Ardara che è stata una delle capitali del Giudicato di Logudoro con la chiesa di Nostra Signora del regno
In questa tappa del nostro viaggio, partendo da Ploaghe ci recheremo nella regione del Logudoro Meilogu, dove andremo a visitare Ardara che è stata, durante il periodo medioevale, capitale del Giudicato di Logudoro, e che conserva, come unica testimonianza dell’antico splendore, la chiesa di Nostra Signora del regno. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro MeiloguIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d’acqua favoriscono questa ricchezza. In viaggio verso ArdaraNell’ultima tappa del nostro viaggio, da Codrongianos avevamo preso la SS597 del Logudoro ed, arrivati all’incrocio con la SP58, avevamo preso quest’ultima strada verso est, che ci aveva portato a visitare Ploaghe. Da qui torniamo sulla SS597 del Logudoro, e la prendiamo in direzione sud est, in direzione della regione storica del Meilogu. Percorsi circa sei chilometri sulla SS597 del Logudoro dal raccordo verso Ploaghe, troviamo a destra la deviazione per Ardara. Dopo poco meno di quattro chilometri prendiamo a destra la SP20, che in circa 1,2 chilometri, ci porta nell’abitato di Ardara. Dal Municipio di Ploaghe a quello di Ardara abbaimo percorso 11,4 chilometri. Il comune chiamato ArdaraIl comune chiamato Ardara (pronuncia Àrdara, nome in lingua sarda Aldara, altezza metri 297 sul livello del mare, abitanti 736 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro agricolo dalle antiche origini, che è stata, durante il periodo medioevale, la capitale del Giudicato di Logudoro. Il paese chiamato si trova su un pianoro collinare di origine vulcanica, alle pendici orientali del monteSanto, circondato da alcuni rilievi come il monte Cheja, di 420 metri, ed il salto di Binza, di 490 metri. L’abitato è raggiungibile attraverso la SS597 di Logudoro, distante soli tre chilometri dall’abitato, e la linea ferroviaria che collega Ozieri con Chilivani Porto Torres aveva uno scalo sul posto. Origine del nomeIl nome del paese Ardara, nel periodo medioevale Ardar, è probabilmente di origine paleosarda derivando da Srdara, che sta ad indicare un altare da sacrificio, o latina, Arduum, Che indica un luogo arduo, erto. La sua economiaLa presenza dell’acqua, grazie ad alcuni affluenti del rio Mannu di Ozieri, rende il suo terreno abbastanza fertile, quindi l’economia di Ardara prevalentemente di tipo agropastorale, anche se sono presenti nel territorio altre attività commerciali. L’agricoltura, la principale fonte di reddito dell’economia locale, è caratterizzata dalla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti e ulivi. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. La modesta realtà industriale si fonda sui comparti alimentare, metallurgico, edile e della produzione di energia elettrica. Il terziario si compone di una rete commerciale che riesce a soddisfare sufficientemente le esigenze primarie della popolazione. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciNel suo territorio si trovano diverse testimonianze archeologiche, tra le quali almeno ventisette Nuraghi, ed il ritrovamento di alcuni frammenti di ceramica documentano la presenza dell’uomo a partire almeno dalla fine del IV millennio avanti Cristo, oltre alla navicella con protome taurina rinvenuta nel Nuraghe Scala de Boes. L’età punica è documentata dal rinvenimento di monete rinvenute anch’esse presso lo stesso Nuraghe. Altri ritrovamenti indicano una sua frequentazione nell’epoca romana, e recenti scavi archeologici hanno portato alla luce, sull’altopiano di San Pietro, i resti di un insediamento romano con molti reperti dell’epoca. Il suo periodo di maggior splendore è quello medioevale. Nel periodo medioevale, infatti, Ardara, con la curatoria omonima, fa parte del Giudicato di Torres, ed Ardara è una delle residenze fisse dei giudici di Torres, quindi può essere considerata una della capitali del Giudicato. In una data imprecisata nel corso dell’undicesimo secolo, e quindi non sappiamo se durante il regno di Comita I o di suo figlio Barisone I, alla sorella di Comita, Giorgia di Torres, si deve lo spostamento della capitale, dalla città costiera di Torres, ad Ardara, situata in località più interna e perciò al riparo dalle incursioni dei pirati saraceni residenti nelle Baleari. Ardara rimane capitale del Giudicato fino quasi alla fine dell’epoca giudicale, ed a quel periodo risalgono tutti i suoi principali monumenti. Nel 1107 viene consacrata la basilica di Nostra Signora del regno, che diviene la Cappella palitina del Giudicato, sede vescovile, ed il luogo in cui si incoronano i sovrani e talvolta si tumulano le loro spoglie. La corte di Ardara diviene uno dei più prestigiosi centri d’Europa e punto di attrazione per personaggi letterari e politici del tempo. È sotto la reggenza di Bianca Lancia d’Agliano, madre del re Enzo Hohenstaufen di Svevia, iniziata alla morte del figlio nel 1272, che la capitale del Giudicato viene trasferita da Ardara a Thathari, l’attuale Sassari. Nel 1259, con lo smembramento del Giudicato, la curatorìa è passata prima ai Doria, e poi sotto il controlo del Giudicato d’Arborea. In seguito è passata agli Aragonesi, poi ai Savoia, ed infine al regno ed alla repubblica Italiana. Personaggi che sono nati ad ArdaraAd Ardara, oltre a diversi regnanti del Giudicato di Torres, è nato un importante architetto noto con il nome di Maestro d’Ardara. Ad Ardara nasce, nell’undicesimo secolo, un grande architetto anonimo noto con il nome di Maestro d’Ardara. Si tratta di un architetto di grande personalità, che ha prodotto edifici di notevole originalità, al quale si deve la costruzione del Castello giudicale di Ardara, e, tra il 1065 e il 1107, della chiesa parrocchiale di Nostra Signora del regno, una chiesa palatina la cui facciata era rivolta verso il Castello dei giudici di Torres. |
Le principali feste e sagre che si svolgono ad ArdaraTra le feste che si svolgono ad Ardara, significativa è la Sagra della Cordula, ed il Ferragosto Ardarese. Ad Ardara, nel mese di giugno, si svolge la Sagra della Cordula. La cordula, che viene chiamata anche a treccia, proprio per la forma caratteristica che assume, dopo la lavorazione, l’intreccio degli intestini e delle budella di agnello, è un piatto tipicamente sardo molto saporito e prelibato, che in passato veniva preparato per le feste più importanti come Natale e la Pasqua, festività tipiche che comportavano l’uccisione degli agnelli. L’appuntamento è nella via adiacente l’Anfiteatro Comunale, allestita per accogliere gli ospiti che vogliono degustare la cordula fatta arrosto e la cordula con i piselli, accompagnata, ovviamente, da un ottimo vino rosso. alla sagra, che attira tutti gli anni molti buongustai, viene associata anche una gara estemporanea di pittura. Fanno da cornice, anche l’esibizione dei poeti accompagnati dal canto dei tenores. Durante il mese di agosto si svolgono diverse manifestazioni per l’astate ardearese, che culminano, il giorno 15, con il Ferragosto Ardarese, che è una Festa che vede il ritorno nel paese natio di tanti emigranti. Visita del centro di ArdaraEntriamo in Ardara con la SP20, che arriva con il nome di via stazione e ci porta all’interno dell’abitato percorrendo un paio di tornanti in salita. Il paese sorge, infatti,su un piccolo rilievo e la sua parte storica è circondata da edifici moderni che si affacciano su vie larghe ed alberate, sulle quali si affacciano prevalentemente edifici unifamiliari a uno o due piani, con giardino. La chiesa parrocchiale di Nostra Signora del regno che viene considerata un SantuarioAll’ultimo tornante prina di entrare nel centro abitato, parte a sinistra la via Carlo Alberto Dalla chiesa, sulla quale si affaccia sulla destra un bel parco con una scalinata che sale verso il centro storico, e sulla sinistra una piazza con la chiesa di Nostra Signora del regno, che è la chiesa parrocchiale di Ardara e viene considerata un Santuario. La chiesa domina la vallata sottostante ed è ben visibile a chi si diriga verso il paese. È stata realizzata in stile romanico pisano, con influenze lombarde, da un architetto detto il Maestro di Ardara, tra il 1065 e il 1107, come attesta l’epigrafe di consacrazione dell’altare maggiore oggi murata a destra del presbiterio, è stata la Cappella palatina del Giudicato, sede vescovile, ed il luogo in cui si incoronavano i sovrani e talvolta si tumulavano le loro spoglie. Deve il suo nome al fatto di essere stata la chiesa della capitale del regno, Su rennu, dei giudici del Logudoro. E rimane, oggi, l’unica testimonianza dell’antico splendore del paese. L’edificio si appoggia su una base di roccia che funge da supporto naturale. Il materiale utilizzato per la sua costruzione è costituito da nerissimi conci di trachite, che conferiscono all’edificio sacro una fisionomia severa, ed al tempo stesso una notevole eleganza. Il fatto di essere così scuro è senza dubbio, perchché i signori della chiesa dell’epoca volevano che assumesse rispetto ed onore come chiesa-fortezza, al fine di dare potenza e prestigio a tutti i committenti. La facciata è orientata a sud ovest, in modo da essere più direttamente illuminata dal sole, è divisa in tre settori di differente altezza corrispondenti alle navate interne, ed in quello centrale è presente una bifora con una colonnina. L’abside posteriore ha una forma semi circolare. Sul lato sinistro della chiesa si eleva il campanile a canna quadrangolare. All’interno è caratterizzata da uno schema basilicale, con tre navate separate tra di loro da due file di otto colonne realizzate in trachite nera, sormontate da capitelli dorici e corinzi. La navata principale è coperta con capriate in legno, mentre quelle laterali hanno una volta a crociera. All’interno della chiesa si trovano diverse opere d’arte, gli affreschi del quattrocento rappresentano la Gloria e il Giudizio Universale, mentre le colonne sono state affrescate nel seicento con immagini degli Apostoli e dei Dottori della chiesa. Il pulpito del sedicesimo secolo è in legno intagliato e dorato, ha il pannello anteriore diviso in tre parti da lesene, con cantari scolpiti, ed al centro conserva un’aquila bicipite, che racchiude nel suo ventre l’immagine della Madonna. È pregevole il retablo minore, nel quale sono rappresentate scene della Passione di Cristo, ed è messa in evidenza, al centro, la Madonna che allatta il Bambino. Dietro l’altare è posizionato il bellissimo retablo maggiore, che costituisce una delle principali espressioni della pittura cinquecentesca in Sardegna, con la sua altezza di dieci metri e la larghezza di cinque, è probabilmente il più grande complesso pittorico ligneo di tutta l’Europa. Il retablo è dedicato alla Madonna e rappresenta i misteri gioiosi e gaudiosi. Al suo interno è presente un bel simulacro della Madonna con il Bambino, della fine del quattrocento, alto quasi due metri, tipico esempio di arte gotica rinascimentale. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli che si recano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno sono presenti diverse opere artistiche che attirano i fedeli. Ogni anno, il 9 maggio si svolge ad Ardara la Festa patronale di Nostra Signora del regno. Le funzioni religiose iniziano il primo del mese di maggio con la novena, e la sera dell’8 maggio si tengono i vespri solenni. Il 9 si svolgono nella chiesa le funzioni, poi nella piazza si svolge la processione religiosa con la statua della Madonna, che viene seguita da canti e balli, giochi tradizionali, e spettacoli folkloristici. La fonte pubblicaPoco lontana dalla chiesa di Nostra Signora del regno, si trova, incassata rispetto al livello stradale, la Fonte pubblica risalente alla fine dell’ottocento. È costituita da un parallelepipedo, fasciato da un alto basamento in blocchi squadrati di trachite rossa, e delimitato da una modanatura scolpita sui blocchi. Sul bassamento si erige la muratura della fonte, in pietrame misto, che lascia vedere la grande quantità di materiale di riuso che è stato impiegato nella sua costruzione, e che proveniva dalle mura dell’antico borgo fortificato. La chiesa della Santa CroceRitornati sulla SP20, che arrivati nell’abitato prende il nome di via Vittorio Emanuele, troviamo sulla destra la piazza Santa Croce, sulla quale si affaccia la chiesa della Santa Croce edificata in stile neo medievale nel 1898. La chiesa ha una pianta rettangolare, ed è formata da una navata, alla quale è stato aggiunto, in un secondo tempo, il presbiterio. La chiesa è stata edificata nel luogo in cui si trovava l’antico oratorio della Santa Croce, del sedicesimo o diciassettesimo secolo, che è, però, andato distrutto alla fine del diciottesimo secolo, e nel quale aveva la sua sede l’antica Cunfraria de Santa Rughe, ossia la Confraternita della Santa Croce. Presso questa chiesa, nel mese di settembre si svolge la Festa della Santa Croce. Ruderi del Castello giudicale dell’undicesimo secoloDalla piazza Santa Croce, prendiamo la via Roma, che si dirige verso il centro storico, e ci porta in piazza Castello. Qui, sulla sinistra, si trova uno slargo nel quale sono presenti i resti del Castello giudicale sede dei giudici di Torres, al quale la chiesa di Nostra Signora del regno era annessa. Dell’imponente Castello, oggi possiamo ammirare solo pochi resti delle fondazioni, ed il rudere della torre, che era alta quasi dodice metri. I pochi resti non consentono alcuna ricostruzione della sua articolazione interna, ma portando alla luce interessanti reperti archeologici. Sappiamo che tutti i documenti, dall’undicesimo al tredicesimo secolo, quando si riferiscono al Castello di Ardara, parlano di Palacium, e non di Castrum o Castellum, per cui il palazzo può essere immaginato con caratteristiche diverse da quelle di un Castello. alla fine del Giudicato, Ardara viene conquistata dalla famiglia Doria. Da questo momento aumentano le esigenze difensive e, pertanto, il palazzo viene fortificato come un Castello. Comunque, verso il 1580, secondo Giovanni Francesco Fara, il Castello è già in rovina. Il Municipio di Ardara ed il suo centro storicoPassato lo slargo che ci ha portato ai resti del Castello, troviamo, sulla sinistra della strada, al civico numero 1 di piazza Municipio, il palazzo che acccoglie la sede e gli uffici del Municipio di Ardara. Subito alla sinistra del palazzo municipale si trova un bel parco, nel quale, con una scalinata, si accede al centro storico proprio di fronte alla chiesa di Nostra Signora del regno. All’interno del parco, è presente l’Anfiteatro Comunale di Ardara. Proseguendo lungo la via Roma, troviamo diversi bei Murales, poi prendiamo la via Trieste che ci porta in una bella piazza, tra la via Trieste e la via Torres, al centro della quale si trova una bella Fontana. La chiesa di San PietroProseguiamo verso sud lungo la via Vittorio Veneto, che diventa via Alessando Manzoni, ed incrociamo la via San Pietro. La prendiamoverso sinistra, ossia verso est, e ci porta ai limiti orientali dell’abitato. Qui proseguiamo su una strada bianca, che ci conduce in cima ad una collina che domina il paese, sulla quale sorge la chiesa campestre dedicata a San Pietro. Di origine medievale in stile romanico, l’attuale struttura risale agli inizi del quindicesimo secolo, ed è stata realizzata con trachite molto scura. Si ritiene che la chiesa sia stata edificata sulle rovine di un antico tempio paleocristiano, del quale si può ammirare l’originale abside con una piccola monofora. Nei primi del novecento è stata restaurata ed è tornata ad ospitare le statue di San Pietro, di Sant’Antonio da Padova e quella di San Narciso Vescovo. Presso questa chiesa, nel mese di giugno si svolge la Festa di San Pietro, con le cerimonie religiose e la processione, seguita anche da numerose persone a cavallo, delle quali molte nei costumi tradizionali. Il Campo Sportivo di ArdaraLa via San Pietro incorcia la strada verso sud est, proveniente da davanti alla chiesa di Nostra Signora del regno, che si immette sulla SP102, proveniente dal cetro dell’abitato con il nome di via Aldo Moro. Percorsi circa trecento metri all’incorcio con la via San Pietro, troviamo sulla destra della SP102 il Campo Sportivo di Ardara, un Campo da Calcio in erbetta abbastanza grandecon due spogliatoi e una tribuna coperta. Il Cimitero di ArdaraPercorsi ancora centocinquanta metri, sempre in direzione sud est sulla SP102, troviamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero di Ardara. Visita dei dintorni di ArdaraVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Ardara, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici Arigau, Arrubiu, Jana, Otzi, Pibizziri, Santa Maria Is Acquas, Santu Domini, Serretzi; dei Nuraghi complessi Arbici, Axiurridu, Barumeli, Camparriga, Colombus, de rio Runaghe, Nuratteddu, Ortu Comidu, Sa Perra; ed anche dei Nuraghi Badde Austinu, Canedis, Coloru, Congiari, Enas de Ruos, Figu Ghia, Frusciu, Funtana Pedralada, Mamusari, Mannu, Manuelle, Mercurio, Ozastru, Pedralada, Pedru Cherchi, Pintadu, Piredu, S’Altiruta, Sa Idolza, Santedero, su Achileddu, su Chercu, Terracados, tutti di tipologia indefinita. Prima di arrivare ad Andara si trova la deviazione per il Nuraghe Scala de BoesNel territorio di Ardara sono stati individuati diversi Nuraghi, tra essi molto, importante per quello che si è rinvenuto al suo interno, è il Nuraghe Santedero detto anche Nuraghe Scala de Boes. Lo troviamo lungo la strada che da Ploaghe ci ha portato ad Andara. Per raggiungerlo, usciamo da Ardara verso nord sulla SP20, e, dopo 1,2 chilometri, svoltiamo a sinistra sulla strada verso la SS597 del Logudoro. Percorsi 650 metri su questa strada, si trova una sterrata sulla sinistra che, in circa settecento metri, porta ad una altura sulla quale si vede il Nuraghe. Non si tratta di un gran Nuraghe, ma è caratterizzato da un soppalco e da un arretramento della faccia esterna o interna dei muri, per cui la parte di muro soprastante viene ad essere meno spessa di quella sottostante. Presso di esso è stata rinvenuta una Navicella con protone taurina ossia a testa di toro, che viene conservato attualmente presso il Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Sono state rinvenute anche Monete dell’età punica con incisa l’effige di un cavallo. I resti del Nuraghe de rio RunagheTornati indietro sulla strada verso la SS597 del Logudoro, percorriamo meno di due chilometri e mezzo e vediamo,su una altura alla destra della strada, il Nuraghe de rio Runaghe. Si tratta di un grande Nuraghe complesso che è, però, notevolmente interrato, tanto che, per accedere alla torre centrale, è necessario entrare dal finestrone del primo piano, che si trova oggi all’alteza del suolo. Conserva integra la tholos della camera interna al piano terreno. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di ArdaraTorniamo nel centro di Ardara. Prendiamo in uscita verso nord la SP20 e la seguiamo per circa due chilometri e mezzo, evitando la deviazione a sinistra sulla strada verso la SS597 del Logudoro. Percorsi circa 450 metri sulla SS597 del Logudoro, che ha deviato verso est, vediamo alla sinistra della strada la Ex Stazione ferroviaria di Ardara, una piccola stazione posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Sassari e Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Ozieri Chilivani e prima della stazione di Ploaghe. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1874, nel 1920 la gestione passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. La stazione è ormai dismessa, e ad Ardara si arriva con autobus. Il campo di volo di ArdaraProseguimao sulla SP20 e, dopo circa settevento metri, ci immettiamo sulla SS597 del Logudoro in direzione est. Seguiamo quest’ultima strada per poco più di quattro chilometri, ed arriviamo a un bivio nel quale la SS597 del Logudoro prosegue verso sinistra, mentre continuiamo dritti sulla SP1. Dopo circa duecento metri, troviamo una deviazione sulla destra, su una strada chiusa da un cancello, che, in settecento metri, ci porta al Campo di volo di Ardara. Si tratta di un campo di volo ultraleggero lungo circa quattrocento metri, nel quale si svolgono attività di volo nei fine settimana. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Ardara ci recheremo nel Monteacuto, ad Ozieri dove visiteremo la bella basilica di Sant’Antioco di Bisarcio, e la grotta di San Michele, dalla quale ha preso il nome la Cultura di San Michele di Ozieri, ed i suoi dintorni. |