Calangianus e visita della Tomba di giganti di Pascareddha, del Nuraghe Agnu e della fonte sacra di li Paladini
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Gallura interna recandoci da Luras a Calangianus che visiteremo con la Tomba di giganti di Pascareddha, il Nuraghe Agnu e la fonte sacra di li Paladini. La regione storica della GalluraLa regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale. In viaggio verso CalangianusDal centro di Luras prendiamo la via Nazionale verso sud, ossia la SP10, che, dopo ottocento metri, sbocca sulla SP136, e, presa questa strada, arriviamo a una rotonda che incontriamo dopo quattrocento metri. Qui, prendando a destra passiamo a nord della zona industriale di Calangianus. Procedendo dritti, proseguiamo con la SP136 che attraversa la zona industriale e va ad immettersi sulla SS127, che verso destra prende il nome di via Olbia mentre verso sinistra diventa la via Tempio, che porta nell’abitato di Calangianus. Prendiamo, invece, verso sinistra, dove imbocchiamo la via Luras, che ci porta anch’essa nel centro dell’abitato di Calangianus. Dal Municipio di Luras a quello di Calangianus, seguendo la via Luras, abbiamo percorso solo 3 chilometri. Il comune chiamato CalangianusIl comune chiamato Calangianus (nome in lingua sarda Calanzanus nome gallurese Caragnani, altezza metri 500 sul livello del mare, abitanti 3.814 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte centro orientale della Provincia di Sassari, e sorge in un altopiano che, dal Monte limbara, degrada verso il bacino del liscia. Il paese chiamato è attraversata dalla SS127 Settentrionale Sarda, ed il suo territorio, circondato da boschi di sughere e comprensivo dell’area speciale lago di liscia, il bacino artificiale diviso tra più comuni, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1336 metri di quota. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeSecondo una prima interpretazione, il suo nome starebbe ad indicare una località ricca di una pianta chiamata in logudorese Carogna o Galanga, che potrebbe essere il nome antico della carota, oppure il nome di una radice che si adopera come condimento aromatico e come medicamento. Invece, secondo un’altra interpretazione, il nome sarebbe un termine latino derivante da Calinius o Calenius o Calonius, con suffisso –anus, probabile plurale, con il significato di Abitanti di un fondo. La sua economiaCalangianus è uno dei cento comuni più industrializzati d’Italia, conosciuto soprattutto come Capitale della lavorazione del sughero. È, infatti, il maggiore centro italiano per l’estrazione e la lavorazione del sughero con una produzione annua di migliaia di quintali, un successo mondiale che, quotidianamente, vede i suoi illustri tappi e non solo, spediti in tutto il mondo. Si tratta di un’attività nasce nei primi anni dell’ottocento, quando alcuni imprenditori francesi si stabiliscono nel paese trasformando le fitte sugherete dell’Alta Gallura in un’enorme fonte di ricchezza. La sua economia è basata sul settore primario, ed anche sulla produzione industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi e vigneti, oltre che con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. La sua industria si basa, oltre che sulla lavorazione del sughero, anche con aziende che operano nei comparti estrattivo, in particolare del granito, della lavorazione del legno, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, edile e metallurgico. Il terziario è presente con la fabbricazione di articoli in paglia e di materiali da intreccio, e con la produzione di una rarissima qualità di miele amaro e di salame di cinghiale. È presente anche una Scuola professionale, unica in Italia, per addestrare alla lavorazione del sughero. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Le sue notevoli bellezze naturali e la vicinanza a importanti siti archeologici, la rende meta di un significativo afflusso turistico. Brevi cenni storiciIl territorio di Calangianus è stato abitato in epoca preistorica, e la presenza dell’uomo risale al 2000 avanti Cristo, come attestano i ritrovamenti effettuati nelle grotte di Monti Bianco e Li Conchi, ed i numerosi Nuraghi presenti, la Tomba di giganti in zona Pascaredda e la fontana nuragica di li Paladini. Di età romana abbiamo qualche traccia nei toponimi. La tradizione vuole che un primo abitato si trovi, con il nome di villaggio Lapia, nei pressi di Bassacutena vicino al fiume liscia, a nord a più di cinquanta chilometri da dove si trova attualmente. Poi, a causa delle frequenti incursioni saracene e delle mortali epidemie e pestilenze, gli abitanti pensano di allontanarsi il più possibile dal mare. Nel periodo medioevale, il primo documento nel quale appare il suo nome risale al 1162, ed è una bolla di papa Allessandro III con cui si cita la Cappella Santi Jacobi de Calegnano. La Villa Calanjanus appartiene al Giudicato di Gallura, nella Curatoria di Gemini Jusso, l’attuale Tempio Pausania, alla quale appartengono anche Aggius, Bortigiadas, Luras, Nuchis, e due centri scomparsi. In seguito alla morte dell’ultimo esponente del Giudicato, passa ai Pisani, agli Aragonesi, a Eleonora d’Arborea, e, di nuovo, agli Aragonesi. Altre notizie su Calangianus si trovano in un documento aragonese del 1358, in cui si dice che la Villa Calanjanus de Geminis Josso fa parte del feudo del barone Cathonet Doria e ha tra i 30 e i 60 abitanti. Successivamente, le carestie e le pestilenze che flagellano la Gallura, non risparmiano Calangianus, che però dal seicento, riprende il suo sviluppo demografico, conosce momenti di grande lustro, figurando al secondo posto, per importanza, nella graduatoria delle ville del dipartimento. Nel 1705 viene costruito il convento dei padri Cappuccini. Passata sotto il dominio dei Savoia, le numerose Chiese che sorgono nel paese e nelle campagne circostanti nella seconda metà del settecento, sono la prova evidente del forte ripopolamento, e la consacrazione della chiesa di Santa Giusta è un ulteriore spunto per il suo sviluppo. Le attività produttive rimangono l’agricoltura e la pastorizia fino agli inizi dell’ottocento, quando alcuni imprenditori francesi vi si stabiliscono iniziando l’estrazione del sughero. Importante il contributo alla sua economia portato in quegli anni da Marco Corda, proprietario del primo stabilimento per la lavorazione del sughero. L’attività diviene ben presto redditizia e gran parte della popolazione si dedica lentamente alla sua estrazione e trasformazione. In periodo repubblicano, il comune di Calangianus nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, nella Provincia di Sassari. Il dialetto parlato a CalangianusA Calangianus si parla il Gallurese, classificabile come una varietà di còrso meridionale, retaggio del ripopolamento di genti còrse avvenuto verosimilmente a cavallo tra il sedicesimo e diciottesimo secolo, Con una variante locale lessicalmente analoga al tempiese, parlato a Tempio Pausania, che presenta, però, alcune particolarità di pronuncia. Personaggi che sono nati a CalangianusCalangianus ha dato i natali a diversi personaggi, tra i quali il più ricco di mistero della storia calangianese è stato Padre Bonaventura, eccellente studioso ed illustre mecenate. La figura più ricca di mistero della storia calangianese è Padre Bonaventura che nasce a Calangianus nel 1831, e qui muore nel 1916. Si tratta di un ricco possidente terriero e proprietario di numerosi palazzi, che possiede anche numerosi terreni alla periferia della città di Terranova, oggi Olbia. Ordinato sacerdote giovanissimo dietro dispensa pontificia nel 1854, diviene un eccellente studioso, e si circonda di grandi simpatie e ammirazione grazie alle sue straordinarie doti di oratore sacro, ed alle notevoli beneficenze ai colpiti da sventure, ai bisognosi, ai senza lavoro, alle famiglie in difficoltà. Dopo aver ricevuto diversi incarichi di prestigio nel corso della sua vita da consacrato, infine si ritira a vita privata ottenendone la dispensa dalla vita religiosa. Libertà, giornale del tempo della Curia di Sassari, scrive che Non v'ha dubbio che un vivo contrasto apparisse tra il rozzo saio del Santo della povertà che egli indossava e i mezzi inesauribili di fortuna di cui disponeva. |
Princiali principali feste e sagre che si svolgono ai Calangianus e nei suoi dintorniA Calangianus operano, tra gli altri, il Coro Santa Giusta di Calangianus, ed il gruppo folk Lu Rizzatu Caragnanesu, molto giovane dato che si è costituito nel 2010. Nelle loro esibizioni, è possibile ammirare il costume calangianese, anche se, secondo alcuni, quello delle donne del gruppo folk avrebbe troppe analogie con il costume femminile di tempio. Si tratta, in ogni caso, di un modo di vestire ricostruito con l’aiuto di appassionati di storia locale, frugando nei vecchi album, parlando con gli anziani e con coloro che nei primi anni ’50 del novecento, con capi di vestiario recuperati a Calangianus, avevano con il gruppo di tempio sfilato nelle manifestazioni di Sassari e Cagliari. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Calangianus, nel periodo della Pasqua si svolgono i riti sacri della Settimana Santa; la terza o l’ultima domenica di aprile si svolge la Festa di Nostra Signora delle Grazie, presso la chiesa campestre omonima; sempre in aprile si svolge la Festa di Santa Caterina, presso la chiesa campestre omonima; la seconda domenica di maggio, presso la chiesa campestre di Nostra Signora delle Grazie si svolge la Festa di Santa Lucia; il 14 maggio si celebra la Patrona, nella Festa di San Giusta; la prima domenica di giugno, presso la chiesa campestre di San Leonardo Confessore, si svolge la Festa di Santu linaldu; la terza domenica di giugno si svolge la Festa di Santu Bastianu, presso l’omonima chiesa campestre; il 23 giugno si celebra il vespro di San Giovanni Battista, con i Fochi di Santu Juanni; a luglio si celebra la Sagra del Bovino; la prima domenica di settembre, presso la chiesa campestre di Nostra Signora delle Grazie si svolge la Festa di San Paolo Eremita; a metà settembre si svolgono le feste popolari di Sant’Isidoro, San Lorenzo e San Francesco; nel mese di settembre si svolge anche la fiera nazionale del sughero. I riti della Settimana SantaA marzo o aprile importanti sono a Calangianus i Riti della Settimana Santa, con le festività pasquali che coinvolgono profondamente la popolazione, che partecipa in modo molto sentito alla Quaresima, alla Domenica delle Palme, al Venerdì Santo e alla Pasqua. Il vespro di San Giovanni BattistaIl 23 giugno si svolge il Vespro di San Giovanni Battista, con i Fochi di Santu Juanni, ossia i fuochi che rappresentano la purificazione di tutto. A Calangianus questi falò sono chiamati anche Fucaroni, e vengono preparati in ogni rione. La Sagra del BovinoA luglio si svolge la Sagra del Bovino, nella quale Calangianus rivive la sua antica vocazione agropastorale attraverso manifestazioni tradizionali legate ai prodotti della terra, alla cultura, alla musica popolare e ai lavori artigianali. Le feste popolari di Sant’Isidoro, San Lorenzo e San FrancescoA metà settembre a Calangianus si celebrano le Feste popolari di Sant’Isidoro, San Lorenzo e San Francesco. Queste feste sono detti Popolari per distinguerle dalla Festa patronale di Santa Giusta. Durano tre giorni, più i vespri, e durante le feste si può assistere a processioni, con buoi e carri ornati, e sfilate di cavalieri, con cavalli bardati. La Fiera nazionale del SugheroDal 1978, nel mese di settembre si svolge la Fiera nazionale del Sughero, che dimostra la capacità della sua popolazione di lavorare e valorizzare una risorsa naturale presente nei boschi che circondano il paese. Calangianus si può, infatti, definire la capitale del sughero, grazie al fatto che nel suo territorio sono presenti ben 180 aziende artigianali e molti complessi industriali. Visita del centro di CalangianusL’abitato, in cui accanto alle costruzioni storiche si affiancano abitazioni moderne, si estende in una conca leggermente digradante, protetta da alte rocce granitiche. Il Cimitero di CalangianusDalla rotonda, prendiamo a sinistra la via Luras che ci porta all’interno dell’abitato di Calangianus. Percorsi quattrocentocinquanta metri, arriviamo a vedere il Cimitero di Calangianus e la via Luras diventa il viale del Cimitero, che lo fiancheggia lasciandolo sulla sinistra, e, dopo centocinquanta metri, ci porta a uno slargo, sempre sulla sinistra, dove si trova l’ingresso del Cimitero di Calangianus. La chiesa di Santa Maria degli AngeliViale del Cimitero, attraverso un viale di cipressi, ci conduce in duecento metri, proprio dove sbocca sul viale Roma, alla chiesa di Santa Maria degli Angeli che viene costeggiata, ed ospita la facciata proprio sul viale Roma, dove parte sulla sinistra la via San Francesco. È stata edificata nel 1705 come chiesa del convento retrostante. Di grande interesse architettonico sono, all’interno della chiesa, il coro ligneo ed il pulpito. I lavori di restauro all’esterno, attuati tra il 1988 ed il 1889, hanno ridato al paesenza un bel gioiello, l’altare maggiore è molto simile a quelli di altre Chiese cappuccine della Provincia turritana, al centro ospita la statua lignea della Vergine con bambino. Ai lati del presbiterio vi sono ancora le statue lignee, forse del 1700, di San Francesco e Santa Veronica Giuliani. Due altre cappelle sono dedicate una a Sant’Antonio da Padova e l’altra a San Felice da Cantalice. Interessante è, all’estero, la mezzaluna posta sul portone d’ingresso, un bassorilievo che rappresenta il Coro degli Angeli, scolpito dall’artista locale Mario Savigni, in marmo macinato e cemento bianco. I resti del convento dei Frati Cappuccini in alcuni locali del quale è oggi ospitato il Museo del SugheroSul retro della chiesa, affacciato sulla via San Francesco al civico numero 3, si trovano i resti del bel settecentesco convento dei Frati Cappuccini edificato nel 1705 dai Frati Minori Cappuccini, uno dei tre ordini mendicanti maschili che costituiscono la famiglia francescana, che è dotato di un pozzo e di diversi ambienti che erano diroccati e sono stati recentemente restaurati. In alcuni locali dell’ex convento settecentesco dei Frati cappuccini sorge il Museo del Sughero di Calangianus, una struttura inaugurata nel luglio del 2011 ed aperta al pubblico nel maggio 2012, al fine di presentare al pubblico la cultura del sughero in tutte le sue sfaccettature. Il Museo si sviluppa su due piani, al piano terra sono esposti, in sei sale, gli antichi macchinari e gli utensili per la lavorazione del sughero mentre, salendo al piano superiore, si trovano due stanze oltre ad una sezione multimediale con una serie di video che ripercorrono tutte le intere fasi della lavorazione dall’estrazione del sughero dalla pianta, alla trasformazione in turaccioli finiti e una sala predisposta per convegni e laboratori didattici. Prima della piazza del Popolo si arriva in via Sant’Antonio al Municipio di CalangianusRipreso il viale Roma, passato sulla sinistra il palazzo che ospita le Scuole Elementari dopo un centinaio di metri, sulla sinistra del viale Roma, si trova la grande piazza del Popolo. Prima di arrivare alla piazza, prendiamo sulla sinistra la via Sant’Antonio, dove, al civico numero 2, si trova il palazzo che ospita la sede e gfli uffici del Municipio di Calangianus. La via Sant’Antonio ha questo nome dato che, uscendo dal paese verso est come SP38, conduce fino a Sant’Antonio di Gallura. Le stazioni ferroviarie di CalangianusDopo la realizzazione del collegamento tra Luras e Palau nel 1932, fino al 1958 Calangianus ha avuto a disposizione due stazioni ferroviarie. La più antica Stazione centrale si trovava all’interno dell’abitato, e, per raggiungerla, da via Sant’Antonio, dove si trova il Municipio, si tornava in piazza del Popolo e si prendeva, verso sud ovest, la via Vittorio Emanuele, che, in duecentocinquanta metri, ci porta in via Stazione. All’incrocio tra le due si trovava la stazione, realizzata nel 1888 dalle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, sulla linea a scartamento ridotto proveniente da Monti che, passate la fermata di Piras e la fermata Rifornitore, la raggiungeva in soli 27 chilometri. Del fabbricato passeggeri e degli altri edifici annessi non rimane, però, alcuna traccia, dato che la stazione è stata demolita e l’area dove era posta è stata convertita in area di parcheggio per gli automezzi pesanti. Lasciata la stazione centrale di Calangianus, la ferrovia compiva un breve tratto di circa cinquecento metri in direzione ovest, fino ad arrivare nel punto in cui si collegava con la linea ferroviaria che portava da Sassari a Tempio e Palau. Per arrivarci, dal parcheggio riprendiamo indietro la via Vittorio Emanuele, dalla quale dopo Duecentocinquantametri continuiamo su via Sant’Antonio, la seguiamo per duecento metri, poi Svoltiamo leggermente a Sinistra e imbocchiamo Via Lu Fungoni che, in trecentocinquanta metri, ci porta alla deviazione sulla sinistra che, in aperta campagna a nord dell’abitato, ci fa raggiungere la Stazione ferroviaria delle Ferrovie Settentrionali Sarde. Costruita tra la fine degli anni venti e l’inizio degli anni trenta del novecento dalle Ferrovie Settentrionali Sarde, che nel 1927 avevano ottenuto la concessione per ampliare la rete ferroviaria a scartamento ridotto nel nord della Sardegna. Il fabbricato viaggiatori è a due ingressi sul piazzale interno con le corrispondenti finestre sul piano superiore. Questa stazione attualmente costituisce una tappa del percorso del Trenino Verde nella tratta che collega Calangianus con Arzachena e Palau. Dalla piazza del Popolo al ristorante Il TirabusciòIl viale Rom ci ha portati alla Piazza dei Popolo una grande piazza rialzata che è la principale piazza del paese, al centro della quale è situato il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale. Arrivati nella piazza, prendiamo a sinistra la via Carlo Alberto, dopo una cinquantina di metri prendiamo a sinistra la via Nino Bizio, lungo la quale si trova il ristorante Il Tirabusciò. Lungo la via Nino Bixio, alla sinistra della strada, al civico numero 5, si trova l’importante ristorante Il Tirabusciò un locale specializzato nella cucina sarda in un ambiente rustico. Si tratta di un piccolo e curato ristorante dal caldo arredo rustico, nel quale il titolare ai fornelli cucina piatti ispirati al territorio, con qualche piccola creazione dettata dal suo gusto personale. Propone anche un menu a prezzo contenuto. Una nota curiosa è data dal nome del locale, che rimanda alla produzione di tappi in sughero, che costituisce la principale attività del paese. |
La chiesa parrocchiale di Santa GiustaDalla piazza del Popolo, prendiamo verso est la via Nicolò Ferracciu, caratterizzata dalla pavimentazione in lastroni di granito, e ci addentriamo nel centro storico costituito da un intersecarsi di stradine, vicoli, piazzette, dove si affacciano antiche costruzioni di pietra, in gran parte ristrutturate. Percorsi circa centosettanta metri sulla via Nicolò Ferracciu, troviamo sulla destra la via Onorevole Scano, che, in una cinquantina di metri, ci porta in piazza Santa Giusta. In piazza Santa Giusta si affaccia la chiesa di Santa Giusta che è la chiesa parrocchiale del paese, costruita nel cinquecento ad opera, pare, del generale aragonese Mosen. I primi registri dei battesimo risalgono al 1602, ma la prima notizia della parrocchiale è relativa ad una pala del 1596 raffigurante L’Assunzione, opera del pittore Andrea Lussu di Irgoli, oggi conservata nella chiesa ed oratorio della Santa Croce. Un intervento di restauro viene eseguito tra il 1686 e il 1687, quando la chiesa ed oratorio della Santa Croce viene utilizzato come parrocchia. A seguito di importanti lavori di ampliamento, la parrocchia viene solennemente consacrata nel 1736, quando viene dedicata a Santa Giusta, Vergine e Martire, altri lavori sono documentati nel 1753 e nel 1856. Dopo il 1883 i fratelli Clemente di Sassari realizzano il coro ligneo, ma le opere più importanti di restauro, iniziate nel 1896, sono volute e finanziate da Padre Bonaventura da Calangianus, che incarica il pittore milanese Antonio Dovera di eseguire gli affreschi con scene sacre, e lo scultore sassarese Lorenzo Caprino di realizzare l’altare, la balaustra e il pulpito in marmo policromi. Al 1923 risale il simulacro della titolare, mentre al 1965 l’ampliamento del tempio con l’aggiunta di una campata verso l’ingresso, l’abbattimento della gradinata monumentale antistante, sostituita con una terrazza, e lo smontaggio degli antari laterali del seicento. recentemente è stato effettuato un nuovo restauro sulle pitture e ripristinata l’ampia scalinata antistante. Si tratta di uno splendido esempio di architettura gallurese granitica che, con la sua grigia e alta facciata in granito, domina sulle case circostanti. Il prospetto principale è chiuso in alto da un timpano a doppio inflesso, portale con lunetta recante un bassorilievo ceramico, e finestrone centinato. Sul lato sinistro verso il presbiterio si erge la torre campanaria dotata di cupolino. L’interno, molto ricco, è a navata unica con volta a botte, rinforzata da sottoarchi che la dividono in cinque campate, su tre delle quali si affacciano altrettante cappelle per parte, anche esse con volta a botte. In fondo chiude il presbiterio quadrangolare voltato a botte, rialzato da una scalea marmorea affiancata da leoni in marmo verde opera di un discepolo del Canova, reggenti una balaustra ugualmente in marmo. A Calangianus sono presenti numerose Chiese, ma il complesso monumentale formato dalla chiesa di Santa Giusta, e dagli adiacenti oratori della Santa Croce e del Rosario, è senz'altro il più importante e rappresentativo. Il 14 maggio viene celebrata la Festa di Santa Giusta, a cui è dedicata la chiesa parrocchiale, che è la patrona del paese. La celebrazione inizia il giorno prima con i vespri. La mattina del 14 si svolge la processione con i cavalli e i carri, accompagnati dalla banda musicale, per le vie del paese. La Festa è organizzata da un comitato spontaneo formato da più famiglie o gruppi d’amici. L’oratorio della Santa CroceAdiacenti alla chiesa parrocchiale, alla sua sinistra, si trova la chiesa ed oratorio della Santa Croce. La chiesa, collegata alla parrocchiale con la quale forma un unico complesso monumentale, è stata eretta nel 1646, anche se le prime notizie relative alla Confraternita della Santa Croce risalgono al 1616. La chiesa attuale è frutto di una sopraelevazione del 1793, data che si legge sull’architrave della finestra in facciata, eseguita dai fratelli Murtinedu e Michele Genovez, i quali realizzano la volta a botte, restringono in larghezza la campata presbiteriale, e demoliscono l’arco che reggeva il tetto a due falde, descritto nella visita del 1745. Nel 1982 sono stati eseguiti lavori di restauro che hanno alterato la fisionomia originale, con la sostituzione del pavimento, l’asportazione degli intonaci interni, e la scalpellatura in facciata del nome della Soprintendente che ha fatto eseguire le opere. Oggi la sua struttura è interamente in granito a vista, ha la facciata a capanna sormontata da un campanile a vela, con al centro un portale architravato ed un finestrone quadrangolare. L’interno è costituito da un’unica navata con volta a botte, unghiata in corrispondenza delle aperture poste sopra l’imposta, suddivisa in tre arcate, con un presbiterio quadrangolare ridotto rispetto all’aula, anch’esso coperto a botte. L’altare è ornato dalla magnifica pala del 1596 una volta ospitata nella chiesa dedicata a Santa Giusta, raffigurante l’Assunzione della Vergine, rara opera del pittore manierista Andrea Lussu di Irgoli, nella quale, ai piedi dell’Assunta, si vedono la nuova patrona Santa Giusta e l’antico patrono del villaggio rivierasco San Giovannni di liscia. L’oratorio di Nostra Signora del Rosario con il Museo Diocesano d’Arte Sacraalla destra della parrocchiale, un vicolo che la fiancheggia ci porta in via del Rosario, dove si trova la chiesa ed oratorio di Nostra Signora del Rosario già sede dell’omonima Confraternita, al quale si accede attraverso l’ultima Cappella a destra della stessa parrocchiale. La prima notizia della Confraternita del Rosario è del 1626, quando aveva sede in una Cappella della parrocchiale, mentre la chiesa ed oratorio è documentato per la prima volta nel 1741, anche se la sua costruzione risale forse al settimo decennio del seicento, e, nel complesso monumentale formato dalla parrocchiale di Santa Giusta e dalla chiesa della Santa Croce, quella del Rosario è la costruzione più recente. L’interno è a navata unica, divisa in due campate da un arco a tutto sesto, reggente una copertura a doppio spiovente lignea. L’aula è chiusa in fondo da un presbiterio quadrangolare, con volta a botte. Da non perdere una visita al Museo Diocesano d’Arte Sacra di Calangianus, chiamato anche Museo Diocesano Sacristia Santa Giusta il cui spazio espositivo è ubicato presso la chiesa ed oratorio di Nostra Signora del Rosario, e che fa parte del Museo della diocesi di tempio: ampurias, che è dislocato sul territorio in diverse sedi: Calangianus, Castelsardo, la Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas. Il Museo propone una ricca collezione di pezzi preziosi del sedicesimo e diciottesimo secolo, con la prevalenza di oggetti liturgici come dipinti, suppellettili, paramenti sacri e statue della chiesa parrocchiale. Sono notevoli un ostensorio raggiato tardobarocco attribuito alla bottega dell’argentiere sassarese Raphael Alfani, una testa di mazza professionale, rara nel suo genere, ed un porta reliquie architettonico opera di un argentiere romano. La piccola chiesa di Sant’AnnaProseguendo per una sessantina di metri lungo la via Nicolò Ferracciu, prendiamo a sinistra il Vico Nicolò Ferracciu, dopo una cinquantina di metri prendiamo a sinistra la via XX Settembre, che ci porta nella parte più antica dell’abitato. Dalla via ventesimo Settenbre, dopo poco più di venti metri, parte sulla sinistra la via Azzuini, e, subito all’inizio di questa strada, si trova sulla destra la facciata della graziosa piccola chiesa di Sant’Anna con una truttura tipica delle Chiese galluresi in conci di granito a vista, il cui primitivo impianto risale al 1665, come forse potrebbe attestare un’iscrizione sul portale laterale. É stata successiavmente ricostruita nel 1811, come ricorda un’incisione sull’architrave del portale, e restaurata nel 1987. Sulla facciata, il portale è sovrastato da una finestra quadrangolare e dal campaniletto a vela in granito. L’interno, non intonacato, ha un’unica navata con volta a botte, suddivisa in tre campate. Conserva un rilevante un dipinto su tela ottocentesco raffigurante Sant’Anna, attribuito al pittore Giovanni Marghinotti. La fontana monumentale del 1898Evitando la deviazione per la chiesa di Sant’Anna, proseguiamo lungo la via Nicolò Ferracciu, che in una trentina di metri sbocca sulla via Azzuini, che proviene dalla chiesa di Sant’Anna. La prendiamo verso destra e, dopo una ventina di metri, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Giuseppe Mazzini. Percorrendo questa strada che si dirige verso la periferia sud orientale dell’abitato, in centosettanta metri raggiungiamo la piazza della Madonnina, che si trova alla destra della strada, di fronte alla quale, alla sinistra della strada, sorge la grande Fontana Nuova una fontana monumentale edificata nel 1898. Il portone denominato Lu Pultoni di Lu FratiProseguiamo per via Giuseppe Mazzini, che, dopo una sessantina di metri, termina sulla via Olbia, che è la SS127. Percorsa per centoventi metri, possiamo ammirare, prima della deviazione sulla sinistra in via Giovanni XXIII, un imponente portale, denominato Lu Pultoni di Lu Frati ossia il Portone del Frate, che era l’ingresso dell’antica Villa Vignaredda, costruita fuori dal paese dal famoso Padre Bonaventura, il frate capuccino che si è distinto come mecenate per la chiesa parrocchiale, e che ha dato impulso all’agricoltura, adottando razionali sistemi di cultura. Il Campo da Calcio Signora ChiaraNella visita del paese si possono vedere anche altri luoghi, sia pure meno importanti. Arrivati a Lu Pultoni di Lu Frati, alla destra della SS127 Settentrionale Sardaparte, parallela ad essa, la via Campo Sportivo, che, in trecentocinquanta metri, ci porta al Campo da Calcio Signora Chiara di Calangianus, che prende il nome dalla strada parallela, alla quale si arriva dalla via Campo Sportivo, prendendo a sinistra la via Dante Alighieri, o, centoventi metri più avanti, la via Grazia Deledda. Si tratta di una struttura in grado di ospitare 1200 spettatori, che è la sede della società sportiva F.B.C. Calangianus 1905, che milita nel campionato italiano di calcio di Eccellenza, nel girone A in Sardegna. Chiese campestri e siti archeologici nei dintorni di CalangianusVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Calangianus, sono stati portati alla luce i resti della fonte sacra di li Paladini; delle Tombe di giganti laicheddu, e Pascaredda; del Protonuraghe Agnu; del Nuraghe semplice Bonvicinu; del Nuraghe complesso monte di Deu; ed anche dei Nuraghi laicheddu, Lu Casteddu, Piras, San Leonardo, tutti di tipologia indefinita. In località San Leonardo troviamo la Cantina Tondini con due vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyDal Municipio di Calangianus torniamo indietro in direzione di Luras, dopo un chilometro e quattrocento metri arriviamo alla rotonda, dove deviamo sulla SP136 che si dirige verso il lago di liscia. La strada, più avanti, passa sotto il lago di liscia e porta verso Sant’Antonio di Gallura. Dopo sette chilometri e mezzo, ai limiti settentrionali del territorio del comune di Calangianus, in località San Leonardo, prendiamo, seguendo le indicazioni, la deviazione a sinistra, e, in meno di duecento metri, arriviamo alla Cantina Tondini. Come in tutta la Gallura, anche qui viene coltivata principalmente l’uva del vitigno Vermentino. La Cantina Tondini della famiglia Tondini, nasce nel 2004 in località San Leonardo con l’obiettivo di produrre uve e vini di alta qualità. L’azienda per poter produrre vini di qualità pensa soprattutto alla gestione del vigneto in quanto si è convinti che un grande vino si faccia con delle grandi uve e che poi in cantina si può solo rovinare ciò che è stato realizzato con grossi sacrifici in vigna. Il vigneto si estende per una superficie totale di venti ettari, di cui tredici ettari di Vermentino di Gallura, tre ettari di Moscato e quattro ettari di vitigni a bacca rossa. La produzione è basata su quattro vini, tutti di grande spessore. Si tratta del rosso Siddaju, un nebbiolo IGT dei colli del limbara; un altro rosso il Taroni, Cannonau di Sardegna Doc; il Karagnanj, un vermentino di Gallura Docg; e un moscato, il lajcheddu, prodotto in versione passito. Il vino Isola Dei Nuraghi Igt Bianco Passito lajcheddu 2017, ed il vino Isola Dei Nuraghi Igt Rosso Siddaju 2019, della Cantina Tenute Tondini di San Leonardo, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
La chiesa campestre di San Leonardo ConfessorePercorsi ancora un chilometrio e novecento metri sulla SS136, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per l’Hotel Funtana Abbas. Seguiamo questa deviazione per duecentosettanta metri, poi prendiamo una deviazione a sinistra seguendo l’indicazione per San Leonardo, e, dopo quattrocento metri, raggiungiamo, sempre in territorio di Calangianus, il Parco di San Leonardo. All’interno del parco si trova la chiesa campestre di Santu linaldu ossia di San Leonardo Confessore, la cui prima pietra è stata posta nel 1623 ad opera della parrocchia di Calangianus, ma ora la chiesa appartiene alla diocesi di Sant’Antonio di Gallura. La prima domenica di giugno, presso questa chiesa si svolge la Festa di Santu linaldu, una Festa campestre organizzata da Li Capi Suprastanti, scelti tra i proprietari terrieri della zona, che si quotano per acquistare il necessario per rendere la Festa accogliente per tutti coloro che partecipano al pranzo, dopo aver assistito alla messa e alla processione. Annesso alla chiesa campestre, all’estremo sud del parco, si trova il piccolo Cimitero di San Leonardo che è ancora in uso, mentre, a nord ovest rispetto al parco, si trovano i resti del Nuraghe di San Leonardo. A sud di Calangianus troviamo il Santuario campestre di Nostra Signora delle GrazieDal Municipio di Calangianus usciamo verso sud ovest e, dopo poco più duecentocinquanta metri, prendiamo verso sud la SS127 Settentrionale Sarda in direzione di Telti ed Olbia. Percorsi un chilometro e seicento metri, poco dopo l’uscita dal paese, imbocchiamo, seguendo le indicazioni, una strada sulla destra che porta all’interno di una vallata ai piedi del Monte limbara. La seguiamo per un chilometro, poi a un bivio svoltiamo leggermente a sinistra, sulla strada che, in duecentocinquanta metri, ci porta all’interno del Parco della Vergine delle Grazie. All’interno del parco si trova il Santuario campestre di Nostra Signora delle Grazie, immerso nei boschi ai piedi del Monte limbara, interamente in granito a vista. È stato edificato nel 1904 dove sorgeva una chiesa del diciottesimo secolo intitolata a San Paolo Eremita. Per questo sull’altare, alla destra della statua della Madonna, è collocata anche quella del Santo Anacoreta. Scarsa la documentazione a testimonianza della precedente chiesa. L’edificio attuale è a singola navata con coperture in legno e tre campate. La chiesa è definita un Santuario perché in essa i fedeli si recano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venerano tre statue che rappresentano la Madonna delle Grazie, San Paolo Eremita e Santa Lucia. Le statue sono poste in tre nicchie poste nell’altare in muratura. La statua della Madonna delle Grazie si trova nella nicchia al centro ed è quella maggiormente venerata rispetto alle altre due. Attualmente la chiesa si trova in ottimo stato di conservazione anche perché meta di pellegrinaggi e tenuto in grande considerazione della comunità religiosa. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli al simulacro della Madonna conservato al suo interno. Presso questa chiesa, la terza o l’ultima domenica di aprile si svolge la Festa di Nostra Signora delle Grazie, una Festa religiosa caratterizzata dalla processione con il simulacro delle Madonna, ed anche gastronomica, nella quale si gustano i prodotti tipici della zona. Inoltre, la seconda domenica di maggio si svolge la Festa di Santa Lucia, che viene ricordata con una messa anche il 13 dicembre. La prima domenica di settembre ci si svolge la Festa di Santu Paulu, ossia di San Paolo Eremita. La formazione rocciosa denominata Conca FraicataUsciti da Calangianus sulla SS127 Settentrionale Sarda verso sud per Telti e Olbia, superiamo la deviazione per il parco della Vergine delle Grazie e, dopo quattrocento metri, troviamo, sulla sinistra della strada, la caratteristica formazione rocciosa denominata la Conca Fraicata con una grotta alla sua base. L’usanza di riadattare le piccole caverne granitiche è abbastanza diffuso fino dalla preistoria, dato che la loro caratteristica forma, per un particolare meccanismo di erosione, si trovano scavate all’interno, e costituiscono quindi un riparo naturale. Talvolta, come in questo caso, al fine di rendere più confortevole il vano, venivano aggiunti dei muretti, e le strutture erano anticamente utilizzate anche come abitazioni dai pastori, ma il loro utilizzo prevalente è quello di deposito per le derrate alimentari o anche di rifugio per gli animali. Passata la frazione Cantoniera larai sulla strada verso Berchidda troviamo la chiesa campestre di Santa CaterinaContinuiamo sulla SS127 Settentrionale Sardaper Telti e Olbia, e, circa cinque chilometri più avanti, raggiungiamo la frazione Cantoniera larai (altezza metri 584, distanza 7.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), dove si trova l’omonima casa cantoniera. Proseguendo oltre questa casa cantoniera, dopo un chilometro e mezzo arriviamo a un bivio. Prendendo a sinistra, si prosegue sulla SS127 Settentrionale Sarda verso Telti ed Olbia, mentre, prendendo a destra, si imbocca la SP138, ossia la strada provinciale che conduce in direzione di Berchidda. Presa a destra la SP138 che porta a Berchidda, dopo un chilometro e ottocento metri, troviamo sulla sinistra della strada la chiesa campestre di Santa Caterina da Siena che è situata in località Lu Cannisgioni. Costruita nel 1998, presenta un prospetto semplice, con campanile a vela sormontato da una croce. Sul lato sinistra si trova un porticato laterale nel quale vi sono due ingressi, oltre a quello sulla facciata principale. Presso questa chiesa, in aprile si svolge la Festa di Santa Caterina, una Festa campestre per la quale un apposito comitato organizza i festeggiamenti religiosi, offrendo inoltre il pranzo per tutti i partecipanti ed organizzando balli sino a sera. Verso la Valle di ValentinoAl bivio, continuando a sinistra sulla SS127, percorsi altri due chilometri, esattamente duecento metri prima del chilometro 25, troviamo sulla sinistra una strada bianca che, in pochi chilometri, ci porta al centro della Valle di Valentino una vallata ricca di fitti boschi di sughere, lecci, roverelle e macchia mediterranea. La zona, gestita dall’Azienda Forestale, ha un’estensione di circa 1500 ettari, ed è punteggiata di stazzi, i cui pascoli verdissimi ravvivano lo stupendo scenario circostante di boschi e di rocce. Proseguendo arriviamo alla frazione Cantoniera Taroni oltre la quale si entra in territorio di TeltiProseguendo ancora lungo la SS127, percorsi altri tre chilometri e quattrocento metri dalla deviazione per la valle di Valentino, a quasi sette chilometri dalla Cantoniera larai, troviamo alla destra della strada la frazione Cantoniera Taroni(altezza metri 373, distanza 14.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si posiziona al limite tra l’area Comunale di Calangianus e quella di Telti. Proseguendo oltre la cantoniera, entriamo nel territorio del comune di Telti. A ovest dell’abitato troviamo la chiesa campestre di San Sebastiano MartireTornati alla rotonda lungo la strada che ci ha portato a Calangianus da Luras, prendiamo la strada verso destra, passiamo tra i depositi di sughero, dopo circa un chilometro, passati i depositi di sughero, prendiamo una deviazione sulla destra che ci porta in bel boschetto di sughere al Parco di San Sebastiano. Sull’altro lato della SP10 si trova la grande area industriale di Calangianus. All’interno del parco si trova la chiesa campestre di Santu Bastianu ossia di San Sebastiano Martire. Edificata nel settecento e poi ricostruita da un proprietario della zona, tale Antonio Pasella, come ex voto per essere scampato alla epidemia di colera del 1855. Riedificata completamente nel 1995 e riaperta al culto nel 1999, la sua struttura è quella tipica delle Chiese campestri della zona, costruita in conci di granito a vista, ha pianta rettangolare e la copertura a capanna, con un campanile a vela alla sommità. All’interno vi è la nicchia con la statua di San Sebastiano. Presso questa chiesa, la terza domenica di giugno si svolge la Festa di Santu Bastianu, organizzata da un apposito comitato, con le cerimonie solenni, la celebrazione della messa e la processione, al termine delle quali viene offerto il pranzo e si balla fino a sera. Uscendo da Calangianus verso Tempio PausaniaUsciti da Calangianus sulla SS127 Settentrionale SardaIn direzione di Tempio Pausania incontriamo sughereti, e vediamo lungo la strada, tra le numerose ditte di lavorazione del sughero, l’imitazione di un piccolo Nuraghe tra i capannoni della zona industriale. Andiamo a visitare la Tomba di giganti di PascareddhaSulla SS127 Settentrionale Sarda verso tempio, dopo due chilometri arriviamo all’incrocio che a destra porta a Nuchis. Prendiamo, all’incorcio, una strada bianca sulla sinistra, superiamo la ferrovia, e, percorsi seicento metri, prendiamo una deviazione sulla sinistra seguendo le indicazioni per la Tomba di giganti. Dopo duecento metri, troviamo alla sinistra della strada il parcheggio, dal quale si può raggiungere la Tomba di giganti di Pascareddha posta ai piedi del Monte di Deu. Abbastanza ben conservata, è interamente realizzata in granito. della stele è rimasta solo la parte inferiore, alta più di due metri. Dei lastroni infissi nel terreno, dieci per lato, che delimitavano l’esedra ampia oltre diciotto metri, ne restano pochi. Il corridoio che costituisce la camera funeraria è lungo dodici metri e mezzo, largo ed alto poco meno di un metro, ed è coperto da dodici degli originari tredici lastroni di pietra disposti a piattabanda. Sul fondo del corridoio c’è una lastra orizzontale con una mensola sulla quale probabilmente venivano depositate le offerte funerarie. I resti del Protonuraghe AgnuInvece di seguire la deviazione per la Tomba di giganti, proseguiamo dritti sulla strada bianca per altri quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra e, percorso poco più di un chilometro, arriviamo al Protonuraghe Agnu situato sulle falde settentrionali del Monte di Deu. realizzato con grossi blocchi di granito, ha una pianta irregolare condizionata da un imponente costone roccioso inglobato nella struttura. É un Protonuraghe a corridoio con la pianta a ferro di cavallo, con un monumentale ingresso rivolto a est dotato di architrave, dal quale ci si immette nel corridoio dove era presente una porta scorrevole in legno che scendeva dall’alto. Sulla sinistra c’è una cella ellittica a tholos, e poco più avanti, sulla destra, parte un cunicolo di circa undici metri che sbocca a sud, nella parte posteriore del monumento, attraverso un passaggio nella roccia naturale. Proseguendo lungo il corridoio, sempre a destra si apre una cella rettangolare lunga circa sei metri. Sul fianco posteriore è presente una scala di granito che porta al piano superiore, sopra il quale si trovava un terrazzo. La fonte sacra di li PaladiniA circa duecento metri dal Nuraghe, nel bosco, si trova la Fonte sacra di li Paladini situata sul versante nord orientale del Monte di Deu. La fonte è ancora attiva, ed è costruita con blocchi di granito in ottimo stato di conservazione. L’ingresso alla camera interna è costituito da un’apertura trapezoidale e presenta una grande pietra con incisa una canaletta per lo scolo dell’acqua. La camera interna, a pianta rettangolare chiusa a semicupola, è coperta con due lastre di granito ed è, insolitamente, priva di gradini, dato che viene alimentata da una polla sorgiva di superficie. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, partendo da Calangianus ci recheremo con la SS127 Settentrionale Sardaa Tempio Pausania lo storico capoluogo della regione della Gallura, dove visiteremo la città con le sue importanti Chiese ed i suoi dintorni. |