Atzara, il paese più a sud del Mandrolisai, che visiteremo con i siti archeologici presenti nei suoi dintorni
In questa tappa del nostro viaggio, da Sorgono ci recheremo verso sud a visitare Atzara paese del quale vedremo il centro abitato ed i siti archeologici nei dintorni. La regione storica del MandrolisaiA sud ovest della Barbagia di Ollolai si sviluppa la regione del Mandrolisai o della Barbagia del Mandrolisai, una regione storica dalla Sardegna centrale che costituisce il cuore pulsante della Sardegna. In periodo giudicale era una Curatoria del Giudicato d’Arborea. Ne fanno parte il comune di Samugheo nella Provincia di Oristano, ed i comunii di Atzara, Desulo, Sorgono ed Ortueri nella Provincia di Nuoro. Il territorio del Mandrolisai è caratterizzato dall’alternanza di altopiani con profonde vallate adatte al pascolo, con boschi di sughere e castagno. In questa regione si trovano le più alte cime montuose delle Barbagie e al confine con l’Ogliastra, precisamente tra Desulo e Arzana, si trova Punta la Marmora, la vetta più elevata del Gennargentu e dell’Isola. L’agricoltura gravita soprattutto intorno ai vitigni, in particolare il Bovale sardo, ma non mancano il Cannonau e il Monica. Del Mandrolisai abbiamo già visto in precedenza Samugheo, quando abbiamo visitato la Provincia di Oristano, e vedremo in questa tappa Desulo, mentre in prossime tappe vedremo tutte le altre principali città. In viaggio verso AtzaraDa Tonara eravamo arrivati a Sorgono, da dove avevamo fatto una deviazione fino ad Ortueri. Ora, tornati a Sorgono, usciamo su corso 4 Novembre verso sud ovest con la SS128, superiamo la deviazione verso ovest sulla SS388 del Tirso e del Mandrolisai in direzione di Ortueri e proguiamo, dopo più di cinque chilometri e mezzo arriviamo nell’abitato di Atzara. Dal Municipio di Sorgono a quello di Atzara si percorrono 5,9 chilometri. Il comune chiamato AtzaraRaggiungiamo il centro agricolo di Atzara (altezza metri 530 sul livello del mare, abitanti 1.018 al 31 dicembre 2021), comune collinare situato nella parte centro occidentale della Provincia di Nuoro, al confine con quella di Oristano. L’abitato si trova ad ovest del versante occidentale del massiccio del Gennargentu, a un passo dalle vette più alte della Sardegna, è dominato dal monte Sa Costa, che supera gli 800 metri, ed è attraversato dalla SS128 Centrale Sarda proveniente da Sorgono e diretta verso Meana Sardo. Il territorio Comunale, ricco di boschi di sughere, prati a pascolo e di sorgenti d’acqua, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 345 a un massimo di 1.000 metri sul livello del mare. Uno dei borghi più belli d’Italia che fa parte dell’Associazione nazionale città dell’OlioAtzara è uno dei sei comuni sardi che sono stati inseriti nella lista dei Borghi più belli d’Italia, dato che il piccolo comune nel Mandrolisai ha ottenuto il riconoscimento dall’Associazione, che è nata su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione nazionale dei comuni Italiani per valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. I sei comuni sardi inseriti in questo elenco sono Atzara, Bosa, Carloforte, Castelsardo, Posada e Sadali. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeLa sua denominazione, che ha mantenuto l’antica grafia della lingua sarda Tz, deriva, probabilmente, dalla parola sarda Auttsàra, nome riferito a due tipi di piante rampicanti che si trovano nelle siepi, o dalla parola Atzara, che indica un impasto di farina o focaccia. La sua economiaAtzara ha un’economia basata sulle tradizionali attività agricole esu una modesta attività industriale. Il settore primario è presente con la produzione di cereali, ortaggi, foraggi, olive, uva utilizzata soprattutto per la produzione di vino Doc, e altra frutta. Discretamente sviluppata è l’industria, nei comparti della lavorazione del legno, edile e dei laterizi. Interessante è l’artigianato presente con la lavorazione della lana e con la produzione di pregiati tappeti in lana. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Sebbene non figuri tra le mete di maggior afflusso turistico, le sue splendide bellezze naturali rappresentano delle forti attrazioni per un discreto numero di visitatori. Brevi cenni storiciSituato in un territorio abitato sino dall’epoca nuragica, il borgo originario nasce in epoca medievale, intorno all’anno 1000 dall’antica villa di Leonisa, presso la fonte di Bingia de Giosso, tuttora esistente. Appartiene al Giudicato di Arborea nella curatoria dei Mandrolisai, e quindi al Marchesato di Oristano. Passata agli Aragonesi, con il dominio del re Martino I d’Aragona viene concesso in feudo alla famiglia De Jana, dalla quale viene governata per circa vent’anni, per essere poi sottoposta, dal 1462, a diverse signorie, tra cui quelle dei Cubello, degli Alagon e dei Valertino. Nel 1839, con l’abolizione del feudalesimo, viene riscattato al demanio dello stato. In periodo repubblicano, del comune di Atzara nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Personaggi nati ad AtzaraAtzara è stata la meta di numerosi giovani pittori spagnoli che vi hanno importato un nuovo modo di dipingere, che ha stimolato la curiosità di Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari e Richard Scheurlen. Grazie a questo, Atzara è stata la città natale di diversi pittori, si può, infatti, parlare di una vera e propria Scuola di Atzara, che ha favorito lo sviluppo della pittura in Sardegna. Il pittore Antonio Corriga nasce ad Atzara nel 1923, ed opera anche come acquerellista, incisore, scultore e ceramista. Riceve la sua prima educazione artistica da parte del pittore tedesco Richard Scheurlen, ed altrettanto importanti sono le sollecitazioni del Filippo Figari, diventato direttore dell’Istituto d’Arte per la Sardegna di Sassari. La produzione più importante e ragguardevole di Corriga è, per molto tempo, quella dedicata ad argomenti sociali di particolare rilevanza, in Sardegna e ad Oristano. muore a Oristano nel 2011. |
Il pittore e scultore Vittorio Tolu nasce ad Atzara nel 1937. Dopo aver frequentato gli Istituti d’Arte di Sassari e Firenze si accosta, fra il 1957 e il 1958, ai movimenti d’avanguardia dominati dalla ricerca informale. Durante tutti gli anni settanta si dedica a una pittura di carattere minimale concettuale, ma successivamente si dedica intensamente alla scultura. realizza anche gioielli con l’accostamento di materiali preziosi e materiali poveri, che si esaltano l’un l’altro. |
Le principali principali feste e sagre che si svolgono ad AtzaraDurante le feste e sagre è possibile assistere alle esibizioni del Gruppo Folk Atzara e del Coro Polifonico di Atzara, ed, in occasione delle feste e ricorrenze, è anche possibile ammirare lo splendido costume tradizionale di Atzara. I pittori arrivati in paese nei primi del novecento restarono affascinati dai particolari colori del costume, che veniva indossato da tutti nel paese. Bello soprattutto il costume femminile, caratterizzato da colori vivaci e accesi, e da un particolare copricapo chiamato Tiaggiòla, che ha attirato da sempre i fotografi e i pittori, per il fatto che non ha eguali in nessun altro costume isolano. Al giorno d’oggi il costume è portato da molte donne anziane del paese, mentre gli uomini, hanno smesso di indossarlo a partire dal secondo dopoguerra. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Atzara citiamo, il 16 e il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione del grande falò; la seconda domenica di maggio, la Sagra del Vino e la Festa di Sant’Isidoro; il 22 agosto la Festa campestre di Santa Maria ’e Josso e l’8 settembre la Festa campestre Santa Maria ’e Susu, che si svolgono nelle Chiese campestri omonime; il 13 novembre la Festa di Sant’Antioco, che è il Santo patrono di Atzara; l’ultimo fine settimana di novembre la Sagra denominata Dal Vino alla Pittura - Autunno in Barbagia ad Atzara. La Sagra del Vino con la Festa di Sant’IsidoroLa seconda domenica di maggio si tiene ad Atzara la Sagra del Vino, con la Festa di Sant’Isidoro, accompagnata da una caratteristica processione in costume alla quale partecipano trattori e carri trainati da buoi appositamente addobbati, che sono chiamati in lingua sarda i traccas, e con le donne abbigliate con gli splendidi costumi tradizionali. Nel corso della manifestazione c'è la premiazione del concorso Bottiglia dell’anno, del concorso di pittura estemporanea, ed il pomeriggio è allietato da canti e balli del Coro Polifonico e del Gruppo Folk di Atzara. Il paese chiamato è, infatti, conosciuta fino dal periodo medioevale per la sua produzione vitivinicola di eccellenza, dovuta alla presenza nel suo territorio di numerosi vigneti, ed ancora al giorno d’oggi il vino rappresenta l’elemento principale dell’economia di Atzara, che, attraverso il perfezionamento e l’aggiornamento delle tecniche produttive, ha raggiunto un livello qualitativo superiore rispetto ai decenni passati. A differenza delle aree della Barbagia, nelle quali la produzione di vino è basata esclusivamente sul Cannonau, i vini prodotti ad Atzara, nascono da un misurato dosaggio di diverse qualità di uve, fra le quali il Cannonau, la Monica e il Bovale sardo. L’abate e storico Goffredo Casalis, nel 1855, nel suo Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, così descrive il vino di Atzara: Grandissima è la sua quantità, la quale non solo basta al consumo prodigioso che se ne fa nel paese, ma ancora a provvedere ai villaggi circonvicini, Dèsulo, Belvì, Aritzo, Tonara, Ortueri, Samugheo, Busachi, allai, Fordongianos ed a molti altri villaggi del Marghine e del Campidano, nei quali luoghi non occorre festa, in cui non vadano cinque o più azzàresi, con altrettante botti di vino, senza far conto di quelli che vel trasportano in mezzine sul dorso dei cavalli. Dopo tanta quantità che si vende, ne resta ancora per bruciarlo ad acquavite, per la provvista del paese. La particolar industria di questi paesani in cotal ramo trae ancora vantaggio dalle uve, e ne fa del buon zibibbo per se stessi, e per darne ad altri. Visita del centro di AtzaraArriviamo in Atzara da nord est con la SS128 che, all’interno del centro abitato, assume il nome di via Vittorio Emanuele. Il centro storico è suddiviso negli antichi rioni Su Fruscu, Lodine, Montiga e josso, Montiga e Susu, Sa Cora Manna, Su Cuccuru de Santu Giorgi e Tzùri, con vecchie case in granito, basse e con le soffitte con travi di quercia, e gli edifici di carattere più monumentale costruiti prevalentemente in granito. L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, è circondato da vasti vigneti, ed ha un andamento di tipo collinare. Gli impianti sportivi di AtzaraPercorsi seicentocinquanta metri dal cartello indicatore di Atzara all’interno del centro abitato, prendiamo a destra della via Vittorio Emanuele la via San Mauro, che seguiamo per duecento metri, poi prendiamo leggermente a destra e, dopo altri duecento metri, arriviamo di fronte agli impianti sportivi di Atzara, con un Campo da Calcio, impianti d’atletica leggera, e palestre al chiuso. Il Municipio di AtzaraEntriamo sulla via Vittorio Emanuele, dopo poche decine di metri troviamo alla sinistra della strada la via Regina Margherita, ed, alla destra della strada, l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Atzara. La chiesa parrocchiale di Sant’Antioco MartireDi fronte al Municipio, prendiamo la via Regina Margherita che, in cento metri, ci porta in pieno In centro, dove, in piazza della Parrocchia, si trova la chiesa di Sant’Antioco Martire della fine del quindicesimo o dell’inizio del sedicesimo secolo, che è la chiesa parrocchiale di Atzara. È realizzata in stile gotico pisano aragonese, con una semplice facciata liscia ed un grande rosone centrale. La torre campanaria, in trachite, è precedente ed è realizzata in stile romanico. La chiesa ha una navata centrale ed il coro in stile gotico, mentre le due navate laterali sono in stile romanico. Sono presenti due cappelle laterale e altre due a fianco del presbiterio, tutte con volta a botte. Conserva all’interno due interessanti altari lignei barocchi, e una statua della Vergine. L’altare maggiore in legno, in stile spagnolo, ora è collocato nella Cappella del Sacro Cuore. Il 13 novembre vi si tiene la Festa di Sant’Antioco, un tempo la Festa più importante, per la quale arrivavano ad Atzara numerosi turisti e visitatori, ai quali un tempo veniva offerto Sa Pane ’e Sapa, ossia vitto e alloggio. Si preparavano due tipi di pane, quello chiamato Fioriu, che era ricco di noci, nocciole e mandorle, e l’altro, con solo l’uva passa, che veniva offerto ai poveri di passaggio. Il comitato organizzatore della Festa passava nelle case e chiedeva un’offerta, in base alla quale venivano consegnate le palme più o meno lavorate. La casa de su conte e l’antica casa ParroccchialeNei pressi della chiesa parrocchiale si trovano alcune case nel periodo della dominazione aragonese, che sono state abbellite con le cornici delle porte e delle finestre finemente scolpite. Prendendo, alla destra della chiesa, la via su conte, arriviamo a Sa casa de su conte, Che era il palazzo dei conti di San Martino, nel cui cortile, o per meglio dire nel patio, si può ammirare un interessante pozzo, a base quadrata, sormontato da una cupola rivestita di coloratissime maioliche di produzione locale. Poco distante si trova anche la antica Casa parrocchiale. Il Museo d’arte Moderna e contemporanea Antonio Ortiz EchagueRitornati sulla via Vittorio Emanuele, proseguiamo verso sud per una trentina di metri, poi prendiamo sulla destra la via Umberto I, che seguiamo per un centinaio di metri. Nella piazza Antonio Ortiz Echague, a un bivio tra la via Umberto I e la via Dante Alighieri, si trova il Museo d’arte Moderna e contemporanea Antonio Ortiz Echague inaugurato nel 2000. Il Museo nasce da un’idea del pittore atzarese Antonio Corriga, e conserva anche diverse opere dell’altro pittore atzarese di fama Vittorio Tolu. La creazione di un Museo d’arte moderna e contemporanea in questo piccolo centro del Nuorese è giustificata dalle vicende del primo novecento, che hanno portato ad Atzara tre pittori spagnoli Costumbristi, Eduardo Chicharro Agüera, Antonio Ortiz Echagüe e Bernardo De Quirós, affascinati dagli abiti e dalle tradizioni popolari locali. Atzara diventa, così, centro di elaborazione di un linguaggio pittorico originale ma di ispirazione spagnola, ed anche la meta di importanti artisti sardi che vi hanno soggiornato, tra i quali Francesco Ciusa, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Mario Delitala, Carmelo Floris, Stanis Dessy. L’antica chiesa di San GiorgioRitornati sulla via Vittorio Emanuele, proseguiamo verso sud per una ventina di metri, poi prendiamo a sinistra la via San Giorgio, che, in un’altra quarantina di metri, porta in piazza San Giorgio, nella quale si trova l’antica chiesa di San Giorgio. È stata edificata prima del 1205, quando la ritroviamo inserita in documenti della fattoria giudicale che la descrivono come una piccola costruzione circondata dal suo Cimitero. I documenti a disposizione evidenziano come sia stata consacrata intorno al 1386. La chiesa è caratterizzata da un semplice impianto mononavato di forma rettangolare. La facciata rivestita in pietra accoglie al centro il portone d’ingresso sovrastato da un oculo di forma semicircolare. Il tetto a doppio spiovente con copertura in tegole ha al centro un ampio campanile a vela con monofora a tutto sesto e piccola croce. Negli anni della fiorente attività artistica dei pittori nazionali e internazionali, questa chiesa è stata il luogo ideale per la creazione di opere d’arte imponenti per dimensioni e per bellezza, come Il ritorno della Festa di San Mauro di Eduardo Chicharro Agüera, la Festa delle Patronesse di Ortiz Echague e Il Pane di Antonio de Castillo. La Cantina Famiglia Demelas con un vino inserito nella guida 5StarWines di VinitalyRitornati sulla via Vittorio Emanuele, proseguiamo verso sud per crca duecento metri, poi svoltiamo tutto a sinistra e prendiamo la via Grazia Deledda, dopo quasi duecentocinquanta metri svoltiamo leggermente a sinistra nella via Eleonora d’Arborea lungo la quale, al civico numero 26, si trova la Cantina delle Famiglia Demelas.
La Cantina della Famiglia Demelas nasce nel 2019 ad Atzara, nel cuore della Sardegna, nella regione del Mandrolisai, terra di forte vocazione vinicola propagata da generazione in generazione da padre in figlio, ed ha deciso di affrontare la sfida di passare da una produzione casalinga a quella moderna seppure legata al territorio e ai tradizionali vitigni autoctoni. Un sogno caparbio che si è concretizzato con il desiderio di unire affari e competente in un percorso ricco di impegno e di grande gioia. Una produzione di piccole quantità, necessariamente di nicchia, è esaltata da una selezione precisa, e dalla voglia di accogliere e condividere nel cuore dell’isola. I vini della Famiglia Demelas di Atzara sono impreziositi dalle etichette dell’artista locale Mauro Patta. Il suo vino Mandrolisai Doc Rosso Giuàle 2019 è stato inserito nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Visita dei dintorni di AtzaraVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Atzara, sono stati portati alla luce i resti delle domus de janas in località Corongiu Senes; della Tomba di giganti di Abbagadda; dei Nuraghi semplici Corongiu Senes, ligios, monte Orra, Sole, su Nurache; del Nuraghe complesso Abbagadda; ed anche dei Nuraghi Angraris, Burdaga, ligios II, su Argedu, tutti di tipologia indefinita. All’interno del territorio Comunale sono presenti boschi di querce da sughero e un’antica miniera di grafite e quarzo. Vi si trovano la chiesa di Santa Maria ’e Susu, e di Santa Maria ’e Josso, due Chiese campestri dedicata al culto di Maria. Il Cimitero di AtzaraProvenendo da Sorgono lungo la SS128, duecento metri prima del cartello indicatore dell’abitato di Atzara, si trova, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero di Atzara. La chiesa di Santa Maria ’e Susu detta anche chiesa di Santa Maria BambinaDal centro di Atzara, torniamo indietro un centinaio di metri verso nord sulla SS128, prendiamo a destra la via Santa Maria che esce dall’abitato con il nome di via Molinu, che è la vecchia strada che collegava Atzara con Belvì. Percorsi circa novecento metri dal centro di Atzara, prendiamo a destra e procediamo in direzione sud per poco più di un chilometro, poi prendiamo a sinistra la strada che in duecento metri ci porta in località laonìsa, dove si trova la chiesa di Santa Maria ’e Susu ossia di Santa Maria di Sopra, detta anche chiesa di Santa Maria Bambina che è stata costruita verso l’anno mille ed è l’unica testimonianza dell’ormai scomparso villaggio che sorgeva qui in periodo medioevale. Si crede che sia la chiesa più antica di tutta la zona. La Festa di Santa Maria Bambina è una Festa campestre che si svolge presso questa antica chiesa campestre il giorno 8 del mese di settembre, con una buona partecipazione popolare. La chiesa di Santa Maria ’e JossoDal centro di Atzara, torniamo indietro un centinaio di metri verso nord sulla SS128, prendiamo a sinistra la via Oristano, che esce dall’abitato con il nome di SP61 in direzione di Samugheo. Percorsi due chilometri e quattrocento metri dall’inizio della via Oristano, troviamo alla sinistra un cancello che ci porta alla chiesa di Santa Maria ’e Josso ossia di Santa Maria di Sotto. La chiesa era simile a quella di Santa Maria ’e Susu ed a quella di San Giorgio, anche se edificata in epoca successiva, in seguito, crollata nel primo novecento, è stata ricostruita, in stile moderno, negli anni settanta del novecento. anticamente veniva chiamata Santa Maria De Is Novizios, perché nelle vicinanze sono state rinvenute alcune tracce di un insediamento di novizi della chiesa di San Marco e della Confraternita del Rosario. La Festa di Santa Maria ’e Josso è una Festa campestre che si svolge presso questa chiesa completamente rinnovata il 22 del mese di agosto. La Festa è seguita con viva partecipazione popolare, e, fino a pochi anni fa, si svolgevano anche gare di corsa a cavallo. La Vitivinicola Fradiles con quattro vini inseriti nella guida 5StarWines di Vinitaly e un vino premiato dal Gambero RossoPassata la chiesa e percorso circa un chilometro sulla SP61, prendiamo seguendo le indicazioni una strada sulla sinistra e, dopo seicentocinquanta metri, arriviamo a un bivio dove prendiamo la una deviazione sulla sinistra in una strada bianca che, in circa cinquecento metri, ci porta alla Vitivinicola Fradiles. La Vitivinicola Fradiles, che in sardo significa cugini, nasce proprio da un legame familiare che affonda le sue radici qui, al centro della Sardegna. Il recupero dell’antica azienda di famiglia ha fatto trovare loro la visione e la passione per la cultura viticola.Siamo nel Mandrolisai, regione storica della Sardegna e territorio vitivinicolo per eccellenza. Un luogo ricco di fascino arcaico, dove l’orizzonte magico si estende per chilometri, con pascoli verdeggianti, montagne con alti castagni e querce, colline ricoperte da boschi di lecci e agrifoglio, e poi vigneti e ancora vigneti, che sono parte del paesaggio, da secoli. Paolo Savoldo è l’anima dell’azienda, insieme al cugino Antonio e alla famiglia, gestisce le vigne per un totale di dieci ettari, a quote altimetriche che vanno dai 500 ai 700 metri. Il nucleo storico di sei ettari è attorno alla Cantina, e vanta vigne ereditate da generazioni, che oggi contano anche 80 e 100 anni d’età. Il vino Mandrolisai Doc Rosso 2020, il vino Mandrolisai Doc Rosso Memorias Creccherie 2019, il vino Mandrolisai Doc Rosso Superiore Angraris 2017, il vino Isola Dei Nuraghi Igp Bianco Funtanafrisca 2021 sono stati inseriti nella 5StarWines di Vinitaly. Inoltre il vino Mandrolisai Fradiles 2020 ha ottenuto il riconoscimento dei Tre Bicchieri dalla guida Vini d’Italia 2023 del Gambero Rosso. Il vino Mandrolisai Doc Rosso 2020 si classifica al secondo posto a pari merito nella 5StarWines di Vinitaly con 94 punti su 100. |
I resti del Nuraghe di Abbagadda con la sua Tomba di gigantiPassata la chiesa e percorso circa un chilometro sulla SP61, prendiamo seguendo le indicazioni una strada sulla sinistra e, dopo seicentocinquanta metri, arriviamo a un bivio dove prendiamo a destra e, dopo quattro chilometri e duecento metri, troviamo sulla sinistra il Nuraghe di Abbagadda o Abba Gadda ossia dell’acqua calda. Il Nuraghe è situato in un’area di mezza collina, adibita parzialmente al pascolo, a seminativi e in parte a culture viticole. L’ingresso è architravato, a sezione trapezoidale, ed immette in un andito con copertura a solaio piano, dal quale si accede alla camera a pianta sub circolare, mancante di copertura, dotata di tre nicchie. La torre principale, alta sei metri, è costruita in tecnica poligonale, con conci in granito di medie dimensioni e disposti a filari irregolari, con uso frequente di zeppe, sia nel paramento murario esterno che in quello interno, quale materiale di rincalzo, ed è in buono stato di conservazione. Una caratteristica insolita di questo Nuraghe è che, in origine, i massi che lo compongono erano ricoperti da uno strato di argilla, allo scopo di isolarli dall’umidità e dalle intemperie. Del monumento, nel lato ovest, è ancora visibile un breve tratto di muro tangente alla torre principale. Nelle vicinanze del Nuraghe, a circa duecento metri in direzione sud, è presente la Tomba di giganti di Abbagadda o Abba Gadda. Di essa è parzialmente visibile la camera funeraria e, a tre metri e mezzo di distanza, si trovano due blocchi in parte interrati, che probabili erano elementi dell’esedra. La tomba è stata, purtroppo, semidistrutta da scavi clandestini, e, tra gli elementi litici ammucchiati alla rinfusa, si vedono alcune grandi lastre della copertura, che doveva essere a solaio piano. La domus de janas di Corongiu Senes con quello che resta dell’omonimo NuragheDal centro di Atzara, proseguiamo in direzione sud con la via Vittorio Emanuele, che esce dall’abitato con il nome di SS128. Percorsi settecento metri, prendiamo a sinistra la SP16bis, che è la nuova strada che collega Artzo con Belvì. Percorsi cinque chilometri e mezzo su questa stada, troviamo sulla sinistra la collina di Còrongiu sènes, sulle cui pendici è scavata la domus de janas di Corongiu Senes. La tomba ipogeica ha sviluppo longitudinale, con gli ambienti realizzati in progressiva sopraelevazione dall’ingesso verso l’interno e consistenti in un anticela e due cellette i cui ingressi sono quasi perfettamente in asse. Le celle hanno il pavimento coperto di abbondante terriccio e pietre di media grandezza, dato che sembrerebbero essere state utilizzate per il ricovero del bestiame. A sud est si trova ciò che resta del Nuraghe di Corongiu Senes che poggia su un affioramento roccioso granitico. Attualmente si conserva solo in pianta un mezzo giro di blocchi granitici, appena sbozzati, di medie e grandi dimensioni. A causa del pessimo stato di conservazione, il monumento non è definibile ulteriormente. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Atzara scenderemo verso sud ritornando nella Barbagia di Belvì, dove visiteremo Meana Sardo con il suo centro abitato ed i suoi dintorni nei quali si trova l’imponente reggia nuragica Nolza. |