Sorradile con nei dintorni dell’abitato i resti della necropoli di Prunittu e del Santuario tardo nuragico di su Monte
In questa tappa del nostro viaggio, da Bidonì ci recheremo a Sorradile che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano la necropoli di Prunittu ed il Santuario tardo nuragico di su Monte. La regione storica del BarigaduSulla sponda meridionale del lago Omodeo, il più grande lago artificiale dell’Isola, si affaccia il territorio del Barigadu uno dei distretti amministrativi dell’antico Giudicato d’Arborea. Il Barigadu è una regione storica della Sardegna centrale che si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano. I comuni che ne fanno parte sono allai, Ardauli, Bidonì, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu. Ne facevano parte anche i comuni che oggi sono considerati appartenenti alla regione storica del Guilcer. Grazie al clima soleggiato, ma non arido, vi si trovano molte foreste di sughero e di quercia e ovviamente macchia mediterranea, come anche alcune specie di animali rari, come cervi sardi, cinghiali, volpi, lepri sarde e molti tipi di uccelli tra i quali anche l’aquila. Il paesaggio della regione storica del Barigadu è composto da una vasta distesa pianeggiante arricchita da una serie di colline. In viaggio verso SorradileEravamo arrivati a Bidonì da Tadasuni con la SP15. Uscendo dal centro di Bidonì torniamo indietro con la via Sa Costa e torniamo alla rotonda alla quale eravamo arrivati con la SP15, e prendiamo la prosecuzione della SP15 che, dopo meno di un chilometro, ci porta nell’abitato di Sorradile. Dal Municipio di Bidonì a quello di Sorradile si percorrono 1.7 chilometri. Il comune chiamato SorradileIl comune di Sorradile (altezza metri 337 sul livello del mare, abitanti 353 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro agropastorale nella media valle del Tirso. Si tratta di un comune di collina con un’economia basata soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento. Il territorio Comunale comprende anche l’area speciale del lago Omodeo alla quale appartiene parte del bacino artificiale compreso tra più comuni, e comprende anche l’isola amministrativa di regione Brai. Questo territorio ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 102 a un massimo di 550 metri sul livello del mare, e offre un panorama di indiscutibile fascino. Origine del nomeIl toponimo è di origini incerte e oscure. Secondo il linguista Massimo Pittau sarebbe da collegarsi al fitonimo o nome di pianta Arridili, Arredili, Arredeli, che esisteva in Sardegna nella lingua sArdiana o protosarda prima che ve lo portassero i Romani come Alaternus. è pertanto molto probabile che il villaggio di Sorradile abbia derivato il suo nome dalla particolare presenza in origine della pianta di lillatro, ossia Phillyrea angustifolia, nel sito in cui esso è sorto. Inoltre è probabile che il nome Sorradile presenti unito anche l’articolo determinativo della lingua sarda Su, per cui andrebbe interpretato come S'Orradile, cioè Il lillatro. La sua economiaPer quanto riguarda il settore primario, il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di frumento, foraggi, vite, frutteti e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini, caprini e equini. relativamente al settore economico secondario, data l’esiguità numerica della popolazione non vi è stato praticamente alcuno sviluppo industriale, fatta eccezione per una piccola impresa edile Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Sorradile non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area fu abitata già in epoca prenuragica e nuragica, come dimostra la presenza nel suo territorio di diversi siti archeologici tra cui domus de janas e Nuraghi. Nel medioevo, in origine era Oiratili, villa donata nel 1156 da Barisone giudice d’Arborea alla moglie Algaburga di Catalogna. Verso il quattordicesimo secolo non presenta avvenimenti di particolare rilievo, e si hanno notizie del paese a partire dalla dominazione aragonese nel quindicesimo secolo, sotto la quale costituisce un feudo. Fino al 1773 seguì le stesse sorti di Neoneli, e dopo quella data fu incorporato nel Marchesato di San Vittorio, concesso insieme a Bidonì e Nughedu Santa Vittoria prima ai Todde e in seguito ai Pes. Viene riscattato nel 1839 ai Pes, ultimi feudatari, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Sorradile nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a Sorradilerecentemente è nato il primo gruppo folk di Sorradile che si chiama Serra Ilighes dal nome leggendario del piccolo centro del Barigadu, che può significare Chiuso di elci, il cui scopo è di riproporre il tipico ballo locale, e nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale del paese. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Sorradile che allietano il borgo, meritano di essere menzionate, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, Festa propiziatoria per la nuova annata agraria, ossia Sa die de su esperu, con l’accensione e la benedizione in uno spazio appositamente dedicato vicino alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano del falò, per la cui realizzazione viene impiegato un grande tronco cavo chiamato Sa tuva; il 20 gennaio, la Festa patronale in onore di San Sebastiano, con l’accensione la sera della vigilia sul sagrato della chiesa parrocchiale del falò in onore del Santo; seguono poi i festeggiamenti del carnevale con il giovedi grasso la proposta di Saladina e Coccoeddas; quelli per la Pasqua con la Via Crucis e i riti della Settimana Santa; la seconda domenica di maggio si festeggia nuovamente il patrono San Sebastiano nella Festa è maju, gli ultimi anni associata con la Sagra dei dolci di mandorle e la manifestazione Magasinos apertos; la domenica successiva al ferragosto, la Festa di Sant’Isidoro che dura tre giorni e si apre e si chiude con la processione del Santo per le vie del paese; l’8 settembre, dopo la novena la Festa di Santa Maria di Turrana nella sua chiesa campestre; il 18 settembre, dopo la novena la Festa di San Nicola nella chiesa campestre del villaggio scomparso di Nurozo; il 29 settembre, dopo la novena la Festa di San Michele Arcangelo; il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia. La manifestazioni sul lago OmodeoDurante tutto l’anno, organizzate dalla Pro Loco di Sorradile, si tengono numerose manifestazioni ed eventi che hanno come palcoscenico il lago Omodeo, i quali culminano con la regata di canottaggio sul lago Omodeo, che si svolge ogni anno in diverse date tra marzo e luglio. Visita del centro di SorradileL’abitato, che segue i canoni classici di impianto rurale, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di collina, ed è in ottima posizione panoramica che domina gran parte del lago Omodeo. Nelle sue vie strette risalta il rosso della trachite che decora case addossate e si accende di molteplici sfumature illuminata dal sole. Due rioni formano il borgo, la Corte ’e susu, costruita a terrazze, da cui si vedono panorami sul lago e sulle colline, e la Corte ’e josso, più a valle, dove sorge la chiesa parrocchiale di San Sebastiano. In prossimità dell’abitato si alternano mandorleti, oliveti, vigneti e boschi di querce secolari. Il Campo Sportivo ComunaleUscendo da Bidonì con la SP15 che si dirige verso sud, a centocinquanta metri dall’uscita dalla rotonda si incontra il cartello segnaletico che indica l’ingresso a Sorradile, passato il quale la strada provinciale assume in nome di corso Umberto I con il quale entrerà nell’abitato di Sorradile. Passato appena un centinaio di metri dal cartello, si vede alla destra della strada il cancello di ingresso che porta al Campo Sportivo Comunale. All’interno di questo complesso sportivo si trova un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori. Accanto al Campo da Calcio è presente anche un Campo polivalente, con fondo in erba sintetica, non dotato di tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, la pallacanestro, la pallavolo, ed il tennis. Il Cimitero Comunale di SorradileProseguendo lungo il corso Umberto I che ci porta nella zona chiamata Corte e josso, la quale è la zona più a valle dell’abitato che si trova lungo la strada provinciale. Dopo circa cinquecento metri svoltiamo a sinistra nella via Roma, una strada in salita che costeggia il muro di cinta del Cimitero Comunale di Sorradile che si trova alla destra della strada. Dopo una settantina di metri prendiamo la deviazione verso destra, che porta all’ingresso dell’antico ed anche dell’attuale Cimitero Comunale, al cui interno si trova la chiesa di Santa Maria Salomè. All’interno del Cimitero Comunale è presente la chiesa di Santa Maria SalomèAll’interno del Cimitero Comunale è presente la chiesa di Santa Maria Salomè, il cui primo impianto viene datato intono all’undicesimo secolo, ed in base alle ricerche di archivio si è scoperto che dovesse essere la parrocchiale del paese prima della chiesa di San Sebastiano. In seguito, intorno al diciottesimo secolo, è diventata l’oratorio della Confraternita del Santissimo Rosario. Oggi si presenta come una piccola chiesa di struttura romanica, con facciata a capanna dotata di piccoli rialzi laterali, con un portale centinato, ed all’interno una sola navata con abside. Un suo rifacimento è avvenuto intorno al 1889, quando il rettore Cosimo Manca, a causa delle condizioni di decadenza in cui si trovava la chiesa, la ha fatta ricostruire in dimensioni ancora più piccole di quanto non fosse in precedenza, quando era la parrocchiale del paese. La chiesa parrocchiale di San SebastianoDal corso Umberto I avevamo preso a sinistra la via Roma, dopo una sessantina di metri avevamo preso a destra la deviazione per il Cimitero, se prendiamo invece a sinistra si arriva al piazzzale antistante la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, costruita tra il 1636 e il 1642su un precedente impianto romanico dell’undicesimo o dodicesimo secolo. Si tratta di un sontuoso esempio di architettura popolare sarda realizzata dai Maestros picapedres, cioè dai maestri piccapietre che operavano in quel periodo, la quale mescola in se tutti gli stili architettonici che si sono succeduti nell’Isola, fondendo elementi romanici, gotici, rinascimentali fino al primo barocco. La facciata, di ispirazione rinascimentale barocca, è senza dubbio l’elemento che colpisce maggiormente per la sua imponenza e la sua bellezza, realizzata interamente in trachite locale. Le pietre sono state recuperate da una cava che era stata aperta nella parte bassa della collina di Pilusinu, situata a nord dell’abitato. La parte centrale più ampia contiene un bel portale, limitato da una cornice modanata e sormontato da un ampio timpano curvilineo spezzato. L’ingresso è stato ridotto nel 1930 per volere del rettore Cosimo Manca e della popolazione stessa, per le esagerate dimensioni dell’apertura che creava problemi di scardinamento, ridotto con una cornice di trachite rosa perfettamente inserita nel contesto. È una delle opere più interessanti dell’architettura sacra dell’Isola. L’interno della chiesa offre un patrimonio incredibilmente ricco e pressoché intatto in quanto è tra le poche Chiese sarde che conserva ancora gli arredi originali, che in genere sono stati sostituiti nel settecento e nell’ottocento da quelli in marmo. All’interno contiene un’unica navata coperta da una volta a botte, ribassata nella zona presbiterale, rinforzata da sottarchi in trachite a vista, scolpiti con elementi decorativi cassettonati raffiguranti punte di diamante e motivi floreali, mentre le chiavi di volta ospitano sagome di figure umane. La navata, dotata di quattro finestre per lato, è affiancata da otto cappelle laterali, di pianta quadrata, tutte dotate di altare ligneo. La pavimentazione originale è stata sostituita con l’attuale, in marmo bianco e grigio, voluta e realizzata dal rettore Cosimo Manca nel 1898 come mostra una targhetta localizzata in prossimità dell’arcata maggiore. La zona del presbiterio è di pianta quadrata, è sopraelevata rispetto all’aula centrale. L’altare maggiore ligneo del 1754, all’interno del quale è collocata la statua di San Sebastiano Martire, è ricco di decorazioni ed intagli che manifestano lo stile sontuoso del barocco. Nel persbiterio è contenuto un antico crocifisso ligneo processionale datato al quindicesimo secolo di Scuola ottanese, che probabilmente deriva dalla chiesa di San Michedle Arcangelo. Nella secrestia si conserva un antico retablo proveniente dalla chiesa scomparsa di Santa Maria di Istey. L’imponenza della fabbrica, rispetto all’entità attuale del paese, la ricchezza degli elementi decorativi lignei interni e di quelli che compongono la facciata, fanno pensare che l’abitato avesse assunto una certa importanza sul territorio diventando probabilmente un centro di scambio con i villaggi limitrofi. Secondo una antica credenza, la devozione dei fedeli di Sorradile per San Sebastiano è dovuta alla cessazione dell’ultima pestilenza nel giorno della sua festa, e quindi ritenuta per intercessione del Santo presso il divino, che in quell’occasione fu il solo a placare l’ira di Dio contro i Sardi, degni di pietà per le loro misere condizioni. Da qui l’intitolazione della chiesa a San Sebastiano Martire. Ed a Sorradile la Festa più importante è la Festa del patrono, che si celebra due volte l’anno, la prima celebrazione avviene il 19 gennaio, mentre la seconda celebrazione la seconda domenica del mese di maggio, in una Festa che viene chiamata pure Festa è maju, che negli ultimi anni è stata associata con la Sagra dei dolci di mandorle organizzata dalla Pro Loco. La doppia celebrazione è dovuta al fatto che in passato gli agricoltori e i pastori in inverno erano molto impegnati con le proprie attività, e perciò era poco il tempo da dedicare ai festeggiamenti, ed inoltre in inverno la gonfiezza del fiume e i temporali non avrebbero permesso a molti fedeli dei paesi vicini di partecipare numerosi. Quindi si decise di ripetere i festeggiamenti per un solo giorno, la Festa nel mese di maggio, portando in processione la statua del Santo per le vie del paese con i buoi adornati a festa. Questa è una delle feste che si dicono Di corriolu, perché agli ospiti alla partenza veniva regalata una fetta, ossia un Corriolu, di carne ed uno o due pani fini, secondo la condizione. Ed in occasione della Festa erano numerosi i capi di bestiame che venivano ammazzati e grande la quantità di grano che veniva macinata. Quindi erano molti i poveri che arrivavano in occasione dei festeggiamenti da tutti i paesi, anche da molto lontano, per ricevere la carne e il pane. La fontana monumentale e il Monumento ai CadutiDopo aver visitato il Cimitero Comunale e la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, torniamo indietro con la via Roma sul corso Umberto I. Riprendiamo il corso Umberto I verso sud e lo seguiamo per circa centocnquanta metri, quando compie un’ampia curva a sinistra dirigendosi verso nord est, e alla sinistra della strada, all’interno di questa curva, si trova la piazza Efisio Saverio Carta, una grande piazza a verde all’interno della quale sono presenti diversi monumenti. Si vede dapprima nella piazza una grande Fontana monumentale realizzata in trachite, con la forma di un ponte, sotto al quale si vedono i getti dell’acqua. Una cinquantina di metri più avanti, si vede nella piazza il Monumento ai Caduti nella prima e seconda guerra mondiale. Si tratta di un monumento a colonne binate su plinto, sormontate dalla rappresentazione di un’aquila come allegoria della vittoria, realizzato nel 1998 in cemento e trachite. Sulla facciata del monumento è presente una lapide commemorativa con un’iscrizione a caratteri applicati che ricorda i Valorosi di Sorradile caduti per la grandezza dell’Italia. La Palestra Comunale delle Scuole MedieDa dove abbiamo visto il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso est lungo il corso Umberto I, dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la via Giacomo Matteotti che, dopo poco piu di un altro centinaio di metri, si immette sulla via Grazia Deledda. Seguiamo la via Grazia Deledda per quasi centocinquanta metri, poi svoltiamo a destra nella via Alessandro Manzoni e, dopo una novantina di metri, vediamo di fronte a noi l’edificio che ospita la Palestra Comunale di Sorradile, che è la Palestra delle Scuole Medie. Nella palestra, che non è dotata di tribune, si possono praticare come discipline la pallacanestro, la pallavolo, la ginnastica. Il Municipio di SorradileDa dove abbiamo visto il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso est lungo il corso Umberto I, dopo un centinaio di metri evitiamo a destra la deviazione nella via Giacomo Matteotti e proseguiamo invece dritti, arrivando nella zona chiamata Corte e susu, che è la zona più a monte dell’abitato, che si trova lungo la strada provinciale. Dopo altri centosettanta metri vediamo, alla sinistra della strada, al civico numero 1 del corso Umberto, l’edificio che ospita il Municipio di Sorradile, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornirei loro sefvizi agli abitanti del paese. Gli uffici del Settore Amministrativo Finanziario, Tributi, Economato, Servizi di Staff e alla Persona, comprendono l’Ufficio Amministrativo Finanziario e servizi di staff, l’Ufficio Servizi Demografici, Tributi ed Economato, l’Ufficio alla persona, l’Ufficio di Vigilanza e Protocollo; inoltre gli uffici del Settore Tecnico Servizi al Territorio e al Patrimonio, comprendono l’Ufficio Tecnico, e l’Ufficio manutentivo. La chiesa di San Michele ArcangeloPrima di arrivare all’edificio che ospita il Municipio, l’iltima traversa del corso Umberto I è a sinistra la via Italia ed a destra la via Brigata Sassari. Prendiamo la via Brigata Sassari e la seguiamo per un centinaio di metri, quando questa strada va ad immettersi nella via Kennedy, che prendiamo verso destra. Dopo una quarantina di metri la via Kennedy si immette nella via San Michele, che prendiamo verso sinistra, e dopo una trentina di metri vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa di San Michele Arcangelo. Si tratta di un’antica chiesa di impostazione romanica, il cui primo impianto si fa risalire a prma dell’undicesimo secolo, mentre l’impianto successivo si fa risalire al quindicesimo o sedicesimo secolo. Esternamente la facciata, con campanile a vela, fanno pensare a una struttura tipicamente romanica. I conci sono di diversa pezzatura e la facciata è arricchita, centralmente, da un particolare rosoncino ottagonale. L’interno della chiesa, anch’esso di truttura tipicamente romanica, è a navata unica con tetto a capriate lignee ricostruito recentemente. L’unico ricordo dell’antico edifico si trova sulla parete di fondo del presbiterio dove sorge una nicchia rinascimentale, che presenta al suo interno la statua di San Michele, databile intorno al diciottesimo secolo grazie ad un documento d’archivio che ne riporta il pagamento. Le ridotte dimensioni della nicchia, troppo piccole per la statua di San Michele, fanno però pensare che al suo interno doveva piuttosto trovarsi un crocifisso ligneo simbolo della confraternita di Santa Croce che in questa chiesa si trovava da prima del 1613, e potrebbe trattarsi dell’antico crocifisso ligneo processionale datato al quindicesimo secolo di Scuola ottanese, che oggi si trova nel presbiterio della parrocchiale. Ogni anno presso questa chiesa il 29 settembre, dopo la novena, si svolge la Festa di San Michele Arcangelo. I festeggiamenti iniziano il 20 settembre con la processione del Santo, portato a spalla dagli Obrieri, dalla parrocchia di San Sebastiano per le vie del paese sino alla sua chiesa, seguita dalla messa solenne. Il Santo vi rimarrà per nove giorni, ed ogni sera si svolge la novena con la recita in serata del rosario seguito da Sas laudas, le lodi cantate in lingua sarda. Al termine della novena, il giorno della Festa il Santo fa rientro in parrocchia in processione. La Mostra archeologica su MonteAll’altro lato della strada, leggermente più avanti, alla sinistra al civico numero 22 della via San Michele, si trovano i locali della ristrutturata ex Casa del Fascio, che oggi ospitano la Mostra archeologica su Monte, nata nel gennaio 2015, la quale deve il suo nome all’omonima località nella quale è stato individuato un importante complesso cultuale di epoca nuragica. Situato sulla riva sinistra del lago Omodeo, il complesso di su Monte è stato oggetto, a partire dalla fine degli anni novanta del secolo scorso, di diverse campagne di scavo, le quali hanno permesso di portare alla luce strutture dalle caratteristiche uniche e numerosi reperti di straordinario interesse. All’interno della mostra è possibile ammirare una riproduzione in trachite della vasca altare, oltre a una ampia selezione di reperti ceramici e litici, ed una eccezionale serie di bronzetti votivi. Visita dei dintorni di SorradilePer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate, nei dintorni di Sorradile si trovano le necropoli di Prunittu di 15 domus de janas, quella di sas luzas di cinque domus de janas, e quella di Isterridorzu di sei ipogei. Sono stati inoltre portati alla luce i resti del Protonuraghe Marzeddu; dei Nuraghi semplici Cabu de Muru, Candala, Crabosu, Funtana ’e Mura, Iscova, Muros de Pedde, S’Ena, Urasala, Zuri; dei Nuraghi Bunnannaro, Crabosu, di Zavo, Predapinta, Sas lozzas, Tolinu, tutti di tipologia indefinita; ed inoltre del santurio nuragico di su Monte. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La chiesa campestre di San Giovanni del Bosco in località Monte CresiaDal centro di Sorradile prendiamo la via Grazia Deledda che uscirà dall’abitato come Strada Comunale San Nicola e Santa Maria. Evitata la deviazione nella via Alessandro Manzoni che porta alla Palestra Comunale, seguiamo la strada per settecentocinquanta metri, poi seguendo le indicazioni prendiamo la deviazione sulla sinistra, e dopo un chilometro prendiamo una nuova deviazione questa volta a destra in salita. In circa duecento metri, arrivati in località Monte Cresia, vediamo alla sinistra della strada la chiesa campestre di San Giovanni, edificata su un altura di quattrocento metri da cui si può scorgere l’intero paese e alcuni limitrofi. Questa chiesa dedicata a San Giovanni Battista, che inizialmente era chiamata chiesa di San Giovanni di Monte Ecclesia, successivamente è diventata la chiesa campestre di San Giovanni del Bosco. Il primo documento relativo alla chiesa è datato 1570, e secondo il libro Storico della parrocchia il primo impianto sarebbe andato distrutto intorno al 1890. Degli arredi più antichi resta un trittico, conservato oggi nella parrocchiale di Sorradile, raffigurante al centro San Giovanni e ai lati San Pietro e San Paolo, che riporta un’iscrizione che indicherebbe la commissione del quadro da parte dei Confratelli nell’anno 1695. Secondo la tradizione orale, la costruzione del successivo edificio sarebbe stata avviata tra il 1927 e il 1933 commissionata da un nobile del paese come voto per la guarigione del figlio o della moglie da una grave malattia, costruzione che, però, non sarebbe stata portata a temine a causa della morte del figlio o della moglie. La costruzione era fino a qualche anno fa era ridotta a un rudere senza tetto, che presentava un’unica navata con portale centinato all’ingresso e una luce aperta sul lato opposto dove doveva trovarsi il presbiterio. Ma ristrutturata da parte dell’Amministrazione Comunale, la chiesa è stata restituita al culto dei fedeli nel 2018 con una bella celebrazione solenne. Il novenario e la chiesa campestre di Santa Maria in località TorranaDalla Strada Comunale San Nicola e Santa Maria, presa la deviazione sulla sinistra, dopo un chilometro evitiamo la deviazione per la chiesa di San Giovanni del Bosco e proseguiamo per altri trecento metri, fino a vedere alla destra della strada il cancello di ingresso del parco all’interno del quale si trova il piccolo villaggo chiamato novenario di Santa Maria di Torrana, nome che gli deriva dal fatto che viene occupato dai fedeli per nove giorni ogni anno in occasione della Festa di Santa Maria di Torrana. All’interno del novenario è presente la chiesa campestre di Santa Maria di Torrana, costruita forse nel 1573 ma che risulterebbe più antica in base a quanto riportato in una pergamena, scoperta durante uno degli ultimi restauri nei primi anni del novecento, nel corpo dell’altare maggiore dove è stata riposta e ancora conservata nella chiesa, che indica che il suo primo impianto risalirebbe al 1250. L’edificio, ad unica navata, presenta sul fronte esterno un ampio porticato, che in origine doveva avvolgerlo per due terzi anche lungo i fianchi e offre una ricca gamma di elementi decorativi assai frequenti in altre zone dell’isola. La chiesa rivela il suo valore per l’eleganza del suo impianto tipico dell’architettura sacra campestre. Nel ventesimo secolo si sono avuti degli accrescimenti della testata absidale e dal lato terminale destro, probabilmente si tratta dei lavori realizzati dal rettore Cosimo Manca quando, intorno alla fine dell’ottocento primi del novecenti, ha fatto ampliare il coro, risistemare la facciata, e conservare la pergamena che è stata poi ritrovata durante i restauri. In seguito, in diverse riprese, l’edificio ha avuto parziali interventi di restauro. La chiesa è stata inoltre travolta da un immenso incendio estivo nel 1980, e la sua parziale ricostruzione è stata realizzata dai volontari del paese. Presso questa chiesa ogni anno l’8 settembre, dopo la novena che ha inizio il 31 agosto con rosari e Laudas, si svolge la Festa di Santa Maria. I festeggiamenti iniziano con la processione che accompagna la statua lignea della Vergine con un inedito volto con la pelle scura, percorrendo un tratto dei vicoli del paese un tratto della strada asfaltata per San Nicola, e un ripido sentiero pedonale che si snoda all’interno di un fitto bosco in località Sas Iscaleddas, fino all’arrivo nella località Turrana che avviene nella tarda serata. La processione, prima dell’ingresso in chiesa, compie un giro completo attorno al novenario. Sistemata la statua nell’apposita nicchia dell’altare, si cantano le Laudas in lingua sarda. Usciti dalla chiesa, gli Obrieri, offrono vino bianco per tutti gli uomini presenti, caffè per le donne. Essi occupano Su muristene de sos oberaios presso il quale dormono le notti della novena. Le novenanti sono donne che, anch’esse per devozione e promessa, decidono di dormire per nove notti presso Su muristene mannu del novenario, riservato alle sole donne. Le novenanti si recano ogni sera presso il novenario, cenano nel Muristene e recitano il rosario e le laudas. La notte, dopo il rosario, nella piazzetta antistante il portico, balli sardi e manifestazioni folcloristiche e musicali. La novena ha termine il 7 settembre, quando la notte detta di S'Izzadorzu poiché si rimane svegli per vegliare la Santa che rientrerà in paese il giorno seguente, si rimane a fare Festa fino all’alba. Il giorno 8, Festa della natività di Maria Santissima, all’alba ci si incammina a piedi per raggiungere il novenario dal quale riparte la processione del rientro in parrocchia, dove all’arrivo viene recitata la messa solenne. I resti della necropoli di PrunittuLungo la Strada Comunale San Nicola e Santa Maria, evitata la deviazione che porta alle Chiese di San Giovanni e Santa Maria, dopo una cinquantina di metri si trovano, alla destra della strada, le indicazioni che fanno prendere il sentiero che in circa duecento metri porta all’ingresso della Necropoli di Prunittu. Al momento attuale si ritiene che il complesso sia costituito da 15 domus de janas. Gli ipogei sono scavati lungo i ripidi fianchi di un rilievo trachitico, a una notevole altezza da un minimo di sessanta centimetri a un massimo di quattro metri sul piano di campagna, ed hanno l’ingresso generalmente rivolto verso sud o sud ovest.. Erano in origine accessibili attraverso delle tacche incise sulle pareti laterali per consentire la discesa e la risalita contrastandosi con i gomiti, i piedi e le ginocchia, mentre i crolli e le fratture della parete rocciosa rendono oggi particolarmente difficile l’accesso. Lo schema planimetrico è prevalentemente pluricellulare a sviluppo longitudinale, arricchito, talvolta, da ampliamenti laterali a destra o a sinistra dell’asse principale, ed hanno piante diverse, rettilinee, curvilinee, retto curvilinee. Le pareti ed i soffitti sono generalmente a profilo rettilineo con angoli sempre arrotondati. La sepoltura più interessante è la tomba X, denominata Sa cresia ossia la chiesa, una tomba pluricellulare con una grande anticella a pianta trapezoidale irregolare e soffitto a spiovente unico. Sulla parete di fondo dell’ambiente, sopraelevati rispetto al piano pavimentale, si aprono due portelli d’accesso ai vani successivi. Al di sopra del portello centrale spicca, in rilievo rispetto alla parete, un pregevole falso architrave. Molte di queste domus presentano tracce di riutilizzi e rielaborazioni architettoniche posteriori al loro primo impianto, come attestano alcune nicchie quadrangolari e cavità subemisferiche, scavate sulle pareti di alcuni ipogei. Nelle tombe IV, IX e X, le nicchie, munite talvolta di rincasso, compaiono sulla parete esterna, in prossimità degli ingressi. Nelle tombe XI, XV, X e VIII, le nicchie si aprono, invece, sulle pareti dell’anticella. Cavità subemisferiche di incerta funzione sono presenti sulle pareti interne delle tombe X e XV. Nel caso della tomba VIII, composta in origine da otto celle, il riutilizzo ha causato l’abbattimento di tre ambienti. La necropoli è attribuita alla Cultura di Ozieri che si è sviluppata nel Neolitico Finale, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo, ed ha conosciuto un probabile riuso in epoca bizantina. Il novenario e la chiesa campestre di San Nicola in località NurozoDalla deviazione per le Chiese di San Giovanni e Santa Maria, percorsi altri quattrocento metri lungo la Strada Comunale San Nicola e Santa Maria, arriviamo a un bivio dove prendiamo a sinistra, proseguiamo per duecentocinquanta metrisi vede alla sinistra della strada il cancello di ingresso del parco all’interno del quale si trova il piccolo villaggo chiamato novenario di San Nicola, nome che gli deriva dal fatto che viene occupato dai fedeli per nove giorni ogni anno in occasione della Festa di San Nicola, e che si trova nel sito dell’antico villaggio chiamato Nurozo. All’interno del parco si trova la chiesa campestre di San Nicola, il cui nome è già citato nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado del 1260, e si ritiene che risalga alla seconda metà del dodicesimo secolo. Ha un impianto mononavato con abside a nord est e copertura lignea. Alle sue murature in conci trachitici di media pezzatura tagliati con regolarità si addossano corpi di fabbrica che ne occultano parzialmente il fianco meridionale, intonacato, mentre l’altro fianco è di costruzione moderna. Nel libro Storico della parrocchia è scritto che, sotto il rettore Cosimo Manca, sono stati fatti dei lavori di ristrutturazione e sono stati anche realizzati i Muristenes. La facciata ha un protome zoomorfa al centro della cornice basale del frontone e in asse con il portale architravato, in origine probabilmente lunettato con arco di scarico semicircolare. Nella zona è attestata anche la presenza di un Cimitero di cui si fa menzione anche in documenti della seconda metà del seicento circa. Il sito si trova a breve distanza dalla necropoli di Prunittu, dove è stata riscontrata la presenza di riutilizzi in epoca medievale, che probabilmente hanno assolto la funzione di sepolture rurali in relazione alla presenza del villaggio di Nurozo. Presso questa chiesa ogni anno il 18 settembre, dopo la novena che ha inizio il 9 settembre con rosari e Laudas, si svolge la Festa di San Nicola. Nel tardo pomeriggio del giorno 8 settembre viene trasferita in processione, dalla parrocchia fino al novenario, la piccola stutua lignea dl San Nicola conservata in parrocchia nella Cappella delle Anime con S.Basilio. Gli Obrieri provvedono a trasferire le suppellettili religiose, necessarie per le funzioni, dalla chiesa di Santa Maria a quella di San Nicola, presso la quale a partire dal giorno successivo comincia la novena in onore del Santo. Oltre al muristene de Sos oberaios per gli uomini ed al muristene de Sas noinantes riservato alle donne, a San Nicola vi è un complesso formato da tre muristenes, un tempo di proprietà privata, dimostranti che allora la Festa era certamente più partecipata e importante rispetto a oggi. Più o meno identiche a quelle di Santa Maria le procedure dei festeggiamenti, tradizionale è il pranzo che gli Obrieri organizzano invitando parenti ed amici, e la Festa notturna comprende balli sardi, gioco alla morra, ed altro. La novena ha termine il 17 settembre, quando la notte detta di S'Izzadorzu poiché si rimane svegli per vegliare il Santo che rientrerà in paese il giorno seguente, si rimane a fare Festa fino all’alba. Il giorno 18 all’alba ci si incammina a piedi per raggiungere il novenario dal quale riparte la processione del rientro in parrocchia, dove all’arrivo viene recitata la messa solenne. I resti del Nuraghe semplice UrasalaDal centro di Sorradile prendiamo la SP15 verso nord in direzione di Bidonì e, passato il comitero Comunale e più avanti gli impianti sportivi, raggiungiamo la rotonda dalla quale parte la via Sa Costa che porta all’interno dell’abitato di Bidonì. alla rotonda prendiamo la terza uscita che ci fa imboccare la prosecuzione della SP15 la quale si dirige verso Tasasuni. Percorsi ottocento metri, poco prina del cartello segnaletico che indica il chilometro 59, prendiamo una deviazione in una strada bianca sulla destra che, in settecento metri, porta sulla sponda del lago Omodeo, dove si vedono i resti del Nuraghe semplice Urasala, edificato a 100 metri di altezza. Si tratta di un Nuraghe monotorre che presenta dieci ordini di pietra ancora in sito, in basalto poroso. Risulta curiosa la sua attuale posizione, infatti, a seguito della costruzione del bacino artificiale Omodeo, si trova sulle rive del lago, soggetto ai continui cambiamenti del livello del lago stesso che a volte lo allontana dalla riva parzialmente sommegrendolo. I resti del Santuario tardo nuragico di su MonteProseguiamo lungo la SP15 in direzione di Tadasuni. A tre chilometri e quattrocento metri dalla rotonda alla periferia di Bidonì, raggiungiamo il punto dove parte a sinistra la deviazione nella strada che arriva in quasi due chilometri alla chiesa campestre di San Nicola di Nurozo. Propsio di fronta a questa deviazione, alla destra della SP15 si vede una strada bianca che porta ai resti del Santuario tardo nuragico di su Monte, edificato a 143 metri di altezza, assai simile al Santuario nuragico di Santa Vittoria vicino all’abitato di Serri. Gli scavi archeologici, condotti dal 1998 al 2002 ad opera dello scopritore Ginetto Bacco, con la direzione scientifica di Vincenzo Santoni, hanno messo in luce alcuni edifici, che si configurano inequivocabilmente come dedicati al culto. Il Santuario si sviluppa all’interno di una cinta muraria di forma ellittica, di dimensioni notevoli, che racchiude un insieme di strutture realizzate con conci sapientemente squadrati nella trachite locale. Tra queste il tempio, integralmente conservato a livello di fondazione, che si compone di un ingresso, il quale immette in una camera circolare occupata da una vasca altare, unica nel suo genere, che ingloba in uno dei vertici la rappresentazione di una torre nuragica, conservata per poco più di un metro e mancante forse superiormente di un’ultima parte terminale. Per la forma si pensa che fosse destinata a contenere liquidi in occasione di cerimonie, tuttavia all’interno della vasca, e precisamente sul fondo, è stato ritrovato uno strato di ceneri, ritrovamento che potrebbe essere interpretato come una testimonianza di pratiche sacrificali, di offerte agli Dei attraverso il fuoco, così come attestato in altri edifici sacri confrontabili con quello di Sorradile. Tra i tesori rinvenuti nel Santuario di su Monte si trovano anche una navicella con prua a protome di ariete, un ex voto che è la riproduzione in bronzo di una vera e propria nave nuragica, ed una brocchetta askoide, conservati oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. La posizione geografica del complesso nella Sardegna centrale, e la presenza del fiume Tirso lungo i suoi confini, ne hanno decretato la rilevanza come luogo non solo di culto ma anche di passaggio. L’area del Santuario è stata frequentata, con alterne vicende, dal Bronzo recente tra il 1300 ed il 1150 avanti Cristo, fino all’età Tardo Punica verso il 250 circa avanti Cristo. Siamo in un momento in cui i Nuraghi non vengono più costruiti, ma moltissimi vengono ancora utilizzati per attività legate al culto, come mostrato inequivocabilmente dai reperti archeologici rinvenuti, come ex-Voto, ceramiche a uso rituale, resti di roghi e sacrifici animali. A Sorradile, nella mostra dedicata agli scavi di su Monte, è possibile vedere una riproduzione della vasca altare del Santuario di su Monte. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Sorradile effettueremo una deviazione a Nughedu Santa Vittoria che visiteremo con il suo centro nel quale si trovano i resti della necropoli di Arzolas de Goi ed i suoi dintorni con il Museo naturalistico dell’Oasi d’Assai e la chiesa campestre di San Basilio. |