mai a separare l’amicizia. Brevi cenni storiciSituata in una località abitata sin dall’età neolitica, sito di interessanti tracce nuragiche, le sue origini non sono ben definite. Si ritiene sia stata fondata dalla famiglia genovese dei Doria, in età medioevale, nel 1102, fortificando un piccolo villaggio di pescatori. Rimane genovese, anche se i Pisani riescono a conquistarla, ma solo per pochi anni, fino ad essere assediata dai catalani di Bernardo Cabrera, ed alla battaglia di Porto conte del 1353, in cui una flotta aragonese, alleata ai veneziani e a Mariano IV d’Arborea, sconfigge l’ammiraglio genovese Antonio Grimaldi. Il loro dominio dura poco, perché i Sardi ed i Genovesi riescono a scacciare gli Aragonesi. Entra, però, sotto il dominio aragonese nel 1355, quando re Pietro IV d’Aragona detto il Cerimonioso, dopo un assedio durato molti mesi, riconquista Alghero e dichiara l’annessione della città, che diviene un caposaldo della dominazione aragonese e poi spagnola nell’isola. Gli Aragonesi stabiliscono che ad Alghero devono vivere solo i Catalani, perciò i Sardi vengono scacciati dalla città, dove si insedia da subito una colonia di Catalani, che le danno una netta impronta aragonese catalana, al punto che ancora oggi gli abitanti parlano correntemente il catalano. Sia il Cerimonioso che i suoi successori attuano una politica di vantaggi economici, di franchigie e privilegi che legano strettamente la città alla Corona catalano aragonese. restaurata e rinforzata nelle mura, ed impegnata in attività quali la pesca del corallo, costituisce una solida fortezza sempre fedele alla Corona. Per quasi quattrocento anni Alghero, tra alterne vicende storiche, rimane sotto il dominio spagnolo. I forti vincoli che univano Alghero, l’Alguer, alla madre patria si mantengono vivi sino al diciottesimo secolo e si interrompono solo al momento del passaggio del Regno di Sardegna, prima, nel 1708, all’Austria, che nel 1720 lo cede ai Savoia. restano a ricordarlo, oltre al nome di Barceloneta, le emergenze architettoniche realizzate da maestranze catalane e soprattutto la lingua, una variante dialettale catalana, ancora oggi parlata. Passata in epoca repubblicana, dopo la Seconda Guerra Mondiale, Alghero con la sua riviera si afferma come la prima stazione balneare e turistica dell’Isola, con un turismo ancora oggi in rapido incremento. Alghero in età spagnola viene elevata al rango di cittàIn età spagnola, Alghero nel 1501 viene elevata dal re Ferdinando II detto il Cattolico al rango di città regia, e viene a costituire una delle sette città regie. Esse non sono infeudate ma sottoposte alla diretta giurisdizione reale, e godono di privilegi e concessioni, derivanti dal loro status. Sostanzialmente le città hanno poteri amministrativi di autogoverno, che esercitano attraverso propri rappresentanti eletti chiamati consiglieri, sui quali l’amministrazione regia interviene per sancire o rigettare le decisioni assunte, tramite un rappresentante chiamato vicario, ossia Veguer, o podestà. Inoltre le città regie hanno anche poteri politici, in quanto i loro rappresentanti, chiamati sindaci, costituiscono uno dei tre bracci del Parlamento del regno, ossia dello stamento reale, e generalmente la rappresentanza è inibita ai nobili, che fanno invece parte dello stamento militare. Il governo sabaudo del Regno di Sardegna, utilizza ancora per gli stessi centri la terminologia di città, secondo la consuetudine diffusa in Piemonte, ma in modo puramente onorifico e senza privilegi. Titolo che viene confermato dal successivo regno d’Italia e dalla repubblica Italiana. Personaggi storici nati ad AlgheroAd Alghero sono nati alcuni importanti personaggi storici. Il poeta Antonio lo Frasso nasce ad Alghero nel 1520, intraprende la carriera militare tanto da definirsi Militàr sardo de la ciudad de l’alguer. Accusato di omicidio passionale, viene costretto a espatriare in una data compresa tra il 1565 e il 1571, e vive a lungo a Barcellona, dove si dedica interamente alla poesia, scrivendo, oltre che in castigliano, anche in lingua sarda. Qui, con Los diez libros de la fortuna de amor, del 1573, raggiunge una certa popolarità, tanto che anche Miguel de Cervantes, nel Don Chisciotte, cita quest’opera. Nei versi di una sua poesia in castigliano traspare la nostalgia per Alghero. Antonio lo Frasso muore, probailmente, a Cagliari nel 1595. |
Gerolamo Ferret nasce in Alghero nel 1552, e viene ricordato perché, nel suo testamento del 1621, lascia una donazione per la fondazione di un collegio gesuitico, destinando una parte dell’eredità per la costituzione di una dote per fanciulle orfane che intendano sposarsi o farsi monache. L’eredità è talmente alta che, a sue spese, viene edificata la chiesa di San Michele, nella quale è presente una lapide funebre dedicata al capitano Hieronymo Ferret. Egli milita con gli Spagnoli nelle campagne d’Italia e di Sicilia, dove muore, a Palermo, nel 1621. |
Il barone Giuseppe Manno nasce ad Alghero il 17 marzo 1786. È un politico, storico e letterato italiano, che ricopre l’incarico di presidente del Senato del Regno di Sardegna e, successivamente, del regno d’Italia. È noto anche per aver scritto tra il 1825 ed il 1827 la Storia di Sardegna, nella quale si nota la sua ostilità verso le idee liberali. Nel 1828 scrive il saggio Dei vizii dei letterati, mentre nel 1831 scrive Sulla fortuna delle parole. La sua opera più importante è comunque la Storia moderna della Sardegna, edita nel 1842. muore a Torino il 25 gennaio 1868. |
Le principali feste e sagre che si svolgono ad AlgheroNumerosissime le manifestazioni di carattere culturale, folcloristico e religiose, tra le quali si segnalano: la Sagra più nota, ossia quella del riccio di mare, chiamata Sagra de Lu Bogamarì, che si tiene tra gennaio e febbraio, il periodo in cui il riccio di mare è più saporito e carnoso; significativa è la settimana del Carnevale, con sfilate di carri, bande musicali e gruppi folcloristici, che si conclude con una grande frittellata nella piazza Civica; i riti della Settimana Santa, con suggestive rappresentazioni derivanti dalla tradizione catalana, risalenti al diciassettesimo secolo; a maggio si disputa la famosa cronoscalata automobilistica Alghero-Scala Piccada, che si svolge sul primo tratto della SS292 Nord Occidentale Sarda, da Alghero verso Villanova Monteleone, lunga cinque chilometri, che è valevole per il Trofeo Italiano Velocità Montagna, la Coppa Italia Montagna nord e la Coppa Italia Montagna sud, ed è l’unica cronoscalata sarda assieme alla Iglesias-Sant’Angelo che ne fa parte; a maggio, si svolge la Festa della Madonna di Valverde; a giugno, il premio nazionale di letteratura e giornalismo Alghero: donna; a luglio si svolge il festival della canzone algherese, chiamato Una Cancò per l’estiu, ossia una canzone per l’estate; sempre a luglio si svolge anche la Festa de lo Sant Crist de la Costera del Coral, ossia la Festa del Santo Cristo della costiera del Corallo, durante la quale si svolge una processione di barche a mare, seguita da una messa sottomarina; la prima settimana di agosto si svolge la Festa di Nostra Signora della Mercede, titolare dell’omonima chiesa, alla quale partecipano migliaia di fedeli, con una suggestiva regata storica di barche davanti alla passeggiata a mare, e con il lancio di corone di fiori da barche e da aerei, per ricordare gli algheresi caduti in mare durante tutte le guerre; il 29 settembre, si svolge la Festa di San Michele Arcangelo, il Santo patrono della città, che vede per tre giorni il centro storico caratterizzato della sua connotazione più autentica e popolare, con i riti religiosi che richiamano i cittadini a raccogliersi attorno al Santo patrono, e con l’esibizione dei migliori artisti e musicisti algheresi; sempre a settembre si svolgono feste nelle borgate nei pressi di Alghero, e tra queste, a Santa Maria la Palma la Festa di Santa Maria la Palma, e, presso il centro di Maristella, vicino a Porto conte, la Festa della Madonna Stella Maris; sempre a settembre, il premio letterario di poesia, Rafael Sari; nel periodo natalizio si svolge il Cap d’Any d’Alguer, ossia il Capodanno di Alghero, con l’organizzazione di diversi spettacoli di intrattenimento, numerosi concerti nelle piazze e nelle vie più significative del centro storico, sino al gran finale della notte di San Silvestro, il 31 dicembre. I riti della Settimana Santa ad AlgheroImportanti sono i Riti della Settimana Santa algherese, la Setmana Santa de l’Alguer, tra i più suggestivi della Sardegna per l’affascinante scenario del centro storico e per la forte impronta catalana, che si ripetono immutati da secoli e che attirano turisti da ogni parte della Sardegna e dalle comunità catalane della Spagna. Le sacre rappresentazioni della Passione sono organizzate dal diciassettesimo secolo dai membri della Confraternita di Nostra Signora della Misericordia, detta anche dei Germans Blancs. Al vespro del Venerdì di Passione, dalla chiesa di San Francesco parte la Processò de Nostra Senyora de le set dolors, detta anche Processò de les dames perché pare fosse organizzata dalle nobildonne algheresi, composta da un corteo di donne vestite di nero che accompagna la statua della Vergine dei Sette Dolori parata a lutto e procede salmodiando lungo le vie del centro. Dell’immagine della Vergine Addolorata si conservano ad Alghero, in differenti Chiese, quattro copie utilizzate in cerimonie diverse. La Domenica delle Palme nella chiesa della Misericordia si celebra una piccola processione al termine della quale viene preparato il Sancristus e sistemato sulla croce. Questa operazione è effettuata da cinque confratelli aiutati da quattro Varons, quattro Baroni, due dei quali rappresenteranno, il Venerdì Santo, vestiti con antichi costumi spagnoleggianti, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo. Il Martedì Santo è dedicato alla Processione dei Misteri, che sono custoditi nella chiesa di San Francesco nella quale furono portati dalla estinta Confraternita dell’Orazione e Morte. La processione parte dalla chiesa di San Francesco e si dirige verso la cattedrale accompagnando le sei statue dei Misteri, portate a spalla, che rappresentano i momenti più significativi della Passione di Cristo: Jesus engenollat, ossia Gesù inginocchiato nell’orto degli ulivi Jesus lligat a una colonna, ossia la flagellazione; Jesucrist burlat, ossia l’incoronazione di spine; Jesus amb la creu, Gesù che porta la Croce sul Golgota; quindi il Cristo Crocifisso; da ultima Maria Addolorata. La mattina del Giovedì Santo vengono benedetti i tre oli degli infermi, crismale e battesimale. La sera viene celebrata la Messa in Coena Domini dove vengono Lavati i piedi degli Apostoli. Successivamente viene inscenata la Processione delle Celcas dove le donne della Confraternita, in numero dispari, si recano ai sepolcri allestiti nelle varie Chiese portando la statua della Vergine dei Sette Dolori che, vagando di chiesa in chiesa, cerca disperatamente il figlio; la ricerca non da alcun esito e la processione, tristemente, riaccompagna la Madonna alla chiesa della Misericordia. Da questa chiesa il seicentesco simulacro di Cristo ligneo, accompagnato dai simulacri della Madonna Addolorata e di San Giovanni, viene portato alla cattedrale, dove si svolge la cerimonia dell’Alburament, sintesi fra l’espressione Arbor crucis e il termine Arborar, utilizzato dai marinai algheresi per indicare l’issare le vele. Il simulacro viene solennemente innalzato al centro dell’altare, gli viene deposta in testa la Corona di spine, ed i Confratelli lo vegliano per l’intera notte. Il pomeriggio del Venerdì Santo si celebra in cattedrale l’adorazione della croce, detta popolarmente Missa Fugi-Fugi, una liturgia di lutto per la morte di Gesù. La sera dalla chiesa della Misericordia arrivano nella cattedrale Maria e San Giovanni, la Confraternita, e nove bambini che tengono un vassoio a testa, nei quali si trovano tre martelli, tre tenaglie e due fasce. Il nono vassoio è vuoto e servirà a contenere i chiodi. Martelli e tenaglie servono per togliere i chiodi da mani e piedi del Cristo, le fasce servono per sorreggerlo. Qui si svolge la cerimonia del Desclavament, durante la quale i quattro Varons depongono Gesù dalla croce e lo distendono nel Bressol, ossia nella culla, una ricca bara in stile barocco decorata in oro zecchino. Ed è proprio questa bara, ricoperta da un velo leggerissimo, che viene portata in una processione silenziosa lungo le vie strette di Alghero, in un corteo notturno dei confratelli, della folla dei fedeli alla luce di fiaccole rosse dette Farols portate dalle donne, e dei cantori che intonano preghiere in musica, con antichi canti Catalani e Gosos in lingua sarda. Il rito si conclude a notte fonda nella chiesa ed oratorio della Misericordia. La mattina del Sabato Santo La Madonna viene portata in forma privata nella chiesa di San Francesco, da dove partirà per l’incontro della domenica. A mezzanotte, dopo la benedizione dell’acqua e del fuoco, si celebra la messa di resurrezione e vengono sciolte le campane. Nella mattina della Domenica di Pasqua dalle Chiese di San Francesco e della Misericordia escono due processioni che accompagnano, rispettivamente, i simulacri della Vergine e del Cristo risorto. Qui si svolge S’Incontru, ossia le due statue si incontrano fra la folla festante, gli spari dei fucili, al suono festoso delle campane di tutte le Chiese. Le due statue si inchinano l’una all’altra e le due processioni si fondono in una, proseguendo per un breve itinerario accompagnate dai Gremi, ossia dalle corporazioni di arti e mestieri, con i loro vessilli. Dai Giardini Pubblici iniziamo la visita del centro di Alghero partendo dalla cerchia dei bastioniL’abitato, con vista panoramica sul mare, è circondato, a sud, dalla vasta distesa verde degli antichi oliveti, e, a nord, dalle fertili pianure della Nurra. Alghero conserva un prezioso centro storico, che un tempo era circondato da possenti mura, ed, arrivati ad Alghero, visiteremo il suo caratteristico centro storico, con le strette stradicciole sulle quali si affacciano le numerose botteghe artigiane. I Giardini Pubblici Giuseppe MannoEntrati in città da est con la SP19, ossia dalla strada proveniente da Olmedo, che all’interno del centro abitato assume il nome di via Vittorio Emanuele II, incontriamo subito, alla destra della strada, i grandi Giardini Pubblici all’interno dei quali possiamo ammirare la statua commemorativa del barone Giuseppe Manno. Iniziamo la visita dei bastioni con le torri difensive spagnoleLe antiche mura esterne della città, note come Bastioni sono state edificate dai Doria nel dodicesimo secolo, e sono state successivamente potenziate dai catalano aragonesi, in modo da costituire un efficace e complesso sistema difensivo. Da loro la cinta muraria è stata integrata e rinforzata con numerose torri, tanto che nel 1374 se ne contavano ben ventitre. Dai Giardini Pubblici iniziamo il giro di quello che resta dei fortini e delle mura spagnole, delle quali oggi rimangono ancora intatte tutte quelle affacciate verso il mare, mentre le mura a terra sono state abbattute a fine ottocento, per consentire l’espansione verso l’interno della città. Attualmente, delle dieci torri ristrutturate ed inserite nell’ultima revisione del perimetro fortificato, ne sono rimaste integre nove, e l’unica demolita è la Torre della porta a Mare, sul porto. La Torre del Pultal o Torre della Porta di TerraAl termine di via Vittorio Emanuele II, dopo aver passato i Giardini Pubblici, vediamo, sulla sinistra della strada, la Torre del Pultal che è la torre spagnola edificata nel cinquecento al posto dell’antica Torre del Portal real, cioè di una delle porte di accesso della città, che in epoca sabauda è stata chiamata Torre della Porta di Terra. Costituiva, infatti, l’unica via di accesso alla città vecchia per chi proveniva da Sassari, con la strada che passava per Olmedo, ed il suo ingresso era protetto da un pesante ponte levatoio, oggi rimosso, il quale veniva calato all’alba e risollevato al tramonto, tanto che la massiccia torre, fino al 1848, si chiudeva a sera con il famoso grido Chi resta, resta. La Torre di San Juan o Torre di San GiovanniDa qui, prendendo la via Simon, arriviamo a largo San Francesco, dove troviamo la Torre di San Juan ossia Torre di San Giovanni realizzata, maestosa come la vicina Torre dello Sperone, in pietra arenaria nel sedicesimo secolo, ma successivamente ridimensionata per ragioni militari nella prima metà del 1700. Ha comunque ancora oggi circa dieci metri di diametro, e mura spesse oltre quattro metri. Dei tre piani originari, raggiungibili attraverso una scala interna allo spessore delle mura, ne sopravvivono solo due. In piazza Sulis si trova la Torre de l’Esperó rejal o Torre dello Sperone o torre SulisProseguendo su via Fratelli Kennedy, arriviamo in piazza Sulis, dove sorge la Torre de l’Esperó rejal ossia Torre dello Sperone che prende il suo nome dalla presenza a ridosso della stessa di una propaggine della fortificazione, uno sperone, appunto. Oggi è più nota con il nome di Torre di Sulis che le è stato dato dopo che il capopopolo rivoluzionario Vincenzo Sulis vi è stato rinchiuso, ed ha trascorso ben 22 anni di isolamento al suo interno. Questa torre è certamente tra le più maestose di Alghero, avendo le mura spesse ben sei metri, con tre piani dalle volte altissime, sorrette da enormi nervature, raggiungibili attraverso una scala interna ricavata nel muro, e posa le sue fondamenta direttamente nel mare. In piazza Sulis si trova anche il ristorante Il Pavone consigliato dalla Guida MichelinAl civico numero 3 della piazza Sulis si trova il ristorante Il Pavone, che viene consigliato dalla Guida Michelin. Nella piazza, al civico numero 3 della piazza Sulis, si trova il ristorante Il Pavone, un locale specializzato in pesce e frutti di mare in un ambiente classico, che dal 1979 offre qualità e costanza, e che viene consigliato dalla Guida Michelin. Il ristorante è gestito da Domenico Caria, che ci lavora da quando aveva i pantaloncini corti, arreda il locale con estetico pragmatismo tanto che il modernariato di gusto è tutto in vendita, dato che la sua famiglia aveva un negozio di antiquariato. Situato in pieno centro, è quindi un locale personalizzato con quadri di artisti contemporanei e da un’originale collezione di liquori in formato mignon, con la possibilità di avere i pasti serviti all’esterno, nei tavolini affacciati sulla piazza. Con una bella veranda sul grand bleu, propone una cucina che omaggia il mare con materie prime locali di ottima qualità e preparazioni sapide e gustose. Dagli antipasti ai dolci, tutti i piatti sono creati con ingredienti locali e di prima qualità. E per un’alternativa più economica, ci si può anche accomodare nell’attiguo ristorante Piccolo Pavone. |
La Torre de Sant Jaume o Torre di San GiacomoDa piazza Sulis inizia il lungomare di Alghero che prende il nome di bastione Cristoforo Colomb. Il bastione Cristoforo Colombo porta alla Torre de Sant Jaume ossia alla Torre di San Giacomo che è nota anche come Torre dei Cani, in quanto in tempi non molto remoti è servita da canile. Guardandola esternamente, risalta subito la sua pianta ottagonale, e, nonostante appaia piuttosto piccola, in origine era composta di tre piani, due dei quali sono ancora oggi conservati. Anche questa torre, come quella di Sulis, posa le sue fondamenta direttamente in mare. Gli interni, a pianta circolare, derivano da un suo rifacimento avvenuto dopo il 1625, probabilmente per rafforzarne la struttura. La Torre della Garritta o Torre della CampanaProseguendo lungo il bastione Marco Polo, arriviamo, poi, al bastione Pigafetta, che costituisce la parte nord occidentale delle mura spagnole. All’interno di questi bastioni si trova, verso il mare, ad ovest, la Torre della Garritta chiamata anche Torre della Campana è la più piccola delle torri, e deriva il suo nome da una campana che era posta sulla sua cupola e che aveva il compito di avvisare i marinai della chiusura della porta, attraverso la quale le imbarcazioni potevano accedere alla darsena presente all’interno delle mura. La Torre de la Polvorera o Torre della PolverieraVicino ad essa si trova la Torre de la Polvorera ossia Torre della Polveriera. realizzata nella seconda metà del settecento, la torre è stata destinata ad arsenale per armi e polvere da sparo, per la difesa contro gli attacchi provenienti dal mare, per sostituire gli edifici fatiscenti nei quali venivano conservate armi ed esplosivi. La vecchia struttura della torre, dal 2008, è oggetto di scavi archeologici. Tra la Torre della Garritta e la successiva Torre de Castilla, lungo le mura della fortificazione, è presente la cosiddetta Torre Falsa con la forma cilindrica tipica di una torre, ma priva di ingressi. La sommità è accessibile direttamente dal camminamento dei Bastioni Pigafetta. La Torre di Sant’Erasmo in castigliano di Sant’Elemo chiamata anche Torre de CastillaSempre verso il mare, ma più ad est, si trova la Torre di Sant’Erasmo il Santo navigatore di cui si trova testimonianza ad Alghero nell’altare presente all’interno della Grotta Verde vicino a Capo Caccia, detta in castigliano di Sant’Elemo il cui culto ha avuto, ad Alghero, un’origine antichissima, portato probabilmente in città già dai suoi fondatori genovesi. Viene chiamata anche Torre de Castilla è stata edificata nel sedicesimo secolo, e ad essa si accede salendo alcuni gradini. La torre è inglobata in una sopraelevazione della muraglia, ed alla base della torre, si può vedere, scolpito in bassorilievo, lo scudo della Corona d’Aragona. Dal 1950 accoglie il gran simulacro in bronzo della Madonna di Stella Maris. Il porto di Alghero dove era presente la Torre della Porta a MareDa questa torre, prendiamo il bastione Ferdinando Magellano, che ci conduce al Porto di Alghero sempre molto frequentato e bellissimo da vedere. È uno dei porti più importanti con oltre cinquecento posti barca e tutti i servizi in banchina, molto comodo perché realizzato nella città, particolarmente per chi arriva in Sardegna dalle coste spagnole o francesi. Dal Porto, tra l’altro, partono i battelli che, costeggiando Porto conte, portano a Capo Caccia, per la visita alle grotte di Nettuno. Qui si trovava la Torre della Porta a Mare l’unica delle torri che è stata demolita, sostituita da una piccola piazzetta e, in parte, dall’edificio della Guardia costiera. Il forte e la Torre de la Magdalena o della MaddalenaProseguendo sul lungomare, vediamo sulla sinistra il porto vecchio e sulla destra il lato a mare delle mura del Forte de la Magdalena o della Maddalena La fortezza all’interno della quale è stato realizzato un interessante spazio teatrale, che si trova proprio di fronte ai Giardini Pubblici, dai quali siamo partiti per la nostra visita. Il forte termina verso il mare con la Torre de la Magdalena o della Maddalena eretta anch’essa nel sedicesimo secolo, che si presenta con due piani, collegati da una scala interna allo spessore delle mura. La torre ha pianta circolare, con copertura a chiave di volta e con un oculo centrale, e sulla porta si trova una nicchia nella quale è alloggiata una statua, forse della Maddalena, attualmente deteriorata e quindi difficile interpretazione. All’esterno si notano alcuni corpi sporgenti in muratura, usati come scolatoi per lanciare olio e acqua bollente sugli avversari. Viene chiamata anche Torre di Garibaldi in ricordo di quando l’eroe approdò ad Alghero nel 1855 per trarre in salvo i suoi familiari dall’epidemia di colera che vi imperversava. Dalla porta a Mare si arriva nella piazza CivicaDalla Porta a Mare un arco ci porta nella Piazza Civica in origine denominata Plaça real o anche Plaça del Pou Vell, ossia piazza del pozzo Vecchio. Questa piazza per secoli ha costituito il cuore pulsante della città, e rimane, ancora oggi, il punto principale del centro storico. Sul lato sud della piazza si affacciano, da sinistra a destra, per primo il Palazzo d’Albis chiamato anche Palazzo De Ferrera essendo stato costruito ai primi del quindicesimo secolo dalla famiglia De Ferrera, e passato poi alla famiglia d’Albis. É stato la sede del governatore della città, e la residenza provvisoria dei Vicerè di Sardegna, i quali, prima di insediarsi a Cagliari, prestavano giuramento nella cattedrale di Alghero. Il palazzo è caratterizzato dalle belle finestre gotiche. Da una finestra del palazzo De Ferrera, oggi murata, durante una visita nel 1541, si sarebbe affacciato Carlo V, l’Imperatore che si preparava all’impresa di Tunisi ed era ospite di Alghero, ed avrebbe pronunziato la famosa frase Estode todos caballeros, lodando la città come Bonita y bien asentada. Accanto al palazzo d’Albis, si trova, poco alla sua destra, l’ingresso secondario dell’ex Palazzo Municipale o Palazzo Civico le cui strutture più antiche risalgono al quindicesimo secolo, che si affaccia su due piazze. La facciata principale si affaccia sulla retrostante piazza Municipio, la secondaria, invece, che è la più antica, si affaccia sulla piazza Civica. Il nucleo originario risale al quindicesimo secolo, quando, grazie all’acquisto di alcuni edifici poi riadattati ed unificati, nasceva la sede della municipalità. della facciata più antica è stato trasformato ed intonacato solo il piano terra, mentre all’altezza del primo e secondo piano sono rimasti a vista i conci di arenaria, e, dal primo piano, un balcone in marmo bianco di gusto neoclassico si affaccia sulla piazza, e veniva utilizzato per pronunciare discorsi ed annunci. L’attuale ingresso principale è posto sul retro, sulla via Columbano, proprio di fronte alla piazza Municipio. Nel lato sud della piazza si affaccia anche l’antica sede della Dogana reale punto di passaggio obbligato per chi, arrivato in porto, entrava in città attraverso la porta a Mare. L’attuale edificio conserva alcuni elementi dell’antico palazzo. Più a sinistra, si affaccia l’ottocentesco Palazzo Serra edificio di gusto barocco sabaudo edificato nella seconda metà del diciottesimo secolo, nel quale convivono elementi neoclassici e barocchi, caratterizzato anche da un monumentale portale timpanato. Sul lato nord della piazza si affaccia, inoltre, il Palazzo lavagna un palazzo neoclassico del diciannovesimo secolo. Interessante nella facciata, tra due balconi, una meridiana in ardesia, datata 1866, con la scritta Coelestium index. Sempre sul lato nord della piazza, alla sinistra della porta a Mare, si trova anche il Palazzo Bolasco quasi certamente edificato nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quando si diede inizio alla demolizione di vasti tratti di mura, compresa l’imponente Torre della porta a Mare, che sorgeva lì dove oggi ritroviamo lo slargo che consente l’accesso al centro storico attraverso il sottopasso. si sa per certo che, nella metà del diciannovesimo secolo, il palazzo era di proprietà dei familiari di Giuseppe Garibaldi, che lo hanno ceduto dopo alcuni anni. L’ex chiesa del Rosario che ospita il Museo DiocesanoDalla piazza Civica, prendendo via Manno che ci porta in direzione del duomo, appena superato il palazzo Serra, passata la via Majorca, si trova sulla sinistra la Ex chiesa di Nostra Signora del Rosario. La chiesa ha una lunga storia, in buona parte leggibile anche dall’attenta osservazione della facciata principale. La sua struttura, con la pietra a vista, dimostra come l’edificio fosse precedentemente adibito ad abitazione, con le due porte accanto all’ingresso principale murate, e quattro finestre, che corrispondevano al primo piano, anch’esse murate. La chiesa sorge a pochissimi metri dalla cattedrale ed, con quella di Sant’Anna, è la terza chiesa presente all’interno del medesimo isolato. Dopo molti anni di chiusura, di recente è stata riaperta al pubblico, grazie alla nascita del Museo Diocesano d’Arte Sacra in essa ospitato, nel quale sono esposti i tesori della cattedrale e di altre Chiese storiche della città. La raccolta di argenti, sculture lignee e dipinti documenta l’evolversi, lungo i secoli, della vita culturale e religiosa sia ad Alghero che nei dintorni. La cattedrale di Santa Maria VergineProseguendo lungo via Manno, arriviamo nella piccola piazza del Duomo, dove troviamo, sulla sinistra della strada, la cattedrale di Santa Maria Vergine, definita cattedrale essendo la chiesa più importante della diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra del vescovo della Diocesi di Alghero e Bosa. La chiesa è stata progettata tra il 1554 ed il 1562, anno nel quale sono iniziati i lavori per ricostruire l’antica chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli, distrutta durante un assalto francese nel 1541. Ma i lavori sono stati più volte interrotti per mancanza di fondi, e si è iniziato ad utilizzarla, anche se non ancora completata, nel 1585, mantenendo però le celebrazioni più solenni nella chiesa di San Michele sino al 1593. La chiesa è stata realizzata in stile tardo gotico catalano, ma conserva della costruzione iniziale solo il campanile con la canna a sezione ottagonale, la famosa torre campanaria che spicca dal centro storico di Alghero e che termina in una freccia ornata da maioliche policrome, le strutture absidali ed il grande portale gigliato anch’esso in stile gotico. L’esterno della cattedrale è caratterizzato principalmente dalla facciata neoclassica ottocentesca. L’interno a tre navate, separate tra loro da pilastri e colonne, è stato rimaneggiato nei secoli diciottesimo e diciannovesimo. Nella navata sinistra si aprono tre cappelle, partendo dall’ingresso la prima, nata come Cappella dedicata a San Carlo Borromeo è stata distrutta durante il bombardamento del 1943, ed oggi ospita il fonte battesimale della cattedrale; segue la Cappella delle Anime Purganti e la Cappella di San Filippo Neri. Nella navata destra si apre la grande Cappella dedicata al Santissimo Sacramento, la più sontuosa di tutto il tempio, con un imponente altare in marmo consacrato nel 1824; seguono le cappelle di Sant’Erasmo e quella di San Narciso. Il transetto lato sinistro ospita il mausoleo marmoreo di Maurizio Giuseppe di Savoia, duca del Monferrato, morto ad Alghero nel 1799, fatto edificare dal fratello il vicere Carlo Felice nel 1807 dallo scultore Felice festa; ospita, poi, la Cappella dell’Annunziata e quella di Nostra Signora di Monserrat, già dell’Addolorata. Il transetto lato destro ospita la Cappella di Sant’Eligio, quella di San Giuseppe, e poi la Cappella dello Spirito Santo o di San donaziano, nella quale sono custoditi i resti di San donaziano Martire; al suo lato sinistro si trova l’ingresso secondario nella cattedrale, mentre al suo lato destro si accede attraverso la chiesa di Sant’Anna, che descriveremo più avanti. Nel punto in cui la navata centrale incrocia il transetto si innalza la seicentesca cupola ottagonale, al di sotto della quale si trova il presbiterio, cinto da una balaustra realizzata con marmi intarsiati dal genovese Giuseppe Massetti nel 1727, che ha realizzato anche l’altare maggiore, col gruppo scultoreo raffigurante l’Immacolata tra angeli. Ai lati della scala di accesso al presbiterio, si trovano due importanti leoni marmorei. Dietro il coro ligneo, nell’abside poligonale, si aprono cinque cappelle in stile gotico, unite fra loro. Il complesso della chiesa di Santa ChiaraAl termine della via Sant’Erasmo, poco prima di arrivare all’interno del bastione Pigafetta, si trova il complesso della chiesa di Santa Chiara realizzata nel 1647, che per più di trent’anni ha rappresentato una struttura dimenticata. In origine l’edificio di culto era intitolato a Santa Elisabetta, ossia alla regina Isabella d’Aragona o del Portogallo, figlia del re Pietro III d’Aragona, canonizzata nel 1625 e già fondatrice in Portogallo di un monastero di clausura. La chiesa era parte integrante del monastero delle monache Isabelline le suore di clausura giunte ad Alghero sei anni prima, ed allora provvisoriamente ospitate nella vicina chiesa della Santa Croce, oggi scomparsa. Il complesso monastico è stato utilizzato come tale sino al 1852, quando l’abbandono da parte delle suore lo ha reso disponibile per accogliervi l’Ospedale, che si trovava di fianco alla chiesa di Sant’Antonio Abate. Il Museo casa MannoTorniamo indietro alla cattedrale, prendiamo a destra la via Mannu, e troviamo sulla destra la via Santa Barbara. All’incrocio troviamo sulla destra un giardino, sul quale si affaccia il Museo casa Manno inaugurato nel 2012 e dedicato alla figura del barone Giuseppe Manno. Il Museo, che ha sede nella casa natale di Manno, completamente restaurata nel 2012 dopo decenni di abbandono conseguenti al bombardamento del 1943, comprende un considerevole patrimonio espositivo, che tratta i momenti più significativi della vita del Manno, e propone un percorso storico che descrive la Sardegna sabauda, oltre agli eventi che hanno portato all’unificazione politica italiana. La chiesa di Santa BarbaraProseguendo lungo la via Santa Barbara, dove al civico numero 2, proprio all’inizio, quasi ad angolo con la via Camillo Benso conte di Cavour, troviamo la chiesa di Santa Barbara. Originariamente intitolata a Sant’Andrea, essendo stata edificata nei pressi della torre omonima, appartenente alla cinta muraria di epoca genovese, era destinata alla celebrazione dei Frati Minori conventuali. La prima notizia della chiesa risale al 1526, ma l’impianto originario viene datato al quattordicesimo secolo. L’attuale denominazione deriva da un deposito di polveri da sparo, ossia ad una Santa Barbara, che è stato successivamente installato nelle sue vicinanze. Dopo lunghi anni di abbandono, l’edificio è stato acquistato dal 1995 dalla locale comunità ortodossa che, con un attento restauro, lo ha arricchito di numerose e preziose icone orientali, per destinarlo, poi, alla celebrazione dei riti della chiesa Ortodossa Autocefala, ossia amministrativamente indipendente, di Polonia. La piccola chiesa di Sant’Anna chiamata Sant’Anna Intra Mśnia che non è attualmente aperta al cultoTornati indietro, la via Santa Barbara prosegue su via Camillo Benso conte di Cavour, dalla quale parte sulla sinistra la via Roma, che, in passato, si chiamava Carrer del fossaru, ossia via del Cimitero, in quanto nella zona era presente fin dal 1625 il vecchio Cimitero.
Nella parte iniziale della via Roma si trova, alla sinistra della strada, la chiesa di Sant’Anna Intra Mśnia che prende il suffisso Intra Mśnia per distinguerla dalla chiesa campestre situata nella località omonima, in una delle uscite sud della città. In algherese le due Chiese sono conosciute come Sant’Ana de dins, ossia Sant’Anna di dentro, e Sant’Ana de fores, ossia Sant’Anna di fuori. La chiesa, posta a sinistra dell’ingresso secondario della cattedrale con la quale comunica grazie ad un ingresso sistemato sul ramo destro del transetto, tra la Cappella di San Giuseppe e quella dello Spirito Santo, è stata edificata nel 1735 dal Capitolo della città grazie alla donazione di 300 scudi da parte di Simon laccu, un privato cittadino che ha destinato questa somma alla realizzazione della Cappella nell’allora area cimiteriale, ed è dedicata a Sant’Anna, protettrice delle donne incinta. È l’unica chiesa ancora consacrata non più aperta regolarmente al culto, che oggi viene utilizzata per custodire oggetti sacri del duomo e, durante la Settimana Santa, accoglie una delle croci utilizzate per i riti del Venerdì Santo. Lungo la via Principe Umberto fino a piazza del TeatroProseguiamo lungo via Roma ed arriviamo di fronte al portale gigliato in stile gotico della cattedrale, dove imbocchiamo sulla destra la via Principe Umberto, che ci porta, alla sinistra, nella piazza Vittorio Emanuele, detta anche piazza del Teatro. Nella piazza si trova il Teatro Civico realizzato nella seconda metà dell’ottocento in stile neoclassico. La facciata presenta sei lesene sormontate da capitelli ionici, ed è rimasta senza intonaco nonostante fosse previsto in progetto. La struttaura teatrale consta di circa quattrocento posti a sedere, distribuiti tra platea, tre ordini di palchetti e loggione, ma la caratteristica saliente della struttura è dovuta alla sua struttura lignea, che è l’unica presente in Sardegna ma anche tra le poche sopravvissute in Italia. Nella parte centrale del secondo ordine di palchi è presente il palco il Palco reale, che ha una posizione invidiabile all’interno del Teatro, ed alle spalle di tale palco si apre il Foyer, le cui finestre si affacciano direttamente sulla piazza del Teatro. Sull’altro lato di via Principe Umberto, ossia sul lato destro, si trova prima il Palazzo Machin che risale alla seconda metà del sedicesimo secolo, caratterizzata da un portale e finestre in stile gotico catalano, ed è conosciuto anche come Casa Doria. E subito più avanti si trova il Palazzzo vescovile che è la sede della diocesi di Alghero e Bosa e residenza del Vescovo, e questo determina che la piazza del Teatro sia conosciuta anche come Plaça del Bisbe, ossia piazza del Vescovo. La chiesa di Nostra Signora della MisericordiaRitornati sulla via Principe Umberto, la seguiamo verso sud fino al suo termine, ed arriviamo alla piazza della Misericordia, dove troviamo la chiesa di Nostra Signora della Misericordia che si trova subito all’interno dei bastioni Cristoforo Colombo, ed è stata edificata nel 1662 in sostituzione della più piccola e antica piccola chiesa omonima, che è situata sulla via Carlo Alberto, di fianco alla chiesa di San Michele, e che a breve ospiterà il Museo Archeologico cittadino. La sua costruzione è dovuta ai membri della antichissima Confraternita della Misericordia, che, allora come oggi, contava una quantità considerevole di aderenti, molti dei quali avevano Chiesto ed ottenuto di essere sepolti nella loro chiesa. La Confraternita cura, per tradizione, l’organizzazione dei Riti della Settimana Santa, che culminano nelle cerimonie del Venerdì Santo, quando si svolge la processione del Cristo deposto dalla Croce. A tutt’oggi è affidata alle suore Figlie della chiesa , che custodiscono il prezioso Sancristus, un seicentesco simulacro ligneo di Cristo di fattura spagnola, snodabile, che, recuperato su un veliero spagnolo naufragato in seguito ad una tempesta nelle acque di Porto conte dai membri della Confraternita, costituiva l’elemento principale e ancora viene mostrato durante le processioni della Settimana Santa ad Alghero. La sua struttura ricorda elementi tardo rinascimentali, ed oggi è sostituito da una copia, per il divieto del Ministero dei Beni Culturali di esporre per i riti l’originale. Nella chiesa sono stati ospitati i Frati Minori Osservanti, dell’ordine francescano, fino al diciannovesimo secolo, quando è stata emanata la legge sulla soppressione degli Ordini religiosi, e la sede antica del convento è stata in seguito convertita in pensionato per anziani. La chiesa di Nostra Signora del Carmeloalla sua sinistra, via della Misericordia ci porta alla fine della via Camillo Benso conte di Cavour, di fronte ai bastioni di Alghero e, quindi, a pochi metri dal mare. Siamo, infatti, arrivati di fronte al mare, a brevissima distanza dalle fortificazioni aragonesi, e vediamo davanti a noi la Torre di San Giacomo. Qui si trova la chiesa di Nostra Signora del Carmelo che è stata edificata intorno al 1644 dai Frati Minori Osservanti, dell’ordine francescano, insieme a un grande convento che si trovava vicino ad essa. Composta da un’unica navata con quattro cappelle laterali, ognuna delle quali accoglie un altare in legno. Nella chiesa sono presenti opere di assoluto rilievo, e, fra i dipinti famosi custoditi nel suo interno, si possono rammentare quelli appartenenti al pittore Scaleta. L’interno della chiesa è un susseguirsi di gioielli dall’arte sacra, ad iniziare dall’altare maggiore, finemente lavorato e decorato, realizzato interamente in legno e preceduto da un altare in marmo policromo, e dalla statua della Madonna des Desamparats, che sovrasta un altare anch’esso in marmo policromo. Il pulpito e l’altare maggiore acquistano grande importanza poiché conserva i simulacri di Sant’Elia, della Vergine del Carmelo e di Santa Teresa d’Avila. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’edificio, sottoposto a un significativo restauro, è stato riaperto al culto, e di recente vi sono state riportate alcune delle numerose opere d’arte, che, in passato, adornavano la chiesa. Il convento è stato, invece, trasformato in appartamenti di civile abitazione. Lungo la via Carlo AlbertoRitornati alla piazza Civica, invece di andare in via Manno, proprio di fronte all’arco che ci separa dal porto, prendiamo la Via Carlo Alberto con tutti i suoi negozietti ed i vari locali, e le altre bellissime viette del centro storico. La chiesa con il convento di San FrancescoQuesta strada ci porta nella parte più bella del vecchio centro storico, sempre molto affollata di turisti per i numerosi negozi, per arrivare alla chiesa di San Francesco certamente la più bella e suggestiva della città, che è l’edificio di culto più particolare di tutto il centro storico di Alghero. Pensata e realizzata in stile gotico, la chiesa di San Francesco è stata completata intorno al 1360, ma un rovinoso crollo, dovuto ad un cedimento strutturale, la ha parzialmente distrutta nel 1593. I lavori di ricostruzione sono durati ben cinque anni e, per evitare che il tragico evento si potesse ripetere, sono stati realizzati due archi di sostegno nella via Machìn, che la fiancheggia sulla destra. Le due fasi della sua costruzione risultano evidenti soprattutto nella facciata, che presenta nella parte inferiore un rosone romanico del Trecento, mentre la parte superiore, con un grande rosone cieco, è una sopraelevazione di fine del cinquecento. realizzata interamente in arenaria, ha un campanile a pianta quadrata che alla sommità diventa esagonale. Ha anche un bel chiostro nel quale si svolgono, soprattutto nel periodo estivo, diverse manifestazioni culturali. L’interno era stato realizzato inizialmente a navata unica con cappelle laterali, e si presenta, dopo la ricostruzione, con tre navate e con cinque cappelle per lato. La navata centrale, divisa in cinque campate da robusti pilastri cruciformi con archi a tutto sesto, è stata ricostruita nel 1798, in stile tardo rinascimentale.su una sporgenza del quarto pilastro a sinistra, si trova una scultura lignea del diciassettesimo secolo, che rappresenta il Cristo alla Colonna, e che viene portata in processione durante la Settimana Santa. La zona absidale è in stile gotico e risale alla fine del cinquecento, mentre il presbiterio, a pianta quadrata, coperto dalla bella volta stellata, risale al sedicesimo secolo. L’altare maggiore, dominato dalle statue della Madonna tra quelle dei Santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, è un’opera in marmi policromi realizzata dallo scultore Giovanni Battista Franco, nato a Udine nel 1510. Notevole, a destra del presbiterio, la Cappella del Santissimo Sacramento, mentre altre cappelle ospitano alcuni altari lignei del diciottesimo secolo in stile barocco, come quelli della Madonna degli Angeli e di Sant’Antonio da Padova. Dalla navata sinistra della chiesa si accede alla sacrestia, da dove si può arrivare all’ex convento e al piccolo e suggestivo chiostro, costituito da due ordini di arcate a tutto sesto, dei quali l’ordine inferiore risale al Trecento, mentre l’ordine superiore risale al diciottesimo secolo. La chiesa di San Michele ArcangeloProseguiamo quindi per piazza Ginnasio dove troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo dedicata al Santo Patrono della città, tra i principali esempi di arte barocca in Sardegna, che era, per importanza, la seconda della città, ed è stata, per alcuni anni, la cattedrale pro tempore, in attesa che venisse completata quella attuale di Santa Maria Vergine. Il primo documento relativo alla presenza di un edificio sacro dedicato a San Michele risale al trecento, ma l’aspetto attuale è dovuto a una sua ricostruzione verso il 1612 su progetto di Domenico Spontorno, quando il Vescovo Andrea Bacallar ha ceduto la chiesa di San Michele, con l’annesso convento, alla compagnia di Gesù, ottenendo in cambio l’istituzione di un collegio. Il suo interno ha una unica navata con sei cappelle, impreziosite da dipinti e statue bellissime. Vi è anche un crocifiso risalente al 1700 di origine spagnola. La chiesa di San Michele è famosa per la sua bellissima cupola, con struttura a pianta ottagonale, impostata su un alto tamburo. Il rivestimento esterno della cupola, realizzata con mattonelle policrome di maiolica spagnola, è stato realizzato su disegno di Antonio Simon Mossa e Filippo Figari, ed è visibile praticamente da qualsiasi punto del lungomare. La cupola della chiesa, nella sua pianta ottagonale, è divenuta uno dei simboli della città di Alghero. Dopo numerosi anni di un impegnativo restauro, la chiesa è stata riaperta al culto il 27 settembre 2007, in concomitanza con l’avvio dei festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo, patrono di Alghero. L’Aquarium di AlgheroAl termine di via Carlo Alberto arriviamo di nuovo in piazza Sulis. In questa piazza sfocia anche la via XX Settembre, parallela alla via Vittorio Emanuele II. Al termine di questa Via, proprio quasi in piazza, si trova l’Aquarium di Alghero, uno dei due acquari della Sardegna, l’altro, più recente, si trova a Cala Gonone. Al suo interno trova spazio un’esposizione permanente di pesci, sia marini che di acqua dolce. L’acquario di Alghero è l’unico in Italia ad ospitare esemplari di pesce pietra, tra i pesci più velenosi del mondo. Mensilmente, le acque delle vasce vengono cambiate grazie ad una pompa, che preleva l’acqua direttamente dal mare, distante appena un centinaio di metri dalla sede dell’acquario. Quello che era stato l’mportante ristorante la LepantoA poca distanza da piazza Sulis, dirigendoci verso il bastione Cristoforo Colombo, prendiamo la prima a destra, che è via Carlo Alberto, dove, al civico numero 135, un tempo ci fermavamo per un pasto al tipico ristorante La Lepanto, che era stato uno dei più importanti per la cucina sarda di mare, soprattutto la cucina catalano algherese. Nella vua Maiorca si trova il ristorante Al Tuguri consigliato dalla Guida MichelinProseguendo lungo la via Cristoforo Colombo, dopo una cinquantina di metri prendiamo sulla destra la via Maiorca, e, percorsa per un’altra cinquantina di metri, troviamo sulla sinistra il ristorante Al Tuguri, che si trova la civico numero 115 della via Maiorca, ed è consigliato dalla Guida Michelin. Il ristorante Al Tuguri è un piccolo locale affacciato su una delle caratteristiche viuzze in ciottoli nel cuore della vecchia Alghero, un locale specializzato in pesce e frutti di mare in un ambiente rustico, che viene consigliato dalla Guida Michelin. In un antico stabile nel cuore del centro storico attende i visitatori una cucina schietta che omaggia la Sardegna di terra e di mare. Ottime materie prime e presentazioni curate. Si tratta di un bell’ambiente caratteristico, con tavoli piccoli e serrati, in un’antica casa del centro, a due passi dai Bastioni. È organizzato su più livelli, con al pianterreno un ampio salottino arredato con divani perimetrali ed un grande camino centrale, e, salendo per un vano ricavato nella pietra arenaria nuda, si accede alle sale del ristorante vero e proprio, che ha la cucina a vista con una griglia per cuocere soprattutto pesce. Una delle salette è stata adibita a piacevole wine bar. |
Visita della città di Alghero al di fuori dal centro storicoEntriamo in Alghero dalla frazione denominata Sant’Angelo Custode situata in località Galbaneddu, Lungo la SP19, che all’interno dell’abitato assume il nome di via Vittorio Emanuele II. Entrando in Alghero incontriamo il Cimitero di AlgheroArrivati all’iterno dell’abitato, percorso poco più di un chilometro dalla frazione denominata Sant’Angelo Custode situata in località Galbaneddu, Al civico numero 40 della via Vittorio Emanuele II, troviamo una traversa sulla destra che, in un centinaio di metri, ci porta all’interno del Cimitero di Alghero. La chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del RosarioPercorsi circa centotrenta metri dalla traversa che ci ha portati al Cimitero, prendiamo a sinistra la via Sandro Botticelli che, in circa duecento metri, sbocca sulla via ventesimo settembre, nella quale, sulla destra al civico numero 230, si trova la chiesa dedicata alla Madonna del Rosario che una delle Chiese parrocchiali di Alghero. La chiesa è stata edificata intorno al 1970 in cemento armato e con dei mattoni rossi, ed stata inaugurata priva di pavimentazione per via delle donazioni che non erano sufficienti. Nel 2002 è stata rifinita e ora è davvero molto bella se si pensa a tre delle sei tele, donate dal maestro Salvatore Demartis e collocate nel lato sinistro della chiesa. È molto ampia, composta da una navata unica alla cui destra si trova la Cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova e alla sinistra quella dedicata alla Madonna del Rosario. Nel piano seminterrato vi è una sala conferenze di cento posti e una Biblioteca, aperta al pubblico, e diverse sale riunioni per i vari incontri di catechesi. Lo stadio Comunale Mariotti, nel quale nel 2002 avevamo assistito a un bel concerto di Andrea ParodiProseguendo lungo la via Vittorio Emanuele II, meno di duecento metri più avanti, sempre sulla destra della strada, passata via Aldo Moro e prima di incontare via Michelagelo Buonarroti, troviamo lo Stadio Comunale Mariotti il principale impianto sportivo di calcio di Alghero, uno storico impianto sportivo che conta circa 2500 posti a sedere ed ha uno dei migliori manti erbosi della Sardegna, in quanto nel 2005 sono stati eseguiti sul terreno di gioco importanti lavori per il drenaggio con una nuova tecnologia che ha permesso di effettuare tali lavori senza la rimozione del manto erboso. L’impianto è il più importante della città ospitava le partite dell’Alghero, la prima squadra cittadina che militava in lega Pro Seconda Divisione, ed attualmente ospita le partite del Fertilia e del Alghero 1945, militanti nella stagione 2015-16 nel campionato di Promozione, le altre due più importanti società algheresi. Il 28 luglio 2002 ho avuto modo di assistere, nello stadio Mariotti, a un bel concerto di Andrea Parodi fino alla fine del 1997 voce solista e leader carismatico dei Tazenda. Il concerto, con la partecipazione di Gigi Marras, della cantante catalana Franca Ma su e dei Tenores di Bitti, presentava in anteprima l’album Abacada, una ricerca tra i suoni e le melodie della tradizione, le radici sarde e mediterranee intrecciate con quelle della grande Africa. In ricordo di quell’evento riporto alcune foto e brevi spezzoni di videoclip di esibizioni di Andrea Parodi e dei Tenores di Bitti, quando il gruppo era costituito da cinque elementi prima della tragica morte di Gianfranco Cossellu. La casa di reclusione Giuseppe Tomasiello nota anche come carceri San GiovanniCirca cinquecento metri più avanti, al 26 di via Vittorio Emanuele II, troviamo sulla destra della strada gli edifici che ospitano la grande Casa di reclusione Giuseppe Tomasiello che è nota anche come Carceri San Giovanni di Alghero. La casa di reclusione è stata edificata nel 1864 sul colle di San Giovanni, ed è attiva ancora oggi, dopo essere stata restaurata e riaperta nel 1998. Una deviazione ci porta alla chiesa di Sant’Agostino chiamata anche di Sant’Agostino nuovoCirca centosettanta metri dopo l’ingresso del carcere, prendiamo a sinistra la via Alberto Ferrero della Marmora, la seguiamo per poco più di duecento metri e prendiamo a sinistra la via Sant’Agostino, che in quattrocentocinquanta metri ci porta in uno slargo, che porta a destra in via Valverde, ed a sinistra in via Carabuffas. Su questo slargo si affaccia la chiesa di Sant’Agostino che si trova all’interno del quartiere che porta il suo stesso nome, e che viene chiamata chiesa di Sant’Agostino nuovo per distinguerla dalla chiesa di Sant’Agostino vecchio, situata nel rione pietraia e che visiteremo più avanti. La chiesa di Sant’Agostino nuovo, la seconda intitolata al grande dottore della chiesa, sarebbe stata realizzata intorno al 1400, ed era originariamente dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano. È stata reintitolata a Sant’Agostino circa un secolo più tardi, quando in essa si sono insediati i padri Agostiniani, costretti a lasciare nel 1528 la chiesa di Santa Maria degli Angeli, posta a poca distanza dalle mura e demolita, per ragioni militari, in un assalto francese durante l’occupazione di Filippo V. Secondo la tradizione che viene tramandata, la chiesa custodirebbe il corpo di Santa Florentina, convertitasi grazie all’intervento di San Sisinnio e per questo fatta uccidere nell’anno 300 dal preside Barbaro. All’interno della chiesa non vi sono riferimenti alla Santa, ma nulla smentisce questa antichissima tradizione. La chiesa parrocchiale del Santissimo Nome di GesùNello slargo, prendiamo verso sinistra la via Carabuffas e la seguiamo per poche decine di metri, poi svoltiamo a sinistra in via Sebastiano Satta, e, in una cinquantina di metri, vediamo sulla sinistra la chiesa del Santissimo Nome di Gesù una delle nuove Chiese parrocchiali sorte negli ultimi anni ad Alghero, che si trova non lontano dalla chiesa di Sant’Agostino Nuovo. La chiesa ha una costruzione circolare, e le panche, all’interno, sono disposte a raggiera. La sua costruzione richiama la modernità delle ultime edificazioni religiose presenti ad Alghero. Proseguendo verso la campagna arriviamo al Santuario di Nostra Signora di ValverdePercori una cinquantina di metri lungo la via Satnt'Agostino, questa continua sulla via Valverde, che ci fa uscire dall’abitato verso sud est e, dopo circa sei chilometri e mezzo, raggiungiamo sulla destra della strada il Santuario di Nostra Signora di Valverde. Non si hanno notizie certe sulla data della sua costruzione, ma dalle scarse notizie pervenuteci, l’attuale edificio di culto dovrebbe essere sorto nel diciassettesimo secolo. Nel 1435 è documentata la presenza di un luogo di culto dedicato alla Madonna della Freccia, alla quale apparteneva la statuetta della Madonna, in terracotta alta circa 40 centimetri, che rappresenta la Vergine Maria con il Bambino sulla mano destra. Secondo la tradizione, nel 1530, il piccolo simulacro, al quale gli algheresi erano e sono assai devoti, sarebbe stata nascosto sotto la colonna, detta il Pilar, posta sul sagrato, quando pirati saraceni hanno saccheggiato la chiesa e portato via quindici prigionieri. Dopo il suo fortunoso ritrovamento, la statuetta sarebbe stata posta nella piccola chiesa, ricostruita nel 1635, ampliata con sei cappelle laterali, e dedicata a Santa Maria del Pilar de Vallvert. Nel seicento gli altari laterali della chiesa si arricchiscono di quadri, e, verso la metà del settecento, viene eretto l’imponente altare maggiore in marmo di Carrara, arricchito di intarsi policromi, con colonne tortili appaiate, tra le quali, in alto, si trova una nicchia con la statua cinquecentesca della Madonna della Freccia, e, più in basso, in una nicchia dentro un’edicola in marmo, è posizionata la statuetta della Madonna di Valverde. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua in terracotta della Madonna di Valverde conservata al suo interno, che rappresenta la Vergine Maria con il Bambino sulla mano destra. Anche se la provenienza e la storia della statua non sono ben definite, i pellegrinaggi rivolti verso questa meta non sono pochi, anzi proprio il periodo che va da pasqua fino a giugno è denominato il Periodo dei pellegrinaggi, proprio perchché si vedono masse di gente recarsi sul luogo per pregare. In diverse circostanze, la statuetta della Madonna viene portata ad Alghero per la venerazione dei fedeli, e poi con affollata processione riportata nel suo Santuario, dato che la devozione alla Madonna di Valverde è molto sentita. La Festa della Madonna di Valverde incomincia la Domenica in albis, ossia la prima domenica dopo Pasqua, e prosegue fino alla prima domenica di giugno, quando si svolgono diversi pellegrinaggi, anche a piedi, da Alghero e dai paesi vicini. La strada, ora asfaltata, favorisce l’andata al Santuario in auto, dato che un grande parcheggio è in grado di accogliere centinaia di automobili. L’Hotel chiamato villa Mosca Charming HouseCirca centosettanta metri dopo l’ingresso del carcere, prendiamo a sinistra la via Alberto Ferrero della Marmora, la seguiamo per meno di duecento metri e prendiamo a sinistra la via XX Settembre, che, in trecentocinquanta metri, ci porta in piazza Sulis. Dalla piazza Sulis, prendiamo verso sud il lungomare Dante Alighieri, che fiancheggia tutta la costa meridionale del golfo di Alghero. Dopo averlo imboccato, prendiamo a sinistra la via Antonio Gramci lungo la quale, al civico numero 17, si trova l’ingresso della villa Mosca Charming House. Non distante dal centro storico, si trova l’importante Hotel chiamato Villa Mosca Charming House ospitata in una prestigiosa dimora storica dei primi del novecento immersa in un parco Lussureggiante, situata in una bella posizione panoramica ed affacciata sullo splendido mare di Alghero. L’Hotel dispone di camere dagli arredi moderni richiamanti lo stile liberty, ed, al suo ristorante, propone piatti ricchi di fantasia. |
L’Hotel villa las TronasEvitando la deviazione nella via Antonio Gramsci, proseguiamo invece verso sud nel lungomare Dante Alighieri, che, percorsi cinquecento metri, prosegue sul lungomare Valencia, e, dopo poco più di cento metri, troviamo sulla destra della strada, su un promontorio a picco sul mare, il bellissimo villa las Tronas Hotel & Spa. Invidiabile posizionesu un piccolo promontorio e interni d’epoca per l’importante Hotel Villa las Tronas Hotel & Spa che in origine era la villa Arborio Mella di Sant’Elia, edificata intorno al 1880 sulle rovine di un’antica Torre di avvistamento, per iniziativa di Alessandro, terzo conte di Sant’Elia, era stata inizialmente costruita come casotto di caccia. Nel 1917 sono stati costruiti i moli ed i muri di cinta, mentre tra il 1918 e il 1920 l’edificio ha assunto una forma vagamente ispirata ad un Castello medioevale, secondo la moda dell’epoca. Divenuta un importante ritrovo dell’alta società, ha ospitato le principesse Romanov e i reali d’Italia, d’estate per i bagni di mare, e d’inverno per la caccia. Nel 1959 Francesco Arborio Mella, quinto conte di Sant’Elia, ha venduto la villa che è stata destinata ad albergo, poi sopraelevata di un piano e restaurata, ha assunto la sua forma attuale. Privacy, raffinatezza, charme permeano gli spazi comuni e le belle camere, ognuna con un proprio inconfondibile stile: alcune si affacciano sul mare o sul giardino, altre sono dotate di terrazza panoramica. |
Dall’Hotel Carlo V alla spiaggia Calabona con il suo HotelProseguendo verso sud, il lungomare Valencia ci porterà sul viale della resistenza. Dopo circa trecento metri, poco prima del termine del lungomare Valencia, troviamo, alla sinistra della strada, il più moderno Hotel Carlo V situato sul in una posizione tranquilla e panoramica dominante il golfo del Corallo. Dalle terrazze dell’Hotel si può godere una vista panoramica su sconfinati orizzonti, dal promontorio di Capo Caccia che ridisegna la sagoma del gigante dormiente, alla litoranea che nasconde la città marina di Bosa. Terminato il lungomare Valencia, il viale della resistenza, che è la sua prosecuzione, sboccherà, dopo circa cinquecento metri, sulla SP105 che porta, in direzione sud, verso Bosa.
Prima dello sbocco sulla SP105, percorsi appena centocinquanta metri sul viale della resistenza, Svoltiamo a Destra e prendiamo la vIa San Josemaría Escrivá de Balaguer, che, in Duecento metri, ci porta a vedere di fronte a noi l’Hotel Calabona. Si tratta di un Hotel affacciato sul mare incontaminato della Riviera del Corallo di Alghero, che offre una spettacolare vista sul promontorio di Capo Caccia. A fianco dell’Hotel si trova una piccola spiaggia privata, la spiaggetta di Calabona, iccolina ma simpatica, presenta poca sabbia e alcuni scogli nel fondale. Poco più avanti si sviluppa la spiaggia Calabona, che è posizionata in un’insenatura sulla destra della strada, proprio all’uscita da Alghero in direzione di Bosa. La spiaggia sotto il ponte di CalabonaDa dove abbiamo preso verso destra la via San Josemaría Escrivá de Balaguer, percorsi ottocento metri sulla strada che collega Alghero con la strada che va verso la città di Bosa, si trova il Ponte di Calabona, sotto il quale è presente la spiaggia sotto il ponte di Calabona, che è un luogo molto tranquillo. La spiaggia è provvista anche di uno spaiazzo che consente i ragazzi a trascorrere del tempo a giocare a pallone. La principale caratteristica della spiaggia sotto il ponte di Calabona è la presenza, in essa, di piccole calette di roccia calcarea con il fondo sabbioso, alternate a tratti da scogli, ed affacciatesu un mare cristallino. Si tratta di una spiaggia particolarmente adatta per le persone che praticano immersioni subacquee e la pesca. L’acqua è quasi sempre cristallina e fresca e i bagnanti si divertono a nuotare e a praticare tuffi da alcuni scogli di varie altezze. |
Sulla litoranea che porta a Bosa si trova la chiesa campestre di Nostra Signora della SperanzaProcediamo lungo la SP105, la litoranea verso Bosa, e, dopo circa sei chilometri da dove avevamo incontrato la spiaggia sotto il ponte di Calabona, vediamo alla sinistra della strada la chiesa campestre di Nostra Signora della Speranza. Sono poche le notizie disponibili su questa chiesa, che è stata la parrocchiale del borgo medievale ormai scomparso di Polini, che prendeva il nome dalla zona che è ancora oggi nota come Poglina, da cui l’antico nome di Santa Maria di Polleri, denominata della Speranza in seguito all’istituzione, nel 1573, della Festa liturgica dell’Expectatio Partus. L’edificio risale al tredicesimo secolo, ed ha subito un restauro tra il dicassettesimo e diciottesimo secolo, che ne ha prolungato l’aula, ed ha realizzato il presbiterio quadrangolare, coperto a botte. La facciata, in pietra arenaria a vista come il fianco destro, è a capanna, il portale presenta dei conci a ventaglio lungo la centina, mentre l’ingresso arcuato che si apriva sulla fiancata sinistra è attualmente murato. Accanto all’altare in arenaria si trovano, il simulacro ligneo della titolare, di fattura seicentesca o settecentesca, ed una tela del 1904 che ritrae San Narciso, patrono dei contadini. Secondo la tradizione che viene tramandata, la chiesa accoglierebbe le spoglie di molti Santi e martiri locali, tra i quali San Papio e Santa Papia Vergine, entrambi fatti uccidere nell’anno 300 dal preside Barbaro, per aver difeso la propria fede. La Festa di Nostra Signora della Speranza si celebra l’8 settembre. La messa della vigilia, è officiata in catalano, e, dopo la celebrazione solenne, si svolge la processione per la benedizione dei campi. Il Municipio di AlgheroTorniamo indietro lungo la SP105, che seguiamo evitando, al bivio che si incontra dopo sei chilometri ed ottocento metri, la deviazione sulla sinistra in via della resistenza verso l’Hotel Carlo V, e prendendo, invece, a destra la prosecuzione della via della resistenza verso est. Percorsi circa duecentocinquanta metri sulla via della resistenza, arriviamo a un incrocio, e prendiamo sulla destra la via Sant’Anna che, dopo poco più di duecento metri, ci porta a vedere, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita il Municipio di Alghero. Sulla facciata dell’edificio, al di sopra del portale di ingresso, vengono esposte la bandiera europea, quella italiana e quella catalana. Una deviazione alla chiesa campestre di Sant’Anna chiamata Sant’Anna Extra MurosProseguiamo lungo la via Sant’Anna che ci porta fuori dall’abitato, in campagna, dove, dopo circa settecento metri, troviamo alla sinistra della strada la piccola chiesa campestre di Sant’Anna Extra Muros che prende il suffisso Extra Muros per distinguerla dalla chiesa omonima, situata nel centro abitato vicino alla cattedrale. In algherese le due Chiese sono conosciute come Sant’Ana de dins, ossia Sant’Anna di dentro, e Sant’Ana de fores, ossia Sant’Anna di fuori. Sono poche le notizie che abbiamo di questa chiesa campestre, posta ormai alla periferia della città, ma la sua somiglianza strutturale e stilistica ne fanno supporre la costruzione negli stessi anni della chiesa di Nostra Signora della Speranza, ossia intorno al 1400, quando dell’edificio si iniziano ad avere le prime frammentarie notizie. L’edificio di culto è stato dedicato a Sant’Anna, Santa venerata come protettrice delle donne incinta che le affidano la protezione dei nascituri. La chiesa parrocchiale di San Paolo in Santa Maria GorettiRitornati indietro lungo la via Sant’Anna, passato l’incrocio con la via della resistenza, la strada prosegue sulla via Fratelli Kennedy, alla sinistra della quale, dopo meno di un centinaio di metri, si trova la chiesa di San Paolo in Santa Maria Goretti che è una delle nuove Chiese parrocchiali di Alghero. La chiesa è stata edificata nel 2006 per volere dei Padri Passionisti, ha una struttura arrotondata, ampia, ed è circondata da un bellissimo prato verde con un angolo dedicato interamente a Padre Pio, del quale si trova una statua a grandezza naturale, al quale si affidano i credenti, che gli portano in dono degli oggetti che lasciano ai suoi piedi. Le spoglie di Santa Maria Goretti si trovano nella città di Nettuno e il suo assassino, Alessandro Serenelli, ha scontato parte della sua pena ad Alghero, dal 1924 al 1929. Questo fatto viene riportato come iscrizione anche sul portone di ingresso della chiesa. La Cappella di San Michele extra MurosIn via Fratelli Kennedy, procedendo verso il centro, si trova la Cappella di San Michele extra Muros parte integrante dell’omonima casa di campagna. Infatti i pochi dati storici esistenti attestano che l’edificio, detto Casa di campagna San Michele, viene edificato dall’ordine gesuitico tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo, e la stessa presenza della dedicazione all’Arcangelo avvalora la correttezza dell’origine della costruzione, tra l’altro separata solo dalla strada dalla casa di campagna. La Cappella di San Michele, è composta da un unico ambiente con volta a botte e aula delle dimensioni approssimative di dieci metri quadrati, che termina con un’abside, e da una piccola sacrestia raggiungibile attraverso una porta posta sul lato sinistro. La casa, di proprietà del comune di Alghero, ha subìto nel 2007 un primo intervento conservativo che ne ha ripristinato la tenuta originaria. restano da effettuare ulteriori interventi nella parte interna e nella piccola cappella. Il parco TarragonaRitorniamo sulla via Fratelli Kennedy e la seguiamo verso nord ovest per quasi novecento metri, fino a che questa strada incrocia la via Alessandro Manzoni, la prendiamo verso destra e, dopo Duecentoventi metri, troviamo alla sinistra della strada i giardini del Parco Tarragona che si sviluppano tra la via Alessandro Manzoni e, alla sua sinistra, la via Giovanni XXIII, parallela alla via Alessandro Manzoni c'è la via Tarragona. I giardini, di poco più di 8.000 metri quadrati, costituivano gli storici giardinetti della chiesa di Nostra Signora della Mercede, che troveremo subito più avanti. Dopo anni di abbandono, i giardini sono stati sottoposti a un accurato restauro, sono stati completamente rivisitati e ridistribuiti funzionalmente, è stato installato un nuovo parco giochi, alcune panchine in legno addossate sulle strutture in muratura, e realizzati grandi spazi verdi. La chiesa parrocchiale di Nostra Signora della MercedePresa verso sinistra la via Giovanni XXIII, che costeggia i giardini del parco Tarragona, circa duecento metri dopo l’incrocio con la via Alessandro Manzoni, troviamo sulla destra della strada una piazza, la piazza della Mercede, nella quale sono presenti delle grandi palme, molto significative per la città di Alghero. Nella piazza si trova la chiesa di Nostra Signora della Mercede che, costruita a metà del ventesimo secolo, nel 1950, rappresenta un tipico esempio di architettura religiosa del dopoguerra. Si tratta di una delle nuove Chiese parrocchiali di Alghero, una chiesa a navata unica, che ha la facciata con rivestimento esterno in pietra calcarea a vista. Il suo interno presenta un’unica navata con cinque cappelle, ed esternamente è rivestita in pietra calcarea. Significativo è il grande mosaico policromo, di 120 metri quadrati, situato sulla parete del presbiterio. Il ristorante Da Musciora al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due ForchetteLa via Giovanni XXIII prosegue, dopo circa centocinquanta metri supera l’incrocio con via XX Settembre, cha avevamo già incontrato, e diventa via Cagliari. Percorso un centinaio di metri sulla via Cagliari, si arriva all’incrocio tra la via Cagliari e la via Giuseppe Mazzini, che prendiamo verso destra e, dopo appena una ventina di metri, vediamo alla destra della strada, al civico numero 59, il ristorante Da Musciora, al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette. Ad Alghero, in via Giuseppe Mazzini, si trova il ristorante Da Musciora, al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette. Il proprietario, lo chef Danilo Delrio, racconta che al nonno era stato assegnato il soprannome Musciora, nato tra i banchi del mercato locale, soprannome che deriva da Musciò, un noto pesce del golfo. Il soprannome, poi, è arrivato sino al padre che, dal banco di un mercato, si è spostato tra i fornelli, iniziando l’attività del ristorante. Ed oggi, la filosofia di Danilo Delrio, è di proporre qualcosa di innovativo, ma che allo stesso tempo richiami la tradizione, conservando l’amore per il buon cibo e la cordialità con la quale dovrebbe essere sempre accompagnato. |
Il grande mercato Civico di AlgheroProseguendo lungo la via Cagliari, troviamo, alla sinistra della strada, il grande Mercato di Alghero, che si sviluppa tra la via Cagliari e la via Sassari, verso sud la via Giuseppe Mazzini, e, verso nord, la via Genova. Il mercato Civico è sempre stato un polo di attrazione nel quale arrivavano le massaie, che si incontravano e socializzavano tra il pesce fresco appena sbarcato, la frutta e gli ortaggi del territorio, le carni delle colline di Villanova degli allevamenti a pascolo brado, ritenute le più saporite. Una funzione che il vecchio mercato sembra aver perso, visto che su trenta postazioni di vendita disponibili soltanto una decina sono occupate da rivenditori di carne e pesce. La frutta e verdura si è, infatti, spostata a due passi, sull’altro fronte della via Sassari, nello spazio a ridosso delle antiche mura e della torre porta di Terra. Una divisione che, forse, ha fatto guadagnare qualche metro quadro di esposizione per le cassette di frutta e verdura, ma che non ha contribuito a dare al mercato il suo ruolo di riferimento centrale per gli acquisti quotidiani. Nel quartiere Pivarada si trova la chiesa parrocchiale di San Giovanni BoscoLa via Cagliari, in poche decine di metri, ci porta ai Giardini Pubblici Giuseppe Manno, che si sviluppano alla sua sinistra. Presa a destra la via Vittorio Emanuele II, che all’inizio costeggia verso sud i giardini, la seguiamo per poco più di cinquecento metri, poi prendiamo a sinistra la via Sebastiano Satta e, dopo duecento metri, svoltiamo a destra nella via Salvatore Diez. Seguendo la via Salvatore Diaz, in poco più di centocinquanta metri, al civico numero 14, incontriamo la chiesa di San Giovanni Bosco che è una chiesa parrocchiale edificata per servire gli abitanti del quartiere Pivarada, nato venti anni fa come quartiere di periferia, situato nella parte più alta di Alghero, e che oggi fa parte integrante della città. Si tratta di una chiesa di recente costruzione, edificata alla fine del ventesimo secolo, con la forma rotonda, molto ampia sia come spazio circostante che come spazio interno. Entriamo nel quartiere la pietraia ed incontriamo per prima la chiesa di San Giovanni BattistaLa via Cagliari ci ha portato ai Giardini Pubblici Giuseppe Manno, che si sviluppano alla sua sinistra. Evitando la deviazione a destra lungo la via Vittorio Emanuele II, proseguiamo lungo la via Cagliari verso nord, ed arriviamo, all’esterno del forte de la Magdalena, ad immetterci sulla via Giuseppe Garibaldi, che inizia fiancheggiando il porto ed è l’inizio della strada litoranea costiera che porta da Alghero verso Fertilia. Questa strada ci porta nel quartiere La pietraia, un quartiere molto giovane, nato negli anni sessanta del secolo scorso, che si trova in periferia e confina verso est con le campagne, verso ovest con il quartiere del lido, e verso sud con il resto della città. Ora è il quartiere più grande di Alghero, forse il più importante, nel quale si trovano l’Ospedale, la Stazione ferroviaria, il mercato, la chiesa parrocchiale di San Giuseppe, la farmacia, i bar e tanti negozi. È molto trafficato soprattutto d’estate perché chi va al mare nella zona di Fertilia, chi va all’Aeroporto, e a Porto Torres a prendere la nave, passa sempre attraverso esso, e vi si trovano diversi mezzi pubblici per il trasporto delle persone. Percorsi ottocento metri sulla via Giuseppe Garibaldi, subito dopo l’incrocio con la via Aldo Moro, troviamo sulla destra della strada la chiesa di San Giovanni Battista di impianto duecentesco. Ristrutturata e consacrata nel 1722, inizialmente dedicata a Santa Rosalia, è stata eretta per sostituire la chiesa di San Giovanni realizzata circa un secolo prima, che si trovava dove ora sorge il Carcere, e che era stata demolita dalle truppe di Filippo V. La chiesa ha un abside semicircolare, un frontale timpanato, ed un piccolo campanile a vela. L’allarme forte inquinamento alla foce del canale di fronte a via JostoLungo la via Giuseppe Garibaldi, dove da destra arriva la via Aldo Moro, di fronte alla via Josto si getta nel mare un canale. Nel 2020 legambiente, attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha lanciato l’allarme di forte inquinamento ad Alghero presso la spiaggia San Giovanni alla foce del canale sul fronte di via Josto meglio detto il Canalone, con valori di contaminazione microbiologica molto oltre i limiti di legge. La chiesa di Sant’Agostino chiamata anche di Sant’Agostino VecchioDopo 350 metri, il lungomare Giuseppe Garibaldi ci porta a un trivio, che prosegue sulla sinistra in via del lido, che fiancheggia la spiaggia del lido di San Giovanni al centro in via Castelsardo, che porta verso la Stazione ferroviaria; e sulla destra in via don Giovanni Minzoni, nome che assume all’interno dell’abitato la SS127bis Settentrionale Sarda che conduce a Fertilia e, proseguendo, alla Baia di Porto conte. Prendiamo la via don Giovanni Minzoni e, dopo circa cinquecento metri, troviamo sulla destra della strada la chiesa di Sant’Agostino chiamata anche di Sant’Agostino vecchio La prima chiesa di Alghero che è stata intitolata al grande dottore della chiesa. Non abbiamo notizie certe sulla data della sua edificazione, comunque sappiamo che era già presente nei primi anni del 1400. È una chiesa di vecchissima costruzione e sicuramente, la sua edificazione ebbe luogo intorno alla fine del 1300. Il suo interno è particolarmente spoglio, vi è solo un semplicissimo altare in pietra arenaria, due statue raffiguranti Sant’Agostino e un angelo, e alcune panche in legno lungo la piccola navata. Nella chiesa sono officiate delle omelie solo alcuni giorni, verso la fine del mese di agosto. La Stazione ferroviaria di Alghero Sant’AgostinoProseguendo lungo la via don Giovanni Minzoni, poco più di cento metri più avanti arriviamo alla Stazione ferroviaria di Alghero Sant’Agostino l’unica stazione di Alghero, che costituisce la stazione terminale sulla ferrovia a scartamento ridotto che collega Sassari con Alghero, e che serve a portare i turisti dal capoluogo della Provincia al mare. Davanti al fabbricato viaggiatori, a pianta rettangolare e a due piani, si trovano due binari, utilizzati per il servizio passeggeri, con annesse banchine. Ulteriori binari terminano tronchi nel piazzale a nord del fabbricato viaggiatori. Questa stazione è stata realizzata nel secondo dopoguerra, per la necessità di arretrare il capolinea dall’ottocentesca Stazione ferroviaria di Alghero Porto, inaugurata nel 1888 dalle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, che era situata nel porto e che nel 1981 è stata completamente demolita, per ragioni di carattere turistico, dato che la zona del porto era interessata a una progressiva valorizzazione, e per ragioni legate alla viabilità, dato che la presenza dei passaggi a livello in alcune fra le arterie stradali più trafficate del centro creava problemi al traffico dei veicoli. La chiesa parrocchiale di San Giuseppe nel rione denominato la pietraia di AlgheroPassata la Stazione ferroviaria, proseguendo lungo la via don Giovanni Minzoni per altri centottanta metri, prendiamo verso destra la via Pisa che, in un centinaio di metri, ci porta a vedere sulla dstra la facciata della chiesa di San Giuseppe che è la chiesa parrocchiale del rione denominato la pietraia di Alghero, e sostituisce la vecchia chiesa di San Giuseppe della pietraia. È stata edificata intorno al 1962 per offrire un luogo sacro agli abitanti della pietraia, sostituendosi all’atrio della Scuola elementare di via Napoli, dove si svolgevano fino alla sua costruzione le funzioni religiose. esternamente, la chiesa ha la forma di una tenda, a ricordare la tenda dove gli Ebrei, in fuga dall’Egitto verso la Terra Promessa, hanno custodito le Tavole della legge che Mose aveva ricevuto da Dio sul monte Sinai. All’interno è molto luminosa e spaziosa, ha un’unica navata che contiene due file di banchi centrali, altre due file lungo i muri perimetrali laterali, e dietro l’altare c'è un grande mosaico. L’Ospedale Civile di AlgheroEvitando la deviazione in via Pisa, proseguiamo per altri cinquecento metri lungo la via don Giovanni Minzoni e troviamo alla destra della strada l’ingresso dell’Ospedale Civile di Alghero, che dispone di 156 posti letto ed offre prestazioni di Tac, Terapia Intensiva e Rianimazione, Day Ospital Medico, Visite ambulatoriali, Radiologia Ambutoriale, Hospital Oncologico, Pet, Risonanza Magnetica Nucleare, Day Hospital Chirurgico, Visite Ambulatoriali e Radiologia Ambulatoriale a pagamento. La sua difficile situazione richiederebbe interventi immediati, tanto sulle strutture quanto sull’assetto organizzativo, infatti le recenti vocisu una possibile chiusura di uno dei due ospedali cittadini, l’Ospedale Marino regina Margherita, e la difficile situazione dell’Ospedale Civile, hanno ravvivato la preoccupazione dell’opinione pubblica algherese sulla situazione delle strutture cittadini e dei servizi territoriali. È stata presentata una proposta per la progettazione, costruzione e gestione del nuovo presidio ospedaliero, che dovrebbe prendere il posto delle strutture ospedaliere esistenti. Il lido di Alghero con la spiaggia del lido detta anche spiaggia di San GiovanniDal centro storico di Alghero, parte il lungomare Giuseppe Garibaldi che arriva a un trivio, che prosegue sulla sinistra con la via del lido, che porta al Lido di Alghero, chiamato anche Lido di San Giovanni. La strada presenta diversi stabilimenti balneari e spiagge attrezzate sul lungomare, di fronte agli alberghi della zona turistica della città. La via del lido è una strada a senso unico che si dirige da nord verso sud, quindi per raggiungere la sua spiaggia va presa una sua parallela più verso l’interno, ossia il viale Europa. La spiaggia del lido di San Giovanni si distende subito a nord di Alghero, davanti ai quartieri turistici che sorgono nei dintorni dell’arenile. Si tratta di una spiaggia lunga circa due chilometri, della quale l’ampio arenile, il cui confine con l’abitato algherese è sottolineato da un filare di palme, è caratterizzato da una impalpabile sabbia bianca, finissima, affacciata su un’acqua verde azzurra, poco profonda. La spiaggia del lido San Giovanni è molto amata dagli algheresi e dai numerosi turisti, non soltanto per la sua bellezza e vicinanza con la città, ma anche per il fatto di essere dotata di numerosi servizi. In essa è presente uno stabilimento balneare per offrire comfort e comodità ai bagnanti, che possono trascorrere intere giornate nella spiaggia noleggiando sdraio e ombrellone, al quale si aggiunge l’opportunità di pernottare in albergo, di fruire di un bar, di pasteggiare nel ristorante. Nei pressi della spiaggia del lido di San Giovanni sono presenti, inoltre, numerosi bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. |
L’Alma Hotel di AlgheroLungo la via del lido, al civico numero 29, si trova l’importante Hotel Alma di Alghero. A pochi passi dalla spiaggia, si trova l’Alma Hotel di Alghero. Si tratta di un Hotel di taglio moderno che dispone di 42 luminose camere. Ottimo per una clientela business, non dispiace però ai vacanzieri. Imperdibile è la vista dalla terrazza solarium con piscina. L’Hotel è aperto tutto l’anno, ed al suo interno sono ammessi anche i cani. |
Il quartiere denominato lido di San Giovanni con la piccola chiesa parrocchiale di San Luca EvangelistaLa via del lido termina nel viale Primo Maggio, che porta in direzione della frazione Alghero denominata Fertilia, e lì dove termina arriva da est la via liguria. Dato che la via del lido è a senso unco da nord verso sud, ci si può arrivare in auto proseguendo lungo la via don Giovanni Minzoni, che ci porta, a poco meno di cinquecento metri dall’ingresso dell’Ospedale Civile, a un’ampia rotonda, dalla quale parte a destra la SP42, chiamata strada provinciale dei Due Mari, che porta in direzione di Porto Torres; prosegue dritta la SS127bis Settentrionale Sarda, cha assume il nome di strada per Porto conte; mentre noi prendiamo a sinistra la via liguria, che ci porta sulla costa, dove incrocia la via del lido, che proviene dall’interno di Alghero, prosecuzione del lungomare Giuseppe Garibaldi, e che fiancheggia tutta la costiera da Alghero a Fertilia. Ci troviamo all’interno del quartiere di Alghero denominato Lido di San Giovanni (altezza metri 4, distanza in linea d’aria circa 2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Al termine della via liguria, prima che questa arrivi sulla via Primo Maggio, sulla destra si trova la chiesa di San Luca Evangelista La una piccola chiesa parrocchiale della frazione eretta nel 1987 e ricavata in un locale che si trova a fianco della pizzeria La Pergola, situato proprio all’inizio della via Primo Maggio. La pietraia da diverso tempo è diventato un quartiere a forte vocazione turistica, e l’edificazione della nuova chiesa parrocchiale è stata necessaria nell’ottobre del 1987 a causa dell’espansione dell’abitato nel rione chiamato lido San Giovanni, oltre la via liguria, ed anche per tener conto delle esigenze del gran numero di villeggianti che durante la stagione turistica risiede nella zona del lido. I fabbricati oggi adibiti a pizzeria e chiesa erano le stalle dell’Azienda agricola Maria Pia. L’Ospedale Marino regina MargheritaProprio dove arriva da destra la via liguria, lungo la via Primo Maggio si trova l’Ospedale Marino regina Margherita, situato sul lato sinistro della strada, tra questa e la costa. L’Ospedale è dotato di 76 posti letto di ricovero, ed il presidio garantiva le prestazioni di Pronto Soccorso ortopedico traumatologico, recupero e Riabilitazione Funzionale, Radiologia tradizionale ortopedica, Ortopedia e Traumatologia, Anestesia e Rianimazione. Secondo la previsione della regione, l’Ospedale Marino verrà smantellato come struttura ospedaliera e resterà sostanzialmente una struttura riabilitativa. resta, in ogni caso, la previsione per Alghero di una nuova struttura ospedaliera. La spiaggia Maria PiaProseguendo, passata l’immissione da destra della via liguria, la via del lido diventa viale Primo Maggio, alla sinistra della quale si sviluppa la folta Pineta Maria Pia, che protegge il litorale della spiaggia Maria Pia, di sabbia chiarissima e finissima. A nord della spiaggia del lido, si sviluppa la spiaggia Maria Pia lunga circa tre chilometri, che si prolunga fino al porticciolo turistico di Fertilia, da cui si apre una bella vista sull’arenile e sull’abitato di Alghero. La spiaggia, di sabbia bianca e finissima, che si affaccia su un mare verde azzurro, poco profondo, è protetta alle sue spalle da dune coperte di un bosco di arbusti e macchia mediterranea. Sono presenti bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. Nell’ultimo tratto della pineta, dove alla sabbia si sostituiscono gli scogli, si ha qualche presenza naturista. |
A parte la spiaggia sotto il ponte di Calabona verso sud, e le spiagge del lido di San Giovanni e di Maria Pia verso nord, le altre spiagge della costa di Alghero verranno descritte nelle prossime tappe del nostro viaggio. Arre archeologiche ndei dintorni di AlgheroVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Alghero, sono stati portati alla luce i resti di numerosi siti archeologici. Si tratta dei resti della necropoli di Anghelu Ruju; delle Tombe di giganti Carraxiu, Palmavera I, Palmavera II, Paula Tolta, Serra Ona; dei Nuraghi semplici Barualdu, Biancu, Bullittas, Carraxiu, casa Sea, casa Sea II, Cinciriadu, Coros, Corradore, de Mesu, della Giorba, don Garau, Guardiola, la Speranza, las liegnas, las Piccas, Lu Carru di Lu Vin, Mariolu, Martincando, Minnina Grande, Minnina Piccolo, monte Matteatu, monte Nae, monte Ortulu, monte Pedrosu, nuragattoli, Nurattolu, Paru, Paula Tolta, Peretti, Piras, Rudas, Sa domu, Sa lattara, Sa Mandra de Sa lua, Sant’Agostino, Sant’Elmo, Santu Marcu, Santu Pedru, Scovas, Serra Ona, Solaris, Sos Franziscos, Surigheddu, Taulera; dei Nuraghi complessi Crabile de Rodeddu, Cubalciada, Fighera, Flumenelongu, Guardia Grande, monte Carru, monte Siseri Alto, monte Siseri Basso, Orune, Palmavera, Risola, S’Ena de Calvia, Sant’Imbenia, su Cadalanu; dei Nuraghi Acqua Chiara, Barate, Calvia, Maiore, Mancone, Mattearghentu, monte Carru II, monte Siseri Pendici, Sa Mandra de Sa Giua, su Siddadu, Tanca di las Peras, tutti di tipologia indefinita; invece non resta più nulla dei Nuraghi Anguli d’Orgiu, Badde larga, Bangius, Benaguada, Carraxeddu, Carvedduru, Cruccuriga, Figu Ruja, Guardia Fenosa, Is Arenas, las Peras, loria, los Mandigos, lunafras, Mauris Manca I, Mauris Manca II, Miguel forte, monte Agnese, monte Riccio, Nigola Rusu, Nuraghegume, Paula Cungiada, Perdas de Fogu, Pirica, rio Sassu, Rodeddu, S’Ena de Orune, S’Ena de Pala, Sa Figu, Sa Mongia, Santu Chirigu, Tadaso, Zoncheddu, che sono stati del tutto distrutti. Alcune di queste aree archeologiche verranno illustrate nella prossima tappa. Nel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 3 Vele al comprensorio della Costa algherese, con il parco di Porto conte e l’area Marina Protetta di Capo Caccia. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali. |
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Fertilia proseguiremo lungo la Parte meridionale del promontorio di Capo Caccia che si trova in Provincia di Alghero, e ci recheremo da Porto conte fino appunto a Capo Caccia, dove andremo a visitare la grotta di Nettuno. Visiteremo, quindi, le coste della parte settentrionale del promontorio, fino alla Cala del Porticciolo ed a visitare Santa Maria la Palma. |