Duachi con le sue molte Chiese e con i numerosi siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni
In questa tappa del nostro viaggio, raggiungeremo Dualchi che visiteremo con le numerose Chiese ed i siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni, soprattutto la chiesa campestre di San Pietro, famosa perché attorno ad essa si svolge l’Ardia di Dualchi. La regione storica del MarghineIl Marghine (pronuncia Màrghine) prende il nome dalla omonima catena montuosa, non molto estesa ed idealmente collegata alla vicina catena del Goceano, dalla quale nascono molti fiumi tra i quali il Tirso. Il Marghine è un grande altopiano formato da colate laviche post Mioceniche ad opera dei vulcani del Montiferru. I comuni del Marghine sono: Birori, Bolotana, Borore, Bortigali, Dualchi, lei, Macomer, Noragugume e Silanus. Il Marghine presenta un paesaggio variegato, che conserva un patrimonio ambientale eccezionale. Nel Marghine e nella vicina Planargia vive, ad esempio, il grifone, in una delle ultime colonie presenti nel bacino del Mediterraneo. Una piccola parte settentrionale del Marghine si trova nella Provincia di Sassari, mentre la parte meridionale appartiene alla Provincia di Nuoro. In viaggio verso DualchiDa Noragugume proseguiamo verso ovest con la SP33, che, in poco più di un chilometro e mezzo, ci porta nell’abitato di Dualchi. Dal Municipio di Noragugume a quello di Dualchi abbiamo percorso solo 2 chilometri. Il piccolo comune agricolo chiamato DualchiIl centro agropastorale di Dualchi (nome originale Duarche, altezza metri 321 sul livello del mare, abitanti 577 al 31 dicembre 2021) è situato nella regione storica del Marghine, nella parte centro occidentale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Oristano, sui monti a nord est dell’altopiano basaltico di Abbasanta. Il territorio Comunale, ricco di boschi di lentischio, sugherete, elci, roverelle e cisto, presenta un profilo con variazioni altimetriche non molto accentuate, che vanno da un minimo di 165 a un massimo di 358 metri sul livello del mare. Dualchi conta complessivamente sei Chiese, costruite intorno al 1500, tranne l’attuale chiesa parrocchiale di San Sebastiano che è stata ricostruita negli anni cinquanta sui ruderi di una vecchia chiesa, e possiede un ricco patrimonio archeologico, che è, però, ancora poco conosciuto. Origine del nomeIl nome è attestato a partire dal 1341 nelle forme Dualche e Doalche. La sua origine è poco chiara, non si esclude però la sua appartenenza alla toponomastica paleosarda. Secondo alcuni studiosi la denominazione potrebbe derivare dalla voce fenicia Darac, che indica una strada, una Via, o un passaggio, in riferimento all’antica strada che collega con Olbia. La sua economiaLa sua economia si fonda prevalentemente sulle tradizionali attività agro pastorali. L’agricoltura conserva un ruolo importante nell’economia locale, dato che si coltivano cereali, ortaggi e ulivi. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è pressoche inesistente, e modesta è anche la presenza del terziario. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Sebbene non rappresenti una delle mete turistiche maggiormente frequentate della zona, offre a quanti vi si rechino la possibilità di effettuarvi delle piacevoli e rilassanti escursioni, ed interessanti sono anche, per gli appassionati di archeologia, i numerosi resti preistorici. Brevi cenni storiciIl territorio è stato abitato dall’epoca preistorica. In epoca medievale il borgo è stato compreso dapprima nel Giudicato del Logudoro, nella curatoria del Marghine, e successivamente, a seguito di una contesa per il suo possesso, nel Giudicato d’Arborea. Nel 1420, al termine della vita di questo Giudicato, entra a far parte del regno di Arborea e viene poi dato in feudo a Bernardo Centelles. Nel 1439 Dualchi viene ceduto a Salvatore Cubello, che lo ingloba nel Marchesato di Oristano, finche, nel 1470, estinta la dinastia dei Cubello, passa a Leonardo de Alagon fino al 1477. Nel 1478 il paese ritorna sotto il controllo dei Centelles, che lo mantengono fino al suo riscatto al demanio dello Stato, che avviene nel 1843. Del comune di Dualchi nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Il comune di Dualchi nel 1928 viene aggregato al comune di Borore, dal quale nel 1939 viene nuovamente separato, e dal quale viene separato anche il comune di Noragugume. Le principali feste e sagre che si svolgono a DualchiA Dualchi svolge le sue attività il gruppo Folk Santu lenardu, nelle cui esibizioni è possibile apprezzare il costume tradizionale del posto. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Dualchi si segnalano la Festa di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio con la sera precedente l’accensione del falò propiziatorio; il 25 aprile si svolge la Processione in onore di San Marco, che è una curiosa processione nel paese, dato che le donne hanno preparato delle belle sculture dolciarie dette Coccoi di San Marco, che, oltre ad essere molto belle, sono anche deliziose; il martedì dopo Pentecoste, la Festa in onore di Nostra Signora d’Itria; il 28 ed il 29 giugno si svolge l’Ardia in onore di San Pietro nell’omonima chiesa campestre; il 30 giugno si svolge nel paese il Palio degli Asinelli, notevolmente seguito dai dualchesi ma non solo, in quanto evento molto pittoresco capace di suscitare notevole ilarità nei presenti, e gli stessi partecipanti non negano il loro divertimento; in primavera, la manifestazione Primavera nel Marghine e in Ogliastra; la prima domenica di settembre nella sua chiesa campestre si svolge la Novena in onore di San Pietro; il secondo sabato di settembre si svolge la Sagra del Fico d’India; la Festa patronale di San Leonardo, si celebra il 6 novembre; sempre nel mese di novembre, si svolge la manifestazione Dualchi Produce con gli stad di espositori locali e la degustazione dei prodotti tipici. La Sagra del Fico d’IndiaOgni secondo sabato di settembre, a Dualchi si svolge la Sagra del Fico d’India, dedicata a questo frutto apparentemente povero, che permette di conoscere la grande abilità delle donne di Dualchi nel ricavare, da questo frutto, una moltitudine di prodotti, gustosi, profumati e belli da vedere. La sagra prevede la presenza degli stand con degustazione e vendita dei prodotti tipici derivati dalla lavorazione del fico d’india, con il quale a Dualchi vengono prodotti diversi dolci tipici, tra i quali il Tureddu, l’Aligu, il Perlaperlazzu, la Sapa, il Pane e saba, i Culurzones, le Zillicas, i Pabassinos, e diverse marmellate. Si prevede anche la sfilata di maschere folcloristiche, la cena a base di zippulas de abba e pecora alla vernaccia, musica live, e molto altro ancora. Dualchi viene chiamato il Paese dei poetiDualchi viene chiamato il Paese dei poeti, infatti è stato la culla di compositori versatili conosciuti in tutta la Sardegna per le loro opere di grande spessore culturale e politico. Nel suo libro Canne al vento, Grazia Deledda così descrive la vena poetica di uno dei poeti estemporanei di Dualchi: «E Gregorio Giordano di Dualchi, bel giovane rosso vestito come un trovatore, si lisciava i lunghi capelli con tutte e due le mani, se li tirava sul collo, e cantava quasi singhiozzando come una prèfica: "Basta, non poto pius relatare, / Discurro su chi poto insa memoria; / Chi àppana in dogni passu sa vittoria, / De poder tottu l’Africa acquistare; / Tranquillos e sanos a torrare, / los assistan sos Santos de sa Gloria, / E cun bona memoria e vertude / Torren a dom’issoro chin salude!" Applausi e risate risuonavano; tutti ridevano ma erano commossi.» |
Visita del centro di DualchiL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si sviluppa lungo l’altopiano denominato Murtazzolu, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico collinare. Il centro di Dualchi è conosciuto per i numerosi murali che sono presenti sulle abitazioni e lungo le vie dell’abitato. Il Cimitero di DualchiEntriamo nel paese di Dualchi provenendo da est e vi arriviamo da Noragugume con la SP33 che, all’interno dell’abitato, assumerà il nome della via Roma, e che lo attraverserà interamente da est ad ovest. Prima di arrivare nell’abitato, si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Duarche. Appena duecentocinquanta metri prima del cartello segnaletico, si può vedere, alla sinistra della strada, il muro di cinta al centro del quale si trova il portale, ed in esso il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Dualchi. Il Monumento ai Caduti di DualchiPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, entriamo in Dualchi, e, percorsi una settantina di metri sulla SP33, questa svolta sulla sinistra e prosegue con il nome di via Roma. Seguiamo la via Roma per circa duecento metri, troviamo sulla sinistra la via Giuseppe Parini. Sull’angolo tra le due strade, al 135 della via Roma in una piccola rientranza chiamata piazza Ivan Marco Caddeo, si trova il Monumento ai Caduti di Dualchi, con sullo sfondo un bel murale che rappresenta una madre con tra le braccia il figlio morto, rappresentati davanti alla bandiera italiana, Ed alla del murale è presente una lapide in bronzo, con il ricordo e l’elenco dei caduti di Dualchi nelle due guerre mondiali. Il Municipio di DualchiProseguendo lungo la via Giuseppe Parini, al civico numero 1, sulla sinistra, si trova l’edificio che ospita il Nuovo Municipio di Dualchi, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. La struttura organizzativa del Municipio di Dualchi comprende il Segretario Comunale, l’Ufficio Protocollo, i Contratti, il Commercio, i Servizi Demografici, lo Sportello Unico delle Attività Produttive e per l’Edilizia. Comprende, inoltre, gli uffici che fanno parte dell’Area economico finaziaria, che comprende Economato, Entrate Tributarie, e Servizi Finanziari; dell’Area tecnica, che comprende reti ed Impianti Tecnologici, lavori Pubblici, Edilizia Privata, Pianificazione Urbanistica, ed Area Tecnica; dell’Area Vigilanza, che comprende il Corpo di Polizia Municipale, e l’Area Vigilanza; dell’Area Socio Culturale, che comprende Commissioni Consiliari, Istruzione, Cultura e Musei, Biblioteca, Politiche Educative e Giovanili, e Servizi Sociali; dell’Area Documenti online, che comprende Pubblicazioni di matrimonio, Ordinanze, Determine, Delibere, Statuto e regolamenti, ed Altri atti. Il Vecchio FrantoioTorniamo sulla via Roma e prendiamo la prosecuzione verso sud, all’altro lato della strada, della via Giuseppe Parini, che è la via Trento. La seguiamo per una settantina di metri, poi prendiamo tutto a destra la via montello, sul lato destro della quale, dopo una ventina di metri, troviamo il Vecchio Frantoio, Su Molinu Ezzu, che ospita un Museo Etnografico che raccoglie strumenti una volta utilizzati per la raccolta e la lavorazione delle olive e dei prodotti agricoli. La chiesa e l’oratorio della Santa CroceSeguendo per ancora un’ottantina di metri lungo la via Roma, passata la fiancata sinistra della chiesa ed oratorio della Santa Croce una piccola chiesa la cui facciata si affaccia sulla piazza sulla destra, che è la piazza Gabriele D’Annunzio, dalla quale parte la via Regina Elena. La costruzione della piccola chiesa risale al 1596, ed è stata modificata nel 1862. La chiesa è sede della Confraternita della Santa Croce, la quale partecipa a numerose manifestazioni religiose, ed in particolare gestisce le cerimonie della Settimana Santa. Inoltre, si occupa di amministrare i terreni di proprietà della chiesa, i cui introiti sostengono le spese per le diverse manifestazioni religiose. Nella piazza d’Italia si trova il vecchio Municipio di DualchiSull’altro lato della via Roma, a sinistra, si trova la piazza d’Italia, sulla quale si affaccia l’edificio che ospitava il Vecchio Municipio di Dualchi, una bella costruzione in blocchi di basalto, con la torre civica dotata di un orologio e di una campana. L’edificio nel quale si trovava il vecchio Municipio oggi ospita la Biblioteca Comunale. Il retro ed il lato sinistro dell’edificio si affacciano sulla piazza Sant’Antonio, sulla quale si può arrivare dalla piazza d’Italia percorrendo la via Azuni, che costeggia la fiancata destra del vecchio Municipio. Al termine della via Azuni, subito prima della piazza, sulla parete di un edificio si trova un bel murale che rappresenta l’accensione del falò in occasione della festa di Sant’Antonio Abate. La chiesa di Sant’Antonio AbateIn piazza Sant’Antonio possiamo visitare la chiesa di Sant’Antonio Abate del sedicesimo secolo. restaurata nel 1998, presenta le mura esterne in basalto, ed anche la pavimentazione interna è in basalto. Al suo interno è possibile ammirare un bell’altare ligneo. Nel settecento la chiesa veniva utilizzata anche come luogo di sepoltura, ma in essa venivano deposti solo i componenti delle famiglie Querquy e Sannia, che erano gli eredi coloro che avevano costruito la chiesa, e che per questo motivo potevano essere sepolti senza alcun pagamento. Nella piazza, a gennaio, si tiene la Sagra di Sant’Antonio Abate. La celebrazione del Santo avviene il 17 gennaio, preceduta la sera dall’accensione del grande falò, ma i festeggiamenti si svolgono durante i giorni sabato e domenica, con il coinvolgimento di tutta la comunità. La festa prevede anche la processione religiosa, canti tradizionali e un’offerta di vini e dolci. La chiesa della Beata Vergine o di Nostra Signora d’ItriaDopo aver visitato il vecchio Municipio e la chiesa di Sant’Antonio Abate, ritorniamo sulla via Roma, la prendiamo verso sinistra, ossia verso ovest, e la seguiamo per altri circa centocinquanta metri. Prendiamo a destra la via 4 Novembre, la seguiamo per una cinquantina di metri, poi prendiamo a destra la via Eleonora, la seguiamo fino a che, a un incrocio, prendiamo sulla destra la via Salvatore Satta, che ci porta in piazza della Beata Vergine d’Itria. Qui troviamo la chiesa della Beata Vergine o di Nostra Signora d’Itria della quale abbiamo poche notizie storiche, si può ipotizzare risalga ai primi del seicento, grazie ad alcuni documenti conservati nella curia vescovile. Si tratta di una chiesa a capanna, con pianta rettangolare e tetto a due falde, ed, al suo interno, presentava un altare ligneo databile al 1628 circa, che però è andato distrutto ai primi del novecento, ed al suo posto ne è stato costruito uno in pietra nel 1930, anno in cui, sono stati eseguiti importanti interventi di recupero della chiesa. L’edificio presenta un campanile a vela che presenta una croce antropomorfa in trachite rossa, affiancato al lato destro della facciata, costruito si presume nel settecento. La chiesa conserva al suo interno il gruppo statuario ligneo della Madonna d’Itria, che rappresenta la Santa che effettua la miracolosa liberazione di uno schiavo cristiano dal dominio del suo padrone turco. Il culto verso la Madonna d’Itria è legato alla tradizione religiosa greco orientale, retaggio degli oltre sei secoli di dominazione bizantina nell’Isola, ed avrebbe avuto origine dalla devozione verso un quadro che raffigura la Vergine Maria, eseguito da San Luca Evangelista quando costei viveva ancora a Gerusalemme. Il martedì successivo alla Pentecoste, che viene chiamato Su Martis de Pasca ’e Frores, presso questa chiesa di Dualchi si svolgono i Festeggiamenti in onore della Beata Vergine o di Nostra Signora d’Itria. Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa. |
La Cappella della Beata Vergine o di Nostra Signora del RimedioDopo aver effettuato la visita alla chiesa di Nostra Signora d’Itria, ritorniamo nuovamente sulla via Roma. Proprio lungo la via Roma, appena una diecina di metri prima di prendere sulla destra la via 4 Novembre che ci ha portati a visitare la chiesa di Nostra Signora d’Itria, svoltiamo, invece, a sinistra nella via San Sebastiano. Prendiamo quest'ultima, ossia la via San Sebastiano, e la seguiamo un centinaio di metri, fino a che troviamo, alla sinistra della strada, uno slargo piastrellato, sul quale si trova affacciata la Cappella della Beata Vergine o di Nostra Signora del Rimedio. Questa Cappella non è un edificio storico di Dualchi, ma si tratta di un piccolo edificio edificato molto di recente. La chiesa di San Sebastiano che si presenta come se fosse la chiesa parrocchialeDalla via San Sebastiano ritorniamo sulla via Roma, la seguiamo per un’altra trentina di metri, e, sempre sulla sinistra della strada, troviamo la piazza San Sebastiano, sulla quale si affaccia alla sinistra la chiesa di San Sebastiano. L’attuale chiesa è stata costruita negli anni cinquanta del novecento, sui resti di una vecchia chiesa che era ormai in disuso. Le mura della chiesa e del campanile sono in basalto, e sono state erette con il contributo di tutta la popolazione. alla destra della chiesa si trova la casa parrocchiale. Nonostante il patrono del paese sia San Leonardo, tutte le funzioni religiose principali vengono svolte nella chiesa di San Sebastiano, che si presenta come se fosse la chiesa parrocchiale di Dualchi. La Palestra ComunaleDalla piazza San Sebastiano, parte verso sud la via San Leonardo, lungo la quale, dopo circa centocinquanta metri, parte a destra la via Sicilia, lungo la quale alla destra si affacciano le Scuole Pfrimarie e Secondarie di Dualchi. Subito più avanti, sempre alla destra, si trova l’edificio che ospita la Palestra Comunale di Dualchi. All’interno di questa palestra, che non è dotata di tribune per gli spettatori, è possibile praticare, come discipline, la pallacanestro, la pallavolo, ed altre attività. La chiesa parrocchiale di Santu leoardu o San LeonardoLungo la via San Leonardo, poco dopo la via Sicilia, si affaccia sulla sinistra della strada la piazza San Leonardo. Nella grande piazza alberata si trova la chiesa di Santu leoardu o di San Leonardo, che è la chiesa parrocchiale di Dualchi. La chiesa del Santo patrono, in stile gotico spagnolo, è stata costruita nel sedicesimo secolo, sui ruderi di una precedente chiesa che si ritiene risalisse al dodicesimo secolo. Nel tempo questa chiesa parrocchiale ha subito vari restauri, i più recenti negli anni settanta e nel novantacinque del novecento. Ogni anno, presso questa chiesa ed ll’interno dell’abitato, il 6 novembre si celebra la festa del Santo patrono di Dualchi, ossia la Festa patronale di San Leonardo, con i suoi riti religiosi e con numerose manifestazioni civili. Questa chiesa nel settecento era adibita a luogo di sepoltura. I sacerdoti potevano esser sepolti nel presbiterio, mentre i fedeli, che dovevano pagare una tariffa in base al settore di sepoltura, venivano sepolti nella navata della chiesa, che era suddivisa in tre settori denominati Prima grada, Segunda grada, Tercera grada, ed i bambini venivano sepolti vicino alla fonte battesimale. Le persone che non potevano pagare, venivano sepolte nel Vecchio Cimitero i cui resti si trovano alla destra della chiesa, chiusi da un cancello, ma si cercava di evitarlo in quanto la sepoltura nel Cimitero era motivo di vergogna e di dispiacere. L’ultima sepoltura fatta in questa chiesa risale al 6 agosto 1835. Il Complesso Sportivo San Leonardo di DualchiLa via San laonardo, che costeggia sulla destra la chiesa ed il vecchio Cimitero, porta all’ingresso del Complesso Sportivo San Leonardo di Dualchi. Il complesso comprende un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori; ed anche un Campo polivalente, con fondo in erba artificiale, anch’esso senza tribune, nel quale è possibile praticare come discipline il calcetto, ossia il calcio a cinque, ed il tennis. La grande muraglia megalitica di Sa CorteSe prendiamo la strada che costeggia, invece, sulla sinistra la chiesa di San Leonardo, ossia la via Solferino, questa ci porta nella periferia sud dell’abitato. Percorsa per circa duecento metri, alla sinistra della strada arriva la via Cavallotti, ed alla destra della strada troviamo un viottolo che ci porta a vedere la grande Muraglia megalitica di Sa Corte. La muraglia ha un andamento rettilineo, ed al centro c’è l’ingresso, a luce quadrangolare. Dalla fine degli anni ’80 del novecento sono stati condotti scavi, che hanno portato alla luce strutture murarie e resti di una pavimentazione, riferibili a un’età preistorica ancora non definita. Oggi i resti della muraglia sono in gran parte ricoperti dalla vegetazione. Visita dei dintorni di DualchiPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Dualchi si trova la chiesa campestre di San Pietro, presso la quale si svolge l’Ardia di Dualchi, e numerosi resti archeologici. Sono stati, infatti, portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Cubas I, Cubas II, Cubas III, Frenugarzu, Pedras ladas, Pirizzada I, Pirizzada II, Putzu Iu, Uana; delle fonti sacre Biriola, Cubas, Pedra Maiore, Ponte, Putzu Ui, Sos Padres; dei Protonuraghi Bardalazzu, Bilippone, Crabas, Cubas, Frenugarzu, Iscala Etza, Ono, Sulivera, Uana; del Nuraghe complesso di tipo misto Biriola; del Nuraghe complesso Arile; dei Nuraghi semplici Caddaris, Curzu, Fogheddu, Piddio, Pirizzada, Ponte, S’Aspru con l’insediamento abitativo circostante; ed anche dei Nuraghi Giustazzoppu, Inzas, Perda Maiore, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La chiesa campestre di Santu Pedru ossia San Pietro e l’Ardia di DualchiDal Municipio di Dualchi, prendiamo verso ovest la via Roma, dopocirca cinquecento metri prendiamo a destra la SP6 verso nord, che seguiamo per circa un chilometro. Arriviamo a un incrocio dove, invece di proseguire sulla SP6 che poi si dirige verso destra, prendiamo la strada a sinistra, seguendo le indicazioni per Santu Pedru, e, dopo circa quattrocento metri, troviamo la deviazione sulla sinistra per la chiesa campestre di Santu Pedru ossia San Pietro d’impianto aragonese, edificato nel sedicesimo secolo. Sottoposto a un recente restauro, ha le mura esterne in basalto a vista, ed è di particolare interesse per le travi di legno che formano il tetto. Nella facciata principale è presente un tipico rosone gotico realizzato in trachite rossa. La chiesa è circondata da un cortile, detto Sa Corte, e da piccoli Muristenes, che vengono abitati solo nel periodo del novenario, che si svolge a settembre. Questa chiesa, per la sua collocazione lontana dall’abitato, viene utilizzata solo durante la Festa di San Pietro, gli ultimi di giugno, e durante le già citate novene di settembre. Gli ultimi di giugno vi si tiene la Festa di San Pietro e Paolo, che prevede riti religiosi e manifestazioni folkloristiche. Durante la Festa di San Pietro e Paolo, festività che trova il suo culmine nei giorni del 28 e 29 giugno, si corre l’Ardia di Dualchi, una sfrenata corsa a cavallo per ricordare la vittoria dell’Imperatore Costantino su Massenzio, nella battaglia di Ponte Milvio nel 312 dopo Cristo Il culto di Costantino il Grande, che non è un Santo ma è stato santificato nella tradizione popolare sarda con il nome di Santu Antine, è stato introdotto in Sardegna dopo la conquista bizantina. La corsa a cavallo è meno famosa di quella di Sedilo, ma sempre molto interessante, ed è preceduta da vari momenti sia laici che religiosi. Il capocorsa parte al galoppo, portando lo stendardo del Santo, chiamato Sa Bandella Mazzore, la bandiera maggiore. È seguito da altri tre cavalieri che costituiscono Sas Iscortas, portano Sas Bandelas Minores, le tre bandiere minori, e difendono la posizione del capocorsa, ostacolando gli altri cavalieri che cercano di sorpassarlo. Sempre presso questa chiesa campestre, dalla prima domenica di settembre si svolge la Novena dedicata a San Pietro, nella quale il simulacro del Santo viene scortato, in processione, dai cavalieri, dalla chiesa di San Sebastiano fino al suo arrivo in campagna. Per nove sere il Santo viene onorato dai fedeli con la funzione religiosa, al canto dei Gosos. Dopo le celebrazioni, è usanza riunirsi nei Muristenes presenti attorno alla chiesa, e festeggiare con canti e balli. La novena si conclude col rientro del Santo nel paese, dove la statua votiva viene riposta nella chiesa di San Sebastiano accompagnata dai fedeli, a piedi e a cavallo. I resti del complesso archeologico Cubas con il Protonuraghe omonimoA nord del paese scorre il rio Murtazzolu, che nasce dalle montagne di Macomer e Bortigali. Ha le sponde ricche di vegetazione spontanea, ed è dominato da cinque Nuraghi, che si raggiungono seguendo una strada agricola solo in parte asfaltata, che si prende a sinistra della SP6, dopo cinquecentocinquanta metri da dove la abbiamo presa dalla via Roma, nel centro di Dualchi. Il primo che si incontra è il Complesso archeologico Cubas che sorge sull’altopiano basaltico di Pranu Ozzastru, e che si incontra dopo poco più di tre chilometri da dove abbiamo lasciato la SP6. Il Complesso archeologico è costituito dal Protonuraghe Cubas, edificato in materiale indeterminato a 336 metri di altezza a breve distanza dal margine sud orientale dell’altopiano basaltico che guarda verso il profondo solco vallivo attraversato dal riu Murtazzolu. Il monumento si presenta come un Nuraghe a corridoio accessibile da due ingressi, uno a sud ovest e l’altro ad est. Si tratta di una massiccia costruzione a pianta ellittica, un’opera muraria costituita da pietre poliedriche di varie dimensioni, appena sbozzate e disposte a file non sempre regolari, la cui torre si conserva per una altezza massima di cinque metri e mezzo. Intorno al Nuraghe si trovano i resti di diversi ambienti a pianta circolare che costituivano un ampio villaggio. Le pareti di alcune capanne si alzano per oltre un metro sul terreno. Nel raggio di quattrocento metri si trovano tre Tombe di giganti ed una fonte nuragica, tutti monumenti da porsi in stretta relazione con il monumento. Inoltre a maggiore distanza, entro un chilometro, si trovano ad est il Protonuraghe Crabas, a nord ovest il Nuraghe Arbarighinu ed a sud ovest il Nuraghe Ponte. La fonte sacra CubasA trecento metri di distanza dal Protonuraghe Cubas, in direzione ovest, si trovano i resti di una piccola Fonte sacra edificata a 344 metri di altezza, la cui camera a tholos è ancora ben conservata. La fonte è costituita, allo stato attuale, dalla sola piccola cella, mentre non resta alcuna traccia di un eventuale vestibolo, a parte un breve tratto di muro che si stacca obliquamente dall’estremità orientale dell’edificio verso l’esterno. L’opera muraria è di tipo poligonale, realizzata con conci di basalto di medie dimensioni, appena sbozzati e disposti a filari con numerose zeppe di rincalzo. alla camera si accede attraverso un ingresso quadrangolare rivolto a sud est, che si apre nella fronte rettilinea. L’architrave è un grande masso di forma irregolare che si appoggia su stipiti, formato da una sola pietra quello sinistro, e da tre pietre di minoridimensioni quello destro. La soglia è nascosta da terriccio che non consente di accertare la presenza di un eventuale canale di scolmo. La cella della fonte presenta pianta poligonale ellittica con dimensioni di un metro e mezzo per un metro, misurate all’altezza della soglia. La sezione ogivale del vano è data dall’aggetto progressivo delle pareti che si conservano per una altezza massima di sei filari nella parete di fondo. Nel tratto sud orientale del paramento, al di sotto dell’ingresso, le murature sporgono rispetto al profilo verticale della pietra di soglia, creando una sorta di gradino. Il piano pavimentale originario, ora ricoperto da pietrame e terra, doveva essere costituito dalla roccia basaltica spianata. All’esterno, la fonte si eleva per circa un metro dal piano di campagna, con un estradosso semiellittico costituito da massi di medie e grandi dimensioni disposti a file irregolari. Le tre Tombe di giganti CubasA circa un centinaio di metri a sud ovest di distanza dalla fonte nuragica di Cubas, ed a meno di quattrocento metri a nord ovest rispetto al Protonuraghe Cubas, si trovano i resti della Tomba di giganti Cubas I, di struttura probailmente isodoma, edificata in mariale indeterminato a 345 metri di altezza, con le pareti laterali del corridoio funerario costituite da filari contrapposti. L’esedra semicircolare della tomba, della quale si intravedono solo le ali esterne, è nascosta sotto materiali di crollo. La tomba appare ben conservata, ad eccezione dell’ala sinistra, che attualmente risulta in parte distrutta e in parte ricoperta dal crollo e dalla vegetazione arbustiva. La tomba presenta il consueto schema planimetrico, con un corpo rettangolare preceduto da un’ampia esedra semicircolare e absidato nella parte posteriore. Il corpo tombale, disposto lungo un asse da nord est a sud ovest, misura sette metri e settanta dall’ingresso al profilo absidato. L’altezza residua è di ottanta centimetri con tre filari. A poco più di un centinaio di metri a nord est rispetto al Protonuraghe Cubas, sono visibili i resti della Tomba di giganti Cubas II, realizzata in materiale indeterminato a circa 337 metri di altezza. Si tratta di una tomba con una struttura Dolmenica, parzialmente coperta dalla vegetazione. Il corpo tombale, disposto lungo un asse da ovest verso est e con ingresso ad est, presenta un profilo di pianta absidato nella parte posteriore, e definito nelle fiancate da quattro ortostati a destra, e da cinque a sinistra, non tutti contigui e con ampie lacune. Tuttavia, alcuni lastroni giacciono rovesciati nel punto di caduta. La fiancata destra misura sette metri e mezzo, che deve essere poi la misura reale del corpo tombale dal momento che sembra allargarsi per formare le ali dell’esedra. A chiudere il corridoio nel fondo, è presente una lastra sagomata con una certa cura, mentre la parte anteriore del vano risulta totalmente distrutta, così come l’esedra. Nell’area antistante l’ingresso alla tomba, giacciono rovesciati grandi lastre che dovevano far parte dell’emiciclo, ed è presente un lastrone a profilo piano convesso, che potrebbe essere l’elemento superiore centinato della stele. A quasi metà strada tra il Protonuraghe Cubas e la Tomba di giganti Cubas II, si trovano i resti della Tomba di giganti Cubas III, realizzata in materiale indeterminato a circa 337 metri di altezza. Si tratta di una tomba con una struttura Dolmenica, della quale rimane, purtroppo, ben poco essendo stata quasi del tutto demolita. Di essa rimane soltanto il profilo esterno, della lunghezza di dodici metri, disposto secondo un asse da nord ovest a sud est. Il monumento, segnalato dal lamarmora, appariva senza esedra. Ma sembra, invece, avere avuto l’emiciclo, mentre l’opera muraria residua, dopo la rimozione delle pietre lavorate del corridoio, appare di tipo poligonale. L’area antistante l’esedra era segnata da cinque betili in basalto di forma tronco conica, a sezione piano convessa, e finemente lavorati a tutto tondo a martellina. Questi betili giacevano rovesciati sul terreno, quasi a ventaglio, posti a poca distanza l’uno dall’altro. I resti del Protonuraghe CrabasDa dove avevamo raggiunto l’area archeologica Cubas, continuando verso nord est, un chilometro più avanti prendiamo una deviazione sulla destra, che ci porta al Protonuraghe Crabas situato sul fronte basaltico che guarda alla valle solcata dal riu Murtazzolu in cima alla parete rocciosa di Merches Enturzos. Si tratta di un grande Protonuraghe di notevoli proporzioni, costruito a 309 metri di altezza con pietre basaltiche di grandi dimensioni, appena sbozzate e di forma poligonale, messe in opera a file orizzontali non sempre regolari. È caratterizzato da una pianta irregolare, vagamente trapezoidale, con ingressi a est e ovest. L’edificio è attraversato da un corridoio con nicchie dalla lunghezza complessiva di ventidue metri, con tracciato lievemente sinuoso, con doppio ingresso che scorre da est ad ovest. Un corriodio laterale che va verso sud è bloccato dalle macerie. Costruito in blocchi di basalto. Intorno al Nuraghe tracce di insediamenti a forma circolare, probabili resti di un villaggio nuragico. I resti del Nuraghe semplice PirizzadaContinuando, sempre verso sud est, a circa ottocento metri di distanza dal Protonuraghe Crabas, in prossimità del margine meridionale dell’altopiano di Pranu Ozzastru, si trovano i resti del Nuraghe Pirizzada. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre a pianta lievemente ellittica, edificato in materiale indeterminato a 313 metri di altezza, con un’ambiente circolare del quale, però, a causa del crollo, non è definibile l’articolazione degli spazi interni, comunque parte del vano scala è ancora visibile. Dell’andito si individua con difficoltà, fra i crolli, il tratto iniziale per una lunghezza di un paio di metri, mentre non è rilevabile l’ingresso, ora crollato, che con ogni probabilità doveva aprirsi a sud est. Le due Tombe di giganti PirizzadaA circa trecentocinquanta metri di distanza dal Nuraghe in direzione nord ovest si trovano due Tombe di giganti, chiamate Pirizzada I e Pirizzada II, distanti una settantina di metri l’una dall’altra. La Tomba di giganti Pirizzada I è realizzata in materiale indeterminato a 320 metri di altezza, ed è una tomba a struttura Dolmenica. Il monumento presenta un corpo tombale piuttosto tozzo e absidato nel profilo posteriore, e di esso restano un vano rettangolare e parte dell’emiciclo. La distanza tra l’abside e l’ingresso disposto lungo l’asse da nord ovest a sud est misura quasi dieci metri. Nella fiancata destra della tomba giace un enorme lastrone di forma poligonale. L’esedra si conserva per un arco di cerchio, mentre l’ingresso, non è chiaramente individuabile a causa del riempimento, così come la prima parte del corridoio funerario. Fra le macerie sono visibili pietre ben rifinite, soprattutto a ridosso della fiancata sinistra e sullo spessore compreso fra il corridoio e l’abside. Non è stata rinvenuta alcuna traccia della stele centinata. La Tomba di giganti Pirizzada II si trova un poco più a sud ovest, ed è anch’essa una tomba a struttura Dolmenica, realizzata in materiale indeterminato a 321 metri di altezza. La tomba è molto rovinata e in gran parte demolita, e conserva un breve tratto della fiancata destra. Null’altro è visibile sia del profilo esterno che dell’esedra, mentre è rilevabile gran parte del corridoio funerario disposto anch’esso lungo l’asse da nord ovest a sud est, con la lastra di testata rettangolare e sbiecata nello spigolo superiore destro. In prossimità della parte terminale del corridoio, nella spalliera destra, è presente una lastra ortostatica di base, sulla quale poggia un filare di pietre di piccole dimensioni. Non rimane traccia della copertura a piattabanda e nemmeno della stele centinata. I resti del Protonuraghe OnoProcedendo verso est dal Nuraghe Pirizzada, a circa milletrecento metri di distanza si trovano i resti del Protonuraghe Ono, un Protonuraghe di forma ellittica edificato in materiale interminato a 277 metri di altezza, parzialmente crollato. I due ingressi del Protonuraghe danno accesso a due corridoi che si incontrano nell’interno. Il corridoio principale è ostruito da un crollo. Anche intorno ad esso era presente un villaggio di cui ora rimane pochissimo per via di alcuni lavori di spietramento che hanno interessato la zona. Ad una distanza di circa seicento metri dal Nuraghe Ono, si può vedere un Dolmen, la quale struttura doveva presentarsi a corridoio coperto, attualmente il monumento si presenta incompleto. Il Protonuraghe Nuraghe Ono, inoltre, vanta una leggenda. Si narra infatti che il pastore Mauro Bussolo teneva il suo gregge in una tanca, un terreno agricolo recintato in cui pascolano le greggi, controllato dai suoi due figli. Un giorno, il figlio minore uscì dalla capanna, suonando il flauto di canna, e all’improvviso gli si presentò un signore, che gli disse di scavare sotto al Nuraghe Ono, che era presente all’interno della tanca. Il piccolo, dopo la scomparsa del signore, corse a raccontare quanto successo al fratello maggiore, ed entrambi lo raccontarono al babbo appena tornato dal paese. Il padre consigliò al figlio piccolo di non temere quel signore, così Mauro Bussolo si nascose dietro ad un cespuglio di lentischio. Il signore apparve un’altra volta, condusse il piccolo al Nuraghe e gli mostrò il tesoro, ma entrambi non erano visibili agli occhi del babbo nascosto. Quando sparì nuovamente il misterioso signore, il piccolo corse dal babbo per condurlo al luogo mostrato. Mauro scavò, trovando una pentola piena di pezzi d’oro, che portò a casa, cautamente durante la notte, e da quel momento diventò ricco. Più ad est si trovano i resti del Protonuraghe SuliveraSi raggiunge, quindi, il Protonuraghe Sulivera situato tra i boschi di olivastro e lentischio, che si trova ai confini del comune di Dualchi con il comune di Silanus. Si tratta di un Protonuraghe a corridoio edificato in basalto a 275 metri di altezza, con un’ingresso sul piano terra. All’interno è presente un corridoio a tre nicchie, mentre sul primo piano si trovano i resti di una torre circolare con camera a tholos e nicchie, ma parzialmente crollata. Intorno al Nuraghe sono presenti i resti di un villaggio preistorico, perdurato fino in epoca romana. A pochi metri di distanza, sono visibili alcuni massi in basalto ben lavorati, che con ogni probabilità andavano a costituire un edificio di valenza culturale. I resti del Protonuraghe BilipponeDal centro di Dualchi prendiamo la via Roma, che si dirige verso est e la seguiamo fino al suo termine, alla periferia orientale del paese. Qui svoltiamo a sinistra nella via Magellano e, dopo appena una cinquantina di metri, prendiamo a destra una stretta strada che esce dall’abitato. La seguiamo per circa ottocento metri e, a una distanza di quattrocento metri verso est, si trovano i resti del Protonuraghe Bilippone. Si tratta di un Nuraghe a corridoio, edificato in materiale indeterminato a 297 metri di altezza. È dotato dell’ingresso rivolto verso sud, il quale dà accesso a un corridoio orizzontale che porta a due ambienti interni, il primo subito a sinistra e l’altro al termine del corridoio, sulla destra. I resti del Nuraghe semplice PonteDa Dualchi prendiamo verso nord la SP6 per Silanus. Dopo solo trecento metri, deviamo sulla sinistra in una stradina asfaltata che, dopo due chilometri ed ottocento metri, porta al Nuraghe Ponte, edificato a 348 metri di altezza, che vediamo a circa cinquecento metri sulla sinistra. Lo raggiungiamo passando per i campi. È uno tra i Nuraghi semplici più importanti della Sardegna, ancora in buono stato, molto ben conservato per la notevole altezza residua di oltre undici metri e mezzo. È realizzato con blocchi di basalto di grandi dimensioni ed ha un massiccio architrave d’ingresso lungo oltre tre metri e mezzo, alto più di un metro, e profondo un metro e mezzo, con un peso complessivo di circa sedicimila chili, di gran lunga il maggiore tra tutti. Dall’ingresso principale entriamo in un’anticamera con a sinistra la scala, ancora in perfette condizioni, che porta al piano superiore, ed a destra una nicchia. Dall’anticamera si accede alla camera centrale con la copertura a tholos, ben conservata, sulle cui pareti si aprono tre nicchie. della camera superiore restano solo pochi filari di pietre, ha perso la copertura che originariamente doveva essere a tholos come quella del piano terra. Vicino al Nuraghe Ponte si trovano i resti di una vasta necropoli fenicio-punica ad incinerazione, con le tombe costituite da pozzetti. I resti del Protonuraghe a corridoio FrenugarzuPoco distante dal Nuraghe Ponte, a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato, si trova il Protonuraghe Frenugarzu un Protonuraghe a corridoio costruito in basalto a 332 metri di altezza, a picco sopra una roccia di basalto. Il Protonuraghe si trova al confine fra i territori comunali di Bortigali e di Dualchi, ma appartiene al comune di Dualchi. Nonostante sia in gran parte crollato, l’edificio mostra ancora le sue caratteristiche originali, dato che si trattava di una massiccia costruzione di carattere militare. Intorno al Protonuraghe si trovano diverse urne cinerarie. Dal Protonuraghe Frenugarzu parte una grande muraglia megalitica ad essa connessa, con probabili funzioni difensive dell’insediamento posto al suo interno. Lo sviluppo rilevato di questa muraglia megalitica è di circa centotrenta metri, per un’altezza massima residua di circa due metri e mezzo. La muraglia, con due ingressi architravati, racchiude uno spazio di tremilasettecento metri quadri, e si dirige verso sud per un lungo tratto. Su primo ingresso c’è un grande architrave, che porta in un ampio spiazzo, delimitato dal Nuraghe e da una struttura ciclopica, che si stacca dalla muraglia e si dirige, con andamento curvilineo, verso ovest, poi verso nord, e termina di nuovo vicino al Nuraghe. I resti del Protonuraghe BardalazzuNella zona tra il Nuraghe Ponte ed il Nuraghe su Frenugarzu, si osservano le tracce di numerose abitazioni a pianta circolare, oltre che dell’antemurale difensivo di un grande villaggio fortificato. Poco distante è presente un piccolo pozzo sacro ancora in discrete condizioni. Di questo pozzo non sono visibili né il vestibolo né la scala, che sono ancora nascosti nel terreno, è invece visibile la camera a tholos, crollata solo nei filari più alti. Viene considerato far parte del complesso dei Nuraghi Ponte e su Frenugarzu, anche il Protonuraghe Bardalazzu, che dista tre chilometri dal centro abitato, ed è in gran parte franato. È costruito interamente in basalto a 320 metri di altezza. Si tratta di un Protonuraghe di forma irregolare, con quattro ingressi che danno accesso a corridoi e ambienti per lo più bloccati dalle macerie. restano ancora ben visibili al suo interno solo alcuni corridoi. Il complesso archeologico Uana con i resti del Protonuraghe UanaPiù ad ovest, si trova il complesso archeologico del Nuraghe Uana. Lo raggiungiamo seguendo la SP88 che porta da Dualchi a Borore. Arrivati al chilometro 33, svoltiamo a sinistra, proseguendo per circa un chilometro e mezzo. Arriviamo a una deviazione sulla sinistra che, poco dopo, ci porta al Protonuraghe Uana circondato da boschi di sughero, che si appoggia su un basamento di forma ellissoide alto sino a tre metri. È un Protonuraghe con particolari estremamente interessanti, ma purtroppo, a causa dei crolli che hanno reso inagibile l’accesso ai vani interni, non è possibile definire in misura soddisfacente la stesura planimetrica di questo interessante monumento. L’edificio risulta formato da una struttura di forma sub trapezoidale con spigoli arrotondati e con l’ingresso rivolto verso sud. All’edificio è addossato, ad est, un corpo rettangolare, con muratura a profilo fortemente obliquo, provvisto di un altro ingresso orientale. Dall’alto si vedono un cortile rettangolare e una camera ogivale con all’interno una nicchia. Tutto intorno al Protonuraghe sono presenti i resti delle capanne circolari che costituivano l’ampio villaggio nuragico. Il Nuraghe ed il villaggio nuragico sono circondati da un grande bastione megalitico di forma vagamente poligonale, lungo duecentottanta metri, che in qualche tratto rimane alto ancora oggi oltre tre metri, ed ha lo spessore di oltre un metro. L’area delimitata dell’intero complesso archeologico, completamente ingombra di macerie, risulta di cinquemilaottocento metri quadrati. I resti della Tomba di giganti UanaA circa 180 metri dal Nuraghe, in direzione nord est, si conservano i resti della Tomba di giganti Uana. La tomba non è pienamente rilevabile per il fatto che su di essa è stato costruito un muretto a secco che corre lungo il suo asse longitudinale. Attualmente sono individuabili parte dell’esedra e l’ingresso alla camera, con il riquadro inferiore della stele centinata ancora presente sul posto. L’esedra, orientata a sud est, conserva ancora dieci ortostati dell’ala destra, mentre dell’ala sinistra rimangono uno o due ortostati contigui alla stele, mentre il resto risulta coperto da un muretto che si incrocia, proprio sulla stele, con quello che si sviluppa, ricoprendolo, lungo il corpo tombale. Davanti all’ingresso sono visibili, rovesciati e con la faccia marginata dalla cornice, due lastre frammentarie riferibili all’elemento superiore nella stele. I resti del Protonuraghe Biriola con il fenomeno della luce dal foro apicalePiù a sud, sull’altopiano fra Dualchi, Sedilo ed Aidomaggiore, si trova il Protonuraghe Biriola che da alcuni viene considerato appartenere al territorio di Aidomaggiore. Per arrivarci, dal centro di Dualchi percorriamo tutta via San Leonardo, per prendere a sinistra una strada in cemento che continua asfaltata. Allo spiazzo, al termine della strada asfaltata, si trova un viottolo sterrato che, dopo un centinaio di metri, ci porta di fronte ai resti del Nuraghe Biriola. Si tratta di un Protonuraghe del tipo a corridoio edificato in materiale indeterminato a un’altezza di 314 metri, caratterizzato da una grande forma allungata, che oggi raggiunge circa nove metri, ed ha una struttura con due ingressi e con corridoi interni. Si tratta di un Nuraghe a corridoio di tipo complesso con un bastione di base, e la struttura di un Protonuraghe con due ingressi e corridoi. Si vede ad ovest una camera circolare, che probabilmente costituiva la base di una torre. La struttura è appoggiata sopra una sorta di basamento dal profilo irregolare, con un bastione base sviluppato in estensione ed eccezionalmente appaiono anche cinte esterne antemurali. Al pessimo stato di conservazione si deve aggiungere il materiale di crollo dovuto alla demolizione di un abitato che si trovava nelle vicinanze. Intorno al monumento sono visibili i resti di un ampio villaggio nuragico, che si ritiene sia stato abitato anche in età romana e fino al periodo medioevale. A breve distanza dal Protonuraghe si trovano le rovine di un abitato romano, del quale rimane visibile la necropoli. Il fenomeno della Luce dal foro apicale, così definito dal Gruppo Ricerche Sardegna, si verifica nei Nuraghi nei quali il sole, nel giorno del solstizio d’estate, raggiunge una determinata altezza, un sottile raggio di luce penetra attraverso il foro ricavato dai costruttori all’apice della tholos del Nuraghe, attraversa tutta l’ampia volta e va ad illuminare la base della camera, oppure una nicchia presente nella camera stessa. |
Sono stati i professori Carlo Maxia e lello Fadda, ricercatori ed appassionati studiosi di preistoria sarda, ad aver scoperto gli eventi all’interno del Nuraghe Biriola di Dualchi. In questo Nuraghe, il giorno del solstizio d’estate, si può osservare il suggestivo fenomeno del sole che, dal foro apicale della camera, penetra nella stanza circolare illuminandola con un fascio di luce, il quale finisce la sua corsa illuminando una delle nicchie ricavate nei muri ciclopici. E, quando l’astro è allo zenit, il sole illumina la nicchia, nella quale un tempo potesse essere ospitata la sepoltura di una persona importante, forse un eroe nuragico. Si fa anche l’ipotesi che nella nicchia probabilmente si posizionasse il sacerdote per essere investito dalla luce sacra. Non abbiamo trovato fino ad ora foto da pubblicare per testimoniare questo fenomeno. I resti del Nuraghe semplice Caddaris con il fenomeno della luce del ToroIl Nuraghe Caddaris è visibile a circa cento metri in linea d’aria dal Nuraghe Biriola, si trova all’estremo sud dell’area Comunale di Dualchi, al confine con quella di Aidomaggiore e vicino al confine col territorio di Sedilo. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 319 metri di altezza, in una zona povera di vegetazione, ed è facilmente raggiungibile. Costruito in basalto, con un’altezza residua di quasi sette metri e mezzo. Si tratta di un pregevole monotorre con nicchia, scala d’andito, e che, all’interno, possiede un camera nella quale sono presenti tre nicchie disposte a croce. L’ingresso alla torre avviene a sud est per una porta trapezoidale sormontata da un rifinito architrave. Il monumento era delimitato da un antemurale che correva a circa dieci metri dalla torre, che attualmente si conserva soltanto per circa un quarto del suo tracciato originario. L’opera muraria è costituita da grossi blocchi di basalto, appena sbozzati e messi in opera a filari abbastanza regolari. La torre, di pianta circolare con un diametro di quasi dieci metri allo svettamento, ha l’ingresso a sud est, con una porta trapezoidale sormontata da un rifinito architrave munito di un finestrino di scarico a luce trapezia. Il fenomeno della Luce del Toro, così definito dal Gruppo Ricerche Sardegna, si presenta in torri arcaiche dei Nuraghi semplici provvisti di un finestrino di scarico al di sopra della porta di ingresso, ed è prodotto dall’allineamento del sole che genera, al’interno del Nuraghe, un fascio luminoso che percorre la sala, ed arriva al massimo quando si realizza l’impatto della luce sulla parete, o dentro una nicchia posizionata di fronte, dove viene realizzata visivamente una forma di testa taurina nitida ed inconfutabile, oppure, in altri casi, una fisionomia soltanto stilizzata. Riportiamo qui accento il testo di un articolo del Gruppo Ricerche Sardegna sul fenomeno della Luce del Toro. |
All’interno del Nuraghe Caddaris di Dualchi ogni anno, all’alba del giorno del solstizio d’inverno, si può osservare il suggestivo fenomeno della Luce del Toro, con il sole che, dalla finestrella posta sopra il finestrino di scarico posizionato al di sopra della porta di ingresso, penetra nella stanza circolare, ed illumina una delle tre nicchie presenti alla parete di fonte, generando all’interno della nicchia un’immagine nella quale si può riconoscere una forma di testa taurina. Tra le ipotesi avanzate sul suo significato, la più probabile porta a ritenere che probabilmente, in essa, un tempo si posizionasse una figura sacerdotale o di un capo, che veniva, quindi, investito dalla luce sacra, il che costituiva in una visione sicuramente sbalorditiva. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese chiamato Borore con il suo Museo del Pane Rituale e con i diversi siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni. |