Las Plassas con la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena ed il Castello di Eleonora d’Arborea
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell’interno della Marmilla. Ci recheremo a Las Plassas per visitare il centro abitato ed i suoi dintorni dove si trova il Castello di las Plassas ossia il Castello della Marmilla o Castello di Eleonora d’Arborea. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso las PlassasDa Villanovafranca riprendiamo verso ovest la SP5 che, dopo tre chilometri, si immette sulla SS197 di San Gavino e del Flumini. Presa verso destra, ossia in direzione nord, in poco meno di quattro chilometri e mezzo, ci porta all’interno del piccolo borgo di las Plassas. Dal Municipio di Villanovafranca a quello di las Plassas si percorrono 7.8 chilometri.A las Plassas si poteva arrivare anche direttamente da Villamar, evitando la deviazione per Villanovafranca. Dal centro di Villamar prendiamo la SS197 di San Gavino e del Flumini per proseguire il nostro viaggio verso nord, ed, a sette chilometri da Villamar, raggiungiamo il piccolo borgo di las Plassas. Dal Municipio di Villamar a quello di las Plassas si percorrono 7.6 chilometri. Il piccolo comune chiamato las PlassasIl piccolo borgo di Las Plassas (nome in lingua sarda Is Pratzas, altezza metri 148 sul livello del mare, abitanti 215 al 31 dicembre 2021) è un paese adagiato sulle colline nella subregione storica della Marmilla, al confine con la Trexenta, situato nel fondovalle del Flumini Mannu, ed è uno dei comuni più piccoli della Sardegna. La Marmilla viene chiamata cosi in ragione della particolare forma mammellare delle colline presenti nel suo territorio, tra le quale spicca il colle su cui sorge il famoso Castello di las Plassas. L’abitato di las Plassas è facilmente raggiungibile per mezzo della SS197 di San Gavino Monreale e del Flumini, che ne attraversa il territorio, che presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate, e si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, ai confini con la Provincia di Nuoro, ad est dei colli Marmilla, tra i comuni di Tuili, Barumini, Villanovafranca, Villamar e Pauli Arbarei. Insieme a Bidonì, Setzu e Nureci, è uno dei comuni più piccoli della Sardegna per la superficie Comunale. Origine del nomeIl nome deriva dal termine campidanese Prattsa, che in origine rappresentava un Pezzo di terreno che si trova vicino alla casa, ed in seguito avava indicato anche la Piazza, in considerazione della probabile presenza di vasti piazzali dove si svolgeva la trebbiatura del grano, raccolto in occasione della mietitura. La sua economiaSi tratta di una piccola comunità collinare la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e agrumi; e con l’allevamento di suini, ovini e avicoli. Non vi è stato alcuno sviluppo industriale. Il terziario si compone di una modestissima rete distributiva. La gastronomia tradizionale privilegia soprattutto i formaggi, la selvaggina, i funghi e le verdure, ed i vini Monica, Nuragus e Malvasia sono ottimi, ma la loro produzione è limitata al solo uso familiare. Numerosi sono i luoghi degni di una visita, situati a pochi chilometri dall’abitato, che vanno dal Castello al parco della Sardegna in miniatura, un parco tematico di 30.000 metri quadrati nel quale sono riportati gli aspetti geomorfologici, storici e architettonici dell’isola. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area Comunale è stata abitata fin dall’epoca preistorica. Durante il periodo romano imperiale, viene a far parte del territorio della Colonia Augusta Uselis, e vi viene edificato un maestoso tempio dedicato a Giove da parte dei suoi abitanti, la popolazione dei pagani Uneritani, forse discendenti dagli antichi popoli nuragici, e che nel territorio della Bassa Marmilla hanno lasciato notevoli testimonianze, e come è testimoniato dalla recente scoperta di una loro epigrafe risalente al primo secolo Dopo Cristo, Attualmente esposta presso il MudA. Si tratta di un blocco di arenaria marnosa di un metro di lunghezza, sessanta centimetri di altezza e trentacinque centimetri di larghezza, e reca un’iscrizione la cui traduzione è Gli Uneritani sul livello del mare, abitanti del pagus, con il loro denaro curarono la costruzione di un tempio e lo dedicarono a Giove Ottimo Massimo. L’epigrafe dà la certezza che il paese trae origine da un insediamento rurale d’origine punica e romana, ma l’attuale abitato si sviluppa nel Medioevo per l’attrazione sulla popolazione esercitata dal Castello, dalla quale deriva l’aggregazione di diverse abitazioni con ampia corte per il ricovero del bestiame e per lo svolgimento dei lavori agricoli. In periodo medioevale, il villaggio fa parte del Giudicato di Arborea, nella Curatoria di Marmilla, e nel suo territorio viene edificato il Castello, per la difesa meridionale del Giudicato. Le vicende trecentesche di questo villaggio e del suo Castello sono raccontante in maniera avvincente nelle sale del MudA, Museo multimediale del regno d’Arborea. Per la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, che gli consente di conservare solo i territori di Barumini, las Plassas e Villanovafranca, e sotto i Besalù viene costituita la Baronia di las Plassas. Nel 1541, con diploma di Carlo V firmato a Ratisbona il 6 maggio 1541, viene acquistata dall’aragonese Açor Zapata, di un’antica e nobile famiglia che era giunta in Sardegna nel 1323 al seguito dell’Infante Alfonso e si era stabilita a Cagliari. Da allora la famiglia Zapata mantiene il feudo fino all’indipendenza, quando a questi viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. La Baronia comprende il Castello e le ville annesse, ossia Barumini, dove sorge il Museo casa Zapata, e Villanovafranca. Da allora la famiglia Zapata, che si imparenta con gli Ingarao assumendo il nome del paese come predicato nobiliare, divenendo Ingarao Zapata di las Plassas, che mantiene il feudo fino all’indipendenza, quando a questi viene riscattato nel settembre 1839, ma continua a dimorare in Sardegna fino alla fine del ventesimo secolo. Il comune di las Plassas nel 1928 viene aggregato al comune di Barumini, dal quale nel 1947 viene nuovamente separato. Del comune di las Plassas nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a las PlassasTra le principali feste e sagre che si svolgono a las Plassas vanno citate, il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano, con il grande falò che si accende la sera della vigilia; in primavera si svolge la Settimana della cultura; il 15 aprile, la Fiera agricola, in cui si valorizzano i prodotti locali; il 22 luglio si svolge la Festa patronale, ossia la Festa di Santa Maria Maddalena; l’8 settembre, data della natività della Beata Vergine Maria, si svolge la Festa di Santa Maria, nella chiesa campestre a lei dedicata; il 10 settembre, la Sagra della pecora; la terza domenica di ottobre, la Sagra dei legumi, che ha l’obiettivo di riproporre e valorizzare le numerose varietà di coltivazioni di leguminose presenti nel territorio Comunale. Durante molte di questa manifestazioni, si può assistere a dimostrazione di Tiro con l’arco a cura dell’Associazione Storica Medievale sardisca, ed all’esibizione di falconieri e falchi del Gruppo Falconeria Sarda del Giudicato di Arborea. La Settimana della culturaIn primavera si svolge la Settimana della cultura. La manifestazione si tiene nel territorio Comunale in una settimana di primavera, la cui data viene indicata secondo le disponibilità del Ministero dei Beni Culturali, che fornisce una idonea guida, e consiste nella partecipazione ad una visita guidata al Castello di las Plassas e ad altri siti archeologici presenti nel territorio Comunale. Visita del centro di las PlassasL’abitato, che non mostra segni di crescita edilizia, è dominato dai ruderi del Castello, edificato sulla cima di una collina perfettamente conica. Il suo centro storico, all’interno del paese, è in fase di restauro. Arriviamo a las Plassas da sud con la SS197 di San Gavino e del Flumini, che, all’interno dell’abitato, assumerà il nome di via Cagliari. Il CimiteroArrivando a las Plassas da sud con la SS197 di San Gavino e del Flumini, prima di entrare nell’abitato, di fronte al cartello segnaletico che indica il paese, si trova, alla sinistra della strada, il muro di cinta del Cimitero di las Plassas, con i suoi due ingressi. Una trentina di metri più avanti rispetto al cartello segnaletico, si vede il cancello di ingresso principale, che permette di entrare all’interno di questo Cimitero, che è molto piccolo data l’esiguità della popolazione del paese. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di las PlassasProseguendo lungo la via Cagliari per circa duecentocinquanta metri, incrociamo la via Stazione, la prendiamo verso destra e la seguiamo per un centinaio di metri fino a vedere alla sinistra della strada gli edifici della Ex Stazione ferroviaria di las Plassas. della piccola fermata di las Plassas, che era stata edificata a breve distanza a sud dell’abitato, era attiva lungo la dismessa ferrovia che collegava Isili con Villacidro, tra la stazione di Barumini e quella di Villanovafranca, ed è stata chiusa nel 1956. Il fabbricato viaggiatori è ancora esistente e si presenta in ottimo stato di conservazione, assieme al deposito merci, affiancato al lato nord della stazione. Per quanto riguarda la loro attuale destinazione, sono adibiti ad abitazione privata. La chiesa di San SebastianoEvitando la deviazione lungo la via stazione, proseguiamo verso nord lungo la via Cagliari, che ci porta al centro del paese. Percorsi altri duecento metri, vediamo alla destra della strada, al Civico 23 della via Cagliari, la facciata della chiesa di San Sebastiano che è uno dei due Santi patroni del paese. L’edificio, che sorge al centro dell’abitato già dalla metà del diciassettesimo secolo, si caratterizzava per il suo tetto ligneo e per un porticato che, nel 1759, hanno necessitato di interventi di riparazione. Le terre di pertinenza di questa chiesa erano aggregate a quelle della parrocchia. Al principio del novecento le campane della chiesa venivano usate anche per motivi di pubblica sicurezza dalla Compagnia Barracellare, una speciale squadra di guardie campestri impegnate a pattugliare il territorio per prevenire i reati, e venivano usate anche dal precettore elementare per chiamare gli alunni alle lezioni scolastiche. La costruzione della chiesa era caratterizzata da una pianta a croce greca, che è stata modificata successivamente a croce latina, ed è caratterizzata anche da una cupola ottagonale e da un piccolo campanile a vela. recentemente è stata oggetto di diversi lavori di consolidamento e restauro. In onore di San Sebastiano, il 20 gennaio a las Plassas si celebra la Festa di San Sebastiano, con i festeggiamenti in onore di uno dei due Santi patroni del paese che iniziano il 19 con la celebrazione della messa, in cui vengono benedette le arance, e la sera l’accensione del falò benedetto in ricordo del Santo Martire, canti religiosi in sardo e degustazione di prodotti tipici. La domenica successiva si distribuiscono le arance benedette, portandole di casa in casa, accompagnate da un folclorico suono della fisarmonica che accende un clima festoso nel tranquillo paese. Oltre al culto di San Sebastiano, in questa chiesa si celebravano un tempo anche la Festa di Sant’Antonio da Padova e la Festa di San Francesco d’Assisi, Santi dei quali nella chiesa erano presenti le statue, assieme a un quadro del Padre Eterno. Il Municipio di las PlassasPassata la chiesa di San Sebastiano, continuando una quarantina di metri verso nord lungo la via Cagliari, si arriva davanti all’edificio nel quale si trova il Municipio di las Plassas, che è situato al civico numero 18 della via Cagliari, nel quale sono ospitati la sua sede e gli uffici che forniscono le loro prestazioni ai cittadini. Non si tratta di un edificio storico, ma è un piccolo edificio moderno e di piccole dimensioni, data l’esiguità della popolazione del paese. Nell’attività dell’amministrazione Comunale, particolare importanza è garantita alla lingua Sarda, con pari dignità sociale prevista per la lingua italiana. Il Campo da Calcetto di las PlassasSubito dopo l’edificio che ospita il Municipio di las Plassas, dalla via Cagliari prendiamo a sinistra la via Eleonora d’Arborea, la seguiamo per centotrenta metri ed arriviamo a un bivio, con a sinistra il Vico Eleonora d’Arborea, ed a destra la prosecuzione della via Eleonora d’Arborea. Prendiamo a destra e, dopo una trentina di metri, vediamo alla destra della strada il Campo da Calcetto ossia di calcio a cinque, di las Plassas, con fondo in erba e dotato di tribune in grado di ospitare 66 spettatori. Il MudA, Museo Multimediale del regno di ArboreaProseguendo per una sessantina di metri, la via Eleonora d’Arborea sbocca sulla via Alessandro Manzoni, che prendiamo verso sinistra ossia in direzione est, dove assumeva il nome di Bia de Sant’Antiogu. Dopo una ventina di metri, al civico numero 4 della via Alessandro Manzoni, vediamo sulla sinistra l’ingresso del MudA ossia del Museo Multimediale del regno di Arborea realizzato in una casa campidanese ottocentesca, la Casa Diana. Il Museo si rivolge al grande pubblico, uscendo dai confini di una comunicazione specialistica rivolta a storici ed esperti, per attivare una riflessione avvincente sul Medioevo in Sardegna e nel Mediterraneo, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Si articola in una serie di ambienti attrezzati con tecnologie multimediali, che fanno immergere i visitatori nelle suggestioni della vita del medioevo arborense. I filmati, su schermi nell’espositore cilindrico, raccontano come questi oggetti della vita quotidiana del Castello e nel villaggio venivano fabbricati, commerciati e utilizzati. Una fiction racconta l’arrivo del re Mariano IV a las Plassas e il banchetto in suo onore, e fa immergere in uno dei momenti più esaltanti della loro storia. La chiesa parrocchiale di Santa Maria MaddalenaDal Museo, torniamo indietro verso ovest sulla via Alessandro Manzoni, percorsi centotrenta metri vediamo arrivare da sinistra il Vico Eleonora d’Arborea, proseguiamo dritti per un’ottantina di metri, dove la strada prende il nome di Bia de Castellu, e prendiamo la deviazione sulla destra in una strada piastrellata, che porta verso la parrocchia. Ci potevamo arrivare anche prendendo, di fronte alla chiesa di San Sebastiano, la via della parrocchia, che, seguita per duecentocinquanta metri, sbocca sulla via Alessandro Manzoni, la prendiamo verso destra e, in cinquanta metri, arriviamo alla deviazione sulla strada piastrellata che, in questo caso, si trova a sinistra.La strada piastrellata, in una cinquantina di metri, porta alla seicentesca chiesa di Santa Maria Maddalena di gusto rinascimentale, che è la parrocchiale di las Plassas, e si trova ai piedi della collina perfettamente conica situata nelle vicinanze del paese, ben visibile dalla strada, sulla quale si trovano i ruderi del Castello di las Plassas che descriveremo più avanti. Edificata nella seconda metà del seicento sui ruderi di un edifico bizantino, la sua costruzione è stata completata agli inizi del settecento grazie ai lasciti dei fedeli ed alle donazioni della famiglia Zapata, in particolare di Eleonora. Notevoli sono due campane del 1583 fatte realizzare da Francesco Zapata, figlio di Eleonora, dal maestro campanaro Lorenzo Broton, ed altre due campane sono state rifuse per volere di Ignazio Zapata, contemporaneamente all’avvio del cantiere per la costruzione del nuovo edificio. La sua prima attestazione risale al 1610, ed è un inventario degli arredi parrocchiali dal quale risulta che nella chiesa erano presenti due retabli, uno vecchio e uno nuovo, numerose statue e dipinti e tutti i paramenti sacri, e che la stessa presentava anche una Cappella dedicata al Santissimo Crocifisso e una a Nostra Signora del Rosario, nella quale si riuniva la Confraternita omonima. La chiesa, a una sola navata, era inizialmente caratterizzata da una pianta a croce greca, che è stata successivamente modificata in pianta a croce latina, ha una cupola ottagonale ed un piccolo campanile a vela. All’esterno sorgeva un Cimitero, chiuso da un muretto e da una porta. Dopo un periodo di chiusura, recentemente la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena è stata oggetto di diversi lavori di ristrutturazione, ed al termine è stata riaperta al culto dei fedeli. A las Plassas il 22 luglio si svolge la Festa patronale, ossia la Festa di Santa Maria Maddalena, i cui riti religiosi si celebrano nella parrocchiale ad essa dedicata, che oggi si trova in campagna a causa dello spostamento dell’abitato, nei pressi dei ruderi del Castello. La serata del giorno della Festa viene allietata dalle inconfondibili ballate folkloristiche. La chiesa di San Giuseppe ormai sconsacrataLa chiesa di San Giuseppe con il piccolo convento dei Padri Cappuccini vengono costruiti nel 1867 per volere del prefetto Francesco Guirisi, e consacrata nel 1869. Da quello stesso anno, i Padri Cappuccini iniziano a svolgere le loro attività nel paese, ma poco dopo sono costretti ad abbandonarlo, forse per gli ormai difficili rapporti fra Stato e chiesa, o forse per divergenze sorte con il fondatore. alla morte di quest’ultimo, la chiesa viene sconsacrata, le statue di San Giuseppe e San Francesco, alcuni quadri e soprattutto l’organo vengno donati alla parrocchia, mentre gli edifici della chiesa e del convento vengono donati all’Ospedale di San Francesco di Sales ed all’Ospizio di San Vincenzo de Paoli, di Cagliari, i quali vendono i suoi preziosi marmi alla parrocchia di Pauli Arbarei. Nel 1920 gli edifici della chiesa e del convento vengono acquistati dal nobile Marcellino Serra, che quell’anno era sindaco del paese. Attualmente l’amministrazione ha in progetto di restaurare la chiesa, ormai sconsacrata, ed il convento. Il ricordo della chiesa di Sant’AntiocoA las Plassas esisteva anche la chiesa di Sant’Antioco che è stato, probabilmente, il primo edificio religioso costruito nel paese in età altomedievale, come lascia ipotizzare la sua intitolazione. L’edificio, che risultava distante dal paese Un tiro de perdigonis, ovvero tre o quattrocento passi, era già in grave rovina nella seconda metà del settecento. Ma il culto verso il Santo era ancora vivissimo, con vespri, messa cantata e processione, e, le spese per la festa, venivano pagate dal marchese Francesco Zapata. Oggi di questa chiesa non resta che il ricordo. Visita dei dintorni di las PlassasVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di las Plassas, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti Ruinali Meseda; dei Nuraghi semplici Bruncu Forru, Etzi, Mariga, Passiali, Perda Molloni; del Nuraghe complesso S’Uraxi; del Nuraghe Santa Vittoria, di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla del Nuraghe las Plassas, che è stato completamente distrutto per la costruzione del Castello medievale di las Plassas. Vediamo, ora, che cosa si trova nei dintorni di las Plassas, ma anche e soprattutto il Castello di las Plassas o Castello di Marmilla, che sorge sulla sommità del colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante, la Marmilla, ed aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura avrebbe dato nutrimento a tutti i Sardi. Il Castello di las Plassas o Castello della MarmillaDal Municipio di las Plassas, prendiamo la via Cagliari verso sud, percorriamo una quarantina di chilometri ed arriviamo alla chiesa di San Sebastiano. Prendiamo, di fronte a questa chiesa, la via della parrocchia, che si dirige verso nord est, la seguiamo per duecentosettanta metri, fino a che questa strada va ad immettersi sulla SP47, che è la Strada Comunale che collega las Plassas con Tuili. Prendiamo verso destra, in direzione nord, la SP47, e, dopo centoventi metri, svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo il sentiero per il Castello di las Plassas, che, in cinquecento metri, ci porta al Castello. Ci si poteva arrivare anche a metà della strada piastrellata, che porta verso la parrocchia, prendendo a sinistra la scalinata che conduce sulla SP47, che prendiamo verso destra e ci porta al sentiero per il Castello di las Plassas.I pochi resti del Castello di Eleonora d’Arborea detto anche Castello di las Plassas o Castello di Marmilla citato in un documento del giudice Barisone d’Arborea datato 1164, sorgono a 270 metri di altezza sulla sommità di una collina dalla forma perfettamente conica che sovrasta il Paese, ben visibile dalla strada, dalla quale si poteva controllare verso sud la Marmilla, mentre verso nord lo sguardo spazia fino a Barumini ed alla Giara di Gesturi. Il Castello viene edificato prima del dodicesimo secolo sui resti di un Nuraghe, come roccaforte di confine per il controllo del territorio in difesa dei confini meridionali del Giudicato d’Arborea, a protezione di una delle regioni più fertili, vocata alla coltivazione di cereali e legumi, e del Giudicato costituisce, con il Castello di Monte Arcuentu, uno degli ultimi baluardi. Il Castello subisce nel corso dei secoli diverse dominazioni. Nel 1409, in seguito alla famosa battaglia di Sanluri, svoltasi in località Bruncu de Sa Battalla, che si conclude con la sconfitta degli Arbonensi, il Castello viene infeudato al catalano Pietro de Besalù, genero dei conti di Quirra, per essere acquistato, nel 1541, dall’aragonose Açor Zapata, con un atto di investitura firmato da Carlo V, Imperatore e re di Sardegna. L’edificio costruito su un basamento roccioso adeguatamente regolarizzato, ha una pianta rettangonale irregolare, allungata lungo l’asse da nord ovest a sud est, e sfrutta interamente lo spazio sommitale. Il perimetro della fortezza appariva come una nave con prua e cassero. Del Castello, rimasto in funzione fino alla fine del quindicesimo secolo, oggi rimangono tre lati di una torre a nord, una torre a sud e un raccordo tra le torri occidentali. Nel 2001 il Castello è stato oggetto di importanti interventi di ristrutturazione e consolidamento, nonche di scavi archeologici. Successivamente nel 2007 sono stati avviati ulteriori scavi negli ambienti interni della struttura. Il Castello è visitabile con l’ausilio di un’audioguida che accompagna il visitatore dal Museo MudA alla sua piazza d’armi. I reperti rinvenuti nelle campagne di scavo degli ultimi anni sono esposti nel percorso del MudA. La frazione Pauli ArruisDal Municipio di las Plassas prendiamo la via Cagliari verso nord, che esce dall’abitato in direzione nord est come SS197 di San Gavino e del Flumini, e la seguiamo per novecento metri. Seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra la deviazione che, in circa settecento metri, ci porta all’interno della frazione Pauli Arruis (altezza metri 160, distanza in linea d’aria circa 1 chilometro, circa 24 abitanti), situata a nord dell’abitato di las Plassas, ai confini tra il suo territorio Comunale, quello di Tuili e quello di Barumini. La chiesa campestre di Santa MariaDal Municipio di las Plassas prendiamo, alla sinistra dell’edificio che lo ospita, la continuazione della via Eleonora d’Arborea, dopo una trentina di metri svoltiamo a sinistra in via Dante Alighieri, dopo una ventina di metri a destra in via Santa Maria, che seguiamo per poco più di duecentocinquanta metri, fino a che questa strada sbocca sulla via Stazione. Attraversata la via Stazione, si vede di fronte la piazza di Santa Maria, all’interno della quale si trova il Parco di Santa Maria.Dentro al parco si trova la chiesa campestre di Santa Maria nota anche come Santa Maria delle Grazie ed anche come Santa Maria di Monserrat. La chiesa sorge alla periferia sud orientale del paese, in un’area intensamente frequentata in tutte le epoche storiche, dato che nei suoi pressi è stata individuata una fornace utilizzata in epoca punica e romana, e all’interno della chiesa vi è un pozzo votivo probabilmente del periodo nuragico. L’attuale edificio risale verosimilmente alla seconda metà del quattordicesimo secolo, la chiesa è infatti caratterizzata dalla presenza di tre archi trasversali, posti a sostegno della copertura lignea, che dividono l’aula unica in quattro campate. Ma si ritiene che la fabbrica tardomedievale abbia dovuto riprendere e modificare un edificio di culto precedente. Tra il 1761 e il 1763 viene inserita nell’elenco delle Chiese rurali abbandonate, non viene, però, mai sconsacrata e, ancor’oggi vi si svolge la sentita Sagra di Santa Maria, con grande partecipazione di fedeli. A las Plassas la Festa di Santa Maria si svolge l’8 settembre, con festeggiamenti che durano un’intera settimana, inizia con una processione e si festeggia nella chiesa campestre di Santa Maria. Si tratta dei festeggiamenti legati al culto per la Santa, la cui venerazione è radicata nel territorio fin dal periodo di dominazione aragonese. Il culto per Santa Maria di Monserratoè legato ad una statua di Nostra Signora de Morenita, rinvenuta nel monte Montserrat, in Catalogna, nell’anno 883. Il simulacro è conservato nell’omonimo monastero Benedettino che sorge nella stessa montagna. I pochi resti della Tomba di giganti Ruinali MesedaDal Municipio di las Plassas prendiamo la via Cagliari verso sud, che uscirà dall’abitato in direzione sud ovest come SS197 di San Gavino e del Flumini, e la seguiamo per duecentocinquanta metri, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via della Stazione, che seguiamo per poco più di duecento metri, poi svoltiamo a destra in via 4 Novembre. La seguiamo per un chilometro ed ottocento metri, e, arrivati in località Mesedas, si trovano nella campagna, sulla sinistra, i pochi resti della piccola Tomba di giganti Ruinali Meseda situata a poca distanza dalla strada. Si tratta di una tomba a corridoio comunemente datata al diciannovesimo secolo avanti Cristo. I resti del Nuraghe complesso S’Uraxi sepolto e non ancora scavatoDal Municipio di las Plassas prendiamo la via Cagliari verso sud, che uscirà dall’abitato in direzione sud ovest come SS197 di San Gavino e del Flumini, e la seguiamo per un chilometro e cento metri, poi prendiamo una deviazione in una strada bianca sulla destra, e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo nella strada sulla sinistra. La seguiamo per seicento metri, poi al bivio prendiamo a destra, e, dopo un chilometro e trecento metri, un sentiero sulla sinistra passa attraverso gli edifici presenti e conduce ai resti del Nuraghe S’Uraxi. Si tratta di un Nuraghe polilobato, ancora seminascosto, comunemente datato a circa il 2000 avanti Cristo. Questo è uno dei Nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall’alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d’Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell’interno della Marmilla. Ci recheremo a Barumini per visitare il suo centro ed i dintorni con il più importante monumento nuragico della Sardegna, il complesso su Nuraxi, dichiarato nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. |