Domus de Maria con i resti della città fenicio punica di Bithia e le bellissime spiagge presenti nella Baia di Chia
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Sulcis Iglesiente. Da Teulada ci recheremo verso Domus de Maria dove visiteremo il paese e la sua costiera, andando a visitare Chia con le splendide spiagge che si affacciano sulla sua baia. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero. In viaggio verso Domus de MariaPer recarci da Teulada a Domus de Maria, riprendiamo da Teulada la SS195 Sulcitana che percorriamo per circa tredici chilometri. Si tratta di una bella strada che attraversa i boschi. Dal Municipio di Teulada a quello di Domus de Maria si percorrono 13.5 chilometri. Il comune chiamato Domus de MariaIl territorio del comune di Domus de Maria (altezza metri 66 sul livello del mare, abitanti 1.621 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte meridionale della Provincia di Cagliari, nella parte più ad est della regione del Sulcis, ed è attraversata dalla SS195 Sulcitana. Il territorio è contraddistinto da due aspetti morfologici, quello montano, nel quale si trova il centro abitato sulle pendici del Monte Cùccuru, e quello costiero con mare limpido e cristallino, spiagge pulite con dune coperte da ginepri secolari e diverse lagune che ne accrescono le bellezze naturali. Il paese chiamato è nota per le stupende spiagge nei pressi di Chia e per i suoi boschi. Gli abitanti vivono per la maggior parte nel capoluogo Comunale, mentre il resto della popolazione si distribuisce tra le frazioni di Chia, di Eden Roch ed il nucleo urbano minore di Setti Ballas, e molte case sparse. Il territorio Comunale comprende anche l’isola amministrativa di Piscinì, lungo la costiera all’interno del territorio di Teulada, che ha una superficie di 6.17 chilometri quadrati. Origine del suo nomeIl nome del paese rappresenta un composto che comprende il sardo Domo, con il significato di Casa, che provene dal latino Domo, declinazione ablativa del termine Domus. Ma va considerato che in sardo la Domo non era la casa, ma era il centro di un complesso rustico che raggruppava più case rustiche e pastorali, con le loro terre coltivate e chiuse, pertanto il suo etimo più corretto è quello di Centro rustico. È probabile che la denominazione del villaggio, che significa Case di Maria, evidentemente Maria Vergine, sia stata data dai frati Scolopi, i quali vi avevano stabilito un podere, che era difeso contro i pirati da «gente di servizio ben armata. Accaddero fatti maravigliosi di virtù che meriterebbero fama, e gli abitanti di Domus de Maria furono ben protetti». La sua economiaIl comune, alle tradizionali attività agro pastorali, ha affiancato un notevole sviluppo del turismo. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Si allevano bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, della pesca, del legno e dell’edilizia. Scarso è, invece, lo sviluppo del terziario. La bellezza e la varietà del paesaggio che la circonda, unità alla salubrità del clima e all’interesse dell’ambiente naturalistico e archeologico in cui è immersa, attraggono numerosi turisti. Degne di visita sono la vicina Costa del Sud, caratterizzata da piccole spiaggette fiancheggiate da speroni calcarei, la seicentesca Torre di Chia, splendidamente conservata, ai piedi della quale, verso l’entroterra, si trovano le rovine di Bithia. Fiancheggiando la costa e sfiorando lo stagno, separato dal mare da una spiaggia dalla sabbia dal colore bianco candido, si può godere di un ambiente incontaminato, sovrastato da Capo Spartivento e dal suo faro. Inoltre, a Is Cannoneris, una Riserva naturale situata nelle vicinanza, è possibile vedere il cervo sardo, i daini e i cinghiali i quali vivono in un ambiente boschivo naturale che in prevalenza è costituito da leccio, corbezzolo ed erica arborea. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione, nelle quali è possibile gustare tra l’altro i merli o tordi bolliti e conservati fra le foglie di mirto, e di soggiorno. Brevi cenni storiciNella zona sono stati presenti dapprima insediamenti nuragici, successivamente Fenici, Punici e Romani, che hanno lasciato lungo le sue coste ampie testimonianze del loro passato. Nel territorio di Domus de Maria sono presenti tracce di frequentazione risalenti all’età preistorica, vuoi per la sua posizione geografica, vuoi per il fascino del luogo, delle quali sono testimonianze il Nuraghe Chia chiamato anche Nuraghe Baccu Idda, ed i misteriosi betili situati in località punta su Sensu. Sono presenti, inoltre, numerosi testimonianze dell’età fenicia e punica, tra le quali i le rovine della città di Bithia, d’impianto fenicio punico, che sorge nella frazione turistica di Chia, la cui necropoli è databile tra la fine del settimo secolo avanti Cristo e l’ultimo quarto del sesto secolo dopo Cristo. Il centro ha una certa rilevanza anche in epoca romana, situato lungo la strada che mette in comunicazione Karalis con Nora. Il definitivo abbandono dell’antica Bithia avviene agli inizi del settimo secolo dopo Cristo, quando la popolazione si ritira nei territori interni per sfuggire alle scorribande dei pirati. Occupata in seguito dagli Aragonesi, alcuni storici danno notizie di un antico borgo appartenente alla curatoria di Nora, in particolare di una villa spagnola del Trecento, di proprietà di un certo Cucho, posta probabilmente dove in seguito i padri scolopi fonderanno l’antico convento. Di questo antico feudo, spopolatosi a causa della grande peste, non ne è rimasta nemmeno una pietra. In seguito gli Spagnoli la muniscono di fortificazioni per difendersi dalle incursioni dei barbareschi. Successivamente viene concessa in feudo ai Centelles e agli Osorio de la Cueva. È probabilmente la costruzione della Torre di Chia, operativa dal 1594, ad incentivare la rinascita dell’abitato di Chia così come oggi noi la conosciamo. La vera nascita di Domus de Maria è da attribuire alla fondazione del Chiosco dei Padri Scolopi nel 1730, per il quale i frati hanno deviato il corso del rio Chia destinando i campi bonificati all’agricoltura, si sono poi occupati del restauro di una chiesa e della costruzione della prima scuola di Chia. La nascita di Domus de Maria risale al periodo successivo alla fondazione di Chia, quando nasce l’esigenza di mettere al riparo le popolazioni dai vari attacchi dei pirati. l’attuale paese ha, quindi, origine nel settecento, grazie alla fattoria fondata dai Padri Scolopi. Il paese ha come nucleo originario la loro azienda agricola, ed all’aggregazione di diversi nuclei familiari che abitavano il circondario, provenienti dai territori limitrofi, che si sono stabilite nella zona di quella che sarebbe divenuta Domus de Maria. La chiesa parrocchiale di Domus de Maria, edificata in onore della Madonna del Rosario, porta impressa una data, le idi di Maggio 1791, forse il periodo in cui i Padri Scolopi hanno rinnovato l’antico abitato, insediandosi in una posizione interna, ovvero nella valle alle pendici di Monte Maria. Le principali feste e sagre che si svolgono a Domus de MariaData la relativamente recente nascita dell’abitato, a Domus de Maria non sono presenti gruppi folk particolarmente significativi, comunque nelle processioni religiose i partecipanti indossano il costume tradizionale del posto. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Domus de Maria vanno citate, a febbraio i festeggiamenti per il Carnevale; a Pentecoste, la Festa in onore dello Spirito Santo, nella frazione Chia; a fine giugno la Sagra dei Fichi, frutti dolci e deliziosi provenienti dalla zona di Chia; nella prima decade di luglio viene organizzata la Festa del Pescatore e la Sagra del Pesce; nella prima quindicina di agosto si svolgono la Sagra della Vitella, la Sagra del Maialetto, la Sagra della Capra, la Sagra del Cinghiale; tra luglio e agosto si svolgono, oltre alla degustazioni di prodotti tipici, varie dimostrazione dal vivo della produzione di pane, formaggio e dolci, e diverse esposizione di prodotti dell’artigianato locale; a settembre la celebrazione di S’Arrosseri con i festeggiamenti in onore della Madonna del Rosario, Santa patrona del paese; mentre la Festa patronale in onore della Madonna del Rosario si svolge la prima domenica di ottobre. Visita del centro di Domus de MariaL’abitato di Domus de Maria è situato all’interno, in una zona collinare, sulle pendici del colle di Punta Cuccuru ai bordi del massiccio montuoso dei Monti del Sulcis. Interessato da un fenomeno di forte espansione edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Entriamo nel paese da ovest provenendo da Teulada con la SS195 Sulcitana che, passato il cartello segnaletico che indica l’arrivo nel paese, all’interno dell’abitato assume il nome di via Provinciale, la quale si sviluppa più a sud rispetto al centro del paese, per poi uscire a sud est di nuovo come SS195 Sulcitata in direzione di Santa Margherita di Pula. Il centro abitato si sviluppa con un andamento di strette stradine che si inerpicano verso nord nel vecchio centro storico. Il Cimitero di Domus de MariaProvenendo da Teulada, arriviamo da ovest verso l’abitato di Domus de Maria con la SS195 Sulcitana e, circa duecento metri prima del cartello che indica l’ingresso all’interno del paese, sulla sinistra della strada statale si costeggia il muro di cinta del Cimitero Comunale, fino a trovare la deviazione, sempre sulla sinistra, nella stretta via delle Sughere. Presa la via delle Sughere, alla sinistra di questa strada si affaccia il muro di cinta del Cimitero Comunale di Domus de Maria, ed al centro della facciata si trova il suo portale di ingresso. La nuova sede del Municipio di Domus de MariaPercorsi duecento metri sulla SS195 Sulcitana dopo il Cimitero Comunale, arriviamo al cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato di Domus de Maria. Proseguiamo lungo la via Provinciale per altri trecentocinquanta metri, prendiamo verso destra la via Giuseppe Garibaldi, e dopo una trentina di metri, alla destra della strada, al civico numero 2 della via Giuseppe Garibaldi, vediamo la nuova sede del palazzo Civico, che ospita il Nuovo Municipio di Domus de Maria, nel quale si trova la sua sede e si trovano tutti gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta degli uffici di Affari generali, Segreteria personale, Attività produttive, Cultura, sport e spettacolo, Personale, Polizia locale, Protocollo e notifiche, Ragioneria, Servizi demografici, Servizi sociali, Ufficio tecnico, Ufficio tributi. L’edificio è stato costruito in questi ultimi anni, ed in esso sono stati spostati, appena conclusi i lavori, tutti gli uffici comunali dalla vecchia sede di via della chiesa. L’importante piazza Is Argiolas con l’Anfiteatro ComunaleProprio di fronte al Nuovo Municipio, si apre la vasta piazza Is Argiolas, con un parcheggio, nella quale si svolge il sabato mattina il mercato settimanale, e nella quale è presente sulla sinistra l’Anfiteatro Comunale. Nella piazza si svolgono diverse manifestazioni folcloristiche durante l’estate mariese, come tra le altre la Sagra del Maialetto, la Sagra della Capra, la Sagra della Vitella, ed altro. Inoltre, nella piazza Is Argiolas, si trovano anche gli edifici che ospitano le diverse scuole di Domus de Maria, la Scuola dell’Infanzia, la Scuola Elementare, e la Scuola Media, le quali appartengono all’Istituto Comprensivo Statale Benedetto Croce, di Pula. La Palestra delle Scuole MedieIn piazza Is Argiolas la Scuola Media ospita, all’interno di una tensostruttura geodetica, la Palestra Comunale di Domus de Maria. La Palestra Comunale, in grado di ospitare 150 spettatori, ha una pavimentazione in materiali sintetici vari, ed al suo interno si possono praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, e la pallavolo. In questa palestra gioca l’A.S.D. Domus Chia calcio a cinque, che è la principale società del paese, una squadra che nelle ultime stagioni è sprofondata nelle categorie regionali, ma tra il 2005 e il 2011 ha disputato sei campionati consecutivi in serie A2. Il Monumento ai CadutiProseguendo lungo la via Provinciale per circa centottanta metri, prima che la strata dorvi leggermente verso detra, si apre sulla sinistra una piazza con al centro una rotonda, dalla quale una prima uscita è la via Goffredo Mameli, mentre la seconda uscita è la via della Madonna di Bonaria. Ad angolo tra la prosecuzione della via Provinciale e la via Goffredo Mameli si apre uno slargo rettangolare, che costituisce un’area dedicata ad ospitare, al centro, il Monumento ai Caduti di Domus de Maria, nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di un monumento a stele, realizzato tra il 1945 ed il 1950 in pietra, alto un paio di metri, con soggetto assente, con incisioni sulla facciata e sui fianchi, e con iscrizioni sulla facciata nelle quali sono riporati i nomi dei caduti. In piazza Vittorio Emanuele si trova la Casa MuseoProseguendo lungo la via Provinciale per circa centottanta metri, arriviamo in una piazza, dove proseguiamo, leggermente sulla sinistra, in via Goffredo Mameli, la seguiamo per centocinquanta metri, poi proseguiamo leggermente verso sinistra in via Giardino, che si dirige in direzione nord ovest, e che, in centotrenta metri, ci porta in piazza Vittorio Emanuele. Qui, alla destra di dove sbocca la via Giardino, si apre un ampio spiazzo, nel quale è ospitata la Casa Museo che è consigliato visitare per approfondire lo stile di vita e le attività di tutti i giorni proprie della gente che abitò l’antica città fenicio punica, ed in seguito romana, di Bithia. Oltre a oggetti di uso comune e quotidiano, come suppellettili, piatti e anfore, non mancano lucerne e altri manufatti utilizzati durante i riti sacri o le sepolture. Molto interessante la ricostruzione altamente particolareggiata di una tomba fenicia, con sarcofago in pietra e corredo funebre. La vecchia sede del Municipio di Domus de MariaDalla piazza Vittorio Emanuele prendiamo, sempre in direzione verso nord ovest, la via Municipio, e la seguiamo per poco più di centocinquanta metri, fino alla sua fine. La via Municipio sbocca all’incrocio tra la via Roma, che proviene da destra, e la via della chiesa, che si muove verso sinistra. Di fronte a dove sbocca la via Municipio, al civico numero 2 della via Roma, si trova l’edificio nel quale era ospitata la sede del Vecchio Municipio di Domus de Maria, con tutti i suoi uffici. Il Municipo è stato, recentemente, spostato dopo che si sono conclusi i lavori per la sua costruzione, nella sua nuova sede, situata al civico numero 2 della via Giuseppe Garibaldi, e che abbiamo già visto. La foto del Vecchio Municipio qui pubblicata è stata, da noi, scattata qualche anno fa, quando non si era ancora conclusa la costruzione del Nuovo Municipio. Il Santuario di Nostra Signora del Rosario che è diventata la chiesa parrocchiale di Domus de MariaPresa verso sinistra la via della chiesa, la seguiamo per una sessantina di metri, e, al civico numero 10, alla sinistra della strada, troviamo la scalinata che porta su un’altura al Santuario di Nostra Signora del Rosario, che è la chiesa parrocchiale di Domus de Maria dedicata alla patrona del paese. Domus de Maria è uno dei pochi paesi a non avere la chiesa al centro dell’abitato, bensì su una collinetta nella sua periferia. La chiesa è dedicata al Rosario, che viene chiamato così perché nasce dall’offerta di una ghirlanda di rose alla Vergine Maria, ed è nato come preghiera dei Cristiani in onore della Madonna, alla quale sono sempre stati estremamente devoti. Probabilmente la iniziato il suo cammino nel Medioevo, ma la corona che si utilizza per recitare il Rosario pare invece avere un’origine molto molto più antica. La chiesa di Nostra Signora del Rosario è il fulcro religioso di questo piccolo comune sino dal 1291, anno in cui, come testimonia una lapide, furono iniziati i lavori della sua edificazione, che si sono protratti fino al secolo successivo. L’attuale struttura, settecentesca, è caratterizzata da una facciata lineare divisa in tre ordini, scanditi da due lesene verticali, la parte centrale con il portale sovrastato da una finestra. La parte terminale presenta una qualche variante grazie ad un lineare campanile a vela situato sulla destra, con un orologio sovrastato da due bifore che portano le campane, mentre sulla sinistra risulta essere piatto e, nel mezzo, linee curve prevalgono dando una sorta di movimento. All’interno, la sua struttura è alquanto semplice, e presenta una pianta rettangolare con volta a botte, con due nicchie poco profonde a ciascun lato. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna del Rosario, Santa patrona del paese. In onore della Santa patrona, ogni anno la prima domenica di ottobre si svolge la Festa patronale della Madonna del Rosario, durante la quale il suo simulacro viene portato in processione per le vie del centro cittadino. Storicamente questa festività si intreccia fortemente con la storia europea e cristiana, dato che il 7 ottobre 1571 le grandi potenze cattoliche sconfissero il grande pericolo ottomano, uno dei più vasti imperi nel mondo che durante il medioevo e l’età moderna era riuscito ad espandersi fino a intimorire il vecchio continente cattolico. In onore della Madonna del Rosario si svolge, lo stesso giorno di questa manifestazione, la tradizionale Ditta, che in lingua sarda indica un’Asta pubblica, nella quale è possibile acquistare i prodotti tipici del territorio. Inoltre, sempre dedicata alla Santa patrona, nel mese di settembre a Domus de Maria si svolge una Sagra che prende il nome di S’Arroseri, la quale propone i riti propri di ogni manifestazione religiosa, con processione a mare, ed alla quale si accompagnano numerose manifestazioni civili. Il murale della processione sul muro laterale della chiesaLa via chiesa, dopo aver passato la scalinata di accesso alla chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Rosario, prosegue con il nome di via Isonzo. Lungo la via Isonzo, subito alla destra, sul muro di cinta che circonda l’altura sul quel sorge la chiesa, è presente un significativo dipinto murale che rappresenta una processione, con un carro a buoi che porta i personaggi in costume, e le autorità religiose e civili del paese. Il Campo Sportivo ComunaleSeguita la via Isonzo per una settantina di metri, prendiamo a destra la via Dante Alighieri, che, in circa quattrocento metri, arrivati in località Baccu Balloi, arriva al Campo Sportivo Comunale di Domus de Maria, che si trova alla sinistra della strada. Nel complesso sportivo è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 150 spettatori. I siti archeologici nei dintorni di Domus de MariaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Domus de Maria, sono stati portati alla luce i resti dei betili o di un Nuraghe situati in località punta su Senzu; delle Tombe di giganti Brabudu S’Arcu, e S’Arena; del Nuraghe complesso Chia o Baccu Idda; dei Nuraghi Breigara, de Perdu Mulas, de su Barbudu, di Millanu, di rio Perdosu, Figu Morisca, Maistu Antiogu, Monte Sa Guardia, Monte Sa Guardia Manna, Punta Sa Forredda, Punta Sant’Andrea, S’Acqua Sarbadori, Sa Perdaia, Spartivento, su Arcili, Su Para ’e Sa Perda, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La frazione ChiaDal Municipio di Domus de Maria, usciamo verso sud ovest con la via Isonzo, che ci riporta sulla SS195 Sulcitana, la prendiamo verso est e la seguiamo per quattro chilometri e mezzo, deviamo poi a destra sulla SP71, che prende il nome di viale Chia. Percorsi seicento metri sulla SP71, prendiamo a destra la via Giovanni Pascoli che ci porta all’interno della frazione Chia (altezza metri 13, distanza in linea d’aria circa 8,2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 260), che è la principale frazione marittima di Domus de Maria. Da questa frazione arriveremo, poi, sulla costa alla spiaggia de su Portu, che è la principale spiaggia di Chia. I resti del Nuraghe complesso Baccu Idda detto anche Nuraghe di ChiaDalla SP71, presa la via Giovanni Pascoli, la seguiamo per cinquecentocinquanta metri poi, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra la via Francesco Petrarca, la seguiamo per centottanta metri e svoltiamo a sinistra nella via Giosuè Carducci lungo la quale, dopo un centinaio di metri, vediamo sulla destra un cartello che indica una strada biaca che porta alla base dell’altura, sulla sorgono i resti del Nuraghe Baccu Idda chiamato anche Nuraghe di Chia, edificato in materiale indetreminato a 50 metri di altezza, che è in gran parte ancora interrato. Si tratta di un Nuraghe complesso, con una estensione di circa settanta metri, probabilmente formato da tre o quattro torri, collegate tra loro da una cinta muraria. La torre centrale o mastio è visibile attraverso un’apertura praticata in passato da tombaroli sul muro della cupola, dalla quale si può vedere la camera integra, con un diametro di quattro o cinque metri. esternamente il mastio non è visibile perché si trova sotto terra. Quello che oggi si può ammirare è la torre nord del complesso nuragico, che era probailmente il mastio, mentre le altre torri sono ancora poco evidenti perché interrate e coperte dalla vegetazione. Il Nuraghe di Baccu Idda faceva parte di un sistema di controllo del territorio della piana di Chia con una trentina di Nuraghi ubicati per lo più nella pianura, in posizioni strategiche a difesa del territorio. La chiesa dello Spirito Santo nella frazione ChiaDa dove dalla via Giovanni Pascoli avevamo preso a destra la via Francesco Petrarca, evitiamo la deviazione e proseguiamo lungo la via Giovanni Pascoli per altri circa centocinquanta metri, finché la strada termina di fronte al cancello di ingresso del Parco dello Spirito Santo, con al centro la piccola chiesa dello Spirito Santo risalente alla fine del cinquecento, che è la Cappella della frazione Chia di Domus de Maria. La facciata presenta un semplice campanile a vela a una sola luce, che culmina centralmente sulla copertura a spioventi, e, nella parte inferiore, si trova il portone d’ingresso. L’interno presenta un’unica navata ed una copertura lignea a capriate, e conserva un’acquasantiera dalla curiosa forma. A Domus de Maria, in occasione della Pentecoste, si svolge la Festa in onore dello Spirito Santo, della durata di cinque giorni. I festeggiamenti hanno inizio il venerdì prima della Pentecoste, con la tradizionale Cantada, ossia con la gara poetica il lingua campidanese. Successivamente, il giorno della Pentecoste, il simulacro raffigurante la Santissima Trinità viene portato in processione dalla chiesa parrocchiale della Madonna del Rosario in Domus de Maria, sino alla chiesa dello Spirito Santo che si trova a Chia. Ed il lunedì dopo la Pentecoste il simulacro compie il percorso inverso, da Chia a Domus de Maria. La processione è un’occasione per conoscere da vicino le tradizioni popolari e folkloristiche più autentiche, dato che ad accompagnare il simulacro sfilano per le vie di Chia le traccas, i carri a buoi tipici del territorio sardo, addobbati a festa per l’occasione con decorazioni particolarmente sfarzose e baroccheggianti che vanno dalle stoffe colorate, ai fiori ai pizzi e merletti. I carrettieri, con le rispettive mogli o accompagnatrici, vestono rigorosamente gli abiti tradizionali sardi, altrettanto colorati e vivaci. Nel corso dei festeggiamenti, oltre alla cerimonie religiose si svolgono anche numerose manifestazioni civili. L’Impianto equestre chiamato Maneggio Quattro MoriArrivando a Chia da nord con la SP71, dopo cinquecentocinquanta metri evitiamo la deviazione nella via Prancesco Petrarca e proseguiamo verso sud ovest con la SP71 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di viale Chia. Dopo cinquecento metri, seguendo le indicazioni per l’Hotel Parco torre Chia e per il Maneggio, svoltiamo a sinistra nel viale Mediterraneo che, percorsa un’ottantina di metri, sbocca su una traversale, e sull’angolo sinistro si vede l’ingresso del Maneggio Quattro Mori, nel quale si patica come disciplina il turismo equestre. Prima della strada che conduce alla costa si incontra il bar MongittuRitornati sul viale Chia dopo la deviazione nel viale Mediterraneo, proseguiamo verso sud ovest per circa centotrenta metri e arriviamo a un incorcio, dove da destra arriva dal centro dell’abitato il viale degli Scolopi, a sinistra parte il viale del Porto che conduce verso la costiera di Domus de Maria, mentre dritto prosegue il viale Chia. Subito prima dell’incrocio, alla sinistra della strada si vede il Bar Mongittu. Se si percorre la strada per le spiagge di Chia non ci si può non fermare in questo bar storico, per colazione, per un panino o per una birra, nel quale lo staff fa sentire il visitatore a casa. Come sempre una tappa obbligatoria sul trivio di Chia... a colazione brioches buonissime di tutti i tipi, difficile non trovare e non gradire la loro bontà, aperitivi ottimi e serviti molto bene... è sempice come locale ma pulito e con personale molto gentile. Nel Market che fa parte del bar, nei locali in fianco, si trova tutto quello che serve per la vacanza. La frazione Setti BallasAll’incrocio dove abbiamo incontrato la devizione in direzione della costiera di Domus de Maria, proseguiamo lungo il viale Chia che si dirige ora verso ovest, e dopo un chilometro troviamo, sulla destra della strada, la frazione Setti Ballas (altezza metri 30, distanza in linea d’aria circa 9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 20), una piccola ma significativa frazione Domus de Maria, nella quale si trovano importanti strutture turistiche come il Conrad Chia laguna Sardinia, un Hotel a cinque stelle, ed il Best of Chia laguna resort, a quattro stelle. E da questa frazione è possibile arrivare sulla costa, passando tra gli stagni retrodunali, per raggiungere le diverse spiagge della costiera di Chia. La costiera di Domus de Maria con la Baia di ChiaDal Municipio di Domus de Maria, usciamo verso sud ovest con la via Isonzo, che ci riporta sulla SS195 Sulcitana, la prendiamo verso est e la seguiamo per quattro chilometri e mezzo, deviamo poi a destra sulla SP71, che prende il nome di viale Chia, e che seguiamo per quasi due chilometri e mezzo, ed arriviamo all’incrocio con il viale degli Scolopi, verso destra, che porta in direzione della frazione Chia, e con il viale del Porto, verso sinistra, che porta alla costiera di Domus de Maria. Nel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 5 Vele al comprensorio del litorale di Chia. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali. |
Passato il bar Mongittu arriviamo alla spiaggia de su Portu chiamata anche spiaggia di ChiaRitornati all’incrocio del viale Chia con il viale del Porto, al lato sinistro del viale Chia si vede il Bar Mongittu. Ci saremmo potuti arrivare anche seguendo la strada della Costa del Sud, dopo aver superato il Capo Spartivento, e dopo quattro chilometri avremmo trovato sul lato destro della strada, appunto, il Bar Mongittu. Subito ad angolo con il bar, svoltiamo sul viale del Porto, la continuazione verso sud del viale degli Scolopi che provinede dal centro dell’abitato di Chia. Questa è una strada secondaria che porta verso il mare, e dopo ottocento metri arriviamo alla Baia di Chia, sulla quale si affaccia la Torre Aragonese edificata nel sedicesimo secolo sul promontorio che custodiva l’Acropoli punica dell’antica città di Bithia. Dalla torre si ammira il panorama di tutta la costa, con il porticciolo e con la bellissima spiaggia de su Portu, chiamata soliatemente spiaggia di Chia, che è chiusa a sud ovest dal promontorio della torre, e a nord est, passata la foce del rio Chia, dall’Isolotto de su Cardulinu. La spiaggia de su Portu o spiaggia del porto, chiamata più semplicemente spiaggia di Chia o spiaggia di torre Chia, è considerata, per la sua sabbia gialla chiara finissima, una delle più belle spiagge di tutta la Sardegna. Si tratta di una spiaggia a forma di mezzaluna, con la presenza di sabbia e ciottoli, e con rocce alle estremità, che si affaccia su un mare trasparentissimo. alla sinistra della spiaggia, sbocca nel mare il rio Chia, passato il quale si trova un altro piccolo tratto della spiaggia chiamata la spiaggetta dell’isolotto de su Cardolinu, che vedremo più avanti. La spiaggia de su Portu è situata sul versante sinistro del promontorio sulla quale domina la Torre di Chia, mentre sul versante destro è situata la lunga distesa di sabbia della spiaggia di Sa Colonia. In prossimità della spiaggia si trova un camping con bungalow, supermarket, diversi bar, una pizzeria. |
Sul promontorio che separa la spiaggia de su Portu da quella de Sa Colonia più a sud, si trova la torre Aragonese di Chia. La torre Aragonese di ChiaNon si può mancare di salire sul promontorio che chiude ad ovest la Baia di Chia, fino alla base della Torre di Chia dalla quale il panorama è di una bellezza incredibile su tutti i lati, compreso quello nord, verso la terraferma. La torre è nata per volontà del vicere De Moncada nel 1578, con il compito di difendere la foce del rio di Chia, da essa non è, però, possibile vedere le altre torri costiere, per cui erano stati predisposti due postazioni di vedetta mobili, nelle punte dette Guardia Grande a nord est, e Las Cannas sul Capo Spartivento a sud ovest. Ha un’altezza di circa tredici metri e un diametro di oltre dieci metri, con l’ingresso a circa cinque metri dal suolo, ed è stata una Torre de armas, munita di cannoni, uno del calibro di sei e l’altro di otto libbre, e di una guarnigione costituita da un Alcaide con cinque soldati, più altri due per ciascuna delle due postazioni di vedetta mobili. La spiaggetta dell’isolotto de su CardolinuPercorso il bagnasciuga verso sinistra, superata la foce del rio Chia e, dopo la piccola prosecuzione della spiaggia, gli scogli che chiudono la spiaggia verso sinistra, arriviamo all’Isolotto de su Cardolinu ossia l’Isolotto del fungo, chiamato anche S’Isulla Manna. Si tratta di un isolotto facilmente raggiungibile a piedi, attraverso una lingua di spiaggia, chiamata la Spiaggetta dell’isolotto de su Cardolinu. Sull’isolotto de su Cardolinu si trova un’area archeologica, nella quale si trovano i ruderi di un insediamento fenicio e punico, con tracce di mura a pseudo telaio che delimitavano l’area sacra con la città di Bithia. Sono presenti anche i ruderi del Tophet della città di Bithia, con anche i pochi resti di un altare che faceva parte dell’area del Tophet, che descriveremo più avanti. Il Santuario dei betili o del Nuraghe di Punta de su SenzuAd est dell’insenatura nella quale si trova la spiaggetta dell’isolotto de su Cardolinu, alla distanza di un paio di centinaio di metri, si arriva alla punta de su Senzu che chiude ad ovest la successiva Cala de Sa Musica, un promontorio sul quale sono stati trovati resti di murature a secco, realizzate con pietrame irregolare, prevalentemente in scisto, associato ad alcuni blocchi di arenaria. L’archeologo Ferruccio Barreca la osservato in quest'area alcuni conci a T per lo più in arenaria, che lo studioso ha interpretato come misteriosi betili ossia pietre che venivano piantate per delimitare le zone di culto in quanto considerate sacre e dotate di poteri magici, ed aveva dentificato dunque l’area come il Santuario dei betili di Punta de su Senzu. È però più probabile che non si tratti di betili, ma che si tratti semplicemente di conci residui di un Nuraghe, che viene ritenuto da alcuni come presente in quest'area, e solitamente denominato come il Nuraghe di Punta de su Senzu. La spiaggia de Sa Colonia e la spiaggia di Monte Cogonialla spiaggia de Sa Colonia arriviamo dalla strada che dal Bar Mongittu porta a Baia Chia, girando a destra dopo quattrocento metri e percorrendola per circa quattrocento metri, poi svoltando a sinistra e percorrendo altri quattrocento metri. Oppure sulla strada costiera da Capo Spartivento, quattrocento metri prima del Bar Mongittu, a un bivio all’altezza della frazione Setti Ballas e dell’Hotel Chia laguna, svoltando a destra verso le spiagge principali, dopo quattrocento metri ancora a sinistra. alla fine dello sterrato troviamo il parcheggio. Al di là del promontorio con la Torre di Chia, sulla destra della spiaggia de su Portu, si stende, per un chilometro, il litorale di sabbia dorata della spiaggia de Sa Colonia affacciato su un mare verde smeraldo poco profondo. Al centro della spiaggia alcuni blocchi squadrati di arenaria, che costituiscono i resti ancora sepolti della città di Bithia. All’estremità opposta, ai piedi del promontorio del cosidetto monte Cogoni, la spiaggia prende il nome di spiaggia di Baia Chia o spiaggia di Monte Cogoni. La spiaggia ha un fondo di sabbia chiara, basse dune ed è interessata dalla presenza dallo stagno di Chia. Battuta dal vento è meta ideale per i surfisti ed è amata da chi pratica pesca subacquea o desidera avventurarsi nelle immersioni per ammirare il fondale. Questa lunga baia di sabbia bianca e fine, fra dune di sabbia e l’omonima laguna con i fenicotteri rosa, è particolarmente indicata alle famiglie con bambini in quanto la spiaggia è immediatamente raggiungibile dalle aree parcheggio, ed il suo basso fondale rende agevole il gioco dei bambini. Ricca di servizi, è accessibile ai diversamente abili e dispone di campeggio, bar, ristorante. |
Dietro la spiaggia, verso ovest, separato da una striscia sabbiosa, si può vedere il Primo stagno di Chia, chiamato anche lo stagno di Chia e detto anche stagno di Sa Tanca ’e Sa Tuerra, con una superficie di dodici ettari, nelle cui acque nuotano garzette, folaghe, aironi e i meravigliosi fenicotteri rosa, che è però in secca in alta stagione. Viene alimentato da un corso d’acqua a carattere torrentizio in grado di assicurargli un certo apporto idrico di acque dolci, il rio Baccu Mannu, che si origina dai rilievi di Punta su Furru ed è lungo poco meno di sei chilometri. Tra le due spiagge, sbocca a mare Sa Foxi de Cogoni, ossia l’estuario di Cogoni, che era l’antico estuario del fiume rio Chia, il quale ora si versa oltre la collina della Torre di Chia. Venne deviato dai Frati i quali realizzarono il vicino convento oramai diroccato. La Cala del Morto con la spiaggetta omonimaPassato il promontorio di Mont ’e Cogoni, un breve sentiero sulla sinistra su per il promontorio, attraverso un sentiero mozzafiato dal quale si ammira tutta la baia, si arriva alla Cala del Morto dove nascosti fra dune, ginepri, sabbia bianca e mare cristallino sembra che ci si allontani dal resto del mondo. Al centro della cala, tra la macchia mediterranea ed i ginepri, si raggiunge la piccola spiaggia del Morto. L’ampia insenatora di Porto Campana con al centro l’isolotto di su Giudeu e con le sue spiaggeIl promontorio roccioso sotto cui troviamo l’insenatura con la spiaggetta del Morto, separa la spiaggia della Colonia, a sinistra verso est, dalla spiaggia di Porto Campana, sulla destra. La spiaggia di Porto Campana è la spiaggia più lunga di tutta questa zona, con la sabbia dorata e granulosa, l’acqua verde smeraldo dai riflessi cromati dal sole e dalla rena, l’ampio gradone inclinato che si getta in mare. A destra e sinistra i promontori ricchi di vegetazione delimitano la spiaggia e guardano verso l’Africa, mentre alle spalle spuntano, dalle dune, sparuti cespugli e fili d’erba bruciati dal sole estivo. La spiaggia, immediatamente prima di un promontorio e dello sbocco a mare dello stagno di Campana retrostante, prende il nome di spiaggia de Il Pontile o di spiaggia di Campana Dune; nella zona centrale è identificata come spiaggia di su Giudeu, dal nome dell’omonimo isolotto, che si trova di fronte allo stagno di Stangioni de su Sali; e nella sua estremità opposta, subito dopo lo Stagnetto di Stangioni de su Sali, si trova la spiaggia di S’Aqua Ucci, ossia dell’acqua dolce. Di fronte al litorale, al centro di questa ampia baia, si vede a breve distanza dalla riva un grande scoglio di roccia scistosa scura, coperta a tratti da macchia mediterranea, detto l’Isolotto de su Giudeu, ossia Il Traditore. Si tratta di uno scoglio lungo circa centocinquanta metri che dà il nome alla spiaggia di su Giudeu, raggiungibile a piedi passando sul fondale basso, di circa un metre e mezzo, per ammirare dall’alto dei suoi diciotto metri gli incredibili colori dell’acqua smeraldina e della sabbia dorata. Il nome dell’isolotto deriva secondo alcuni da un riferimento al colore scuro della roccia che lo compone, oppure secondo altri alla presenza del polpo, che viene chiamato localmente Pruppu Giudeu. La spiaggia di Campana DuneLa prima parte della spiaggia di Porto Campana, che arriva fino a un promontorio che la separa dalla successiva spiaggia di su Giudeu, ed allo sbocco a mare dello stagno di Campana retrostante, chiamato Porto Campana, prende il nome di spiaggia di Campana Dune. La spiaggia di Campana Dune detta anche spiaggia de Il Pontile, è anch’essa di sabbia dorata granulosa, su un mare verde smeraldo, con ai lati i promontori ricchi di vegetazione, enormi dune di sabbia dorata chiara e fine, macchia mediterranea e fiordalisi bianchi profumati. La spiaggia si affaccia su un mare verde poco profondo. In spiaggia sono disponibili numerosi servizi: bar, ristorante, scuola wind-Surf, noleggio pattini. Alle sue spalle si incontra un bel gruppo di dune, dove si sviluppano secolari boschetti di ginepri e poche altre piante delle sabbie, che costituiscono uno dei motivi principali di visita, insieme ad un mare dai colori indescrivibili, e, oltre queste dune, si trova il Secondo stagno di Chia, il piccolo stagno di Campana, che non possiede alcun affluente. |
La spiaggia de su GiudeuPer raggiungere la spiaggia de su Giudeu al bivio, all’altezza dell’Hotel Chia laguna, svoltiamo a sinistra verso le spiagge principali, dopo settecento metri arriviamo a un bivio che sulla sinistra ci porta alla spiaggia de su Giudeu, raggiungibile anche lungo la costa dopo il promontorio che chiude a destra la spiaggia di Campana Dune. La spiaggia de su Giudeu chiamata anche spiaggia de su Stangioni de su Sali dal nome dello stagno retrostante, è una spiaggia lunghissima, con sabbia chiarissima e fine su un mare verde bellissimo. Di fronte alla spiaggia si può vedere l’isolotto de Su Giudeu. Alle spalle della spiaggia si trova un imponente sistema di dune di sabbia, alte fino a venti metri, sormontate da ginepri secolari e poche altre piante delle sabbie. E, dietro la spiaggia verso est, separato da una striscia sabbiosa, si può vedere il terzo stagno di Chia, ossia lo stagno di su Stangioni de su Sali, dalla presenza del quale deriva il secondo nome con il quale è conosciuta questa spiaggia, il quale viene alimentato da un corso d’acqua a carattere torrentizio, che assicura un certo apporto idrico di acque dolci, il rio Perdosu. |
alla fine della spiaggia di su Giudeu si trova la spiaggia di S’Aqua UcciNella estremità estrema della spiaggia de su Giudeu, subito dopo lo Stagnetto di Stangioni de su Sali, si trova la spiaggia di S’Aqua Ucci letteralmente l’acqua dolce. Secondo le conoscenze locali quest'ultima denominazione indicherebbe l’affascinante laguna, mista d’acque dolci e salate del mare, che fa da sfondo al paesaggio oltre la spiaggia verso le montagne. La spiaggia di S’Aqua Ucci è la continuazione verso destra della spiaggia e su Giudeu, e come essa è una bellissima spiaggia composta da fine sabbia dorata, affacciata su un mare turchese, e circondata da una folta vegetazione. La spiaggia è chiusa, a destra, dalle rocce del promontorio che la separa dalla successiva Cala Cipolla, con la sua spiaggia. Nelle vicinanze si trovano un bar, un ristorante, e le strutture di noleggio di attrezzature. Alle spalle della spiaggia si trova un piccolo stagno chiamato Stagnetto di Stangioni de su Sali, che è collegato attraverso uno stretto canale allo stagno omonimo più grande. |
Come lo stagno di Baia Chia, anche questo stagno è habitat naturale dei fenicotteri rosa, specie protetta, che in alcuni periodi dell’anno nidifica in queste zone mostrandosi in tutto il suo splendore. La Cala Cipolla con la sua spiaggiaAl bivio per la spiaggia di su Giudeu, continuiamo invece dritti percorrendo, su via Spartiventu, un chilometro e mezzo di strada bianca, ed arriviamo all’insenatura di Cala Cipolla, il cui nome era, un tempo, Portu Simoni Cibudda. Anche qui sono caratteristiche le dune di sabbia finissima. Se proseguiamo lungo via Spartimento, dopo Cala Cipolla arriviamo fino al faro di Capo Spartivento, sfiorato verso l’entroterra dalla strada panoramica della Costa del Sud, ed entriamo nel territorio di Teulada. Da Cala Cipolla al Faro di Capo SpartiventoDa Cala Cipolla si può raggiungere, attraverso un sentiero panoramico, il Faro di Capo Spartivento, la cui cima è visibile da tutta la costa sud del Sulcis. Il Capo Spartivento è un promontorio granitico alto ben 66 metri, di notevole interesse naturalistico. Sulla sommità si trova il Faro di Capo Spartivento composto da una torre quadrangolare alta 19 metri, che si eleva sui due piani sottostanti. Il faro è stato automatizzato nel 1972, e di recente restaurato e riconvertito in un Hotel resort denominato Luxury Guest House faro di Capo Spartivento. Sul promontorio, nell’area dell’attuale faro, si trovava la Torre di Capo Spartivento ormai scomparsa, che era stata edificata in epoca spagnole, probabilmente nel 1639, e successivamente distrutta. Superato Capo Spartivento, la strada costiera ci porta verso la costiere di Teulada. I resti dell’antica città fenicio punica di BithiaÈ stata inizialmente una mareggiata, nel 1926, a far notare a Carlo Percy d’allata, signorotto pisano proprietario di una casa antistante le coste, i resti di muri e fortificazioni, e negli anni successivi alcune campagne di scavo hanno permesso di rivelare i ruderi dell’antica città di Bithia. La città era sorta in epoca fenicia attorno al settimo secolo avanti Cristo su un preesistente abitato nuragico, e un’intensa esplorazione topografica del sito ha rivelato come la città fenicio punica di Bithia avesse nello stagno di Chia il suo porto, quando era uno scalo commerciale di grande importanza nelle rotte verso occidente dei Fenici. Attorno al porto gravitava l’abitato, protetto da un’ampia cinta muraria che aveva i suoi forti sulle alture circostanti. È appurato che nel nono secolo avnti Cristo le popolazioni nuragiche erano entrate in contatto con le popolazioni levantine dell’est mediterraneo, permettendo loro di creare i primi empori in Sardegna. Questi popoli, quali abili navigatori, utilizzarono il porto di Chia e la spiaggia della colonia come approdi sicuri, dato che il mare, lontano settanta metri dalla linea attuale, offriva una vasta insenatura per sfruttare al meglio i venti e le correnti. La pace di Chia viene turbata dall’arrivo dei colonizzatori cartaginesi nel 530 avanti Cristo. Provenendo dall’Africa, assai bellicosi, essi hanno intrapreso una lunga lotta con i Sardi, riuscendo a conquistare i porti di Chia, Nora e quasi tutta l’isola, ad eccezione di alcune zone interne. Il loro insediamento non è stato affatto facile e forse mai accettato dalle popolazioni sarde, ed è durato duecento anni, fino alla seconda guerra punica, a seguito della quale i Romani li hanno sostituiti di prepotenza, ed è iniziata così la romanizzazione dell’isola. L’analisi dei contesti funebri ha evidenziato una forte riduzione dell’abitato, tra la fine del sesto ed i primi anni del quinto secolo avanti Cristo, in concomitanza con l’avvento cartaginese in Sardegna. La città è stata, quindi, abitata dai Cartaginesi, ed infine dai Romani, sinché, durante le ultime fasi dell’impero romano, le scorribande dei Saraceni nel Mediterraneo occidentale, hanno costretto i suoi abitanti a riparare verso l’entroterra. Struttura del tessuto urbano dell’antica città di BithiaA differenza di altre città fenicio puniche, come Nora e Tharros, Bithia continua a celare molti segreti, perciò ricostruirne il tessuto urbano è complicato. I resti dell’antica città sono molto difficili da individuare perché ne è rimasto molto poco, ed anche per la particolare struttura della città, priva di un centro urbano vero e proprio. Forse Bithia era composta da più agglomerati disposti attorno alla Necropoli, che era situata ai piedi dell’Acropoli, la quale sorgeva in cima al promontorio sul quale oggi sorge la torre Aragonese. Comunque gli scavi, condotti in diverse zone del litorale, hanno permesso di localizzare le aree più importanti della città ed hanno portato alla luce grandi quantità di reperti sia dell’età fenicia che di quella punica. I primi scavi ed il Tempio di BesI primi scavi, condotti da Antonio Taramelli subito dopo la mareggiata che aveva portato alla sua scoperta, hanno avuto per oggetto resti di mura arcaiche e di abitazioni tardo puniche sulla collina sulla quale sorge la torre, ed una necropoli lungo l’arenile sud orientale. Inoltre, alla destra della spiaggia di Chia, sul promontorio sul quale si trova la torre, nel giardino di una villa, egli ha rinvenuto i resti di un edificio sacro che verrà in seguito chiamato il Tempio di Bes. Accanto al tempio, Antonio Taramelli ha individuato anche una grande stipe votiva, in un’area che in età romana veniva utilizzata per le sepolture. La fossa, di sei metri per venti, si ritiene sia stata realizzata in età repubblicana, ed in essa erano state sistemate numerose offerte votive, in origine deposte nel tempio, con un centinaio di statuette fittili al tornio, bruciaprofumi, un pezzo di nave, vari oggetti e un tesoretto monetale punico e uno romano repubblicano. Le statuette fittili si distinguono per avere il corpo realizzato al tornio, e sul corpo vengono plasmati i particolari anatomici, oppure la rappresentazione che dedica la statuetta come ex voto come riChiesta o come ringraziamento. A volte alcune terrecotte hanno caratteri sessuali sia maschili sia femminili. Probabilmente venivano prodotte in loco e vendute ai fedeli che le dedicavano nei santuari. Gli scavi vengono ripresi nel 1954 da Gennario Pesce, nell’area del Tempio che è stato poi interrato e nessuno è mai andato ad indagare. Egli è giunto alla scoperta di uno strato di cremazione arcaica sottostante l’edificio e di un’adiacente stipe votiva, contenente un gran numero di terrecotte votive figurate, di tipo fenicio ma databili fra il terzo ed il primo secolo avanti Cristo. La struttura monumentale, indagata da lui ed in seguito da una missione scandinava, ha vissuto successivamente una fase romana. Non sappiamo se il tempio presentato nella pianta edita da Gennaro Pesce si veda una struttura punica, punica risistemata in età romana, o romana. È associata a materiali anche di terzo secolo dopo Cristo, quindi è una struttura che è rimasta in uso fino almeno al secondo secolo dopo Cristo come risulta in base a un’iscrizione. Il tempio ha un’organizzazione con una serie di vani in successione, longitudinale, tripartito, con un vano di ingresso poco conservato che dava accesso, tramite scalini, ad un vano mediano che permetteva l’ingresso a vani laterali. Da qui si accedeva ad un penetrale, che aveva al centro la base di un’edicola e una serie di altari costituiti da blocchi di arenaria intonacati con resti di colore bianco e rosso. alla struttura è stato dato il nome di Tempio di Bes dato che, accanto all’altare maggiore, è stata rinvenuta una statua monumentale tardo punica del dio Bes, rinvenuta abbattuta, che è oggi conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. La statua che ha dato il nome al tempio, è realizzata in arenaria, alta più di un metro, ed in essa il dio Bes è rappresentato come un demone nano, ha la testa grande, dai tratti grotteschi, ed il corpo appunto di un nano deforme. è vestito con un corto gonnellino, ha la pancia cascante e la lingua di fuori, in segno di aggressività. Il dio Bes ha viaggiato insieme ai grandi navigatori Fenici e poi Cartaginesi, che hanno portato la sua immagine, soprattutto sotto forma di statue e di amuleti protettivi, in ogni paese da loro toccato. E si è ipotizzato che sotto l’aspetto di Bes sia rappresentata una divinità fenicia, ma potrebbe essere l’iconografia egiziana di Bes per rappresentare un’altra divinità, ma non abbiamo certezze. Ci sono tuttavia dei problemi cronologici, perché alle ipotesi si oppone Paola Agus, che ha proposto che tutte le statue di Bes siano di epoca romana imperiale, nel momento in cui venivano introdotti nell’impero i culti orientali. Ed accanto all’altare maggiore è stata rinvenuta anche la cosiddetta Stele di Bithia, anch’essa conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sulla quale è presente un’importante iscrizione neo punica dei primi anni del terzo secolo dopo Cristo, che ha permesso di conoscere l’antico nome semitico della città, ossia BYT'N. Il testo presente sulla stele, in neopunico, risalente al secondo secolo dopo Cristo, menziona ristrutturazioni del Tempio di Bes. Nell’iscrizione con grafia neopunica mutila, viene citata la ristrutturazione del Tempio di Bes, che «gli altari che stanno di fronte fece l’ham e l’intero popolo di Bithia a sue spese con aggiunte essendo imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto». Ed alla distanza di quattrocento anni dalla conquista romana, in essa è menzionata, ancora, una delle cariche amministrative cartaginesi, un’istituzione pubblica punica che sopravvive a quattro secoli dalla fine della dominazione punica della Sardegna, ossia l’ham punico. I resti della necropoliI principali resti della Necropoli sono localizzati nella fascia sabbiosa del litoraneo, ad ovest del promontorio, a ridosso della chiusura a sinistra della spiaggia di Sa Colonia, dove aveva sede anche l’abitato. Dalle indagini archeologiche risulta che la necropoli punica si estendeva per una larghezza di circa cinquanta metri, dalla necropoli fenicia fino al Tempio di Bes e poi fino allo stagno di Chia, retrostante la spiaggia di Sa Colonia. Vicino alla necropoli, al centro della spiaggia, si possono vedere anche alcuni blocchi squadrati di arenaria, che costituiscono i resti ancora sepolti della città di Bithia, della quale sono stati portati alla luce solo pochi resti di mura e di abitazioni, e grandi quantità di reperti dell’età punico ellenistica. Nel 1964, esplorazioni condotte da Alessandro Barreca all’estremità orientale della zona archeologica, sull’isolotto di Su Cardulinu, hanno portato alla scoperta del Tophet fenicio, ovvero un Santuario a cielo aperto contenente resti incinerati di neonati e fanciulli, riposti all’interno di urne in ceramica. I resti del Tophet fenicio e del successivo sacello punicoIl Tophet fenicio ha cessato la sua funzione con la conquista cartaginese, nei primi anni del quarto secolo avanti Cristo, ed è stato edificato, in luogo della precedente area sacra fenicia, un tempio punico, con un recinto sacro posto tutto attorno, nel quale si trovano basamenti per l’erezione di edicole cultuali che non potevano esser conservati all’interno del tempio. Di questo resta un grande altare arcaico a cielo aperto, il basamento di un sacello punico del quarto o terzo secolo avanti Cristo, la base di una edicoletta tardo punica, poche tracce delle mura di recinzione a pseudo telaio, che delimitavano l’area sacra, rimaneggiate in età romana, ed anche un certo numero di ceramiche vascolari, le più antiche delle quali sono databili dal settimo al sesto secolo avanti Cristo. Particolarmente importante è stata la possibilità di documentare il rito della cremazione in uno strato fenicio del settimo e sesto secolo avanti Cristo. Le diverse tipologie di tombe nella Necropoli di BithiaA partire dal 1974, la Soprintendenza ha avviato lo scavo sistematico della necropoli sull’arenile sud orientale. La tipologia degli interramenti nella necropoli attesta la predominanza delle incinerazioni, sia in fossa scavata nel terreno che a cista litica, ma si trova, sia pure in misura inferiore, anche la pratica dell’inumazione, che è stata probabilmente introdotta dai Cartaginesi. Le numerosissime tombe esplorate documentano quattro periodi di attività della necropoli, in quattro strati. Nel primo strato sono state rinvenute deposizioni di inumati in tombe alla cappuccina o dentro più antiche tombe a cassone, riutilizzate tra gli inizi del secondo secolo avanti Cristo e la fine del secolo secondo secolo dopo Cristo. Nel secondo strato tombe con inumazioni di bambini, entro anfore a siluro del quarto e terzo secolo avanti Cristo. Nel terzo strato inumati in tombe a cassone dalla seconda metà del sesto secolo agli inizi del quinto secolo avanti Cristo. Nell’ultimo strato deposizioni di cremati, conservati entro urne collocate nella nuda terra o dentro tombe a cista formate da lastre di arenaria, che sono le prime tombe a cista fenicie di Sardegna, le quali vanno dalla fine del settimo secolo alla metà del sesto secolo avanti Cristo. L’isola aministrativa di PiscinnìEntriamo nel territorio di Teulada, all’interno del quale è, però, presente anche l’isola amministrativa di Piscinì, appartenente al comune di Domus de Maria, che ha una superficie di 6.17 chilometri quadrati. La abbiamo già descritta quando abbiamo visto la costiera di Teulada, e riproponiamo qui la sua descrizione, come la abbiamo incontrata partendo da teulada e dirigendoci verso Capo Spartivento. L’insenatura del Porto Piscinnì con la spiaggia di campionna, la spiaggia di Porto larboi e la spiaggia di PiscinnìPiù avanti, a circa otto chilometri dal bivio per il porticciolo di Teulada, entriamo in un’isola amministrativa appartenente al comune di Domus de Maria. Qui si apre davanti a noi l’ampia insenatura del Porto Piscinnì una bellissima insenatura con piccole cale e banchi di rocce. Proseguendo, la strada si sposta all’interno e poi, tornata in prossimità della costa, fiancheggia la spiaggia di Porto larboi, che chiude a destra l’insenatura, prima del piccolo promontorio. Lungo la strada, si trova un piccolo spiazzo ove è possibile lasciare l’auto o la moto fuori dalla carreggiata, e scendere a piedi in spiaggia. La piccola spiaggia di Porto larboi si trova in una caletta ben riparata dal vento. Ha un arenile caratterizzato da sabbia bianca candida, circondata da rocce e vegetazione, affacciato su un mare cristallino, con meravigliosi colori tra il verde smeraldo e il turchese, ed ha un fondale medio basso sabbioso, misto a ciottoli levigati. Di fronte a questa spiaggia, separata da un piccolo promontorio, si trova l’altra piccola spiaggia su Portu ’e Is Frisas. Le due spiagge sono poco affollate nei mesi estivi, ed in esse non sono presenti servizi. |
Si supera quindi un piccolo promontario, per raggiungere la spiaggia di Piscinnì, che si trova alla destra della strada, sul lato orientale della cala del porticciolo di Piscinnì. La spiaggia di Piscinnì il cui nome deriva dalla torre spagnola di avvistamento, che si trova nel promontorio che si trova ad est, è una spiaggia non attrezzata, che si presenta con un fondo di ghiaia sottile e scogli, con il fondale molto profondo. Si tratta di una spiaggia molto battuta dal vento, è, quindi, una meta ideale per i surfisti, ed è amata da quanti praticano la pesca subacquea o le immersioni. |
Nei pressi della spiaggia di Piscinnì, sono presenti i resti di un’antica cava punica mentre, all’altro lato della strada, ossia sul lato sinistro, si trova il piccolo stagno di Piscinnì che sbocca nella spiaggia, ma nel quale, però, nella stagione calda, l’acqua è spesso scarsa o assente, ed in quel periodo, sul suo fondo sabbioso e limaccioso, nasce una vegetazione di piante erbacee. Nel piccolo stagno è scarsa la presenza faunistica. Le spiaggette lungo il promontorio che porta alla Torre di PiscinnìLa strada prosegue, quindi, sul promontario di capo Piscinnì. Per raggiungere le piccole cale e le spiaggette del promontorio, che non risultano segnalate, è necessario seguire i cartelli che indicano la Torre d’avvistamento, per arrivare ad un parcheggio sterrato, dal quale si prosegue a piedi in discesa per circa duecento metri per arrivare alle cale ed alle spiaggette sottostanti. Passata la spiaggia di Piscinnì, la strada sale sul promontorio, sul quale si vede la Torre di Piscinnì costruita a 19 metri sul mare nel 1595, quando il governo spagnolo autorizzò il mercante Pietro Porta ad edificarla, o secondo altri nel 1639, quando la torre è stata rinforzata, ed è stata protetta da un presidio armato. realizzata con pietrame calcareo e ciottoli arrotondati di rocce granitiche, ha una volta a cupola con pilastro, nella quale si apre una luce, ed una scala interna alla muratura, consente l’accesso alla terrazza. Si distingue per le sue dimensioni, oltre che per l’importanza strategica, poiché doveva sorvegliare l’approdo verso la valle retrostante, nonche lo stagno omonimo, sfruttato da Pietro Porta come riserva ittica. Proseguendo dalla spiaggia di Chia verso PulaDa Chia ci rimettiamo sulla strada costiera da Porto Teulada verso Pula, che prende il nome di viale Chia, passiamo il Bar Mongittu e procediamo verso est. La Cala de Sa MusicaPresa la prima strada sulla sinistra, viale Mediterraneo, la percorriamo tutta. Terminata la strada asfaltata, procediamo a piedi sul promontorio verso sinistra guardando il mare, e, con molte difficoltà, possiamo arrivare alla Cala de Sa Musica. È una piccola rada raggiungibile soprattutto dal mare, completamente circondata da pareti scoscese e sovrastata da una formazione collinare ricoperta da macchia mediterranea. Da terra è possibile solo osservarla dall’alto, arrivando a piedi dalla spiaggia del porticciolo. Passiamo Cala NieddaSuperata la Cala de Sa Musica, la strada passa accanto alla più ampia Cala Niedda che risulta, però, anch’essa accessibile solo ed esclusivamente via mare. Proseguiamo verso PulaProseguendo, percorsi circa un paio di chilometri, arriviamo all’insenatura di Portu de su Scovargiu anch’essa raggiungibile solo via mare. La strada costiera, poi, proseguendo solo per qualche centinaio di metri, entra nel territorio del comune di Pula. La frazione Eden Rock al confine con il comune di PulaRitorniamo indietro con il viale Chia, ossia con la SP71, fino all’incrocio con la SS195 Sulcitana proveniente da Domus de Maria, la riprendiamo verso est e la seguiamo per quasi un chilometro e mezzo in direzione di Santa Margherita di Pula. Svoltiamo a sinistra, verso l’interno, e, dopo poco più di un chilometro, arriviamo all’ultima frazione Domus de Maria, la lottizzazione chiamata Eden Rock, situata nella località Sa Murta Bianca, nel comune di Domus de Maria. La frazione Eden Rock (altezza metri 122, distanza in linea d’aria circa 8,5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 24) si posiziona al confine con il comune di Pula, difatti, evitando la deviazione verso essa e proseguendo con la SS195 Sulcitana, entriamo nel territorio del comune di Pula. La prossima tappa del nostro viaggioCon questa tappa, abbiamo concluso la visita della Provincia del Sud Sardegna. Nella prossima tappa del nostro viaggio, inizieremo la visita della città Metropolitana di Cagliari. |