Cossoine ed i dintorni dove si trovano la chiesa campestre di Santa Maria Iscalas e la voragine di su Mammuscone
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu portandoci a Cossoine che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni nei quali si trova la chiesa campestre di Santa Maria Iscalas. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro MeiloguIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d’acqua favoriscono questa ricchezza. In viaggio verso CossoineDal centro di Giave, usciamo verso ovest lungo il corso della repubblica, che prosegue, dopo essere uscita dall’abitato, con il nome di SP124. La seguiamo per circa tre chilometri e mezzo, superando il viadotto che porta la SP124 a passare sopra la SS131 di Carlo Felice, poi svoltiamo a destra prendendo lo vincolo in direzione di Cagliari, ed imbocchiamo la SS131 di Carlo Felice. La seguiamo per 2,7 chilometri, poi usciamo svoltando a destra ed imboccando la SS292dir Nord Occidentale Sarda, che, in poco più di due chilometri e mezzo, ci porta all’interno dell’abitato di Cossoine. Dal centro di Giave a quello di Cossoine abbiamo percorso circa nove chilometri. Il comune chiamato CossoineIl comune chiamato Cossoine (pronuncia Cossoìne, altezza metri 529 sul livello del mare, abitanti 762 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro agricolo collinare situato a sud dell’altopiano Meilogu, edificato in posizione dominante sulla sommità di un’altura affacciata sulla vasta distesa di pascoli di Campu Giavesu, con un centro storico seicento settecentesco. L’abitato è attraversato dalla SS392 diramazione della Nord Occidentale Sarda. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 157 a un massimo di 717 metri sul livello del mare. Origine del nomeSecondo alcuni, la sua denominazione potrebbe derivare dal sardo logudorese e campidanese Cóssu, che indica un Tino per il bucato; oppure, più probabilmente, dal nome di persona Cossu, discendente dalla denominazione Corsus. Come suggerisce il nome del paese, infatti, il paese potrebbe essere stato fondato nel primo periodo medioevale da una tribù corsa, proveniente dalle coste nord orientali della Sardegna. La sua denominazione trova conferma nelle carte medioevali, in cui si ritrovano le forme di CursenI o Corsein, ed anche nell’alta frequenza del cognome Unali che si ritrova nella sua popolazione, che deriva da Gunale, che è il nome storico di una curatoria del Giudicato di Gallura. La sua economiaL’economia del paese, che era fino all’ottocento tradizionalmente imperniata sull’agricoltura, grazie alla fertilità dei suoi suoli vulcanici, mentre oggi si basa quasi esclusivamente sull’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’attività agricola è, comunque, caratterizzata dalla coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutta. La limitata attività industriale è costituita da poche aziende che operano nel solo comparto dell’edilizia. Significative anche la lavorazione artigianale del ferro battuto e del legno, la produzione di carne, di miele e di pane tipico. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. L’apparato ricettivo offre la sola possibilità di ristorazione, non di soggiorno. Brevi cenni storiciNel suo territorio si trovano testimonianze della frequentazione della zona in periodo preistorico, trovandosi all’interno della cosiddetta valle dei Nuraghi. Non mancano testimonianze del passaggio dei Romani, con la costruzione dell’insediamento di Lucentia, detta anche Castrum lucentinum, ed oggi identificativo della località Lughentinas, ed anche dei Bizantini, con l’insediamento di Kourin, presso la chiesa di Santa Maria Iscalas, tra le Chiese più antiche dell’Isola. Durante il periodo medioevale appartiene al Giudicato del Logudoro, nella curatoria di Cabu Abbas. Nel corso del 1200 viene conquistata dai Doria e, successivamente, dagli Aragonesi, i quali la eleggono a Baronia e la cedono a Serafino di Montagnana. Nel 1480 la chiesa di San Giorgio di Cossoine ospita un Sinodo della diocesi di Sorres. Agli inizi del sedicesimo secolo viene, poi, ceduta alla famiglia De Castelvi e, in seguito, agli Alagon e ai Marchesi di villasol. Passata sotto il controllo dei Savoia, con il loro abbattimento delle tradizioni, con i loro soprusi e con la forte imposizione fiscale, il territorio tra i più selvaggi della Provincia di Sassari, allora ricco di foreste nei monti e di paludi nelle valli, diviene protagonista del banditismo locale, con i fratelli Cabizza di Cossoine e Peppino Marceddu di Pozzomaggiore, e anche di altri latitanti, come il famigerato Francesco Derosas di Usini. I numerosi soprusi fanno sviluppare negli abitanti del villaggio un carattere fiero rispetto alle autorità dominanti, tanto da dare loro l’appellattivo di Orgosoleddu. Nel novecento l’arrivo della ferrovia ed il progresso delle comunicazioni porta un certo sviluppo economico e sociale, ma con il quasi completo abbattimento degli alberi durante la costruzione della ferrovia. Dopo alcuni decenni, in periodo repubblicano le migliori condizioni economiche portano a un incremento della popolazione, che, a partire dagli anni ’50 del novecento, provoca una notevole emigrazione, soprattutto verso l’Argentina, il nord Italia ed il nord dell’Europa. Le principali personaggi nati a CossoineCossoine ha dato i natali allo scrittore Gavino Cossu, uno tra i massimi esponenti del romanzo storico in Sardegna. Nato a Cossoine nel 1844, Gavino Cossu è un romanziere, uno tra i massimi esponenti del romanzo storico in Sardegna. Trascorsi nel paese natale e nella vicina Bonnanaro gli anni della giovinezza e della formazione, fino al 1875, diviene insegnante elementare Condannato dalla sua cattiva stella a consumar la vita nel far apprendere l’a bi ci a parecchie decine di figli del popolo. Svolge poi l’incarico di ispettore scolastico, e, per meriti acquisiti, viene eletto Cavaliere della Corona d’Italia. contemporaneo di Alessandro Manzoni, riesce a rendere reali personaggi ed ambienti, e viene individuato, prima ancora di Grazia Deledda, come pioniere del romanziero storico del diciannovesimo secolo. Divenuto collaboratore di diversi quotidiani sardi, tra le sue opere di maggior successo citiamo Il colle del diavolo, ovvero, lupo Doria-Malaspina marchese di Bonvehi, La pazza della Maddalena, e Gli Anchita e i Brundanu. Racconto sardo del quindicesimo secoloII. Un suo lavoro intitolato Giovanni M. Angioy e i moti liberali del novecento rimane incompiuto. Di salute cagionevole, Gavino Cossu muore a Sassari nel 1890, all’età di solo 46 anni, e le sue spoglie vengono deposte presso il Cimitero Monumentale di Sassari. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a CossoineA Cossoine è attiva l’Associazione Folkloristica Gruppo Folk Santa Chiara di Cossoine, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Cossoine vanno citate, la seconda domenica di maggio, la Festa di San Sebastiano; l’11 agosto, si tiene la Festa in onore di Santa Chiara, patrona del paese; la seconda domenica di settembre, si tiene la Festa di Santa Maria Iscalas, presso la chiesa campestre omonima; il 4 ottobre, la Festa di San Francesco d’Assisi. La particolare caratteristica del canto a tenore femminile di CossoineCossoine è citato in diverse fonti storiche per una singolare caratteristica del suo canto a tenore, dato che, al contrario della consuetudine sarda di un canto a tenore esclusivamente maschile, in questo villaggio esisteva anche una tradizione di canto a tenore femminile, che da più di un secolo è, però, andata perduta. Visita del centro di CossoineL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende sulla sommità di un’altura, affacciato sulla vasta distesa di pascoli di Campu Giavesu. Entriamo nel centro del paese con la SS292dir Nord Occidentale Sarda che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Vittorio Emanuele. Il Cimitero di CossoineArrivando a Cossoine, prima di trovare la prima abitazione del paese sulla destra, troviamo una deviazione, sempre a destra, che dopo circa centocinqualta metri, ci porta al Cimitero di Cossoine, realizzato a partire dal 1829, che si trova alla sinistra della strada. Il Campo da CalcioProcedendo per circa cinquanta metri sulla via Vittorio Emanuele, prendiamo a sinistra la via Rinascita. Dopo circa 180 metri, prendiamo una deviazione a destra che, in trecento metri, ci porta all’ingresso del Campo da Calcio di Cossoine, che si trova alla sinistra della strada. Le cave di basalto di su ColvuSul retro del Campo da Calcio, si trova la Cava da basalto di Cossoine, dalla quale si ottenevano i ciottoli di basalto per la costruzione delle massiciate stradali, che un tempo costituivano una importane fonte di lavoro per molti dei suoi abitanti. Qui si trovano le colonne prismatiche penta esagonali di basalto che, secondo i geologi, si sarebbero formate 60milioni di anni fa a causa di una potente esplosione sotterranea. I basalti colonnari rappresenterebbero, quindi, quanto è rimasto dì antichi condotti di alimentazione vulcanica. Oltre a questa cava di basalto, nelle vicinanze si trova una cava dismessa, e, più ad ovest, quasi a ridosso della SS292dir Nord Occidentale Sarda, la Cava dismessa di su Colvu vicina a quella che era la Fonte di su Colvu, che si trova proprio affacciata alla strada statale. Nel territorio di trovano anche un paio di fornaci per produrre la calce. La piscina ComunalePrendiamo la strada che si trova di fronte all’ingresso del Campo da Calcio, la seguiamo per meno di cinquanta metri, e troviamo alla sinistra della strada l’ingresso della Piscina Comunale di Cossoine. La chiesa di San Sebastiano e la sua Festa con la famosa Ardia di CossoineRitorniamo sulla via Vittorio Emanuele, riprendiamo a seguirla verso il centro dell’abitato. Percorsi cierca centocinquanta metri, troviamo alla sinistra della strada la chiesa di San Sebastiano. Secondo gli storici sassaresi, la pestilenza del 1528, duratata per molti mesi, sarebbe cessata il venti gennaio del 1529, giorno della commemorazione del martirio di San Sebastiano, e per ringraziamento gli abitanti di Cossoine avrebbero eretto l’omonima chiesa. La seconda domenica di maggio a Cossoine si svolge la Festa di San Sebastiano. Il giorno della vigilia avviene la celebrazione dei vespri, seguiti dalla suggestiva Ardia di San Sebastiano, tradizione ancora viva e molto sentita dai cossoinesi, che è una sfrenata corsa a cavallo, certo meno famosa di quella di Sedilo ma sempre molto suggestiva. Il giorno successivo, la Festa è aperta dalla rituale corsa a cavallo, alla quale segue la processione con il simulacro del Santo e la celebrazione della messa solenne. Non è da escludere che l’Ardia di San Sebastiano di Cossoine risalga proprio al 1592, nel periodo della cessazione della pestilenza, dato che, insieme a quella di San Costantino di Sedilo, è una delle più antiche dell’isola. Un bel muralePercorsi circa cinquanta metri sulla via Vittorio Emanuele, parte a sinistra una strada secondari che porta alla Palestra delle Scuole Elementari. All’inizio di questa strada si può ammirare un bel Murale eseguito sulla parete laterale dell’edificio, fatto nel 1982 da un gruppo di pittori e ragazzi di Cossoine. Rappresenta la lotta che i poveri hanno sempre dovuto sostenere per avere, anch’essi, il diritto alla proprietà terriera. I giardini pubblici con la scultura di Pinuccio SciolaDuecento metri più avanti, alla sinistra della strada si apre la piazza Rossa, con ai due lati due edifici sui quali si possono ammirare due bei murali. All’interno della piazza si trova il portale d’ingresso, realizzato in pietra calcarea nella metà dell’ottocento, che immette negli ampi Giardini pubblici nei quali si trova la grande pineta di Cossoine. Al centro dei giardini pubblici è esposto un bel gruppo scultoreo del maestro Pinuccio Sciola il grande scultore di San Sperate divenuto famoso per le sue Pietre Sonore. La chiesa parrocchiale di Santa ChiaraPercorsi altri duecento metri sulla via Vittorio Emanuele, passato il civico numero 47, si apre sulla destra della strada la piazza Santa Chiara, sulla quale si trova la cinquecentesca chiesa di Santa Chiara che è la chiesa parrocchiale di Cossoine. L’interessante chiesa ha una facciata tardo gotica aragonese chiusa da due ali sporgenti, un portale gigliato a colonnine e cornici scolpite, un bel rosone centrale, e sulla sinistra si trova il campanile a canna ottagonale con cuspide. L’interno è a navata unica con cappelle laterali, la copertura a tre campate gotiche, che poggiano su pilastri, mentre le cappelle sono voltate a crociera. interessanti sono le sculture che adornano i pilastri, tra le quali, nel capitello del primo pilastro a destra, vi è scolpito un gruppo di figure maschili e femminili con vesti rinascimentali che sembrano danzare, ossia una rappresentazione del ballo sardo. alla sinistra della chiesa parrocchiale si trova la settecentesca casa parrocchiale. Ad agosto a Cossoine si tiene la Festa in onore di Santa Chiara, patrona del paese. La località Sa MadonninaProseguendo per poco più di cento metri, svoltiamo leggermente a destra in via Nuoro, che sbocca in una piazza, dalla quale parte verso sinistra, ossia verso nord ovest, la via Antonio Gramsci. Seguendola per 350 metri, vediamo alla destra della strada l’edicola nella quale si trova la statuetta appunto della Madonna, della Sa Madonnina che da anche il nome al luogo, che è assai caro agli abitanti di Cossoine. Al termine della strada, si trova la grande vasca di Sa Madonnina, presso la quale si trova un bel punto panoramico. Nelle vicinanze doveva trovarsi l’antica chiesa parrocchiale dedicata a San GiorgioTralasciata e ubicata fuori del centro urbano, non lontano da questa località doveva trovarsi l’Antica chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio. Questa chiesa doveva, comunque, già versare in condizioni pietose, quando, nel 1704, trovandosi a Cossoine, l’arcivescovo turritano Sicardo diede ordine di restaurarla. Di questa chiesa, nel 1839, il presbitero Vittorio Angius parla come di una chiesa di campagna A pochi passi dalle case verso ponente, dove già soleansi seppellire i morti, e questo fino alla costruzione dell’attuale Cimitero. Di questa chiesa non resta ormai nessuna traccia. La tradizione popolare racconta che il paese, quasi completamente distrutto dalla pestilenza del 1528, sia stato abbandonato da gran parte della sua popolazione, e che, approfittando di questo abbandono, gli abitanti di Pozzomaggiore abbiano trafugato la statua di San Giorgio, che ancora oggi si può ammirare nell’omonima chiesa del loro paese, che allora era stata da poco elevata. Il Municipio di CossoineTornati sulla via Vittorio Emanuele, un poco dopo la deviazione per la via Nuoro, al civico numero 14, si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Cossoine. L’ex Monte GranaticoUn poco più avanti, passato il civico numero 28, ad angolo con l’inizio della via Santa Croce che si muove verso destra, si trova l’edificio nel quale si trovava la sede dell’ex Monte Granatico che oggi accoglie il Centro di documentazione Pietrina Cossu. L’oratorio della Santa CrocePercorsi poco più di cento metri sulla via Santa Croce, arriviamo in piazza Santa Croce. Qui si trova la chiesa ed oratorio della Santa Croce una piccola chiesa risalente al diciassettesimo secolo. L’Anfiteatro ComunaleDalla piazza Santa Croce prendiamo verso sud est la via Enrico Berlinguer, dalla quale, dopo un centinaio di metri, troviamo sulla destra l’Anfiteatro Comunale di Cossoine, una struttura per attività culturali e di spettacolo. Procedendo, la via Enrico Berlinguer fiancheggia i giardini pubblici, che abbiamo già visto, dei quali sul lato sinistro della strada si trova tutto l’ampio lato meridionale. Visita dei dintorni di CossoineVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Cossoine, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Aidu, Crastu ’e Fora, Padru Mores; del Protonuraghe Pinnadu; dei Nuraghi complessi Accas, e Mandras;dei Nuraghi Addanas, Aidu, Alvoru, Biancu, Concas, Cruoes, Furraghes, Mandra Sas Ebbas, Nieddu, Pedra lada, Poltolu, S’Emis, S’Ena, Sa Midda, Santa giara, Sarusi, Sighi, su Truppu, Toi, Toi II, tutti di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla del Nuraghe di Santa Maria Iscalas, che è stato completamente distrutto. I resti del Nuraghe S’EnaArrivando a Cossoine con la SS131 di Carlo Felice, poco prima della deviazione sulla SS292 Nord Occidentale Sardabis, vediamo sulla destra il Nuraghe S’Ena un piccolo Nuraghe di tipologia indefinita la cui particolarità è che, sotto ad esso, si trova una sorgente, da cui viene il nome S’Ena, che significa appunto Vena d’acqua. Vicino al Nuraghe c’è una vasca di pietra ben lavorata che porta a pensare che possa essere servita per cerimonie rituali. I resti della Tomba di giganti di AiduUsciamo da Cossoine prendendo la via Vittorio Emanuele verso ovest, che diviene la SS292dir Nord Occidentale Sarda. Dal Municipio di Cossoine, percorsi duecento metri dopo le ultime case dell’abitato, prendiamo una deviazione a destra, che percorriamo compiendo un’ampia curva verso destra. Percorsi 2,3 chilometri, prendiamo una deviazione a sinistra, ossia in direzione nord, seguendo le indicazione. Percorsi circa cento metri, troviamo alla destra della strada la Tomba di giganti di Aidu recentemente restaurata, accessibile appunto dalla strada che si dirige verso monte Traessu e a Santa Maria Iscalas. I resti del Nuraghe AiduCirca centocinquanta metri più avanti, sulla destra della strada, in mezzo alla campagna, si trovano anche i resti del Nuraghe Aidu un Nuraghe di tipologia indefinita che, probabilmente, conserva ancora una tholos integra nel piano inferiore, che è però ancora interrato. Nei pressi del Nuraghe si trovano i resti del villaggio nuragico di Aidu. La chiesa campestre di Santa Maria Iscalas ed i resti nei suoi dintorniProcediamo in direzione nord per circa due chilometri e mezzo, poi prendiamo una deviazione sulla destra un una strada bianca che, in poco più di seicento metri, ci porta a una sterrata sulla destra, che conduce alla chiesa campestre, che si trova sulla cima di un’altura di seicento metri detta monte Sa Costanza. La chiesa campestre di Santa Maria Iscalas così chiamata perché posta sopra un sentiero difficile da percorrere. La chiesa è stata studiata fin dalla metà del ventesimo secolo da Raffaello Delogu, che l’ha considerata edificata in stile tardo bizantino nell’anno mille dai monaci Camaldolesi. Successivamente Maria Chiara Satta ha proposto l’anticipo della sua edificazione al sesto secolo, durante il primo periodo di dominio bizantino in Sardegna. In ogni caso, così come è giunta fino a noi, segna, architettonicamente, il passaggio dall’influenza dello stile bizantino alla cultura romanica, e costituisce uno degli esemplari più antichi dell’architettura religiosa dell’Isola. realizzata con scaglie di pietra calcarea bianca, ha pianta a croce greca, un corpo centrale con copertura a cupola, e quattro bracci con copertura a botte orientati verso i punti cardinali. In epoca successiva, all’impianto cruciforme è stato addossato ad ovest un corpo di forma rettangolare, al cui centro si riapre una monofora strombata a sguanci lisci. La chiesa di Santa Maria Iscalas. Presso questa chiesa campestre la seconda domenica di settembre si tiene la Festa di Santa Maria Iscalas, nella quale, dopo i riti religiosi, si tiene un grande pasto con l’offerta a tutti i partecipanti di piatti tipici, come il pane budidu, una zuppa di Panecarasau in brodo di agnellone, ed il porcetto arrosto. Più ad est rispetto alla chiesa si trovano i resti di un Nuraghe quasi raso al suolo, solitamente indicato come Nuraghe di Santa Maria Iscalas mentre subito a sud della chiesa si trovano i resti della Necropoli romana di Santa Maria Iscalas. Il massiccio di Monte TraessuProseguendo per meno di due chilometri, su questa strada bianca, arriviamo alla base del massiccio di Monte Traessu che è formato da rocce basaltiche ed è ricco di gole, dirupi e grotte. Nella zona sono presenti numerosi esemplari di sughere e roverelle. Sulla sommità del Monte Traessu è presente una torretta di avvistamento incendi dell’Ente Foreste della Sardegna. Nelle vicinanze è presente anche l’area attrezzata per picnic di Paule Manna, che fa parte di una ippovia che collega diversi centri del Meilogu. L’area di picnic si trova vicino al laghetto artificiale di Paule Manna, che però, purtroppo, è stato recintato e non è più accessibile, dato che oggi viene utilizzato soltanto dagli elicotteri antincendio. Un poco più ad ovest si trova il bacino idrico di Paule Pizzinna, un laghetto artificiale che era molto più piccolo, ma che è stato ingrandito nel 2010. Tra Paule Manna e Paule Pizzinna si trovano le cascatelle di Sos Istrampos. La voragine di su MammusconeDal Municipio di Cossoine, prendiamo la via Vittorio Emanuele verso est, poi svoltiamo a destra sulla via Trieste, che sbocca sulla via Trento, che si dirige verso sud. Dopo poco più di duecento metri, prendiamo sulla destra la strada che esce dall’abitato con il nome di Strada Vicinale Carraile, o Strada Vicinale di su Mammuscone. La seguiamo per circa 650 metri, poi troviamo sulla sinistra della strada il sentiero che porta alla spaventosa Voragine di su Mammuscone. La voragine è nota in tutta la zona dato che nel periodo medioevale veniva considerata, dalla credulità popolare, come la porta dell’inferno. Si racconta che, per ordine del clero o dei feudatari locali, venissero gettate in questa voragine le adultere, le coppie che si rifiutavano di sottostare allo Ius primae noctis, che veniva imposto alle donne, e soprattutto i vecchi non più utili ai lavori di campagna ed ormai incapaci di pagare le tasse, per porre fine alle loro vite eseguendo, così, la pratica del geronticidio. Il ricordo, vero o presunto, di questa consuetudine è rimasta nella tradizione popolare, e ancora oggi talora viene usata a Cossoine la frase In Mammuscone chi ti ’ettene, ossia Che ti buttino a Mammuscone, ed anche la frase Bae a Mammuscone, ossia Vai in... malora! La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a Bonorva dove visiteremo la necropoli di Sant’Andrea Priu, una delle principali necropoli dell’Isola, la chiesa romanica di San Lorenzo e la fonte sacra di su lumarzu. |