La città di Tempio Pausania storico capoluogo della Gallura con le sue importanti Chiese ed i suoi dintorni
In questa tappa del nostro viaggio, partendo da Calangianus ci recheremo con la SS127 Settentrionale Sarda a Tempio Pausania lo storico capoluogo della regione della Gallura, dove visiteremo la città con le sue importanti Chiese ed i suoi dintorni. La regione storica della GalluraLa regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale. In viaggio verso la città di Tempio PausaniaDal Municipio di Calangianus torniamo in piazza del Popolo e prendiamo verso sud la via Giuseppe Garibaldi che, in centoventi metri, ci porta a prendere verso destra, ossia verso sud ovest, la via Tempio, che, uscendo dall’abitato, prende il nome di SS127. La seguiamo e, dopo poco meno di nove chilometri, arriviamo nell’abitato di Tempio Pausania. Dal Municipio di Calangianus al Municipio di Tempio Pausania abbiamo percorso 9,1 chilometri. La città di Tempio PausaniaLa città di Tempio Pausania (nome gallurese Tèmpiu, altezza metri 566 sul livello del mare, abitanti 13.278 al 31 dicembre 2021), è situata nella parte centrale della Provincia di Sassari, nella Gallura, attraversata dalla SS127 Settentrionale Sarda, dalla SS133 di Palau e dalla SS392 del lago del Coghinas. Si tratta di un importante centro che, nel periodo della decadenza di Olbia, diviene, per oltre Duecento anni, la sede della diocesi, e quindi il centro più importante della Gallura. È situata su di un altopiano granitico in un paesaggio dominato dall’alto massiccio del Monte limbara, che si eleva verso sud est e la sovrasta dai 1362 metri di Punta Sa Berritta. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. tempio è rinomata soprattutto per le acque sorgive, tra le quali famosa è quella della Fonte di Rinaggiu, e per essere anche una rilassante località di villeggiatura. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeIl nome della città è attestato fino dal periodo medioevale, in un documento del 1173, nella forma Templo, che deriva dal latino Templum, e che potrebbe essere riferita, in periodo romano, alla presenza di un tempio dedicato a Castore e Polluce, detti Gemini, presumibilmente sull’area di un precedente insediamento nuragico. Agli inizi del novecento viene aggiunta la denominazione Pausania al nome del comune, in referimento all’antica sede vescovile di Phausiana. La sua economiaL’economia di Tempio Pausania si fonda su tutti i settori economici e sul turismo. L’agricoltura svolge tuttora un ruolo importante nell’economia locale, e si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vigneti dai quali si ottengono vini molto pregiati, soprattutto il vermentino di Gallura ed il moscato spumante di tempio, ed inoltre ulivi, agrumi, frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini, avicoli. L’industria, di buone dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti estrattivo, alimentare, tessile, della lavorazione del legno, del granito e del sughero, con la prima industria sugheriera che risale all’ottocento, della fabbricazione di gomma, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metallurgico, delle macchine per l’agricoltura, degli strumenti ottici e fotografici, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, elettrico ed edile. Molto sviluppata è l’attività artigianale, con la fabbricazione del coltello tradizionale, oltre che di articoli in sughero, paglia e materiali da intreccio. Il terziario si compone di una buona rete commerciale e dell’insieme dei servizi, e si registrano due emittenti radiotelevisive. Il suo clima è ideale per chiunque voglia trascorrere delle vacanze tranquille e ripoSanti in uno scenario di particolare bellezza ambientale e artistica. Il nucleo storico dell’abitato, infatti, presenta degli interessanti tratti architettonici, mentre i suoi dintorni offrono la possibilità di entrare a contatto con le interessanti testimonianze dell’età preistorica. L’apparato ricettivo vanta un discreto numero di strutture atte sia alla ristorazione sia al soggiorno. Il coltello tradizionale sardoI coltelli tradizionali sardi si suddividono in tre categorie di base, che sono Sa leppa, ovvero il coltello a manico fisso ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini, il coltello a serramanico chiamato nel nord Sa resolza e nel sud S’Arresoja, e Sa Còrrina, che è il coltello più semplice e antico, che presenta una lama fissa a foglia d’ulivo e manico in corno di capra, ed è usato tipicamente dai pastori. Esistono tantissime varietà di Sa leppa, a seconda della zona geografica di produzione e della struttura morfologica del coltello stesso. I principali tra quelli ad oggi sono ancora realizzati sono la Pattadese, l’Arburese, la Guspinese, ai quali la regione Sardegna, per tutelare la produzione artigianale dell’Isola, ha conferito il marchio Doc. Altri centri di eccellenza sono Tempio Pausania, Dorgali, Alghero, Santu Lussurgiu e Assemini. Abitudine diffusa in Sardegna, soprattutto tra gli uomini, è di ricevere in regalo uno di questi coltelli che gli artigiani realizzano in manico d’osso e lama in acciaio, ma non è un regalo come gli altri, dato che ha un significato molto profondo. Oltre a essere un gesto di grande amicizia, è un auspicio di un felice futuro, poiché serve a tagliare tutti i rami secchi del passato e concentrarsi sul futuro. Ma tecnicamente il coltello non si regala, chi lo riceve è obbligato, secondo la tradizione, a regalare una moneta, anche di pochissimo valore, alla persona da cui lo riceve. In questo modo il coltello non servirà mai a separare l’amicizia. Il coltello tipico di Tempio Pausania che è la lametta GallureseIl coltello tipico di Tempio Pausania è la classica Lametta, che è anch’esso un coltello tipico sardo il quale, essendo senza punta, ricorda la lametta da barba di una volta. Detto anche Lametta Gallurese, deriva dagli utensili tradizionali caratterizzati dalla lama mozza, ideali per il taglio e la lavorazione artigianale del sughero. La sua principale caratteristica è quella di avere la smussatura della lama solamente da una parte, in modo da poter ottenere il taglio perfetto del pezzo di sughero in lavorazione, in particolare durante le fasi di realizzazione del quadretto, dal quale si otteneva la successiva trasformazione nel tappo di sughero. Era in realtà il coltello da tenere sempre a portata di mano, a disposizione per tutti gli usi. Brevi cenni storiciAbitata sin dall’età preistorica, non si conosce molto bene l’origine di Tempio Pausania. Si ha notizia del fatto che i Romani, sconfiggendo la popolazione locale, si insediano nel sito di Monti Pinna, dove sorgeva un antico Nuraghe del quale rimane ancora visibile qualche traccia. Di certo, un tempo sorgevano in quest’area due piccoli borghi romani, Gemellae e Templum, che si sarebbero fusi con il tempo, ed intorno a questi inizia a svilupparsi il primo agglomerato. Di Gemellae si parla nell’Itinerarium Antonini del terzo secolo sull’itinerario per Olbia, ed il nome Templum potrebbe riferirsi alla presenza di un tempio romano dedicato a Castore e Polluce, presumibilmente sull’area di un precedente insediamento nuragico. La tesi tradizionale considera questi due Dei i protettori delle leggendarie guarnigioni romane presenti nel territorio di tempio, e la venerazione dei Romani verso i Dioscuri proveniva dalla credenza di essere stati aiutati da questi dei in una battaglia per sconfiggere, nel 177 avanti Cristo, le popolazioni dei Balari e dei Corsi, due popoli gemelli. Questa tesi è stata sostenuta nel 1927 dal bollettino diocesano Gallura e Anglona, il quale indicava nell’area oggi occupata dall’oratorio del Rosario il sito in cui sorgeva il tempio pagano dedicato ai due figli gemelli di Giove. Attorno a questo tempio pagano sarebbe poi sorto il primo nucleo dell’attuale centro storico cittadino. resti di antiche strade romane sono stati rinvenuti in localtà Milizzana, tra Tempio Pausania e la sua frazione Nuchis. In periodo medioevale, dall’antica Gemellae prende il nome la Curatoria di Gemini. Appartenuta e divenuta capoluogo di quest’ultima, viene conquistata dai Pisani, e di essa, citata come Templo, si parla per la prima volta in un documento del 1173, che contiene un accordo tra il Vescovo di Civita e la città di Pisa, ma ancora nel 1300 Villa templi è un centro di ridotte dimensioni. Ma sotto il governo pisano conosce un periodo di grande splendore, anche grazie all’istituzione degli uffici dell’apparato giudiziario, amministrativo ed ecclesiastico. Conquistata la Sardegna dagli Aragonesi, la cità viene menzionata nel Rationes decimarum Italiae-Sardinia del 1346-1350, e in una carta del 1358, come tempio. alla fine del quattrocento, in seguito allo spopolamento delle coste a causa delle incursioni dei pirati saraceni e di una pestilenza, con l’immigrazione di popolazione dalla vicina Corsica, il territorio viene concesso in feudo alla potente famiglia dei Carroz. Nel 1506 vengono unificate le cattedre vescovili di Ampurias e Civita, nel 1543 vi viene insediato un convento francescano e, nel 1621, con la decadenza di Olbia, diviene sede del vescovado, il Vescovo viene insediato a Tempio, che diviene il maggior centro della Gallura. Nel seicento diviene sede di un importante mercato del bestiame, dal 1665 vi ha sede un collegio dei padri Scolopi e nel 1687 vi si insedia un monastero di Monache Cappuccine. alla fine del diciassettesimo secolo viene infeudata ai Fadriguez Fernandez, Marchesi di Gallura, e sconvolta da atti di banditismo e cruente repressioni. Nel corso dell’ottocento è la quarta città della Sardegna, data l’influenzache della sua aristocrazia sulla corte cagliaritana dei Savoia. Nel 1807 diviene sede di Prefettura, e nel 1836 re Carlo Alberto concede a Tempio, capoluogo di una vastissima provincia, gli onori di Municipio e la eleva al rango di città. Due anni più tardi divenne sede della diocesi di Ampurias e tempio. A Tempio nel 1874 Giuseppe Garibaldi viene eletto deputato del regno. Agli inizi del novecento viene aggiunta la denominazione Pausania al nome del comune, in referimento all’antica sede vescovile di Phausiana. Dagli inizi del 1990 si registra un forte aumento della popolazione, a causa dell’abbandono progressivo degli stazzi verso la città, con una crescita edilizia senza precedenti. Il comune di Tempio Pausania nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari a quella nuova di Olbia e Tempio Pausania, della quale costituiva uno dei capoluoghi, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa provincia, di nuovo in quella di Sassari. Tempio Pausania in età sabauda viene elevata al rango di cittàDurante il Regno di Sardegna sabaudo, Tempio Pausania nel 1836 viene elevata dal re Carlo Alberto al rango di città con regio Decreto del 10 settembre 1836, secondo la consuetudine diffusa in Piemonte, ma in modo puramente onorifico e senza privilegi. Rango che viene confermato dal successivo regno d’Italia e dalla repubblica Italiana. Tempio Pausania ha dato i natali al 152esimo reggimento della famosa Brigata SassariNel 1915 viene costituita la Brigata Sassari, della quale è documentata la costituzione, ma si ignorava il motivo per il quale lo Stato maggiore avesse deciso di creare questa unità, composta solo da sardi, che diventerà leggenda nella Grande guerra. All’origine della Brigata c'è la storia poco conosciuta di un gruppo di artiglieri sardi che, nel 1914, si ribella alla boria e agli abusi dei commilitoni continentali scatenando una rissa cruenta e furiosa, nella quale danno una severa lezione all’intero reggimento di artiglieria fortezza da Costa, di Genova. Un generale rimane profondamente colpito da questa rissa, e si chiede come sia possibile che un gruppo esiguo di sardi abbia potuto sbaragliare un intero reggimento. Dopo alcune ore convoca i suoi ufficiali e dice: Se è vero, come è vero, che un gruppo di sardi riesce a sbaragliare un reggimento al completo, allora se riusciamo a formare una brigata di soli sardi potremmo vincere qualsiasi guerra. L’idea piace allo Stato maggiore: sono nati i diavoli rossi, i Dimonios. Quindi, l’1 marzo 1915 viene costituita la Brigata Sassari, con il motto Sa vida pro Sa Patria, basata su due reggimenti, il 151esimo reggimento di stanza a Sinnai ed il 152esimo appunto a Tempio Pausania, composti quasi esclusivamente da soldati sardi, per il 95% contadini e pastori. Nel luglio del 1915 la Brigata Sassari attraversa l’Isonzo e viene subito impegnata in combattimento dando un suo alto contributo di vite umane. Allo scoppio della guerra, quindi, molti sardi vengono arruolati nell’esercito e mandati a combattere nelle trincee ed a morire per la patria. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a Tempio PausaniaTempio ha dato i natali al teologo Abate Giovanni Maria Dettori, ai tenori Bernardo De Muro e Giovanni Manurita, al tenente Alfredo Graziani, oltre che, negli anni ’50 del novecento, al bandito e sequestratore Giovanni Farina. Il canonico Giovanni Maria Dettori nasce a Tempio il 29 luglio 1773, ed apprende i primi rudimenti di latino, di letteratura e di filosofia nella sua città, passa poi, a 15 anni, a Sassari, dove ottiene nella Università il grado di accademico di Maestro di Arti liberali. Lo zio prete lo avvia alla carriera ecclesiastica, convincendolo a frequentare il seminario arcivescovile di Cagliari. Laureatosi in teologia, si dedica al componimento di odi e poemetti, ed in seguito, divenuto sacerdote, si dedica all’insegnamento. Il giovane professore entra nelle grazie del re Vittorio Emanuele I in esilio a Cagliari, che al suo rientro in Piemonte lo chiama a reggere la cattedra di Teologia Morale dell’Università di Torino. Il Dettori segue il probabiliorismo, sospetto di deviazionismo giansenista per le sue tendenze rigide, mentre l’altro sistema morale, il probabilismo, viene difeso dai Gesuiti. A causa di questo contrasto, nel 1829, il Dettori viene destituito, pur essendo a Torino molto noto contando molte amicizie, tra cui il Gioberti e Francesco Pellico. Si reca, poi, a Milano, dove visita il Manzoni. Nel 1830 può tornare in Piemonte, dove muore nel 1836. fra le sue opere più importanti meritano menzione Il trionfo di Sardegna, parafrasi in lingua italiana di un opera di Raimondo Congiu di Oliena, l’ode intitolata La Felicità, ma soprattutto il suo capolavoro Theologiae Moralis Istitutiones, in cinque volumi. |
Il tenore Bernardo De Muro nasce a Tempio il 3 novembre 1881. Nella sua città natale prende le prime lezioni, in seguito all’età di vent’anni si trasferisce a Roma dove studia al Conservatorio Santa Cecilia come baritono, per passare, successivamente, al registro di tenore, ed esordisce nel 1910 al Teatro Costanzi di Roma, oggi Teatro dell’Opera, nella Cavalleria Rusticana di Mascagni. Debutta al Teatro alla Scala nel gennaio 1912 come protagonista nella prima italiana di Isabeau di Mascagni, per affermarsi successivamente nei maggiori teatri italiani ed esteri, soprattutto spagnoli e sudamericani. L’usura della voce lo conduce a un precoce ritiro dalle scene nel 1938, in seguito nel 1944 si trasferisce definitivamente negli Stati Uniti. Pur essendo dotato di notevoli qualità vocali, è tuttavia di piccola statura, e questa caratteristica fisica viene considerata un handicap dallo stesso De Muro. muore a Roma nel 1955. |
Il tenore Giovanni Manurita nasce a Tempio l’1 agosto 1895. Di famiglia agiata, continua gli studi a Sassari, frequentando prima il liceo Azuni, dove è compagno di Palmiro Togliatti, e in seguito l’università, dove consegue la laurea in giurisprudenza. Frequenta, poi, l’Accademia Militare di Modena e, con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, si arruola con la Brigata Sassari, ed è commilitone di Gabriele D’annunzio, che ha modo di apprezzare le sue doti canore e lo definisce Il Canoro alato, per via della sua passione per l’aeronautica e per il canto. alla fine del conflitto si trasferisce a Roma, dove studia canto e debutta al Teatro Quirino nel 1922 nel Don Pasquale di Gaetano donizetti. Tra il 1931 e il 1932 consolida la sua fama anche a Milano, interpretando alla Scala con grande successo L’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini. Canta, successivamente, nei maggiori teatri di tutto il mondo, distinguendosi nei principali ruoli tenorili dell’opera. Nel 1950 si ritira dalle scene e si dà all’attività di docente all’Accademia di Santa Cecilia. muore a Roma nel 1984. Manurita approda anche al cinema, interpretando alcuni film musicali, ed interpreta anche una romanza e un canto nel film d’animazione Disney Biancaneve e i sette nani. |
A Tempio nasce il 2 gennaio 1892 Alfredo Graziani che svolge la professione di avvocato, e si reca al fronte sin dai primi giorni della Grande Guerra, combatte con i fanti del 151esimo reggimento della Brigata Sassari come comandante della 12esima compagnia, ma continua paradossalmente ad indossare la divisa del 18esimo Piacenza Cavalleria. È lui il famoso Tenente Grisoni raccontato nel libro Un anno sull’Altopiano di Emilio Lussu. Apprezzato e stimato per aver attaccato di sorpresa e conquistato il Dente del groviglio, la solida trincea avanzata sul Carso chiamata anche Trincea Zeta, in una azione per la quale partono trenta uomini e ne tornano solo dodici. Munito di macchina fotografica, egli documenta la vita della Brigata anche nei suoi momenti più tragici. Finita la guerra, riprende la professione di avvocato, che però interrompe nel 1935, per tornare volontario in Africa Orientale ed in Spagna, e si arruola volontario anche nella seconda Guerra Mondiale combattendo in Grecia. Scrive il libro Fanterie Sarde all’ombra del tricolore. muore a Tempio nel 1950. |
A Tempio nasce il 22 settembre 1950 Giovanni Farina che si trasferisce in Toscana, nella valle Calvana. Condannato per il sequestro, il 3 ottobre 1990, del piccolo Augusto De Megni, di 10 anni, e per il sequestro, il 17 giugno 1997, dell’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini, imputato ed in seguito assolto per l’omicidio dell’ispettore dei NOCS Samuele donatoni. Nell’agosto del 1998 viene arrestato dalla polizia australiana nei pressi di Sydney, dove si era rifugiato col falso nome di Luigi Valiante. Per mesi, dopo l’arresto in Australia, ha negato di essere Farina, ed, in seguito, non ha mai ammesso di aver sequestrato Soffiantini, che pure è andato a trovarlo in carcere.su una cosa ha certamente ragione: non è stato lui a uccidere l’ispettore donatoni nel corso di uno scontro a fuoco il 17 ottobre 1997 a Riofreddo, dato che il poliziotto è stato colpito da fuoco amico, come ha riconosciuto dalla Corte d’Assise nel 2005, che ha parlato di un successivo depistaggio compiuto dai NOCS per coprire responsabilità interne. Farina è convinto che la pistola che esplose il colpo fatale fosse in mano a un notissimo magistrato, di cui non si può fare il nome perché ovviamente manca qualsiasi tipo di riscontro. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a Tempio PausaniaA Tempio Pausania è attivo il gruppo folk Accademia delle Tradizioni Popolari città di Tempio Pausania, nato nel 1966 con lo scopo di divulgare e mantenere vive le tradizioni popolari Galluresi. È attivo, inoltre, il Coro Gavino Gabriel, nato intorno al 1950 come Coro di tempio, dedicato a Gavino Gabriel, nato a Tempio nel 1881, scrittore, etnomusicologo e musicista che è stato un pioniere nello studio delle tradizioni musicali popolari, a cui si devono i primi studi sulla poesia orale gallurese, e che è stato tra i primi a comprendere l’urgenza di registrare il patrimonio orale della Gallura. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Tempio Pausania, si segnalano i diversi riti della Settimana Santa, con il venerdì Santo la visita ai sepolcri e processione per le vie della città per la via Crucis; la particolare sfilata del Carnevale tempiese; il 19 marzo, la Festa di San Giuseppe presso la chiesa parrocchiale omonima; il giorno della Pentecoste, la Festa dello Spirito Santo presso la chiesa campestre omonima; il primo maggio, la Festa di San Giovanni la prima domenica di maggio, la Festa di San Gavino presso la chiesa campestre di San Gavino di Scupetu; la seconda domenica di maggio, le tradizionali celebrazioni religiose di San Bachisio presso l’omonima chiesa campestre; la terza domenica di maggio normalmente si svolge la Festa di San Salvatore a Nuchis; la seconda o terza domenica di giugno a Vallicciola si svolge la manifestazione Foreste Aperte; l’ultima domenica di maggio, la Festa di Santa Lucia presso l’omonima chiesa campestre; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova; la sera del 23 giugno nei diversi quartieri cittadini si assiste all’accensione dei fuochi di San Giovanni il 24 giugno, la popolazione di Calangianus celebra la Festa di San Giovanni Battista presso l’omonima chiesa campestre; la sera del 28 giugno nei diversi quartieri cittadini si assiste all’accensione dei fuochi di San Pietro; l’ultima domenica di giugno la Festa patronale di Bassacutena, dedicata a San Paolo Apostolo; il 6 agosto, la Festa di Nostra Signora della Neev nella chiesa campestre omonima; il 10 agosto, la Festa di San Lorenzo; il 15 agosto, la Festa della Madonna di Mezaustu presso la chiesa campestre omonima; il giovedì dopo l’Assunta si svolge la Festa di San Giacomo, nella chiesa campestre vicina Bassacutena; a metà di agosto a Vallicciola si svolge la Festa della Montagna; tra il 28 ed il 30 agosto si svolge la Festa dei Santi Patroni della città, che sono San Paolo Eremita e la Beata Vergine del Buoncammino; la fine della prima settimana di settembre, presso la chiesa di San Francesco d’Assisi si svolge la Festa di Sant’Isidoro, e vicino a Bassacutena presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie o Santa Maria di Campu Ritundu la Festa campestre a lei dedicata; l’8 settembre, la Festa di Maria Bambina presso la chiesa parrocchiale di San Giuseppe; l’ultimo fine settimana di settembre, la Festa dei Santi Cosma e Damiano a Nuchis; il 7 ottobre, la Festa di Nostra Signora del Rosario; durante il mese di novembre si tiene la Sagra delle Castagne e del Vino Novello, un’ottima occasione per apprezzare l’ospitaltà e le buone bevute in compagnia di tanti visitatori che fedelmente arrivano ogni anno; il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia presso l’omonima chiesa campestre. Il Carnevale tempiese ossia il Carrasciali TimpiesuIl Carnevale nella Gallura in generale, ha origine antica, ma risalire al principio non è facile perché molte delle tradizioni sono completamente scomparse. Una delle manifestazioni più significative che si svolgono a Tempio Pausania è il Carnevale tempiese ossia il Carrasciali Timpiesu, incentrato sulla figura di re Giorgio che ci riporta in epoca preromana quando lo spirito della terra che fruttifica, al quale venivano offerti sacrifici, era chiamato Giorgi. Il Carnevale di tempio ha subito nel corso degli anni diverse trasformazioni, fino a diventare uno spettacolo folkloristico cui partecipano anche 50mila spettatori, con la sfilata dei carri allegorici che inscenano per le strade del paese una pantomima satirica con risvolti anche politici, che si svolge il giovedì grasso con l’entrata trionfale in città del re Giorgio, un fantoccio che rappresenta il potere in tutte le sue forme. La domenica avviene il matrimonio tra re Giorgio e la popolana Mannena, secondo la tradizione abbigliata in modo audace, che darà al re un figlio che sarà re Giorgio per il Carnevale successivo. Il martedìsi celebra il processo e la condanna al rogo del re Giorgio. Le sfilate dei carri allegorici sono iniziate nel 1956, mentre prima vi era semplicemente un’esibizione di costumi composti da stracci e vestiti vecchi con particolari acconciature, all’insegna dell’improvvisazione e della spontaneità. La Festa di la Padda... timpiesaIl primo week end di agosto si svolge la Festa di la Padda... timpiesa, per la quale la città di granito sembra un paese in pieno stile Far West. I negozi, addobbati con paglia e fieno, restano aperti fino a notte fonda ed i negozianti sembrano dei figuranti del Far West. Per questa Festa i tempiesi hanno saputo sfruttare la loro nomea negativa, che li definiva i Paddosi, ossia i boriosi, gli altezzosi, i vanagloriosi, e riescono a prendersi in giro. Durante la Festa si svolge anche il Rodeo di la Padda sul toro meccanico. Visita del centro storico della città di Tempio PausaniaL’abitato di Tempio Pausania, che è interessato da forte espansione edilizia, si estendesu un altopiano circondato da alte cime montuose. Nella sua struttura, il paese è caratterizzata da costruzioni prevalentemente settecentesche ed ottocentesche, interamente realizzate con blocchi di granito grigio a vista. La visita al centro storico di Tempio Pausania permette di apprezzare la bellezza delle sue case in granito, che raccontano il glorioso passato di questo centro della Gallura, che presenta una tipica architettura con marcate similitudini con i centri del sud della Corsica. Percorriamo le strette strade, tra case ben tenute quasi tutte, appunto, con granito a vista. La piccola chiesa di Nostra Signora del PilarEntriamo a Tempio Pausania dalla SS127, che, passata una rotonda, entra all’interno del centro abitato dove assume il nome di via Olbia e poi diventa via Francesco Stazza, chiamata anche la circonvallazione San Francesco. Passata la piazza San Francesco, sulla quale si affaccia la chiesa di San Francesco che descriveremo più avanti, svoltiamo a sinistra in via Nino di Gallura, che ci porta nel centro storico della città. Passata la via Altea sulla sinistra, di fronte alla parallela via Andrea leoni, in piazza Serra Sirigo, si trova sulla destra la piccola chiesa di Nostra Signora del Pilar chiamata Madonna di Lu Pilari, un titolo con cui viene venerata in Spagna la madre di Gesù. La data di costruzione potrebbe essere forse essere fissata tra il 1641, anno nel quale venne proclamato il sorprendente miracolo operato dalla Vergine saragozzana a Miguel Juan Pellicier, e il 1684, quando risulta già documentata in un atto, anche se un concio in facciata riporta l’anno 1724. La chiesa riprende gli schemi costruttivi delle Chiese costruite nel periodo della dominazione spagnola, con l’interno a una sola navata, coperto con una volta a botte rinforzata da sottoarco e presbiterio quadrangolare, ugualmente voltato a botte. Più tardo è l’attuale altare maggiore in stucchi policromati, molto simile a quello della cattedrale, datato tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo, con al centro il seicentesco simulacro della titolare. L’esterno in conci regolari di granito a vista presenta una facciata a capanna sormontata da un campanile a vela, con al centro il portale e una finestra incornicita da elementi in granito sovrasta il portale, che è preceduto da un piccola scalinata. La casa di Nino di GalluraProseguendo lungo la via Nino di Gallura, dopo centoventi metri, poco prima della sua fine, subito prima del numero 10, sulla destra della strada si trova una piccola casa dalla facciata marcatamente medievale, conosciuta come Casa di Nino di Gallura. È quanto resta di un più vasto edificio dell’epoca, residenza attribuita a Ugolino Visconti detto Nino, giudice di Gallura dal 1275, menzionato nell’ottavo canto della Divina Commedia. L’edificio, che come abbiamo detto era molto più vasto,è stato quasi del tutto demolito per far spazio ai palazzi che si affacciano sulla piazza Gallura, ma di esso rimane visibile l’ingresso. La modesta chiesa del Purgatorioalla fine della via Nino di Gallura, prendiamo sulla destra la via Giuseppe Garibaldi, che, in una quarantina di metri, ci porta a raggiungere la vicina piazza del Purgatorio, dove troviamo la modesta chiesa del Purgatorio. L’interno è a navata unica divisa in due campate da un arco che regge un tetto a due falde ligneo, mentre il presbiterio è coperto con una volta a botte. Nell’altare maggiore campeggia una grande tela attribuita al pittore marchigiano Giuseppe Ghezzi, attivo a Roma allo scorcio del diciassettesimo secolo. La chiesa presenta una facciata con terminale a capanna e portale architravato sormontato da un finestrone centinato. La sua erezione sarebbe dovuta al potente Jaime Misorro, ossia Giacomo Misorro, le cui iniziali compaiono nell’acquasantiera a destra dell’ingresso, che nel 1670 uccide a sangue freddo in un agguato diciotto suoi nemici in quel luogo. Pentitosi si reca a Roma per il Giubileo del 1675 per chiedere perdono al papa, il quale gli impone di costruire sul luogo del delitto una chiesa, ed egli, rientrato a Tempio, lo fa edificare a sue spese entro il 1679, data che compare sull’architrave d’ingresso. Gli abitanti della zona si recano in questa chiesa tuttora a pregare dopo i funerali. Nella piazza Gallura dove sorgeva l’antico convento delle Monache Cappuccine si trova il Municipio di Tempio PausaniaDalla via Nino di Gallura, presa, invece, la via Giuseppe Garibaldi sulla sinistra, questa strada ci porta nella grande Piazza Gallura, la centralissima piazza di Tempio Pausania nella quale sono presenti alcuni dei principali edifici della città. La necessità di dare al paese una forma urbana attraverso la realizzazione di un centro cittadino, risale al 1836, data in cui il re Carlo Alberto conferisce a Tempio onori municipali. Dove è stata edificata la piazza, sorgeva l’antico convento delle Monache Cappuccine, realizzato nel 1686 in seguito ad un lascito testamentario del nobile tempiese don Miguel Pes Riccio, che, previa approvazione di Madrid, dona parte della sua casa e l’attigua chiesa della Virgen de los Desamparados, all’abbadessa del convento sassarese. Durante l’inverno del 1696 un’abbondante nevicata provoca il crollo della chiesa, che viene subito dopo ricostruita sotto la titolazione del Bimbo Perduto. Il monastero rimane attivo per 147 anni, fino alla morte dell’ultima sua abitante nel 1834. Del convento, demolito nel 1863, è visibile una parte della sagoma sulla pavimentazione della piazza. Nel primo periodo la piazza era stata chiamata con il nome di piazza delle Monache, per poi meritarsi l’appellativo di piazza Gallura, in quanto tempio si proponeva come la capitale dell’area. La realizzazione della piazza culminerà con la costruzione del Palazzo del Municipio realizzato nel 1882 dall’architetto Francesco Maria Cabella. L’edificio, che si trova a quello che oggi è il civico numero 3, è stato costruito sul luogo dove sorgeva l’antico convento delle Monache Cappucchine. Nonostante vari tentativi di riqualificazione del monastero e la volontà di inaugurare una Scuola femminile Comunale, a partire dal 1845 si assiste a un progressivo declino dl monastero, che verrà in seguito trasformato in caserma, pubblico macello, mercato del grano, ed alla fine demolito. Il palazzo Pes di Villamarina che ospita il Museo Diocesano d’Arte SacraSul lato sinistro della piazza, alla sinistra del Municipio, ad angolo con la via Villamarina, si trova il Primo palazzo Pes di Villamarina che è stato la prima residenza della famiglia tempiese dei Pes, insigniti del titolo di Marchesi di Villamarina da Carlo sesto d’Austria nel 1711, e proprietari delle tonnare dell’isola Piana, presso Carloforte, della Baronia di Quartu e delle saline di Olbia. I documenti rinvenuti datano l’inizio della sua costruzione intorno alla prima metà del seicento, e la loro conclusione definitiva verso la fine dell’ottocento, dato che il complesso è il risultato di un processo di aggregazione di più corpi edilizi, avvenuto in fasi successive nell’arco di circa due secoli. Ospiti illustri di questo palazzo sono stati Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II. Questo palazzo, che con il suo progressivo sviluppo fino all’attuale estensione ne fà uno dei maggiori del centro storico, è stato in seguito gradualmente ceduto alla diocesi tra il 1804 e il 1933, che ne ha fatto la sede del Vescovo e del Seminario vescovile, che vi è stato ospitato fino al 1966. Il palazzo oggi ospita la Curia vescovile ed il Museo Diocesano d’Arte Sacra di Tempio Pausania, chiamato anche Museum templensis, che fa parte del Museo della diocesi di tempio e Ampurias, che è dislocato sul territorio in diverse sedi: Calangianus, Castelsardo, la Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas. Nel Museo sono raccolti statue, vesti sacre e paramenti liturgici provenienti per la massima parte dalle sacristie della cattedrale di San Pietro Apostolo, collezione alla quale si aggiunge il patrimonio del fondo Bernardo De Muro e la collezione di materiali archeologici provenienti dal territorio Comunale. L’oratorio della Santa Crocealla sinistra del Municipio, da dove parte sulla sinistra la via Villamarina, prendiamo la via Roma, che fiancheggia il lato sinistro del palazzo Municipale. Si tratta di una delle più belle strade di Tempio Pausania che attraversa tutto il centro storico, ed assume anche i nomi di Carrera longa, Lu Runzatu, Lu Pultali. Percorsi appena una cinquantina di metri, troviamo alla sinistra della strada la chiesa ed oratorio della Santa Croce di impianto medioevale, delventi0 circa, modificato nell’ottocento con l’aggiunta di una facciata neoclassica e di una volta a botte in mattoni, rinforzata con archi a tutto sesto. L’oratorio sorge accanto al campanile della cattedrale, che vedremo più avanti, e che fà un corpo unico con la chiesa ed oratorio della Santa Croce, che ne ha uno suo proprio, alla destra della facciata. Dalla stessa cattedrale può essere raggiunta attraverso una porticina a sinistra del presbiterio. Un recente restauro ha messo a nudo la struttura originale, con mattoni a vista, caratterizzata dal contrasto cromatico tra il grigio del granito e il rosso del cotto. Una roccia lasciata affiorante dopo il recente restauro, porta scolpita la lettera greca Y, ossia Gamma, che indica il numero 3, ossia le Tre persone della Santissima Trinità. L’altare maggiore è in granito e conserva un retablo barocco in legno che rappresenta il Cristo Crocifisso. Sul lato destro è esposta una settecentesca deposizione in legno di noce pesante oltre cinque quintali. La chiesa, che veniva utilizzata come oratorio, ospita al suo interno la sede della Confraternita della Santa Croce, che è molto attiva nelle celebrazioni della Settimana Santa. La cattedrale di San Pietro ApostoloPassata la facciata della chiesa ed oratorio della Santa Croce, iniziamo a costeggiare la cattedrale lungo il suo fianco destro, e troviamo sulla destra la Piazza San Pietro, che è la piazza principale della città. In piazza San Pietro troviamo la facciata principale della bellissima cattedrale di San Pietro Apostolo, definita cattedrale essendo la chiesa più importante della diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra del vescovo della Diocesi di Tempio ed Ampurias. Si tratta di una chiesa con due facciate. Lungo la prosecuzione della via Roma, sul fianco destro della chiesa, passato il campanile della cattedrale, si trova il ben articolato portale secondario della chiesa, in stile neoclassico, caratterizzata da coppie di paraste e cornici, in cui si aprono finestre e un portale sormontati da timpano e alcuni oculi ciechi ornati da mosaici. Questo portale ha esautorato nella sua funzione il portale principale, che si trova sulla facciata della chiesa, è semplice, strombato con arco a tutto sesto, e con due finestre centinate nella parte superiore. La chiesa ha origini medievali, edificata a partire dal 1200, la costruzione granitica medievale ha subito nel corso dei secoli varie modifiche, dalla realizzazione del lungo campanile balaustrato nel sedicesimo secolo, sino ai lavori di ampliamento che sono stati conclusi nel 1827. realizzata in conci di granito in stile barocco aragonese, anche se della fabbrica quattrocentesca restano oggi poche tracce alla base del campanile e della facciata, l’edificio è stato quasi interamente rifatto ai primi dell’ottocento, quando la chiesa è stata elevata a cattedrale ed è stata allungata di una campata avanzando la facciata. L’inaugurazione e la consacrazione avvengono nel 1839, ad opera del Vescovo Monsignor Capece, committente di molti dei suoi arredi marmorei. La cattedrale ha pianta a navata unica coperta da volta a botte, con quattro cappelle per lato. Al centro della volta dell’abside è presente un dipinto del patrono San Pietro, opera del pittore Paglietti, dei primi del novecento. Significativi anche i lampadari seicenteschi. L’oratorio di Nostra Signora del Rosarioalla sinistra della facciata significativa della cattedrale, di fronte ad essa, si trova la chiesa ed oratorio di Nostra Signora del Rosario edificato in stile romanico probabilmente nel trecento, in periodo pisano, con successivi rimaneggiamenti successivi in stile gotico aragonese. Nel 1927, sul Bollettino della diocesi di tempio, venne avanzata l’ipotesi che questa chiesa sia stata edificata nel luogo dove esisteva un tempio romano dedicato a Castore e Polluce, che avrebbe dato il nome Templum alla città. Ha la facciata in granito in stile barocco aragonese con un bellissimo portale, incorniciato da un arco a tutto sesto con finte colonnine ai lati, e archetti pensili di gusto romanico che decorano la parte alta della facciata. Conserva sulla sommità della facciata un piccolo campanile a vela con campana del 1633, su cui si vedono tre statuine di marmo, sulla sinistra San Giuseppe, al centro e a destra le presunte statuette di Castore e Polluce, la cui provenienza e datazione sono sconosciute, ma non certamente di origine romana. Al centro della facciata venne collocata nel 1830 una immagine in marmo della Vergine del Rosario. La pianta dell’edificio è a navata unica con i tipici archi in pietra della volta a sesto acuto e copertura in legno di castagno e ginepro. Conserva all’interno un bell’altare ligneo. La chiesa veniva utilizzata come oratorio, ed ospita la Confraternita del Rosario, che è molto attiva nelle celebrazioni della Settimana Santa. Presso questa chiesa si svolge ogni anno, il 7 del mese di ottobre, la Festa di Nostra Signora del Rosario. Dal vecchio Mercato a trovare la pizzeria Bosco premiata con i Tre Spicchi dal Gambero RossoDa piazza San Pietro riprendiamo la via Roma, ma giriamo subito a sinistra nella via Cesare Battisti, che, in una cinquantina di metri, ci porta nella piazza del Mercato, dove troviamo il bell’edificio, con facciata e lati ad archi, che ospitava il Vecchio Mercato di Tempio Pausania. Questo edificio era stato fatto edificare nel 1663 dal vicere Condè d’Altamira, ed inizialmente aveva ospitato l’antico carcere cittadino. In seguito, ai primi del novecento, è stato adibito a mercato. L’edificio oggi ospita l’Ufficio turistico Comunale, ed è sede ideale per mostre e conferenze. Passata la piazza, la via Cesare Battisti proseguirebbe, alla sinistra del vecchio Mercato, nella via Mannu, che era una volta chiamata la Via dei Nobili o dei Cavalieri. Al lato destro del vecchio Mercato parte, invece, la via Vittorio Veneto, e, appena imboccata questa strada, troviamo sulla destra, proprio di fronte alla fiancata del vecchio Mercato, l’edificio che ospita la Pizzeria Panetteria Bosco, che viene generalmente considerata una delle migliori pizzerie della Sardegna. In via Vittorio Veneto, al civico numero 4, si trova la pizzeria panetteria Bosco creata da Massimo Bosco. Si tratta di una pizzeria d’asporto con posti a sedere che propone la pizza classica, pizza in teglia, pizza senza glutine, ed effettua anche consegne a domicilio. Viene considerata la pizza campione d’Italia, dato che è stata scelta come pizza della nazionale italiana ai mondiali di calcio del 2010. La sua pizza è una delle quattro in Sardegna premiate con i Tre Spicchi nella sezione della pizza all’italiana, il riconoscimento che la Guida alle pizzerie d’Italia 2023 del Gambero Rosso ha assegnato alle pizze ritenute migliori dai giudici dopo averne esaminato lievitazione, farine usate per impasto, selezione della materia prima cottura, la cottura e soprattutto il sapore. |
La via Roma sbocca in piazza d’Italia detta anche piazza di l’AraTorniamo indietro nella via Roma e la seguiamo fino alla fine, dove sbocca nella bella Piazza d’Italia che nella tradizione popolare conserva la denominazione di Piazza di l’Ara, con riferimento al fatto che all’interno della sua superficie vi era rappresentata l’unità di misura di un’ara. Il riferimento risalirebbe all’adozione, da parte dello stato sardo piemontese, del sistema metrico decimale, e, per questo, la piazza veniva presa come punto di riferimento dai contadini. Si tratta di una bella piazza che è stata modernizzata recentemente con aiuole e fontana, importante per i suoi cafe e bar, luogo ideale per una piacevole pausa o per una sosta rilassante, per un pranzo leggero o per un aperitivo. Non lontano si trova il rione Lu Nuracu dove un tempo era presente il Nuraghe PinnaAppare significativa la tradizione locale, secondo la quale il complesso monumentale costituito dalla cattedrale di San Pietro Apostolo, dall’oratorio di Nostra Signora del Rosario e dall’oratorio della Santa Croce, sarebbe sorto adiacente ad un preesistente villaggio nuragico che era posizionato sopra un piccolo poggio indicato come Monti Pinna, di cui rimane qualche traccia, villaggio che rientrerebbe nel complesso archeologico comprendente anche altri due villaggi nuragici situati negli immediati dintorni della città, ovvero quello che faceva capo al Nuraghe Seddha in località Poi, ed il villaggio di Conca Marina, che aveva come centro la collina abbastanza elevata su cui ha resistito ai secoli la mole imponente del Nuraghe Majori. Si tratterebbe di una corona di villaggi nuragici, tutti guardati dalla complessa roccaforte di Monti di Deu, dalla cui fusione avrebbe tratto la sua prima origine quello che sarebbe poi diventato l’abitato di Tempio Pausania. Dalla piazza d’Italia, prendiamo la prosecuzione della via Roma, che è la via Antonio Gramsci, dopo una settantina di metri arriviamo a un incrocio, dove parte a destra la via Giovanni Maria Dettori, mentre proseguendo, dopo un’altra trentina di metri, parte a destra il viale Valentino. Nello spazio compreso tra il viale Valentino e la fine della via Giovanni Maria Dettori, poco più avanti dell’ex palazzo Misorro, palazzo di una famiglia nobile di Tempio Pausania che possedeva questo ed altri immobili, subito prima che la via Giovanni Maria Dettori prosegua nella stretta via Pasquale Tola, in seguito a lavori per scavare le fondamenta in un palazzo, in un cortile privato sono venuti alla luce numerosi cocci e tracce dell’insediamento nuragico. Dove sorge il cortile oggi non c'è neppure una pietra, ma un tempo era presente il Nuraghe Pinna di tipologia indefinita, edificato a 570 metri di altezza, citato anche da Vittorio Angius nel Dizionario di Goffredo casalis, il quale parla dei suoi ruderi. Questo Nuraghe viene ritratto in un’antica cartolina scattata da dove oggi si trova il viale Valentino, che lo nomina però erroneamente Nuraghe di Monti Prima. Dall’antica presenza di questo Nuraghe deriva la denominazione del rione circostante, che viene appunto chiamato Lu Naracu. Dalla piazza d’Italia la via Giacomo Matteotti ci porta in piazza don MinzoniDalla piazza d’Italia, alla sinistra di dove ci siamo arrivati con la via Roma, prendiamo il corso Giacomo Matteotti, che seguiamo per centocinquanta metri. È la via più frequentata della città, un bel viale degno di nota con i suoi locali e negozi, ma anche grazie alle tradizionali passeggiate serali. La strada era chiamata dagli anziani La currieddha, cioè la via della pretura, che un tempo era ospitata nel palazzo che si affaccia nella bella piazzetta alberata che si trova sulla sunistra, e che è la Piazza don Minzoni. Si tratta di un’altra bella piazza sulla quale si affacciano palazzi con numerose attività commerciali. In piazza del Carmine troviamo il palazzo degli Scolopi ed il Teatro del CarmineDalla piazzetta prendiamo sulla sinistra via Giuseppe Mazzini, che ci porterà in Piazza del Carmine. Sul lato destro della strada si trova il Palazzo degli Scolopi un antico convento dei padri Scolopi, risalente nel suo primo nucleo alla seconda metà del diciassettesimo secolo, ed ampliato, con una bella corte porticata a crociera, e sopraelevato, tra gli anni venti e quaranta dell’ottocento, su progetto redatto nel 1821 dell’ingegnere Marco Antonio Baffigo. La sua facciata si trova nella piazza del Carmine, ed oggi è sede della provincia. Nel palazzo degli Scolopi è, oggi, ospitata la Biblioteca Comunale Giovanni Maria Dettori ed, al secondo piano del prestigioso e storico palazzo, dopo l’importante opera di restauro iniziata nel 2007, è stato trasferito il Museo Bernardo De Muro dedicato al tenore nato a Tempio nel 1881, formatosi a Roma presso l’Accademia di Santa Cecilia, divenuto famoso soprattutto per l’interpretazione delle opere del Mascagni, in particolare dell’Isabeau. È, quindi, arrivata la possibilità per i visitatori di avere accesso allo straordinario patrimonio lasciato in eredità dal grande tenore tempiese. Il Museo era precedentemente ospitato nei locali della ex Biblioteca Comunale. Arrivati con la via Giuseppe Mazzini in piazza del Carmine, sul luogo in cui sorgeva la chiesa annessa al convento degli Scolopi, si trova il Teatro del Carmine edificato nel 1929 dall’architetto Aldo Faconti in stile liberty, sulla tipologia classica del Teatro all’italiana ottocentesco. Il Teatro, piccolo ma molto grazioso, è stato riaperto al pubblico una decina di anni fà, dopo importanti restauri che ne hanno permesso di recuperare l’originario aspetto tipicamente anni venti. Belli gli stucchi e i lampadari di vari disegni secondo il design di un tempo. Da largo XXV Aprile al parco delle Rimembranze ed al Tribunale di Tempio PausaniaRitornati sulla piazza don Minzoni, riprendiamo la via Giacomo Matteotti e proseguendo fino alla fine, dove questa termina in uno spiazzo chiamato Largo XXV Aprile, sul quale è presente un palco che ospita manifestazioni ed eventi. Qui, perpendicolare alla via Giacomo Matteotti, parte la SS392 del lago del Coghinas, che sulla sinistra assume il nome di via Settembrini, chiamata anche circonvallazione Settembrini, e, sulla destra, quello di via Giovanni Maria Angioy, con la quale si affaccia, ad angolo, un bel Palazzo con portici, in conci di granito. Prendiamo sulla destra la via Giovanni Maria Angioy, che costeggia il bel Parco delle Rimembranze che si trova alla sua sinistra. Il parco, affacciato sullo splendido panorama del massiccio del Monte limbara, ricorda, con i suoi lecci, i Caduti tempiesi durante la Grande Guerra, un albero per ogni caduto. Al termine del parco, dove parte sulla sinistra la via limbara, si trovano il Monumento alla Brigata Sassari e quello al Tenente Alfredo Graziani, edificati dato che Tempio Pausania è la città che ha dato i natali, nel 1915, al 152esimo reggimento della Brigata. Dalla via Giovanni Maria Angioy prendiamo, sulla sinistra, la via Oschiri, che è la prosecuzione della SS392 del lago del Coghinas, sul lato destro della quale, di fronte al parco, si trova l’edificio che ospita il Tribunale di Tempio Pausania. La ex Biblioteca Comunale e la vecchia Stazione ferroviaria delle Strade Ferrate Secondarie della SardegnaPercorsi circa centosessanta metri sulla via Oschiri, prendiamo tutto a sinistra una deviazione che scorre parallela alla via Oschiri all’indietro, e che assume il nome di via della Stazione Vecchia. Dopo circa centocinquanta metri, troviamo alla sinistra della strada i locali dell’Ex Biblioteca Comunale nei cui locali si trovava la sede provvisoria del Museo Bernardo De Muro, Che è stato riallestito e trasferito nei locali del palazzo degli Scolopi, in piazza del Carmine. Un’altra sessantina di metri più avanti, ancora sul lato sinistro della strada si trovano i resti della Vecchia Stazione ferroviaria di Tempio Pausania, che è stata realizzata dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna con squadre di operai capaci di realizzare mediamente trecento metri di ferrovia al giorno, nonostante le asperità dei territori in cui le nuove ferrovie erano in costruzione. Le prime linee a essere inaugurate sono state quella che collegava Cagliari con Isili, e quella che collegava Monti con Tempio Pausania, entrambe aperte all’esercizio il 15 febbraio 1888. La stazione è stata, quindi, inaugurata nel 1888 e soppressa l’1 aprile 1935. In foto si vede il fabbricato viaggiatori della vecchia stazione di Tempio Pausania, come si presenta ai nostri giorni, dopo la messa in sicurezza per evitarne il possibile crollo. In piazza Brigata Sassari la chiesa di Sant’Antonio da Padova ed il palazzo Pes di Villamarina che ospita la provinciaRitorniamo sulla via Giovanni Maria Angioy, e, passato tutto il parco delle Rimembranze, arrivati a dove sulla sinistra parte la via Oschiri, prendiamo sulla destra la sua prosecuzione, che è la via Episcopio. Poi, dopo sessanta metri, prendiamo a destra via Osilo, e subito, dopo cinquanta metri, a sinistra via Masaniello, che, in un’altra sessantina di metri, ci porta in Piazza Brigata Sassari. Su questa piazza, alla sinistra, si può salire, con una ripida scalinata in granito, alla chiesa di Sant’Antonio da Padova. Costruita nel 1657 Propriis expensis da Andrea Serafino Pes Garruccio, come riporta una lapide con stemma posta al lato dell’altare maggiore, quindi ampliata notevolmente nel 1788, come attesta un’iscrizione riportata alla luce nei lavori di restauro del 1995. Costruita interamente in conci di granito, presenta un prospetto chiuso in alto da un timpano, con al centro una finestra centinata, un portale centrale, ed il campanile a torretta cupolata sul lato destro. L’interno, a navata unica, è diviso in cinque campate da archi a tutto sesto che reggono un tetto ligneo a due falde, ed ospita tre cappelle per lato, voltate a botte, ed un presbiterio ridotto rispetto all’aula, ugualmente voltato a botte. Presso questa chiesa il 13 giugno si celebra la Festa di Sant’Antonio da Padova, e, tra il 28 ed il 30 agosto, si svolge la Festa di San Paolo Eremita e della Beata Vergine del Buoncammino, che sono i Santi patroni di Tempio Pausania, caratterizzata da manifestazioni religiose e civili, tra le quali la Sagra degli Gnocchi e Grigliata di Carne, una processione per le vie del centro in onore della Madonna del Buon Cammino, con gruppi folkloristici, cavalieri in costume, ed altro. Di fronte alla chiesa, sulla destra della piazza, si affaccia il bel Secondo palazzo Pes di Villamarina del diciassettesimo secolo, che è stato anch’esso residenza della famiglia nobiliare tempiese dei Pes, Marchesi di Villamarina. Nel palazzo dal 2005 è insediata una delle due sedi della Provincia di Sassari. Lo statuto della Provincia prevede che la sede legale, giunta e organi provinciali abbiano sede a Olbia, e che consiglio e presidenza dell’Ente si possano alternare tra le due sedi, di Olbia e di Tempio Pausania. Dal palazzo dell’Episcopio alla RotondaTornati indietro su via Episcopio, la seguiamo verso nord ovest, dove, al civico numero 7, si trova l’ingresso del moderno Palazzo dell’Episcopio ossia della sede vescovile della diocesi di tempio e Ampurias, che è in diretta comunicazione con il lato sinistro della chiesa di Sant’Antonio da Padova, che abbiamo già descritta. In via Episcopio, subito di fronte al palazzo dell’Episcopio, svoltiamo a sinistra in via Bernardo De Muro, e, percorsi appena cinquanta metri, troviamo una deviazione sulla destra che, in venticinque metri, ci porta di fronte all’ingresso dell’edificio del 1845, la famigerata e lugubre Rotonda che, sino al 2012, è stata sede del Carcere circondariale di competenza del Tribunale di tempio. Si tratta di un palazzo con la tipica tipologia carceraria ottocentesca, a pianta circolare e con un cortile interno, realizzato probabilmente su progetto dell’ingegner Enrico Marchesi, autore anche delle analoghe vecchie carceri di Nuoro, denominate anch’esse la Rotonda, che sono state poi demolite, e del piano di ampliamento e abbellimento della città di Sassari. Cosa si trova a Tempio Pausania fuori dal centro storicoProseguiamo la visita del paese visitando che cosa si trova di importante al di fuori dal centro storico. Iniziamo entrando a Olbia da Calangianus sulla SS127, che all’interno del centro abitato assume il nome di via Olbia. La Cantina Sociale della Gallura con tre vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyGià arrivando in città, prima di arrivare alle prime case dell’abitato, arrivati alla rotonda, la superiamo e, duecentocinquanta metri più avanti, prendiamo sulla sinistra la Via Riu Manzone, dopo centocinquanta metri, prendiamo a destra verso la vai Rinascita, alla quale arriviamo cinquanta metri più avanti. Prendiamo verso sinistra la via Rinascita, lungo la quale, trecentocinquanta metri più avanti, vediamo alla destra della strada gli edifici della Cantina Gallura, la cui sede è nella prosecuzione nell’altro senso della via Rinascita, in via Val di Cossu 9. Come in tutta la Gallura, anche qui viene coltivata principalmente uva di vitigno Vermentino. La Cantina della Gallura, una Cantina Sociale con 160 soci, coltiva in 325 ettari situati tra i 500 e 600 metri sul livello del mare, i terreni sabbiosi di natura granitica, che consentono di ottennere viti poco vigorose e produrre uve di elevato pregio. La Cantina dal 1956 produce alcuni tra i migliori vini di tutta l’isola: vini Docg di Gallura. Il Vermentino di Gallura, vino leader Doc viene prodotto in quattro referenze, ossia il Piras, il Mavriana, il Gemellae e nella tipologia superiore Canayli. Accanto alle culture autoctone, Vermentino, Moscato, Pascale, Caricagiola, i soci della Cantina coltivano anche il Nebbiolo, vitigno importato dal Piemonte nel settecento. Da queste uve si ottengono tre rossi di qualità, ossia il Karana, il Dolmen e il novello lunanova. Il vino Vermentino di Gallura Docg Superiore Canaily 2021, il vino Vermentino di Gallura Docg Piras Gold limited Edition 2020, ed il vino Vermentino di Gallura Docg Superiore Canaily 2020, della Cantina Gallura di Tempio Pausania, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Lo stadio Comunale Nino ManconiPassati gli edifici della Cantina Gallura, proseguendo un poco più avanti lungo la via Rinascita, un centinaio di metri più avanti, vediamo alla sinistra della strada lo Stadio Comunale Nino Manconi il cui ingresso si trova nella via Antonio Muzzetto, che si trova sulla sinistra. La struttura ha una capienza di 11.700 spettatori con 2.700 posti al coperto ed è omologato per la Serie B. Ospita le partite casalinghe della società calcistica Tempio e, dal settembre al dicembre 2003, ha ospitato anche le partite di serie B del Cagliari calcio. La chiesa di San Francesco d’AssisiProseguendo, la via Rinascita ci riporta sulla SS127, ossia sulla via Olbia, questa diventa la via Francesco Stazza, chiamata anche la circonvallazione San Francesco. Percorsi circa cinquecento metri, a circa un chilometro e mezzo dalla rotonda che ci ha portati all’interno della città, sulla destra della strada, si apre un’ampia piazza sulla quale si affaccia la chiesa di San Francesco d’Assisi già annessa al convento dei Frati Minori Osservanti. In seguito il convento è stato ristrutturato ed adibito prima a carcere, poi a Ospedale e a Scuola superiore. La chiesa, costruita tra il 1543 e il 1548 con impianto rinascimentale, del quale è la più antica testimonianza in Sardegna, è a navata unica con volta a botte e quattro cappelle per lato. Sulle fiancate si trovano contrafforti, e la facciata è con conci di granito a vista. Tutto il complesso è stato oggetto di un’operazione di restauro durata alcuni decenni. anticamente in questa chiesa venivano sepolti i nobili della città. Presso questa chiesa ogni anno, la fine della prima settimana di settembre, si svolge la Festa di Sant’Isidoro Agricoltore. I festeggiamenti durano tre giorni e si chiudono la domenica, con la tradizionale e caratteristica processione in onore del Santo, con un corteo che parte dalla chiesa e sfila per le vie del centro coi carri trainati da buoi e cavalli, accompagnata da gruppi in costume tipico. Durante la sfilata vengono distribuiti i mazzetti di spighe di grano che rappresentano il simbolo tradizionale degli agricoltori. La chiesa di Gesù Sommo ed Eterno SacerdotePassata la chiesa di San Francesco, la via Francesco Stazza, che ha preso il nome di circonvallazione San Francesco, dopo meno di trecento metri diventa la circonvallazione San Sebastiano. Proseguiamo su questa circonvallazione e, percorsi appena una sessantina di metri, troviamo sulla sinistra la via Padre Salvatore Vico, ad angolo con la quale di trova la chiesa di Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote di relativamente recente edificazione. Si tratta di una chiesa edificata a cura della Congregazione Missionaria delle Figlie di Gesù Crocifisso. Il Cimitero di Tempio PausaniaPassata la chiesa, la via Francesco Stazza, che ha preso il nome di circonvallazione San Francesco, dopo seicentocinquanta metri diventa la circonvallazione San Sebastiano, e, dopo altri circa quattrocento metri, ci fa prendere a destra la via Torino, che, in altri seicentocinquanta metri, ci porta al parcheggio antistante il Cimitero di Tempio Pausania. Da questo, un lungo viale conduce all’ingresso principale del Cimitero. La chiesa parrocchiale di San GiuseppeTornati indietro dalla via Torino, riprendiano a destra la SS127 Settentrionale Sardaossia la circonvallazione San Giuseppe, dalla quale, dopo cinquecentocinquanta metri, sulla destra la via Fiume ci porta, in circa centottanta metri, in piazza San Giuseppe. Qui, lontano dal centro storico, si trova la chiesa di San Giuseppe una chiesa parrocchiale che appartiene ai Frati Minori Conventuali. Si tratta di un edificio recente, iniziato nel 1947 e terminato nel 1999 con la costruzione dell’imponente campanile alto 37 metri, posto alla sinistra del prospetto principale, che rievoca quello di San Marco a Venezia. La struttura interna è asciutta ed essenziale, l’aula liturgica è caratterizzata da una sola navata. L’esterno, in conci regolari di granito a vista, è caratterizzato da grandi archi a tutto sesto in rilievo. Il portale riprende la forma degli spioventi ed è sovrastato da un oculo con vetrata. Presso la chiesa di San Giuseppe si celebra ogni anno, il 19 marzo, la Festa di San Giuseppe. Sempre presso questa chiesa si celebra, anche, l’8 settembre, la Festa di Maria Bambina. Il Santuario dell’Immacolata ConcezionePresa dalla circonvallazione San Giuseppe la via Fiume che ci porta alla chiesa parrocchiale di San Giuseppe, dopo appena una cinquantina di metri, alla sinistra parte la via Trieste, che seguiamo per poco più di duecentocinquanta metri, fino al termine. Qui troviamo il parco dell’Immacolata Concezione, un boschetto all’interno del quale si trova il Santuario dell’Immacolata Concezione. L’edificazione della chiesa è databile tra il seicento ed il settecento, e nel 1761 viene ampliata per volere di don Giuseppe Andrea Pes come testimoniano alcuni documenti. Il piccolo edificio è stato eretto in due tempi. L’impianto antico comprende le due arcate anteriori. Nella seconda parte si trovano il presbiterio, la sacrestia e il piccolo campanile. Rivestita da conci di granito bianco, ha l’impianto ad un’unica navata, con campaniletto e una campana. Attualmente appartiene ai Frati della parrocchia di San Giuseppe, che ne hanno curato l’ultimo restauro, durante il quale è stato, tra l’altro, ricostruito in marmo l’altare maggiore dove è collocata l’antichissima statua lignea dell’Immacolata. Si tratta di modifiche che hanno reso la chiesa maggiormente accogliente per i pellegrini che qui si recano in preghiera e raccoglimento. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua lignea dell’Immacolata conservata al suo interno, la chiesa è appunto meta di pellegrinaggio nel mese di maggio per la recita del Santo Rosario. Sempre meta di pellegrinaggio anche il giorno 8 di dicembre per la Festa dell’Immacolata Concezione. Il parco del viale Fonte Nuova con la sua fonte e con il Monumento ai CadutiDa dove dalla circonvallazione San Giuseppe abbiamo preso verso destra la via Fiume, prendiamo, invece, verso sinistra il viale Valentino che ci porta verso il centro abitato. Lo seguiamo fino al termine, in piazza Alcide De Gasperi. Qui prendiamo il viale fonte Nuova, un bel viale alberato con splendidi lecci. Nel viale si trova la Fonte Nuova chiamata anche Funtana Noa, che dà acqua diuretica ottima e copiosa, che chiunque può prendere per il proprio consumo. Il viale è anche famoso per il parco fonte Nuova, al quale si accede appunto dal Viale, con le sue fontanelle e cascatelle, e che proprio per questo costituisce la passeggiata estiva per eccellenza dei tempiesi. Passata la fonte, si arriva al Monumeno ai caduti realizzato a forma di tempietto neoclassico, con timpano triangolare, trabeazione liscia con iscrizione in lettere bronzee, e con quattro colonne poggianti su basi granitiche a sezione quadrata. Sulla parete, oltre all’originaria corona in bronzo, di recente sono state applicate tre grandi targhe che riportano i nominativi dei caduti sia della prima che della seconda guerra mondiale. La parrocchia del Sacro Cuore di GesùDalla piazza Alcide De Gasperi, invece di prendere il viale fonte Nuova, prendiamo un poco più a sinistra la continuazione di via Valentino, che si chiama viale San Lorenzo, che passa alle spalle della Rotonda, il palazzo delle antiche carceri di Tempio Pausania. Seguito il viale San Lorenzo per appena trecentocinquanta metri, troviamo sulla sinistra la via Grazia Deledda. All’incrocio tra le due strade, al civico numero 2 di via Grazia Deledda, si trova l’Istituto religioso Sacro Cuore di Gesù, e, nell’edificio dell’istituto, è stata creata la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Qui, passato l’angolo, al civico numero 69 della via San Lorenzo, di fronte alla stazione del Comando del Corpo Forestale, è in corso di costruzione la nuova chiesa che ospiterà la parrocchia. Il parco di San Lorenzo con la chiesa omonimaIl viale San Lorenzo, dopo altri trecentocinquanta metri, termina a una rotonda e, alla sua destra, si sviluppa l’ampio Parco di San Lorenzo. Di fronte alla rotonda, si trova il grande spazio della Pischinaccia, così chiamato in quanto un tempo era una piana paludosa, oggi occupato dai resti di una caserma iniziata durante la seconda guerra mondiale e mai ultimata, dove si trova la frazione Pischinaccia (altezza metri 609, distanza 1.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Sulla collina prospiciente, è presente l’ingresso un grande edificio, in posizione panoramica e circondato da un bel giardino, un tempo Preventorio regionale Antitubercolare, che è attualmente sede del liceo Statale Artistico Fabrizio De André. Nel parco si trova anche la chiesa di San Lorenzo Martire che raggiungiamo prendendo, alla rotonda, a destra la via Leonardo da Vinci e, poi, dopo duecento metri, a destra la via Marco Polo. Un tempo chiesa campestre, è oggi all’interno dell’ampio parco. Interamente in conci regolari di granito a vista, presenta linee semplici ed essenziali ben armonizzati con l’ambiente circostante. All’impianto originale settecentesco sono stati successivamente aggiunti, sopra il portale, un oculo ed il campanile a vela. Il 10 agosto, presso questa chiesa, si tiene la Festa di San Lorenzo. Le fonti di RinaggiuInvece di deviare a destra il via Leonardo da Vinci, prosegiamo dritti in via delle fonti. Al suo termine, troviamo l’ingresso delle Fonti di Rinaggiu dalle quali scaturisce un’acqua diuretica assai apprezzata, più copiosa e fresca di quella della fonte Nuova, ed anche questa chiunque la può prendere per il proprio consumo. L’acqua proviene dalle sorgenti granitiche di Rinaggiu o Rinagghju, ed è una tra le più apprezzate acque di cui è ricca la Gallura, tutte filtrate dai suoi graniti e arricchite di sali minerali. Alle fonti è annesso uno stabilimento idropinico. L’Ospedale civile Paolo DettoriDalla piazza Alcide De Gasperi, preso il viale San Lorenzo, lo seguiamo per appena quattrocento metri e prendiamo sulla sinistra la via Grazia Deledda, le seguiamo per trecentocinquanta metri fino in fondo, dove, al civico numero 1, troviamo l’Ospedale civile Paolo Dettori. I lavori che hanno portato alla realizzazione dell’ampia attuale struttura sono stati ultimati nel 1961. La struttura ospedaliera si articola in sei Unità operative di degenza, che sono Chirurgia generale, Medicina generale, Ortopedia e traumatologia, Ostetricia e ginecologia, Otorinolaringoiatria, Pediatria. Sono presenti, inoltre, nove Servizi operativi, ossia Anestesia e Terapia del dolore, Cardiologia, Centro trasfusionale, Diabetologia, Dialisi, laboratorio analisi, Pronto Soccorso, Radiologia, Fisiatria. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Tempio Pausania della Società anonima Ferrovie Settentrionali SardeDa via Grazia Deledda prendiamo la sua continuazione che è via Claudio Demartis, che seguiamo per duecento metri fino alla fine, dove incrocia la SS392 del lago del Coghinas. Presa a destra la SS392, che assume il nome di via limbara, dopo meno di duecento metri vediamo alla sinistra della strada la Ex Stazione ferroviaria di Tempio Pausania, indubbiamente una delle più belle nel panorama dell’intera rete delle Ferrovie della Sardegna, inaugurata nel 1931 insiame alla linea ferroviaria che collegava Sassari con tempio e Palau. La stazione presenta ancora l’architettura originaria, la facciata è interessata da cornici ed aperture ed è completata da una pensilina in ferro battuto. Il piano superiore è interessato da cinque finestre, inquadrate da mattoni rossi e poste in corrispondenza dei cinque ingressi del piano inferiore. Questa stazione attualmente costituisce una tappa del percorso del Trenino Verde nella tratta da Bortigiadas a Tempio Pausania, inaugurata nel 1931 del tragitto proveniente da Sassari, e nella successiva tratta dalla stazione di Tempio Pausania e quella di Luras, che faceva parte della ferrovia collegante tempio con la stazione di Monti delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, inaugurata nel 1888. Poco distante si trova l’officina ferroviaria, che costituisce un Museo di Archeologia Industriale con esposte locomotive a vapore, e che conserva le carrozze con sedili in velluto e la vecchia officina con gli strumenti d’epoca. Sul retro della stazione, al di là delle rotaie, si trova il deposito degli autobus delle Ferrovie di Sardegna. Il Campo Sportivo Comunale Bernardo De MuroQuasi confinante con questa a nord, sempre in via limbara, troviamo sempre alla sinistra della strada l’ingresso del Campo Sportivo Comunale Bernardo De Muro destinato principalmente al calcio giovanile, dotato di tribune in grado di ospitare fino a 400 spettatori. A fine 2015 l’amministrazione Comunale ha deciso un intervento di ristrutturazione per il completamento e la messa in sicurezza degli impianti, l’implementazione dell’impianto di illuminazione, la realizzazione di nuovi spogliatoi, la ristrutturazione ed il ripristino degli spogliatoi esistenti, il ripristino delle tre tribune e delle gradinate, il restyling degli ingressi ed il completamento delle recinzioni esterne. La stazione Sperimentale del SugheroPoi, trecento metri più avanti, sempre su via limbara al civico numero 9, alla sinistra della strada si trova l’ingresso della Stazione Sperimentale del Sughero un Ente istituito nel 1952 che ha iniziato la propria attività di ricerca nel 1960. All’inizio della sua attività, l’80% circa della produzione italiana derivava dalla Sardegna, ma nell’isola si lavorava solo il 20% del sughero prodotto. Nel giro di poco più di un decennio si arrivò a lavorare in Sardegna tutto il sughero prodotto nell’isola. Nel 2005, però, l’Ente è stato soppresso ed è attualmente in liquidazione. La stazione Sperimentale del Sughero ospita il Museo Storico delle Macchine del Sughero che consente un percorso storico attraverso la testimonianza dei macchinari per la lavorazione del sughero, a partire dai primi anni del novecento. Si espongono i macchinari del processo produttivo e un’ampia Rassegna di manufatti, oltre ad una raccolta di preziosi libri sul sughero e sulle sue antiche attività di produzione. Il nuovo Seminario DiocesanoUna cinquantina di metri prima di arrivare alla stazione Sperimentale del Sughero, prendiamo a sinistra la via Antonio Segni, e, dopo una quarantina di metri, arriviamo a una rotonda, alla qale prendiamo, a sinistra, la via don Sturzo, prosegiamo fino al civico numero 41, dove, alla destra della strada, si trova la sede del nuovo Seminario Diocesano che è stato trasferito in questi edifici nel 1966 dal primo palazzo Pes di Villamarina, prima residenza della famiglia nobiliare tempiese dei Pes Marchesi di Villamarina, che era stato gradualmente ceduto alla diocesi tra il 1804 e il 1933 ed è stata sede del seminario diocesano fino al 1966. I pochi resti del Nuraghe SeddaDalla stazione Sperimentale del Sughero proseguiamo lungo la via Antonio Segni, dopo trecentocinquanta metri arriviamo a un bivio e prendiamo verso sinistra la via Sandro Pertini, la seguiamo per altri trecentocinquanta metri, e prendiamo a sinistra la via Pietro Nenni. Questa ci porta su un ampio parco, situato alla sua sinistra, nel quale si trovano i pochi resti del Nuraghe Sedda si trattava di Nuraghe a corridoio edificato a 518 metri di altezza. Visita dei dintorni della città di Tempio PausaniaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Tempio Pausania, sono stati portati alla luce i resti dei Protonuraghi Budas, Nuracu Culbinu, Sedda, Tanca Manna; dei Nuraghi complessi di tipo misto Majori, Nuracu d’Izzana; dei Nuraghi semplici Contrapiana, Naracheddu, Nuracu di Poltu; ed anche dei Nuraghi Azzaruia, Cacchioni, Caprioni, Corrimozzu, Lu Finocchju, Lu Mutu, Lu Naracheddu, Lu Nuracu, Mascone, Nieddu, Pinna, San Giovanni, Santu Iacu, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Uscendo da Tempio Pausania verso ovest troviamo le fonti di RinaggiedduUsciamo da Tempio Pausania verso nord ovest, lungo la continuazione della circonvallazione San Giuseppe, che diventa via Italia Unita, e che, uscendo dall’abitato, riprende il nome di SS127, e che porta verso Perfugas e Laerru. Percorsi circa duecento metri dal cartello di uscita da Tempio Pausania, troviamo alla destra della strada il parcheggio, mentre alla sinistra della strada si trovano le Fonti di Rinaggieddu che danno anch’esse un’acqua diuretica ottima e copiosa che chiunque può prendere per il proprio consumo. La chiesa campestre della Spirito SantoPercorsi sulla SS127 Settentrionale Sardacirca settecentocinquanta metri, subito dopo aver passato il bivio per Aggius, imbocchiamo sulla sinistra una stradina chiusa da un reticolato, che ci porta alla chiesa campestre della Spirito Santo. La chiesa è costruita in pietra locale, con la facciata intonacata mentre il resto della struttura è in granito a vista, ed ha due ingressi, uno principale ed uno secondario alla sua sinistra. Sulla facciata c’è il classico campanile a vela. Il giorno di Pentecoste presso questa chiesa campestre si svolge la Festa dello Spirito Santo. La frazione FumosaProseguiamo sulla SS127 Settentrionale Sardaper circa due chilometri e quattrocento metri, troviamo la deviazione sulla sinistra che, in quattrocento metri, ci porta a raggiungere la frazione Fumosa (altezza metri 298, distanza 6.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 13), una piccola frazione che si trova in parte nel comune di Tempio Pausania ed in parte in quello di Bortigiadas. Uscendo da Tempio Pausania verso sud troviamo la chiesa campestre denominata PorziuncolaDal centro prendiamo, uscendo dall’abitato lungo via limbara, verso sud la SS392 in direzione di Oschiri, che prende il nome di Stada Statale del lago del Coghinas. Al chilometro 2.3, percorsi meno di seicento metri sulla via limbara dopo che, all’interno dell’abitato, su di essa si è immessa da sinistra la via Palmiro Togliatti, troviamo sulla sinistra della strada la piccola chiesa campestre denominata Porziuncola inaugurata nel 2008. Il nome richiama quello della piccola chiesa di Assisi, che fu il luogo dove, secondo la tradizione, San Francesco avrebbe avuto le rivelazioni divine. Allo stesso modo la Porziuncola tempiese, oltre che un luogo di preghiera, vuole essere anche un punto di riferimento per i giovani, all’insegna della fratellanza e solidarietà. Una deviazione verso ovest verso la locaiità Baldu ed il vivaio limbaraSulla SS392, dopo altri tre chilometri, al chilometro 5.3 della strada statale, troviamo una deviazione sulla destra in direzione della località Baldu. Percorsi poco più di cinque chilometri su questa deviazione, una strada sulla sinistra ci porta, in trecento metri, al Vivaio limbara dell’Ente Foreste della Sardegna, dove un orto botanico raccoglie specie utilizzate in passato nelle opere di rimboschimento e un frutteto dove meli, peri, ciliegi, susini tipici sono l’espressione della biodiversità in Sardegna. L’Agnata di Fabrizio De AndréPercorso ancora un chilometro e trecento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo un’altra deviazione sulla sinistra che ci porta alla struttura alberghiera rurale denominata L’Agnata di De Andre. Era originariamente un antico stazzo semidiroccato, ed è stato acquistato da Fabrizio De André verso la fine degli anni ’60 del novecento. Da allora, nel corso degli anni, è stato realizzato un laghetto artificiale e la struttura ha subito diversi interventi di ampliamento e riqualificazione, ma sempre nel massimo rispetto all’ambiente circostante. La chiesa campestre di San BachisioProseguendo oltre l’Agnata sulla stessa strada, raggiungiamo, in due chilometri e settecento metri di sterrato, la chiesa campestre di San Bachisio una tipica piccola chiesa campestre gallurese, costruita in conci di granito a vista, contrafforti laterali e campaniletto a vela sulla facciata. All’interno, l’unica navata è suddivisa in tre campate da due archi a tutto sesto, e dietro l’altare una nicchia contiene la statua marmorea del Santo realizzata da un ignoto scultore che operò in Gallura nei primi decenni del seicento. nel retro della chiesa, a poca distanza, vi è un recinto con un piccolo Cimitero rurale. La seconda domenica di maggio presso questa chiesa campestre si celebra la Festa di San Bachisio, con le sue tradizionali celebrazioni religiose, una Festa che in passato si svolgeva anche nel mese di settembre. Passata la frazione Cantoniera Curadureddu arriviamo in località Fondu di MontiTornati indietro dalla deviazione che ci ha portato alll’Agliata, ritorniamo sulla SS392, e, proseguendo verso sud, dopo un chilometro e mezzo troviamo alla destra della strada la frazione Cantoniera Curadureddu (altezza metri 587, distanza 6.8 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale si trova l’omonima casa cantoniera. Cento metri più avanti, alla destra della strada, si trova la Statua della Madonna che segna l’inizio dei sentieri che da Curadureddu portano all’Orto Botanico di Curadureddu, e che poi salgono per le pendici del Monte limbara. Una deviazione verso est ci porta nel cuore del parco regionale del Monte limbara ed alla frazione VallicciolaCirca trecentocinquanta metri più avanti, svoltiamo a sinistra, verso est, sulla SP51, che ci porta all’interno del Parco regionale del Monte limbara uno degli otto parchi regionali dalla regione Autonoma della Sardegna, che è costituito da una vasta area collinare e montuosa ricca di querce da sughero. Il parco si estende sui monti del limbara coprendo un’area di 19.833 ettari, da Tempio Pausania fino al lago Coghinas. Le montagne sono granitiche e vi si possono ammirare spettacolari forme di erosione. Il parco è ricchissimo di macchia e di endemismi vegetali con altrettanta ricca fauna; è in programma la reintroduzione del cervo sardo. Dopo sei chilometri e mezzo in ripida salita, la SP51 ci fa arrivare in frazione Vallicciola (altezza metri 1.053, distanza 13.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). La strada per raggiungere Vallicciola è molto bella e lungo di essa sono presenti aree di sosta e fonti ristoratrici, immerse nella fitta boscaglia. In località Vallicciola si trova anche la Fontana Vallicciola situata in una zona pianeggiante, in un altopiano ad una altitudine di 1.053 metri. Tutta costruita granito, è dotata di rubinetto ed è situata tra alberi di sequoie giganteschi e alberi di pino, offre spazi per pic-nic, ampi posteggi, ed anche l’Albergo Vallicciola. Sicuramente una delle zone più belle e fruibili del Monte limbara. La seconda o terza domenica di giugno, nell’ambito della manifestazione Foreste Aperte promosso dall’Ente Foreste, con la visita della foresta del Limbara nord. La manifestazione vuole richiamare l’attenzione sull’importanza dell’utilizzazione sostenibile delle foreste, sia per la popolazione locale, sia per i turisti, e si svolge partendo da Vallicciola, e proseguendo per sei chilometri oltre questa località, nelle foreste dei dintorni. Sempre a Vallicciola a metà di agosto si svolge la Festa della Montagna con degustazione dei piatti tipici della cucina gallurese. La chiesa campestre di Nostra Signora della Neve e poi sulla vetta del Monte limbaraSuperata la località Vallicciola, dopo due chilometri e mezzo sulla SP51 troviamo, sulla sinistra, la base militare Nato, che è stata un punto di snodo del vecchio sistema di telecomunicazioni Troposcatter, ormai dismesso a seguito della migrazione su tecnologia satellitare. La base è entrata in funzione nel 1966, e per qualche decennio è stata uno dei principali centri di controllo delle comunicazioni radio del Mediterraneo. Poi, nel 1993, la base è stata definitivamente abbandonata. Proseguendo per altri cinquecento metri, troviamo le indicazioni che ci fanno prendere una stradicciola sulla destra. Preso questa stradicciola, verso destra si vede la Statua della Madonna della Neve mentre a sinistra la strada ci porta alla chiesa campestre di Nostra Signora della Neve. L’antica chiesa è menzionata in un documento del 1901, come Luogo di culto aperto sulla vetta del limbara dedicato alla Vergine della Neve, per oblazioni dei cittadini, allo scopo di celebrarvi qualche messa nella stagione estiva. Ma solo due anni dopo, l’edificio si era ridotto a un cumulo di rovine. Nel 1993 è stata posta la prima pietra del nuovo tempio, aperto definitivamente al culto l’anno successivo. La struttura è interamente in conci granitici e si presenta con una pianta mononavata ed absidata, divisa in tre campate da archi a sesto acuto. Sopra l’ingressosi apre un oculo circolare e sopra a questo, il campanile a vela. L’accesso secondario è ricavato sul fianco sonistro e tre finestre rettangolari, per ciascun lato lungo, illuminano la sala che ha una copertura a capanna. Presso questa chiesa, il 6 agosto si celebra la Festa di Nostra Signora della Neve. Circa seicento metri più avanti, arriviamo alla cima più alta del massiccio, che è la Punta Balistreri, che si innalza fino alla quota di 1.359 metri sul livello del mare, sulla quale sono presenti i ripetitori televisivi che coprono buona parte della Provincia di Sassari e la parte orientale della Provincia di Nuoro. Passati i ripetitori radio televisivi più importanti di tutta la Sardegna settentrionale, la strada ci porta dopo altri seicento metri sulla cima del Monte limbara in lingua sarda Monte ’e limbara, in gallurese Monti di limbara. Il nome del massiccio potrebbe derivare dalla denominazione Limes Balares, ossia confine dei Balari, data alla zona dai Romani, in quanto costituiva la linea di confine interna alla Sardegna tra la regione abitata a nord dai Corsi, ossia la Gallura, e quella abitata dai Balari, ossia il Monteacuto e la parte orientale del Logudoro. In località Fondu di Monti si trova la chiesa campestre di San Pietro ApostoloEvitando la deviazione sulla SP51 e proseguendo, invece, sulla SS392, dopo circa ottocentocinquanta metri troviamo sulla destra una deviazione che ci porta nella località Fundu di Monti. Evitando la deviazione per Fundu di Monti e, percori altri trecento metri sulla SS392, prendiamo sempre verso destra la successiva deviazione che ci porta alla chiesa campestre di San Pietro Apostolo in Fundu di Monti, una delle numerose Chiese volute da Pio XI, intorno al 1930, per l’assistenza spirituale degli abitanti delle campagne. Presso questa chesa, ogni anno si celebra, il 29 giugno, la Festa di San Pietro Apostolo, mentre all’interno dell’abitato di Tempio Pausania la sera del 28 giugno si può assistere all’accensione dei fuochi di San Pietro. Sulla SS392, di fronte alla deviazione per la chiesa campestre, alla sinistra della strada, si trovano le aree di parcheggio della Fontana di Fundu di Monti una fontana con cinque bocche, due a destra, due a sinistra ed una nel mezzo, dalle quali sgorga acqua moderamente diuretica che nasce in una sorgente granitica. In località Fundu di Monti, percorso ancora circa un chilometro si arriva al Vivaio Produttivo di Fundu di Monti. Uscendo da tempo Pausania verso nord troviamo l’Hotel Pausania InnUscendo da Tempio Pausania sulla circonvallazione San Giuseppe, prendiamo verso nord la SS133 che porta in direzione di Palau. Passata la linea ferroviaria, vediamo, alla sinistra della strada, una desiazione con le indicazioni per l’Hotel Pausania Inn. Poco distante dal paese, l’Hotel Pausania Inn si trova in una posizione strategica da cui partire alla scoperta del nord dell’Isola, ed è molto apprezzato dai motociclisti. L’Hotel dispone di ampi spazi comuni e gode di una meravigliosa vista sui monti di Aggius, il resegone sardo. La grande piscina all’aperto del Pausania Inn è il luogo ideale dove rilassarsi, gustando i drink del servizio bar, ed al ristorante si possono gustare specialità nazionali e internazionali, ma soprattutto i piatti tipici della Sardegna e della Gallura. |
Più a nord si trova il Nuraghe complesso MajoriPercorriamo circa seicento metri sulla SS133, poi, seguendo le indicazioni, prendiamo una deviazione sulla destra, la seguiamo per duecento metri, al bivio prendiamo verso sinistra, e, dopo poco più di altri duecento metri, troviamo una strada bianca sulla sinistra che ci porta al Nuraghe Majori edificato a 481 metri di altezza. È un Nuraghe complesso costruito in granito, di tipo misto con corridoio, camere e torri. Abbina le caratteristiche dei Protonuraghi a corridoio, come dimostra la forma irregolare e soprattutto la presenza di un corridoio centrale con copertura a ogiva che taglia longitudinalmente la struttura, con quelle dei Nuraghi a tholos. L’ingresso dà accesso a un corridoio, ai cui lati sono presenti due vani laterali ovoidali, un vano con nicchia, l’altra con copertura a tholos. Il corridoio finisce nel cortile racchiuso da una cinta di mura. Al bastione si arriva con una scala che parte dal cortile, scala che porta al piano superiore dove si possono vedere i resti di due torri sovrapposti ai vani del piano terra e un vano piccolo sul muro di cinta. In una ricostruzione grafica di Alberto Ferrero della Marmora, il Nuraghe appare sovrastato da due torri, il che porterebbe a ritenere che fosse presente un altro ambiente al di sopra di una delle due camere ovoidali. Nelle vicinanze si trovano i resti di un insediamento. Proseguendo verso Aggius ai limiti della Piana dei Grandi Sassi si trovano i resti del Nuraghe Nuracu d’IzzanaAncora sulla SS133, dopo circa quattro chilometri e trecento metri, troviamo sulla sinistra la deviazione sulla SP27 che ci porta in direzione di Aggius. Presa la SP27 entriamo nel territorio di Aggius, dopo poco più di due chilometri la SP27 fa una leggera curva a destra e diventa SP74 che esce da Aggius e si dirige verso nord. Ai limiti della Piana dei Grandi Sassi, in territorio di Aggius, si trova il Nuraghe denominato Nuracu complesso d’Izzana che pur essendo a breve distanza da Aggius, appartiene però al territorio Comunale di Tempio Pausania. Si tratta di uno dei meglio conservati della Gallura, interamente in granito. Ci si può accedere direttamente dalla piana attraverso una strada sterrata che si prende verso destra poco dopo il belvedere, ma non è semplice per la mancanza di segnaletica. Per raggiungerlo è più semplice, usciti da Aggius sulla SP74, dopo circa due chilometri e cento metri svoltiamo a destra in una strada bianca. La seguiamo per un chilometro e duecento metri, poi prendiamo ancora a destra in un viottolo accidentato che attraversa diversi terreni a pascolo e che, dopo un altro chilometro e trecento metri, ci porta a poca distanza dal Nuraghe. È un Nuraghe complesso di tipo misto, in quanto abbina le caratteristiche dei Nuraghi a corridoio, con quelle dei Nuraghi a tholos. Le differenze costruttive indicano evoluzioni successive della costruzione iniziale. Ha pianta triangolare leggermente oblunga con gli angoli smussati, con due ingressi. Dal principale a sud ovest si accede ad un corridoio, mentre un secondo ingresso è situato nella parete sud est, e dal vano scala diparte da una nicchia e porta a diversi ambienti su un livello superiore. La camera centrale, con copertura a tholos, è ben conservata e da essa si accedeva con corridoi interni alle camere laterali, situate a diverse altezze da terra. Proseguendo superiamo la Funtana di li Naccari ed arriviamo alla frazione Cantoniera di PaduluTorniamo sulla SS133, dove troviamo sulla sinistra la deviazione sulla SP27 che ci porta in direzione di Aggius. All’incorcio tra le due strade, sulla sinistra si trova la Funtana di li Naccari. Presa verso destra la prosecuzione della SS133, dopo circa cinquecento metri vediamo sulla destra i resti della frazione Cantoniera di Padulu (altezza metri 419, distanza 6.3 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale si trova l’omonima casa cantoniera. L’area circostante la casa Cantoniera è quella che è interessata dalla bonifica di Padulo, ossia di una vallata enorme, ad alcuni chilometri da Tempio, sulla destra della SS133 che collega Tempio con Palau, che è stata impiegata come discarica Comunale in anni bui, quando la salvaguardia dell’ambiente era ancora lontana. Oggi, in alcuni tratti, quella vallata è scomparsa sotto milioni di tonnellate di immondizia di tutti i generi, che formano una serie di colline degradanti ricoperte di erbe e rovi da cui spuntano a perdita d’occhio gomme d’auto, materiale da risulta, bottiglie di vetro e plastica, ed altri rifiuti. Dall’inizio del 2015 dovrebbe essere iniziata la bonifica di quest'area. Deviamo a ovest verso la località Scupetu con la chiesa campestre di San Gavino Martire o San Gavino di ScupetuCirca un chilometro più avanti sulla SS133, prendiamo a sinistra la SP5 in direzione di Aglientu. Dopo circa tre chilometri e mezzo, subito dopo una curva, ci troviamo sulla destra davanti a due cancelli metallici verdi. Imboccato quello frontale, in circa trecento metri arriviamo alla chiesa campestre di Santu Baignu noto anche come San Gavino di Scupetu. Le sue antiche origini sono documentate da una epigrafe, sull’architrave dell’ingresso, che attesta il restauro avvenuto nel 1618. Di recente, allo scopo di creare idonei locali per la cucina del giorno della festa, è stata prolungata una falda della copertura. La prima domenica di maggio presso questa chiesa si svolge la Festa di San Gavino. La Festa si ripete anche l’ultima domenica di ottobre. Passata la frazione Cantoniera Scupetu raggiungiamo il grande Centro Ippico di ScupetuContinuiamo sulla SP5 che, in quasi un chilometro, ci porta a vedere alla sinistra della strada la frazione Cantoniera Scupetu (altezza metri 398, distanza 12.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale si trova l’omonima casa cantoniera. Duecento metri più avanti, pasata una trasversale che parte sulla sinistra, di fronte a un agriturismo, si trova, sempre alla sinistra della strada, l’ingresso del grande Centro Ippico di Scupetu. Tornati sulla strada verso Palau troviamo la frazione la Casedda dove si ha una bella veduta del monte PulchianaRitornati indietro sulla SS133, proseguendo ancora, dopo due chilometri e ottocento metri, prendiamo una deviazione sulla sinistra che ci porta alla frazione la Casedda (altezza metri 407, distanza 7.6 chilometri, non è disponbile il numero di abitanti), dove poco più avanti si trova, alla sinistra della strada, l’omonimo stazzo. Percorsi un paio di chilometri dalla deviazione, iniziamo a vedere sulla destra della strada il Monte Pulchiana che è visibile anche alla sinistra della strada dalla SS133 che si dirige verso Luogosanto. Si tratta del monolite granitico più grande della Sardegna, situato su un altopiano alto tra i 550 ed i 673 metri, nel quale vi e anche un villaggio nuragico a testimonianza che la zona e stata ritenuta favorevole per gli insediamenti umani fin dai tempi più remoti. È inserito tra i principali monumenti naturalistici della Sardegna, e con la sua forma a panettone dà vita ad uno scenario affascinante. La chiesa campestre di Santa Maria Assunta nota anche come Nostra Signora di MezaustuA Tempio Pausania, da via Torino prendiamo sulla sinistra, prima della piazza antistante il Cimitero, la via Quarto e poi subito a destra la via Salerno, che supera la ferrovia ed esce dall’abitato. Proseguiamo su questa strada, in direzione di un maneggio, e, dopo circa tre chilometri dalla ferrovia, arriviamo a un bivio, dove si trova una nicchia che ospita una statuina della Madonna. Qui prendiamo la strada a sinistra, che, dopo circa settecento metri, si immettesu un’altra strada proveniente da sinistra. Proseguiamo verso destra e, dopo circa trecento metri, arriviamo a un bivio, sotto due imponenti pini, in prossimità di tre cancelli. Qui imbocchiamo la strada a sinistra che, in circa cinquecento metri, ci porta alla chiesa campestre di Santa Maria Assunta conosciuta anche come Nostra Signora di Mezaustu. Ci troviamo nella vallata ad est di Padula. La chiesa, di linee semplici con un campanile a vela al sommo della facciata, ha un piccolo porticato sul lato destro. Presso questa chiesa il 15 agosto, proprio il giorno dedicato all’Assunzione della Vergine, si svolge la Festa della Madonna di Mezaustu, per la quale i pellegrini vengono accolti, il mattino presto, con una tazzina di caffè accompagnata da buoni biscotti. La chiesa campestre della Santissima TrinitàVisitata la chiesa di Nostra Signora di Mezaustu, torniamo alla statuina della Madonna. Qui prendiamo la strada verso destra e, dopo circa due chilometri, prendiamo sulla sinistra una stradina che, percorsa per circa cinquecento metri, ci conduce nell’area della villa scomparsa di Latinacho. All’interno di quest'area si trova la chiesa campestre della Santissima Trinità una chiesa d’impianto medievale, che era molto probabilmente la parrocchiale della villa di Latinacho, che fino al 1288 faceva parte del Giudicato di Gallura, e che risulta elencata nel 1358 tra gli otto centri che in epoca pisana appartenevano alla Curatoria Geminese, ed è stata successivamente abbandonata. La sua struttura è formata in parte da cantonetti granitici abbastanza regolari ed in parte in pietre naturali non lavorate. Ha un lungo corpo centrale, scandito da quattro su entrambi i lati. L’ingresso ed il campaniletto a vela soprastante, molto rustico, sono leggermente spostati sulla sinistra della facciata. All’interno, dietro all’altare, in una nicchia protetta da un vetro si trova una statua di gusto popolaresco che raffigura Dio assiso in trono, denominato Lu Babbu Mannu. La domenica successiva alla Pentecoste ci si svolge la Festa della Santissima Trinità, preceduta dal vespro, che, dopo 40 anni, è stata riproposta nel 2011, dopo un lungo lavoro di restauro e ripristino della strada di accesso. recandoci verso Nuchis incontriamo la chiesa campestre di Santa LuciaUscendo da Tempio Pausania verso est sulla SS127 Settentrionale Sardache porta a Calangianus, dopo la rotonda all’incrocio con la via Palmiro Togliatti proseguiamo per circa trecentocinquanta metri, e prendiamo a sinistra, subito prima di un grosso centro commerciale, la deviazione in una stradicciola che si muove verso nord. Procediamo per settecento metri, poi a un bivio svoltiamo a sinistra e procediamo per cinquecentocinquanta metri, prendiamo una deviazione verso destra e, in settecento metri, arriviamo in un fitto sughereto. All’interno del sughereto si trova la piccola chiesa campestre di Santa Lucia una tipica chiesa gallurese con conci di granito a vista, che ospita all’interno una statua della Santa. Una lastra con epigrafe all’interno della chiesa, informa che La statua di Santa Lucia è regalo fatto dalle sorelle Augias Maria Rosa e Maria nati a Tempio e domiciliati a Ittiri, con la data 1915, probabilmente quella del suo restauro. Presso questa chiesa campestre si celebra la Festa di Santa Lucia l’ultima domenica di maggio ed il 13 dicembre, in occasione della ricorrenza liturgica. La chiesa campestre di Nostra Signora della pace o di San Leonardo ConfessoreProprio di fronte alla stradicciola che ci ha portato alla chiesa campestre di Santa Lucia, sulla destra della SS127, vediamo un bel portale in granito affiancato da un cancello rosso, fiancheggiando il quale, sulla sinistra, parte una stradina che fiancheggia la SS127. Imboccata la stradina, la percorriamo per duecento metri e, lasciata sulla destra un’azienda agrituristica, al bivio proseguiamo sulla sinistra per gli ultimi duecento metri lungo una strada sterrata. a strada ci porta alla chiesa campestre di Nostra Signora della pace conosciuta anche come chiesa di San Leonardo Confessore edificata forse nel diciassettesimo secolo. È una tipica chiesa gallurese in conci di granito a vista, con due ingressi e una piccola croce sovrastante quello principale. Presso questa chiesa il lunedì dell’Angelo, si svolge la Festa di San Leonardo. La zona industriale di Tempio PausaniaPercorsi altri duecento metri sulla SS127, parte sulla sinistra la SP9 che conduce alla frazione Tempio Pausania denominata Nuchis. Passata la deviazione per Nuchis e proseguendo ancora sulla SS127, a circa quattro chilometri dal centro di Tempio Pausania, si trova l’ampia Zona industriale di Tempio Pausania. Da Tempio Pausania verso est arriviamo alla sua importante frazione NuchisUscendo da Tempio Pausania verso est sulla SS127 Settentrionale Sardache porta a Calangianus, dopo poco più di cinquecento metri dalla rotonda all’incrocio con la via Palmiro Togliatti si può prendere sulla sinistra la SP9 che ci porta alla frazione Tempio Pausania denominata Nuchis. Percorsi due chilometri e duecento metri sulla SP9, arriviamo a un incrocio dal quale parte sulla destra la via Santo Spirito, che incontreremo più avanti. Percorsi meno di duecento metri, arriviamo a una rotonda che porta alla sinistra al nuovo Istituto Penitenziario Pittalis, mentre proseguendo dritti verso destra ci porta all’interno dell’abitato, dove la SP9 assume il nome di corso Vittorio Emanuele. Arriviamo alla frazione NuchisDalla SS127, prendiamo la deviazione a sinistra sulla SP9 che, in due chilometri e mezzo, ci porta alla sua pittoresca frazione Nuchis (altezza metri 504, distanza 5.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 308), situata in una pittoresca vallata, circondata da boschi di sughere e pittoresche formazioni graniche. L’abitato si è sviluppato nei secoli sedicesimo e quindicesimoII, accogliendo i profughi delle località costiere battute dai pirati saraceni. La principale caratteristica dell’abitato è quella di avere la maggior parte delle costruzioni abitative realizzate in granito, con i terrazzi che vengono solitamente addobbati con piante e fiori. Nonostante sia un piccolo centro, la frazione conta ben cinque Chiese, alcune delle quali sono antichissime. Il nuovo Istituto Penitenziario Pittalis di NuchisArrivati a Nuchis, troviamo una rotonda prima di entrare nell’abitato, prendiamo a sinistra e, in duecento metri, arriviamo a nord ovest dell’abitato, dove si trova il grande nuovo Istituto Penitenziario Pittalis di Nuchis, destinato a sostituire la famigerata e lugubre Rotonda, che, sino al 2012, è stata sede del Carcere circondariale di competenza del Tribunale di tempio Puasania. Si tratta di un penitenziario di media sicurezza, con all’interno strutture ricreative, zone verdi, gli alloggi per il personale e un modernissimo centro servizi. L'oratorio della Santa CroceDalla rotonda, prendendo da corso Vittorio Emanuele, percorriamo trecento metri all’interno dell’abitato e, poco prima dell’incrocio con la via del Santo Spirito, troviamo alla destra della strada la facciata dell'oratorio della Santa Croce. Non abbiamo notizie certe circa la fondazione della chiesa ed oratorio anche se si può presumere sia seicentesco, ma, secondo il canonico Pes, la chiesa ed oratorio sarebbe stato interamente rifabbricato nel 1840 con i conci della scomparsa chiesa di Santa Margherita. L’oratorio presenta un frontone parzialmente occultato dalla strada principale, con una finestra quadrangolare e un campanile a vela. L’ingresso è sul lato destro, affacciato sulla via Luras. L’interno è a navata unica divisa in due campate da un arco diaframma, con la prima campata occupata da una cantoria. La chiesa del PurgatorioPassato la chiesa ed oratorio della Santa Croce, prendiamo a sinistra la strada che lo fiancheggia, ossia la via Luras, e la seguiamo per settanta metri, fino a vedere, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa del Purgatorio. L’oratorio viene fondato nella prima metà del settecento da Giovanni Piga, rettore di Nuchis, il quale compila il suo testamento nel 1752 e muore nel 1754. Ma in una visita del 1745, la chiesa ed oratorio risulta già edificato e dotato di arredi. L’oratorio costituiva una cappellania laicale dotata di rendite lasciate in eredità dallo stesso canonico Piga col suo testamento. L’oratorio presenta una facciata a capanna con campanile a vela e portale architravato sormontato da un piccolo rosone. L’interno è a navata unica divisa in campate da archi diaframma reggenti una copertura a due falde. Il vecchio lavatoio di Nuchis e la funtana d’IgnòPassata la chiesa del Purgatorio, imbocchiamo l’Antica strada romana ossia un tratto di strada conosciuto con questo nome, che probabilmente è solo una denominazione alla memoria. La seguiamo, proseguiamo su una sterrata e, dopo un centinaio di metri, arriviamo ancora più avanti, subito fuori dal paese. Qui vediamo, alla destra, il Vecchio lavatoio di Nuchis, ed alla sua sinistra la Funtana d’Ignò una fontana pubblica vicina al lavatoio. Il Santuario dei Santissimi Cosma e DamianoTornati sul corso Vittorio Emanuele, invece di predere a sinistra la via Luras, prendiamo a destra la via Spirito Santo, che ci porterà sulla SP9 prima della rotonda. Percorsi centoventi metri, troviamo alla sinistra della strada una grande scalinata, che ci porta in un piazzale sul quale si affaccia il retro della chiesa parrocchiale e, poco più avanti, la facciata del Santuario dei Santi Cosma e Damiano fondato nel 1529 dopo una peste, ricostruito nel 1835 quando ha subito lavori di ampliamento con l’implementazione di una campata. Altri lavori di restauro e ristrutturazione si segnalano nel 1990 quando sono stati inseriti peducci nei terminali dei fianchi. La struttura dell’edificio è interamente in granito con facciata a spioventi e campanile a vela sulla sommità. Sulla facciata si apre il portale dove nell’architrave è posta l’epigrafe con data 1987. In linea con il portale si trova una finestra rettangolare. Sul fianco di destra si aprono due finestre con vetrate policrome. All’aula si accede tramite un endonartece. L’aula ha una sola navata con la volta a botte divisa da cinque arcate, e conserva al suo interno affreschi del pittore milanese Carlo Armanni. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alle statue dei due Santi conservate al suo interno, che sono oggetto di venerazione. Sono due statue molto simili tra loro, poste in nicchie presenti nel retro dell’altare. In mano tengono una scatoletta, come simbolo dell’arte dei medici, e la palma del martirio. La Festa patronale si svolge l’ultimo fine settimana di settembre, ed è la Festa dei Santi Cosma e Damiano e Di Sant’Isidoro. La chiesa parrocchiale dello Spirito SantoDalla grande scalinata, arriviamo in un piazzale sul quale si affaccia il retro della chiesa parrocchiale. Costeggiata la fiancata sinistra della chiesa, arriviamo alla facciata della chiesa dello Spirito Santo che si trova sopraelevata rispetto alla via Spirito Santo sottostante. Edificata nel tredicesimo secolo, la chiesa è dedicata alla Pentecoste, e si presenta con un’ampia facciata in granito chiusa in alto da un timpano a doppio inflesso, con in basso un portale architravato sormontato da una finestra quadrangolare. L’interno è a navata unica coperta a botte rinforzata da sottoarchi che la dividono in tre campate sulle quali si aprono altrettante cappelle per parte, ugualmente voltate a botte. In fondo è chiusa da un presbiterio quadrato, voltato a botte, non in linea con l’asse dell’aula. Sul retro, al lato del presbiterio, si erge la torre campanaria, a canna quadrata, divisa in cinque livelli dei quali l’ultimo costituisce la cella campanaria, con la particolarità di avere una piccola balaustra, sempre in pietra, attorno al pinnacolo. All’interno, nell’altare maggiore, conserva un prezioso dipinto di Giovanni Marghinotti di fine ottocento raffigurante la Pentecoste, mentre nella seconda Cappella a sinistra un grandioso Crocifisso del quindicesimo secolo, con braccia snodabili, che un tempo si trovava presso la chiesa della Santa Croce. La chiesa costituisce, con l’Santuario dei Santissimi Cosma e Damiano, un bel complesso parrocchiale. Il Cimitero di NuchisUna trentina di metri più avanti lungo la via Spirito Santo, troviamo, sulla sinistra, un secondo ingresso che porta sul retro del Santuario dei Santissimi Cosma e Damiano. Subito più avanti, si trova, sempre a sinistra, un cancello che immette in una strada sterrata, che porta, in meno di un centinaio di metri, al piccolo Cimitero di Nuchis. Gli uffici del comune di NuchisTornati sul corso Vittorio Emanuele, proseguiamo verso sud est per circa un centinaio di metri e, un poco più avanti, ad angolo con una traversa sulla destra, si trova la piazza della Libertà. In essa si affaccia il palazzo che ospita la sede e gli Uffici del comune di Tempio Pausania presenti nella sua frazione Nuchis. Quasi all’uscita dal paese si trova la chiesa di San SalvatoreProseguiamo lungo il corso Vittorio Emanuele per ancora una settantina di metri, quasi ad uscire dal paese. Qui troviamo, alla destra della strada, uno slargo in terra battuta, sul quale si vede la facciata della chiesa di San Salvatore. La chiesa ha la classica tipologia di tutte le Chiese galluresi, realizzata interamente in conci di granito a vista, ed è stata edificata nel seicento e notevolmente restaurata nel 1891. La Festa di San Salvatore, normalmente, si svolge la terza domenica di maggio. Il Campo Sportivo di NuchisPassata la chiesa di San Salvatore, proseguiamo per circa centocinquanta metri sulla SP9 che esce dal paese verso sud est, e prendiamo una deviazione sulla destra il leggera salita. La seguiamo per quattrocento metri, poi prendiamo una sterrata sulla destra che ci porta al Campo Sportivo di Nuchis. La stazione ferrroviaria di NuchisRitorrnati sulla SP9, la strada esce dal paese, prosegue e, dopo un chilometro, attraversa la SS127. Continuando sulla prosecuzione della strada provinciale per centocinquanta metri, prima di passare la strada ferrata, troviamo sulla destra la Stazione ferroviaria di Nuchis. Questa stazione attualmente costituisce una tappa del percorso del Trenino Verde nella tratta che collega Bortigiadas con Aggius, tempio Puasania, Nuchis, e termina a Luras. La nascita dello scalo ferroviario di Nuchis è legata alla costruzione da parte delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, della ferrovia tra Monti e tempio, che collegava il limbara con la Dorsale Sarda. La ferrovia, è stata la prima tra le linee pubbliche a scartamento ridotto della Sardegna ad aprire all’esercizio nel 1888, e passa, nel 1921, alle Ferrovie Complementari della Sardegna. Inizia, subito dopo, da parte delle Ferrovie Settentrionali Sarde, la costruzione di una nuova ferrovia a scartamento ridotto tra Sassari e Palau che passa per tempio, e che sfrutta in parte il tracciato tra Monti e tempio, e così nel 1932, con l’inaugurazione del tronco tra Luras e Palau, nella fermata di Nuchis oltre ai treni delle Ferrovie Complementari iniziano a transitare anche i convogli delle Ferrovie Settentrionali, sostituite dal 1933 dalle Strade Ferrate Sarde. Per otto anni vi è una gestione condivisa della stazione, ma dato l’acquisto delle Ferrovie Complementari da parte delle Strade Ferrate Sarde, l’impianto viene ceduto a quest'ultima società nel 1941. Dal 1997 lo scalo è utilizzato solo per le corse turistiche del Trenino Verde. Oltre Luogosanto, si trovano Bassacutena e le frazione Tempio Pausania senza continuità territorialeNel 1947 Luogosanto, con il territorio circostante, è diventato comune autonomo, ma alcune frazioni di Tempio Pausania situate a nord del nuovo comune hanno continuato ad appartenere al comune di tempio, pur senza alcuna continuità territoriale. Vedremo in questa sezione la frazione Bassacutena, le Chiese campestri situate nel suo territorio, ed altre località e frazioni più piccole. Lungo la strada verso Bassacutena si trova la chiesa campestre di San Giacomo MaggioreTornati indietro, svoltiamo a destra, riprendiamo la SS133 che ci ha condotti fino qui, e procediamo in direzione nord est, dopo due chilometri e duecento metri, prendiamo una trasversale sulla sinistra seguendo le indicazioni per San Giacomo. Percorso un chilometro e quattrocento metri su questa deviazione, prendiamo verso destra la strada sterrata che, in trecento metri, ci porta allo Stazzo Santu Jacu. Da qui è possibile prendere una sterrata che ci conduce al Parco di San Giacomo, all’interno del quale è possibile vedere la chiesa campestre di Santu Jacu di Calcinagghju ossia di San Giacomo Apostolo o San Giacomo Maggiore. Costruita nel 1666 dalla famiglia tempiese dei Misorro, si trova in territorio di Luogosanto ma appartiene giuridicamente alla parrocchia di Bassacutena. All’interno, sotto il simulacro marmoreo del Santo, una lapide riporta la data 1679, che secondo la tradizione sarebbe l’anno nel quale la stessa famiglia fece realizzare la statua per farne dono alla piccola chiesa. L’antica chiesa, ormai cadente, è stata completamente demolita e riedificata nel 1913. L’edificio, come dimensioni, è la più grande fra le Chiese campestri del territorio Comunale di Luogosanto. La Festa di San Giacomo si svolge due volte l’anno. La prima è il 10 maggio, e prevede un pranzo al sacco. La seconda è il mercoledì dopo l’Assunta, quando vengono celebrati i vespri, ed il giorno seguente è quello solenne della Festa di San Giacomo che richiama un considerevole numero di turisti, con la messa che viene officiata dal parroco di Aggius, e con la Suprastantia, ossia il comitato, che organizza i festeggiamenti e il pranzo per i numerosi convenuti. Arriviamo alla frazione BassacutenaSuperato Luogosanto e passata la deviazione per San Giacomo, dopo due chilometri e trecento metri raggiungiamo il cartello indicatore dell’uscita dall’area Comunale di Luogosanto ed entriamo nella frazione Bassacutena (altezza metri 74, distanza 36,3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 500), che è una frazione Tempio Pausania dal quale è molto distante, senza continuità territoriale. Il nome Bassacutena si può riferire ai taglialegna toscani che venivano in queste zone della Sardegna per i loro commerci di legname, e deriva dal fatto che la zona è situata in basso, mentre la cutina è una pietra che si trova nei pressi dei fiumi che la circondano. Ma la vera nascita di Bassacutena è legata a Giuseppe Garibaldi, che, sino dal 1849, frequentava questi luoghi per la sua amicizia con la famiglia di Pietro Pilosu, proprietaria di uno stazzo. Garibaldi era all’epoca deputato, e, in questo ruolo, fece approvare una modifica del tracciato della strada che avrebbe collegato Tempio Pausania a Palau, in modo che una sua diramazione passasse per la proprietà dell’amico, favorendo così la nascita del nuovo agglomerato urbano di Bassacutena. La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloPassati meno di duecento metri, raggiunto il centro di Bassacutena, troviamo alla destra della strada statale, la chiesa di San Pietro Apostolo La chiesa parrocchiale che in origine era una delle tante piccole Chiese campestri, tutte uguali, fatte edificare da Pio XI, per la cura pastorale dei residenti nelle campagne. La chiesa è stata edificata nel 1931,su un terreno donato da un abitante che si chiamava Pietro Filigheddu, in onore del quale la chiesa è stata intitolata a San Pietro. L’edificio ha subito un intervento di ampliamento nel 1964, e nel 1978 viene costruita la casa parrocchiale. Oggi, dopo l’aggiunta del porticato, non conserva quasi più niente della primitiva struttura. La Festa patronale di Bassacutena, dedicata a San Paolo Apostolo, ha luogo il 28 e 29 giugno. Nella frazione camporotondo si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie o Santa Maria di Campu RitunduDi fronte alla chiesa, prendiamo la via Sorrento, che esce dall’abitato verso nord ovest, dopo un chilometro e seicento metri prendiamo la curva verso sinistra seguendo le indicazioni per Chessa, proseguiamo per altri tre chilometri ed arriviamo a un incrocio. Qui prendiamo verso destra e, in un chilometro e mezzo, arriviamo alla frazione campo Rotondo ossia Campu Ritundu (altezza metri 168, distanza 33.5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Entrando in questa località, troviamo alla sinistra della strada, su un rialzo, la chiesa di Santa Maria delle Grazie o di Santa Maria di Campu Ritundu. Si tratta di una piccola chiesa campestre edificata nel 1940 per iniziativa privata. La prima domenica di settembre presso questa chiesa si svolge la Festa campestre dedicata a Santa Maria delle Grazie. Passata la località Campavaglio arriviamo alla frazione Tempio Pausania denominata li lieriUsciti da Bassacutena lungo la SS133 verso nord, percorsi settecentocinquanta metri dalla chiesa parrocchiale, prendiamo la deviazione a sinistra sulla SP70, che si trova subito prima di incontrare alla sinistra della strada statale la Casa Cantoniera sulla SS133 di Palau. La SP70 ci fa salire verso nord ovest, dove dopo cinque chilometri raggiungiamo la località Campavaglio. Percorsi altri ottocento metri sulla strada verso sinistra, prendiamo leggermente a sinistra in località litticchedda e, in un chilometro e mezzo, arriviamo alla località campo Rotondo, che abbiamo già visitato, e dove abbiamo incontrato la chiesa di Santa Maria delle Grazie o di Santa Maria di Campu Ritundu. Proseguendo in direzione nord sulla SP70, dopo poco meno di due chilometri troviamo una deviazione sulla sinistra che ci porta alla frazione li lieri (altezza metri 152, distanza 44,5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Siamo ad appena sei chilometri da Porto Pozzo, frazione Santa Teresa di Gallura, affacciata sul mare. Il Campo da Calcio, il Cimitero e l’area artigianale di BassacutenaAll’uscita da Bassacutena lungo la SS133 verso nord, evitata la deviazione sulla SP70, proseguendo per altri settecntocinquanta metri, troviamo alla sinistra della strada il Campo Sportivo Federico Occhioni di Bassacutena, nel quale gioca la Bassacutena calcio C.S.I. che milita in terza categoria. Poi, poco più avanti, si trova l’ingresso del piccolo Cimitero di Bassacutena, e, subito più avanti, incontriamo, sempre alla sinistra della strada, la sua Area artigianale. La fonte e la chiesa campestre di San Giovanni Battista dell’antico villaggio di lapiaProseguendo verso nord con la SS133, dopo circa tre chilometri svoltiamo a destra in una strada che sembra tornare indietro e che seguiamo per poco più di due chilometri, poi troviamo una biforcazione alla quale prendiamo a sinistra, e dopo circa un chilometro e mezzo arriviamo al Parco di San Giovanni. All’interno di questo parco si trova la chiesa campestre di San Giovanni Battista detta anche San Giovanni di liscia, che è stata l’antica parrocchia del villaggio di Lapia che, a causa delle frequenti incursioni saracene e di mortali pestilenze, secondo una tradizione popolare dovrebbe essersi spopolato ed avere dato origine al paese chiamato Calangianus, alla cui diocesi appartiene ancora oggi la chiesa. All’interno del parco, alla destra della facciata della chiesa, si trova la Fonte di San Giovanni. Presso la chiesa di San Giovanni, il 24 giugno, la popolazione di Calangianus celebra la Festa di San Giovanni Battista. La località Ponte lisciaEvitando la deviazione per il parco di San Giovanni, proseguiamo verso nord est sulla SS133 e, dopo poco meno di cinque chilometri, raggiungiamo la frazione Ponte liscia (altezza metri 10, distanza 40.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Da qui la SS133 devia verso destra ed entra nel territorio di Palau. Siamo a solo cinque chilometri e mezzo da Porto Pollo, frazione Palau affacciata sul mare. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Gallura interna facendo una deviazione da Tempio Pausania a Luogosanto che visiteremo con i suoi importanti siti storici. |