L’isola Asinara con lo splendido parco naturale della sua area marina protetta e le sue coste incontaminate
Da Stintino ci recheremo a visitare l’Isola Asinara all’interno del parco Naturale istituito dopo la dismissione del supercarcere per preservarne le caratteristiche ambientali assolutamente uniche. Arrivati a Fornelli e visto quello che resta del supercarcere, percorriamo l’unica strada carrozzabile dell’isola fino alla bellissima Cala Sabina. Incontriamo diversi animali selvatici come cavalli, cinghiali ed il famoso asinello bianco dell’Asinara. La regione storica della NurraLa Nurra l’antica Nure, che costituiva un’antica curatoria del Giudicato di Torres, è una regione della Sardegna posta all’estremità nord occidentale dell’Isola, che forma un quadrilatero compreso tra il golfo dell’Asinara a nord est ed il Mar di Sardegna ad ovest, delimitata dal rio Mannu a est e dai rilievi del Logudoro a sud est. I comuni che fanno parte della Nurra sono: Alghero, Olmedo, Porto Torres, Stintino, e numerose frazioni del comune di Sassari. Si tratta di una zona prevalentemente pianeggiante scarsamente popolata, il cui territorio conserva traccia degli insediamenti sparsi dei pastori e contadini, che abitavano in ricoveri di bestiame denominati Cuiles. I punti più alti sono il monte Forte di 464 metri e il monte Doglia di 437 metri. L’economia è basata sull’agricoltura, favorita da importanti opere di bonifica, la pastorizia, la pesca ed il turismo balneare. Importante è stato anche lo sfruttamento minerario della zona, ossia le estrazioni di piombo e zinco ad Argentiera, e minerali di ferro a Canaglia. recandoci verso l’isola Asinara passiamo accanto all’isola Piana dove si trova la Torre della FinanzaDa Stintino prendiamo un battello con il quale raggiungiamo l’isola Asinara, una volta sede del carcere speciale ed oggi al centro di un parco Naturale ottenuto con una dura battaglia dagli abitanti della città di Porto Torres. Nel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio del Golfo dell’Asinara, della costa nord occidentale dell’isola e del parco Naturale dell’Asinara. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali. |
Passiamo accanto all’isola Piana con la Torre della FinanzaNel corso del viaggio in battello da Stintino all’isola Asinara, passiamo accanto all’Isola Piana che era stata, un tempo, di proprietà della famiglia Berlinguer, ed è stata succesivamente donata allo Stato italiano a condizione che venga conservata allo stato naturale. Sul lato orientale dell’Isola, quello di fronte al quale passiamo con il battello, si trova la bellissima Cala Grande un’insenatura con il mare dagli splendidi colori di un mare limpidissimo. L’isola, assolutamente piatta, è sovrastata dalla Torre dell’isola Piana chiamata anche Torre della Finanza edificata a tre metri sul mare, che si trova dalla parte dello stretto di Fornelli e guarda verso l’Asinara, ed è raggiungibile per mezzo di imbarcazioni private. Edificata in epoca spagnola, tra il 1525 e il 1531, e restaurata nel 1578, è di forma cilindrica con un diametro di sedici metri, e raggiunge l’altezza di 18 metri. Il materiale utilizzato per la costruzione della sua struttura è lo scisto. A due piani, il primo con volta a cupola ed il secondo a fungo, con un pilastro centrale, ha la sala spartita in tre settori. Due sono le scale per accedere al terrazzo, una interna alla muratura, ed una all’interno della sala. La torre si trova, purtroppo, in uno stato pericolante nelle sue strutture interne. Passata l’isola Piana raggiungiamo l’isola AsinaraL’Isola dell’Asinara è la propagine estrema del golfo omonimo, e fa parte del comune di Porto Torres. È per estensione la seconda isola della Sardegna, come dimensione seconda sola all’isola di Sant’Antioco, ed è coperta da una folta vegetazione a macchia mediterranea, mentre è pressoche priva di alberi, a parte un bosco di lecci in località Elighe Mannu nella parte settentrionale dell’Isola, ed altre piante a fusto che si possono trovare sono i ginepri Fenici. L’isola prende il nome dal caratteristico asinello albino che vi vive allo stato brado, come allo stato brado vivono l’asinello sardo, cinghiali, cavalli, mucche ed altri animali una volta domestici. L’uomo, infatti, all’Asinara oggi è praticamente assente. La storia dell’AsinaraPer quanto riguarda la Storia dell’Asinara ricordiamo che nel 1885 diviene di proprietà demaniale, e gli agricoltori sardi e i pescatori Genovesi che vi abitano sono costretti a trasferirsi sulla costa sarda, dove fondano il paese chiamato Stintino. Viene, quindi, trasformata in colonia penale, e da allora vi abitano solo guardie penitenziarie e carcerati, per circa 112 anni, fino al dicembre 1997, quando il carcere viene chiuso. Il 25 febbraio 2010 l’isola si posiziona al centro dell’operazione Asinara, quando una quindicina fra lavoratori cassintegrati della Vinyls e disoccupati dell’Eurocoop salpati a bordo di un traghetto da Porto Torres, approdano all’Asinara armati di generi di conforto, coperte, sacchi a pelo e bandiere del sindacato, e prende possesso della diramazione centrale del vecchio carcere, a Cala d’Oliva, mentre un altro gruppo aveva già preso possesso il 7 gennaio della torre Aragonese di Porto Torres. Da quel giorno, rimangono sull’isola e sul presidio per 15 mesi, fino al 6 giugno 2011, quando una commissione di operai viene ricevuta dal Presidente della repubblica, e pone così termine all’occupazione dell’isola e smobilitato il presidio sulla Torre di Porto Torres. Dopo di che sono rimasti in attesa di un incontro col governo, ma senza troppe illusioni. Il parco Naturale dell’AsinaraDopo la dismissione del carcere, l’isola è entrata nel Parco Naturale ed è diventata un luogo suggestivo, con un eccezionale habitat floro faunistico ed un paesaggio quasi intatto e pressoche privo di costruzioni, al centro di un parco Naturale istituito nel 1991 sotto la forte spinta degli amministratori e degli abitanti di Porto Torres allo scopo di difendere questo gioiello naturalistico dalla speculazione edilizia che tenta comunque ancor oggi di dare l’assalto sia all’Asinara che alla antistante isola Piana. Dal 1999 è possibile visitarla, ma solo con Visite guidate ed accompagnati con partenza in barca da Stintino o da Porto Torres, con numerose limitazioni atte a salvaguardarne l’ambiente. La visita in estate va prenotata con un certo anticipo dato che c’è il numero chiuso. Non è permesso ovviamente pernottare, ma non è permesso neppure fumare se non a Fornelli, nel punto di imbarco e sbarco. Non si possono piantare ombrelloni per ripararsi dal sole, non si può nuotare utilizzando le pinne. Tutta una serie di divieti volti a limitare l’impatto antropico sul delicato eco sistema dell’Isola. Ed anche le associazioni ambientaliste sono impegnate a difenderla da uno sviluppo che ne comprometterebbe la incontaminata bellezza naturale e soprattutto danneggerebbe irreparabilmente l’habitat, soprattutto da quando sono riprese in modo neanche tanto velato le iniziative per dare avvio al suo sfruttamento turistico. Nel corso del viaggio in battello, è possibile ammirare lo Splendido mare dell’isola Asinara, che, da quando è entrata all’interno del parco Naturale, è costituito da un’acqua incontaminata, dagli splendidi colori e dai riflessi affascinanti. Il ritrovamento nelle acque dell’Asinara del relitto della corazzata RomaNel 2012 è stato annunciato il ritrovamento, nel golfo dell’Asinara, da parte di un team di ricerca guidato da Guido Gay, di una parte del relitto della Corazzata Roma adagiata a circa 1000 metri di profondità, nel canyon di Castelsardo, a non molta distanza dall’Asinara, a circa 16 miglia dalla costa sarda. Il personale della Marina Militare ha verificato la coerenza delle immagini, riprese il 17 giugno e ripetute il 28 giugno 2012, di pezzi di artiglieria contraerea imbarcata sulla corazzata Roma, ed ha quindi certificato il ritrovamento. La nave da battaglia Roma è stata la terza unità della classe littorio ed ha rappresentato il meglio della produzione navale bellica italiana della Seconda Guerra Mondiale. La nave era stata affondata da due bombe tedesche il giorno dopo l’armistizio, il 9 settembre del 1943, mentre si dirigeva verso l’isola la Maddalena, con 1352 vittime e solo 622 sopravvissuti. La Marina Militare considera e difende il relitto che viene considerato un sacrario, e per queste ragioni tiene riservate le coordinate del suo ritrovamento. Arrivo sull’isola Asinara con lo sbarco all’approdo di Fornelli, frazione del comune di Porto TorresPassata l’isola Piana, proseguiamo con il battello ed arriviamo all’isola Asinara. Dopo una breve navigazione di circa venti minuti, Sbarchiamo all’approdo di Fornelli. Quella di Fornelli (altezza metri 2, distanza in linea d’aria circa 22 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti) costituisce una frazione del comune di Porto Torres. In essa si trova l’approdo al quale attracchiamo per sbarcare, nel sud dell’Isola, proprio di fronte agli edifici dell’ex supercarcere, che si trova, però, in un desolante stato di abbandono. E temiamo che resterà tale finche il Ministero di Grazia e Giustizia, che ancora ne è proprietario, non provvederà a trasferirne la gestione all’ente parco. Flora e fauna localeCaratteristica della costa dell’Asinara, come di molti altri tratti di costa incontaminati della Sardegna, è l’abbondante presenza di praterie di Posidonia Oceanica non un’alga ma una vera pianta marina che costituisce un importante indicatore biologico, essendo molto sensibile agli agenti inquinanti e che quindi tende a scomparire nella costa mediterranea. Una pianta importante per l’equilibrio biologico, che rende forse un poco spiacevole bagnarsi nelle acque dove è presente, ma che garantisce la qualità dell’acqua e del fondale. Nella nostra visita all’interno dell’Isola, lungo la strada, soprattutto in località punta Sa Nave, troviamo esempi della Flora locale come ad esempio la bella Timalèa ed un rarissimo esemplare di Centaurèa Orrida. E visto che abbiamo parlato di flora, accenniamo anche alla Fauna locale. Abbiamo visto volare Pojane e Gazze ladre una coppia delle quali è stata importata sull’isola da un carcerato che al momento della propria liberazione ha voluto liberare anche questi due volatili, che si sono stabiliti sull’isola dove hanno prolificato. Abbiamo fotografato Cinghiali un Asinello sardo ed anche bei Cavalli selvatici. Ma la principale caratteristica dell’Asinara sono gli Asinelli albini una razza esistente solo su quest’isola con tutte le caratteristiche tipiche dell’albinismo: il pelo candido, vista scarsa, difficoltà a sopportare la luce, ed altre caratteristiche che, se non fossero protetti nel parco Naturale, ne renderebbe assai difficile la sopravvivenza. Visita dell’ex supercarcere dell’Asinara di Fornelli e del suo insediamento di Santa MariaPoco più che un centinaio di persone risiedono nella località Asinara, isola amministrativa situata a ovest dell’omonimo golfo, per anni sede di un Istituto carcerario di massima sicurezza ora smantellato. Divenuta parco nazionale, è caratterizzata dalla tipica vegetazione mediterranea costituita da lentisco, mirto, rosmarino, e, popolata da circa Trecento mufloni, ospita diverse specie di uccelli, tra i quali la rondine di mare, il Falco Pellegrino e l’uccello delle tempeste. Il territorio, classificato di pianura, comprensivo delle isole marittime Piana e Isolotto, ha un profilo geometrico irregolare, con accentuate variazioni altimetriche. L’isola Asinara per molto tempo era nota quasi esclusivamente come sede dell’Omonimo carcere. L’insediamento carcerario di Fornelli, situato nella parte più meridionale dell’Isola, sull’omonima piana, è stato la prima struttura carceraria, ed altre ne sono state edificate in diversi punti dell’isola adibite a colonie penali agricole. La dislocazione di Fornelli era, al momento della sua costruzione, costituita da tre dormitori, e, durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata utilizzata come tubercolario. Nei suoi 112 anni di attività, Solo due detenuti sono riusciti a fuggire: si tratta di Matteo Boe, bandito sequestratore sardo, insieme con un complice, Salvatore Duras, che il primo settembre 1986, fuggirono a bordo di un gommone. Questo fece dell’Asinara il carcere con il minor numero di evasioni al mondo. Le celle per i detenuti comuniLa prima zona che visiteremo del supercarcere è quella parte nella quale sono presenti le Celle per i detenuti normali che era riservata ai detenuti senza particolari attenzioni al loro stato. L’ala di massima sicurezzaDurante gli anni di piombo, con il trasferimento all’Asinara di numerosi esponenti delle Brigate Rosse, è stata aperta nel carcere un’Ala con le celle di massima sicurezza. In questa, dopo un tentativo di insurrezione avvenuto il 2 ottobre del 1978, la sorveglianza è stata rafforzata. In quest’ala le celle hanno le porte blindate e consentono un controllo continuo dei detenuti. Il bunker con le celle dei detenuti sottoposti al 41bisCon l’arrivo dei detenuti imputati di gravi reati mafiosi e sottoposti al carcere duro in base all’articolo 41bis è stato realizzato il cosiddetto Bunker al quale si accede passando attraverso quella che era la piccola Chiesa del carcere. Sottoposti a queste misure sono stati rinchiusi, a partire dal’92, all’Asinara detenuti come Totò Riina e Nitto Santapaola, Raffaele Cutolo e leoluca Bagarella. Le Celle del 41bis che prevedevano il controllo a vista 24 ore su 24, erano illuminate notte e giorno, i bagni non avevano porte, dallo sportello dotato di vetro antisfondamento il detenuto era sempre visibile alle guardie carcerarie. Erano presenti piccoli cortili per l’ora d’aria in modo da garantire che i diversi detenuti non si incontrassero tra di loro. I resti del carcere della frazione Santa MariaUna strada che parte da Fornelli e si muove verso est, ci porta alla frazione Porto Torres denominata Santa Maria (altezza metri 24, distanza in linea d’aria circa 22 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si trova sempre nella parte meridionale dell’Isola, poco distante da Fornelli. Qui si trovano i resti dell’Insediamento carcerario di Santa Maria uno degli insediamenti carcerari più moderni e recenti, dove venivano praticate, dai detenuti, l’agricoltura e l’allevamento di maiali, cavalli, pecore, capre e mucche. L’insediamento carcerario di Santa Maria veniva chiamato la Legione straniera, dato che la maggior parte della popolazione carceraria era costutuita da stranieri. La visita delle coste dell’IsolaL’isola Asinara è percorsa da Una sola strada carrozzabile nota anche come strada della reale, che, partendo da Fornelli, porta verso nord, percorrendo tutta l’isola, fino a Cala d’Oliva. Iniziamo, ora, il nostro viaggio, partendo da Fornelli lungo la strada carrozzabile e risalendo la costa, fino ad incontrare le bellissime Cala Sant’Andrea e Cala d’Orata, la Cala Scombro di Dentro e la Cala Scombro di Fuori, ed infine Cala Marcutza e Cala Trunca. I resti del Castello dell’Asinara detto anche il CastellaccioLungo questa strada si incontrano i resti del Castello dell’Asinara chiamato anche il Castellaccio una struttura medioevale diroccata che domina la piana e tutto lo stretto di Fornelli, e che, dal basso della collina, si confonde quasi con le rocce granitiche che lo circondano. La storia di questo Castello appare tuttora, comunque, molto controversa, dato che alcuni lo considerano eretto dai Malspina, mentre altri ne fanno risalire la costruzione in epoca spagnola, intorno al 1590. Successivamente, la leggenda narra, che sarebbe stata dimora del pirata Barba Rossa, da cui l’omonima Cala nei pressi di Fornelli. La struttura è completamente costituita da granito, e presenza delle travature lignee nell’immediato ingresso. La parte interna è completamente diroccata e rimane ben poco in piedi, se non le mura di quelle che una volta potevano essere delle stanze. È presente una guardiola, nel lato sud ovest, ancora intatta, mentre nel lato sud est v'è la cisterna. Per arrivarci bisogna effettuare una tortuosa escursione, guidata da dei segnalini, sparsi qua e là. La Cala Sant’Andrea con la sua spiaggiaDopo alcuni chilometri, rggiungiamo la Cala Sant’Andrea situata in un’area con la natura circostante solitaria e selvaggia, con la spiaggia di Cala Sant’Andrea, dietro la quale si trova il piccolo stagno di Sant’Andrea, uno stagno retrodunale temporaneo, che, nei periodi massima precipitazione, presenta un secondo bacino, ed uno sbocco al mare. La spiaggia di Cala Sant’Andrea è piccola, della lunghezza di circa trecentocinquanta metri, e separa il mare dallo stagno dunale retrostante. Ha un arenile di sabbia bianca e fine, che si affaccia su un mare azzurro, poco profondo, e sul retro si trova lo stagno di Cala Sant’Andrea. Ovviamente, non è mai affollata, perché l’accesso è regolamentato dal’Ente del parco Naturale. |
La Cala d’Orata con la sua spiaggiaProcedendo verso nord lungo la costa, arriviamo alla punta Sant’Andrea, che chiude verso sud una stretta insenatura, che è denominata Cala d’Orata nella quale si trova la sua bella piccola spiaggia. Questa insenatura nasconde allo sguardo la spiaggia di Cala d’Orata una delle piccole spiagge più belle e suggestive di tutta l’isola. Si tratta di una piccola spiaggia con sabbia bianca, molto fine e calda, circondata dalle rocce granitiche che si protendono verso il bellissimo mare cristallino, dai colori intensi e cangianti tra il verde smeraldo e l’azzurro. Ha un fondale basso e sabbioso con la presenza di diverse varietà di pesci e fauna marina in genere. La spiaggia è circondata dalla roccia granitica sovrastata dalla macchia mediterranea. |
Data la loro bellezza ed importanza naturalistica, è previsto l’inserimento della Cala Sant’Andrea, insieme con la vicina Cala d’Orata, in un’area di protezione integrale, per cui la visita potrà essere solo saltuaria e di breve durata, con l’accompagnamento delle guide del parco. La bella Cala Scombro di Dentro affacciata sul retro della Cala Scombro di FuoriProseguiamo lungo la strada che percorre l’isola, fino ad arrivare a dove l’isola si restringe e raggiunge la sua minima larghezza, con, ai due lati, la Cala Scombro di Dentro e la Cala Scombro di Fuori. La Cala di Scombro di Dentro è una vasta insenatura, con il mare di una limpidezza assoluta. Di fronte a questa cala, si trova l’isola Scombro, ed un insieme di altre piccole isole e scogli affioranti, di rilevante interesse paesaggistico e naturalistico, che vengono chiamate Nani. Un istmo solo Duecentoquaranta metri, separa la Cala Sgombro di Dentro, affacciata sul lato orientale dell’Isola, dalla Cala Sgombro di Fuori, nota anche come Cala Romasino, che si affaccia sul lato occidentale dell’Isola. |
I resti del carcere della frazione TumbarinoProseguendo verso nord, dopo un paio di chilometri arriviamo alla frazione Porto Torres denominata Tumbarino (altezza metri 26, distanza in linea d’aria circa 27 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Qui si trovano i resti dell’Insediamento carcerario di Tumbarino. Situato praticamente nel mezzo dell’Isola, vi venivano incarcerati pochi detenuti per volta, che si erano quasi tutti macchiati di crimini carnali, e il loro compito era di preparare le provviste di legna. Nei locali che erano sede del carcere, si trova, oggi, l’Osservatorio Faunistico di Tumbarino, Attivo tutti i giorni con i ricercatori del Centro Studi Fauna una associazione scientifica che mette a disposizione i laboratori, le aule didattiche e la foresteria di Tumbarino, per quanti vogliano approfondire le tematiche relative alla fauna del parco nazionale e affiancare i ricercatori nel loro lavoro. Varie attività vengono svolte durante l’anno, come l’inanellamento di uccelli a scopo scientifico, il monitoraggio di avifauna nidificante, ed il censimento di asini e mufloni. Inoltre in alcune sale sono state realizzate aree espositive e multimediali. La Cala Marcutza con i resti dell’insediamenti carcerario di Stretti e la piccola Cala Trunca con la sua spiaggettaLa costa a nord di Cala Scombro di Dentro è chiusa da scogliere, che continuano sino a punta Marcutza, con fondali bassi, caratterizzati da sedimenti sabbiosi e fangosi. Passata la punta Marcutza, arriviamo nella Cala Marcutza con un fondale molto basso, popolato da una grande quantità di nacchere, ossia di Pinna Nobilis, il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo. La Cala Marcutza è un’ampia cala, composta di altre cale e piccole spiagge formate principalmente da sabbia chiara a grani fini. Il bellissimo mare dai colori impareggiabili tra l’azzurro e le sfumature di verde, si infrange sugli scogli di questa cala, che presenta un fondale variegato e ricco di fauna e flora. Come tutta l’isola, anche questa Cala è sotto stretta tutela dell’Ente parco del parco nazionale dell’Asinara e dell’area Marina Protetta. La Cala Marcutza è raggiungibile via mare secondo le modalità previste dall’Ente parco, oppure via terra, seguendo l’unico sentiero dell’Isola, accompagnati da una guida. All’interno della insenatura è presente una chiusa, che è stata realizzata per la pesca. Nei pressi della Cala Marcutza si trovano i resti dell’Insediamento carcerario di Stretti che, realizzato nel 1918, aveva uno scopo di sfruttamento agricolo, e sono state utilizzate le strutture realizzate dall’Amministrazione Militare. È stato abbandonata nel 1958, a causa la sua posizione tra i due grandi massicci dell’Isola, uno subito più a nord e l’altro più a sud, proprio su di un pianoro tormentato da forti venti di maestrale, che colpiscono questa parte dell’Isola. Subito più a nord della Cala Marcutza, si trova la piccola Cala Trunca con una vegetazione rada, costituita essenzialmente da specie erbacee. In essa si trova la piccola Spiaggetta di Cala Trunca. L’insenatura di Cala Trunca è chiusa, verso nord, dal promontorio che termina con la Punta degli Inglesi. La Cala di stagno lungo con il Sacrario Austro Ungarico, i resti del carcere di Campu Perdu ed il Cimitero degli ItalianiSuperata punta degli Inglesi e, un poco più avanti, punta Palma, arriviamo all’insenatura denominata Cala di stagno lungo con le sue acque limpide e cristalline. Sul lato meridionale dell’insenatura, una stradicciola porta al Sacrario Austro Ungarico dell’isola dell’Asinara, risalente al 1936, che raccoglie i resti dei prigionieri di guerra austro ungarici, risalenti alle Prima Guerra Mondiale. Proprio qui, in un apposito campo di concentramento, circa novant’anni fa, vennero sbarcati i primi prigionieri colpiti dal colera. Erano dai 25 ai 30mila, ridotti alla stremo dalla fame e dalle malattie, dei quali molti sono morti di colera e tifo sull’isola, ed i superstiti, dopo sei mesi, sono stati trasferiti in Francia. Il Sacrario contiene i resti di 7048 militari austro ungarici. Le ossa sono disposte nelle 18 vetrine presenti nell’unica camera, ed, oltertutto, al suo interno sono presenti tre dipinti su ceraminca, che rappresentano Santo Stefano, la Madonna e San Giuseppe. Affacciati sul lato settentrionale della Cala di stagno lungo, si trovano i resti del carcere dell’Insediamento carcerario di Campu Perdu realizzato in un’area pianeggiante e legato ad attività agricole, in cui sono ancora evidenti i campi utilizzati in passato per le colture foraggere, attualmente con copertura erbacea. L’edificio più importante è il carcere quadrangolare, con celle e spazi comuni disposti sui tre lati della cinta muraria, di fronte al quale si trova la ex caserma degli agenti, un grosso edificio ad un piano. Proseguendo, si trovano le strutture destinate ad uso agricolo, ossia la stalla, il deposito foraggio ed un’officina. Le stalle vengono ancora oggi utilizzate, dato che sul posto è stato realizzato un Centro Ippico. A Campu Perdu la capacità di detenzione era estremamente ridotta. Partendo da Campu Perdu e procedendo verso nord est, dopo una lunga strada è possibile visitare la domus de janas di Campu Perdu, Ossia la tomba prenuragica, con una planimetria che si sviluppa attorno ad un vano centrale, dal quale si aprono i cinque vani secondari, che ospitavano le deposizioni. Una stradicciola che parte da Campu Perdu in direzione est, porta ad una guardiola, ancora intatta, e, poco distante, al complesso di Campo faro un piccolo insediamento costituito da edifici all’interno di una cerchia muraria. Vicino ad esso, una strada porta verso est, poi si prende verso nord e si arriva al piccolo Cimitero di campo faro chiamato anche con il nome di Cimitero degli Italiani. La frazione la reale nella quale si trova il complesso di Cala della realeProseguendo il nostro viaggio, passata la località Campu Perdu, arriviamo alla frazione Porto Torres denominata La reale (altezza metri 8, distanza in linea d’aria circa 27 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale si trova la bellissima Cala della reale nota solitamente con il nome di Cala reale con un porticciolo che ha sempre rappresentato un fondamentale molo di approdo, collegato a Porto Torres e Stintino. A partire dall’estate 2005 è in funzione un nuovo campo boe, costituito da 34 boe e riservato solo alle barche a vela, mentre a terra si trova un pontile, dove sbarcare con il tender a remi. La grande rada di Cala reale era già conosciuta in antichità per essere uno dei più grandi porti naturali del Mediterraneo, dato che con il suo ampio golfo protegge dagli impetuosi venti provenienti da ovest, soprattutto dal maestrale. Il suo nome proviene dalla presenza della villa dei reali di Savoia, che si affaccia a poche decine di metri dal mare. Le strutture del Complesso di Cala reale utilizzate dai monarchi nei periodi della loro permanenza sull’isola in visita al lazzaretto lì presente, sono state realizzate, per lo più, nell’ultimo decennio dell’ottocento, con un evidente influsso dell’architettura piemontese. Lo schema urbanistico si riconosce già al momento dell’approdo, con il molo allineato alla scalinata, i giardini e l’ingresso del Palazzo reale oggi sede dell’Ente parco e del Ministero dell’Ambiente. A Cala reale è stato realizzato un importante Lazzaretto con il compito di accogliere gli equipaggi delle navi colpite da malattie infettive. Ad est del palazzo reale è presente il complesso costituito dal grande edificio sanitario, realizzato nel 1861 come stazione sanitaria di quarantena, con i locali per la disinfezione delle persone sospettate di malattie infettive. Lasciate le strutture di Cala reale, si incontrano, procedendo verso est, i cosidetti periodi cura, con i loro edifici sorti per ospitare i malati infettivi che superavano le diverse fasi delle cure. Gli Edifici del Primo Periodo ospitavano i malati che avevano superato il primo ciclo di cura, e sono stati recentemente completamente ristrutturati. Attualmente sono adibiti ad usi governativi. Più avanti si trovano gli Edifici del Secondo Periodo, che ospitavano i malati che avevano superato il secondo ciclo di cure, Sono caratterizzati, soprattutto, da diversi edifici di forma rettangolare. Ed ancora più avanti si trovano gli Edifici del Terzo Periodo, chiamati anche Edifici di Trabuccato, dal nome della omonima frazione Porto Torres, che ospitavano i malati che avevano superato il terzo ciclo di cure. Appena si arriva a Cala reale dalla strada che attraversa tutta l’isola, troviamo alle destra della strada la Cappelletta austro ungarica di San Basilide Martire ddicata al Santo protettore della Polizia Penitenziaria. La Cappella era stata, inizialmente, costruita come forno crematorio. In essa, negli anni cinquanta del novecento, è stata trasformato il camino fumario in un campanile, ed è stata, in seguito, intermente ristrutturata e trasformata in una Chiesa. La cappelletta austro ungarica dedicata a San Basilide è stata recentemente ristrutturata. Merita una citazione anche la piccola Chiesa dedicata a Sant’Efisio e San Gavino situata un poco più avanti, alla sinistra della strada. A partire dal 1915 il lazzaretto dell’Asinara ha, infatti, ospitato i prigionieri di guerra austroungarici, che vi sono arrivati numerosi ed in pessime condizioni di salute dalle zone di guerra. Durante il loro stazionamento sull’isoI prigionieri hanno lavorato a diverse opere di edilizia e di risanamento ambientale, ed è stato in questo contesto che hanno dificato la Cappella austroungarica, fortemente voluta dai sacerdoti che offrivano assistenza religiosa ai prigionieri di guerra nell’isola. Il monumento è stato costruito con blocchi di cemento. La facciata posa su uno zoccolo di quattro gradini che circondano i tre lati del piccolo edificio. Quattro colonnine in cemento sostengono la parte superiore della facciata, foggiata a timpano, nel centro del quale vi è una lunetta ad arco acuto con un bassorilievo in cemento che rappresenta la Pietà, opera di buona modellatura realizzata dal prigioniero George Vemess. Di fronte al molo di approdo, si trova un relitto di epoca romana tardo imperiale che trasportava anfore contenenti prodotti a base di pesce, scoperto nel 1995, a seguito di una forte mareggiata che aveva colpito questa Cala dell’Isola. Il Centro Ricerche Archeosub di Sassari e Alghero ha interamente finanziato il primo intervento sul relitto, avvenuto sibito dopo la sua scoperta, e volto a salvaguardare ed a conservare l’integrità del sito. Il relitto è ora visibile a pochi metri di profondità, a poca distanza dal molo di Cala reale. La frazione Trabuccato con i resti del carcere, con la sua spiaggia e con la Torre di Trabuccato o Torre del TrabucadoPercorso ancora circa un chilometro lungo la strada che ci ha portato a Cala reale, arriviamo alla frazione Porto Torres denominata Trabuccato (altezza metri 12, distanza in linea d’aria circa 26 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), dove si trovano i resti dell’Insediamento carcerario di Trabuccato con un edificio carcerario caratterizzato dalla tipologia a corte interna, circondata su tre lati dalle strutture penitenziarie. Parte dei detenuti veniva impiegata per la coltivazione di una vigna, dalla estensione estremamante modesta. La capacità di detenzione era estremamente ridotta, così come a Campu Perdu. Gli edifici di Trabuccato si trovano a ridosso dell’'insenatura di Cala Trabuccato che un tempo era conosciuta per la pesca del tonno, che ora non viene, però, più praticata, al cui centro si trova la spiaggia di Trabuccato. Nel lato orientale dell’insenatura di Cala Trabuccato, si trova la spiaggia di Trabuccato una delle spiagge più belle e suggestive di tutta l’isola, chiusa a sinistra dal promontorio di Punta Trabuccato. Di affaccia su un mare splendente, tra dolci colline ricoperte di macchia mediterranea, ed i suoi fondali sono ricchi di meraviglie, fra cui il mollusco bivalvo chiamato nacchera, ossia la Pinna Nobilis, che talvolta raggiunge il metro di lunghezza, e detiene il primato di grandezza nel Mediterraneo. |
La Cala è dominata dall’alto dalla Torre di avvistamento, che si trova dopo la spiaggia, a 30 metri sul mare sul promontorio che chiude ad oriente l’insenatura, quasi sulla punta Trabuccato, ed è raggiungibile a piedi dal borgo omonimo. La Torre di Trabuccato o Torre del Trabucado è una delle tre torri dell’isola dell’Asinara, situata nella parte sud est dell’Isola, edificata in epoca spagnola a prtire dal 1610, con le dimensioni proprie delle torri chiamate De armas, la cui guarnigione raggiunse la consistenza di un comandante, un artigliere e quattro soldati. realizzata in pietrame di scisto, ha una forma cilindrica, ad un piano con volta a cupola con pilastro ed un foro d’areazione. Tra le principali ragioni della sua erezione, vi era la necessità di proteggere la tonnara di Trabuccato, sicuramente in funzione nei primi trenta anni del Diciassettesimo secolo. Si trova in buono stato di conservazione. La Cala Barche Napoletane con la sua spiaggiaSul promontorio di Punta Trabuccato, sono presenti, lungo il fianco occidentale, la già descritta Cala Trabuccato, e lungo quello orientale, la Cala Barche Napoletane detta anche Lu Caroni. Si tratta di due cordoni sabbiosi, che delimitano la piana di Trabuccato, caratterizzata da pascoli e colture arboree, con i terreni che venivano utilizzati, in passato, per la coltivazione della vite. All’interno della Cala Barche Napoletane, si trova la relativa spiaggia, dietro il quale si trova il piccolo stagno retrodunale delle Barche Napoletane. Sul fondo dell’insenatura, si trova la spiaggia della Cala Barche Napoletane un’altra tra le spiagge più belle e suggestive dell’Isola. Si tratta di un’affascinante spiaggia caratterizzata da sabbia bianca chiara, piuttosto fine, con la presenza di qualche posidonia spiaggiata. Il mare trasparente ha un fondale basso e sabbioso, con la presenza di flora e fauna che vive indisturbata in queste acque tutelate dal parco nazionale dell’Asinara. Alle spalle della spiaggia è presente la florida macchia mediterranea ed il piccolo stagno retrodunale delle Barche Napoletane, che in alta stagione è, però, quasi sempre in secca. |
L’insenatura di Cala del Bianco o di Ponte del Bianco con la sua spiaggiaPiù a nord la costa diviene rocciosa, e passa per punta Capone o dell’Attentu, punta Gian Maria Cucco e punta Cannapilu, con ampi canaloni e vegetazione a macchia mediterranea. Percorsi circa quattro chilometri lungo la strada che attraversa l’sola, si arriva, quindi, dalla Cala Barche Napoletane all’insenatura chiamata Cala del Bianco o Ponte del Bianco all’interno della quale si trova la spiaggia di Ponte del Bianco. Nell’insenatura, si trova la spiaggia di Cala del Bianco o di Ponte del Bianco il cui arenile è prevalentemente roccioso, con poca sabbia a grani prevalentemente medi, di colore bianco. L’arenile si affaccia su un’acqua azzurra, limpidissima e cristallina, in cui traspare il fondale di rocce con anche poca sabbia. La spiaggia ha un fondale medio basso, con la presenza di qualche roccia. Sulla costa pietrosa si trovano cespugli di Elicriso fiorito, che mescolano il loro intenso profumo a quello del mare. |
La Cala dei Detenuti o Sa Murighessa con la sua spiaggiaA nord del Ponte del Bianco, si innalza la Scogliera di Punta Gruzitta, che comprende l’omonimo promontorio caratterizzato da una costa ripida. Passato il promontorio, si trova una piccola insenatura sabbiosa chiamata Cala dei Detenuti o Sa Murighessa nella quale si trova la spiaggia più a sud dell’insenatura di Cala d’Oliva. La spiaggia ospitata in questa insenatura viene chiamata spiaggia di Cala dei Detenuti o di Sa Murighessa perché qui venivano portati, appunto, i detenuti, per fare il bagno durante la stagione estiva. La spiaggia, con fondali sabbiosi, nella parte retrodunale, ospita un pioppeto, e, sul retro della spiaggia, ancora si vedono i ruderi del vecchio lavatoio nel quale i detenuti potevano lavarsi. |
Proseguiamo nella visita fino a raggiungere la frazione Cala d’OlivaLa Cala dei Detenuti è chiusa a settentrione da un promontorio dove si trova la Torre di Cala d’Oliva. Nell’insenatura successiva è localizzato il borgo della frazione Porto Torres denominata Cala d’Oliva (altezza metri 15, distanza in linea d’aria circa 28 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), il cui nome deriva dalle piante di olivastro della zona. A Cala d’Oliva si trova il porticciolo di Cala d’Oliva, uno dei principali approdi dell’Asinara insieme a Cala reale e a Fornelli, e qui termina la strada asfaltata che abbiamo seguito per visitare tutta la costa occidentale dell’Isola. Inoltre, presso Cala d’Oliva sorge il paese, unico centro abitato dell’Asinara. Proprio dietro le abitazioni si ergono gli edifici dell’ex colonia penale, oggi adibiti a sede dell’Ente parco e del Centro di educazione Ambientale. La Cala ospita una piccola spiaggia, che si trova subito a sud dell’abitato, in prossimità del molo di approdo di Cala d’Oliva, e vicino alla foresteria che è situata in un edificio di color rosso mattone. La spiaggia di Cala d’Oliva è una piccola spiaggia caratterizzata da sabbia bianca a grani medi, con scarsa presenza di posidonie, bagnata da un mare molto trasparente con dei colori tra l’azzurro ed il blu. Sono presenti bellissimi fondali sabbiosi e rocciosi ricchi di flora e fauna, rigorosamente protetti, in quanto tutta l’isola dell’Asinara e quindi anche Cala d’Oliva, fa parte del parco nazionale dell’Asinara e dell’area Marina Protetta. Presso la spiaggia è presente un porticciolo per l’approdo delle imbarcazioni, ed è possibile pernottare nell’ostello che dispone di circa 70 posti letto, con servizio ristorante e servizio di noleggio biciclette. |
Cala d’Oliva è stato un avanposto militare fino dal 1550, come risulta dalle cartine dell’epoca, ed era protetta da una torre aragonese e da un cannone. La Torre di Cala d’Oliva è situata a 23 metri sul mare, in prossimità dell’omonimo borgo. Si trova sulla punta a sud della cala, è di forma cilindrica ed è realizzata in materiale di scisto. La Torre di avvistamento di Cala d’Oliva, insieme a quelle di Cala d’Arena e di Trabuccato, è stata edificata in epoca spagnola, tra il 1535 ed il 1578, e restaurata nel 1611su un progetto del capitano ordinario delle Opere del Regno di Sardegna, Andrea Perez. Qui era situato l’antico borgo dei pescatori, e durante l’epoca del carcere è diventata il centro della comunità dell’Isola, dato che nei suoi edifici erano presenti le guardie carcerarie con le loro famiglie e gli uffici dell’amministrazione carceraria. Nell’estremo nord del complesso di Cala d’Oliva, si trovano i resti dell’Insediamento carcerario di Cala d’Oliva edificato nel 1885 quando, per fare spazio alle strutture sanitarie e carcerarie, sono stati sfrattati i suoi 500 abitanti. I capo diramazione, che controllavano i diversi distaccamenti che il carcere di massima sicurezza dell’Asinara aveva in tutta l’isola, rispondevano al maresciallo capo, che era di stanza a Cala d’Oliva, dove risiedevano anche il direttore, il vice direttore, nonche tutto il personale impiegatizio, tra cui medici, ecc. Nell’insediamento di Cala d’Oliva hanno soggiornato anche i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che sono arrivati nell’estate del 1985, e che hanno trascorso un breve periodo di permanenza sull’isola per motivi di sicurezza personale. Qui hanno preparato l’istruttoria del maxiprocesso che ha mandato alla sbarra 475 imputati accusati di reati di mafia. Terminata la loro permanenza sull’isola, i due giudici hanno dovuto, però, rimborsare allo Stato tutte le spese sostenute sull’isola, per il loro soggiorno nella foresteria nuova di Cala d’Oliva... Un bellissimo bagno nella spiaggia di Cala SabinaDa Cala d’Oliva proseguiamo a piedi per circa tre chilometri, superiamo la Cala di Mezzo, dalla quale la costa si protende verso il promontorio granitico di Punta Sabina, che rappresenta l’estremo più orientale dell’isola di Asinara, per raggiungere la bellissima Cala dei Ponzesi più nota con il nome di Cala Sabina. È l’unica baia nella quale è consentito fermarsi a fare il bagno nella sua acqua limpidissima. Dalla Cala d’Arena al faro di Punta ScornoSiamo arrivati, nel nostro viaggio, a Cala Sabina, abbiamo fatto il bagno nelle sue splendide acque, ed abbiamo concluso la visita della costa occidentale dell’Isola. Possiamo, quindi, tornare indietro al punto di sbarco di Fornelli. Vogliamo, però, ora descrivere le altre coste, soprattutto quella occidentale, che non abbiamo visitato, ma che si può vedere se si visita l’isola, ottenute le apposite autorizzazione, in barca o in gommone. Dopo Cala Sabina, passiamo la punta Sabina e troviamo la bella insenatura denominata Cala del Turco, caratterizzata dalla presenza di una piccola spiaggia chiamata appunto Spiaggetta di Cala del Turco, caratterizzata da acque cristalline, con un fondo ciottoloso. Seguendo la costa, doppiata punta del Corvo o del Tesoro, la costa diventa alta e inaccessibile. Superiamo la punta del Porco, ed arriviamo all’area dell’insenatura di Cala d’Arena che comprende le dune presenti nella parte terminale del rio di Baddi longa, con formazioni a ginepro nei due versanti, e vegetazione a tamerici e cannuccia di palude lungo il corso d’acqua. Nella Cala d’Arena si trova la, spiaggia, formata da due arenili apertisu un mare di sogno. Si tratta della spiaggia di Cala d’Arena e, un poco più a nord, della Spiaggetta di Cala d’Arena. La natura circostante è solitaria e selvaggia, e l’arenile è costituito da sabbia bianca, fine, affacciato su un mare azzurro, poco profondo. Ovviamente non è mai affollata, perché l’accesso è regolamentato dall’Ente parco. |
Sul promontorio che chiude a settentrione l’insenatuta di Cala d’areana, a 28 metri sul mare, si vede la Torre di Cala d’Arena chiamata anche Torre del Castellaccio. Durante la realizzazione della torre, nel 1611, gli operai furono costretti a fuggire dal cantiere con mezzi di fortuna a causa delle incursioni barbaresche, e si rese necessario presidiare il cantiere con un’apposita guarnigione. Nel 1637, a seguito dell’assalto delle galere di Biserta, la torre venne praticamente distrutta e abbandonata fino al 1678, anno in cui la città di Sassari Chiese alla reale amministrazione delle torri della corona spagnola la riparazione della Torre di Cala d’Arena e di dotarla di adeguati armamenti e soldati. La richiesta restò inascoltata fino a tutto il 1767, anno in cui venne redatto un progetto di ristrutturazione. La Torre di Cala d’Arena è di tipo classico, a forma troncoconica, con diametro alla base di circa 12 metri ed ingresso a circa quattro metri e mezzo dal suolo, attraverso il boccaporto che conduce all’unico vano interno. Sulla piazza d’armi ancora sono riconoscibili gli alloggiamenti per i cannoni. Oltre Cala d’Arena e le sue due spiagge, passata la punta la Cornetta, le scogliere granitiche riassumono la loro conformazione alta e quasi inaccessibile. Passata la Cala dei Buoi, si arriva al promontorio più settentrionale dell’Isola, che si conclude con la punta dello Scorno. Qui, a cinque1 metri di altezza, si trova il Faro di Punta Scorno un edificio bianco sul quale è presente, appunto, il faro su una torre cilindrica. Situato a nord ovest del golfo dell’Asinara, fu costruito nel 1854 e attivato nel 1859 dal regio uffico del Genio Civile del Regno di Sardegna. La torre circolare è alta circa 35 metri, costruita al centro di un fabbricato di servizio a tre piani. È stato presidiato fino al 1977 in seguito al completamento della sua automazione. Scendendo lungo la costa occidentale dell’IsolaDoppiata la punta dello Scorno, iniziamo la discesa lungo la costa orientale, ed arriviamo alla bell’insenatura di Porto Mannu. La costa, sempre alta e inaccessibile, presenta le falesie più alte di tutta l’isola, che, in prossimità di Punta Cazzamala, raggiungono i duecento metri di altezza. Si tratta dell’area più selvaggia dell’Isola. Passata la punta Cazzamala, arriviamo all’insenatura nella quale si trova il Porto di Cazzamala una baia separata in due parti da un promontorio centrale. Le alte falesie caratterizzano tutto il versante occidentale, assumendo forme straordinarie come a punta Grabara, lasciando solo piccoli tratti di costa bassa come in prossimità di Cala Tappo. Subito più avanti, in corrispondenza di dove, sulla costa orientale, si trova Campu Perdu, E raggiungibile a piedi da esso, arriviamo a Porto Mannu della reale. Passata lo punta a sud, troviamo l’insenatura all’interno della quale si trova la cosiddetta Cala di Peppe. La costa riprende, subito dopo con le scogliere di Punta Ruda, che si collegano, una volta passati gli Isolotti del Candeliere, arriviamo alla punta Sa Nave, dopo la quale si apre l’insenatura di Cala Tumbarineddu situata sulla costa occidentale un poco più a nord di dove, all’interno, si trova l’insediamento di Tumbarino, che abbiamo già descritto. Dopo punta Sa Nave, troviamo le falesie tra punta Tumbarino e punta Agnadda, localizzate subito prima di Cala Scombro di Fuori nota anche come Cala Romasino. Queste falesie sono caratterizzate da una costa alta, dove il colore scuro è spesso interrotto da filoni di colore più chiaro. Un istmo solo 240 metri, separa la Cala Sgombro di Dentro, affacciata sul lato orientale dell’Isola, dalla Cala Sgombro di Fuori che si affaccia sul lato occidentale dell’Isola. La costa assume un grande fascino e l’asprezza delle falesie viene interrotta dalle numerose insenature. Passata punta dell’Apara, troviamo l’insenatura che comprende la Cala Galanza. Un poco più a sud, passata punta Pedra Bianca, arriviamo ad incontrare il Porto Mannu dei Fornelli. Si tratta di una stretta insenatura, famosa per le immersioni che si possono effettuare nel suo mare, a cura dell’Asinara Diving Center e del Roccaruja Diving Center. Passato l’estremo sud occidentale dell’Isola, dove si trova la punta di luzzo, troviamo, nella costa meridionale, la Cala Spalmadori, con la spiaggetta di Spalmadori, dietro la quale è posizionato il piccolo stagno di Spalmadori. Arriviamo, quindi, all’ampia Baia di Fornelli, dove troviamo il Porto Vecchio di Fornelli dietro il quale si trova la stagno del porto Vecchio di Fornelli, e, poco più avanti, arriviamo al punto di imbarco di Fornelli, dove avevamo iniziato la nostra visita dell’Isola. Lasciamo l’isola e portiamo con noi un piacevole ricordoIl nostro viaggio in visita all’isola Asinara è terminato a Cala Sabina. Ritornati a Fornelli, in attesa dell’imbarco per tornare a Stintino non possiamo fare a meno di notare la limpidezza del mare anche al molo d’imbarco, i Numerosissimi pesci. Peccato non essere riuscito a fotografare i saraghi, richiamati da qualche pezzetto di pane gettato in acqua da un passeggero non a decine ma addirittura a centinaia. Del nostro viaggio all’Asinara ci è rimasto come ricordo il Biglietto. Non di un vero biglietto si tratta, ma di un CD al quale sono stati staccati due lembi, uno all’imbarco e l’altro all’arrivo sull’isola. Un CD che possiamo leggere sul nostro computer ritrovando su di esso un breve racconto e molte foto dell’Isola. Peccato che questa bella abitudine, di lasciare al visitatore il CD, sia stata in seguito abbandonata. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, partendo da Porto Torres ci recheremo a Olmedo sempre nella Nurra, dove vedremo la fortezza preistorica di Monte Baranta e la necropoli di Santu Pedru. |