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Bottidda paese situato ai piedi della catena del Monte Ra su e a ridosso del colle Sa Corona


In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Goceano e ci recheremo a visitare Bottidda paese situato ai piedi della catena del Monte Rasu, ed a ridosso del colle Sa Corona, il cui nome deriva dal Nuraghe situato sulla sua sommità.

La regione storica del Goceano

Il GoceanoIl Goceano (nome in lingua sarda Sa Costèra) è la regione della Sardegna centro settentrionale che comprende il tratto del bacino superiore del fiume Tirso, di fronte al quale si affaccia la catena montuosa che porta il nome della regione stessa. Secondo lo storico Giovanni Francesco Fara, il Goceano, in latino Gothiani, dovrebbe il suo nome ai Goti che vi si stabilirono, mentre secondo altri il termine Goceano, o Guttiánu, Deriverebbe da Gúttiu, ossia goccia, ad indicare l’abbondanza di sorgenti d’acqua. I comuni che fanno parte del Goceano sono Anela, Benetutti, Bono, Bottidda, Bultei, Burgos, Esporlatu, Illorai e Nule. Le principali risorse del suo territorio sono la cerealicoltura, praticata nel fondovalle, la pastorizia e lo sfruttamento forestale.

In viaggio verso Bottidda

Uschiamo da Bono sulla SS128bis che, percorsi circa quattro chilometri in direzione sud ovest, ci porta al centro di Bottidda. Dal Municipio di Bono a quello di Bottida si percorrono 4.5 chilometri.

Il comune chiamato Bottidda

Bottidda: ingresso dell’abitatoBottidda-Stemma del comuneIl borgo agricolo di Bottidda (pronuncia Bòttidda, altezza metri 396 sul livello del mare, abitanti 649 al 31 dicembre 2021) è un paese che si estendesu un pianoro assolato incastonata a sud ai piedi della catena del Monte Rasu, un poco più ad est del colle denominato Su Monte ’e Sa Corona, il cui nome deriva dal Nuraghe che è situato sulla sua sommità. Il territorio Comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 199 a un massimo di 1.196 metri sul livello del mare.

Origine del nome

Il nome Bottidda deriva dall’antica denominazione del villaggio, che in origine si chiamava Gocille, dal quale si sarebbe passati a Gotille, poi Botille, Botilla, Botidda, fino all’odierno Bottidda.

La sua economia

Per quanto riguarda l’economia di Bottiddda, qualche tempo fa la popolazione era particolarmente dedita all’agricoltura, specie quella viticola, ma il forte calo demografico e le varie crisi che hanno investito le campagne hanno ridotto la produzione agricola. Oggi Bottidda vive prevalentemente di pastorizia. fra le attività presenti a Bottidda sono da sottolineare anche la produzione di salumi e del tipico Pane fresa, la lavorazione del legno, le attività di ristorazione e agriturismo, la produzione di mangimi. Una risorsa importante arriva dall’area forestale di Monte Pisanu, e, all’interno dell’abitato, dal parco di Santo Stefano, in località Su Pizzu, dove sorgono alcune strutture sportive per il tempo libero.

Brevi cenni storici

Il territorio di Bottidda è stato abitato da tempi preistorici, come dimostrano i siti archeologici presenti, tra i quali il Nuraghe Sa Corona, che domina il paese  dall’alto d’un piccolo colle, e nei cui pressi si trova una Tomba di giganti. L’origine del paese è, probabilmente, molto antica, tanto che, secondo alcuni studiosi, il centro potrebbe essere stato fondato dai greci, come primo agglomerato urbano dell’alta valle del Tirso, col nome di Gocille. Forse, anche se non eistono certezze in questo senso, la sua ubicazione originaria potrebbe essere stata più a occidente, nel colle Su Pitzu, conosciuto anche come colle di Sant’Istevene, dove, a testimonianza del passato, sarebbero stati visibili, fino a qualche hanno fa, i ruderi di una piccola e antica chiesa, dedicata appunto a Santo Stefano. Si suppone che gli abitanti di Gocille siano scesi più a valle, nell’attuale posizione ai piedi del monte Corona, soltanto intorno al quindicesimo secolo. Raggiunta una certa importanza, per aver esteso la proprio influenza commerciale in tutta la vallata, il nome di Gocille viene ad identificarsi con tutto il territorio dell’alta valle del Tirso, per cui l’insieme dei villaggi, sorti nella zona, venne denominato Goceano. L’importanza assunta da Gocille in epoca medioevale, quando appartiene al Giudicato del Logudoro e fa parte della curatoria di Monte Acuto, è confermata anche dalla presenza nel suo territorio di due conventi Francescani. Uno edificato nel 1220 sul Monte Rasu, che risulta essere il primo convento francescano in Sardegna e che è ancora accessibile, e l’altro edificato nel 1640 alla periferia del centro abitato, di cui resta a testimonianza la chiesa di Santa Maria degli Angeli. Durante la dominazione aragonese, viene incorporata, con  gli altri paesi del Goceano, nella conte del Goceano quando questa, nel 1339, viene assegnata ai giudici di Arborea, fa poi parte del feudo regio del Goceano, sino all’abolizione del feudalesimo nel 1839. Durante il periodo in cui la sardegna è sotto la dominazione del Savoia, il comune di Bottidda nel 1928 viene aggregato al comune di Bono, e, successivamente, nel 1933, viene nuovamente separato dal comune di Bono.

Alcuni dei principali personaggi che sono nati a Bottida

A Bottida, tra gli altri, è nato il famoso bandito ottocentesco Antonio Congiu.

Il bandito Antonio CongiuA Bottida, nella seconda metà dell’ottocento, nasce Antonio Congiu un famoso bandito al quale si attribuiscono otto omicidi e cinque tentati omicidi, e sul cui capo è posta una taglia di 2mila lire. Nel 1934 il Congiu viene ucciso da amici e poi consegnato ai Carabinieri, un dito della mano mutilato in segno di riconoscimento. Sembra che i Carabinieri abbiano, quindi, sparato a bruciapelo sul cadavere, ed abbiano fornito la versione ufficiale, secondo la quale il 19 febbraio 1934 le truppe inviate per una battuta definitiva sarebbero riescite a ucciderlo. In seguito, i Carabinieri troveranno il cadavere di uno dei presunti uccisori o delatori del bandito Congiu, al quale, prima di ucciderlo, era stata tagliata la lingua.

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Bottidda

A Bottidda sono significative le celebrazioni dei riti della Settimana Santa, compreso il rito paraliturgico di S’Iscravamentu, nel quale viene rappresentata la deposizione di Cristo dalla croce. Nella sacra rappresentazione viene utilizzata la statua lignea del Cristo in croce, del tredicesimo secolo, conservato nella chiesa parrocchiale. In concomitanza con i riti della Settimana Santa, si preparano Sas casadinas e Sa Tumballa, dolci tipici della Pasqua.

Altra ricorrenza tradizionale tipica di Bottidda è la Festa di Nostra Signora ’e su Zichi, celebrazione religiosa durante la quale si benedice il tipico pane circolare sardo chiamato Pane Zichi che, in adempimento a promesse votive, viene poi distribuito a tutti i partecipanti.

Le Questue di su Morti e su Candhelarzu

Il primo di novembre e l’ulimo di dicembre, a Bottidda si tramandano da anni immemorabile le Questue di su Morti e su Candhelarzu, che ogni anno coinvolgono tutti i bambini del paese. Con il tradizionale sacco di tela bianca, i giovani questuanti attraversano cantilenando tutto il paese, per ricevere in dono frutta secca ed i dolci tipici di questo periodo dell’anno, ossia i papassinos ed i Cozzulos.

Visita del centro di Bottidda

L’abitato si affaccia sugli ultimi lembi sud occidentali della vasta piana del Tirso. Favorito dalla sua posizione, il centro si è sviluppato negli ultimi anni con una disposizione ordinata dell’agglomerato urbano situato lungo l’asse della strada proveniente da Bono, arricchendosi di belle costruzioni che rompono con la tipologia abitativa classica dei paesi del Goceano. Numerose e ben curate le piazze, con molto verde attorno e, alcune di esse, abbellite da murales dipinti da artisti sassaresi e locali.

Bottidda-Murale all’interno dell’abitato Bottidda-Murale all’interno dell’abitato Bottidda-Murale all’interno dell’abitato

Il Municipio di Bottidda

Entrando all’interno del centro abitato, la SS128bis proveniente da Bono assume il nome di via Regina Elena, e da essa parte, sulla destra, la via del Goceano, nella quale, subito all’inizio, al civico numero 2, sulla sinistra della strada, si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Bottidda.

Il Campo da Calcio di Bottidda

Proseguendo lungo la via Regina Elena, subito più avanti, alla sinistra parte la via Campu Idda, che conduce al Campo da Calcio di Bottidda.

La chiesa di Santa Maria degli Angeli più nota anche come chiesa di Sant’Antonio Abate

Bottidda: chiesa di Santa Maria degli Angeli più nota anche come chiesa di Sant’Antonio AbateRitornati sulla via Regina Elena, la seguiamo per circa centocinquanta metri, poi prendiamo sulla sinistra la via Sant’Antonio. Dopo poco più di duecento metri, prendiamo sulla sinistra la strada che porta verso la via Campu Idda, che ci porta di fronte alla chiesa di Santa Maria degli Angeli oggi più nota come chiesa di Sant’Antonio Abate che è la chiesa più antica di Bottidda. Edificata dai Frati Francescani tra il 1606 ed il 1622, furono gli stessi Frati a dedicare il tempio a Nostra Signora degli Angeli. L’antica chiesa viene chiamata anche Su Cunventu, perché faceva parte del convento che vi hanno costruito verso il 1645 i Frati Francescani, del quale non sono rimaste, però, tracce. Caratteristica dell’antica chiesa è la facciata rivolta a sud, costituita da blocchi squadrati di trachite rosa, alla quale in tempi recenti è stata addossata una torre in granito, con arco, sormontata da doppio campanile a vela. Lungo la fiancata, è possibile apprezzare i resti di vecchie murature, che sembrerebbero dei contrafforti, ma sono più probabilmente i resti delle cellette del convento. All’ingresso della chiesa sono presenti due colonne calcaree costituite da diversi elementi, che sorreggono un architrave in trachite rosa, ed un portale architravato, sormontato da un timpano modanato. All’interno della chiesa viene custodita un’antica statua della Madonna venerata come la Madonna de su Zichi, ed è conservata anche un’antica statua di San Francesco d’Assisi.

A Bottida il 16 gennaio si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, meglio conosciuta come la Festa di Sant’Antoni de su Fogu, con il coinvolgimento di tutta la popolazione e la partecipazione di un gran numero di persone provenienti da altri centri dell’Isola. Sin dal primo mattino, legnami e frasche vengono utilizzati per predisporre l’unico maestoso falò sormontato dalla tradizionale croce di arance, nello spiazzo davanti alla chiesa di Santa Maria degli Angeli. Si svolgono, quindi, prima i riti religiosi: la messa, la benedizione dei dolci, la processione e la benedizione del fuoco. Inizia, quindi, il rito pagano. Un cavaliere, reggendo S’Ardia e su Pinnaculu, pane azimo decorato e colorato di giallo, e lo stendardo di Sant’Antonio Abate, guida la processione dei fedeli fino alla vicina piazza dove è stato acceso Su fagarone, intorno al quale, dopo la solenne benedizione del fuoco, ha inizio il suggestivo rito pagano di S’Inghiriu de su Fagarone. Il cavaliere compie sei giri propiziatori attorno al falò, tre in senso orario e tre in senso anti orario, seguito poi da numerose persone che, con cesti di Tilicas, tipici dolci a base di sapa ossia mosto cotto, e fiaschi di vino novello, ripetono lo stesso rituale, con grande partecipazione della folla. Dopo il taglio dell’Ardia e delle Tilicas, che vengono distribuiti in segno benaugurale a tutti i presenti, inizia la degustazione dei dolci e del vino. Quindi il comitato organizzatore offre a tutti i partecipanti la cena a base di carne suina.

La chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Rosario

Bottidda: chiesa parrocchiale della Beata Vergine del RosarioProseguiamo lungo la via Regina Elena, e, dopo poco più di cento metri, prendiamo sulla destra, verso ovest, la via Vittorio Emanuele, dove, al civico numero 11, si trova la chiesa della Beata Vergine del Rosario patrona del paese, che è la chiesa parrocchiale di Bottidda. Costruita intorno al 1860 sulle rovine dell’antica chiesa scomparsa dell’Immacolata Concezione, ha un impianto a tre navate, sulle quali si affacciano cinque cappelle laterali. La facciata è ornata da una doppio timpano ed è abbellita da cornici, che le conferiscono un aspetto rinascimentale. Al suo interno conserva una preziosa statua lignea del cristo in croce risalente al tredicesimo secolo, di grande intensità espressiva, salvato dall’antica chiesa dell’Immacolata, che durante la Settimana Santa è al centro del rito paraliturgico di S’Iscravamentu.

La Festa della Beata Vergine del Rosario si svolge a Bottidda ogni anno il 7 del mese di ottobre, con bancarelle, giostra e banda musicale. Rappresenta una tipica Festa religiosa paesana che richiama molti visitatori per la sua genuinità.

Il Cimitero di Bottidda

Proseguendo per poco più di duecento metri lungo la via Regina Elena, parte sulla destra la via del Cimitero, che ci conduce all’ingresso del Cimitero di Bottidda.

Il nuovo Cimitero di Bottidda

Tornati indietro sulla via Regina Elena per poco più di duecento metri, torniamo all’incrocio in cui, verso ovest, parte la via Vittorio Veneto. Se prendiamo, invece, verso est, imbocchiamo la via Nuoro, che con il nome di SP84 esce dall’abitato. Percorsi circa settecento metri, superata sulla sinistra l’azienda agricola Campagnani, troviamo, sempre sulla sinistra della strada, l’ingresso del più piccolo ma Nuovo Cimitero di Bottidda.

Visita dei dintorni di Bottidda

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Bottidda, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti di Pasciarzu I, Pasciarzu II, Sa Corona; del Protonuraghe Sos Nuraghes; dei Nuraghi semplici Arvas, Conca Coddine, larattu, Maronavia, Mastruporcu, Mola Sa Serra, Muselighes, Oruscula, Pasciarzu, restiddi, S’Arroccu, Sos Nuraghes II, Tocco Scuzzones, Tranca Noa, Tuscana; dei Nuraghi complessi Dorone, Presone, S’Orculana, Sa Corona, Sa Pietade, Sos Schidas; ed anche dei Nuraghi Cherchizzu, Contra Austinu, Cugurutta, Ortiocoro, tutti di tipologia indefinita. A nord ovest dall’abitato, di trova il Monte Rasu, circondato dalla Foresta del monte Pisanu, che si sviluppa nel comune di Bono e prosegue anche nel territorio del comune di Bottidda.

I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Bottidda

Bottidda: resti della Stazione ferroviaria dismessa di BottiddaOsciamo da Bottidda in direzione sud, verso Illorai, a circa settecentocinquanta metri dalle ultime case dell’abitato, alla destra della strada si trovano i ruderi della Stazione ferroviaria della linea che collegava Tirso con Chilivani, che sorgeva in vicinanza del punto in cui la ferrovia attraversava per l’ultima volta la SS128bis. Dalle immagini d’epoca arrivate ai nostri giorni, sappiamo che i tre ingressi della facciata rivolta verso i binari. Il fabbricato passeggeri si presenta attualmente molto danneggiato dal tempo e dai vandali, ed anche il casello versa in condizioni di degrado e abbandono, entrambi sono tuttavia chiusi e sbarrati, mentre l’area ferroviaria è stata recintata in modo da impedire l’accesso ai vandali. Quanto al vicino percorso ferroviario, sul quale rimane ancora qualche pezzo di rotaia affiorante, viene oggi utilizzato come pratico sentiero di campagna dagli abitanti della zona.

I resti del Nuraghe complesso Sa Corona

Il Nuraghe Sa Corona si trova nel territorio Comunale di Bottidda, sulla sommità del monte omonimo, che è difficilmente raggiungibile risalendo le pendici dal sottostante paese chiamato Bottidda. Per accedervi, è più facile prendere la SP78, che esce dall’abitato a sud ovest e prosegue per un paio di chilometri fino all’abitato di Esporlatu. Qui prendiamo a destra la SP111, che ci porta all’interno dell’abitato di Burgos, e prosegue verso la foresta del monte Pisanu. Percorsi quasi tre chilometri sulla SP111, vediamo sulla destra il colle sul quale si trovano i resti del Nuraghe, e troviamo sulla destra della strada una sterrata che conduce nelle sue vicinanze. i tratta di un Nuraghe complesso con addizione frontale di due torri e mura. Se si sale sul colle, dai suoi ruderi si può ammirare il panorama su tutta la valle sottostante. Accanto al Nuraghe si trovano i resti di una Tomba di giganti.

Sul Monte Ra su il convento francescano e la chiesa di Santa Maria degli Angeli

Proseguendo, la SP111 ci porta sul Monte Rasu, in un’area molto suggestiva per le bellezze naturalistiche. Percorsi circa 2,7 chilometri dopo la sterrata per il Nuraghe Sa Corona, prendiamo una deviazione sulla destra che, dopo circa un chilometro e mezzo, ci porta al vecchio convento Francescano del Monte Rasu che vi sorge a 942 metri sul mare. Presso questo convento esiste tuttora una bella Piccola chiesa dedica a Santa Maria degli Angeli. Il convento viene considerato da alcuni storici il primo insediamento dell’ordine francescano in Sardegna, e, secondo la tradizione, sarebbe stato fondato intorno al 1220 da Giovanni Parenti, discepolo di Francesco d’Assisi, che guida l’ordine Francescano per dieci anni dopo la morte del suo fondatore. Questa ipotesi si basa sul fatto che le spoglie del beato Giovanni Parenti si troverebbero sepolte nella piccola chiesa del convento, così come risulta da un Codice cartaceo del 1384, conservato nella Biblioteca Bodleiana di Oxford, il che sarebbe una prova che egli sia stato il fondatore di tale convento. Del convento si conservano, dal punto di vista architettonico, soltanto alcune delle strutture originarie, come le piccole celle dei Frati o il particolare lavatoio in pietra, mentre altre parti sono state restaurate ed in esse ha la sua sede la fattoria Giannasi. In questo convento la comunità francescana rimane sino al 1769.

Il convento è stato restaurato nel 1927, e lo stesso anno anche la chiesa ha subito dei pesanti interventi di restauro che ne hanno trasformato la struttura originaria. Ogni anno, con grande partecipazione di fedeli, il 2 agosto i Frati Francescani vi celebrano la Festa del Perdono di Assisi, e il 4 ottobre si svolge la Festa in onore di San Francesco.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Goceano e ci recheremo a visitare Esporlatu un paese che visiteremo con i siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni.


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